Capitolo 17: Le arti di Ea

Menisteo di Eracle varcò l’ingresso di Anduruna, guardandosi intorno sbalordito: mai, nemmeno al Santuario, aveva visto una costruzione tanto vasta. Il corridoio in cui si trovava era immenso, sembrava non avere fine, appena, grazie alle luci dei corridoi, il cavaliere di Atene distingueva il fondo di quella strada così ampia, strada che, deciso, intraprese.

Il santo di Eracles supponeva che anche le Dodici Case dello Zodiaco, il nucleo nevralgico del Santuario, il luogo dove, in tempi passati, si trovavano i cavalieri d’oro, doveva essere costituito da sale altrettanto ampie, forse le stanze stesse del Sommo Sacerdote, di cui aveva sentito vociferare, ma mai aveva visto, dovevano avere la medesima grandezza di quel palazzo. Tutti luoghi che, comunque, Menisteo non conosceva, al più, immaginava.

Un rumore distolse, però, il cavaliere d’argento dai suoi pensieri: rumore di passi che provenivano dalla sua sinistra, la direzione verso cui si volse, espandendo il proprio cosmo, già pronto alla battaglia.

Grande fu lo stupore del cavaliere, abbassando le proprie difese, quando vide apparire due sagome esili e rapide, che, fermatesi in posizione di guardia, si rivelarono essere le due sacerdotesse d’argento partite con la prima spedizione.

"Cavaliere di Eracles!", lo riconobbe stupita Dorida della Sagitta, "Cosa ci fai tu qui?", domandò ancora, abbassando le braccia, subito seguita da Gwen del Corvo, che osservava in silenzio la scena.

"Sono stato inviato dal Santuario, per ordine del Sommo Sacerdote, assieme ad altri due nostri parigrado, per portarvi supporto in battaglia.", spiegò il sanguinante guerriero greco.

"I rinforzi richiesti dal cavaliere di Perseo!", esordì allora la sacerdotessa di Corvus, memore della missiva mandata, poco prima della loro partenza, da Abar di Perseus, "Esatto, sacerdotessa, proprio tale lettera ha portato il sommo Sacerdote ad inviare tre cavalieri in queste terre, per aiutarvi in questa battaglia.", confermò l’altro.

"E chi altri si trova qui oltre te?", domandò allora Dorida.

"Come penso sappiate, fra i cavalieri d’argento al momento in vita, oltre a Perseus, anche Triangolo ed Altare sono impegnati in delle missioni al di fuori dei confini di Grecia; allo stesso tempo, Lyra, Centauro, Cerbero e Corona Borealis, da quel che so, risiedono ancora nelle terre dei loro addestramenti, quindi troppo lontani da Atene per essere richiamati, data la fretta della missione di soccorso affidataci, mentre il mio compagno sotto la guida del maestro Degos di Orione, al pari dell’allieva del cavaliere di Perseo, hanno da troppo poco tempo ricevuto l’investitura per affidargli tali compiti.

Proprio per questo motivo, il Sommo Sacerdote ha dovuto scegliere fra i cavalieri presenti al Santuario ed adatti a tale compito: me, Crux, Aquila, Canis Maior ed i due maestri di Orione e della Musca…", spiegò il santo d’argento.

"Voglio sperare che non ci sia una di quelle due stupide, non Agesilea, o Cassandra hanno mandato assieme a te, cavaliere di Eracles.", lo interruppe, indispettita, Dorida, "No, sacerdotessa della Sagitta, la squadra di soccorso è composta da me, Damocle di Crux e dalla tua insegnante, Bao Xe della Musca.", spiegò di rimando Menisteo.

"La Maestra Bao Xe?", domandò sorpresa Dorida, "Sì, esatto.", confermò lesto l’altro.

Subito, la sacerdotessa di Sagitta si volse verso la compagnia, "Dobbiamo sbrigarci a trovarla, non vorrei fosse impegnata in uno scontro; la maestra è forte, ma troppo spesso ferma il suo pugno per desiderio di pace… potrebbe riportare gravi ferite…", rifletté preoccupata la giovane spagnola.

"Anche il cavaliere di Eracles è ferito.", osservò allora Gwen, indicando Menisteo, il cui corpo era ancora segnato dallo scontro con Etana di Nirah.

"Sì, è stata la battaglia con il guardiano dorato dinanzi alle Mura Settentrionali.", spiegò lesto il santo d’argento, mentre già Dorida gli si avvicinava, mostrando un oggetto verde che portava nella mano, "Non preoccuparti per le ferite, basterà ben poco per curarti.", lo rassicurò la sacerdotessa, "Poi correremo alla ricerca dei nostri compagni, ora siamo in nove, potremo discutere con questo sovrano di nome Marduk, come suggeritoci da Ninkarakk.", osservò ancora. "Che cosa?", domandò perplesso Menisteo, indietreggiando appena, "E’ una lunga storia, cavaliere, te la spiegheremo strada facendo.", concluse semplicemente la sacerdotessa di Sagitta, prima che le ferite sul corpo dell’altro guarissero, dando modo al gruppo di riprendere il viaggio, illesi.

***

Il Saggio Ea, primo consigliere di Marduk degli Anunnaki, aveva sceso con calma le scalinate che portavano al secondo piano di Anduruna, trovando un’ampia sala, adatta per ciò che lui desiderava: affrontare senza ostacolo alcuno gli invasori.

Era quasi una gigantesca ala del palazzo, adibita a terme in tempi passati, date le sei ampie vasche ricolme di calda acqua che la caratterizzavano, vasche connesse fra loro da dei ponti, che un abile meccanismo di leve permetteva di muovere, al fine di portarsi da una zona all’altra della sala.

Lì, in mezzo a quelle acque calde che alleggerivano la tensione, si trovava adesso l’anziano uomo, coperto dalla propria tunica verde, con gli occhi chiusi, in cerca di qualcosa di preciso: le forze vitali.

Il cosmo di Shamash riempiva l’intero luogo, impedendo di avvertire alcuna presenza estranea attraverso le immersioni d’energia cosmica, inoltre, almeno che non avessero trovato avversari nel loro percorso, gli invasori di certo non avrebbero di certo dato fondo alle loro ultime forze, specie dopo gli scontri già combattuti; così, l’unica possibilità che restava ad Ea era la ricerca delle energie vitali più affievolite, aggiunta a ciò che sapeva, cioè che i nemici erano in sei, almeno questo gli era stato il numero detto da Sin a ritorno con il cadavere di Adapa, e, soprattutto, che erano da poco arrivati all’interno di Anduruna, il che riduceva la zona in cui cercare al solo primo piano, forse, per alcuni, al secondo.

L’anziano consigliere si concentrò nella sua ricerca: tre energie vitali avanzavano verso il secondo piano, lasciando dietro di loro un cadavere, un corpo in cui la forza di vivere s’era spenta; erano tutti incerti nei loro passi e doloranti, uno aveva dei danni piuttosto recenti da frattura, probabilmente aveva combattuto contro Nedu di Magilium, suppose Ea, un secondo, al contrario, sembrava sfibrato più nello spirito che non nel corpo, uno spirito dilaniato da qualche passato rancore, mentre il terzo pareva perdere molto sangue da una singola e piuttosto grave ferita.

Continuando nella sua ricerca, l’anziano trovò altre tre energie vitali ormai ridotte per la fatica degli scontri: avevano da poco varcato i confini di Anduruna, una sembrava provata da diverse ferite inflitte al corpo, fra cui una piuttosto grave ad una spalla; una seconda sembrava ben più sfibrata nella mente che non nel corpo, mentre la terza aveva diversi danni sparsi sul corpo, come a voler incidere sullo stesso in modo costante, verosimilmente un invasore che aveva affrontato Enki di Zu, poté supporre l’Anunnaki.

Li aveva dunque trovati tutti senza molte difficoltà, ora, doveva solo dirigerli verso di se, cosa per nulla difficile date le virtù del suo cosmo, capace di magie che rendevano un rospo simile ad un drago ed un largo corridoio uguale ad un muro invalicabile.

***

Wolfgang, Zong Wu e Bao Xe correvano lungo il corridoio in cui erano incorsi, appena entrati all’interno del palazzo, una costruzione davvero immensa, che sembrava non avere fine, tanto numerose erano le colonne che s’espandevano a vista d’occhio intorno ai tre santi ateniesi; "Sicuri di poter continuare ad avanzare, cavalieri? Sembrate entrambi molto provati dalle precedenti battaglie. Specie tu, Cani Venatici, probabilmente non hai ancora del tutto rimarginato la ferita infertati da quel guerriero nella foresta.", osservò preoccupata la sacerdotessa guerriero.

"Ti ringrazio per l’interesse, Musca, ma non ho bisogno di fermarmi, ci vuole ben più di una semplice ferita per sconfiggermi.

Poi, se, fra tutti, proprio io fossi il peso del gruppo, cosa potrei dire al mio maestro Munklar per scusarmi di tale comportamento? E dinanzi al mio compagno d’addestramento farei davvero una mera figura. Piuttosto, preferirei tornare fin nella Foresta Nera abbaiando assieme a Pollux e Castor!", ribatté, con un sorriso goliardico, il cavaliere tedesco.

"Nessun maestro criticherebbe un allievo ferito, se questi volesse riposarsi.", rispose seria la sacerdotessa, "Questo è molto probabile, non credo, sinceramente, che il mio maestro Munklar criticherebbe niente più dell’avventatezza con cui mi lanciai contro quel Sin, giorni fa, ma non posso comunque, in una situazione come questa, nel territorio di un nemico tanto folle da voler evocare un dio sulla terra, accasciarmi in un angolo e riposare con un randagio affamato. Né tu, che hai subito tutte quelle ferite poco fa, né Auriga siete in tali condizioni.", replicò con voce più seria Wolfgang, "Anche se, Zon Tu, alla fin fine per quasi tutto il suo scontro ha dormito, niente di più.", concluse con un sorriso verso il cavaliere cinese.

Zong Wu, dal canto suo, non poté fare a meno di accennare un sorriso, scotendo la testa, per l’errore di pronuncia di Wolfgang.

Fu proprio il santo dell’Auriga, ad un tratto, a fermare l’avanzata del trio, indicando che, alla fine del corridoio che stavano seguendo, non vi era una scala, come poco prima gli era parso, bensì un muro, una dura parete. "Eppure, avrei giurato che poco fa non ci fosse…", balbettò l’allievo di Libra, volgendosi verso i due compagni e ricevendo uno sguardo perplesso del parigrado tedesco.

"Guardate, di là!", indicò d’improvviso Bao Xe, che aveva perso alcuni secondi a cercare attorno a se stessa, trovando poi, appena illuminata da una lanterna, che poco prima non le era parso di notare, una scalinata sulla loro sinistra, che di certo conduceva al piano superiore.

"Fortunatamente non abbiamo sbagliato di molto la strada.", affermò consolato Wolfgang, ricominciando a correre con i compagni verso quel nuovo percorso che ora si trovavano davanti, ignari che anche dinanzi a loro vi era una scalinata, che li avrebbe condotti ben lontano dal nemico che li stava attirando a se.

***

La corsa di Husheif, Damocle e Leif continuava anch’essa. Ormai giunti al secondo piano del palazzo, i tre cavalieri continuavano ad avanzare, in cerca di un percorso che li conducesse al terzo piano di Anduruna.

Ad un tratto, il santo di Reticulum superò quello di Crux, "Sbrigati, bellimbusto, ci rallenti!", lo ammonì con un sorriso beffardo, "Strano, perché ho dovuto ridurre la mia velocità, per mantenere la tua andatura da plebaglia…", ribatté, indispettito, l’italiano, oltrepassando con uno scatto l’egiziano compagno.

"Cavalieri, attenti al muro dinanzi a voi!", li ammonì d’improvviso il santo di Cetus, costringendo entrambi a guardare dinanzi a loro, fermandosi a pochi metri da una parete che, nessuno dei due, sembrava aver notato prima.

"Visto? A forza di seguirti, siamo arrivati ad un vicolo cieco! Mi chiedo perché il Santuario ha mandato proprio te… anche un aspirante cavaliere di bronzo sarebbe stato di certo più utile.", lo accusò infastidito Husheif, iniziando a guardarsi intorno, "Utile? Di certo avrebbe raccolto i tuoi resti dopo che quel gigante, da me sconfitto salvandoti la vita, si fosse preso la tua vita, assieme a tutte le articolazioni di quell’insulso corpo da circense che ti trovi.", ribatté, con superiorità, Damocle, volgendosi verso la parete, senza rivelare a nessuno lo stupore che aveva provato nel trovarsela di fronte.

"Eppure, io credo che poco prima questo muro non ci fosse, o almeno non lo avevo visto…", osservò allora, con fredda perplessità, Leif di Cetus, una volta raggiunti i due parigrado, "Nemmeno io!", replicarono all’unisono gli altri, scambiandosi poi uno sguardo torvo, per volgere, infine, gli sguardi, in direzioni diverse.

"Mi chiedo come…", iniziò a dire il cavaliere del Nord Europa, la cui mano già si avvicinava alla parete inattesa, prima che le parole di Husheif lo fermassero, "Guardate! Una sala si apre da quella parte!", esclamò il santo di Reticulum, indicando una porta sulla loro sinistra.

L’attenzione dei tre fu dunque catturata da quel nuovo percorso che gli si apriva, tanto che, incuranti del muro, mera illusione capace di sviarli, i cavalieri avanzarono verso quella stanza, varcandone la soglia con fare deciso.

La sala in cui i tre si ritrovarono era riempita da alti vapori acquei dai profumi piacevoli, "Siamo giunti in delle terme?", domandò stupito Leif, "Sembra che, per una volta, il nostro acrobata abbia trovato qualcosa di utile… almeno avrà modo di lavarsi, magari riuscirà ad ottenere un aspetto blandamente degno ad un cavaliere che si possa definire mio pari.", osservò con un sorriso sarcastico Damocle. "O potrei affogarti, togliendomi un fastidio di torno…", replicò subito Husheif, guardando lo strano ponte su cui camminavano.

"Siete tanto assetati di guerra, da volervi uccidere fra voi stessi?", domandò a quel punto una voce saggia ai tre, mentre, fra i vapori della stanza, si rivelava, su un ponte vicino, un uomo anziano, dai lunghi capelli bianchi e la sottile barba, il cui verde abito ben poco aveva di minaccioso. "Sei il custode di queste terme, vecchio?", incalzò il cavaliere di Damocle, soffocando la sorpresa per quel poco atteso interlocutore.

L’uomo, però, non rispose, bensì sollevò l’indice destro al cielo, "Usma, vieni a me!", ordinò secco, prima che un bagliore d’energia cosmica, immensa ed accecante, sollevasse le acque, tanto vasta era la sua portata, scomparendo nel soffitto della sala.

Non passarono che pochi attimi, prima che un’armatura verde smeraldo, rappresentante un uomo pesce, dotato di gambe squamate, sottili pinne dorsali e di due volti, congiunti fra loro, si palesasse dal nulla, per poi scomporsi ed andare sul corpo del suo padrone, Ea.

L’armatura ricordava molto quella di Adapa di Oannes: gambali, coperture per le braccia, cintura e spalliere erano squamati, ma altresì anche il pettorale aveva la medesima fantasia a squame a coprirlo; una maschera a forma di pesce stilizzato risaltava al centro del petto, in rilievo, simile al viso che costituiva l’elmo integrale, tale da coprire il viso dell’anziano Ea. Infine, due ampie ali, costituite dalle pinne dorsali della creatura, si aprivano sulla schiena dell’Anunnaki dall’armatura verde.

"Forse non è il custode di queste terme…", ironizzò Husheif, volgendosi verso il cavaliere italiano, "Già, e proprio il tuo senso dell’orientamento ci ha condotti da lui.", lo ammonì acido Damocle.

"Non crucciatevi di ciò, stranieri, sono stato io a guidare i vostri passi, mostrandovi l’unica strada che volevo seguiste.", li rassicurò l’anziano, espandendo il proprio cosmo tutto intorno a se.

"Chi sei tu, vecchio?", domandò di nuovo il santo di Crux, ora nella sua tipica posizione di guardia, "Ea di Usma, Vice comandante degli Anunnaki e fedele consigliere di Sire Marduk, il Giusto.", si presentò l’Ummanu, con un lieve inchino, "E voi? Chi siete e quali dei miei compagni guerrieri avete ucciso finora, se posso sperare nell’onesta delle vostre parole?", domandò di rimando l’anziano.

"Husheif di Reticulum, Cavaliere d’argento in nome di Atena e, finora, l’unica vita che ho strappato in queste terre è stata quella di una fanciulla dalle vestigia scarlatte.", esordì l’allievo del santo di Cefeo. "Beletseri di Etemmu…", disse semplicemente Ea.

"Leif di Cetus, di Atena cavaliere. Ho ottenuto una triste vittoria sul guerriero di guardia alle Mura, il cui nome era Zisutra.", affermò il santo proveniente dalle terre del Nord Europa. "Zisutra di Lamassi…", continuò Ea.

"Damocle di Crux, allievo di Kalas di Capricorn e seguace della dea Atena. Ho vinto da poco contro l’energumeno dalle rosse vestigia, le cui braccia erano di certo possenti armi, ma insufficienti contro di me.", concluse il terzo guerriero. "Nedu di Magilium…", tagliò corto Ea.

"Dunque, nessuno di voi sarebbe colpevole delle morti di Adapa, Aruru, Enlil, Etana e di Ninkarakk?", domandò ancora l’Anunnaki.

Uno sbuffo di disappunto proruppe allora dalla bocca di Husheif: "Lo abbiamo già detto al guerriero del Golem, oltre che al primo guardiano... nessuno di noi, cavalieri di Atena ha ucciso Adapa, il ragazzino sconfitto da Wolfgang! Quando ha abbandonato il luogo dello scontro era ferito, ma vivo!", spiegò il cavaliere. "Per quel che riguarda il creatore dei Golem, poi, è stato vittima del potere distruttivo del vostro Sovrano Scarlatto, della cui morte, tra l’altro, non siamo responsabili.", aggiunse subito Leif, "Gli ultimi due nomi che hai detto, poi, nemmeno li conosciamo.", concluse stizzito il santo di Reticulum.

"Uno dei due credo fosse il guardiano delle Mura settentrionali, che il mio compagno ed amico Menisteo ha sconfitto, in una leale battaglia. Un vero stupido, malgrado le vestigia dorate.", aggiunse secco Damocle.

Ad un semplice gesto di Ea, l’acqua di una delle terme si aprì, segnata da tre fasci d’energia cosmica, che rapidi ed inattesi investirono i cavalieri, scagliandoli contro il bordo opposto del ponte su cui si trovavano. "Posso credere che nessuno di voi abbia vinto su Aruru, poiché troppo alte erano le virtù delle vestigia del Golem, perché qualcuno di inferiore ad un Sovrano lo vincesse; accettare che non siate colpevoli delle morti di Enlil e Ninkarakk, ma le menzogne su Adapa e le derisioni su Etana sono troppo perché lo possa accettare! Malgrado non fossero sotto il mio diretto comando, erano entrambi giovani di nobile spirito, determinati nel servire il loro sovrano.", li ammonì con tono perentorio l’anziano.

"Ora, però, basta parlare, guerrieri stranieri, attaccatemi se ne avete la forza ed il coraggio.", li sfidò alla fine l’Ummanu di Usma, immobile sul proprio ponte.

"Ti farò rimangiare fino all’ultima parola, vecchio!", ringhiò a quel punto Damocle, rialzatosi, scattando lesto verso l’avversario, con le braccia nella forma della croce, "Lux Crucis!", tuonò il cavaliere d’argento, effettuando l’attacco accecante, con l’intento di colpire il nemico ed il ponte su cui si trovava.

Fu solo la ringhiera, però, ad andare in pezzi, segnata dalla croce d’energia, "Colpisci il nulla, straniero?", domandò divertito l’anziano, spostatosi alla sinistra del santo di Atena, "Per te, che hai sconfitto l’immenso Nedu di Magilium, di certo non possono esserci critiche alla tua abilità guerriera, ma sembra che altrettanto elevata sia la superbia che riempie il tuo spirito e quella, di certo, non ti sarà cara alleata in battaglia, specie in questa, che per te sarà l’ultima.", affermò secco Ea di Usma, mentre l’acqua sul bordo del ponte bolliva, come se incendiata da qualcosa, prima che con un secco movimento dell’Anunnaki, la stessa si sollevasse, investendo in pieno il cavaliere d’argento, il cui corpo fu schiantato con violenza sul bordo opposto del ponte, frantumandolo e gettando Damocle nell’acqua delle terme.

"Ed ora addio, Damocle di Crux!", minacciò l’anziano, la cui mano era adesso ricolma d’energia cosmica, diretta verso lo specchio d’acqua.

"Fermo!", urlò una voce, costringendo il Consigliere a voltarsi verso Leif di Cetus, le cui mani erano ricolme di freddi cristalli, "Diamond Dust!", tuonò il santo della Balena, scatenando la Polvere di Diamanti che lesta congelò l’avversario sul posto.

"Ottimo, ben fatto!", si complimentò allora Husheif, i cui fili d’energia cosmica già s’erano disposti sulla superficie d’acqua, scivolandovi all’interno, così che il cavaliere di Reticulum potesse tirare a se il parigrado di Crux.

"Ora siamo pari, pomposo incapace.", lo punzecchiò il santo di origini egizie, prima che il secco rumore del ghiaccio in frantumi li costringesse a volgersi verso il cavaliere di Cetus, dinanzi cui si trovava di nuovo Ea, libero dalla polvere di diamanti.

"Un guerriero le cui energie dipendono dal freddo? Mai ne avevo incontrati in vita mia, ma ciò non ti basterà ad aver facile vittoria, ragazzo.", esordì, ormai libero, l’Anunnaki di Usma, scagliando, con un semplice gesto delle mani, due colonne d’acqua contro il santo del Nord, il quale sollevò gli Anelli di Ghiaccio a propria difesa, congelando le ondate rivoltegli contro, prima di sollevare a sua volta le mani verso Ea.

"Aurora Ice Whirl!", urlò il santo di Cetus, rilasciando la corrente gelida dalle proprie mani che, al pari di un sifone, si gettò contro l’anziano Anunnaki, investendolo in pieno, almeno all’apparenza, e congelando buona parte della zona intorno al ponte.

"Un colpo veramente efficace, straniero, ma non per questo tale da raggiungermi e vincermi!", sentenziò secco il guerriero di Usma, portatosi, con inattesa rapidità, alle spalle di Leif, prima che l’acqua dai fianchi del ponte si sollevasse in due nuove colonne, lanciandosi all’inseguimento del cavaliere. Gli anelli di ghiaccio furono però subito richiamati, congelando le due nuove armi al servizio del Consigliere, ma, prima ancora che il santo d’argento potesse fare alcunché, una terza colonna proruppe dalla base del ponte, investendo il cavaliere e lanciandolo fin sul soffitto, contro cui si schiantò, ricadendo malamente in acqua.

"Crux Argentii!", urlò a quel punto Damocle, gettandosi di nuovo contro il nemico, ma trovandosi di nuovo a frantumare i bordi del ponte, ormai inservibile, creando altresì un solco nell’acqua stessa, ben lontano, fortunatamente, dal cavaliere di Cetus.

"Sei avventato, ragazzo, avresti anche potuto colpire il tuo compagno.", lo ammonì Ea, prima che una nuova colonna d’acqua schiantasse il santo di Crux in acqua, privo di sensi.

Quando anche il secondo cavaliere nemico fu in acqua, l’Ummanu si volse verso l’ultimo rimasto, senza però vederlo; sentì, invece, un rapido battere di mani, proveniente dalla sua destra.

"I miei complimenti, guerriero, hai saputo evitare i colpi di spada della Croce del Sud e vincere le energie fredde della Balena, ma, qualcosa mi porta a credere che la tua non sia solo bravura.", esordì Husheif, poggiato sui talloni sopra un breve tratto della ringhiera ancora integro.

"I colpi di Damocle sono veloci e potenti, difficile credere che ti abbia del tutto mancato, specie considerando la breve distanza a cui li usa, troppo spesso ho visto avversari credersi al sicuro dalle sue tecniche per poi, meramente, trovarsi privi di un arto.

Al contrario, le tecniche di Leif sono forse meno accurate, ma di certo più ad ampio raggio, da ciò che ho potuto comprendere, inoltre il vantaggio che il controllo delle energie fredde dà in un luogo del genere avrebbe dovuto essere maggiore, ma, anche in quel caso, dopo un primo inatteso momento di stupore, hai saputo tener testa anche a lui.

Vecchio, penso che la tua sia, principalmente, esperienza, ma non solo quella che si trova sui campi di battaglia, piuttosto quella di chi sa come ben usare le proprie tecniche ed i suoi trucchi.", osservò il santo di Reticulum.

"Cosa intendi dire, ragazzo?", domandò Ea, la cui maschera celava ogni semplice emozione, "Mi chiedo semplicemente se, oltre che mostrare muri lì dove non ci sono, tu fossi capace persino di proiettare illusioni sulla tua di posizione.", spiegò Husheif, compiendo un salto acrobatico e rilasciando dalle mani, dirette verso il suolo, la bianca tela tutta intorno a se, "Asprò Diktuò!", tuonò il cavaliere, scatenando le scariche d’energia attraverso la propria emanazione cosmica.

Nuovamente sembrò che per l’anziano nemico non vi fosse possibilità alcuna di evitare l’attacco, ma, ancora una volta, la figura di Ea apparve poco distante, ben lontano dal ponte dove la rete lo avrebbe dovuto intrappolare, "Mi dispiace, straniero, per quanto la tua mente sia arguta, le doti che possiedi non la raggiungono, forse bloccate da quel rancore che sento bruciarti lo spirito.", esordì la voce dell’anziano, mentre già i vapori delle terme sembravano abbassarsi innaturalmente, "Ti renderò onore con un mio vero attacco, che ti possa dare pace e riposo, in fondo, ben presto anche gli altri vostri compagni saranno qui.", concluse.

"Ali della Salvezza!", esclamò l’Anunnaki, compiendo due semicerchi con le braccia, scatenando delle eguali onde d’energia cosmica verde contro il cavaliere di Reticulum, "Avrei dovuto usare la tecnica della Nebulosa…", si disse il santo d’argento, prima di sollevare il Klubì Nematon a propria difesa, difesa inefficace, poiché resse solo contro il primo dei due assalti, lasciando che il secondo investisse Husheif, gettandolo in acqua.

"Ora, arrivano gli altri.", sussurrò fra se Ea, mentre già la nebbia tenue delle terme tornava a sollevarsi.

***

Marduk, Sovrano degli Anunnaki, era rientrato nella dove ancora Baal degli Appalaku portava avanti il rituale iniziato appena giunti ad Accad.

Aveva lasciato Sin degli Annumaki seduto sulla scalinata al di fuori della sala, chino su se stesso, probabilmente sotto il peso della nuova solitudine a cui, la perdita del padre, lo avrebbe condotto, mentre già Kusag, Girru, Nusku, Arazu ed Erra rientravano nei rispettivi alloggi, con il diretto ordine dei loro vice comandanti di non muoversi da quei luoghi per alcun motivo, così da non rischiare che nessun altro incorresse in una morte insensata contro i nemici che avevano ormai invaso Anduruna.

Il giovane sovrano di Smeraldo, però, aveva comunque un peso in più nel cuore, mentre andava a sedersi sul proprio trono: aver mandato Ea da solo in battaglia contro i misteriosi invasori che tanti Ummanu avevano, fino a quel momento, eliminato, lo preoccupava non poco.

Marduk, forse più di altri, conosceva l’abilità ed il valore del suo anziano consigliere, ma ne conosceva anche la bontà di cuore e la volontà di scoprire sempre la verità. Ea, al contrario degli altri Anunnaki, si era sì mosso per non far andare il proprio Re direttamente in battaglia, ma il suo obbiettivo non era eliminare subito i nemici, bensì, prima di tutto, capire cosa li spingeva, poterli interrogare.

Erano innegabili le capacità dell’Anunnaki di Usma, ma lo stesso Marduk temeva i misteriosi nemici capaci di eliminare non solo il giovane ed inesperto Adapa, sotto la scorta di Sin, ma altresì il feroce Zisutra, l’esperto Etana, l’invincibile Aruru, Ninkarakk la curatrice, Beletseri del Deserto, il potentissimo Nedu, il giudice cieco Enki, l’infido Zakar ed addirittura Enlil, il Sovrano Scarlatto, tutti guerrieri di cui il Re di Smeraldo aveva riconosciuto tempo addietro le abilità, osservandole, quando necessario, sul campo di battaglia. Chi questi guerrieri fossero, per fare tanto? Questo era il dubbio che pesava sul cuore di Marduk.

****

Tre cavalieri varcarono l’ingresso dell’unica sala che vedevano attorno a se. Zong Wu dell’Auriga apriva la fila, malgrado, per tutto il tempo, un dubbio avesse invaso la mente del cavaliere di Atena: troppo costrittiva era sembrata, infatti, la strada, dov’erano apparsi, spesso dal nulla, pareti e vicoli ciechi, nei sentieri che tutti e tre i guerrieri avrebbero giurato di vedere, fino a pochi attimi prima, perfettamente sgombri.

Alla fine, senza incontrare alcun nemico sul loro percorso, Auriga, Musca e Cani Venatici erano infine arrivati ad una gigantesca sala adibita a terme e lì avanzavano, guardandosi attorno, circondati da alti vapori acquei.

"Tutto ciò è molto strano…", osservò d’un tratto Wolfgang dei Cani da Caccia, chinato sul bordo di un piccolo ponte che congiungeva due delle ampie vasche. "Cosa è strano? Forse che questa, apparentemente unica, sala è priva di una guardia che ivi ci aspettasse?", domandò sarcastico Zong Wu, volgendosi verso il compagno.

"Non solo, ma la temperatura dell’acqua… è di certo elevata, ma non tanto da spiegare una così fitta nebbia.", spiegò il santo di origini tedesche.

"Guardate!", esclamò allora Bao Xe, indicando qualcosa che galleggiava sul pelo dell’acqua, anzi, più correttamente, qualcuno: Leif di Cetus.

"Cetus!", esclamò il cavaliere dell’Auriga, riconoscendolo, "E non è solo…", si apprestò a continuare Wolfgang, indicandone altri due poco lontani, "lì c’è Husheif e…", ma fu la sacerdotessa d’argento ad identificare il terzo ferito, "Crux!", esclamò difatti.

"Sembra quindi che, un nemico dopotutto ci sia…", ipotizzò, guardandosi intorno, il cavaliere di origini cinesi.

"Esatto!", esordì allora una voce, impedendo ai tre di curarsi ancora dei compagni da raggiungere, poiché già dinanzi a loro si era rivelata la figura dalle verdi vestigia.

"Il mio nome è Ea di Usma, primo consigliere degli Anunnaki.", si presentò l’anziano saggio, facendo qualche passo in avanti sul ponte semidistrutto dove ancora si trovava, "E voi, stranieri, chi siete? Quali dei miei compagni guerrieri avete ucciso finora, se posso sperare nell’onesta delle vostre parole?", domandò, ripetendo, quasi del tutto, le parole già dette ai tre contro cui aveva precedentemente combattuto.

"Io sono Wolfgang dei Cani Venatici, cavaliere di Atena ed allievo del grande Munklar di Sagitter! Ho sconfitto Adapa di Oannes, le cui tue vestigia rimembrano le sue, ma non mi sono macchiato dell’omicidio di quel ragazzo, né alcuno dei miei compagni lo ha fatto!", si apprestò a chiarire il santo di origini tedesche.

"Seguace di anche lo sono anch’io, Zong Wu dell’Auriga, addestrato nelle lontane terre di Cina. Solo una vita ho preso, per difendermi, quella di un Annumaki di nome Zakar dell’Incubo.", spiegò il cavaliere cinese, portando già le mani ai dischi argentei che portava con se.

"Di Atena guerriera lo sono pur’io, Bao Xe della Musca, sacerdotessa guerriero, che ho, purtroppo, dovuto prendere la vita di Enki di Zu, per proteggere quella dei miei compagni d’arme.", concluse la sacerdotessa, portandosi in posizione di guardia, pronta allo scontro.

"Ciò che dite non concorda con ciò che i vostri compagni hanno detto: nessuno di voi sembra essere colpevole delle morti di Etana, Ninkarakk ed Enlil, oltre che di quella di Adapa, di cui tutti negate la colpa!", replicò infastidito l’anziano.

"Del guardiano delle Mura settentrionali, posso dirti che è stato sconfitto da un altro di noi, di nome Menisteo.", replicò secca Bao Xe; parole che stupirono Ea, il quale si guardò intorno, cercando con il proprio cosmo altri individui feriti all’interno del palazzo.

"Voi mentite! Non vi è nessun altro oltre voi qui!", incalzò alla fine, non avvertendo alcun altra energia vitale affievolita dalle battaglie nei piani di Anduruna.

Uno sguardo preoccupato si scambiò fra Wolfgang e Zong Wu, in dubbio sulle sorti delle due sacerdotesse guerriero, mentre già la loro compagna d’arme continuava: "Non so cosa tu stia cercando, ma colui che ha vinto il guardiano è rimasto all’esterno del palazzo, per il peso delle ferite subite.", spiegò semplicemente.

Quelle nuove parole portarono ad Ea nuove informazioni sulla presenza di altri invasori all’interno di Accad, probabilmente erano più di quelli da Sin ipotizzati, d’altronde, lo stesso Principe degli Annumaki aveva parlato di una guerriera dai capelli rossi e, al momento, l’Anziano Consigliere non vedeva nessuno corrispondere a quella descrizione. Che fosse quella donna, ancora all’esterno del palazzo, la colpevole anche delle altre due morti? Era un dubbio sorto nella mente dell’Anunnaki, un dubbio che, dopo aver sconfitto tutti quei nemici, avrebbe dovuto risolvere, prima che anche Marduk rischiasse la vita per mano di questa fantomatica figura dai capelli rossi.

"Se ciò che dici, fanciulla, è vero, allora non ho molto tempo da concedervi: altre battaglie mi attendono all’esterno di Anduruna, contro i vostri compagni rimasti indietro, battaglie che non posso tardare a concludere, al pari di questa.", minacciò semplicemente l’anziano consigliere, prima che tre colonne d’acqua s’alzassero dinanzi al trio di cavalieri, lanciandosi contro di loro.

"Sparpagliamoci!", fu l’unico, secco, ordine di Bao Xe, spiccando un salto in avanti proprio verso Ea.

"Mi dispiace dover essere da subito tanto aggressiva, ma già tre compagni attendono il nostro supporto dopo averti combattuto.", sussurrò semplicemente la sacerdotessa, "Volo di Myia!", tuonò subito dopo, sferrando il proprio attacco, che attraversò l’incolume figura di Ea, che pochi istanti dopo scomparve nel nulla.

"Cavalieri!", urlò subito la donna, "Questo nemico fa uso di illusioni per celare la propria posizione, sfrutta delle immagini residue per distrarci e condurre contro di noi attacchi!", avvisò lesta.

"Hai solo in parte ragione, ragazza, poiché gli attacchi e la difesa sono parte della medesima tecnica di Ea di Usma, una tecnica più che sufficiente per condurvi fin qui prima, ed ora sconfiggervi!", spiegò l’anziano, con voce tranquilla, proveniente da una nuova apparizione dello stesso, a pochi metri da Bao Xe stessa.

La sacerdotessa indietreggiò lesta, evitando una nuova colonna d’acqua, che l’avrebbe quasi certamente travolta; subito dopo, si riunì ai due cavalieri d’argento ancora in piedi.

"Serve un attacco ad ampio raggio…", suggerì Wolfgang, "Io non ne possiedo, tranne la Nova Muscae, ma potrei colpire anche i nostri compagni feriti.", avvisò subito la sacerdotessa, "Bene, allora, Musca, abbassati, e lascia fare a noi due.", concluse Zong Wu; "Cani Venatici, schiena contro schiena.", ordinò subito dopo al cavaliere tedesco, che poggiò la propria schiena a quella del parigrado cinese, prima che entrambi lasciassero esplodere i propri cosmi, segnati dalle numerose battaglie.

"Angriff der Jäger!", tuonò il santo dei Cani da Caccia, "Mugen Gin!", lo supportò quello dell’Auriga. I due attacchi partirono, aprendosi come due ventagli nelle due aree opposte della sala, prima che l’acqua stessa si sollevasse dalle varie vasche, creando una muraglia assoluta, che contenne la potenza degli attacchi dei due cavalieri.

"Com’è possibile?", ebbe appena il tempo di chiedersi Wolfgang, prima che il muro d’acqua si tramutasse in una decina di colonne che all’unisono si lanciarono contro i due. "Evitali!", urlò solo Zong Wu, spiccando un salto, seguito dal compagno, che, però, non fu altrettanto lesto, sotto il peso delle ferite riportate, da spostarsi in tempo, subendo in pieno una delle ondate, che lo gettò contro il soffitto, prima di farlo cadere malamente in acqua, svenuto al pari degli altri.

Gli ultimi due cavalieri rimasti in piedi, si spostarono sul medesimo ponte, "Dobbiamo individuarlo, poiché oltre a celarsi, riesce a controllare al qual tempo l’acqua attorno a se, fa uso del proprio cosmo in due modi diversi assieme, è ben più abile di Enki.", osservò perplessa Bao Xe, guardando verso la posizione dove una nuova immagine dell’avversario era apparsa.

"Sì, è di certo più potente, ma il segreto nella sua tecnica credo sia un altro…", la corresse Zong Wu, "Che intendi dire?", chiese la sacerdotessa guerriero, "Credo che proprio dell’acqua lui faccia uso per creare queste illusioni, penso sia il vapore acqueo, anzi, lo strumento delle illusioni, quindi, non fa altro che usare in più modi lo stesso elemento.", suggerì il cavaliere dell’Auriga.

"Esatto, straniero, ottima intuizione.", si complimentò Ea, "Arte degli Elementi. Questo è il nome della mia tecnica, che mi permette di sfruttare tutto ciò che ho intorno, purché faccia parte dello stesso elemento, per combattere, o proteggermi. L’acqua è di certo la più versatile e potente delle creazioni esistenti in natura. I suoi vapori annebbiano la vista, il riflesso della sua superficie può riflettere una figura, o deformarla in modo inatteso, quando prende velocità, poi, ha una compattezza tale da sfondare anche le pareti più resistenti. Inoltre può scivolare nel terreno e nella roccia, infiltrandosi attraverso la stessa, proprio il mezzo attraverso cui ho inviato voi quelle illusioni finora.", spiegò l’anziano consigliere, "Dimmi solo una cosa: come hai compreso la natura della mia tecnica?", domandò subito dopo.

"Paragonandola con quella dell’Annumaki cieco. Quel guerriero aveva usato una strategia piuttosto semplice: oscurare la nostra visuale grazie al suo cosmo e colpirci con pugni e calci nel frattempo, proprio perché, qualunque sia l’abilità di un cavaliere, Ummanu, o chicchessia combattente, sarebbe impossibile utilizzare al qual tempo due tecniche diverse. Ho dato per scontato che nemmeno queste illusioni rompessero tale regola, legandole quindi all’acqua che si era a noi finora opposta.", rispose con tono calmo il santo di origini cinesi.

"I miei complimenti più vivi per le tue abilità deduttive, ma non ti farò salva la vita per questo!", minacciò l’Ummanu di Usma, prima che altre cinque colonne d’acqua si lanciassero contro i due rimanenti nemici, i quali, saltarono all’unisono verso l’alto, toccando con i piedi, dopo delle abili capriole a mezz’aria, il soffitto, per poi lanciarsi in due direzioni differenti.

"Mugen Gin!", tuonò a mezz’aria Zong Wu, lanciando in ogni direzione decine di dischi argentei di pura energia, che si schiantarono contro le colonne d’acqua, in alcuni casi, in altri andarono a schiantarsi contro le pareti della sala.

Due colonne d’acqua, però, deviarono all’ultimo la loro traiettoria ed una di loro investì in pieno sterno il cavaliere dell’Auriga, schiantandolo contro una parete laterale della stanza, per poi lasciarlo cadere malamente in acqua, assieme ai quattro compagni d’arme.

Fu proprio in quel momento che Bao Xe della Musca poggiò i piedi contro la parete più vicina alla zona in cui stava ricadendo e, bruciando il proprio cosmo, si diede la forza per un nuovo salto acrobatico, che la portò in picchiata contro una parete dalla parte opposta della sala.

"Volo di Myia!", urlò la sacerdotessa, mentre la mano brillava per l’energia cosmica che vi scorreva.

Pochi istanti passarono, poi il vapore nella sala si diradò, mostrando la guerriera con la mano nel muro, tanto violento era stato il suo colpo, e, poco lontano, Ea di Usma, illeso e sorpreso, per quanto la maschera celasse questo secondo elemento.

"Come hai capito la mia posizione?", domandò sbalordito, "Auriga me l’ha indicata, costringendoti a difenderti proprio nel momento in cui attaccavi. Sapevamo che non potevi compiere ambo le azioni contemporaneamente, ma che, al più avresti potuto deviare una delle colonne d’acqua, senza rinunciare all’attacco; così, quando due colonne si sono mosse, ho semplicemente seguito a ritroso il percorso di quella che non aveva colpito il mio parigrado.", spiegò con tono tranquillo la sacerdotessa.

"Siete molto acuti, i miei complimenti, ma ciò non vi darà la vittoria!", la ammonì l’anziano, espandendo il proprio cosmo, "Ali della Salvezza!", tuonò subito dopo l’Anunnaki.

Nel momento stesso in cui l’attacco dell’uomo si scatenava, però, due voci echeggiarono nella sala: "Sfurì Dunames!", urlò la prima, "Flechas Ardentes!", incalzò la seconda, prima che un tornado d’aria e delle frecce di fuoco si scontrassero con gli attacchi del Consigliere verde, producendo una detonazione tale da sollevare un nuovo, e ben più naturale, vapore intorno a tutti i presenti.

Ea, allora, disorientato e confuso, si guardò intorno e, inattesa, vide apparire fra i fumi del vapore, una sagoma oscura, che con un agile salto lo oltrepassò.

"Noire Voler.", queste furono le ultime due parole che l’Anunnaki sentì, prima di essere vittima dell’attacco di Gwen del Corvo.