CAPITOLO VENTISETTESIMO. VELENO MORTALE.

L’Undicesima Fatica si stava rivelando altamente complessa e pericolosa per i Cavalieri dello Zodiaco, i quali, indeboliti dagli scontri alle case intermedie e con le armature danneggiate dal violento combattimento contro il terribile Gerione, non riuscivano ad abbattere il Guardiano del Giardino delle Esperidi: Ladone, il serpente mostruoso, figlio di Echidna e Tifone.

Lungo parecchie decine di metri, ricoperto di squamata pelle corazzata, capace di resistere agli assalti dei propri nemici, Ladone era una vera e propria macchina da guerra, risvegliata da Ares per uccidere i Cavalieri di Atena. Poteva parlare ed ascoltare, proprio come un umano, e le sue fauci spaventose eruttavano violente vampe infuocate, che avevano messo a dura prova Cristal e gli altri amici. Adesso, l’oggetto della sua vendetta era una delle tre Esperidi, Egle, la Lucente, che aveva osato ribellarsi a lui, tentando di condurre i Cavalieri di Atena fuori dal Giardino e indicando a Phoenix il punto debole di Ladone: gli occhi.

"Muori, donna!" –Sibilò, soffiando infernali fiamme contro la fanciulla indifesa e impaurita. Ma esse non la raggiunsero, venendo fermate da un consistente muro di ghiaccio che Cristal il Cigno aveva appena creato.

"Con me!" –Esclamò il giovane russo, afferrando la ragazza e proteggendola.

Ladone, infuriato, soffiò ancora più forte, liquefacendo il ghiaccio, ma proprio mentre stava inspirando, pronto per liberare un nuovo violento getto infuocato, il Cavaliere del Cigno saltò in alto, balzando proprio nelle fauci del mostro.

"Cristaaal!!!" –Urlarono i Cavalieri di Atena, sconvolti. –"Sei impazzito?!" –Ma Cristal non li ascoltò neppure, brandendo Gramr, la spada che Orion gli aveva prestato prima della battaglia sull’Olimpo e con cui aveva ucciso il drago Fafnir. –"E che adesso ucciderà te, Ladone!" –Gridò Cristal, affondando la lama nel palato del mostro.

L’enorme serpente, percepito il dolore, si dimenò come un matto, liberando un’immensa vampata di fuoco, che travolse Cristal, scaraventandolo fuori dalla sua bocca e facendolo precipitare a terra, in una nube di fiamme.

"Santi numi... Cristal!" –Esclamò Pegasus, mentre l’amico si schiantava al suolo, perdendo sangue.

Andromeda e Pegasus corsero ad aiutarlo a rimettersi in piedi, osservando con preoccupazione le numerose ustioni sul suo corpo, nei punti scoperti dall’armatura danneggiata. Persino alcuni capelli erano bruciati, e simboli evidenti di scottature apparivano sul suo candido volto.

"Efesto dovrà fare un bel lavoro con la mia armatura!" –Disse Cristal, cercando di sdrammatizzare. Bruciò al massimo il proprio cosmo freddo, per congelare le bruciature sul suo corpo, ma il dolore si fece sentire lo stesso. Dopo aver affrontato, in un unico giorno, la crudele Enio, Augia e Gerione, la fatica si faceva sentire in maniera consistente. Come negli altri Cavalieri di Atena.

"Attentiii!!!" –Gridò Phoenix, urlando agli amici di spostarsi.

L’immenso serpente, furibondo per il dolore che Cristal gli aveva inferto, si stava dimenando come un folle, sbattendo la sua immensa coda sugli alberi, schiacciandoli come zanzare, travolgendo tutto ciò che incontrava sul suo percorso, mentre immense vampate di fuoco fuoriuscivano caoticamente dalla sua bocca.

"Cignooooo!!!" –Sibilò Ladone. –"Cignoooo!!! Ti ammazzo!!!" –E sprigionò nuove lingue di fuoco che bruciarono gli alberi intorno agli amici, che arsero la verde erba dell’incantato giardino, mentre colonne di fumo salivano verso il cielo.

"Devo affrontarlo!" –Mormorò Cristal, bruciando il proprio ghiaccio cosmo.

"Non sei in grado di tenergli testa, Cristal! Lo attaccheremo insieme!" –Esclamò Pegasus.

"Fidati di me!" –Cercò di rincuorarlo Cristal.

"Adesso basta!" –Lo afferrò Pegasus per il mento, obbligandolo a guardarlo negli occhi. –"Sono stufo di sentirvi dire che combatterete da soli, tu, Sirio, Andromeda, che affronterete voi il nemico! Non posso più permettervelo!! Non nelle tue condizioni! Perciò niente storie, uniamoci e lo vinceremo insieme!"

"Pegasus…" –Mormorò Cristal, mentre l’amico lasciava andare il suo mento. Una nuova vampa di fuoco piovve su di loro, obbligandoli a separarsi per non venire colpiti, ma subito i Cavalieri si riunirono.

"Coraggio, amici! Insieme!" –Li incitò Pegasus. –"Risplendi, Cometa Lucente!"

"Vai, Onda del Tuono!" –Andromeda liberò la saettante catena.

"Ali della Fenice!" –Si unì al coro Phoenix, anticipando l’Aurora del Nord di Cristal.

L’assalto congiunto dei quattro amici mirò al volto del bieco serpente, sicuri che quella volta lo avrebbero abbattuto. Ma Ladone, nuovamente, utilizzò le narici per aspirare l’energetico potere dei Cavalieri, espellendolo poco dopo, dirigendo il flusso contro di loro.

"Noooo!!!"–Urlò Pegasus, travolto insieme agli amici e scaraventato lontano.

"Ci ha rimandato il nostro attacco!" –Mormorò Andromeda. –"Eppure era così potente…" –Ma anche Ladone accusò il colpo, essendo stato costretto ad un grande sforzo, considerando la potenza dell’assalto che i quattro amici avevano lanciato; iniziò a tossire, a dimenarsi ulteriormente, sbattendo la coda e schiacciando tutto ciò che trovava al di sotto, mentre nuove vampate infuocate fuoriuscivano convulsamente dalla sua bocca.

"È la bocca il suo punto debole! Devo riuscire a colpirlo di nuovo!" –Mormorò Cristal, rimettendosi in piedi, e ringraziando mentalmente Orion per il dono ricevuto.

"Niente gesti suicidi, Cristal, ti prego!" –Cercò di frenarlo Pegasus.

"Stai tranquillo!" –Sorrise l’amico. –"Ho abbandonato quei progetti molti mesi fa, quando un gruppo di vecchi compagni di infanzia si ritrovò a lottare per un’Armatura d’Oro!"

"Già…" –Sorrise anche Pegasus. –"Sembra passata una vita…"

"E invece era solo ieri…" –Commentò Cristal, prima di voltarsi nuovamente verso Ladone, immenso, sopra di loro. –"Lascialo a me, Pegasus... ti prego! E conduci Andromeda e Phoenix con te! Soltanto una casa ci separa da Ares! Non possiamo morire tutti qua!"

"No! Non possiamo!" –Annuì Pegasus. –"E questa possibilità non si prospetta neppure per te!" –Precisò, per quanto alla fine cedesse alla richiesta dell’amico.

In quel momento Ladone si chinò nuovamente su di loro, scaricando immense vampe di fuoco che arsero gli alberi rimasti intorno ai Cavalieri, anche quelli dietro i quali si erano riparati. Cristal tirò un’occhiata a Pegasus, e poi a Andromeda e Phoenix, quindi scattò in avanti, uscendo da dietro l’albero carbonizzato, circondato dal bianco cosmo della sua costellazione.

"Vieni Ladone! Cristal il Cigno è qua!" –Gridò, evocando il suo potere. –"Polvere di Diamanti! Via!" –E lanciò contro il serpente la sua violenta tempesta glaciale, vicinissima allo Zero Assoluto.

Ladone tentò di respingerla con le sue vampe infuocate, ma si accorse di non riuscire a contrastarla completamente, tanta era l’intensità e la determinazione che Cristal stava riversando in essa.

In quella, Pegasus, Andromeda e Phoenix scivolarono sul terreno sottostante, cercando di fuggire via, ma furono comunque notati da Ladone, che cercò di fermarli, dirigendo il fuoco verso di loro, ma esponendosi così al freddo potere di Cristal.

"Maledizione, Cigno!" –Tuonò Ladone, infuriato, mentre gli sbuffi di rovente energia si facevano sempre più pressanti. –"Mi hai fatto scappare le mie prede! Muori anche per loro!!!" –Ed emise una tremenda vampata di fuoco che travolse la Polvere di Diamanti.

Sto... cedendo... Mormorò Cristal, sentendo le forze venire meno. Ma non posso cadere ancora! Non finché Pegasus, Andromeda e Phoenix non saranno lontani a sufficienza! Cercò di farsi forza e contrastare con il gelo l’impetuosa violenza infuocata di Ladone, fino a crollare in ginocchio.

"Sììì! Cosììì… Cadiii!" –Sibilò il serpente, chinandosi su di lui per abbrustolirlo.

Improvvisamente una puntura, piccola, se paragonata all’immensa mole dell’animale, ma fastidiosa, lo disturbò, proprio sul mento, distraendolo e obbligandolo a spegnere le proprie fiamme.

"Uh?! Cos’è stato?!" –Si chiese Ladone, prima di vedere una veloce macchia dorata correre sul terreno, raggiungere Cristal e portarlo fuori dal getto di fuoco. –"Chi seeei?!"

Un uomo alto e dai lunghi capelli violacei, ricoperto da una dorata rmatura dall’effige dello Scorpione, era in piedi sotto di lui, e stava aiutando Cristal a rialzarsi.

"Milo di Scorpio!" –Esclamò l’uomo con baldanza. –"Cavaliere d’Oro di Atena!"

"Scorpio…" –Balbettò Cristal, molto debole, stretto al corpo del compagno.

"Non preoccuparti, Cristal! Riposa! Affronterò io questo essere immondo!" –Sussurrò il Cavaliere d’Oro al ragazzo, prima di depositarlo delicatamente a terra. –"Lo affidò a voi!" –Aggiunse, rivolgendosi alle due ragazze nascoste tra i pochi cespugli rimasti.

Aretusa ed Esperia, le Ninfe del Tramonto, che avevano guidato Scorpio dai suoi compagni, alla ricerca anche della loro sorella.

"Milo dello Scorpione!!! Bene bene…" –Sibilò Ladone. –"Sarà un piacere affrontarti, mio artropodeico amico! Ah ah ah!"

"Non proverai piacere alcuno invece, bestia infernale! Ma solo dolore!" –Commentò Scorpio, bruciando il proprio cosmo. –"Il dolore che la Cuspide dello Scorpione d’Oro provocherà in te!!!" –E nel dir questo concentrò il cosmo sull’indice destro, liberando un violento fascio di luce rossa, diretta verso il mento del serpente, il quale sentì una nuova puntura, che lo disturbò, per quanto non gli provocasse dolore alcuno.

"Cos’è questo ridicolo colpo? Vorresti ferire me, il più grande dei serpenti, con il tuo ridicolo aculeo?!" –Rise Ladone di gusto, beffandosi dell’attacco di Scorpio. –"Sei patetico, Cavaliere!" –E smosse la grande coda squamosa, cercando di schiacciarlo. Ma Scorpio, sfruttando la velocità della luce, di cui era padrone, a differenza di Ladone che, per quanto potente e resistente, era lento nei movimenti, data la stazza, evitò i colpi della coda, cercando poi di contrattaccare.

"Vai incontro alla morte!" –Sbuffò Ladone, osservando Scorpio correre verso di lui. –"Muori!! Fiamme delle Esperidi!!!" –E scaricò sul Cavaliere immense vampate di fuoco.

Scorpio cercò di evitare le fiamme, ma poi decise di giocare d’astuzia, correndo per un po’ intorno al corpo serpentiforme di Ladone, mentre la creatura continuava ad eruttare fiamme, prima di balzare, con un abile salto, proprio su di esso, piantando le dorate chele dentro di lui. Sbadatamente, preso dalla foga della battaglia, Ladone soffiò nuove fiamme, dirigendole verso Scorpio, finendo per bruciare parte del proprio corpo.

"Maledetto!" –Sbuffò Ladone, irato per essere stato giocato.

"Adesso basta!" –Esclamò Scorpio, fermandosi ed espandendo il proprio cosmo. Sollevò una gamba, assumendo una posizione anomala ma che gli permetteva di creare e controllare imponenti scariche di energia, dirigendole verso Ladone, sotto forma di una vorticosa tempesta cosmica.

"Stai attento, Scorpio!" –Gridò Cristal, sicuro che Ladone l’avrebbe aspirata e rimandata indietro. –"Non conosci di cosa è capace!" –Ed infatti Ladone, per quanto infastidito da quella tempesta di guizzante energia, la assorbì con le proprie narici, prima di rispedirla al mittente, potenziandole con le sue infernali fiamme, e travolgendo il Cavaliere, che venne scaraventato indietro. –"Scorpio…" –Rantolò Cristal, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi e a incamminarsi verso l’amico.

"Ho... sottovalutato il mio nemico!" –Mormorò Scorpio, rialzandosi a fatica. –"Un errore imperdonabile per un Cavaliere d’Oro!"

"Non crucciarti di ciò, amico mio! E combattiamo insieme!" –Gli offrì la propria mano Cristal. –"Non potrà resisterci!"

Scorpio sorrise, lusingato dall’offerta del ragazzo, lo stesso che aveva affrontato all’Ottava Casa, combattendolo in quanto invasore del Grande Tempio. Per un momento la mente di Scorpio volò via, ripensando alla battaglia combattuta proprio contro Cristal. Battaglia nella quale il cuore del Cavaliere d’Oro fu agitato dalla nobiltà d’animo del Cavaliere del Cigno. Nobiltà e fede nell’amicizia, così bella, così pura, come soltanto in uno spirito devoto ad Atena poteva albergare! Rifletté, prima di espandere il proprio cosmo dorato.

"Arderete nelle stesse fiamme di morte!" –Sibilò Ladone, sbuffando ferocemente.

"Adesso!" –Urlò Cristal, sbattendo le mani giunte avanti a sé. –"Aurora del Nord!"

"Veleno dello Scorpione, unisciti in un’unica mortale cuspide, che le quindici stelle di Scorpio racchiuda in sé!" –Gridò il compagno, lanciando un violento raggio di energia verso il viso del serpente.

Ladone si difese discretamente bene, fermando l’Aurora del Nord con il suo furibondo sbuffare infuocato, ma non poté far niente per evitare l’ago della cuspide, che lo ferì in pieno viso, poco sotto l’occhio, un punto molto sensibile, che lo fece sbraitare e avvampare ulteriormente.

"Non crederai che sia la prima volta che ti colpisco!" –Mormorò Scorpio. –"Per ben tre volte ho lanciato quindici cuspidi contro di te, ben immaginando che la tua pelle sia ben immunizzata dal mio siero! Vedremo quanto veleno riuscirà comunque a sopportare!"

"Veleno?! Veleno?!" –Tuonò Ladone, infuriandosi come un forsennato. Violenti sbuffi di fuoco si schiantarono sui due Cavalieri, piegandoli a terra, prima che la squamata coda del serpente piombasse su di loro, sbattendoli contro il terreno.

"Aaargh…" –Mormorò Cristal, schiacciato dal peso della putrida bestia.

"Cristal!!!" –Urlò Scorpio, cercando di liberarlo. Ma non appena si mosse venne afferrato dalla punta della coda di Ladone, che si arrotolò tutta intorno al suo corpo, stringendolo con forza, facendo scricchiolare le dorate vestigia.

"Veleno dicevi dunque, Cavaliere dello Scorpione?!" –Sibilò Ladone, sollevando Scorpio da terra e portandolo vicino alle sue spalancate fauci. –"Non esiste sostanza che possa risultare letale per me, Ladone, figlio delle mostruose creature primordiali, Echidna e Tifone! Perciò vani e patetici sono stati tutti i tuoi assalti! E adesso pagherai il fio! Ah ah ah!" –E strinse ancora di più la presa, stritolando il Cavaliere di Scorpio, incapace di muoversi al suo interno.

Cristal, dal basso, cercò di rialzarsi dalla fossa in cui Ladone lo aveva sprofondato, con un colpo secco di coda. Era ferito e sanguinante, ma soprattutto il suo cosmo era debole, ma quando vide Scorpio stretto nella mortifera morsa del serpente non poté non far esplodere il suo cosmo al massimo, evocando gli sconfinati e immortali ghiacci della Siberia.

La spada che Orion gli aveva dato si caricò di congelante energia e guidò Cristal alla liberazione dell’amico, seguendo il ragazzo mentre questi balzava agilmente sul corpo squamoso del serpente, dando colpi violenti contro la pelle, affondando la lama in quella coriacea corteccia.

"Aaargh!!!" –Urlò Ladone, dimenandosi. –"Dannato Cigno!!!" –Sibilò, sbuffando fiamme. Ma non poté dirigerle completamente verso il Cavaliere, in quanto questi si trovava proprio sul suo corpo.

Si avventò quindi su di lui con tutto il viso, spalancando le sue fauci artigliate e sbuffando tossiche vampe di fuoco; ma Cristal non si perse d’animo, reagendo con il proprio cosmo gelante e liberando una nuova Polvere di Diamanti, che fu nuovamente assorbita dalle narici del serpente. Prima però che Ladone riuscisse ad espellerla, Cristal lanciò Gramr nella bocca del serpente, lasciando che si conficcasse malamente nella sua gola.

"Aaargh!!!" –Si disperò Ladone, agitandosi confusamente, senza riuscire a togliere la spada dalla propria bocca, essendosi incastrata all’interno. –"Dannato… dannato, perché mi fai soffrire così?!"

Vampe di fuoco sbuffarono dalle sue fauci, mentre il serpente si dimenava disperatamente, liberando finalmente Scorpio dalla stretta morsa della coda, facendolo precipitare a terra. Cristal, sbalzato via dal corpo squamoso di Ladone, raggiunse l’amico, aiutandolo a rimettersi in piedi, e realizzando che anch’egli non era messo molto bene, con i coprispalla frantumati, e numerose parti dell’armatura d’oro scheggiate.

"Hisss…" –Sbuffò ancora Ladone, tentando di togliere la spada dalla sua gola. Ma non aveva mani per farlo e dovette rimanere a fauci spalancate, con quella lama piantata nel palato, che tanto dolore gli provocava e tanta ira faceva montare in lui. Furibondo, afferrò Cristal con la coda, stritolandolo con violenza inaudita, sbattendolo a terra con forza, frantumando l’Armatura Divina.

"Ehi, bestione!!!" –Gridò Scorpio, bruciando il proprio cosmo d’oro. –"Difenditi!!!" –E concentrò il cosmo tra le mani, sotto forma di una violenta cometa infuocata che scagliò contro il viso di Ladone, il quale venne colpito e bruciacchiato sul mento. Ma l’assalto di Scorpio continuò ancora, balzando in alto e continuando a colpire Ladone con violente e continue Comete di Antares, fino ad obbligarlo a liberare Cristal, scaraventandolo via, e ad afferrare lui, con la propria coda.

"Perfetto!!!" –Mormorò Scorpio, osservando il suo giovane amico rotolare al suolo. Debole, ma libero! Aggiunse con un sorriso, per quanto lacrime a lungo trattenute inumidirono i suoi occhi.

Il fetido fiato di Ladone era su di lui, mentre vampe di fuoco stridevano sulla sua corazza e sul suo corpo, ustionandolo paurosamente. –"Cercavi il veleno, Cavaliere! Eccolo! Sta penetrando dentro di te! Esso è contenuto nel mio corpo, in particolar modo nella mia coda, e stritolandoti, venendo a contatto con il tuo corpo sanguinante, esso penetrerà nelle tue ferite aperte, uccidendoti!"

"Non ho paura di morire!" –Affermò Scorpio, con tono serio, cercando di mantenersi calmo. –"Perché la mia vita appartiene ad Atena, ed è per lei e per gli uomini coraggiosi come Cristal, che credono nell’amicizia e che mai si tireranno indietro di fronte ad una causa giusta, pur persa che sia, che combatto! Non posso che essere onorato di dare la vita per salvare lui e i suoi compagni, e per la mia Dea!"

Ladone, a quelle parole, si infuriò ulteriormente, perché avrebbe voluto sentire altro uscire dalla sua bocca: grida di dolore, lacrime di terrore, invocazioni di aiuto, suppliche e lamenti. Non stupide frasi sull’amicizia e l’onore. Il cosmo di Scorpio esplose improvvisamente, mentre fendenti di pura energia lacerarono la coda stritolatrice di Ladone, facendolo tuonare in grida di spasimo. Con rapidi movimenti, le chele dorate dello Scorpione si piantarono nella pelle del serpente, scaricando in essa l’intenso fuoco ardente della costellazione.

"Antareees!!!" –Urlò Scorpio, facendo esplodere il proprio cosmo.

La coda di Ladone andò in mille pezzi, travolta dall’ardente energia scatenata da Scorpio, il quale precipitò a terra, scavando una grande fosse nel terreno. Dilaniato da mille tormenti, con una lama incastrata in gola, Ladone si dimenava come un topo in gabbia, osservando l’oscura linfa vitale fuoriuscire dalla sua coda mozzata; si chinò su Scorpio, per bruciarlo vivo, ma si accorse che il Cavaliere era protetto da una cupola di ghiaccio.

"L’unico in grado di fare ciò è… Cigno!!!" –Esclamò Ladone, osservando Cristal comparire da dietro la cupola, rialzatosi giusto in tempo per proteggere l’amico.

Violente vampe di fuoco si abbatterono sul Cavaliere, il quale tentò di contrastarle con il suo potere congelante. Fuoco e ghiaccio. Male e bene. Lo scontro tra i due era ai limiti della forza fisica, e Cristal, per quanto debole, non sembrava intenzionato ad arrendersi, ma il suo potere glaciante stava aumentando sempre di più, forte di tutte le esperienze vissute.

"Non ci sono dubbi!!!" –Mormorò Ladone, osservando la tempesta di ghiaccio spegnere le proprie fiamme a farsi sempre più vicina alla sua gola. –"Questo è lo Zero Assoluto!!!" –Non ebbe il tempo di aggiungere altro che una cometa di ghiaccio centrò in pieno le sue fauci, penetrando all’interno della bocca del serpente, congelandola completamente.

"Adesso!" –Esclamò Cristal, sollevando le braccia. –"Guardami Maestro dei Ghiacci, dall’alto dei cieli! Che tu sia fiero di me! Questo è il colpo dell’uomo che ti fece Cavaliere! Scorrete, divine acque!!!" –Un’anfora di energia apparve alle spalle di Cristal, prima che questi la abbassasse, dirigendo il getto verso le fauci semicongelate di Ladone. –"Per il Sacro Acquarius!!!" –Urlò, mentre la devastante potenza dell’aurora si scatenava, congelando il viso del serpente.

Stordito e appesantito, il grosso animale barcollò per qualche minuto, ondulando sul Giardino delle Esperidi, prima di schiantarsi a terra, abbattendo alberi e smuovendo ancora la terra. Anche Cristal crollò poco dopo, esausto, senza più la forza di muovere neppure un dito. Si ricordò però di Scorpio e dell’aiuto che gli aveva dato, e si trascinò fino alla cupola di ghiaccio per sincerarsi delle sue condizioni. Il Cavaliere d’Oro era semisvenuto, molto debole per il veleno penetrato nel suo organismo e per lo sforzo sostenuto, ma fu felice di vedere Cristal sano e salvo.

"L’amicizia che lega è un vincolo che non si disonora!" –Mormorò, ricordando il celebre monologo di Cristal, quando, durante la battaglia all’Ottava Casa, aveva esaltato il profondo valore dell’amicizia, che gli aveva impedito di andarsene, come un vigliacco, abbandonando gli amici che tutto significavano per lui. Prima che Cristal potesse rispondere, accennando un genuino sorriso, un’impetuosa emanazione cosmica fece la sua comparsa nella radura, mentre immense vorticanti fiamme di energia travolsero i due Cavalieri, sollevandoli e scaraventandoli indietro.

"Aaaargh…" –Urlarono Scorpio e Cristal, schiantandosi malamente a terra.

"Chi altri?!" –Rantolò Cristal, percependo una demoniaca presenza. Rotolò sul terreno, muovendo gli occhi per vedere chi li aveva travolti col suo potere e non poté trattenere un gemito di terrore quando riconobbe il guerriero dalla scarlatta armatura che era apparso di fronte a loro.

Alto e ben fatto, con robusti muscoli, moro, con viso scuro e occhi dal colore della notte, Flegias, figlio di Ares, Flagello degli Uomini, sogghignava circondato da imperiture fiamme, cariche di odio e di malvagità. Indossava la sua scarlatta Veste Divina, che copriva quasi completamente il suo corpo, per quanto fosse priva dell’elmo, e reggeva nella mano destra la sua Spada Infuocata.

"Flegias…" –Mormorò Cristal, incapace di rimettersi in piedi.

"Ben arrivato, Cigno! Non avevo ancora avuto modo di salutarti quest’oggi! Così ho pensato di venire a porgerti personalmente i miei saluti! Ah ah ah!" –Rise sguaitamente il figlio di Ares, mentre Cristal e Scorpio cercavano di rialzarsi. –"Ma no! Vi prego! Non c’è bisogno che vi alziate... rimanete pure seduti!" –Ironizzò Flegias, prima che una sinistra luce splendesse nei suoi occhi. –"Così potrò uccidervi meglio!!!"

E scattò avanti, veloce come sempre, puntando la sua spada infuocata verso il collo di Cristal il Cigno, il quale non riuscì a muovere neppure una mano per difendersi. Poté solo esplodere in un grido di orrore, quando vide la lama di Flegias trapassare la gola di Scorpio da parte a parte, al punto da raggiungere il petto di Cristal, al di là del Cavaliere d’Oro, il quale, visto l’amico in pericolo, non aveva esitato a fargli da scudo, offrendo la sua vita al violento carnefice di Ares.