Sesto Episodio - Le Tredici Stanze -

Estasiato dalla prima stanza, Cooney, fu rapito anche dalla seconda. Essa era differente dalla precedente. La pianta era il Sorbo, ne era certo. Le alterne foglie si incrociavano in una perfetta armonia, tanto da chiudere il tetto. Miriadi di fiori bianchi e crema si alternavano a frutti rosati o rosso acceso. Erano ovviamente le parti inferiori, radici e tronco a dare vita al pavimento e alle tondeggianti pareti. Le macchie che in queste si creavano erano davvero uniche. Come prima la luce era ovunque e le ombre non potevano esistere. Ma non era fastidiosa agli occhi!

"Siamo nella stanza di Luis, il Sorbo. Essa è presieduta da Celider, uno scozzese tutto d’un pezzo. Sembra antipatico all’inizio, ma ti accorgerai che la prima impressione con lui non conta." Sorrise.

Cooney trovava in quella donna qualcosa di innaturalmente repellente. La sentiva come una sua nemesi, contraria al suo essere, era sincera, troppo per i suoi gusti!

Questa volta si mosse subito e con Ceridewna si diresse alla terza stanza.

Era perfetta. Un tronco grigiastro sembrava essere il dominatore di tutta la parte della parete e in cima miriadi di foglioline si sovrapponevano, rendendo la stanza una piccola foresta o meglio uno strano bosco!

"benvenuto nella Stanza del Frassino, quella che presiede Edener di Nion. Anche lui è assente, in tempo di pace bastano pochi di noi e quindi o per missioni o per riposo molti rimangono assenti alcuni giorni, spero tu non sia deluso da questi luoghi." Sorrise compiaciuta dalle espressioni dell’altro.

"Direi che non potrei vedere niente di più bello!" Era sincero nel dirlo, cosa rara per lui.

Arrivati nella quarta stanza vi furono molte novità. Infatti oltre a meravigliare ulteriormente Cooney, con le sue bellissime pareti bruno grigio fatte di una corteccia meno regolare e un collegamento al soffitto con rami irregolari per decretare un dominio di foglie tonde di un verde luminosissimo nella cima. La stanza oltre la sua già naturale meraviglia non era vuota. In essa vi era un uomo enorme e possente, sicuramente alto due metri e mezzo, sembrava un Gigante della mitologia Greca. Indossava un’armatura della stessa natura di quelle di Cooney e di Ceridewna. Essa era del coloro della corteccia, grigio brunastro, imponente e solida. Erano le stesse venature dell’albero a decorarla e l’elmo, una sorta di protezione medioevaleggiante era del colore delle foglie. Uniche esternazioni erano delle grosse radici irregolari nella parte finale degli schinieri e degli strani rami nelle parte dei bracciali verso le mani. Cooney era scosso dalla mastodontica imponenza di quell’uomo, sarebbe stato in grado di prenderlo con una mano sola!

"Cooney, questo è Bowen, guardiano della stanza di Fearn, l’Ontano. Bowen Questo è Cooney, il nuovo guardiano di Gort, sono lieta di presentarvi!" I tre si guardarono per qualche istante.

La mano di Bowen si mosse verso Cooney, che reagì d’istinto e protese la sua per evitare strani tipi di saluti. La stretta era d’acciaio, davvero forte, ma c’era da dubitarne?

"Bene ragazzo, sono lieto di conoscerti. Quella stanza dell’Edera era vuota da troppo tempo, spero noi si diventi grandi amici! Ti presento Sedrick di Ailm, l’Ogham Knight dell’Abete Argentato, mio grande amico!" Un ragazzo alto, quasi due metri, ma vicino all’altro era passato inosservato. Era molto bello, dei capelli argentati e una carnagione dorata, il tutto condito da due splendidi occhi azzurri. Sarebbe potuto essere un modello e ciò non piaceva a Cooney, troppo bello per un guerriero. Sarà stata l’ironia, ma l’armatura era molto simile a quella del suo amico. Era argento e marrone, il primo dominava in tutto, mentre il marrone era un decoro. Anch’egli aveva un elmo dal verde, ma meno luminoso, colore. Sembrava la perfetta armatura per andare in battaglia, compatta e poco ingombrante. Copriva bene le gambe, le braccia e il petto. Non aveva protezioni alle spalle e nella parte finale dell’addome e nell’inguine. Anche l’armatura sembrava uscita da una rivista di moda del perfetto guerriero. Aveva l’elmo in braccio e sorrideva contento di conoscere un nuovo amico, ma erano tutti così gentili? Cooney ne era come sconvolto, tanta ingenuità in gente che era addestrata alla difesa la rendeva inutile, non avrebbe faticato in niente! Anche lui sorrise, ma per un’altra ragione, poi strinse la mano. Gelida e fredda come l’inverno, non se lo aspettava. C’era qualcosa di particolarmente avverso in quel giovane, tanto che Cooney faticò a rimanere impassibile! "Il piacere è tutto mio Sedrick!" Il suo sorriso sembrava sincero, ma in se cercava delle risposte alla strana sensazione che aveva provato.

Dopo alcuni piccoli scambi di cortesie i quattro si separarono e Ceridewna scortò Cooney verso la quinta stanza. Anche in questo caso era impossibile non sospirare nel vederne la bellezza. Era costellata di salici, che salivano verso il soffitto nella solita unione dei trochi nelle pareti. Ma in questo caso, fili dei rami fogliosi scendevano verso il pavimento, generando dei tenui bagliori accattivanti. Alla parete, scostato e disinteressato vi era il guardiano della stanza. Era alto meno di Sedrick, ma non di molto, capelli rossicci, occhi azzurri e una pelle non molto chiara. La sua armatura era nelle braccia e nelle gambe un perfetto intreccio di rami di salice. Una struttura più resistente era invece preposta sul pettorale, decorato da rune, sulla cintura e sull’elmo che era appoggiato a terra, come abbandonato. Il nuovo Lord sembrava diverso, in lui Cooney vide qualcosa di se. La bellezza dell’uomo non era terribilmente innocente e pura, ma tagliente e oscura. Li guardava con sufficienza, come se non fossero degni di lui, ma allo stesso modo, curioso di sapere chi era colui che indossava l’armatura abbandonata. "Cooney, ti presento Bellimar di Saille, il Salice. Lui è il guardiano di questo luogo e il nostro esperto di iscrizioni mistiche. Bellimar, questo è Cooney di Gort, il nuovo Ogham Lord che ci ha raggiunto." Non ci fu subito una risposta. I due appena presentati si squadrarono senza troppo interesse, ma allo stesso tempo stavano sondando il terreno. Cooney trattene un sorriso, nell’osservare il viso turbato della sua accompagnatrice alla reazione del proprietario del luogo. Poi Bellimar avanzò piano, deciso e lento, tese la mano a Cooney sorrise, fece un cenno del capo e con cortese arroganza fece cenno alla porta con la mano, come a invitarli a uscire. Ceridewna stava per parlare, ma Cooney rise leggermente, la prese per mano, annuì e si avviò. Era forse nata una oscura amicizia?

Rincuorato per il nuovo conoscente, Cooney affrontò con tranquillità la sesta stanza. Era diversa dalle alte. In essa moltissime foglie, con piccoli tronchetti, si compattavano una all’altra. La loro forma seghettata e i colori molto vivi la rendevano particolare. Alcuni frutti fuoriuscivano, ma non erano bagliori diversi da quelli della parete questa volta. La stanza era vuota e Ceridewna gli spiegò che era la casa di Hoult, il Biancospino, e che la sua guardiana era una certa Daurdabla, l’avrebbe conosciuta dopo l’incontro con il Campione del Tempio, poiché si trovava li attorno a istruire i giovani aspiranti Ogham.

La settima stanza fu un altro contrasto. Grosse querce svettavano verso l’alto, generando un soffitto di foglie da cui trapelava la luce, simile a quella del sole in una foresta. Era la stanza di Druir, la Quercia.

Simile alla sesta stanza era l’ottava, quella di Tinne, l’Agrifoglio. Essa aveva delle varianti in colori e luci, ma non ne era diversa nella composizione.

L’ottava era circondata da noccioli, che come gli altri alberi disponevano tronchi alla parete circolare e foglie al soffitto, ma i frutti sembravano cadere, per scomparire poi nel pavimento e generare degli strani bagliori marroncini. Il luogo sembrava uscito da una cartolina del mondo delle fate. Tutto era lucidamente illuminato e ogni cosa era magica almeno all’apparenza. Nel centro vi era un uomo, alto come lui, con dei lunghi e stranamente lisci capelli rossi. I suoi occhi erano come il ghiaccio e la sua pella era quasi trasparente. Magro, sottile, ma non delicato da sembrar fragile. Indossava un’armatura di color marrone, con dei sottili bordi, grigio argentati. Un pettorale imponente ma ben vestito, che arriva a coprire le spalle. Due bracciali, simili a ghiande, mentre i gambali sembrano un compatto di foglie simile a un impacco. In testa portava un diadema, fatto di foglie e rami, simili a quelli delle fatine, ma con al centro una ghianda, lavorata e composta come a sembrare una corona. Sembrava un re in attesa della corte, che in realtà sembrava esserci. Protendeva le mani, verso delle creature leggermente luminose, con ali da libellula o farfalla e sembrava essere intento a conversare con esse. Girandosi verso di loro sorrise lievemente.

"Felice di conoscerti Cooney di Gort. Io sono Pathrick di Coll, il Nocciolo. Perdona se non posso intrattenervi, ma le mie piccole amiche hanno poco tempo e molte cose da dirmi, ci rivedremo più avanti, non mancheranno occasioni." La sua voce era tenue e delicata, quasi femminea, ma in qualche modo affascinante.

Non vi era modo per dire cosa sembrasse costui. Cooney e Ceridewna si guardarono e nessuno dei due disse niente di più che: "A presto." Sconvolti dalla conoscenza e dalla reazione si mossero verso la Nona stanza.

Entrarono quindi nella stanza Di Muin, la Vite. Era meravigliosamente diversa dalle altre e estremamente opposta alla precedente. Intrecci di viti si diramavano in tutta la stanza, generandone le pareti e poi chiudendosi nella parte fogliosa sul soffitto. Una luce cupa illuminava in maniera poco chiara le forme della stanza. Mentre i frutti della pianta sembravano essere delle lampadine di oscura luminosità. Non era certo accogliente all’apparenza, ma era anche molto affascinante, specialmente per Cooney! Poi un movimento repentino lo mise in allarme. Due piccoli bagliori nell’ombra, gli occhi di una persona, era un cavaliere guardiano, Cooney lo percepiva. Li stava guardando con aggressività e incuteva un certo timore.

"Non guardarlo, procedi. Lui è Terden, il guardiano della stanza. Abbiamo perso la sua mente anni fa con il suo addestramento. Ma è un perfetto guerriero e fedele al nostro signore, usciamo!" Ceridewna parlò a bassissima voce nell’orecchio di Cooney!

I due si allontanarono come minacciati da una belva feroce e arrivarono alla Stanza successiva!