CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO: LA SFINGE E IL TRIANGOLO.


Al Grande Tempio di Atene, nel frattempo, i soldati semplici stavano cercando di ricacciare gli ultimi Guerrieri Egizi, radunatisi di fronte all’ospedale. Erano guidati da una donna dalla nera armatura, le cui animalesche sembianze parevano averle tolto ogni barlume di femminilità, lasciando soltanto una crudele fiera da guerra. Per difendere i feriti e gli inservienti dell’ospedale un Cavaliere era intervenuto, ferendo i Soldati del Sole Nero con triangoli argentati. Biondo, con una lucente armatura blu, Noesis del Triangolo fu salutato come un salvatore, dalla ressa di indigenti e servitori di Athena che accalcavano l’ingresso dell’ospedale.

"State indietro! Trovate un riparo, ma non esponetevi!" –Esclamò il Cavaliere d’Argento, rivolgendosi alla folla.

"Nessun riparo vi proteggerà dalla mia furia!" –Sibilò la donna che guidava la pattuglia di Guerrieri Egizi, fissando con occhi irati il Cavaliere di Athena.

Questi la osservò, non nascondendo un certo stupore, misto ad orrore, per le sue grottesche forme. Era una donna di media altezza, con un caschetto di arruffati capelli neri ed un viso scialbo e poco curato, dai tratti maschili. Il suo corpo era ricoperto da una scura corazza, dai riflessi violacei, che rappresentava senza ombra di dubbio uno dei simboli più tipici della mitologia egizia: la Sfinge. Una creatura antropomorfa con corpo da leone e viso da donna.

"Hai finito di guardarmi?" –Esclamò rabbiosa la donna. –"O non hai mai visto una donna in vita tua, bamboccio?"

"Per la verità ne ho viste molte, ed erano tutte molto belle e aggraziate!" –Rispose divertito Noesis. –"Attributi che non posso certo abbinare al tuo pittoresco abbigliamento!" –Aggiunse, con un piccolo di ironia.

La donna, senz’altro ribattere, spiccò immediatamente un balzo, lanciandosi contro il Cavaliere d’Argento, digrignando i denti e muovendo le braccia come fossero artigli di una fiera. Noesis evitò l’affondo spostandosi lateralmente, senza troppo scomporsi, desiderando vederla in azione per capire quali fossero i suoi reali poteri. Schivò un artiglio affilato, che mirava al suo collo, e poi contrattaccò, colpendola con un calcio in pieno petto, che fermò la donna per un momento. Un secondo calcio la spinse indietro di parecchi metri, ma ebbe il solo effetto di farla arrabbiare ulteriormente.

"Ti piace giocare, eh?" –Ringhiò la donna, rimettendosi in piedi. –"Piace molto anche a me!" –Ghignò, lanciandosi nuovamente contro il Cavaliere d’Argento.

Questo nuovo rinnovato assalto fu molto più preciso ed arrivò quasi a sfiorare le guance di Noesis, che dovette muoversi molto velocemente per evitare le grosse unghie affilate con cui la donna tentava di sventrarlo. Un colpo dopo l’altro, muovendo le braccia in sincronia, ad una velocità nettamente superiore a quella del suono, il Guerriero Egizio obbligò Noesis alla difensiva, mettendolo in condizione di non poter prendere l’iniziativa, poiché costretto a difendersi dai suoi continui assalti feroci. Infine, stanco di giocare, Noesis fermò con una mano un braccio della donna, stringendola in una stretta morsa, ma non si avvide di uno strano movimento ai suoi piedi. La coda dell’Armatura della Sfinge aveva infatti iniziato ad allungarsi, srotolandosi sul terreno e insinuandosi tra le gambe di Noesis, fino a risalire il suo corpo e a giungere al suo collo, intorno al quale si avvolse, stringendo con forza.

"Ma… cosa?!" –Balbettò Noesis, sentendosi mozzare il fiato da quella presa mortale, e lasciando la presa del braccio della donna, che fu svelta a dimenarsi e ad afferrare con entrambe le mani il collo del Cavaliere d’Argento, piantandovi i suoi affilati artigli mentre le sue tozze mani stringevano con forza, facendolo soffocare.

"Non conosci il significato del mio nome? In greco significa "strangolatrice" ed è la mia diletta passione! La passione della Sfinge!" –Sibilò la donna, continuando a stringere il collo di Noesis, il cui volto era ormai pallido e consunto. –"È questo il problema di voi Cavalieri di Athena, siete degli sciocchi idealisti! Pensate sempre a salvare gli altri, a proteggere il mondo, ma non pensate mai a voi stessi!"

Nel vedere Noesis strangolato, il piccolo Retsu, nascosto tra le braccia protettive di Nonna Ada, ebbe uno scatto d’orgoglio e di sincera preoccupazione, poiché egli lo aveva salvato. E decise di restituirgli il favore. Si liberò lesto della protezione di Nonna Ada, tra le grida spaventate della vecchia, e corse fuori nel piazzale ad afferrare una lancia abbandonata di un soldato. Quindi si volse verso la Sfinge, intenta a soffocare il Cavaliere d’Argento, e corse verso di lei puntando la lancia sulla sua schiena, dove la conficcò poco dopo, facendola gridare dal dolore e dallo spavento.

"Stupido moccioso!" –Gridò la Sfinge, voltandosi di scatto e lasciando andare Noesis, che crollò a terra ansimante. Afferrò bruscamente la lancia, troncandola sulle sue ginocchia, e poi si avventò su Retsu, che in tutta risposta scappò via velocemente. Ma la Sfinge lo raggiunse comunque, sollevandolo per la maglietta e sfoderando tutti i suoi lunghi ed affilati artigli. –"Adesso imparerai a non impicciarti degli affari altrui, stupido marmocchio!"

"Lascialo, brutta strega!" –Urlò Nonna Ada, precipitandosi nel piazzale, lanciando alcuni sassi contro la Sfinge, presto seguita da una decina di infermieri e servitori.

"Così tanti in cerca di morte?" –Sibilò la donna, gettando il bambino, come fosse un fantoccio, contro Nonna Ada e gli infermieri, facendoli cadere a terra. Quindi, sghignazzando come una pazza, si lanciò contro di loro con gli unghioni sfoderati. Ma non fece in tempo a fare cinque passi che si accorse di non potersi più muovere.

"Non così in fretta!" –Esclamò una voce dietro di lei. –"Il nostro incontro è appena iniziato e già mi volti le spalle? È scortese, non trovi?!"

"No.. Noesis?!" -Balbettò la Sfinge, riconoscendo la voce del Cavaliere d’Argento.

Questi non rispose, limitandosi a bruciare il proprio cosmo, dal colore blu come il cielo, decorato da mille striature argentate, e a concentrarlo sull’indice destro, disegnando con esso un triangolo nell’aria.

"Tritos Sphraghisma!" –Gridò Noesis, mentre una serie di sigilli triangolari fluttuava nell’aria, avvolgendosi al corpo della Sfinge, fermando i suoi movimenti e riducendo i suoi poteri.

"Che? Che mi succede?" –Mormorò la Sfinge, sentendosi più debole.

"È l’effetto del mio colpo segreto! Il Tritos Sphraghisma assorbe l’energia cosmica del suo avversario, riducendo le sue capacità di azione! Presto sarai debole come un normale essere umano!" –Spiegò Noesis, avvicinandosi.

"Nooo!! Questo non accadrà!" –Gridò la Sfinge, lanciandosi contro di lui, con gli unghioni sfoderati. Ma Noesis la fermò mentre ancora era in aria, lanciandole contro centinaia di triangoli d’argento, che si conficcarono nell’armatura e nelle parti scoperte del suo corpo, ferendola ed atterrandola.

"Placa la tua collera, ogni tuo gesto è vano, sei condannata alla sconfitta!" –Le disse Noesis, ergendosi sopra di lei.

"Non ho accettato di far da cavia al Dio Seth per essere poi umiliata in così malo modo!" –Ringhiò la donna, rimettendosi in piedi. –"Egli mi ha salvata dal mio destino, portandomi fuori dalle oasi di predoneria del Sahara, donandomi nuovi poteri! Gli ho giurato che gli avrei portato la testa dell’Oracolo di Athena e dei suoi Cavalieri, ed è ciò che ho intenzione di fare!"

"Egli ti ha donato dei poteri?" –Domandò incuriosito Noesis. –"Quali poteri? Non sei forse tu un Guerriero Egizio?"

"Tutti i nostri poteri sono frutti degli esperimenti del Dio Seth, nuovo signore di Egitto!" –Spiegò la Sfinge. – "I veri guerrieri, quelli come voi Cavalieri di Athena, che possedevano il cosmo dentro, non esistono più da secoli ormai, da quando Amon Ra perse ogni interesse a rimanere nel mondo, rinchiudendosi all’interno del Tempio di Karnak con tutti i suoi fedeli! Da allora non vi sono stati più gloria né allori, e le leggende degli antichi Faraoni e dei loro servitori, i Guerrieri Egizi, scomparvero! Finché Seth non decise di armare un nuovo esercito, dai grandi, grandissimi poteri, che lui stesso ci donò dopo averli studiati a lungo, modellandoli sui sacri simboli dell’Egitto! Ecco allora che nacquero la Sfinge e Sobek, il Dio Coccodrillo, e il Guardiano delle Sabbie del Sahara e la Mummia, e Ghibli e il Ghoul! Esperimenti ottimamente riusciti, condotti nei laboratori della Piramide di Luxor!"

"Ciò che dici è orribile ed inquietante, donna!" –Esclamò Noesis, con una certa tristezza nel cuore. –"Non riesco a immaginare la vostra vita precedente, quanto dovesse essere precaria e sbandata per costringervi ad accettare l’offerta di Seth! Rinunciare a voi stessi, al vostro corpo, al vostro vero io, per trasformarvi in mostri, in bestie prive di razionalità, i cui poteri esistono solamente perché ricreati in laboratorio, senza che voi possiate esercitarvi controllo e discernimento, mi crea soltanto una grande tristezza nel cuore!"

"Non riesci a immaginare?! Bene, perché nessuno può farlo! Nessuno può neanche lontanamente immaginare cosa significhi essere dimenticati! Cosa significhi vivere per anni, per decenni, tra le sabbie del Sahara, persi nel niente, in una vita che non ha più sapore, in una vita che ti ha strappato via i ricordi, obliando le tue memorie!"

"E diventare cavie da laboratorio, prestare il vostro corpo e il vostro spirito a siffatti esperimenti ha riempito il tuo cuore, donna? Ti ha fatto sentire diversa, forse migliore? Ti ha fatto ritrovare gli odori e i sapori della tua femminilità, di cui lamentavi di aver perso il ricordo?" –Domandò Noesis, ironizzando, senza ottenere risposta, soltanto un ulteriore sguardo carico di odio. –"Io non credo, e sono certo neppure tu!"

"Hai parlato fin troppo, biondino! Adesso è tempo che tu muoia!" –Ringhiò la donna, rimettendosi in piedi e lanciandosi di scatto contro Noesis. –"Assaggia gli Artigli furiosi della Sfinge!"

Le dita delle sue mani si ingrossarono e affilati unghioni, simili ad artigli, si allungarono, caricandosi di oscura energia cosmica, che la donna liberò, lanciandosi contro Noesis e muovendo le braccia vorticosamente. Il Cavaliere d’Argento mosse le braccia come scudi, per difendersi da quell’insistente pioggia di energia, che strideva con forza sulla sua corazza, scheggiandola in più punti, riuscendo comunque a coprirsi il volto.

La potenza di questa donna è incredibile! Ha subito gli effetti del Tritos Sphraghisma, ma pare non averne risentito! Pare che la sua scorta energetica sia ancora integra! Rifletté Noesis, pensando ad un modo per uscire da quella scomoda situazione. Che siano questi i poteri misteriosi di cui Seth le ha fatto dono? Una sorta di serbatoio di energia continua?

Un affondo della Sfinge interruppe i pensieri di Noesis, obbligandolo a concentrarsi sulla difesa. Gli unghioni della donna avevano infatti trovato uno spazio libero, conficcandosi nella parte superiore della gamba del ragazzo, tra i gambali e la cintura della sua Armatura, ferendolo ed obbligandolo ad accasciarsi. Approfittando di quel momento, la Sfinge sferrò un violento calcio in faccia al Cavaliere d’Argento, scaraventandolo indietro di parecchi metri e facendolo rotolare sul terreno, mentre l’elmo del Triangolo schizzava via.

Non sazia, la Sfinge si gettò subito su di lui, correndo come una fiera su quattro zampe e balzando con agilità sulla sua preda, con gli unghioni affilati in bella mostra. Noesis fu svelto a rotolare sul terreno, mentre gli artigli della Sfinge si piantavano nel terreno, scagliandole contro decine e decine di piccoli triangoli d’argento. Ma sembrava che la donna non accusasse più il dolore, non fermandosi neppure quando i triangoli le entravano nella pelle, le distruggevano l’armatura, esplodendo al contatto con essa. Con un ultimo sforzo, Noesis scagliò un nuovo assalto di triangoli argentati, proprio mentre la Sfinge balzava su di lui, e riuscì a raggiungerla al collo, ferendola alla trachea. In enormi difficoltà respiratorie, la donna si accasciò a terra, portandosi le mani al collo, contorcendosi su se stessa come fosse una vera bestia.

Noesis la osservò e per un momento ne ebbe pena, ma questo non gli impedì di portare a termine la sua missione. Espanse il suo cosmo, concentrandolo sull’indice destro, e liberò tre fasci di luce che si disposero sul terreno attorno alla Sfinge in posizione tale da formare un triangolo equilatero. La base si illuminò, attirando l’attenzione della donna, che comprese di essere stata intrappolata.

"Triangolo d’Argento!" –Gridò Noesis, liberando il suo cosmo, che si presentò sotto forma di getti di energia che sorsero dalla base del triangolo, sollevando la Sfinge e penetrandola, trafiggendo il suo corpo.

Furibonda, la donna tentò di muoversi, di scappare, ma il suo spazio di azione era limitato, intrappolata all’interno di un triangolo di energia cosmica che la stava distruggendo. Ricadde al suolo pochi minuti dopo, sbattendo una spalla, ferita e con l’Armatura seriamente danneggiata. Aveva graffi sul viso, da cui sangue colava copioso, macchiandole i capelli scuri, dandole un aspetto ancora più selvaggio e bestiale, un aspetto che ormai non aveva più niente di umano.

"Sei contenta adesso?" –Le domandò Noesis, avvicinandosi. –"Sei contenta di aver abbandonato la tua femminilità per vivere una vita come la tua?"

La Sfinge non disse niente, troppo debole persino per rispondere, ma si limitò ad osservare il Cavaliere con due occhi rossi, pieni di odio e di risentimento. Odio che per lo più era diretto verso se stessa. Poiché quella forma, in fondo al cuore, non le piaceva affatto, la faceva semplicemente sentire una bestia, famelica e affamata, desiderosa di sangue e carne umana. Quella forma ormai non aveva niente più di lei, della donna che era stata un tempo. Povera, violentata, abbandonata alla polvere del deserto quando era incinta, sola e ladra. Ma comunque era stata se stessa, ed era stata donna.

"Vuoi prendere il mio posto, Noesis del Triangolo?" –Domandò la donna, rialzandosi infine e pulendosi il sangue che le colava dalle labbra.

"Vorrei soltanto che tu ritrovassi il tuo!" –Si limitò a rispondere Noesis.

"Già… lo vorrei anch’io!" –Mormorò tra sé la Sfinge, prima di assumere nuovamente la sua posa da battaglia, con gli unghioni allungati ed il cosmo incandescente, pronto per ardere nuovamente. –"Nell’attesa vedrò di ingannare il tempo dando libero sfogo ai miei istinti primordiali! Artigli Furiosi della Sfinge!" –E scattò avanti, lanciandosi contro il Cavaliere d’Argento.

Ma Noesis aveva previsto quella possibilità, così aveva nuovamente concentrato il cosmo sull’indice destro, evocando un nuovo Triangolo d’Argento, che apparve ai piedi della Sfinge, sollevandola e spingendola in alto, per trafiggerla nuovamente. Ma la donna, con abilità e destrezza, riuscì nell’ardua impresa di uscire dal campo di azione del triangolo di energia, balzando dall’alto su Noesis, incredulo e attonito.

Con rapidità, Noesis riuscì a richiamare il Triangolo d’Argento a sé e a farne uno scudo di energia con cui proteggersi dagli artigli della Sfinge. Dietro ad esso era convinto di essere al sicuro. Ma nuovamente la donna mostrò poteri insospettati, caricando le proprie braccia di energia cosmica ed affondandole nello scudo di energia di Noesis, che miracolosamente le lasciò passare.

"Strangolamento della Sfinge!" –Sibilò la donna, mentre le sue braccia di energia si allungavano, superando il triangolo difensivo di Noesis e portandosi intorno al suo collo. Strinsero, con forza, con impeto, sbattendo a terra il Cavaliere d’Argento e permettendo alla Sfinge di montargli sopra, bloccando con il suo corpo e con la sua coda intrecciata i movimenti del ragazzo.

"Non crucciarti, bel biondino, c’è un tempo per tutto! E questo è il tuo tempo di morire!" –Esclamò la donna, stringendo la presa intorno al collo del Cavaliere.

Restarono così per qualche interminabile secondo. Lei, con il cosmo acceso di riflessi violacei, che stringeva la morsa intorno al collo di Noesis, e lui, con il volto pallido ed il cosmo che pareva spegnersi come il lume di una candela. Finché non ebbe una visione, immaginandosi adulto, ad insegnare segreti e tecniche di Cavalieri ad un giovane allievo. Il sogno che aveva sempre inseguito, e che adesso sembrava così a portata di mano.

Con tutta la forza che aveva in corpo, Noesis bruciò il suo cosmo, che arse impetuoso, come onde di energia dal colore blu, con mille striature argentate, e sollevò la Sfinge, allontanandola dal suo corpo. Rapido, Noesis liberò le proprie braccia e con esse scansò definitivamente gli unghioni della donna, prima che un violento calcio sullo stomaco la scaraventasse via, facendola schiantare contro le mura dell’ospedale, che subito caddero su di lei.

"Hai detto bene, donna! C’è un tempo per tutto! E il tuo è scaduto!" –Esclamò Noesis, espandendo ancora il suo cosmo e concentrandolo sull’indice destro.

La donna, ormai debole e sconfitta, non aveva comunque intenzione di arrendersi, così si lanciò nuovamente contro il suo avversario, scagliando gli Artigli Furiosi della Sfinge, prima che una spirale di lucente energia la avvolgesse, stritolandola al suo interno.

"Tritos Sphraghisma" –Esclamò Noesis, mentre lunghe serie di sigilli argentati, a forma di triangolo, circondavano la Sfinge, prosciugando la sua energia e facendola infine esplodere.

Il suo corpo, pieno di ferite e macchie di sangue, ricadde a terra poco distante, e lì rimase, senza più forza per rialzarsi, senza più possibilità di cambiare la propria vita. Noesis rimase ad osservarla per qualche istante, con una sconfinata malinconia nel cuore, prima che le grida festose di Retsu e di Nonna Ada lo distraessero. Il bambino, che aveva assistito all’intero incontro con trepidazione, saltò addosso al Cavaliere di Argento, congratulandosi con lui, mentre Nonna Ada e altri servitori ringraziarono Noesis per averli protetti. I soldati del Grande Tempio avevano sgominato gli ultimi Guerrieri Egizi e adesso l’intera area era ritornata sotto il controllo dei Cavalieri di Athena.

Noesis sorrise, arruffando i capelli del piccolo Retsu, e si complimentò con lui per l’improvvisata azione di prima.

"Sei stato incauto, e forse anche incosciente!" –Lo brontolò bonariamente. –"Ma il tuo buon cuore farà di te un ottimo Cavaliere, ne sono certo!"

"Un… Cavaliere?!" –Balbettò Retsu.

"Non vorresti diventarlo?" –Lo incitò Noesis. –"Io credo che la tua presenza al Grande Tempio di Athena non sia affatto casuale, ragazzo! Hai del potenziale, che merita di essere sfruttato al meglio! E se vorrai farlo, sarei lieto di essere il tuo maestro!"

Retsu sgranò gli occhi, sorpreso da una simile richiesta, che lo riempiva di onore e di imbarazzo al tempo stesso, e con un gran sorriso accettò la proposta del Cavaliere del Triangolo. Nonna Ada, in piedi accanto a loro, si congedò dai due, mentre un leggero malessere si impadroniva di lei, uno strano senso di nausea che preoccupò Noesis.

"Nonna Ada! Qualcosa non va?" –Domandò cortesemente.

"Io… sento qualcosa…" –Balbettò confusamente l’anziana donna, tenendosi la testa. –"Mio nipote è in pericolo! Devo andare da lui!"

"Vi accompagno, venite! Non è prudente girare da soli per il Grande Tempio! Potrebbero esservi ancora Guerrieri Egizi in circolazione!" –Esclamò Noesis, affiancando la signora e scortandola fino alle Dodici Case dello Zodiaco.

Nel tragitto, Noesis incontrò Orione, Dedalus e Argetti, intenti a dirigere le operazioni di recupero dei feriti che avevano combattuto al Cancello Principale. E mentre i quattro erano intenti a parlare tra di loro, raccontandosi i rispettivi episodi di lotta, videro arrivare un loro compagno, ricoperto da una bianca armatura.

I capelli azzurri mossi dal vento, lo sguardo spento, in parte colpevole, una tremenda angoscia nel cuore, Orfeo della Lira raggiunse i Cavalieri d’Argento, portando in braccio il corpo di un uomo, dell’uomo che lo aveva addestrato: Koroibos, il gran maestro di Atene. Immediatamente, Orione e gli altri gli corsero incontro, chinando il capo alla vista del corpo senza vita dell’esperto allenatore, mentre silenziose lacrime scendevano sui loro volti.

Nonna Ada si abbandonò ad una preghiera ad Athena, sperando che proteggesse tutti loro e consentisse al buon Koroibos, e a tutti i Cavalieri caduti in quell’inutile guerra, un posto nell’Elisio, nel paradiso degli eroi. Non aggiunse altro e si incamminò a piedi, da sola, lungo la bianca scalinata di marmo, diretta verso la Seconda Casa dello Zodiaco.

Orfeo condusse il corpo senza vita di Koroibos all’infermeria, affinché venisse sistemato per i funerali, mentre Orione, Dedalus, Argetti e Noesis iniziarono a perlustrare il Grande Tempio, alla ricerca di feriti e di caduti, e di eventuali altri Guerrieri Egizi nascosti. Retsu, energico come sempre, si unì a Noesis nella ricerca e fu lui a scovare il corpo di un ragazzo sepolto sotto cumuli di macerie. Noesis lo tirò fuori poco dopo, quasi disgustato dallo sfregio che aveva subito quel povero corpo. Il viso era comunque in parte ancora riconoscibile, ma il Cavaliere d’Argento non seppe riconoscere chi fosse. Lunghi capelli castani, sparsi sul volto, viso bianco, segnato da due occhi grigi, ormai spenti, e qualche lentiggine sulle guance. Noesis non poteva conoscerlo ma aveva appena estratto dalle macerie il cadavere di uno degli allievi di Libra: Tebaldo.

 

Nel frattempo alla Tredicesima Casa, il Grande Sacerdote sedeva sul suo trono, preoccupato dall’andamento altalenante della battaglia. Vi erano stati dei caduti all’interno dell’Esercito di Athena, forse anche dei civili erano rimasti coinvolti, e la guerra era ancora in corso, sia ad Atene che in Egitto, dove ormai non riusciva più ad arrivare. Le sue meditazioni furono interrotte da un delicato bussare al massiccio portone di ingresso, che anticiparono l’entrata di un Cavaliere ricoperto da una dorata Armatura.

Circondato da un vortice di rose rosse, profumate e al tempo stesso cariche di malizia fatale, il Cavaliere d’Oro dei Pesci camminò fino al Trono del Sacerdote, per inginocchiarsi ai suoi piedi, con una rosa rossa tra le labbra luccicanti.

"Cavaliere d’Oro di Fish!" –Esclamò il Sacerdote, pregando il ragazzo di rialzarsi.

"Grande Sacerdote! La guerra incombe! Sono in ansia per voi!" –Esordì il Cavaliere d’Oro. –"I nemici avanzano, sono a pochi passi dall’Ottava Casa di Scorpio! Se dovessero superarla ci sarà soltanto Acquarius a difendervi, prima che giungano fin qua!"

"Non temere, Cavaliere di Fish! Sono certo che i tuoi compagni, Scorpione e Acquario, saranno all’altezza del compito affidato loro! Nessun Guerriero Egizio varcherà le soglie del Tempio di Athena!" –Esclamò il Sacerdote, con voce pacata.

"Questo mai accadrà!" –Disse Fish, alzandosi improvvisamente in piedi. –"Non permetterò che accada!"

"La tua presenza qua, alla Tredicesima Casa, mi rassicura e mi dà serenità, Afrodite!" –Esclamò il Sacerdote, chiamando il ragazzo per la prima volta per nome.

"Sarò degno della vostra fiducia, Grande Sacerdote!" –Esclamò il Cavaliere d’Oro, inginocchiandosi e incamminandosi quindi verso l’uscita.

Spargerò migliaia di rose rosse lungo la scalinata che dalla Dodicesima Casa conduce alle Stanze del Grande Sacerdote! Il loro influsso provocherà una lenta morte, un sonno eterno, a tutti coloro che respireranno l’aria intrisa del loro profumo! Rifletté il Cavaliere di Fish, lasciando le Sacre Stanze. Ed io aspetterò qua, all’ingresso del Tredicesimo Tempio, dove sarò l’ultima protezione, l’ultimo baluardo a difesa del Grande Sacerdote di Athena! E discese la scalinata fino alla sua Casa, la Dodicesima, per poi iniziare a risalirla lentamente, spargendo il pavimento di rose rosse di sublime bellezza.

Il Grande Sacerdote, nel frattempo, sudava freddo seduto sul suo trono in velluto rosso. E pregava, disperatamente pregava, che questa guerra finisse al più presto. Che le tenebre si diradassero, lasciando il posto alla luce delle stelle, e che Sion potesse regnare ancora per molti anni, con l’aiuto dei Cavalieri e di Athena stessa.

Egli infatti non era Sion, bensì Arles, Cavaliere d’Argento dell’Altare e Primo Ministro di Grecia, sostituitosi al Sacerdote, per proteggerlo da eventuali attacchi dei Guerrieri Egizi. Se anche dovessero arrivare fin qua, rifletté Arles, liberando gli oscuri timori che covava dentro, troverebbero me, e non Sion, non l’Oracolo di Athena, attualmente nel posto più sicuro dell’intera Grecia!

E allora perché sono così inquieto? Cos’è che crea in me angoscia? Rifletté, alzandosi dal trono e girovagando solitario per la grande stanza. La prospettiva della morte? Assolutamente no! Sono pronto a tutto pur di proteggere il Grande Sacerdote, come è nei miei compiti e nei miei doveri di Cavaliere e di Primo Ministro! No, c’è qualcos’altro, un fantasma che aleggia sul mio cuore e non mi dà tregua! La spiacevole sensazione che tutto possa finire male, che tutto possa cadere nell’ombra!

Arles aveva trascorso anni al servizio del Grande Sacerdote, accompagnandolo spesso nelle sue passeggiate e seguendolo nelle sue letture e nei suoi studi, e aveva sviluppato anch’egli, seppur in maniera inferiore rispetto a Sion, qualche capacità extrasensoriale, qualche potere più mistico, legato alle forze della natura. A volte, svegliandosi al mattino, poteva ascoltare il vento, e percepire sensazioni che agli uomini invece sfuggivano.

Ma oggi tace persino il vento! Mormorò Arles, con una certa apprensione. Sembra che il mondo stia per fermarsi, e precipitare in una spaventosa rovina!

Improvvisamente un rumore attirò la sua attenzione, interrompendo i suoi pensieri. Un rumore che proveniva dall’esterno, dalla grande terrazza del livello superiore che si estendeva ai piedi della Statua di Athena. Arles corse in fretta per le ampie stanze della Tredicesima Casa, sollevando la bianca tunica per non inciampare in essa, fino a raggiungere la porta sull’esterno, e là si fermo, paralizzato, quasi impietrito dalla tremenda visione di fronte ai suoi occhi.

Davanti a lui, ritto in piedi a pochi metri distanza, con il viso sporco e pieno di ferite, i capelli sfilacciati e strappati, di un colore scuro come la notte, e gli occhi rossi, carichi di ira e di disperazione, si ergeva un uomo che Arles non avrebbe mai creduto di trovarsi di fronte. Un uomo che era stato inviato in Egitto come ambasciatore di pace, e che ne era tornato stravolto, consumato dal fuoco della guerra e dall’ombra che era entrata dentro di lui: Saga di Gemini.