CAPITOLO QUINTO

I lisci, non troppo, capelli blu cadevano sparpagliati a causa della forza di gravità, cadevano lungo la schiena; altri, invece erano un po’ sparsi sul tavolo; che anche se sembravano in disordine in un modo o nell’altro erano comunque distesi creando piccoli cerchiolini sul tavolo sino a toccar il bicchiere che vi era sopra posato.

L’acqua era calma ed il bicchiere era ancora pieno. Il vetro era pulito, da dietro appariva un occhio azzurro, bluastro, molto intenso che osservava il bicchiere;quasi come per scrutare misteri mai stati risolti, in attesa che qualche parola fosse detta, o il futuro rivelato.

Ma, per quanto i minuti passassero con lentezza, nessun mistero usciva allo scoperto, nessuna parola sacra fu rivelata e il futuro non fu chiarito. Stanco di ciò prese un gran respiro e sbuffò rumorosamente, quasi come fosse una balena, e i ciuffi ribelli davanti la fronte si alzarono e si scompigliarono, proprio come le creste di un’onda sbattute fuori dallo sfiatatoio. Quasi contemporaneamente il ragazzo si alzò cosicché pure i capelli sul tavolo cadessero verso il pavimento, il ragazzo si stiracchiò la schiena avvolgendosi le braccia dietro la testa, mentre la maglietta scopriva una parte dell’addome. Finalmente il volto non era "diviso" dal bicchiere!

Kanon mormorò qualcosa, ed ingerì il contenuto del bicchiere, come se fosse stata una punizione per ciò che esso non aveva rivelato. Si alzò con lo sguardo che si muoveva velocemente, quasi in cerca di qualcosa, non sapeva neppure lui bene cosa.

Il fratello, Saga, era partito per chissà cosa di bello e lui era solo;ma oramai era abituato, non che fosse piacevole. Si grattò la testa e sbuffò nuovamente, guardò fuori dalla finestra.. Il cielo azzurro, a breve tramontava, ma l’aria era così fresca, nuova;non era la prima volta che voleva uscire, e lo aveva anche fatto, ma Saga non doveva saperlo. Già se lo immaginava se lo veniva a sapere.. In quel momento Kanon pensò: "Ah, lui può uscire, avere titoli magnifici ed essere decantato da altri, io no!..Mi tiene qua, incastrato fra inferno e paradiso, morte e vita!" In quel momento una rabbia crebbe la sentì forte nello stomaco e poi sentiva come l’aria graffiargli la gola;che, sentiva, infiammata. Prese di scatto il bicchiere, aprì il rubinetto aprì l’acqua che scese velocemente e, sempre con ira, portò il bicchiere alla bocca rovesciando acqua sul freddo pavimento. Finita l’acqua abbassò il bicchiere di scatto, insieme al volto che si insabbiò fra i capelli facendo diventare ombroso il suo volto.

Stava aspettando, ok era tardi, era normale aspettare ma ogni secondo era una lama fredda nelle sue carni;per "alleviare" il dolore faceva passi veloci avanti e indietro da una parte all’altra del corridoio, l’armatura pesante faceva anche rumore che echeggiava nel corridoio buio. Mentre ci pensava, al buio, si fermo un secondo ed ispezionò il corridoio. Oh! Magari fosse stato solo buio, con quelle torce che andavano si e no le colonne sembravano alte centinaia di metri e la porta per la grande sala era immensa, massiccia, enorme e lugubre. Sospirò. Ok era tardi, notte fonda ma.. Continuò il suo passo veloce. La porta cigolò, per aprirsi, e lui si fermo, il suo volto tornò placido, calmo come niente. Saga tornò composto e si passò la mano fra i capelli, quella mano, quella sudicia di sangue incrostato, fra le parti di pelle che si nascondevano sotto l’armatura, sotto le unghie e nelle parti più profonde delle dita. A Saga dava anche fastidio avere quel sangue addosso, di quell’uomo, aveva tanto promesso di giurare fedeltà ad Atena e poi...Poi aveva ucciso delle persone innocenti. Ma come aveva osato?Era questo che non concepiva di quel uomo, al solo pensarci gli venivano i brividi di rabbia, scoprendo parti di se che non gli piacevano troppo. Dopo qualche secondo si accorse che la porta era completamente spalancata e una guardia, con la torcia in mano, lo attendeva. Si incamminò, vicino alla guardia e alla sua torcia, che facevano giochi di luce e ombra che non ispiravano troppo Saga. Dopo quei pensieri di assoluta rabbia, quasi non fosse sua, si sentì stanco, aveva sonno, e mentre avanzavano per il corridoio, e poi la stanza, sentiva e pensava che non sarebbe mai giunto sveglio sino alla fine;sembrava una strada infinita. Davanti alla guardia tenne comunque un passo sicuro, baldanzoso e nobile.

Poi si bloccò, il Gran Sacerdote era davanti a lui, seduto sopra il suo trono. Sotto inginocchiato a testa china Aiolos. Aiolos? Perché? Non gli piaceva la sua presenza, si sentì irrequieto e aumentò la sua respirazione quasi fosse in preda ad un attacco allergico, sembrava che non riuscisse a respirare.Cercò di non darlo a vedere e chinò il capo anch’esso.

Il Gran Sacerdote respirò profondamente, stanco, lasciò che il suo respiro passasse lento, che si fosse addormentato? Saga stava per alzare lo sguardo ma lo riabbassò velocemente sentendo le parole uscire come un tuono –Aiolos, tu vai.- le parole erano scandite bene e velocemente, proprio come chi stava al comando.

Aiolos – Certo, come desidera.- Chinò ancora il capo come saluto e si avviò, seguito dallo sguardo di Saga. Dopo breve si sentirono le porte sbattere e Saga pensò il perché lui ci avesse meno ad attraversare il corridoio..

Il Sacerdote riprese parola con tono fermo ed autoritario, ma senza cattiveria –Saga. Ha detto molto Aiolos.-

Silenzio.

Gran Sacerdote-Ehm, scusa, dicevo quindi è morto il ribelle?Tu lo hai ammazzato?-

Alla parola "ammazzato" gli ribollì il sangue. –No!, C-cioè si è morto, ma non l’ho ammazzato!Sono solo…mi sono difeso.- Sospirò. Si accorse dopo di essere stato, inizialmente, aggressivo e alla fine della frase era mortificato, quasi. Abbassò lo sguardo, non voleva incontrare quello del Sacerdote quasi per paura, anche se non poteva notarlo bene giacché portava la maschera.

-Saga..- Riprese il Gran Sacerdote –Non ti sto accusando, voglio solo capire. E’ una gran colpa voler capire? Mi son sempre chiesto, perché quando si è volenterosi di capire qualcosa la gente si riscalda subito?-

Saga-M-mi scusi..Non era mio desiderio crearle disagio.-

Gran Sacerdote –Lo posso immaginare.-

Ci fu il silenzio, siccome Saga non aveva ricevuto l’ordine di uscire rimase. Ogni tanto temeva che il Gran Sacerdote si fosse addormentato, insomma i suoi anni li aveva ed era notte fonda. Non si sarebbe stupito. Però sentiva molto bene che era sveglio per cui sentiva il suo sguardo cadere sulla sua testa come una martellata incessante. Gli poteva benissimo venir mal di testa.

Gran Sacerdote –Senti. Riprendendo il discorso.. Credo che alla fine io e, il primo ministro e via dicendo, gli avremmo comunque dato la pena di morte. Forse, alla fine non importa poi molto di cosa sia successo.-

Saga era sul punto di ribattere ma si fermò. Non aveva voglia di discutere, e poi ora che ripensava i suoi ricordi erano così vaghi..Come se Crono si fosse già portato via il tempo e i ricordi. Ma da quel che aveva capito, l’uomo sarebbe morto comunque. Almeno così diceva il Gran Sacerdote che, ovviamente, non era vero. Lo avrebbero sicuramente punito pesantemente ma non ucciso;forse intendeva che nonne sarebbe valsa la pena di vivere così, allora così detto si, però..

-Ora richiamami Aiolos-

Chinò il capo e se ne andò, prima di tornare in casa sua riferì ad Aiolos che il Gran Sacerdote lo cercava.

Una volta tornato a casa aprì la doccia e fece scorrere l’acqua, in questi giorni non si sentiva bene. Non si sentiva più normale, in un certo senso.

Poi si mise sotto la doccia, per prime furono le mani e le braccia incrostate di sangue del traditore; si gratto le braccia e le mani come se il sangue fosse veleno per la sua pelle, si gratto come in preda ad un raptus, poi smise e lasciò che l’acqua potesse scendere sul suo corpo atletico per purificarlo; guardò in alto e contemporaneamente alzò le mani verso il cielo osservandole in controluce.

"Con questa mano l’ho ucciso, ma potevo benissimo evitarlo. Perché l’ho fatto? Perché lo volevi. eh? Non fare il finto tonto." Saga si sentì confuso ed usci dalla doccia, nervoso, quando fu davanti allo specchio però…