Shaina '90 presents:

Ordine e Caos

Noi siamo coloro che mantengono il mondo in Ordine. Da tempo immemorabile gli Uomini e gli Dei combattono sulla Terra per ideali più o meno giusti. La pace è rara sulla Terra, ma anche senza pace c'è Ordine nel mondo. L'Ordine è condizione vitale per il mondo, e dall'alba dei Tempi noi vegliamo sulla sicurezza di questa condizione. Dopo un equilibrio durato ere, ciò che temevamo è accaduto. Qualcuno sta cercando di rompere questo equilibrio che dura da millenni. Ma noi lo ostacoleremo. Noi, che da sempre e per sempre combattiamo il disordine supremo in tutte le sue forme. Noi, le guerriere di Temi.

Parte I: Le guerriere di Temi

Da qualche parte, nell'infinito dello spazio e del tempo, è situato un tempio, un tempio dedicato a una dea dimenticata dai più. Ma alcuni guerrieri ancora rimangono ad onorare Temi, dea dell'Ordine. Nella sala principale del Tempio, tre guerriere erano inginocchiate di fronte alla sacerdotessa della loro Dea. Colei che le guardava con affetto era una donna senza età, dai capelli, gli occhi e la pelle così chiara da sembrare trasparente. Tra le tre fanciulle in atto di adorazione, la più alta domandò:

-O sacra messale della nostra Dea, per quale motivo ci hai chiamate? Qualche pericolo minaccia l'ordine costituito nel mondo? Illuminaci, ti prego.

La donna albina emise un grave sospiro e disse: -Figlie mie, il pericolo che corriamo non è cosa da poco. Mi è giunta voce che una casta di potenti guerrieri vuole rovesciare l'equilibrio cosmico e portare la divinità cui è devota a governare il mondo; ma ciò annullerebbe l'equilibrio che noi difendiamo da millenni, e questo non deve succedere.

-Li sconfiggeremo, Oracolo di Temi!- gridò la fanciulla che aveva già parlato. A voce bassa, una delle sue compagne domandò:

-Contro chi dovremo combattere, madre?

-I vostri avversari saranno i Cavalieri d'oro di Atena.

Un giorno come tanti era sorto al Grande Tempio, anche se solo due cavalieri potevano goderne. Ioria, possessore delle vesti del Leone, e Shaka, custode della sesta casa della Vergine, erano i soli Cavalieri d'Oro al Santuario, poichè da molto tempo il mondo viveva in pace. All'improvviso un forte vento si diffuse per il Tempio, ma Shaka e Ioria, entrambi alla quinta casa, avvertirono cosmi pericolosissimi giungere con quel soffio di Eolo. E non avrebbero dovuto attendere molto per sapere a chi appartenevano. Davanti alle dodici Case le tre ragazze fissavano quel luogo sconosciuto e pervaso da un cosmo benigno.

-é strano che in un luogo tale si annidi il male e la distruzione, non trovate?- domandò Irene.

La ragazza era sottile, tanto sottile che sembrava potesse essere portata via dal vento. I capelli rossi le incorniciavano il viso pallido, e sia i suoi occhi che la sua armatura erano di un verde brillante.

-Non importa, il nostro compito è eliminare questo pericolo e lo faremo!!- asserì Eunomia.

Costei era l'opposto della compagna. Altissima e robusta, la giovane aveva la pelle e i capelli, che giungevano fino alle natiche, di un nero d'ebano. Anche la sua corazza era scura, così come la lunga frusta che stringeva fra le mani.

Entrambe le ragazze si voltarono verso la loro terza compagna.

-Di un po', Dike, va tutto bene? Ti preoccupa questa battaglia? Non temere, siamo nel giusto, ce la faremo!

-No, non è questo. Non preoccupatevi- La ragazza fissava ipnotizzata le dodici case dello Zodiaco, e una in particolare. Non avrei mai pensato di vederle, dopo quello che è successo, pensò. La statura minuta, gli innocenti occhi azzurri e i capelli biondi contribuivano a donarle un'aria ben poco temibile, ma chiunque la conosceva aveva imparato a temere quella fanciulla dall'armatura bianca.

-Bene! Andiamo- disse Eunomia, e le tre giovani si avviarono verso la Casa del Leone, ma avevano appena fatto pochi passi che due Cavalieri d'Oro si pararono di fronte a loro.

-Chi siete, o guerriere? Avverto in voi cosmi ostili, ma sappiate che noi non vi permetteremo di avanzare- esclamò il più alto dei due.

-Non ci riuscirete, Cavalieri! Siamo qui per punire la vostra impura sete di gloria- gridò Eunomia con la foga che da sempre le era propria.

Ma di cosa stanno parlando? si chiesero i due Cavalieri, poi Shaka aggiunse: -E sia, anche se siamo solo in due, siamo pronti a combattere!

-Veramente siamo in tre, fratello.

Tutti si voltarono verso la sorgente di quella voce inaspettata, e Dike sentì assieme una grande gioia e un'immensa disperazione.

-Shura! Cavaliere del Capricorno, anche tu qui!- esclamò felice Ioria.

Ma Shura non lo ascoltava. Tutto se stesso era impegnato in un muto dialogo con una donna che non avrebbe mai pensato di rivedere. Dike a sua volta lo fissava impassibile, ma con un'enorme tristezza in fondo allo sguardo.

-Volete dirci chi siete?- disse Aiolia, rompendo quella sensazione di attesa.

-é semplice, Cavaliere- spiegò Eunomia -Noi serviamo Temi, la Dea dell'Ordine. Badate bene, Ordine non vuol dire pace, perchè anche la guerra contribuisce a creare l'equilibrio. Ogni cosa deve convivere con il suo opposto, bene e male, paradiso e inferno, gioia e tristezza, yin e yang. Spesso è grazie a Temi che Atena, la vostra Dea, ha potuto avere la certezza di inviare Cavalieri come voi a combattere cause giuste. Ma ora voi e la vostra sete di dominio state cercando di rompere quest'equilibrio, e noi dobbiamo impedirvelo. Noi siamo adibite al culto delle Ore, le figlie di Temi, sue alleate nel mantenere il mondo in Ordine. Eunomia, la disiplina per tutti gli esseri del Mondo. Dike, la giustizia che crea l'uguaglianza perpetua, Irene, la pace degli elementi, non quella degli Uomini che voi scioccamente dite di difendere creando altre stragi.

-Non è vero, vi hanno mentito, noi siamo protettori della Giustizia, non aneliamo ad alcun potere!- gridò veemente Aiolia.

-Dike...- mormorò Shura -Com'è possibile che proprio tu ostacoli la giustizia? Cosa ti è successo, amica mia?

-Smettila di tormentare la nostra sorella!- disse Irene, vedendo che Dike esprimeva un dolore enorme. -é giunta l'ora della vostra sconfitta!

Irene alzò le braccia al cielo, imitata da Eunomia e da una reticente Dike.

-Io ti invoco, o mia Dea; dacci la forza di sconfiggere coloro che sfidano l'ancestrale ordine delle cose.

Il tempo parve fermarsi.

Sprigionando il potere per trasportare le sue guerriere e i loro avversari nel tempio in cui si trovava, la sacerdotessa albina sorrise: tutto stava andando secondo i piani. Povere sciocche, avevano creduto nella storia da lei inventata e presto sarebbero perite portando con loro i Cavalieri d'Oro, ultimo barriera contro il suo potere, dopo eoni. E dopo Capricorn, Leo e Virgo sarebbero periti anche gli altri, in nome di un ideale che avrebbero inutilmente difeso.

-Dove siamo?- chiese Shaka. I tre Cavalieri capirono di trovarsi nel tempio di Temi, anche se non vi erano mai stati. La stanza in cui si trovavano era vuota e spoglia, e lungo le pareti si aprivano tre corridoi oscuri. -Penso che ognuno di noi dovrebbe affrontare una delle guerriere di Temi, e prendere quindi uno di questi corridoi. Io vado in quello di destra- decise Ioria, e lasciò i due fratelli, scomparendo oltre una delle porte. Shaka e Shura rimasero in silenzio per qualche istante, poi Virgo domandò:

-Shura... quella fanciulla bionda... mi è sembrato che la conoscessi. Puoi dirmi chi è?

Il Capricorno fece un sorriso triste che raramente appariva sul suo viso: -Era una mia amica. Anzi, di più. Ma non la riconosco più, la Dike che conoscevo io non si sarebbe mai posta come nemica della giustizia.

Senza dire altro entrambi i Cavalieri si inoltrarono per le loro vie.

Aiolia non avrebbe saputo dire per quanto aveva camminato. Inoltre non riusciva a vedere nulla, perchè il corridoio era buio. All'improvviso udì uno schiocco, e qualcosa lo colpì sul viso, causandogli un taglio superficiale alla fronte.

-Stai attento alla mia frusta Cavaliere, ma sappi che non è l'unica tecnica di cui dispongo!

A quelle parole sbucate dal nulla Ioria si accorse di poter vedere l'ambiente come se fosse illuminato a giorno. Era giunto in un'altra stanza, piena di fiaccole e abbellita da antichi arazzi alle pareti. Al centro della stanza Eunomia, la guerriera dall'armatura nera, lo fissava decisa.

-Io sono una guerriera di Temi, e difenderò la mia Dea e il mio Ordine dalla vostra minaccia, Cavaliere di Atena!

-Non è così, sei stata ingannata, la mia dea non aspira affatto alla conquista della Terra.

-Taci! Basta parlare, ora, affrontami!

Nel dire questo la giovane fece saettare la frusta, e Ioria non fu abbastanza lesto ad evitarla, ritrovandosi così il laccio attorno al collo. Per quanti sforzi facesse però, non riuscì a liberarsi. Quando poi toccò la frusta, si ritrovò la mano ustionata.

-Pensavi che fosse una semplice frusta, Cavaliere? La mia arma è stata benedetta da Temi, non c'è niente che tu possa fare per liberarti! Onda d'urto!

Attraverso il laccio della frusta una spaventosa energia raggiunse il corpo di Ioria, che si ritrovò a terra. Il laccio continuava a stringere, e Ioria temette che sarebbe morto soffocato. Eunomia utilizzò su di lui la sua tecnica ancora due volte.

-E ora preparati per il colpo di grazia, cavaliere del Leone! Onda...

Non fece in tempo a terminare la frase, perchè Ioria d'improvviso si rialzò, afferrò la frusta e se la sfilò con facilità, per poi colpire l'avversaria con il Sacro Leo. Eunomia si ritrovò contro il muro, mentre la sua frusta era sul pavimento, spezzata, inservibile.

-Ma cosa...!?- mormorò la guerriera di Temi -Cosa è successo? Com'è possibile che la mia frusta non abbia avuto effetto su di te?

-é semplice- spiegò Ioria -La troppa fiducia nella tua arma ti ha tradita. Vedi, dopo che hai lanciato l'Onda d'urto il potere che attraversa la tua frusta si esaurisce per qualche secondo, per questo sono riuscito a toccarla senza farmi male. Tu non te ne sei mai accorta, così come i tuoi precedenti avversari, perchè sei abituata a lanciare attacchi in rapida successione. Ora sei disarmata!

Con sorpresa di Ioria, Eunomia scoppiò a ridere. -é vero, cavaliere, hai reso inoffensiva la mia arma, ma non credere che sia finita! Ora assaggerai la mia tecnica migliore.

Ma in quel momento un dolorosissimo fischio si materializzò nella mente di Eunomia, come un sottile taglio che spacca in due un lago ghiacciato... cosa mi succede? pensò la ragazza, basta pensare a questo, la cosa più importante è combattere.

La giovane strinse le mani davanti al petto, e dai suoi palmi chiusi prese a crearsi una sfera di luce, che ben presto si trasformò in un enorme fascio luminoso. Contemporaneamente anche Ioria preparò di nuovo il Sacro Leo.

-Perirai, Cavaliere, per mano mia e della mia fedeltà verso la mia Dea! Punizione dei cieli!

-Per il Sacro Leo!

Entrambi i Cavalieri si ritrovarono a terra, sentendo le forze che lentamente uscivano dai loro corpi... due Cavalieri che forse si assomigliavano più di quanto loro due sospettassero.

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-Ben arrivato, Cavaliere della Vergine.

Furono queste le parole che accolsero Shaka, e il Cavaliere fu stupito nel ritrovarsi nel giardino che si trovava nella sua casa. -L'ho ricreato apposta per te. Ti piace?

Irene stava tranquillamente seduta sull'erba del prato e sembrava non avere nessuna intenzione di combattere.

-Non tentare di imbrogliarmi, Cavaliere di Temi! Combatti con me!- esclamò Virgo.

-Non vorrei farlo. Ma lo farò- rispose la giovane. -Vedi, Shaka, io rappresento la Pace. E vorrei conservarla, ma per farlo devo romperla combattendo contro di te.

-Stai sbagliando- disse Shaka addolcendo il tono -Noi non desideriamo attaccare la vostra Dea...

-La pace degli elementi...- sussurrò Irene senza dare peso alle parole del suo avversario -Lo ha detto Eunomia, ricordi? Non sbagliava. Io sono colei in cui gli elementi trovano l'armonia... fuoco... acqua... terra... aria... e fulmine; sono in mio potere e ora tu assaggerai il loro potere! Preparati! Fiamma eterna!

-Abbandono dell'Oriente!

Un'enorme fiammata si sprigionò dalle sue mani giunte... il colpo di Shaka riuscì a frenarla per miracolo... e i due guerrieri si trovarono di nuovo al punto di partenza.

-Perdonami, Cavaliere... forse se tu non fossi così potente avrei modo di spiegarti... ma l'unico modo che ho per evitare che tu mi sopraffaccia è renderti inerme... perdonami...per il Sacro Virgo.

Shaka aprì gli occhi, e diresse il suo colpo dall'immane potenza su quella ragazza... che riuscì a creare un muro invisibile a sua difesa, nonostante un dolore terribile l'avesse presa alla testa. Ma coraggiosamente non vi diede peso e capì di aver raggiunto il suo scopo: il suo avversario non aveva tollerato di aver fallito e ora stava aumentando il suo cosmo per colpirla con maggiore potenza; aumentare il suo cosmo fino a perderne il controllo.

-Shaka! Questo è il mio colpo più potente, sei il primo che mi costringe ad usarlo! Lode a te, Cavaliere della Vergine! Unione degli elementi!!

Il colpo finale... l'unico che avrebbe impedito al potere smisurato di Shaka di distruggere quel luogo sacro... fondendosi con esso. Irene cadde a terra, accanto al suo avversario, felice. Felice per aver raggiunto, in quel luogo idilliaco e a costo della vita, un brandello della pace di quella pace che non esisteva sulla terra, ma solo li dove vivono gli Dei. Quella pace di cui lei portava il nome.

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Lei era brava quanto lui, lo era sempre stata. Erano sempre i primi in tutti gli esercizi, e i maggiori candidati all'armatura, amici ma in sottile competizione. Eppure lui, che era l'unico che a volte la batteva, era il suo migliore amico, il suo confidente, il suo sostegno nei momenti di sconforto. L'uomo cui si sentiva più vicina. Ma quel giorno, l'ultima prova, lui l'aveva battuta con una mossa ai limiti dell'irregolarità... e aveva conquistato l'armatura. Lei era sola, senza un posto dove stare o un amico, e tutto le era crollato addosso. Aveva vagato a lungo, da sola, finchè quel remoto ordine non l'aveva raccolta e quella divinità l'aveva curata come una madre. Il suo cuore aveva ritrovato la serenità, aveva capito che quello era il suo posto, lei e le sue sorelle erano una cosa sola, non sarebbe mai tornata indietro. Eppure, quando lo aveva visto, tutte le sue incertezze erano tornate a farsi sentire. Quando l'aveva visto, per un attimo si era sentita inti midita: era diventato un uomo, alto, forte, bello e, ne era sicura, fedele. Il Cavaliere d'Oro del Capricorno. Potrei essere io, aveva pensato subito dopo. Non merita quell'armatura, ha tradito la giustizia assieme ai suoi fratelli per sete di potere. Questo pensava Dike aspettando il suo avversario.

Anche Shura stava pensando più o meno le stesse cose. Non era possibile che Dike, la sua Dike avesse ripudiato i suoi propositi di giustizia. Era stata sicuramente tratta in inganno. La vide davanti a se, più grande, più matura di quando avevano terminato l'addestramento. Più bella.

-Dike...

-Non parlare! Non hai il diritto di dire nulla! Io mi fidavo di te, tu mi hai insegnato a credere nella giustizia e poi l'hai tradita. E ora ti punirò!

Shura sospirò e sperò di riuscire a fermarla senza farle male. -E va bene. Preparati.

Si misero in posizione, e Dike attaccò per prima. I suoi colpi erano rapidi, precisi e veloci.. e Shura la ammirò, era migliorata ancora: capiva che non avrebbe potuto batterla senza ucciderla e senza dare fondo a tutte le sue capacità, così rispose ai suoi colpi con la stessa decisione.

La situazione si mantenne sostanzialmente in parità, finchè Shura riuscì a bloccare Dike a terra. Nonostante i buoni propositi cercò di farla ragionare.

-Dike, ti prego, credimi, io sono ancora fedele alla giustizia, ti hanno ingannata, siete voi dalla parte del torto!

Dike non rispose se non con un sorriso sprezzante, che però si gelò sulle sue labbra quando incontrò gli occhi di lui: quegli occhi profondi e buoni, quegli occhi scuri eppure limpidi come la sua anima. Un fortissimo dolore alla testa la prese all'improvviso, e per scacciarlo via una nuova voglia di combattere la possedette. Riuscì a liberarsi dalla stretta di lui, si allontanò di qualche passo e gridò: -Shura, ora assaggerai il mio colpo più potente... Fendente ancestrale colpisci!

La giovane allungò le braccia, mentre i capelli biondi turbinavano attorno al suo viso. Dalle sue mani partirono rapidissimi due fendenti che si allargarono a coprire tutto lo spazio tra le sue braccia. -I miei fendenti ti attaccheranno insieme, non avrai la possibilità di evitarli! Addio, Shura!

Ma il Capricorno non aveva alcuna intenzione di evitarli. I colpi gemelli di Dike lo colpirono, ma la giovane si ritrovò la lama di Excalibur piantata nel centro esatto del suo corpo, in mezzo ai seni. Non sentì dolore. Semplicemente una sensazione di gelo quando le parve che un velo di menzogna fosse caduto dai suoi occhi e si rese conto di ciò che aveva fatto.

-Shura...!

Il Cavaliere cadde in ginocchio, e lei gli strinse la testa tra le braccia: -Perdonami, io...

-Non preoccuparti- rispose Shura con voce dolce -Sei diventata una guerriera eccellente, e questo ti fa onore. Ti ho colpita solo perchè era mio dovere di Cavaliere affrontarti.. da pari a pari. Non ho timore di morire, ma ti prego, ti supplico, in nome della nostra amicizia, sii sempre giusta, liberati dal giogo che ti tiene incatenata!- tacque, perdendo conoscenza.

-Shura! SHURAAA!! Ti prego non morire!- singhiozzò la giovane donna -Non mi lasciare di nuovo!

-Cosa aspetti, Dike? Finiscilo!

Dike si voltò di scatto. Di fronte a lei c'era la sua sacerdotessa, che la guardava con un'espressione nuova negli occhi di neve. Un espressione che la fece rabbrividire.

-Ma milady, ormai è innocuo, non c'è bisogno di... la Dea non lo vorrebbe...

-Stupida ragazza... non capisci che Temi è solamente una divinità inferiore? L'equilibrio è solo per coloro che non hanno il potere di governare, la supremazia spetta a quelli che il potere ce l'hanno... quelli come me!

E sentendo il cosmo della sacerdotessa mutare e crescere spaventosamente, Dike comprese che quella lunga battaglia non era ancora cominciata.

Parte II: Il Caos

Anche se non l'aveva mai avvertito personalmente, Dike capì a chi apparteneva il cosmo che aveva davanti.

-Mi hai riconosciuto, piccola guerriera? hai capito chi ha preso il possesso della vostra madre spirituale? La vostra Dea ha cercato di avvertirvi attraverso quel fastidioso sibilo nelle vostre menti, ma non ha potuto fare nulla contro di me, la sua Nemesi...Si, io sono il Caos.

Il Caos... una delle primitive divinità create nel mondo, l'antitesi dell'ordine, la quintessenza dell'equilibrio spezzato. Colui che precipitava il tutto in una voragine senza regole, in un mondo popolato dal disordine assoluto. Da sempre il Caos e Temi lottavano per difendere o distruggere l'Ordine nel mondo.

Dike aveva appena realizzato chi si trovava di fronte quando un colpo potentissimo la colpì allo stomaco, facendola cadere a terra.

-Rialzati! Sciocca ragazzina, ora morirai, perchè sei l'ultima che si oppone al mio progetto di dominio. Caos Infernale!

-Fendente ancestrale!- gridò la ragazza a sua volta, ma il colpo non ebbe alcun effetto e Dike venne colpita dall'enorme potere del suo avversario.

-No... io non mi arrenderò!- gridò ancora la giovane -Pagherai per quello che hai fatto!! Tu hai preso possesso di colei che mi ha trattato come una figlia e hai fatto morire le mie sorelle e colui che mi ha insegnato a credere nella giustizia! Per causa tua ho ucciso l'uomo che amavo!

Quelle parole le erano uscite dalla bocca inavvertitamente, ma Dike si rese conto di quanto fossero vere e dettate dal profondo del cuore. E questo rese ancora più forte la presa che le serrava il cuore.

-Fendente ancestrale!!- gridò ancora, ma la sua avversaria fermò il colpo con una sola mano.

-Dovresti saperlo... un colpo funziona una volta sola contro uno stesso avversario. Per questo tuo errore vai a raggiungere la tua Dea!

Il colpo diretto verso il tuo cuore sembrava inarrestabile, ma Dike non ne venne neanche sfiorata. Qualcuno si era intromesso e l'aveva protetta col suo corpo.

-Tu!- gridò sorpresa la donna albina -Sei ancora vivo, Cavaliere del Capricorno?

Dike non voleva credere ai propri occhi, ma era proprio Shura in carne ed ossa quello che si ergeva davanti a lei, sofferente ma ancora vivo.

-Tsk... pensavi ci volesse così poco per mettermi fuori combattimento? Preparati, malvagia divinità, ora tornerai nel limbo da cui sei uscita!

-Esatto!

Con quella parola, anche Eunomia ed Irene entrarono nella stanza, seguite da Shaka e Aiolia.

-Abbiamo sentito il tuo cosmo malvagio pervadere il tempio, e abbiamo capito che combattere tra di noi era inutile quando il nostro avversario era un altro- disse Virgo.

Dike e Shura si guardarono, e quella magia di tanti anni prima che permetteva loro di capire i rispettivi pensieri con un semplice sguardo funzionò ancora una volta: in quegli occhi che tanto amava, Dike vide che Shura non le portava rancore, ma la esortava a difendere ancora la Giustizia.

-E così vorreste affrontarmi tutti insieme? E va bene, uno o mille avversari non fa alcuna differenza per me. Avrete l'onore di essere uccisi da una vera divinità.

A quelle parole tutto il suo essere sembrò tremare e il corpo della sacerdotessa cadde a terra; a ergersi davanti agli attoniti cavalieri era ora il vero spirito del Caos. Non era ne uomo ne donna, ed i suoi lineamenti erano di una malvagia e tremenda perfezione: i capelli, gli occhi, l'armatura, tutto era nero come il Tartaro.

-State indietro, questa è una cosa che riguarda solo noi!- esclamò Eunomia e Shura e i suoi fratelli si fecero da parte, pur pronti ad intervenire. Shura si sentì fiero di Dike: era davvero maturata, e la sentiva vicina a se come non mai, in un modo davvero speciale.

-Si, Cavalieri, lasciatele libere di andare incontro alla morte- sogghignò il Caos -E per evitare che vi intromettiate...

Dalla sua mano uscì un lungo filamento luminoso, che imprigionò i tre Cavalieri.

Le tre giovani si strinsero l'una all'altra, e per la prima volta, in quella situazione di estremo pericolo, si sentirono parte di uno stesso spirito, felici per aver condiviso tante difficili battaglie. L'antica divinità non diede loro il tempo di prepararsi: -Caos infernale!!

In una frazione di secondo Eunomia ed Irene trasmisero il proprio potere a Dike che riuscì, grazie ad esso, a respingere il colpo divino.

-L'hai detto tu stesso, Divinità.. un colpo funziona una sola volta su di uno stesso avversario!!

-Insolente!! Ora vedrete!

Il Dio stava per lanciare nuovamente il suo colpo, quando qualcosa bloccò il suo braccio. Era una mano pallida e dolce, ma dotata di una grande forza... una mano colma di saggezza e divina forza. Nel guardare quella figura irridescente comparsa al fianco del loro avversario, le tre fanciulle non poterono trattenere le lacrime... era colei che mai avevano avuto l'onore di vedere, ma che da sempre portavano nel cuore... Meti, la loro Dea, la loro Madre.

-Figlie mie- esordì la Dea -Non temiate di affrontare questo avversario, perchè io sono con voi, e nessuno potrà vincere la forza che viene dalla giustizia! Siate forti... amate figlie mie...

E la dea sparì. Il Caos, che per tutto il tempo era rimasto ad osservare sbalordito la scena, fece un ghigno.

-La vostra Dea è apparsa per confortarvi nell'attimo nella vostra morte.. non temiate, la raggiungerete presto!

Le tre non risposero, e Shura, nel guardare Dike, ebbe paura. Perchè in quegli occhi azzurri così teneri e gentili, come in quelli verde smeraldo e nero ebano, vi era qualcosa di magico, il riflesso di una goccia di immortalità che vibrava nei loro corpi. Con un gesto simultaneo Eunomia, Dike e Irene allungarono il braccio destro e avvicinarono i palmi. Aiolia, Shaka e Shura sentirono a loro volta i loro cosmi donare la loro forza a loro:

-CANTO DIVINO!!!

Una luce immensa riempì l'edificio, e tutti i cavalieri sentirono il cosmo del Caos dissolversi, ascoltando comunque la sua ultima minaccia:

-Per stavolta avete vinto, Cavalieri.. ma io ritornerò... ho aspettato tanto, posso farlo ancora.. aspettate...

Dike sapeva che quelle non erano vuote parole. Ma lei sarebbe stata pronta a combattere, quando sarebbe stato il momento.

Sorreggendo il corpo esanime ma finalmente libero della Sacerdotessa, Shaka, Aiolia, Eunomia e Irene uscirono dalla stanza, lasciando Shura e Dike da soli. I due si fissarono per qualche istante, poi Dike iniziò:

-Io... devo chiederti scusa, Shura... perdonami se ho dubitato di te...

Le parole le morirono in gola quando si sentì stringere contro il corpo di lui, le guance bagnate dalle lacrime.

-Cos'è la Giustizia? Come posso sapere che la causa per cui combatto è giusta? Me lo chiedesti tu, tanti anni fa... e io ti risposi: Non c'è un modo per capirlo... devi sentirlo dentro di te. E tu ora l'hai capito. Sono fiero di te, Dike.

I due giovani si guardarono negli occhi; occhi in cui brillava una promessa eterna di amore infinito.

Shaina '90, 21-09-05