Prologo

"24 Marzo 1900,

Sono ormai due settimane che vago per questi boschi, mai avrei immaginato che in prossimità del Tigri e dell’Eufrate si potessero trovare luoghi simili, da ciò che avevo studiato, prima di avventurarmi in questo viaggio dalle lontane terre d’Inghilterra, questi erano luoghi desertici ed inospitali, non così ricchi di flora, ma è un buon segno: forse mi sto avvicinando alla meta.

Non è, difatti, questa vastità d’alberi a preoccuparmi, né il fatto, ormai palese ai miei occhi, che mi sono perso, ma il modo in cui, qualcosa, durante queste lunghe settimane, si è divertita ad attaccarci, in momenti e modi diversi, uccidendoci uno dopo l’altro.

Se fossi uno di quei bigotti superstiziosi, sarei pronto a giurare che una qualche progenie del Male ci attacca! O forse, più semplicemente, un qualche ancestrale guardiano di divinità pagane a difesa di quella che è la mia meta, la città degli Accadi!

Ero partito pieno di sicurezze, di buone speranze, come uomo di scienza e cultore della storia antica speravo di ottenere una ribalta tale da soverchiare coloro che stanno riscoprendo le piramidi, o quelli che trovano le tombe di antichi faraoni, o chi, ancora, nelle terre della Turchia, dice di aver scoperto i resti della Mitica città di Ilio.

Tutte queste speranze, ormai, sono andate fumo, per lo più; i miei compagni di viaggio, gli uomini della spedizione e le guide, sono scomparsi.

Solo uno, sopravvissuto all’assalto notturno di qualche notte fa, ma non alla seconda razzia di queste misteriose entità, narrò di un mostro alto due volte un uomo e fatto di pietra; cosa ben più strana, però, fu la presenza, nella sua narrazione, di una figura umana che guidava quel demone in una lingua molto simile a quella delle genti di questa terra.

Quel uomo che parlava al demone, da ciò che mi fu narrato, indossava una sfavillante armatura ed emanava luce dal proprio corpo.

Altri ancora, sentendo le sue parole, aggiunsero storie su questo mostro dalla forma d’uomo che uccide sfruttando le sue statue di pietra e quando lo fa il suo corpo inizia a vibrare di luce propria, di certo un qualche mito antico, cui però non so dare riferimento.

Di una cosa, però, sono tristemente certo: anche questa notte quell’essere tornerà; solo io sono rimasto della nostra sfortunata spedizione ed è impossibile che rinunci alla sua ultima preda, posso ormai solo pregare il Signore che salvi la mia anima dalle fauci dell’Oscuro e mi accolga alla sua Benevolenza.

Sperando che queste mie parole, che ora lascerò nella tenda, prima di dirigermi in pasto al mio inseguitore, arrivino a qualcuno.

Sir William Gulfreid".

L’uomo, dal bianco abito e dal lungo mantello utile a coprirlo dal freddo, si sbrigò a lasciare quelle poche righe dentro una sacca, la stessa che portava incisa, da una parte, la bandiera inglese, e dall’altra le sue iniziali WG.

Quelle furono le ultime azioni di un vecchio uomo di scienza partito con altri compagni, in cerca di una mitica città, e persosi poi con questi in un bosco da cui più nessuno di loro uscì vivo.

Le sue ultime righe, però, non furono vane: infatti, poco più di una settimana dopo, il contenuto di quella lettera giunse alle orecchie dei monarchi d’Inghilterra che, intuendo la vera natura di tali avvenimenti, si mossero per ottenere il necessario supporto in circostanze quanto mai singolari che interessavano in quelle terre, che avevano dato origine alle tre più grandi religioni della storia.

Terre un tempo seguaci dei culti di Babilonia.