IL CONCILIO SI RIUNISCE

Olimpo ora imprecisata

..."Il grande dio del vino e figlio del supremo Zeus!" declamò Ganimede il coppiere degli dei.

Un uomo di alta statura allora entrò nella grande sala piena di colonne scalate.

una corona fatta d’oro rappresentante pampini e grappoli d’uva cingeva i dorati capelli del dio. Indossava una tunica corta che lasciava vedere uno dei due pettorali molto ben disegnati, così come per un addome piatto in cui solo gli addominali appena visibili rendevano il tutto molto armonioso.

Accompagnato da Arianna divenuta immortale si accinse a raggiungere il suo scranno di dimensioni minori da quello del supremo Zeus.

... "Supremo dio della guerra e i suoi figli distruttori!" disse subito dopo Ganimede.

Entrò avvolto da un mantello rosso seguito dai suoi tre figli e dalla fidata Eris dea della discordia il grande dio Ares. Anche lui si diresse verso il suo scranno attorniato dai sgabelli più piccoli di dimensioni destinati ai suoi figli e alla dea della discordia.

Di sottofondo un mix di cetre e flauti accompagnavano e distraevano le varie divinità che man mano arrivavano.

Tra di loro era presente il cavaliere leggendario della lira che come tutti i suoi successori avevano come nome Orfeo.

La sua lira emetteva suoni e note molto graditi alle divinità, tanto che lo stesso Zeus lo aveva riportato in vita donandogli un vita eterna in modo che egli potesse far gioire gli dei con la sua musica. Ma non era il solo cavaliere il cui potere derivava dalla musica a essere presente li, anche il leggendario cavaliere del flauto era presente: Marsia divino cantore di Febo Apollo. Anche da lui una soave melodia si espandeva nella grande sala illuminata come da una luce invisibile.

Alle pareti nude di pietra bianca si stagliavano pesanti medaglioni d’oro puro raffiguranti gli stemmi del grande e potente padre degli dei.

Il soffitto altissimo era sostenuto da colonne terminanti in capitelli raffiguranti i giganti il cui compito era di sostenere il soffitto-cielo che si presentava a cupole a tutto sesto al cui centro una testa di gorgone fungeva da chiave di volta.

Nel frattempo nella sala vicina e quasi adiacente alla grande sala dove gli dei si stavano riunendo, quattro cavalieri stavano interrogandosi su cosa avessero deciso gli dei in quella riunione tenuta in modo speciale e straordinariamente presieduta dallo stesso Zeus.

... "Cosa ? ho capito bene ?" replico uno dei quattro cavalieri.

"Si hai capito benissimo, penso che si siano riuniti in quanto la sconfitta di ben sei divinità tra cui i due fratelli del divino padre degli dei ad opera di Athena, abbia cominciato a preoccupare tutte le altre divinità e persino lo stesso Zeus" replicò l’altro.

"Molte divinità sono avverse a Athena, e sapendo che ora il suo esercito di cavalieri è stato quasi annullato, e che le armate delle altre divinità sono state distrutte, potrebbero decidere di attaccare sia il grande tempio che i vari santuari degli altri dei già sconfitti da Athena!" disse uno dei quattro.

"Probabilmente se ciò succederà, sicuramente sia Ercole che Dioniso si schiereranno dalla parte di Athena con i loro eserciti" disse il cavaliere.

Nel frattempo nella grande sala tutte le divinità erano quasi arrivate tutte, e si stavano apprestando all’arrivo del sommo Zeus e della sua sposa la dea del matrimonio la suprema Era.

Mancavano ovviamente Discordia, Nettuno, Apollo, Ades, Thanatos, e Hypnos, nonché la stessa Athena ancora non ritornata con i suoi cavalieri dalla battaglia combattuta nell’aldilà.

Improvvisamente uno squillo di trombe risuonò nella sala, e tutti gli dei dai loro scranni chinarono la testa i omaggio alla maestà del loro re.

Una serie di ragazzi e ragazze in peplo bianco con gioielli e dai capelli azzurri, uscirono dalla grande porta dorata posta dietro il magnifico trono di Zeus.

Recavano ciascuno/a una insegna con uno dei simboli di Zeus e della sua divina sposa.

Passarono alcuni momenti dopodiché un’aura di dimensioni enormi e terrificanti fece la sua apparizione nella grande sala colonnata.

"Sua assoluta divinità, il padre degli dei a lui inferiori, ricco di bontà, giusto e lieto, il supremo dio Zeus, e la sua maestà la grande regina degli dei la suprema Era" enunciò Ganimede.

Seguirono alcuni momenti di silenzio, e finalmente il grande padre degli dei si sedette sul suo trono di platino e oricalcon, li vicino seduta la sua sposa di un trono sebbene leggermente più piccolo di quello di Zeus sua moglie Era vestita sontuosamente di una lunga tunica di color nero e verde smeraldo con decorazioni dorate.

Prese la parola per primo come doveva essere sia di protocollo, che di importanza proprio il divino Zeus.

"Fratelli e sorelle mie, figli e figlie in questi ultimi tempi diverse si sono combattute diverse guerre sacre, che hanno reso instabile la pace e l’armonia che regnava sia sulla terra che nei cieli e nei inferi!" e continuando "come ben saprete in questi ultimi tempi mia figlia Athena ha sconfitto valorosamente i miei fratelli e anche un suo fratello il dio del sole e delle arti : il grande Febo Apollo!" disse Zeus.

"La sconfitta dei generali degli abissi e il crollo del regno sottomarino ha portato un dissesto nell’armonia che si era venuta a creare grazie al mio operato divino!" e aggiunse "...anche Ades, mio fratello di sangue e dio dell’aldilà è stato sconfitto e con lui il suo esercito di 108 spectre, nonché i suoi più fidati seguaci: Hypnos e Thanatos!" terminando con un leggero sospiro.

"Ora ho deciso che mia figlia, la mia prediletta deve rispondermi per ciò che lei ha fatto! presto sarà convocata al mio cospetto e dovrà rendere conto delle sue azioni passate! "e detto questo Zeus si risiedette e passo la parola a sua moglie .

Nella grande sala, tutti gli dei conoscevano cio che era avrebbe detto nei confronti di Athena, per la quale nutriva una grande avversione mista a gelosia.

Athena o meglio la sua nuova incarnazione era invidiata non solo dalla grande dea madre, ma anche dalla dea della bellezza Afrodite la quale seduta accanto a suo marito, il potente Efesto stava intrattenendo con un suo piede il dio dei mercanti Ermes.

Nei pensieri di Afrodite bruciava ancora la sconfitta a lei inflitta da Athena nei tempi del mito.

I suoi cavalieri, i cavalieri della bellezza uccisi e sfregiati dai cavalieri fedeli a Athena, e il tradimento del suo più bel cavaliere, la rendevano così astiosa nei confronti di Athena.

"...Adone..."continuava a pensare tra se e se la Dea della bellezza.

E continuando a pensarci, il suo cuore si riempiva di rabbia sapendo bene il motivo per cui il suo cavaliere l’aveva tradita per una dea cosi insulsa e inutile.

Dal canto suo Ermes stava godendosi quel malizioso piedino che la dea gli stava facendo e che lui stava ricambiando in modo cosi impetuoso.

Mentre la discussione si faceva sempre più accesa, Zeus in persona prese la parola e rivolgendosi agli dei disse loro:

"Penso che Athena debba essere punita per i suoi atti perpetrati per lungo tempo, e sarò io stesso a punirla nella maniera più tremenda, le toglierò la divinità in lei e la renderò mortale a tutti gli effetti" e continuando "questa sarà la punizione che toccherà a chiunque destabilizzi il mio potere!" sentenziò il divino Zeus.

"Padre Zeus le chiedo di poter punire Athena io stesso con l’ausilio dei cavalieri a me fedeli" chiese un dio.

Voltandosi tutti videro con stupore chi aveva chiesto un tale favore al padre degli dei.

Rimasero sconcertati e allibiti: Ercole, il dio della forza figlio di Zeus stesso e grande alleato di Athena si era proposto come boia di Athena.

I poteri Ercole erano molto simili a quelli del padre degli dei con il quale esso rivaleggiava in forza e strategia.

"Padre mio, concordo con te sulla decisione che hai preso nei riguardi di mia sorella, e mi voglio fare a carico della sua punizione in modo che in futuro non accada più una cosa del genere!" disse Ercole.

"Figlio mio, sei davvero sicuro di voler mettere in opera una nuova guerra sacra con la tua più grande alleata, nonché mia figlia?" ribatté Zeus.

"Si padre mio ma a patto che nessuna divinità si intrometta, perché in quel caso mi vedrò costretto a eliminarla fisicamente!" disse il dio.

"Così sia, sentenzio che mio figlio Ercole diventi la mia ira e la mia punizione verso chi ha mancato di rispetto verso non solo me, ma anche verso l’Olimpo stesso" e decretando con queste parole concesse l’incarico a suo figlio Ercole, il dio della forza.