CAPITOLO PRIMO

Si sentivano i passi di un uomo intento nel camminare, ma non un uomo normale ma un uomo appesantito dall’armatura rappresentante la costellazione di quella persona.

Il passo era abbastanza veloce e sicuro; anche se l’armatura d’oro tendeva a risplendere anche nelle tenebre del cuore umano, mentre il sole calava, la sua luminosità si faceva meno.

Il cavaliere si fermò un istante e si voltò dietro, facendo molta attenzione che nessuno lo seguisse, ma in questo orario stavano tutti mangiando, o pensando a ninnare i figli; in qualsiasi caso non c’era nessun "avventuriero" che lo stesse seguendo, quindi proseguì tranquillamente, sempre con passo sostenuto.

Sembrava al quanto nervoso, forse era in ritardo, ed è una caratteristica umana passarsi le mani fra i capelli quando si era nervosi, come stava facendo lui.

Il cavaliere in questione era il cavaliere di Gemini…Saga dei Gemelli.

Alla fine Saga arrivò alla sua meta, un posto lontano dalle 12 case; e poi entrò in una casina, o un nascondiglio che fosse, aprì la porta ma bussò comunque al ché una voce rispose: - Sei in ritardo…-

La voce era pacata, sembrava parlasse a sottovoce, ed aveva un filo di malinconia.

Saga entrò e chiuse la porta dietro sé – Si, lo so…Scusa, fratellino-.

Nell’ultima parte della frase Saga era ironico e gli crebbe un sorrisino superfluo sulle labbra, e gli si parò davanti un uomo alto quanto lui, della sua stessa corporatura, con gli stessi identici occhi e capelli, si fissarono per poco, poi il secondo si girò e andò in un’altra parte della stanza e accese la luce, che quella sui fornelli era troppo debole, e aggiunse: - Fratellino?. . . siamo gemelli perché questi diminutivi stupidi? Solo un’idiota come te poteva usarlo!-

Saga fece alcuni passi in avanti e si difese – Kanon, dai non essere così… sono appena entrato e già mi dai addosso? E poi per un soprannome affettuoso?-

Nel dirlo gesticolò un poco, lo fece con una calma degna di nota, con un filo di serietà.

Per un po’ di minuti visse il silenzio nella stanza, mentre Saga continuava a lanciare in aria una mela e a riprenderla, pensando ad altro.

Kanon, innervosito, di scattò si girò verso Saga e gli disse con tono seccato: - Smettila con quella mela, non ti sopporto più!-

Saga, senza preoccuparsene molto e mostrandosi freddo e imperturbabile, gli disse –Oggi non faceva troppo caldo vero? E hai novità?-

Kanon- Che novità dovrei avere, scusa?- sempre con tono abbastanza acido e arrogante.

Saga smise di giocare con la mela e la fece rotolare sul tavolo, su cui si era seduto, e prendendo fiato prese parola – Non lo so…- sospirò – …Per questo chiedo a te. Mi pareva sensato, no?. - Incurvò leggermente la testa, mentre Kanon gli girò in torno innervosito.

Kanon – Comunque niente. Come potrei avere novità?- Saga non si prese troppa cura della seconda parte della risposta di Kanon, rispondere era inutile e la risposta era ovvia quindi iniziò un discorso suo – Capisco…Oggi Milo ne ha combinata una delle sue! Ha fatto ridere gli altri per un quarto d’ora buono!- per quanto esaltasse nel discorso la cosa buffa il suo tono non aveva aria divertente, anzi. - …E lui e Mur hanno iniziato a litigare!- gli sorse un sorrisetto – . . . e mentre litigavano ad un certo punto arrivò…- Saga fu bruscamente interrotto da Kanon, che non era interessato a quel discorso, anzi gli dava noia e la cosa lo irritava ulteriormente.

Kanon – SAGA!- Saga si ammutolì all’istante -. . :Saga…Ma…Lo sai che ti odio, vero?-

A questa domanda Saga non rispose, ma alzò semplicemente la testa per cercare Kanon, che era dietro di lui, e il suo voltò si incupì.

Ci pensò un attimo, a cosa dire, per rispondere al fratello, ma a bassa voce ne chiese semplicemente il perché, e qui Kanon diede sfogo al suo nervosismo.

Kanon con voce irosa – Perché?! Ah non si nota vero? Grazie a te sto semplicemente vivendo di…Fammi trovare la parola adatta!! MALE? MALISSIMO?! Credo che si addica benissimo!-

visibilmente innervosito continuava ad andare avanti e indietro per la stanza facendo una lunga lista di cose-

Non posso uscire da qui, sono chiuso qui dentro, e tutte le volte che vieni mi fai la fatidica domanda ‘novità?’ come possono essercene? Ma te ne rendi conto?? Io non esisto qui, oltre che per te ovvio, che quasi ti scordi me!Tanto con la vita perfetta che hai, perché dovresti sprecarti con me? Non sono altro che la tua ombra, anzi la tua ombra ha un posto di maggiore importanza di me! Te sei quello che ci è riuscito, che ha l’armatura e io devo imparare gli avanzi delle tue stupidissime tecniche!!

Ma sei tu che non vuoi farmi esistere, per gli altri io non esisto, mi parli di Milo, qua Mur di là, ma io non so neanche chi cazzo siano! Sono perennemente nascosto da te, quando mi sveglio la mattina e mi guardo allo specchio, quando guardo il mio riflesso in una pozza di acqua sai cosa vedo? LO SAI? VEDO TE! MI PERSEGUITI OVUNQUE!-

Kanon riprese fiato, aveva detto tutte le parole una dietro l’altra ed era molto innervosito; ma non era certo quel discorso a farlo sfogare.

Saga, dal canto suo, era rimasto immobile e incupito ad ascoltare il fratello mentre lo malediceva, e con lo sguardo cercava di seguire i passi del fratello, anche se non riusciva perché il fratello era dietro di lui. Dopo qualche attimo Saga abbassò la testa, rassegnato, sospirò e diede la sua risposta, con tono infelice:

- Forse, Kanon, dovresti smetterla di vedere me al posto del tuo riflesso…E vedere chi sei tu, senza paragonarti agli altri. -

Kanon non lasciò continuare oltre Saga, anche se aveva finito di parlare, e lo aggredì – Facile per te! Dall’alto del tuo successo…Dimmi! DIMMELO QUANTO E’ FACILE PARLARE!!!-

Saga non rispose, rimase seduto sul tavolo, non si girò nemmeno verso Kanon, rimase immobile, impassibile senza neppure emettere suoni.

Kanon ebbe uno scatto d’ira, prese e fece cadere qualche piatto e qualche bicchiere che, per fattori naturali, si ruppero e qualche frammento andò nell’angolo ove sedeva Saga.

L’aria s’era fatta pesante, Kanon andò dove c’era la porta che portava in un corridoietto e si appoggiò al muro, dando le spalle a Saga.

Saga alzò leggermente la testa, guardando l’angolo della stanza, voleva difendersi ma se parlava temeva di peggiorare la situazione, o mostrarsi, quindi l’unica cosa che fece fu prendere aria in bocca ed abbassare nuovamente la testa, facendo dondolare le gambe.

Kanon riprese parola, anche se era molto più calmo di prima, ma comunque con un tono seccato:- Saga?. . . Ti ho già detto che ti odio?-

Saga fece un piccolo salto per scendere dal tavolo, rompendo ulteriormente alcuni cocci di vetro, e sospirando disse :- Si, Kanon…Si, me lo hai già detto…E me ne dispiace, anche se non sembra…Mi spiace tanto. . - Saga non aveva mai tolto la mano sinistra dal suo elmo, lo esaminò un secondo e poi volse lo sguardo verso la porta da cui era entrato. Provava un certo senso di prigionia a stare lì dentro, doveva uscire il prima possibile.

Kanon – Te …ne dispiace? Perché allora non fai qualcosa per farti stimare anche da me? Anche se, temo per te, che sia troppo tardi. -

E qui saga si volse verso il fratello provando ad essere imperturbabile, come al solito, ma questa volta si poteva notare una nota di astio e, ora, quel senso di prigionia che gli cresceva stando con le parole di Kanon, e Kanon stesso, lo portò ad avvicinarsi alla porta per uscirne.

Durante la disputa avuta con il fratello il panorama era cambiato, la luna prese il posto del sole e con i suoi riflessi illuminava, o almeno ci provava, l’ambiente circostante.

Saga non si soffermò troppo sull’ambiente e con passo deciso lasciò la casa di Kanon, che gli aveva fatto venir una gran rabbia e sentiva la gola andargli in fiamme, voleva gridare un urlo disperato, o piangere dalla rabbia ma non fece ne uno ne l’altro, semplicemente soppresse i sentimenti di quella serata, come faceva di solito.

Arrivato alle 12 case non trovò nessuno che gli chiese cosa stesse facendo in giro, quindi no si preoccupò a inventarsi scuse e salì diretto per le scale quando sentì uno strappo al braccio destro, essendo ancora leggermente teso, d’impulso si girò di scatto liberandosi ma appena vide il volto dell’uomo che lo aveva afferrato si tranquillizzò e lasciò rilassare i muscoli tesi.

Saga – Ah! Sei tu! Aiolos mi hai fatto prendere uno spavento!!- Cercando di mostrare un sorriso.

Aiolos – Sei nervoso o sbaglio?- Portandosi all’altezza di Saga e salendo i gradini insieme.

Saga- Oh, non mi pare proprio! Mi hai spaventato tutto qui. -

Aiolos- Uhm, sarà ma mi sembri molto teso, lo sai che a me puoi parlare quando vuoi…- fece un dolce sorriso quasi smielato, al quale Saga rispose con un sorriso più pacato.

Saga- Non ho niente. Ma mi cercavi?-

Aiolos – Si, ti cercavo. Il Gran Sacerdote, mi ha parlato, e nel discorso sei coinvolto pure te ma non ti abbiamo trovato…Comunque non è una cosa di massima rilevanza, non sei affatto in ritardo. Semplicemente è un compito che dovremo svolgere. Saranno come al solito le guardie che litigano o disertano dopo aver trovato qualche fanciulla! Ahahah!! …Tornando a noi allora mi fido del fatto che tu non abbia niente anche se, prima, ho notato molto bene che sei nervoso. . . -

Saga prese un sospiro- Uff, ogni tanto sei oppressivo con me sai?. In qualsiasi caso, ho voglia di farmi una doccia, del compito ci occuperemo domani mattina… buona notte!!-

Detto questo Saga affrettò il passo, lasciandosi Aiolos alle spalle, che non fece a tempo a salutarlo.