CAPITOLO DICIOTTESIMO: LA SCALATA DELLE DODICI CASE.

Dopo aver lasciato Orione a terra, nella piazza principale del Grande Tempio, i Guerrieri Egizi, guidati da Upuaut, il loro Comandante, corsero verso la Collina della Divinità, lanciandosi in un barbaro assalto contro l’ultimo bastione posto a difesa di Athena: le Dodici Case dello Zodiaco, che dalla prima, quella dell’Ariete, si snodavano a difesa del monte e della Tredicesima Casa, la residenza del Grande Sacerdote. Quello era il loro obiettivo, ciò che Seth disperatamente bramava: la testa del vecchio oracolo di Athena, il quale, Seth ne era stato informato, era anziano e stanco, simbolo di un mondo che ormai sarebbe sprofondato nella dimenticanza.

Giunti alla Prima Casa, dall’aspetto orientaleggiante, non trovarono nessuno a riceverli, e questo fece inizialmente sospettare loro un assalto a sorpresa, non essendo al corrente della missione in Asia che Mur aveva ricevuto dal Sacerdote suo Maestro. Convinti infine che non vi fosse niente da temere, i Guerrieri Egizi superarono la Prima Casa ed iniziarono a correre lungo la bianca scalinata di marmo, diretti verso la Seconda, quella del Toro Dorato.

Upuaut, il Comandante scelto da Seth per guidare l’Esercito del Sole Nero, correva in cima al folto gruppo di Guerrieri, tenendo fede al suo nome, che significa "colui che apre la via" . Nel Mondo Antico era infatti figlio di Iside, venerato specialmente ad Abydos, una città nell’Alto Egitto, e tenuto in buon conto dallo stesso Amon Ra; ma insoddisfatto del suo potere e della venerazione di cui era oggetto iniziò a chiedere di più e commise l’errore di appoggiare Seth nella sua congiura contro Horus e Osiride, venendo esiliato insieme al Dio traditore, e da lui richiamato in vita per le sue ottime abilità guerriere e strategiche. Sua madre, vergognatasi del suo comportamento viscido e traditore, lo aveva ripudiato ed egli sperava, dopo la fine della guerra, di vendicarsi di lei, facendola sua schiava.

Dietro di lui, ai lati del Comandante, correvano Kepri e Aspide, due Guerrieri Egizi dai notevoli poteri, e una cinquantina di soldati semplici, armati delle Spade del Sole. Giunti in prossimità della Seconda Casa, Upuaut ordinò ai suoi di rallentare, per concentrare i sensi sul suo interno e scovarvi eventuali Cavalieri d’Oro nascosti.

"Kepri!" –Ordinò il Comandante. –"Cosa sentono i tuoi scarabei?"

"Niente!" –Rispose il Guerriero Egizio. –"La Seconda Casa è vuota!"

"Che strano!" –Rifletté Upuaut, toccandosi il pizzetto grigio. –"Seth mi aveva informato che i Cavalieri del Capricorno e dei Gemelli erano giunti in Egitto come ambasciatori, e che il Sagittario, il Leone e il Cancro li avevano seguiti! Ma le nostre fonti non avevano detto niente riguardo alla mancanza dei custodi delle prime due Case dello Zodiaco!"

"Forse staranno combattendo in giro per il Grande Tempio!" –Azzardò l’idea Aspide.

"Idiozie!" –Lo chetò Upuaut. –"I Cavalieri d’Oro non si muoverebbero dalle loro Case per alcun motivo, poiché il loro massimo compito è la difesa di questo percorso obbligato da chiunque tenti di raggiungere il Celebrante di Athena e quindi la Dea stessa!" –E nel dir questo sfoderò la mazza che portava alla vita, afferrandola con la mano destra, prima di dare ordine di caricare compatti.

I Guerrieri Egizi, insieme a Kepri e ad Aspide, si lanciarono all’interno della Seconda Casa del Toro, senza percepire alcuna traccia di cosmo, correndo nella semioscurità del corridoio centrale, finché due occhi non risplendettero davanti a loro, rischiarando l’aria con un lampo di luce. In un attimo tutti i Guerrieri Egizi furono spinti indietro, scaraventati contro le colonne circostanti, scagliati contro le mura laterali, mentre dall’ombra usciva un ragazzo, di appena dodici anni, dalla corporatura robusta, ricoperto dalla dorata Armatura del Toro.

Aldebaran osservò i cinquanta guerrieri ai suoi piedi, con uno sguardo misto tra dispiacere per dover combattere e preoccupazione, poiché era la prima volta che si trovava direttamente in guerra. Sorrise, compiacendosi del risultato: era riuscito a celare il suo cosmo agli invasori e a colpirli tutti contemporaneamente.

Tutti e cinquantatre! Mormorò Aldebaran, che aveva contato i cosmi invasori correre lungo la bianca scalinata di marmo. Improvvisamente un brivido corse lungo la sua schiena, obbligandolo a guardarsi intorno bruscamente. Sul pavimento vi erano infatti solamente cinquantadue corpi.

Prima che potesse riflettere ulteriormente, Aldebaran fu colpito in pieno petto da un brusco colpo di mazza che lo scaraventò indietro, fino a farlo schiantare contro un muro laterale, che crollò su di lui. Rapidamente si liberò dalle macerie, senza riportare grossi danni, a parte un lieve stordimento, per trovarsi di fronte al suo avversario: il possente Upuaut, Comandante dell’Esercito del Sole Nero.

Era un uomo alto e massiccio, di quasi due metri, dal viso maschile e vissuto, con una cicatrice sull’occhio destro, che gli dava un aspetto vagamente deforme. I capelli erano radi e brizzolati, e uno sfregio sopra l’orecchio rendeva la sua presenza ancora meno piacevole. Indossava un’armatura dal color grigio sporco, che copriva solo parte del suo corpo, ed era rifinita con una folta pelliccia grigia, dello stesso animale con cui aveva realizzato il mantello che gli copriva la schiena. Alla cintura portava affisso un arco, mentre in mano stringeva una possente mazza marrone, carica delle emanazioni del suo cosmo violento.

"Chi sei?" –Domandò Aldebaran, tastandosi il petto e respirando a fatica, per la botta ricevuta.

"Upuaut, il Dio Lupo della Morte e della Guerra!" –Rispose con fierezza l’altro, digrignando gli aguzzi canini. –"Mai come adesso questa presentazione sarà realtà! Poiché solo guerra, e con essa morte, troverai se sceglierai di combattere con me!"

"Certo che combatterò con te, invasore del Tempio di Athena!" –Rispose Aldebaran con fermezza, per quanto l’aspetto truce di Upuaut e la sua tranquillità battagliera lo stessero facendo innervosire e preoccupare. –"Non crederai di poter passare la Seconda Casa del Toro senza pagare il fio!"

"Pagare il fio?! Uahahah!" –Rise di gusto il Dio Lupo della Guerra e della Morte, prima di caricare la mazza del suo violento cosmo.

Con un brusco movimento, mosse la mazza come se volesse colpire Aldebaran, per quanto lontani di parecchi metri fossero, e il Cavaliere del Toro venne improvvisamente sospinto indietro, piegandosi in due, quasi un macigno lo avesse colpito allo stomaco. Il violento colpo lo fece sputare sangue e mettersi nuovamente una mano sull’Armatura, che sembrava essere stata superata e trapassata, per raggiungere lo sterno al suo interno.

"Questo è stato solo un assaggio, Cavaliere del Toro! L’onda d’urto della mia mazza ti ha fatto sputare sangue! Vomiterai l’anima se ti ostinerai a lottare con me, con un Dio, infinitamente superiore alla tua patetica condizione umana!" –Esclamò Upuaut, espandendo il suo cosmo.

"Che tu sia un Dio o un uomo, per me non fa alcuna differenza! Poiché dalla porta sul retro di questa Casa tu non uscirai!" –Ribatté Aldebaran con fermezza. –"Prendi queste parole come verità, Upuaut, Dio della Morte e della Guerra, perché questa presentazione sarà realtà!"

La risposta di Aldebaran fece adirare Upuaut, che scattò avanti, brandendo la mazza carica di energia cosmica, sfrecciando nell’aria alla velocità della luce e muovendo l’arma per colpire nuovamente il ragazzo. Ma quella volta Aldebaran fu abile a voltarsi di lato, schivando il violento assalto di Upuaut, e muovendo il braccio destro con forza contro il viso del Guerriero Egizio.

Upuaut venne colpito in pieno e spinto di lato, protetto dalla sua maschera grigia a forma di lupo, che schizzò in aria, ricadendo a terra poco distante, crepata per l’impatto, ma riuscì a mantenersi in piedi, e a rinnovare la carica contro il Cavaliere del Toro, che questa volta non riuscì ad evitare la furia del Lupo d’Egitto, venendo scagliato indietro, contro una colonna del Tempio.

Upuaut non gli diede neppure il tempo di rimettersi in piedi, balzando come una furia su di lui, sollevando la mazza con entrambe le mani, pronto per calarla sul ragazzo schiantato a terra tra i detriti, ma Aldebaran fu svelto a rotolare via, evitando l’affondo del Dio Lupo che si piantò per terra, frantumando il pavimento in numerosi detriti.

Aldebaran, senza esitazione, si lanciò contro di lui, iniziando un violento corpo a corpo fatto di pugni e di calci continui. Una mazzata sul braccio destro fece perdere ad Upuaut la presa della clava, che sbatacchiò in terra con fragore, obbligando il Comandante Egizio a ricorrere ad altri mezzi. Una ginocchiata in pieno petto fece accasciare Aldebaran, distraendolo dal corpo a corpo, mentre Upuaut lo afferrava per il collo con le sue robuste braccia, stringendo con vigore sulla pelle del ragazzo.

"Non muoverti!" –Sibilò il Dio Lupo. –"Aumenti solo l’agonia della tua morte!" –Aggiunse, stringendo le sue robuste dita intorno al collo di Aldebaran.

Nel silenzio della Seconda Casa, rotto soltanto dall’affannoso respiro del Cavaliere del Toro, Upuaut riusciva ad udire soltanto lo scricchiolare sinistro, e per lui soddisfacente, delle ossa del suo nemico, il cui viso stava impallidendo sempre di più. Di nient’altro si curava, neppure della salute dei suoi soldati, la cui presenza era importante soltanto per facilitargli il compito. Ma la strada, quella verso il Sacerdote di Athena, e verso la vittoria, l’avrebbe aperta lui: Wepwawet o Ophois, come era anche noto, "colui che apre le strade".

"Io sono il tuo personale Dio della morte, che aprirà la strada alla tua anima verso l’aldilà!" –Ghignò, ridendo come un pazzo, infervorato da quel gioco al massacro che tanto lo eccitava.

Tutto preso da se stesso e dalla sua superbia, non si avvide di un movimento repentino poco lontano da lui. Un enorme blocco di pietra, di cui il pavimento era composto, si sollevò, sfrecciando verso il Dio Egizio, che se ne accorse soltanto all’ultimo, venendo travolto in pieno e scaraventato contro un muro laterale, schiacciato dal blocco di pietra che precipitò a terra sopra di lui.

Aldebaran, crollato in ginocchio, ansimava affannosamente per riprendere fiato, pur consapevole di avere poco tempo a disposizione. Upuaut infatti si rimise subito in piedi, afferrando il grosso blocco di pietra, sollevandolo con facilità e scagliandolo contro il Cavaliere del Toro, che lo evitò semplicemente muovendosi di lato alla velocità della luce.

Arrabbiato, soprattutto nell’orgoglio, per essere stato interrotto, Upuaut sollevò il braccio destro, richiamando a sé la propria Clava, pronto per scagliarsi nuovamente contro il Toro, quando questi lo stupì mettendosi a sedere in terra, con la gambe incrociate e gli occhi socchiusi, quasi fosse in meditazione. Credendo che la paura della morte lo avesse reso pazzo, e che cercasse nella preghiera un modo per fuggire al dolore che l’attendeva, Upuaut scoppiò a ridere, caricando la clava del suo cosmo grigiastro, e scattò avanti, pronto per colpirlo.

Ma improvvisamente tutti i blocchi di pietra che costituivano il pavimento della Seconda Casa si sollevarono disordinatamente, bloccandogli il passaggio, facendolo incespicare, e molti sfrecciarono verso di lui.

"Telepatia eh?!" –Ghignò Upuaut, avendo capito che era il cosmo del Cavaliere del Toro ad agire sull’ambiente circostante.

"No, telecinesi!" –Precisò Aldebaran, seduto in posizione apparentemente imperturbabile. –"La telepatia è la capacità di comunicare con il pensiero, mentre la telecinesi, o psicocinesi, è la capacità di un soggetto di agire sull’ambiente che lo circonda, riuscendo quindi a spostare anche oggetti!"

"Bah!" –Sputò Upuaut, distruggendo con la sua possente Clava tutti i blocchi di granito che Aldebaran gli mandava contro. –"Qualunque nome abbia questa tecnica è per me misera cosa! È un patetico tentativo di evitare lo scontro aperto, un vile surrogato da deboli!!!" –Gridò, lanciandosi sempre più velocemente avanti.

Veloce, sfrecciava tra i blocchi che Aldebaran gli mandava contro, li evitava, si spostava per farli scontrare tra loro e distruggersi, e quelli che non poteva schivare li frantumava con un colpo secco di Clava. In pochi secondi, troppo pochi per permettere al Cavaliere d’Oro di elaborare un nuovo piano, Upuaut fu davanti a lui, con la Clava sollevata sopra la testa, carica di energia cosmica.

"E chi rifiuta la battaglia aperta, preferendo misere tecniche indirette, è soltanto un debole! E non c’è vittoria.. per costoro!!" –E abbassò la Clava con forza.

Aldebaran riaprì gli occhi di colpo, fermando l’arma energetica del Dio Lupo con le sue robuste braccia. Afferrò la Clava, bloccandola dal basso, spingendo con tutte le sue forze per resistere, nonostante la pressione insostenibile, nonostante le violenti scariche di energia cosmica che l’arma emanava, come scosse elettriche. Pensò ad Athena, la Dea a cui aveva giurato fedeltà, e all’armatura d’oro di cui gli aveva fatto dono, per difendere la Terra e la giustizia. Pensò a sua nonna, che lo aveva allattato ed istruito per tutta la sua fanciullezza. E infine pensò a Eurialo, e a quanto aveva pianto di felicità nel vedere il fratello insignito del supremo titolo di Cavaliere d’Oro. Per un momento socchiuse gli occhi, lasciando i suoi sensi liberi di scivolare via, e gli parve di sentire le grida di Eurialo, e dell’amico Niso, impegnati in battaglia tra le sabbie d’Egitto.

Tutti stanno combattendo!!! Mormorò tra sé, accendendo il suo cosmo di dorati bagliori e spingendo sulla Clava con tutto se stesso, per sollevarla e gettarla via. Ed io non sarò da meno!!! Gridò, spingendo indietro l’arma e Upuaut stesso, attonito e stupefatto.

"Guerriero Egizio!" –Lo guardò Aldebaran, con determinazione. –"Non passerai!" –E socchiuse gli occhi, facendo esplodere il suo potente cosmo. –"Adesso conoscerai il Grande Corno del Toro Dorato!!! Per il Sacro Toro!" –E portò entrambe le braccia avanti, liberando una devastante energia simile all’infuriata corsa di un toro dalle corna d’oro.

Upuaut, sorpreso da tale inaspettato potere, mosse la Clava per tentare di parare l’assalto del suo nemico, ma vi riuscì soltanto in parte, venendo scaraventato indietro, fino a schiantarsi contro le colonne laterali dell’ingresso, abbattendole e rovinando a terra.

In quella, i soldati egizi rinvennero, iniziando a rialzarsi progressivamente e ad osservare la scena. Stupiti, videro il loro Comandante atterrato, sommerso da detriti e pezzi di colonne franate, mentre un Cavaliere d’Oro giaceva in ginocchio, poco distante da loro, respirando affannosamente.

Un gruppetto di soldati egizi fu subito su Aldebaran, afferrandolo per il collo e mettendogli le loro spade alla gola, ma un ordine perentorio li fece allontanare immediatamente.

"Non intromettetevi!" –Gridò Upuaut, sollevandosi dalla polvere e dai detriti. –"Questo ragazzino ha deciso di sfidarmi e io prenderò la sua testa come trofeo!"

"Ma.. Comandante.." –Mormorò Kepri, osservando alcuni sfregi e scheggiature sull’armatura del Dio egizio.

"Correte avanti! E uccidete tutti coloro che oseranno sbarrarvi il passo!" –Ordinò infine Upuaut, facendo esplodere il proprio cosmo: grigio come la cenere, percorso da violente scariche di cinerea energia. –"Zanne della Morte e della Guerra!"

Guizzanti folgori di energia incandescente sfrecciarono nell’aria dirette verso Aldebaran, che riuscì ad evitarne soltanto un paio, venendo raggiunto e scaraventato indietro, sbattendo la testa sul pavimento, mentre rivoli di sangue colavano sul suo viso. Anche alcuni soldati semplici, intorno al Cavaliere del Toro, furono travolti e spinti a terra, ma Upuaut non se ne curò, ordinando a tutti loro di lasciare immediatamente la Seconda Casa. E così fecero poco dopo, voltando le spalle al loro Comandante e lasciandolo da solo, irato e imbestialito come mai prima di allora, ad affrontare il suo avversario.

"Mi hai umiliato di fronte alle mie truppe!" –Ringhiò Upuaut, ferito nell’orgoglio per essere stato sorpreso a terra, sotto il peso di quelle maledette colonne di marmo che pesavano più sul suo animo che non sul suo corpo.

"Siamo parecchio permalosi, a quanto pare!" –Ironizzò Aldebaran, rialzandosi, sputando sangue. E realizzando che vi erano ben pochi motivi per ironizzare. Eppure lui era fatto così, sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta il momento più terribile. Eurialo spesso lo aveva criticato, per la sua noncuranza, ma Aldebaran non aveva mai dato troppo peso a quelle critiche, perché sapeva che in fondo anche il fratello trovava rasserenamento dalle sue battute.

Un onda di energia lo travolse impetuosamente, scaraventandolo contro una parete retrostante e facendolo schiantare a terra. Upuaut aveva recuperato la propria Clava e, per quanto parecchi metri li separassero, il campo di azione di quell’arma era tale da ferirlo ugualmente. Il Comandante Egizio iniziò ad incamminarsi verso Aldebaran, muovendo nuovamente la Clava, per colpire il ragazzo da sinistra verso destra, ma il Cavaliere di Athena fu abile a saltare, scavalcando l’onda di energia prodotta dalla clava stessa, sorprendendo persino Upuaut per la sua abilità.

"Hai dimenticato che noi Cavalieri d’Oro sappiamo muoverci alla velocità della luce?" –Bofonchiò Aldebaran, scattando avanti improvvisamente, quasi fosse un toro selvaggio in fase di carica.

Una spallata violenta colpì Upuaut in pieno petto, facendogli perdere la presa della Clava, che rotolò parecchi metri distanti, mentre il Dio indietreggiava di qualche passo, tastandosi l’Armatura incrinata. Ma Aldebaran caricò nuovamente e ancora di nuovo, fino ad obbligare il Comandante Egizio a portare entrambe le braccia avanti per fermare la devastante carica del Toro Dorato.

"Cadi, invasore! Carica del Toro Dorato!" –Gridò Aldebaran, scattando nuovamente avanti. E a Upuaut parve di vedere migliaia di tori furibondi, caricare con le corna tese verso di lui, una mandria di energia polverizzante.

Bruciò il proprio cosmo, caricando entrambi i polsi, aperti verso l’avversario, con cui sperava di fermare l’avanzata del Toro Dorato. Ma vi riuscì soltanto in parte, venendo sospinto indietro, scavando nel pavimento della Seconda Casa due profondi solchi con i piedi. Ansimante e stupefatto da un simile prodigio, compiuto da un ragazzino di dodici anni, sollevò la testa avanti a sé, per incontrare il deciso sguardo di Aldebaran, che lo fissava a mezzo metro da lui, completamente avvolto in una lucente cupola di energia dorata.

"Prendi il Grande Corno!!! Per il Sacro Toro!" –Esclamò Aldebaran, liberando tutta la potenza del suo attacco, che lanciato da distanza ravvicinata ebbe un effetto devastante sulla corazza e sul corpo di Upuaut.

Il Comandante Egizio venne infatti scaraventato indietro di decine e decine di metri, fino a schiantarsi nel piazzale antistante alla Seconda Casa del Toro, fuori dal Tempio da cui Aldebaran aveva voluto cacciarlo, con la corazza a pezzi, pieno di ferite e contusioni su tutto il corpo. E con il suo incrollabile spirito battagliero ridotto in briciole. Aldebaran si posizionò sull’entrata, muro invalicabile capace di opporre una strenua resistenza.

Quando Upuaut trovò la forza per rialzarsi, boccheggiando a fatica, si ritrovò sotto i caldi raggi di un pomeriggio di Atene, fuori dall’obiettivo che si era preposto di raggiungere, lontano anni-luce dall’obiettivo finale. Concentrò i propri sensi e sentì che gli altri Guerrieri Egizi stavano combattendo alla Casa del Cancro e questo lo fece preoccupare ulteriormente, timoroso che la missione sarebbe potuta fallire.

No! Si disse, bruciando il suo cosmo, rosso di rabbia e ferito nell’orgoglio. Questa missione non fallirà! L’ho ideata io! E io la porterò a completamento! E mosse velocemente le braccia, a creare guizzanti folgori di cinerea energia.

"Zanne della Morte e della Guerra!" –Gridò, dirigendo il suo assalto verso Aldebaran, ma il ragazzo non venne raggiunto dai suoi fendenti di energia, protetto da un impenetrabile muro dorato che il suo cosmo aveva eretto a sua difesa. Su questa invalicabile protezione le sfolgoranti zanne persero i loro canini e la loro brillantezza.

Eretto in piedi, all’ingresso del suo tempio, con le braccia incrociate al petto e gli occhi socchiusi, Aldebaran riusciva a tenere a bada le folgori di energia di Upuaut e quando ritenne di essere in grado di contrattaccare aprì gli occhi, fissandolo con decisione. Una violenta spinta schiacciò Upuaut a terra, imprimendo la sua forma sul lastricato bianco, mentre l’Armatura del Dio Lupo andava sempre più in frantumi, pressata da un’invisibile potere dalle calde emanazioni dorate.

"Ma… maledetto! Ti fai gioco di me?!" –Ringhiò furioso Upuaut, accecato dal suo stesso orgoglio e incapace di usare gli ultimi barlumi del suo raziocinio. –"Ma saprò piegarti!" –Detto questo si rialzò, bruciando tutto il cosmo che portava dentro, in una fiamma di energia cinerea dalle sfumature viola, che turbinò nel piazzale prima di concentrarsi sulle sue braccia. –"Cadi, adesso!!! Zanne della Morte e della Guerra!!!"

Fu l’assalto più devastante che Aldebaran avesse mai dovuto fronteggiare fino a quel momento, capace di abbattere persino il suo protettivo muro dorato e di obbligarlo ad aprire le braccia, per spingere via il suo nemico con tutto se stesso. Lo sentì su di sé, premere di fronte a lui, con uno sguardo carico di odio e di biasimo, mentre tutto il suo corpo era stretto in un’inscindibile morsa di folgori cineree.

"Athena! Nonna! Eurialo! Datemi la forza per resistereeee!!!" –Mormorò Aldebaran, socchiudendo per un momento gli occhi e concentrando tutto il cosmo di cui era capace, tutta l’energia che gli era rimasta dentro, quella più pura, che veniva direttamente dal cuore. –"Per il Sacro Toro!" –Gridò infine, liberando un’immane potenza, che scaraventò letteralmente via Upuaut, disintegrando ciò che rimaneva della sua corazza e del suo corpo.

Quindi, il Cavaliere di Athena si accasciò a terra, lasciando schiantare le possenti ginocchia sul pavimento crepato, ansimando per lo sforzo. Dopo che si fu ripreso, scese gli scalini antistanti e raggiunse i pallidi resti del Comandante Egizio, carcasse senza più memoria, e li fissò, provando pena per lui.

Upuaut! La tua forza fisica mi era superiore! Ma le motivazioni che ci spingevano a lottare erano diverse ed hanno permesso a me di vincerti! Tu combattevi con rabbia, per dimostrare qualcosa a qualcuno, per dimostrare di essere in grado di compiere atti che non avevi mai pienamente compreso! Incapace di ammettere, anche solo di ipotizzare il tuo fallimento, ti sei lasciato accecare dall’odio e dal fanatismo, che ti hanno perduto! Mormorò Toro, prima di rialzarsi e ritornare nella Seconda Casa.

Concentrò i sensi e sentì rumori di una lotta in corso alla Casa del Cancro, rimanendo sorpreso. Cancer è in Egitto! Chi difende la Quarta Casa? E poi sentì una forte energia cosmica provenire da poco sopra, e allora comprese.

I Guerrieri Egizi infatti, dopo aver superato la Seconda Casa, aveva continuato a correre lungo la bianca scalinata, arrivando alla Terza, trovandola vuota come ne erano stati informati, e continuando poi per la Quarta, dove avevano avuto un’amara sorpresa.

"Che strano!" –Aveva mormorato Kepri, sentendo una forte energia cosmica provenire dall’interno della Quarta Casa. –"Il Cavaliere di Cancer dovrebbe essere in Egitto con il Leone e il Sagittario! Chi sta difendendo questa Casa?"

"Lo scopriremo soltanto entrando!" –Aveva aggiunto Aspide, facendo cenno ai soldati semplici di seguirli all’interno. E così si erano ritrovati letteralmente all’inferno.

"Ma… cosa?!" –Avevano balbettato Kepri e Aspide, osservando il panorama grottesco che si presentava attorno a loro.

Erano all’incirca all’inizio di una vallata, che scendeva ripida verso il fondo, percorsa da numerose file di persone, interamente avvolte da luminescenze azzurre, tutte convoglianti verso un unico punto: la bocca di un vulcano, dentro la quale tutte si buttavano, sospinti da forti venti.

"Ma questa è la Bocca di Ade! L’inferno Greco!" –Esclamò Kepri.

"Che cosa?" –Ribatté Aspide, mentre il terreno franava sotto di loro. –"Aaargh!"

I due Guerrieri e i cinquanta soldati semplici che li accompagnavano si ritrovarono direttamente nella grande vallata, mentre forti correnti, dai lugubri suoni, parevano spingerli verso la Bocca di Ade, inesorabilmente, come i morti che camminavano attorno a loro.

"Tutto questo non ha senso!" –Mormorò Kepri, mentre il malumore iniziava a diffondersi tra i soldati. –"E voi smettetela di piagnucolare, e trovate un modo per uscire di qua!" –Solo allora si accorsero che persino l’entrata della Quarta Casa era scomparsa: adesso erano da soli, prigionieri dell’anticamera dell’Inferno.

Mentre Kepri ragionava sul da farsi, la terra tremò nuovamente attorno a loro e dalle fenditure nel terreno iniziarono ad uscire figure nude e deformi di uomini e donne, che si avvinghiarono ai corpi dei Guerrieri Egizi, sussurrando loro parole indistinte e cercando di portarli con loro, verso la Bocca di Ade.

"A cuccia, bastardi!" –Ringhiarono alcuni Guerrieri Egizi, tentando di ferirli con le loro Spade. Ma si accorsero, con stupore e anche con terrore, che le loro armi non avevano effetto alcuno su quelle figure, che continuavano a stringersi a loro con forza. Qualche Guerriero perse i sensi, altri si lasciarono trascinare, incapaci di opporre resistenza, convinti veramente di essere finiti all’Inferno.

"Che il Palazzo del Cancro sia veramente l’ingresso del Mondo della Morte?" –Rifletté Aspide. Ma Kepri non fu convinto, espandendo il proprio cosmo e chiamando a sé i suoi fidi alleati: gli scarabei di cui era il signore.

Centinaia di scarabei luminosi come piccole stelle apparvero nell’oscurità di quella vallata, svolazzando via, percorrendola in lungo e in largo, aiutando il loro padrone a trovare conferma ai suoi sospetti.

"Oh Scarabei di Luce, illuminate la via e mostratemi il tessuto inganno che mano ostile ha composto ad arte, per deviarci dalla nostra via!" –Mormorò Kepri, infiammando tutti i suoi scarabei, che parvero esplodere come stelle, rischiarando l’oscura vallata.

Quando la luce calò di intensità, Kepri, Aspide e una quarantina di Guerrieri Egizi si ritrovarono all’interno della Quarta Casa, da cui non si erano effettivamente mai mossi. Aspide e gli altri Guerrieri si guardarono intorno disorientati, mentre Kepri istigava loro a proseguire.

"Se restiamo qua, continueremo a cadere nelle sue illusioni!" –Esclamò Kepri, avendo percepito la fonte di provenienza del potere che tentava di tenerli bloccati.

Improvvisamente dal pavimento comparvero mani dalle dita nodose, che afferrano le gambe dei Guerrieri Egizi, che urlavano e si dimenavano schifati, mentre spiriti vaganti, simili a fantasmi, ululavano intorno a loro, avvolgendosi ai loro corpi.

"Hai trovato il tuo avversario, Cavaliere della Vergine!" –Mormorò Kepri, con un ghigno sul volto.