CAPITOLO VIII

Il sesto senso

 

Q

uella mattina fu Hilda in persona a svegliarlo. Hyoga non rispose subito, e quando finalmente si svegliò, la fece entrare perché doveva prepararsi.

La sacerdotessa s’accorse subito del suo labbro gonfio, eredità della scazzottata della notte precedente, e della sua aria stanca. Mentre facevano colazione, lei si lamentò del fatto che Freyr era a tutti gli effetti uno sciagurato, un superficiale che non era capace di fare altro che la guerra.

‹‹Non è possibile! Lo lascio solo un attimo e lui cosa fa? Ti coinvolge in una rissa! Inaudito!››.

‹‹Net, Hilda, non è stata colpa sua››.

Senza scendere nei dettagli, Hyoga raccontò la loro disavventura, ma Hilda, prevenuta nei confronti di suo fratello, non sembrò soddisfatta.

‹‹Apprezzo il tuo tentativo di difenderlo…Ma non avrebbe dovuto comunque portarti in un posto del genere, frequentato da ladri e tagliagole!››. Poi Hilda lo accompagnò nella sua stanza e gli ordinò di non muoversi. ‹‹Torno subito!››.

Dalle finestre filtrava la gelida luce del sole, nascosto dietro a bianche nuvole che si muovevano veloci spinte da folate di vento ghiacciato e proiettavano la loro scura ombra sulla terra e sui monti. Sorrise, pensando al tempo in cui viveva in Siberia, in un mondo dove ogni cosa era candida e coperta di neve fresca, dove tutto era immacolato e silenzioso. Quando ritornò alla realtà, nel sentirsi chiuso entro quattro mura, avvertì un senso di costrizione che lo rese insofferente, tanto più che Hilda tardava a tornare. Stava giusto pensando di andare a cercarla quando lei arrivò.

‹‹Scusami, caro, se ti ho fatto aspettare ma pare che io sia circondata d’incompetenti! Stanno tutti impazzendo per il banchetto. Per fortuna che c’è Freija!››.

Hyoga s’irrigidì tutto, e cominciò a strofinarsi le mani.

Adesso è il momento giusto…

‹‹…››.

Non riuscì nemmeno ad aprire la bocca che Hilda l’aggredì con le sue premure, interrompendolo.

‹‹Seduto!›› ordinò obbligandolo a sedersi su una delle poltrone. Poi gli mise in mano un boccale pieno. ‹‹Bevi questo, tutto d’un fiato. Sei pallido…››.

Hyoga obbedì, ma si lamentò restituendo il boccale vuoto. ‹‹Ba! È amaro come il fiele!››.

‹‹Se sono davvero efficaci, tutte le medicine sono amare!›› disse Hilda, prendendo una bottiglia e versando un po’ di liquido su un fazzoletto. ‹‹Premi questo sulla ferita al labbro, la disinfetterà e farà passare il gonfiore››.

‹‹A! Sžigáet !››. (1)

‹‹Tieni premuto››. Hilda sorrise. ‹‹Adesso capisco perché tutti credono che tu sia un Rus››.

Tamponando il taglio con mille smorfie, Hyoga espresse il suo disappunto.

‹‹Ancora con questa storia del Rus! Almeno non mi chiamano più utlänning, è già un passo avanti. Ma ho un nome, per Dio!››.

‹‹Vedi di non nominarlo troppo, il tuo Dio›› intervenne Hilda bruscamente.

Hyoga si schiarì la gola, mentre gli tornava in mente la lunga chiacchierata con Freyr.

‹‹Scusami, Hilda…mi è scappato…››.

‹‹Nessun problema con me, tesoro›› spiegò Hilda tornando serena. ‹‹Fa attenzione, però. A sventolarlo in giro, troveresti sicuramente qualcuno che non lascia correre senza conseguenze. Purtroppo per te, poi, qui i soprannomi sono un’etichetta difficile da scollare. La maggior parte degli uomini, e talvolta anche le donne, ha un soprannome ben più caratteristico del nome…Helgi il Prode, Heimdallr il Custode…Hermóðr il Placido…››.

‹‹Il fabbro della birra, il Trafficante, il Mezz’orecchio…Sì, credo d’aver afferrato il senso››.

‹‹Ah!›› sospirò Hilda, scuotendo la testa. ‹‹Ieri Freyr ti ha presentato i suoi amici…Tutta gente rispettabile!›› scherzò con una punta di disprezzo. Hyoga alzò le spalle, disinteressato.

Gna portò un vassoio con una brocca e due coppe di peltro lavorato. Posò il vassoio, incrociando lo sguardo con quello di Hyoga e si scambiarono un sorriso. Gna salutò cortesemente e li lasciò soli. Hilda li vide con la coda dell’occhio, mentre riempiva una coppa, e non poté evitare di chiedersi il perché di quella confidenza.

‹‹È un succo preparato con frutti di bosco. Ne vuoi?››.

‹‹Non ora, grazie››.

Hilda bevve il dolce nettare. ‹‹Sei ad Ásgarðr solo da due giorni ma già tutte le donne mormorano il tuo nome››.

Hyoga sorrise innocentemente. ‹‹Ne dubito…A parte te e Freyr, in pochi lo pronunciano correttamente…Ho sentito certe storpiature da far accapponare la pelle!›› riferì divertito.

‹‹Non lo metto in dubbio, ma storpiature o no, di certo a te si riferiscono!›› riprese Hilda. ‹‹Mi meraviglio che tu non abbia ancora trovato nel tuo letto una ragazza zelante e desiderosa di compiacerti in ogni tuo desiderio. Come Gna, ad esempio›› commentò la sacerdotessa per stuzzicarlo.

‹‹Hilda, per favore. Non immagini neppure quanto mi vergognerei se succedesse davvero!›› disse lui imbarazzato. La sacerdotessa rise.

‹‹No, non succederà, almeno credo. Certe cose capitano solo al mio scostumato fratello, che peraltro non disdegna››.

‹‹Sì, ho avuto modo di conoscerlo…››.

Hilda aprì uno dei cassetti della libreria estraendo una carta e quando lo srotolò sul tavolo, Hyoga poté ammirare una bellissima mappa.

‹‹Ciò di cui parleremo, stamattina, è questo›› esordì lei battendo una mano sulla carta. ‹‹Ci sono alcune cose che devi sapere prima di partecipare al Consiglio, informazioni che ti aiuteranno a farti un’idea del mondo in cui viviamo. Occorrerebbe più tempo, perché in una mattinata non riuscirò certo a dirti tutto, ma non voglio nemmeno riempirti la testa con noiose storie dinastiche di interminabili conflitti per la conquista di un fazzoletto di terra. Eppure, al Consiglio, temo non sentirai parlare di argomenti troppo lontani da questi! Assistere alle discussioni e ai dibattiti è, nella maggior parte dei casi, noioso e snervante››.

Hyoga fece una smorfia e sbuffò. ‹‹Spero che sarà diverso, stavolta. Non mi presenterei bene se cominciassi a sbadigliare alla mia prima presenza a questo Consiglio››.

‹‹Non ti preoccupare, non saresti il primo!›› esclamò Hilda alzando le mani. ‹‹Ricordo un’unica occasione in cui nessuno dei partecipanti s’annoiò, e fu quando Harald Blatönn e Harald Hilditönn (2) litigarono e si presero a schiaffi››.

Hilda ripensò alla comica scena e sorrise. Poi sedette e si sporse sulla mappa, scorrendola con lo sguardo.

‹‹Questa carta è molto vecchia ma mi sarà utile comunque››.

Hyoga si appoggiò al tavolo e cominciò ad osservare la carta, seguendo attentamente le indicazioni di Hilda. Inizialmente pensò che si sarebbe annoiato. Invece, Hilda era un’abile oratrice ed egli l’ascoltò senza perdere una parola.

‹‹Dunque, per cominciare sappi che Ásgarðr è un regno che fa parte di un mondo che si estende ben oltre la tua immaginazione e, ad essere sinceri, oltre anche le mie conoscenze. Ásgarðr significa ‹‹Recinto degli Asi››, nome che gli fu dato in tempi lontanissimi dal dio Odino, quando il mondo era appena nato. Furono gli dèi Asi, tra i quali Odino è Signore Supremo, a fondarla perché fosse la loro dimora, un luogo sacro dal quale potessero governare tutta Goðheimr.

‹‹Goðheimr è il nome che Askr ed Embla, il primo uomo e la prima donna, creati dagli dèi e progenitori degli uomini, diedero al mondo. Esso è composto di Nove Regni: Niflheimr, il Regno delle Nebbie, all’estremo Nord, e Múspellsheimr al Sud; Jötunheimr, la Terra dei Giganti; Álfheimr e Svartálfarheimr, rispettivamente il Regno degli Elfi Chiari e quello degli Elfi Neri. Vi sono poi, oltre ad Ásgarðr, Dvergarsteinn, il Regno dei Nani, Miðgarðr, la Terra di mezzo, e il Vanaheimr, il Regno dei Vani››.

Hyoga guardava la mappa perplesso, perché era per lui difficile figurarsi un tale mondo che partiva da presupposti che gli erano poco chiari.

‹‹Ascolta bene quello che sto per dirti›› disse Hilda, appoggiandosi allo schienale della sedia, ‹‹perché ti risulterà tutto più chiaro››. La sacerdotessa raccontò allora la cosmogonia di Goðheimr.

‹‹Era l’inizio dei tempi,

quando nulla esisteva,

non c’era la terra

né il cielo lassù,

c’era il baratro degli abissi,

ma non c’era l’erba.

Narrano le antiche storie che a nord di Ginnungagap, il baratro immane degli abissi in cui il nulla era contenuto, fu creato un mondo che ebbe nome Niflheimr, il Paese dell’Oscurità. Questa era la dimora del freddo, dell’umidità e del buio e in esso, proprio nel mezzo, si trovava un pozzo gigantesco, detto Hvergelmir, ‹‹caldaia tonante››, in cui enormi masse d’acqua si agitavano raggiungendo temperature altissime, ribollendo e rimbombando paurosamente senza sosta. Era questo il pozzo da cui molti fiumi cosmici, impetuosi e scroscianti, ebbero origine. Questi fiumi furono detti Elivágar, ‹‹flutti tempestosi››. Dalla parte opposta, a meridione, fu fatto prima un altro mondo, detto Múspellsheimr, la ‹‹Casa dei Distruttori del Mondo››, la regione dove regnava incontrastata la forza primordiale e terrificante del fuoco selvaggio. Era una regione lucente, asciutta e torrida e nessuno che non vi era nato poteva risiedervi. Surtr è il nome di colui che ne guarda i confini. È un gigante del fuoco e possiede una spada fiammeggiante.

‹‹Gli Elivágar giunsero così lontano dalla loro sorgente che il lievito velenoso che li accompagnava in superficie s’indurì e divenne ghiaccio. E là dove questo ghiaccio si era fermato si formò dal veleno una pioggerella che cadde su Ginnungagap e congelò stratificandosi in brina. Così il baratro degli abissi era, nella parte settentrionale, avvolto dall’oscurità, bagnato dalle piogge e battuto dal vento gelido di Niflheimr; nella parte meridionale, invece, era caldo e illuminato dalle scintille provenienti da Múspellsheimr. Avvenne che la brina gelida s’incontrò col vento caldo. Le due correnti tra loro opposte, ma nello stesso tempo complementari, che dominavano l’atmosfera primordiale, diedero luogo ad un tepore benefico. La brina allora si sciolse e prese a gocciolare. Da quelle fecondissime gocce di gelo fuso si generò la vita.

‹‹Il primo essere fu un gigante: si chiamava Ymir, chiamato dagli antichi ‹‹padre e madre dei giganti››. Egli fu il progenitore delle prime imponenti forze del male, i Giganti del Gelo. Di lui si narra che mise al mondo le prime creature mostruose. Mentre dormiva, infatti, cominciò a sudare e da alcune gocce di sudore nacque la prima coppia d’esseri giganteschi. Inoltre generò da uno dei suoi piedi con l’altro un gigante a sei teste, Þrúðgelmir. La sudorazione dell’essere non conosceva sosta e ogni goccia portava in sé il germe della vita di un gigante, cosicché, tra miasmi e fetide esalazioni, nacque una moltitudine d’esseri giganteschi dalle orrende sembianze, signori della malvagità. Ymir si nutriva dalla mucca Auðhumla, nata come lui dalle gocce della brina: dalle sue mammelle scorrevano quattro fiumi di latte.

‹‹Auðhumla, per sfamarsi, leccò le pietre ghiacciate. Dall’atto di leccare le pietre, ancora dall’incontro tra freddo e calore, nacque Buri, ‹‹colui che procrea››. Costui fu il primo uomo sulla terra ed era bello, alto e forte. Buri, avvalendosi della doppiezza sessuale del suo corpo, generò un figlio, Borr, nome che significa proprio ‹‹figlio››. Egli si unì con Bestla, figlia del gigante Bölþorn, ‹‹spina del male››, ed ebbero tre figli, destinati a rivoluzionare l’ordine delle cose: Odino, Vili e Vé. Costoro furono i primi fra gli dèi, esseri dotati d’intelligenza oltre che di forza. Avvenne che i figli di Borr, avidi di potere, uccisero il gigante Ymir e affogarono tutta la stirpe dei giganti del ghiaccio nel suo sangue. Soltanto uno di loro, Bergelmir, figlio di Þruðgelmir, riuscì a fuggire con la sua famiglia e da lui è discesa una nuova stirpe di giganti.

‹‹Poi gli dèi presero il corpo di Ymir, lo portarono nel mezzo di Ginnungagap e da lui trassero il mondo.

Dalla carne di Ymir fu fatta la terra,

dal suo sangue il mare,

dalle ossa le montagne, gli alberi dalla chioma,

dal cranio il cielo.

Dalle sue sopracciglia fecero gli dèi benedetti

Miðgarðr per i figli degli uomini;

dal suo cervello furono tutte le tempestose

nuvole create.

‹‹È detto anche che nella carne del gigante si erano venuti a formare dei vermi. Per volontà degli dèi, essi ebbero l’intelletto e la coscienza, e da quell’informe brulichio nacquero i primi gnomi, progenitori dei Nani e degli Elfi. Agli angoli della terra, per sostenere l’enorme volta del cielo, gli dèi posero quattro nani. Costoro hanno nome Austri, Vestri, Norðri e Suðri (3). Poi gli dèi avvinsero l’oceano attorno alla terra come un anello, ed esso è profondo e pericoloso, difficile da attraversare per gli uomini. Alcune scintille provenienti da Múspellsheimr ebbero un posto nel cielo e da esse originarono gli astri. Ad alcuni fu assegnata una sede stabile, ad altri una rotta da percorrere; così ebbe inizio anche il calcolo del tempo. Al limite delle terre, fu data dimora ai giganti, in quel paese che è l’estremo recinto del mondo. Quel luogo assai freddo e oscuro è detto Útgarðr, il ‹‹Recinto esterno››, o Jötunheimr, il ‹‹Paese dei Giganti››. Com’è detto, con le sopracciglia di Ymir fu costruito al centro del mondo, per difenderli dalla furia devastatrice dei giganti, un possente recinto, Miðgarðr, il ‹‹Recinto di Mezzo››, destinato ad accogliere la stirpe umana. Dopo aver creato il mondo, Odino e i suoi fratelli andarono sulla riva del mare e là trovarono due tronchi d’albero, inerti e senza destino. Gli dèi fecero loro molti doni preziosi ed essi divennero uomo e donna. Odino diede loro spirito e anima, Vili saggezza e movimento, Vé forma, parola, udito e vista; essi ebbero anche delle vesti e un nome. L’uomo si chiamò Askr, Embla la donna: da loro è discesa tutta la razza umana che ebbe in Miðgarðr la propria dimora››.

‹‹Questa è Miðgarðr, e come puoi vedere tu stesso›› disse infine Hilda passando il palmo della mano sulla mappa. ‹‹Ásgarðr è situata al suo centro, e al centro di tutto il Goðheimr. Ásgarðr è il punto di riferimento di tutti regni che compongono la vasta terra detta Recinto di Mezzo››.

‹‹Miðgarðr è davvero molto vasta›› ripeté Hyoga, quasi avesse bisogno di dirlo lui stesso per convincersi della verità di quelle parole. ‹‹Qui però sono indicati solo due dei Nove Regni: che mi dici degli altri sette regni?››.

Hilda sospirò. ‹‹Posso dirti ben poco in realtà, perché poco è quello che si sa. Da quando i primi dèi figli di Borr crearono il mondo dal gigante Ymir, molto è cambiato. Gli uomini, che dagli dèi ebbero in dono Miðgarðr, non si accontentarono di quella meravigliosa terra fatta apposta per loro e si spinsero oltre i suoi confini, esplorando il mondo. Molti di coloro che partirono in quei viaggi morirono perché osarono troppo, e quelli che non fecero ritorno a Miðgarðr si stabilirono in terre che sono considerate tuttora ostili e inospitali.

‹‹Niflheimr e Múspellsheimr sono terre remote e inesplorate, di cui si hanno ben poche notizie. Lo Jötunheimr, il Paese dei Giganti si trova a nord e a ovest, che è anche la direzione del regno dei morti, Niflheimr, e confina con la Járnviðr, la ‹‹Foresta di Ferro››, dove vivono le Gigantesse dette Járnviðjur. Quei luoghi sono conosciuti dai navigatori, ma i Giganti sono da sempre nemici degli dèi e degli uomini, e nessuno ama avere rapporti con loro. Tuttavia esiste una stirpe, nata dal rapporto tra giganti e esseri umani, definita bledingr ‹‹sangue misto››, o hálftroll ‹‹semigigante››. Esistono molti bledingr a Jötunheimr, tra cui re Þjazi di Þrymheimr, padre di Skaði, che fu mia madre, e re Gymir della Stirpe del Mare, che saranno entrambi presenti al Consiglio. I bledingr, sebbene siano malaccetti perché discendono dai giganti, rispetto a loro, sono in rapporti migliori con gli uomini e godono di maggiore credibilità››. Hilda fece una pausa e bevve un’altra sorsata di succo. ‹‹Ne vuoi?››.

Riempì la seconda coppa e la porse a Hyoga che stavolta l’accettò volentieri, complimentandosi per la bontà della bevanda.

‹‹È molto dolce eppure non è smaccato›› si complimentò Hyoga leccandosi le labbra. ‹‹Potrei berne fino a scoppiare››.

‹‹È esattamente come colei che lo produce›› rivelò Hilda. ‹‹Questo nettare è una ricetta segreta di mia sorella, Freija. In primavera e in estate coglie molti cesti di frutti di bosco e prepara questo succo, che rimane inalterato e si mantiene per moltissimi mesi. Così possiamo godere del dolce sapore della frutta anche in pieno inverno››.

Hyoga fissò il bicchiere e sorrise dolcemente. ‹‹Piena di risorse…››.

Hilda notò l’espressione assorta di lui ed ebbe un brivido.

Che succede? Ho come il presentimento che stia per accadere qualcosa d’irreparabile che ci coinvolgerà tutti. Sento una grande energia che circonda Ásgarðr, e Hyoga…Freija…Odino, dammi la vista, perché non riesco a decifrare il pericolo che incombe… Hyoga…stavi pensando a Freija?

‹‹C’è qualcosa che non va?›› chiese Hyoga preoccupato per il lungo e ingiustificato silenzio di lei.

Hilda s’era fatta pallida ma riprese subito colore, e ritornò in sé.

‹‹No, tutto a posto!›› sorrise. ‹‹Un vuoto di memoria! Ti stavo parlando di Jötunheimr. E poi… vediamo…››. Hilda cercò di riordinare le idee, fingendo d’aver davvero perso il filo del discorso, Hyoga le credette e si rilassò sulla poltrona.

‹‹Mi parlavi dei popoli che vivono fuori dei confini di Miðgarðr›› suggerì Hyoga, sempre più interessato

‹‹Ah, sì!›› esclamò lei. ‹‹Di Dvergarsteinn si possono apprezzare solo i meravigliosi prodotti, poiché nelle sue leggendarie miniere vissero nani che furono anche i migliori fabbri mai esistiti. Nelle loro sotterranee fucine, poiché si dice che il regno dei Nani fosse interamente scavato nelle rocce delle montagne e nel sottosuolo, i nani-fabbri lavorarono il prezioso mythril e produssero oggetti d’ogni tipo e d’inestimabile valore: forgiarono le spade degli eroi, dalle lame affilatissime, e scudi, elmi e armature indistruttibili. Purtroppo Dvergarsteinn è destinato a restare nella leggenda perché nessuno, a parte forse gli stessi nani superstiti, sa dove si trovi e quali tesori vi siano sepolti, nascosti nelle migliaia di stanza e cunicoli››.

‹‹Dove vivono dunque i nani se la loro patria è perduta?››. Hilda sorrise nel vedere che Hyoga si era appassionato al suo racconto.

‹‹Nessuno lo sa di preciso, ma dopo la caduta di Dvergarsteinn, i nani partirono e di loro si persero le tracce. I nani della stirpe di Lýr vivono tuttora a Kiruna, nelle Norrland, e vivono nelle loro miniere di ferro e pietre preziose. Essi sono rinomati fabbri e gioiellieri, ma nessun uomo ha mai messo piede nelle loro miniere poiché essi ne sono molto gelosi e custodiscono con cura i loro segreti. Gli scaldi, nelle loro storie, narrano che a Kiruna i nani abbiano ritrovato il leggendario mythril e che con esso producano le armi che useranno per invadere il mondo. Ma, infine, sono solo storie di fantasia, perché i mercanti del Nord che con loro trattano, parlano estremamente bene dei Nani di Kiruna e, per quello che penso, un popolo che crea oggetti tanto belli e perfetti non può covare desideri di conquista, che sono invece per coloro che non hanno altro nel cuore se non violenza e disperazione.

‹‹Tuttavia, troppo spesso gli uomini credono alla prima cosa che odono e poiché, nei nostri tempi, c’è gran carenza di buoni scaldi e narratori, poiché i nani dimorano sottoterra e nelle rocce, è diffusa la credenza che li mette in relazione con il mondo dei morti, che dimorano anch’essi nelle pietre e nei tumuli. É frequente l’idea che, come incarnazione degli spiriti dei morti, i nani, paragonati agli esseri degli altri mondi e alle dísir, chiamino gli uomini presso di sé per poi sprofondarli negli abissi della terra. In relazione a ciò, in molti chiamano la città di Kiruna, Dverghøj, il Tumulo dei Nani. Come se ciò non bastasse, i nani vengono accomunati agli Elfi Neri, gli Svartálfar, che non godono certo di buona nomea, anche se non escludo che, in passato, alcuni di loro abbiano intrattenuto rapporti con i Malefici Elfi, gli Oscuri, elfi dalla pelle nera››.

Hyoga interruppe Hilda. ‹‹Io credevo che tutti gli Elfi, ammesso e non concesso che esistano, poiché di loro ho letto solo sui libri, fossero chiari di pelle e che vivessero nei boschi e alla luce del sole, in armonia con la natura››. Si grattò pigramente la testa. ‹‹L’ho letto su un libro››.

Hilda rise. ‹‹Come sei scettico, mio caro! Gli Elfi esistono, naturalmente, ma ti sbagli sul loro conto. Come per tutti i popoli, ne esistono diverse razze, tre per l’esattezza: i Ljósálfar, Elfi Chiari o Luminosi; i Døkkálfar o Elfi Scuri, e gli Svartálfar, altrimenti detti Elfi Neri. E all’interno di ogni razza troverai popoli diversi, come gli Elfi Silvani e gli Alti Elfi che sono Ljósálfar, e gli Elfi Grigi oppure gli Elfi di Kiruna, detti anche Elfi-Fabbri, o Álfar-Smeder, che vivono gomito a gomito con i nani, che sono invece Døkkálfar, tanto per citarne alcuni. Nei tempi passati gli Elfi vivevano in pace e armonia con gli uomini e avvenne che la razza elfica e quella umana si unirono, dando vita ai Mezzielfi, che sono tuttora numerosi e sparsi in tutto il mondo. Ben presto però uomini e Elfi arrivarono ai ferri corti e, a causa dell’innata gelosia che muove l’uomo verso la distruzione di chiunque ritenga superiore e di qualunque cosa che lo spaventi e che non riesca a comprendere, si scatenarono sanguinose guerre che finirono per decimare il pacifico popolo elfico. I superstiti si videro costretti a rifugiarsi e a nascondersi, per non essere massacrati oppure ridotti in schiavitù, costretti a barattare il proprio talento per la musica, e per le arti in generale, in cambio della vita.

‹‹Questo ti farà capire perché sia tanto difficile vedere un elfo, qui ad Ásgarðr, e perché non esistano Elfi nel sud di Goðheimr. Le cose vanno diversamente al Nord, dove ancora dimorano Elfi Chiari e Scuri e sono ancora in ottimi rapporti con gli uomini che abitano in quelle regioni. C’è un luogo che si chiama Álfarträdgarðr, il Giardino degli Elfi, di cui non si conosce esattamente l’ubicazione, in cui si dice che ancora vivano molti Elfi. Gli sfortunati che, smarrendo la strada, hanno avuto la fortuna di giungere nel Giardino, raccontano d’incredibili meraviglie, visioni di grazia e perfezione che non possono in alcun modo essere descritte, essendo le parole incapaci di rendere quello spettacolo divino. Alla corte di re Heremod dei Völsungar vivono parecchi Högálfar, gli Alti Elfi, e, stando a quello che dice lo stesso re, partecipano ai suoi conviti pure Elfi Silvani››.

‹‹Vorrei tanto vedere un Elfo…›› balbettò Hyoga incuriosito.

‹‹Se lo desideri tanto, ›› disse Hilda, ‹‹forse domani ne avrai l’occasione, ammesso che qualcuno di loro decida di accompagnare Heremod fin qua, ma ne dubito, perché non è mai successo››.

‹‹Tutto è possibile!››.

‹‹Spero che succeda, allora. In alternativa, puoi accontentarti di ascoltare le storie narrate dalla bellissima voce di Sigval Thorgilsson, il nostro abile scaldo che è un mezzoelfo››. Hilda vuotò la sua coppa e riprese fiato, prima di parlare di nuovo.

‹‹Ultimo, ma non certo per importanza, abbiamo il Vanaheimr. É un piccolo regno governato dai discendenti dell’altra stirpe divina, i Vani. È detto anche Vanaland, ‹‹Terra dei Vani››, ed è lontano da qui, a Vanakvísl (4)››. Fece una pausa e continuò con un tono malinconico. ‹‹Njörðr, mio padre, apparteneva alla stirpe dei Vani e, per molto tempo, volle che i Signori d’Ásgarðr vivessero a Nóatún, la capitale del Vanaheimr. Inutile dire che gli Asar non gradirono questa sua scelta, e non furono soddisfatti nemmeno i Vanar, che vedevano la presenza del Re d’Ásgarðr come un abuso di potere. Re Njörðr era però fratello di Ullr re di Vanaheimr e, nonostante gli sforzi di Skaði, mia madre e sua sfortunata consorte, non volle desistere dal vivere in quella città. Ullr, morto anche lui come Njörðr, era padre di Óðr, ora re di Vanaheimr, e di Frøy, il secondogenito. Freyr stesso è figlio di mio padre e di una donna del Vanaheimr, ma non si è mai saputo che fosse››.

‹‹Non lo sapevo…›› ammise Hyoga. Hilda annuì.

‹‹Non è che si faccia molta pubblicità su questa faccenda, che comunque è già sulla bocca di troppi. Avrai modo di conoscere re Óðr, e forse Frøy, e ti renderai conto di quanto Freyr somigli a loro››.

Hilda, che fino allora aveva camminato avanti e indietro, si appoggiò al tavolo, indicando una vasta zona sulla mappa.

‹‹Queste sono le Norrland, le Terre del Nord, e si estendono fino alle gelide acque del Mare Tempestoso, oltre il Circolo polare Artico, al confine settentrionale di Miðgarðr. In realtà, esse hanno un’infinità di nomi, derivati per lo più dalla convinzione che siano popolate da esseri più o meno fantastici e mostruosi. Nelle Norrland vivono un numero imprecisato di tribù, la maggior parte delle quali sono nomadi e si spostano secondo le necessità. Alcune tribù, come i Lodbrok (5), da tempo alleati di Ásgarðr, vivono in villaggi ma non amano molto essere disturbate. Semplicemente, si presentano quando abbisognano di qualcosa o hanno qualche problema, e ci aiutano quando chiediamo il loro intervento. A dir la verità, i nostri rapporti con le Tribù sono rari perché… diciamo che amano sbrigare da soli i loro affari. Questo è uno dei principali motivi per cui le Norrland sono diligentemente evitate, per via delle frequenti rappresaglie tra le varie fazioni, che rendono ancor meno sicuri i pochi e difficoltosi percorsi che s’addentrano in quelle terre sconosciute››.

‹‹Per favore non elencarmi tutte le tribù che conosci, farei confusione. Quanti di loro saranno presenti al Consiglio?›› chiese Hyoga. Hilda sorrise, comprensiva.

‹‹Hm, vediamo. Tutti, nessuno…Non lo so, di preciso. I Lodbrok ci saranno per certo, e forse come gli scorsi anni, saranno i portavoce di altre tribù. Per il resto, una volta si sono presentati i Merii, un’altra ancora…i Rus!›› aggiunse Hilda scoppiando a ridere.

‹‹Ach, guarda che non è divertente!›› si lamentò Hyoga. ‹‹Vorrei proprio che venissero, da, così potrei costatare tutte le vostre chiacchiere di persona!››.

‹‹Rimarresti deluso…››.

‹‹Perché?›› s’incuriosì.

‹‹Sarebbe come se ti guardassi allo specchio›› spiegò Hilda, tornando seria. ‹‹Rurik, il capo Rus che ho conosciuto, è alto, biondo, con la tua stessa corporatura e parla svedese con accento slavo, proprio come te››.

Hyoga si grattò la fronte, cercando di ricordare un nome che gli sfuggiva e alla fine s’illuminò.

‹‹Hilda…››.

‹‹Dimmi pure››.

‹‹Esattamente…dove si trova… Garðarki…?››.

‹‹Garðaríki?›› lo corresse lei. Hyoga annuì e lei rise. ‹‹Questo è il nome con cui chiamiamo la Russia››.

‹‹Dunque, i Rus sono svedesi che sono arrivati fino…in Russia?›› chiese Hyoga stupito.

Hilda pensò per un attimo poi scosse la testa.

‹‹Sì, più o meno…›› cominciò sedendosi di fronte a Hyoga. ‹‹Diciamo che molti commercianti vichinghi, soprattutto svedesi ma anche finnici, presero il mare verso oriente, e arrivarono in una terra sconosciuta, navigando lungo i fiumi, come il Dnepr. Essi chiamarono quella terra Garðaríki, il ‹‹regno delle città o dei luoghi fortificati››, probabilmente perché vi trovarono città, o villaggi, e là si stabilirono. Gli abitanti li chiamarono Rus, che deriva dal nome finnico degli svedesi, Róðsmenn, gli ‹‹uomini del remo››, che non sono altro che gli abitanti del Roslagen, zona costiera dell’Uppland. In altri termini, i Finnici chiamarono gli svedesi da quella parte della loro popolazione che conoscevano meglio, e quel nome, Rus, fu portato lontano, a nord, ad est e poi a sud del Lago Ladoga, in zone già abitate da popoli di origine finnica, e passò presto ad indicare non solo gli Scandinavi ma tutti i popoli che vivevano sotto la loro sovranità, compresi gli slavi. Quelle terre presero ad essere chiamate la terra dei Rus, da cui, molto probabilmente, Russia››.

‹‹Non si finisce mai d’imparare…››.

‹‹Davvero no›› disse Hilda. ‹‹I Rus si sono stabili nel Garðaríki da molto tempo, in città già esistenti, che ovviamente sono conosciute con altri nomi, mescolandosi con la popolazione locale, anche se continuano a commerciare con la terra madre. Kiev è Koenugarðr, ‹‹recinto delle barche››, Staraja Ladoga è Aldeigjuborg, e Hólmgarðr, ‹‹recinto dell’isola››, è…Nóvgorod!››.

‹‹Nóvgorod ! (6)›› esclamò Hyoga divertito. ‹‹Io sono nato lì!››

‹‹Che cosa curiosa… Mi sembrava d’aver capito che tu fossi siberiano››.

‹‹D’adozione! Ho vissuto in Siberia per…quasi quattordici anni, ma mia madre proveniva da Nóvgorod››.

‹‹Interessante! Magari sei davvero un discendente dei Rus, chi può dirlo?››.

Risero, poi Hyoga cominciò a fissarla con ammirazione, e lei, per la prima volta in tutta la sua vita, si sentì arrossire. Hilda era una donna affascinante e colta, davvero un’abile oratrice. Avrebbe potuto ascoltarla in eterno senza annoiarsi, proprio come gli succedeva con Lady Saori.

‹‹Sei davvero una donna incredibile, una fonte di sapere!›› si complimentò. ‹‹Sono impressionato…››.

Hilda sviò il suo sguardo. ‹‹Non esagerare, o finirò per montarmi la testa›› si schermì, fingendo modestia quando in realtà quei complimenti la inorgoglivano.

‹‹Fossi in te io lo farei!›› scherzò lui. ‹‹Non dev’essere facile governare da soli››

‹‹Infatti non lo è›› disse lei seriamente. ‹‹Ma basta abituarsi a stringere i denti e a farsi rispettare, e qualche volta è anche utile farsi temere…Con un po’ di pratica, ci riescono tutti!››.

‹‹Io non ce la farei…›› obiettò Hyoga. ‹‹Non tutti sono tagliati per i posti di comando ma, Hilda, tu sei nata per governare››.

Le stesse parole che pronunciò Freija alla morte di nostra madre…Hyoga, quando sono con te sto così bene…mi sento importante, valorizzata in ogni mio aspetto…eppure non riesco a togliermi dalla testa mia sorella…Perché?

‹‹Parlami di Miðgarðr›› disse Hyoga, sporgendosi ad esaminare la mappa, e Hilda fu strappata di nuovo alle sue riflessioni.

‹‹Naturalmente›› disse con voce melliflua sedendosi di fianco a lui.

‹‹Il vasto territorio comprendente Miðgarðr e Ásgarðr è diviso in tre grandi distretti, hérað: il Mellersta Hérað, il distretto centrale; il Nordlig Hérað, quello settentrionale e infine il Sydlig Hérað, il distretto meridionale. Ognuno di questi tre hérað è formato da province e da regni, ognuno dei quali può sottostare all’autorità di uno jarl, che è un nobile, una persona altolocata, o può decidere di eleggere un vero e proprio sovrano. Ovunque si possono trovare singoli individui o famiglie, eminenti per le ricchezze, le proprietà terriere, per l’abilità in guerra o nella pirateria, o per la capacità in genere di acquisire, che grazie al consenso generale, o in seguito ad elezione oppure con la forza, pretendono servizi e obbedienza dai vicini offrendo in cambio autorità, protezione, cerimonie pubbliche. Queste persone, come governatori della provincia, o del regno, devono provvedere a quanto necessita alla legge, alla religione, alla mercatura e alla trattazione di altri affari incidenti sul benessere dei liberi, i bóndis, e dei proprietari della terra e degli immobili. Possiamo approfondire ancora, dicendo che, al livello minimo, un certo numero di famiglie di uno stesso circondario formano un insediamento, un villaggio. Su questa carta sono indicate solo alcune province, ma sarebbe sbagliato fidarsi ciecamente di ciò che vi è scritto. Le lotte per il possesso di terra, ricchezza e potere sono all’ordine del giorno, e può capitare che oggi un regno sia all’apice della sua grandezza, e domani venga raso al suolo, o conquistato››.

Hilda organizzò un discorso e quando fu soddisfatta riprese a descrivere la mappa. ‹‹Intanto diamo un’occhiata ai confini del regno. Ásgarðr è chiusa ad ovest dalla SvårtillgängligBerget, (7) la catena montagnosa che attraversa tutto Goðheimr, dall’estremo nord delle Norrland fino quasi alle pianure dell’Østland, o regione orientale, al sud. A nord si estendono le Norrland, mentre a sud, in corrispondenza di un’immaginaria linea che collega i due laghi Mjøsa e Sijia, Ásgarðr confina col Värmland. Si narra che Olaf il Taglialegna, con la scure e con il fuoco, abbatté la foresta a nord del lago Vättern e la chiamò Värmland e che, in seguito, fu sacrificato per avere tempo buono. È caratterizzata da foreste e montagne, da laghi e da lunghe e strette vallate scavate dai fiumi. Da molte generazioni il Värmland non è più una provincia indipendente essendo stata incorporata nel Regno di Svealand, che poi comprende anche l’Uppland e altre province, e forse l’isola di Åland, non ricordo. Su Svealand governa Sveigdir Barbafolta, figlio di Gorm il Vecchio, eletto Re dagli Svea. Nello Svealand si trova un emporio trafficato e conosciutissimo, Birka, situato sul lago Mälar, fonte d’inesauribile guadagno. Degna di nota è anche una splendida zona costellata di migliaia di laghi di grandi e piccole dimensioni, nonché i due maggiori laghi di Miðgarðr, Vänern e Vättern, detta i Grandi Laghi. Sveigdir parteciperà al Consiglio, naturalmente, essendo un caro amico.

‹‹Sarà presente anche Olof il Gøtar, soprannominato Krig, la Guerra, che si è proclamato Re dei Gøtar dopo aver conquistato Götaland e Småland. Sveigdir e Olof sono in guerra aperta per il possesso della fertile regione dei Grandi Laghi, ma c’è stato un tempo in cui erano confederati. Assieme anche allo jarl Hakorn, hanno combattuto nella Seconda Guerra Bravica. L’apporto di Sveigdir è stato fondamentale, e in quell’occasione Erald nipote di Harald il Danese sconfisse pesantemente Orff, congiunto di Sigurd Hring. Gli Svea ottennero da quella vittoria un bottino più consistente dei Gøtar, e questo ha avviato le ostilità tra i due popoli››.

‹‹Naturale›› commentò Hyoga. ‹‹L’invidia per la ricchezza altrui è vecchia come il mondo››.

‹‹Proprio così›› annuì Hilda. ‹‹Olof Krig, però, è particolarmente avido. Passa il tempo ad accumulare denaro per costruire navi ed armare il suo esercito, per poi lanciarsi in guerre di saccheggio e pirateria. Non ti stupire, questo è normale. Anche un sovrano giusto e leale come Healfdene l’Alto di Danmörk ha raggiunto il potere con qualche ruberia!››. Hilda indicò tutte le terre facenti parte del vastissimo Danmörk e Hyoga dovette sembrare confuso.

‹‹Vado troppo in fretta?›› s’informò lei.

‹‹Net, net…››.

‹‹Ti stai forse chiedendo come può un solo uomo governare su tante terre così lontane?››.

‹‹Veramente sì›› confessò Hyoga. ‹‹Più che altro, non immagino come possa un uomo arrogarsi il titolo di re…Con un’elezione? Conquistando un territorio con la forza?››.

‹‹Un po’ di tutto›› rispose Hilda. ‹‹Un guerriero che aspiri a diventare re, deve innanzitutto presentarsi al Þing, una pubblica consultazione per le leggi e gli affari, ed avere l’approvazione degli uomini liberi che vi partecipano. In secondo luogo, non solo deve sottostare per tutte le decisioni importanti al Þing da cui è stato eletto, ma deve anche difendere i suoi diritti dai vicini che aspirano allo stesso titolo. Nella maggior parte dei casi, un re proviene da famiglie provviste di ricchezza, terre e posizione elevata, che sono indipendenti da altra autorità che non sia il Þing, facenti parte insomma di una sorta d’aristocrazia vichinga. Una volta ottenuto il titolo, un sovrano è comunque dipendente in larga misura dalla lealtà dei capi delle province, delle comunità di agricoltori e degli jarls, che, dopo avere giurato fedeltà, continuano a governare le loro terre per conto del re.

‹‹Il prestigio di un re consiste nella ricchezza, dato che una buona parte dei profitti di una guerra felicemente conclusa finiscono nel suo scrigno personale, nel territorio, perché è uno dei maggiori proprietari terrieri di un regno, nel dominio dei mari e nella capacità di sfruttarli a fini di conquista e di guadagno. Le rendite di un sovrano derivano dalle proprietà reali, dai beni confiscati a chi è messo al bando o accusato di fellonia, cioè tradimento della fede giurata al signore, dalle prerogative inerenti la protezione ai mercanti e il salvacondotto concesso alle merci. Naturalmente, un sovrano si avvantaggia della prosperità dei suoi sudditi, sia che provenga dal buon impiego del suolo, o dal commercio in espansione, sia che derivi dall’appropriamento di ricchezze d’altri paesi. Ad aiutarlo, ci sono anche i suoi favoriti, uomini che hanno giurato di servirlo e proteggerlo con lealtà, fino alla morte se necessario. Sono le sue guardie personali, in guerra il nucleo dell’esercito, in pace i fautori della sua autorità: senza di loro un sovrano avrebbe vita dura!››.

‹‹Come i tuoi capitani, Hilda?›› chiese Hyoga curioso.

‹‹Certo, come i capitani dell’hirð, Helgi, Hadingus, Magni ed Hermóðr. Tutti loro hanno mi giurato fedeltà, fino alla morte››.

Hyoga fissò per un lungo momento Hilda e sembrò che stesse riflettendo su qualcosa di molto importante. Poi sospirò, apparentemente soddisfatto.

‹‹Sì, è tutto chiaro, ma immagino che sia problematico amministrare la legge››.

‹‹Infatti il problema maggiore è regolare la condotta nell’ambito del territorio, amministrare le leggi usuali, salvaguardare i diritti dei liberi, temperare le faide imponendo penalità e compensi, il tutto allo scopo di rafforzare l’unità del villaggio, della provincia o del regno. Per questo esistono i Þing, le pubbliche consultazioni di cui ti parlavo poco fa. Come potrai intuire, il processo che portò alla definizione del Þing nel suo attuale significato è stato lungo e difficile, dato che signorotti, jarls e re non erano ben disposti a menomare la propria autorità nell’interesse di una causa comune, della quale peraltro si disinteressavano e alla quale diventavano fieramente avversi non appena si rendevano conto che, appoggiandola, avrebbero limitato notevolmente il loro potere. Molti di loro preferiscono continuare a combattere per il commercio, i saccheggi e la terra, la gloria e la vendetta, o semplicemente perché i loro padri avevano combattuto prima di loro. Così, mentre da una parte un regno diventa più grande e un semplice villaggio si trasforma in un grosso emporio, dall’altra continuano a scomparire regni e a nascerne dei nuovi.

‹‹Gli abitanti dei villaggi, delle contee, delle province e dei regni, vivono secondo le usanze locali e seguendo le leggi del Þing. Le province intorno al lago Mjøsa, nonostante siano indipendenti, considerano vincolante la legge dell’Eidisivaþing. I liberi del Trondelag si riuniscono per amministrare la legge all’Eyraþing, che si tiene ogni giugno presso la foce del fiume Nid. Anche Ásgarðr ha una sua assemblea detta Asaþing, l’Assemblea degli Asi, che si riunisce due volte l’anno, e che si svolgerà tra circa due settimane. Considerati invitato a partecipare fin d’ora, perché ti assicuro che sarà un’esperienza indimenticabile!››.

‹‹Due settimane è più di quanto avevo progettato di restare…›› si trovò a dire Hyoga. Non era la verità, ma nemmeno una bugia.

Sarebbe una terribile mancanza d’educazione dire ad Hilda che tutto dipende da come andrà con Freija eppure… è così! Si grattò il mento e soffiò aria tra le labbra serrate. Ma…avrei sempre la compagnia di Hilda…

Alzò gli occhi sulla sacerdotessa che lo fissava con un’espressione amareggiata.

‹‹Mi rendo conto che, qui, mancano le comodità cui sei abituato›› disse per tentare di convincerlo, ‹‹ma non si vive così male, ti assicuro››.

‹‹Non è questo il problema, Hilda…››.

‹‹Forse non ti trovi bene da noi?›› chiese allarmata.

‹‹Net, assolutamente›› disse Hyoga preoccupatissimi d’averla offesa. ‹‹Mi trovo benissimo con te, con Freyr…››. Esitò un momento. ‹‹Mi trovo benissimo con tutti voi…solo che…››. Esitò di nuovo, poi mentì. ‹‹Solo che non vorrei dare troppo disturbo!››.

Hilda sospirò di sollievo. ‹‹Non pensarlo nemmeno, mio caro. Nessun disturbo!››. Gli era seduto vicino e gli posò una mano sulla coscia. ‹‹Sarò ben felice di passare più tempo con te, potremmo approfondire la nostra conoscenza, non trovi?››.

‹‹Sicuro…›› balbettò Hyoga. ‹‹Ne sarò felice…››.

Ciò che faceva agitare Hyoga era per Hilda un comportamento più che naturale. Difatti, senza spostare la mano dalla coscia di lui, si riconcentrò sulla mappa e sul suo discorso.

‹‹Di cosa parlavamo?››.

‹‹…del fatto che essere sovrani significa soprattutto fornire protezione al popolo, salvaguardare i suoi interessi, ampliare i commerci, fare la guerra cercando di accumulare più ricchezza possibile senza dimenticarsi di sottostare ai poteri delle assemblee pubbliche››.

Risero. ‹‹Mi stimi così poco?›› scherzò lei.

‹‹Ti ammiravo prima, ma dopo tutto quello che mi hai raccontato, ti ammiro più che mai. Ho un’altra domanda però: qual è esattamente la funzione del Consiglio d’Ásgarðr?››.

‹‹L’idea di realizzare una grandiosa riunificazione di tutto il mondo fu di re Njörðr ma egli amava troppo la guerra e la vita nell’esercito per portare a termine un qualcosa che mirasse alla pace. Così, alla sua morte, mia madre, la regina Skaði, cominciò a tessere una fitta rete di relazioni, d’amicizia e d’affari, con molti signori di Miðgarðr, rafforzando con sapienti manovre politiche il potere d’Ásgarðr e affermandosi come regina in un mondo dove sono gli uomini, nella maggior parte dei casi, a dettare legge. Mia madre fu un’innovatrice, se posso dirlo, una donna che riuscì da sola a risollevare il regno d’Ásgarðr. Njörðr era troppo impegnato a guerreggiare per i mari per occuparsi dell’amministrazione del regno. Alla sua morte, Ásgarðr era un forziere pieno d’oro e ricchezze d’ogni tipo, ma era debole, una preda facile, con l’esercito decimato dalle continue campagne militari. Io ero giovane, allora, ma ricordo l’impegno di mia madre, la sua determinazione e voglia di riscatto. Skaði riunì i più forti e valorosi campioni di Miðgarðr e Ásgarðr, attirati dalle ricchezze, ed essi le giurarono fedeltà, per l’oro prima di tutto. Poi compresero il vero valore della regina Skaði e restarono ad Ásgarðr anche quando lei morì ed io occupai il suo posto. Ma sto divagando e di questo passo perderò il filo del discorso!

‹‹Mi hai chiesto quale sia il significato del Consiglio ed è presto detto. Skaði pensò che i Þing fossero un ottimo sistema per far rispettare la legge ma riuscì a vedere lontano quando decise di indire una riunione, a cadenza annuale, che si tenesse qui, ad Ásgarðr, e che desse l’opportunità a chiunque volesse partecipare di confrontarsi con gli altri. Il Consiglio, così lo chiamò mia madre, sarebbe stata una grande occasione d’incontro e nacque inizialmente come un grande Þing durante il quale si potevano discutere le decisioni prese nelle varie assemblee, cosicché i re e gli jarls potessero dare e ricevere consigli su questioni economiche, legali e politiche.

‹‹Oggi il Consiglio assume un altro significato, molto importante, ed è aumentato il numero di coloro che si presentano ad Ásgarðr per parteciparvi, e spero sia destinato a crescere ancora. È, infatti, il momento in cui i Signori d’Ásgarðr possono incontrare i loro alleati e discutere con loro dei problemi e delle novità, anche con regni e province che si trovano agli estremi confini di Miðgarðr. Alla tavola del Consiglio, si decide di dichiarare guerra o si stipula una pace, si tratta di commercio e di tante altre cose che non sto ad elencare››.

‹‹Non vedo l’ora che abbia inizio questo Consiglio›› disse Hyoga eccitato.

Hilda sorrise. ‹‹È un bene che tu parta con lo spirito giusto. Temevo di averti annoiato raccontandoti tutte queste storie sul nostro regno››. Con un ampio gesto della mano, Hilda sembrò comprendere in quel "nostro" anche Hyoga e lui la imitò scherzosamente.

‹‹Il tuo regno…›› sorrise lui.

‹‹Nostro, Landvarnarmaðr!››.

‹‹A?››.

‹‹Ma certo, che sciocca!›› esclamò lei, passandosi una mano sul viso. ‹‹È una cosa che ho deciso stanotte, ma mi sono ricordata adesso d’essermi dimenticata di dirtelo!››. Lasciò Hyoga nell’anticamera, e lui la sentì trafficare nell’altra stanza. Poi Hilda ritornò, mostrandogli un anello luccicante.

‹‹Il Landvarnarmaðr è un uomo cui è affidata la difesa di un territorio contro gli invasori, anche lui, come le guardie dell’hirð, una delle persone più fidate del sovrano››. Senza aggiungere altro, Hilda prese la mano di Hyoga e gli infilò al dito un anello d’oro, con la fascia decorata con un complicato motivo, con inciso, sulla parte piatta, l’emblema d’Ásgarðr. ‹‹Questo è l’anello che i Signori d’Ásgarðr consegnano al loro Landvarnarmaðr. È rimasto chiuso nel suo cofanetto per troppi, troppi anni! Ora, io t’insignisco del prestigioso titolo e ti dono quest’anello!››.

‹‹Ma io non posso accettarlo…›› obiettò Hyoga cercando di sfilarsi l’anello. Sembrava spaventato, e continuava a scuotere la testa. ‹‹Assolutamente no, Hilda! Ci sono…tanti altri uomini che svolgerebbero questo compito meglio di me. Freyr…Helgi o…Hadingus! Lui è l’uomo adatto, credi a me…Io non so nemmeno quanto resterò ad Ásgarðr…!››. Hyoga rimase paralizzato dalle sue stesse parole e si calmò. ‹‹Io non so nemmeno per quanto tempo riuscirò a restare…›› concluse sfilandosi l’anello.

Perché sei così triste, adesso? Hai riso finora…Cos’è che ti turba a tal punto?

‹‹No, credi a me! Sei sempre corso in nostro aiuto, sprezzante del pericolo, chi meglio di te potrebbe proteggerci? Nessuno. Freyr, Helgi, Hermóðr…tutti loro hanno un ruolo fondamentale nella difesa d’Ásgarðr. Loro sono gli uomini scelti dell’hirð, la guardia del corpo, e sono capitani dell’esercito. Ma io ho bisogno di qualcosa in più…di te!››. Hilda infilò di nuovo l’anello alla mano destra di Hyoga, stavolta con un sorriso d’estrema soddisfazione.

‹‹Al Consiglio andrà tutto bene, ne sono sicura!›› lo rassicurò lei.

Hyoga sembrava perplesso. ‹‹Come fai a saperlo?››.

‹‹Chiamalo sesto senso…oppure…sì, intuito femminile!›› esultò lei.

‹‹Da pomóžet nam bog !, (8) il massimo del pressappochismo…››.

‹‹Abbi fede, sarai perfetto!››.

 Note:

  1. Brucia, ( sjigáiet ).
  2. A proposito di soprannomi, abbiamo nell’ordine Harald Denteblù e Harald Dentediguerra.
  3. ‹‹Est››, ‹‹Ovest››, ‹‹Nord››, ‹‹Sud››.
  4. Nella geografia mitologica, il ‹‹delta del Don›› è detto Vanakvísl, o Tanakvísli, e messo in relazione con quella regione.
  5. Lodbrok, ‹‹Brache di Pelo››.
  6. Nóvgorod.
  7. Più o meno, ‹‹Le montagne di difficile accesso››.
  8. Dio ci aiuti, (.da pomójiet nam bog ).