Capitolo 23: Triplo Scontro – 2° Parte

Il bagliore di luce che lo aveva avvolto, aveva confuso leggermente Husheif di Reticulum che ora si guardava intorno, cercando qualcosa che gli desse indicazioni su dove si trovava.

Le pareti, solide, bianche, prive d’alcun tipo di decorazione, indicavano che, ancora, si trovava all’interno di Anduruna, il palazzo degli Ummanu di Accad, ma non vi erano più le lunghe scalinate che aveva intrapreso con gli altri cavalieri d’argento, e dei sette compagni, adesso, vicino a lui vi era solo Dorida della Sagitta, che altrettanto confusa sembrava nel volgere la testa intorno a se, cercando qualcosa, o qualcuno, che gli fosse noto.

Una sola realtà era palese agli occhi del cavaliere egizio: quel vortice d’energia era stato creato per un fine piuttosto semplice, dividere i santi d’argento, cosa che, a quanto sembrava, era stata attuata, giacché ora era rimasto solo con la sacerdotessa guerriero, inconsapevole di dove gli altri parigrado si trovassero.

Quella divisione, inoltre, implicava un altro dato di fatto, cioè che qualcuno ancora, fra gli Ummanu, li considerava dei nemici, quindi, probabilmente, anche Ea e Sin, gli unici due a sapere la verità sugli avvenimenti che stavano segnando quei giorni, oltre i cavalieri stessi, erano finiti vittima dei misteriosi traditori che serpeggiavano fra le file mesopotamiche. Se non erano loro stessi dei traditori.

"Cavaliere, vuoi restar lì, a guardarti intorno? O iniziamo a cercare gli altri? La maestra Bao Xe, Gwen…", domandò d’improvviso Dorida, svegliando Husheif dal torpore dei suoi pensieri.
"Puoi anche cercarle, ma dubito che le troverai facilmente.", sbottò indispettito l’altro, "L’uso di così complesse arti, come quel tornado, o il teletrasporto, sono stati necessari per dividerci, questo è certo.", osservò, guardando con circospezione la stanza, priva persino di finestre.

"Come puoi dire questo? Non sanno forse che non siamo loro nemici? Credi che l’anziano Anunnaki e quel giovane dalle vestigia rosse siano caduti vittime dei traditori?", incalzò lesta la sacerdotessa guerriero, "Non è un’eventualità da escludere.", rispose laconico l’altro.

"Che altre eventualità ci potrebbero essere?", replicò, con voce chiaramente infastidita, Dorida, prima che qualcosa interrompesse il dibattito fra i due guerrieri di Atena, una presenza, che li circondò, raggiungendoli dal basso ed illuminando di una luce verde l’ambiente, luce che parve un mare di smeraldo, dove i santi d’argento si ritrovarono immersi fino alle ginocchia.

"Quale magnifico spettacolo…", balbettò la sacerdotessa della Sagitta, osservando i riflessi verdi che le baciavano l’armatura, "Non uno spettacolo, bensì l’espandersi d’un cosmo credo sia questo.", sentenziò, con ben meno stupore e più preoccupazione, il santo di Reticulum, cercando con lo sguardo l’origine di siffatta virtù cosmica: il nemico che, ne era certo, ben presto avrebbero dovuto affrontare.

***

Tre cavalieri avanzavano con attenzione fra le immense selve di un verde labirinto, cercando l’uscita da quel luogo che, ai loro occhi, appariva infinito e senza uscita.

Un primo angolo svoltato a sinistra, un secondo, quindi un terzo, poi continuarono ad andare dritti per un lungo tratto, finché non si volsero di nuovo verso la loro destra e così via, per interminabili minuti.

"Fermi!", esclamò d’un tratto Leif di Cetus, portando così gli altri due a voltarsi verso di lui, "Che succede?", chiese subito Wolfgang dei Cani Venatici, notando una piccola foglia congelata nell’angolo appena superato, "Siamo già passati di qui.", indicò a quel punto l’altro cavaliere d’argento.

"Ho iniziato alcune svolte fa a congelare delle foglie negli angoli…", spiegò il santo della Balena, "troppo simili sono fra loro le diverse strade di questo immenso labirinto e questa m’era parsa l’unica possibilità di comprendere se giravamo a vuoto.", concluse.

"Ed in effetti è ciò che stiamo facendo.", osservò con rammarico Bao Xe della Musca. "Dannazione!", sbottò allora il cavaliere d’origini tedesche, lasciando che il suo pugno si perdesse in una delle profonde pareti verdi, "I nostri compagni potrebbero essere in questo momento sotto l’attacco dei traditori che si nascondono fra questi Ummanu e noi, invece, siamo qui, a giocare!", ringhiò a denti stretti.

"Non a giocare, straniero, bensì a perire!", tuonò inattesa una voce, che echeggiò fra le ampie pareti, catturando l’attenzione dei tre, che nulla videro, se non un bagliore verde smeraldo che, con velocità pari a quella della luce stessa, li raggiungeva, superandoli.

Ciò che però non fu avvertito dagli occhi, ma dal loro corpo, furono i violenti pugni che scagliarono tutti e tre i santi di Atena verso punti diversi di quel corridoio, stordendoli leggermente.

"Quale cavallo imbizzarrito mi è arrivato addosso?", domandò, rialzandosi per primo, Wolfgang, "Non un cavallo, ma qualcuno di ben più veloce e potente ti ha colpito, invasore! Nusku del Carro Solare è il nome che m’appartiene, seguace di Marduk, il Sovrano di Smeraldo ed Anunnaki fin qui giunto per vendicare gli amici caduti per mano vostra!", si presentò allora l’Ummanu, prima che, ancora una volta, il bagliore di luce passasse vicino al santo d’argento, gettandolo di nuovo indietro, contro una parete, che sfondò con il proprio corpo.

"Wolfgang!", urlò a quel punto il cavaliere di Cetus, rialzandosi a sua volta, come anche Bao Xe, per portarsi vicino al parigrado.

"Restando uniti favoriremo il suo attacco.", osservò per prima proprio la sacerdotessa guerriero, "Non preoccuparti di questo, Musca, ho un’idea su come fermarlo.", replicò sibilino Leif, espandendo il proprio cosmo nel momento stesso in cui vide avvicinarsi il bagliore di luce verde.

Nessuno dei cavalieri si mosse, tutti immobili, con il parigrado di origini nordiche ad aprire la fila, che, d’un tratto, s’abbassò di scatto, poggiando la mano destra al suolo, che fu repentinamente congelato.

Un urlo fu tutto ciò che, pochi attimi dopo, i tre sentirono, mentre già il bagliore verde andava a schiantarsi contro una parete di foglie, distruggendola. Nessuno dei tre, però, si mosse, poiché lesto il cosmo dell’Anunnaki ricominciò a brillare, rivelando la figura del loro nemico.

Massiccio fisicamente, il guerriero aveva un’armatura integrale verde che ne copriva il tronco con un blocco unico, adornato dalle figure di due portentosi cavalli imbizzarriti sul pettorale, per poi allungarsi fino alla cinta in una struttura semicircolare che si chiudeva sulle gambe.

Le protezioni per le gambe erano piuttosto semplici, due blocchi privi di decorazioni alcune, al contrario di quelli sugli avambracci, due grossi scudi, di certo le ruote dell’emblema che quelle vestigia rappresentavano, il Carro Solare, di cui le spalliere, inoltre, ricordavano molto quelle dell’armatura dell’Auriga.

L’elmo, infine, era una maschera guerriera adornata da una cresta, che celava i lineamenti del viso, lasciando visibili solo gli occhi bicolore di Nusku, che ora si volgevano a scrutare i tre avversari.

"I miei complimenti per la vostra tattica, stranieri, ma un trucco del genere può funzionare solo una volta contro di me, non di più, vi avviso.", esordì l’Anunnaki, "Ed ora preparati ad essere travolti!", tuonò infine, lanciandosi ancora alla carica.

Di nuovo Leif espanse il proprio cosmo, creando un altro strato di ghiaccio sul suolo fra loro e l’avversario, ma, stavolta, non vi fu alcuna sbandata di Nusku, bensì il cosmo che lo circondava s’ampliò maggiormente, producendo un calore tale da evaporare lo strato di brina al suolo, prima ancora che l’Anunnaki lo superasse, investendo con dei violenti pugni i tre cavalieri d’argento, che furono sbalzati indietro, cadendo malamente al suolo.

"Tutto bene, cavalieri?", domandò, rialzandosi per prima, Bao Xe, cercando con lo sguardo sia i due parigrado sia il rapidissimo avversario, "Se essere travolti in quel modo possa mai far del bene, sacerdotessa…", fu la risposta di Wolfgang, rialzatosi poco dopo.

"Dobbiamo fermarlo, ragionare con lui, spiegargli la verità sui traditori.", suggerì ancora la guerriera di Musca, "Non credo sia così facile, ha saputo arginare con abilità il mio trucco sul terreno e non ho altre idee che non siano un attacco diretto per fermarlo.", osservò Leif di Cetus, alzatosi anch’egli, "Comunque, non è da escludere che costui sia uno dei traditori alleati dell’altra.", sottolineò il cavaliere di origini tedesche, entrando a sua volta nel discorso.

"Che sia un traditore, o segua solo gli ordini del suo sovrano, costui desidera ucciderci, questo è chiaro, anche se ha avuto diverse occasioni per portare a termine tale intento, senza mai farlo.", aggiunse allora il cavaliere del Nord.

"Vuole stancarci.", fu la secca affermazione di Wolfgang in risposta, "Che cosa?", incalzò Bao Xe, "Taluni predatori lo fanno: chiudono la preda in un angolo e non la finiscono subito, preferiscono stancarla, giocarci, se mi passate il termine, finché stremata non porterà alcuna difesa contro il colpo che le strapperà via la vita.", spiegò il santo dei Cani da Caccia. "Ha fatto un errore, però…", continuò il cavaliere tedesco, "ha scelto le prede sbagliate. Stancare chi è un cacciatore per natura è cosa pericolosa… ho un piano per sconfiggerlo, o almeno, perché qualcuno di noi esca di qui.", affermò sicuro il cavaliere, "Tu, un piano?", replicò sorpreso Leif, lasciando una smorfia di disappunto sul viso del compagno per l’osservazione.

"So bene che sono Auriga e Reticulum quelli scelti per le loro doti di strateghi, ma io sono stato scelto come cacciatore, per stanare i misteriosi nemici, se ben ricordo, quindi lascia a me questa battaglia, poiché questo labirinto è in fondo poco dissimile dai boschi della Foresta Nera. Se il mio avversario si crede avvantaggiato a correre in questi luoghi, farò cadere la sicurezza che lo porta ad attaccarci frontalmente e, nel frattempo, voi attraverserete queste stanze. Poi è dal primo scontro nel bosco che non ho più avuto modo di duellare contro qualcuno!", sbottò alla fine Wolfgang, avvicinandosi poi ai due parigrado.

Non ci vollero che pochi secondi perché Nusku del Carro Solare ritrovasse i suoi tre avversari e partisse nuovamente alla carica contro di loro, rapido ed abbagliante come una stella che solca il cielo notturno; ancora una volta Leif era il primo che si pareva dinanzi al nemico, subito dietro di lui, Bao Xe ed infine Wolfgang. Fu proprio il cavaliere tedesco a parlare: "Ora!", urlò semplicemente, prima che i due compagni scattassero in direzioni diverse, aprendosi due strade differenti nel labirinto, l’uno a destra, l’altra a sinistra.

Quella prima azione stupì l’Anunnaki, che non seppe contro chi dirigersi, se non contro l’unico nemico rimasto, che, però, stava già espandendo un cosmo carico di energia elettrica, "Angriff der Jäger!", urlò subito il santo di Atena, scatenando i segugi energetici contro il comune bersaglio, che, però, non si preoccupò di rallentare la propria corsa.

Tutto ciò che Wolfgang poté distinguere, fu il bagliore del suo nemico che gli passava accanto, oltrepassandolo per poi fermarsi, costringendolo così a voltarsi, dopo che tutti gli attacchi sembravano essere andati a segno. Con grande stupore del cavaliere d’argento, però, l’avversario era illeso, le vestigia ancora intatti, solo gli scudi sembravano sollevare un leggero fumo, come se soggette ad un’altissima temperatura.

"I miei complimenti per l’idea di dividervi, ma devi essere un pazzo per aver deciso di restare indietro ed attaccarmi.", esordì Nusku, "Immagino che, dati i lenti attacchi che porti, nemmeno nella fuga saresti stato altresì capace. Poco male, vorrà dire che ti finirò in un bagliore di luce, così da potermi poi dedicare ai due saggi che si sono dati alla fuga.", concluse, prima che un cosmo luminescente circondasse i suoi pugni.

"Cavalli del Sole!", urlò subito dopo l’Anunnaki, "Investite il vostro bersaglio!", sentenziò, prima che i pugni scattassero in avanti, scatenando due destrieri di pura luce che, quasi fondendosi l’uno con l’altro, divennero un unico ammasso di luce, da cui provennero molti e molti colpi, così tanti che nemmeno Wolfgang riuscì a distinguerli, o contarli, venendone travolto.

Nusku osservò impassibile l’avversario sollevato in aria dai suoi attacchi, per poi esserne violentemente schiantato indietro, cadendo malamente al suolo, fra i fusti di uno dei muri verdi che riempivano quel labirintico giardino.

"Uno è andato, altri due mi restano da eliminare.", si disse, volgendo le spalle all’avversario al suolo.

"Non mi contare fra i caduti così presto, Ummanu!", esclamò però una voce dietro l’Anunnaki, costringendolo a voltarsi, per osservare il cavaliere d’argento di nuovo in piedi, con le vestigia appena danneggiate dal colpo subito, ma diverse ferite, lì dove l’armatura era assente.

"Gradita sorpresa mi fai rialzandoti, straniero. Mai avrei pensato che fra voi vi fosse qualcuno tanto coraggioso da rimettersi in piedi, anche dopo aver subito un attacco diretto come il mio.", esclamò di rimando Nusku, "Fai male a sottovalutarci, non privi di coraggio siamo noi, cavalieri di Atena.", replicò lesto Wolfgang, "No, di pietà forse, dato come avete massacrato molti amici a me cari, ma, da ciò che vedo, non sembrate privi di coraggio.", ribatté subito l’Ummanu.

"Privi di pietà ci dici? E perché mai, Ummanu?", incalzò subito il santo d’argento, per quanto già immaginasse la natura della risposta che di lì a poco lo attendeva, date le accuse che, fin dal giorno precedente, erano state loro gettate addosso da tutti i guerrieri di Accad.

"Come altro potrei definire chi fa strage di persone innocenti come Adapa e Ninkarakk? Individui che mai in vita loro anelavano a fare del male al prossimo, anzi, sempre il primo s’era addestrato per combattere solo al fine di difendere le proprie terre ed onorare il maestro adorato, mentre la seconda sognava se stessa più come medico, che curasse le persone difendendole al qual tempo, che non come guerriera.

Voi avete trucidato questi due animi buoni, quindi siete privi di pietà! E forti dei vostri numeri, altresì, giacché avete vinto su Enlil, Aruru, Ea, Mummu, Enki e Nedu, fra i guerrieri più forti che io abbia mai conosciuto, arrivando persino a trucidare il Saggio Consigliere del mio Sovrano Marduk, dilaniando in tal modo anche il cuore del Re di Smeraldo, oltre che i nostri, che all’anziano Anunnaki di Usma eravamo tutti legati, da affetto e riconoscenza, in modo diverso.", lo ammonì con tono deciso Nusku.

"Sbagli in ciò che dici, Ummanu, nessuno abbiamo trucidato! Adapa è andato via sulle proprie gambe dopo essere stato da me sconfitto, questa Ninkarakk è stata battuta da una di noi guerrieri consacrati ad Atena, ma non lei l’ha uccisa, bensì, al pari del giovane Appalaku di cui ho avuto ragione, dei traditori nelle vostre schiere li hanno massacrati, così come Ea è arrivato a capire e credere!", spiegò lesto Wolfgang.

"Traditori? Sì, poco fa vi ho sentito dire qualcosa del genere, lo rammento…un discorso interessante, ma che mai potreste essere veritiero!", esclamò l’Anunnaki, espandendo il proprio cosmo, "E perché mai?", ribatté l’altro, "Perché nessuno mai tradirebbe fra le schiere di Smeraldo, né fra le altre!", urlò il guerriero mesopotamico.

"Che risposta è mai questa? Su quali basi si fonda tale incondizionata fiducia?", incalzò ancora il cavaliere d’argento, "Lealtà, che infinita e rigogliosa cresceva fra noi Anunnaki, nei confronti del Grande Marduk, prima che voi non recideste gli steli di metà di noi; timore, che il Re Scarlatto produceva in tutti i suoi seguaci e che tuttora gli ultimi due sembrano provare verso il Principe suo figlio; e, infine, la passione, che unisce Baal e l’ultima delle seguaci a lui rimaste.", spiegò Nusku, espandendo il proprio cosmo. "Ed ora, straniero, per le vite di Ea, Mummu, ma ancora di più per Aruru e Ninkarakk, preparati, poiché stavolta la corsa dei destrieri di luce ti travolgerà!", minacciò ancora l’Anunnaki, "Cavalli del Sole!", urlò infine.

Violenta la corsa dei destrieri d’energia travolse il cavaliere d’argento, che niente poté fare, se non sollevare le braccia in propria difesa.

"Rapidi sono i colpi di costui, pari quasi a quelli del mio maestro Munklar…", pensò fra se Wolfgang, sollevato da terra, prima, e sbattuto nuovamente al suolo dalla violenza dell’attacco, "rapidi e ricchi dell’astio che le sue parole traspirano, l’astio di chi agisce per vendetta; non è però tale astio ad impedirmi di difendermi e contrattaccare di conseguenza, ma la velocità dei suoi colpi…che abbia peccato in sicurezza nel dire agli altri di allontanarsi? Spero che almeno trovino l’uscita, fintanto che terrò occupato costui. Se potessi almeno vedere i suoi colpi…", a quelle parole, però, i pensieri del santo di Atena furono interrotti da una reminescenza, una domanda che, anni prima, gli era stata posta proprio dal suo maestro, il cavaliere del Sagittario.

Era una delle tante giornate di allenamento, in cui i due allievi ed aspiranti cavalieri alle vestigia di Cani Venatici e Centauro, seguivano le lezioni del loro maestro, addestrandosi come da lui comandato, ma quel giorno, Munklar aveva fatto loro una domanda semplice, ma, allo stesso tempo, ricca di significati che, allora, Wolfgang non aveva colto.

Come combattere ciò che non si può vedere? Questa era stata la domanda.

Il primo a rispondere fu proprio il cavaliere dei Cani Venatici, "Quando non si può fare affidamento sulla vista, restano altri sensi per inseguire la propria preda: l’olfatto, l’udito, il tatto, se necessario, in molti modi si può sublimare la mancanza del contatto visivo.", aveva detto, sicuro della correttezza delle proprie parole.

"Questo, allievo mio, è esatto se, come tu stesso dici, si sta combattendo contro una preda, ma immagina di essere intento in uno scontro, una battaglia contro qualcuno che usa l’energia cosmica per attaccare; allora come faresti a seguire dei colpi lanciati ad una velocità superiore alla tua, magari simile alla mia? Non puoi fare affidamento sull’udito, o sull’olfatto ed affidarsi al tatto sarebbe quanto meno folle. Cosa resta?", domandò ancora il cavaliere d’oro ai due allievi.

"Resta l’intuito, quello che chiamiamo sesto senso.", aveva osservato il compagno d’addestramenti di Wolfgang, Ludwig del Centauro.

"Anche questa, come risposta, potrebbe essere esatta, ma non è quella corretta, poiché affidarsi al solo intuito è qualcosa che può aiutare, di certo, non vi darà la certezza della vittoria, essendo fallace l’intuizione.

Ciò che veramente vi serve è la concentrazione.", concluse con un sorriso sornione l’insegnante.

"Concentrazione?", aveva ripetuto perplesso allora Wolfgang, "Ma maestro, se mi concentrassi solo nel vedere i movimenti dell’avversario, potrei sapere quello che succede, ma non agire di conseguenza.", aveva obbiettato subito dopo, ricevendo, in tutta risposta, un buffetto di rimprovero alla base del collo dal cavaliere d’oro.

"Pensi forse che un gufo, stanziato fra i rami di un albero, nel fitto di un bosco, non sappia cosa accade intorno a lui? Credi che il lupo che caccia una preda in particolare, non sappia se altri predatori la stanno inseguendo, o se vi possano essere pericoli invisibili intorno a lui? La concentrazione di cui ti parlo è uno stato di consapevolezza di tutto ciò che ti sta intorno, qualcosa che va al di là dei sensi conosciuti, qualcosa che si può ottenere con l’esperienza, imparando a conoscere, prima di tutto, se stessi ed il proprio cosmo, e poi il mondo che ti circonda.", gli aveva spiegato Munklar, prima di farli tornare ad addestramenti più pratici, come inseguimenti fra i rami dei boschi.

"Se allora avessi ascoltato il maestro… forse ora saprei seguire i movimenti di costui.", si accusò allora il cavaliere d’argento, rialzandosi in piedi, ad osservare il nemico.

"Di nuovo in piedi, straniero? Mi chiedo se sei effettivamente un coraggioso, o, più semplicemente, un folle.", lo schernì Nusku, espandendo il proprio cosmo, pronto ad attaccare, mentre Wolfgang restava in silenzio, ad osservare le movenze nemiche.

"Quale che sia la cagione del tuo agire, straniero, l’avanzata del Carro Solare non si fermerà finché questo giardino non sarà mondato della vostra presenza. Dura sarà la terra su cui i vostri corpi riposeranno, simile al freddo giaciglio, lontano dalle sacre onoranze degli Ummanu, cui avete condannato Aruru e Ninkarakk. Violenta la vostra fine, dolorosa e lenta per alcuni, al pari di quella che avete riservato al Saggio Ea!", minacciò ancora l’Anunnaki.

"Cavalli del Sole! Colpite!", tuonò Nusku, caricando il cosmo nelle mani e lasciandolo poi scatenarsi in una galoppata frontale e feroce verso il cavaliere d’argento.

I colpi investirono Wolfgang, ma il santo di Atena, stavolta, lasciò esplodere il proprio cosmo, con più determinazione e concentrazione possibile, stringendo i denti per mantenere la posizione in cui si trovava, resistendo immobile, mentre il suo sguardo studiava i bagliori di luce che lo investivano, cercando di trovarne una conformazione, seguendo il dolore nei punti in cui si incontrava con il suo corpo, finché, alla fine, l’ultima coppia di pugni lo investì con tale violenza da gettarlo indietro, a terra, nel sangue che usciva dalle molteplici ferite che si era procurato.

"Fatti un favore, straniero, non rialzarti.", fu l’unico commento che, alla fine di quel feroce attacco, Nusku rivolse all’avversario.

"Al contrario… il favore me lo hai fatto tu, Ummanu, permettendomi di comprendere come superare il tuo colpo.", borbottò Wolfgang, rialzandosi a fatica, ma con un cosmo pronto al contrattacco.

"Farnetichi! Questo è l’unica conseguenza dell’aver subito la corsa dei Destrieri del Sole, oltre all’accorciarsi della tua vita!", replicò stizzito l’Anunnaki, lasciando di nuovo esplodere i "Cavalli del Sole" contro l’avversario.

Stavolta, però, accadde quanto per Nusku era imprevedibile, i primi attacchi furono evitati con agili movimenti, tanto che Wolfgang si trovò tanto vicino al nemico da sentirne l’odore, "Reißzähne des Jägers!", tuonò allora il cavaliere d’argento, scatenando le feroci fauci del Segugio proprio contro lo sterno dell’avversario, ancora intento a portare avanti il proprio di assalto.

Fu in quel momento, mentre il colpo del santo di Atena che andava a segno, che un boato tremendo echeggiò in tutta Anduruna, segno che anche altri combattevano, in luoghi diversi.

***

Il furioso scontro fra la Clava di Vento di Menisteo di Eracle e la Carica di Basmu portata da Girru del Mitologico serpente dalle molte bocche, aveva prodotto un’esplosione tale da scagliare ambo i guerrieri contro le pareti opposte della sala, distruggendo quasi ogni cosa all’interno della stanza stessa: dai piedistalli alle porte che si aprivano verso le camere contigue, solo l’armatura di Usma, danneggiata ancor più gravemente, restava integra di ciò che un tempo era stato quel luogo, ove le vestigia degli Anunnaki riposavano.

Un rumore interruppe, dopo alcuni minuti dallo scontro dei due colpi, la calma che s’era creata in quei luoghi, il rumore di macerie scosse dal moto di un corpo, prima che un’alta figura s’alzasse, ergendosi maestosa come solo Girru di Basmu poteva.

Le vestigia danneggiate, distrutte in alcuni punti, specie lì sul braccio che aveva sostenuto da solo la furia della corrente di vento avversaria, ma ancora l’ultima bocca del serpente mitologico era sigillata, celando il viso del guerriero che, gocciolante sangue dal proprio corpo, si guardava intorno, in cerca del nemico.

"Sconfitto, ecco la sorte toccata al mio avversario; guerriero abile, che m’ha costretto ad aprire quattro delle bocche di Basmu, ma niente di più ha potuto contro di me. Troppo chiedendo nel fronteggiare la furiosa Carica di fuoco del Serpente Mitologico.", si disse alla fine Girru, iniziando ad avanzare in cerca degli altri nemici, sicuro che le scosse prodotte dall’impatto dei loro due scontri avessero reso impossibile ai giovani fuggitivi l’allontanarsi.

Quando, però, i passi dell’Anunnaki giunsero nei pressi della porta che conduceva alla stanza dall’ampia finestra, un cosmo esplose a pochi metri da lui, forte come un tornado, sollevando delle macerie e rivelando il corpo di Menisteo di Eracle.

Il cavaliere d’argento era ancora vivo, ma affaticato lo sguardo e distrutte per la maggior parte le vestigia: un ampio foro s’apriva, lì dove un tempo stagliava la spalliera destra, sangue ne grondava, così come dal resto del corpo, cosparso di ferite ed ustioni, frutto dei passati attacchi dell’Ummanu.

"Ancora in piedi, straniero? Eppure sarebbe stato più saggio per te fingerti morto.", osservò tranquillo Girru, rivolgendosi al nemico, "Più saggio? Forse, ma di certo meno degno.", rispose con voce affannata l’altro, "Mai avrei potuto lasciarti andare avanti, inseguendo i miei compagni d’armi. Azione contraria ai miei doveri di cavaliere.", concluse, mentre del sangue colava dal suo labbro.

"Eppure, per quanto le tue parole siano forti, degne di un guerriero ancora pronto a dar battaglia, l’aspetto tradisce come ormai non ti resti molto, prima che gli dei a cui sei consacrato ti richiamino nel mondo degli Inferi.", replicò secco l’Anunnaki, espandendo il proprio cosmo.

"La dea che seguo, Atena, Signora della Giustizia, sa bene che al suo credo ho consacrato la mia vita e sarei pronto, anche adesso, a cadere in suo nome; poiché ciò vuol dire cadere per difendere gli uomini. Ed in questo la divina Atena ed Eracle, divinità che le mie vestigia rappresentano, si assomigliano!", ribatté deciso Menisteo, ora circondato da una corrente di forte vento.

"La Giustizia e la difesa degli uomini? Questi sono i motivi che ti spingono in battaglia?", domandò di rimando Girru, "Questi ed il mio onore di uomo, prima che di cavaliere, che mi porta a rispettare le parole date ai compagni d’arme, parole con cui li avevo assicurati di poterti fermare, Ummanu.", lo ammonì subito l’altro.

"Parole boriose e prive di consapevolezza della forza tua, oltre che mia! Parole che, ormai, ti costeranno la vita! Poiché, se tu sei spinto dall’onore e dalla devozione, anch’io seguo i miei doveri, che mi portano a servire Re Marduk, qualsiasi cosa egli mi chieda!", tuonò di rimando il guerriero mesopotamico.

"Cieca obbedienza è dunque la tua? Che ti priva di comprendere che il tuo sovrano sbaglia nel credere al Principe Scarlatto?", incalzò ancora Menisteo, pronto a continuar la battaglia con il nemico.

"Non cieca è la mia obbedienza, ma fondata sulla devozione propria di ogni guerriero per il proprio Re e, più di questo, sulla riconoscenza che io, come individuo, devo a Marduk, mio Sovrano. Dici che egli sbaglia a fidarsi di Sin, Principe degli Annumaki? Ebbene, straniero, se anche fosse necessario, dopo aver agito secondo gli ordini datimi, eliminando te ed i due compagni che hai lasciato fuggire, arriverò dinanzi al mio Re e se egli lo vorrà, ucciderò il Principe Scarlatto, o morirò nel tentativo di farlo, poiché a Marduk appartiene la mia vita, da quando me ne fece grazia!", tuonò di rimando Girru di Basmu.

"Ed ora solleva le tue difese, se aneli a nuove sofferenze, straniero, o lascia che il Serpente dalle Molte Bocche ti divori! Carica di Basmu, travolgilo!", urlò alla fine l’Anunnaki, scatenando ancora una volta il portentoso attacco d’energia dal braccio illeso.

"Dermaton Liontarides!", evocò, in propria difesa, Menisteo, sollevando la corrente d’aria, che lo circondò, tentando di contenere la furia del serpente di fuoco.

A lungo, fra le vorticanti correnti della pelle di leone, spirò il sinuoso rettile dalle molte bocche, finché, alla fine, quando già il cavaliere d’argento stava per accennare un sorriso rilassato, la barriera di vento cadde, schiacciata dalla pressione del fuoco, che travolse il proprio bersaglio, schiantandolo contro un’altra parete, sotterrandolo.

***

Wolfgang dei Cani Venatici era in piedi, osservava il nemico rialzarsi dopo aver subito il suo attacco e ne vedeva, per la prima volta, parte dell’aspetto, giacché le vestigia del Carro Solare, dall’avversario indossate, si erano rivelate insolitamente delicate, tanto che quasi l’intero pettorale dell’armatura era andato in pezzi, portando con se parte delle spalliere, le protezioni per le braccia, a forma di ruote, erano l’unica cosa ancora integra, senza nemmeno un danno superficiale.

"Complimenti, straniero, un colpo davvero portentoso, oltre che inaspettato.", esordì, una volta in piedi, Nusku, osservando con i propri occhi bicolore il cavaliere d’argento.

"Ti ringrazio, Ummanu, ora, però, cedi il passo, così che non debba prendere la tua vita.", lo esortò Wolfgang di rimando, ricevendo in cambio, però, solo una risata divertita da parte del nemico.

"Cedere il passo per avere salva la vita? Invasore, confondi il semplice riconoscere la tua forza con una dichiarazione di resa? Non sottovalutarmi, ma, più di questo, non sopravvalutarti! Anzi, osserva la zona del pettorale di quelle tue vestigia!", lo ammonì di rimando l’Anunnaki, indicando il petto del nemico con la mano.

Quando gli occhi di Wolfgang si fermarono sulle vestigia dei Cani da Caccia, lo sgomentò li riempì: decine di sottili crepe si andavano ampliando sul pettorale, segno di molti colpi che lo avevano investito, non visti.

"Non credere che un singolo attacco andato a buon fine sia segno della tua superiorità! Non hai visto tutti i fasci d’energia andati a segno.", affermò deciso Nusku, "Quando?", fu l’unica domanda che, naturale quanto ingenua, poté nascere sulle labbra del cavaliere tedesco.

"Nel momento stesso in cui colpivi, straniero. L’istinto, la vista ed il tatto, penso siano state queste le fonti della tua fortuna, che ti hanno permesso di oltrepassare i miei primi colpi, i più lenti, ma niente di tutto ciò ti ha aiutato ad evitare i più rapidi, invisibili a te, impegnato nel colpire con un singolo, ma efficace, assalto.

Le vestigia che indossi, solo quelle devi ringraziare se non assieme a me sei andato al suolo, per mai più rialzarti!", concluse deciso l’Anunnaki.

"Ed ora preparati, poiché, come già ti avevo detto: la corsa del Carro Solare non finirà, finché non sarete tutti morti, voi invasori presenti in questo giardino!", minacciò deciso.

L’intero corpo di Nusku fu circondato da una luce ben più intensa di quella che precedentemente lo aveva avvolto, rendendolo indistinguibile ai santi di Atena, ora egli stesso sembrava una stella discesa sulla terra, per annegarla nella sua luce, "Auriga della Luce! Travolgi!", urlò ancora una volta l’Ummanu, scatenandosi in una carica frontale, così portentosa e splendente che per diversi secondi Wolfgang non poté far niente, confuso ed abbagliato, secondi che per il cavaliere d’argento furono preziosi, ma persi, poiché impossibilitato alla difesa, fu da quella maestosa carica travolto e scagliato in terra, in un lago di sangue.

Quando la corsa fu conclusa, solo un solco ne era rimasto, come segno sul terreno, un solco irrorato dal sangue del cavaliere d’argento che ora a terra si trovava, sbalzato da una delle pareti verdi di quel labirintico giardino. Verso il nemico inerme si diresse, con passo calmo, Nusku del Carro Solare, osservandolo con gli occhi bicolore, "Troppo hai chiesto a te stesso, debole alla mia velocità, seppur, per un puro caso, baciato poc’anzi dalla fortuna nell’arrivare a colpirmi. Ora addio, altri due nemici mi restano, quindi ti strapperò in fretta la vita, straniero.", declamò con voce calma l’Anunnaki, pronto ad alzare la mano per finire il nemico.

Quando però il pugno già stava per calare inesorabile, un bagliore di luce argentea costrinse l’Ummanu ad allontanarsi con un balzo, evitando un feroce calcio contro di lui diretto, che al suolo si perse con rapidità, rivelando chi aveva portato l’assalto: Bao Xe della Musca.

"Sei tornata per ridurmi il tempo di ricerca, donna?", domandò Nusku, osservando le fattezze dell’avversaria, "Oppure sia tu, sia l’altro, avete aspettato per studiare le mie mosse?", continuò sornione.

"Non so cosa Cetus abbia intenzione di fare, se effettivamente stia cercando una via di fuga, per indicarla poi anche a noi, ma, per quel che mi riguarda, non posso allontanarmi lasciando che un cavaliere mio pari rischi la vita per salvare la mia.", rispose decisa la sacerdotessa guerriero.

"Nobili parole le tue, straniera, ma che non fermeranno l’avanzata del Carro Solare, poiché niente mi impedirà di vendicare gli amici da voi massacrati. Per Ninkarakk ed Aruru combatto, per loro che reclamano giustizia dagli Inferi dove li avete sprofondati!", ribatté Nusku deciso.

"Non noi abbiamo ucciso i due guerrieri di cui parli.", replicò subito Bao Xe, "Nessuno dei due io conobbi, ma, da ciò che i miei compagni d’arme m’hanno riferito, Aruru fu sì da loro battuto, ma un altro guerriero dagli immani poteri, Enlil, lo travolse con la potenza del suo attacco; al contrario, colei che veniva chiamata Ninkarakk fu sì battuta dalla mia allieva Dorida, ma da lei risparmiata. Uno dei traditori che fra di voi si nascondevano l’ha uccisa, aiutata dall’Anunnaki di Apsu, anch’ella traditrice.", spiegò la sacerdotessa guerriero.

"Ancora di tradimento fra le nostre file andate cianciando voi stranieri? Per di più Mummu definite traditrice! Lei che amava il nostro Re, oltre che esserne fedele seguace! Quanto altro disonore volete gettare sulle nostre sacre schiere? Vilipendio al corpo di Ea, menzogna sul conto di Mummu, l’omicidio di Ninkarakk ed Adapa; queste sono le vostre colpe, poiché le altre battaglie posso anche per voi considerarle vinte, semplicemente. Più di tutto ciò, però, avete compiuto un crimine ancora più tremendo: mi avete strappato gli amici d’infanzia, coloro con cui sono cresciuto, che hanno illuminato la notte della mia fanciullezza con il calore del loro affetto! Di questo mai vi potrò perdonare!", tuonò infuriato Nusku, espandendo il cosmo luminoso.

"Ed ora, donna, preparati, poiché nemmeno di te avrò pietà. Inesorabile si scatenerà su di te colui che domina il Carro Solare!", minacciò deciso.

"Se nessuna via m’è concessa, che non sia la battaglia, ebbene ti aspetto Anunnaki, per proteggere il cavaliere dei Cani da Caccia e quello di Cetus.", replicò decisa Bao Xe, sollevando la propria guardia.

"Nessuno dovrai proteggere, Musca, anzi mi sorprendo che tu sia ancora qui!", esclamò a quel punto una voce, alle spalle della sacerdotessa guerriero, la voce di Wolfgang, che di nuovo si alzava in piedi.

"Di nuovo in piedi, straniero?", domandò sbalordito l’Ummanu del Carro Solare, "Sì, guerriero, anzi ti chiedo scusa per l’attesa: credo d’essermi appisolato qualche istante.", lo beffeggiò il cavaliere d’argento, "Ma il sonno è stato ristoratore, poiché m’ha dato nuove forze, oltre che fautore di consigli, giacché ora so come vincerti in battaglia!", tuonò determinato Wolfgang, espandendo il proprio cosmo, con scariche elettriche che già saturavano l’aria.

"Temo d’averti inflitto un danno ben meno grave del previsto, se ancora farnetichi sulla vittoria.", punzecchiò di rimando l’Anunnaki, pronto a riprendere lo scontro.

"Musca, togliti dal campo di battaglia.", ordinò allora il cavaliere di origini tedesche, accennando un sorriso alle parole del nemico. "Sei ferito, Cani Venatici, come speri di vincere?", domandò, immobile, la sacerdotessa guerriero, "Mai svelare le tattiche della propria caccia dinanzi alla preda. Osserva, se vuoi, ma non intrometterti nello scontro.", tagliò corto Wolfgang, che ampio aveva ora il proprio cosmo; Bao Xe, per quanto di malavoglia, si fece di lato, spostandosi in una rientranza fra le mura verdi, la stessa presa poco prima da Leif di Cetus.

"Travolgi il nemico, che egli non possa più rialzarsi e reclamar battaglia. Auriga della Luce!", esclamò, allora, Nusku, scagliandosi contro l’avversario in un bagliore iridescente.

"Angriff der Jäger!", urlò in tutta risposta il cavaliere d’argento, scatenando i segugi d’energia elettrica.

I due attacchi stavano quasi per scontrarsi l’uno contro l’altro: la furiosa corsa dell’Anunnaki sembrava sul punto di cozzare contro i segugi del cavaliere d’argento, a lungo le fiere d’energia si scagliarono, molteplici, contro la luce che proveniva dal corpo avverso, finché, alla fine, questi le sorpassò tutte, investendo in pieno Wolfgang, che fu spinto indietro, cadendo al suolo, di certo ferito, ma in modo meno grave di prima.

L’assalto, però, non fu interrotto così: Nusku, una volta esaurita l’energia del proprio attacco, si lanciò fisicamente sul cavaliere nemico, cercando di investirlo con un potente calcio, che, però, si perse al suolo, poiché lesto fu il santo di Atena nel rotolare al suolo, uscendo dal campo d’azione del piede nemico, per poi, con un portentoso colpo di reni, colpire l’Anunnaki allo sterno con ambo i piedi, rialzandosi e sbalzando, al qual tempo, l’avversario indietro.

"Sorpreso, Ummanu?", domandò sorridente il cavaliere d’argento, "O forse hai già compreso come io sia riuscito a tenerti testa? In fondo ho sfruttato il palese difetto che non tendi a celare e che di certo ti ha causato tutte le cicatrici che segnano il tuo corpo.", affermò sicuro il guerriero tedesco.

"I miei complimenti ancora una volta, straniero, hai compreso il difetto insito nelle mie strategie di battaglia: la difesa.", confermò l’Anunnaki.

"Esatto! Potrò non riuscire a distinguere i tuoi colpi, ma di vederci, ci vedo bene, come anche ho un intuito allenato, proprio di chi nei boschi è abituato a cacciare le prede con furbizia.

Quando ti ho raggiunto la prima volta con un attacco, andando a segno, ho prodotto ampli danni sull’armatura che indossi, eppure era un singolo colpo che concentrava una forza pari ai tanti colpi portati precedentemente, ma da te parati con quei due grossi scudi sugli avambracci.

Sul momento non ci feci caso, ma poi, riflettendoci, ho compreso: solo gli scudi sono difesa resistente nelle vestigia, il resto è leggero, ben più del normale, me ne sono reso conto al momento dell’ultimo impatto, ben delicata è quella verde armatura, per permetterti movimenti incredibilmente rapidi.

Unendo ciò con la consapevolezza che un colpo lanciato in attacco non permette di usarne alcun altro per la difesa, mi ha portato alla tattica appena usata: lasciarti scagliare contro di me per poi rallentare la corsa per mezzo del mio colpo base, così che solo una minima parte del tuo assalto mi raggiungesse!", esclamò soddisfatto Wolfgang.

"Ora cedi il passo, Ummanu, poiché, per quanto non veda i tuoi attacchi, essi sono comunque inutili contro di me: i destrieri riesco a vederli, in parte, così da poterti danneggiare, riportando ferite ben meno gravi; l’auriga, al contrario, mi colpirà, ma in modo superficiale, dandomi il tempo di rifarmi contro di te. Non hai modi per vincere ormai, quindi, cedi il passo.", concluse il santo di origini tedesche.

"Sei duro d’orecchi, straniero. Non cederò mai il passo, nemmeno a seguito di queste tue giuste deduzioni e due sono le ragioni che mi incitano a combattere.", replicò con voce tranquilla Nusku del Carro Solare.

Sbuffò a quel punto il cavaliere d’argento, ascoltando quelle parole: "Già più volte ti ho ripetuto che non per mano nostra sono caduti i due amici di cui parli, né Adapa, o Ea. Traditori si trovano fra le vostre schiere, guerrieri che vi vogliono distruggere dall’interno. Sembri però sordo alle mie parole, incapace di comprendere che la fiducia assoluta che riponi nel tuo sovrano non è la stessa che anche altri vi ripongono, o che offrono ai loro di Re. Non ti ripeterò oltre tutto ciò, quindi sappi che, se proprio mi costringerai, con la forza prenderò il diritto a passare oltre, per vendicare davvero i tuoi compagni, trovando chi vi ha tradito.". Queste furono le decise parole di Wolfgang nei confronti dell’avversario.

"Interessanti parole le tue, straniero? Ti faresti carico di vendicarmi dinanzi ai traditori che ci portano a combattere l’uno contro l’altro? Strano questo tuo modo di dire, considerando che tu stesso mi uccideresti.", ironizzò Nusku, espandendo il proprio cosmo.

"Non appesantire, però, le tue spalle con i debiti di amicizia che ho verso Ninkarakk ed Aruru, quando anche vi fossero dei traditori fra noi, io non sarei stato in grado di vederli e salvare i miei compagni, o me stesso. La mia fiducia è ben posta, poiché è posta in Girru e Kusag, che mai tradirebbero Marduk, o Ea, poiché ad essi sono legati e riconoscenti, come lo eravamo io e gli amici ormai persi. Una grande famiglia sono gli Anunnaki, in cui nessuno tradirebbe alcun altro e per questa famiglia che combatto, quella è una delle due ragioni che non mi faranno perdere contro la tua tattica.

L’altra ragione è ben meno nobile, ma altresì pratica…", continuò con voce seria l’Ummanu, "come tu stesso hai detto, infatti, conoscevo bene il mio difetto e negli anni, allenandomi con Aruru, trovai come superarlo, sfruttando i consigli dell’amico più caro e le cure della più dolce, così creai una tecnica che sublima il difetto delle delicate vestigia scoperte agli attacchi nemici in fase d’attacco.

Un colpo che è d’offesa e difesa assoluta, come amo definirlo e che ora vedrai, terzo dopo Aruru e Ninkarakk, si di ciò lieto, straniero, poiché mai nessuno altro è stato vittima di questa tecnica!", rivelò deciso Nusku, espandendo il proprio cosmo ed allargando le braccia dinanzi a se.

Il cosmo riempì i palmi dell’Anunnaki, prendendo rapidamente le forme di un carro di luce, un carro immenso, ampio quanto il corridoio fra le verdi mura, incandescente di pura energia, pronto alla carica.

"Grande Carro di Luce! Avanza e spazza via ogni nemico che dinanzi a te si trova!", urlò l’Ummanu dagli occhi bicolore, scatenando l’assalto in un portentoso colpo frontale.

Troppo ampia l’energia accumulata, troppo vasta la zona da essa coperta perché Wolfgang lo evitasse, quando anche vi fosse potuto riuscire a distinguerne le movenze, troppo possente perché le Fauci del Cacciatore lo bloccassero, l’unica speranza per il cavaliere era rallentarlo: "Angriff der Jäger!", urlò di conseguenza il santo di Atena, ma a nulla servirono i segugi, spazzati via dalla carica del Carro di Luce, che tutto travolse, investendo in pieno il guerriero tedesco.

Con un urlo, Wolfgang affogò nell’abbagliante assalto nemico.

"Cani Venatici!", esclamò preoccupata Bao Xe, impotente dinanzi all’assalto diretto contro il compagno d’armi.