CAPITOLO VENTISEIESIMO: EXCALIBUR.

Shura di Capricorn scagliò un violento fendente di energia cosmica con il braccio destro, travolgendo un gruppo di Soldati del Sole Nero e superandoli, sfrecciando verso la Piramide Nera di Tebe, sulla cui cima, ormai notevolmente danneggiata dall’esplosione della Nube di Magellano, spiccava un simbolo oscuro, l’Occhio di Ra, che il Dio Seth aveva inquinato, strumentalizzandolo per i propri fini imperiali.

Shura giunse ai piedi della grande Piramide, proprio dove due notti prima era stato massacrato dalla Sfinge e dagli altri Guerrieri Egizi coalizzati contro di lui. Sospirò, ricordando quel brutto momento della sua carriera di Cavaliere, in cui si era sentito troppo debole, quasi perso, ed incapace di resistere alla furia dei suoi aggressori. Forse l’occhio di Ra aveva già iniziato ad esercitare il suo influsso su di lui, assorbendo parte della sua energia, o forse, molto più semplicemente, aveva perso il controllo della situazione, incapace di concretizzare la propria missione.

Ma adesso le cose sono cambiate! Si disse Capricorn, toccandosi il braccio destro. Athena mi ha fatto un dono! Un dono che non dimenticherò mai e che userò per portare ovunque la giustizia! E nel dir questo ripensò agli eventi degli ultimi due giorni, che avevano completamente cambiato la sua vita e il suo status di Cavaliere.

Dopo essere stato travolto dalla piena del Nilo ed essere riuscito a sfuggire a Sobek e ai suoi coccodrilli, Shura si era abbandonato alla corrente, come un corpo inerme, incapace di reagire, e si era lasciato trascinare. Non seppe neanche lui quanto tempo rimase in acqua, quanto tempo rimase a farsi trasportare via, lontano dalla guerra e dalla sconfitta subita. Si arenò lungo la riva del fiume e a stento riuscì a portarsi aldilà dell’argine, trascinandosi sulla sabbia e abbandonandosi su di essa, debole e senza forze. Rimase così, in un apparente stato di coma, per tutta la notte, perdendo lentamente conoscenza e coscienza di sé, finché all’alba del mattino seguente non fu trovato da un contadino.

Achoris era il suo nome ed era un lavoratore della terra che viveva in una casetta ai margini del deserto, pochi chilometri sopra Asyut, la Lycopoli di età ellenistica, città dedita al culto del Dio Upuaut. Lo trovò disteso sulla sabbia, con grumi di rena attaccati alla sua corazza e ferite e tagli sul viso e sulle braccia. Sorrise, prima di caricarlo sul proprio carretto e portarlo nella sua casa, dove lo mostrò alla moglie, Nubia, e ai figli, tre bambini di giovane età.

"Dove lo hai trovato?" –Domandò Nubia, con apprensione.

"Vicino al fiume! Deve essere riuscito ad uscirne con grande sforzo!" –Rispose l’uomo. –"Ricordi i tuoni della notte scorsa? E il forte vento che spirava da Tebe? Io credo che vi fosse battaglia nella città sacra!"

"Non mi sento a mio agio, Achoris! Non con un estraneo in casa! Non con un estraneo… dotato di certi poteri!" –Esclamò la moglie, agitandosi.

"Fossi in te non mi preoccuperei! Non credo che sia uno dei servitori della Piramide Nera! No, non lo penso affatto!" –Cercò di tranquillizzarla l’uomo. –"Hai notato le splendide rifiniture di quest’armatura? Oro intarsiato, di ottima fattura! A me hanno fatto tornare in mente leggende perdute, storie di eroi di un tempo in cui esistevano ancora valori per cui combattere!" –Sospirò Achoris, pregando la donna di lucidare la corazza dell’uomo, che avevano spogliato e messo a letto.

Shura passò varie ore sotto le coperte, in preda ad una forte febbre e a violenti spasimi, sotto le cure attente di Achoris e delle medicine naturali di sua moglie. Soltanto nel tardo pomeriggio riuscì ad aprire gli occhi, ma impiegò un po’ di tempo a focalizzare e a comprendere dove si trovasse.

"Non sforzarti troppo!" –Gli disse Achoris, seduto accanto al letto. –"Sei ancora debole!"

"Dove sono?!" –Domandò Shura, tenendosi la testa che gli scoppiava.

"Al sicuro! Puoi fidarti!" –Sorrise Achoris, prima di essere raggiunto dalla moglie con un piatto di minestra calda. –"Adesso mangia qualcosa, ne avrai bisogno per rimetterti in forze! Devi aver avuto una brutta serata, ragazzo!" –Ironizzò l’uomo, prima di spiegare a Shura del suo ritrovamento e aggiungere qualcosa sulla sua famiglia, una semplice famiglia di contadini che vive fuori dalla grande città e lavora tranquilla il proprio orto.

"Io…" –Balbettò Shura, ma non riuscì a formulare un discorso sensato. Era come se fosse stato svuotato, privato dei suoi ricordi e della sua esistenza, incapace di ricordare chi fosse e quale fosse il suo ruolo nel mondo. –"Non ricordo!"

"Non preoccuparti! Le piene del Nilo non risparmiano nessuno! Il fatto che tu sia sopravvissuto è già un miracolo, indica che hai la pelle dura e resistente!" –Esclamò l’uomo con un sorriso. Quindi si alzò e si affacciò alla finestra rivolta a meridione, mentre una leggera brezza scombinava le tende. –"Volevano ucciderti, eh? Quelle carogne infami! Hanno usurpato i simboli del nostro antico Dio, il possente Amon Ra, utilizzandoli per i loro scopi! Non so da quale Inferno sia tornato Seth, non conosco il diavolo che lo ha inviato nuovamente su questa Terra, ma a quanto vedo non ha modificato i suoi propositi bellici! I suoi soldati scarrozzano liberi per mezzo Egitto, depredando case e villaggi, imponendo tasse e gabelle, e uccidendo tutti coloro che rifiutano di sottostare alle sue leggi!"

"Achoris!" –Esclamò la moglie, prendendogli una mano.

"Io… vorrei aiutarvi, ma non so di cosa stiate parlando…" –Balbettò Shura, scusandosi per non poter essere di utilità.

"Aaah, lascia stare! Sono soltanto i discorsi di un povero vecchio che si è sentito minacciare due volte! Se non paghiamo i tributi a Tebe, i nostri campi verranno sequestrati, le nostre donne portate via, a lavorare per il Dio Seth, mentre i nostri figli diverranno carne da cannone, obbligati ad indossare le verdi uniformi dei Soldati del Sole Nero! Così vive l’Egitto oggi!" –Esclamò l’uomo, uscendo di casa nel vento caldo della sera.

Shura rimase seduto sul letto, avvolto nella tunica con cui lo avevano vestito, con la scodella in mano e un forte mal di testa. Ringraziò Nubia per la gentilezza e si distese ancora un pò, sperando di trovare pace nei sogni. Ma non vi riuscì. Strane visioni turbarono il suo animo, grida di soldati che invocavano il suo nome, strane figure, ricoperte da dorate armature, che sollecitavano il suo intervento, e un uomo con un volto mascherato che interrogava le stelle sul suo destino. Quale destino? Si chiese Shura, prima che i suoi sogni fossero interrotti da brutali grida.

"Lasciali andare, carogna!" –Esclamò Achoris, fuori nel cortile della casa, brandendo un forcone, di fronte a un gruppo di Soldati Egizi che minacciava i suoi tre bambini.

"Povero vecchio! Così facendo aggravi la tua pena!" –Risero un paio di soldati a cavallo dei loro dromedari. –"Sei in ritardo con i pagamenti, vecchio zotico! E Seth non ama aspettare! Gli porteremo i tuoi figli, come tributo!"

"Non osare sfiorarli! Non lascerò che quel bastardo ne faccia marionette da guerra nelle sue mani! Impera come un tiranno sull’Egitto e pretende il nostro sangue, quel viscido serpente!!" –Esclamò Achoris, puntando il forcone contro alcuni soldati, che erano discesi dai dromedari e avevano afferrato i tre figli dell’uomo.

"Credo che la pazienza di Seth sia giunta al limite!" –Esclamò un soldato, tirando fuori la propria Spada del Sole Nero. Appena la vide, Achoris corse avanti, cercando di colpirlo con la forca, ma il soldato fu più svelto e sbatté con forza la spada contro la rozza arma dell’uomo, gettandolo a terra. Quindi punto la Spada avanti a sé, sprigionando un distruttivo raggio di energia, che incendiò il tetto della casa, iniziando a bruciare l’intero edificio.

"Nooo!!!" –Gridò Nubia in lacrime, mentre il soldato puntava la Spada verso il contadino, disarmato, a terra di fronte a lui.

"Lasciate liberi i bambini e i contadini! O non vi garantisco la vita!" –Esclamò improvvisamente una voce, proveniente dalla casa in fiamme.

"Che cosa? Chi osa parlarmi in questo modo?!" –Gridò il soldato indignato.

Un fendente di energia cosmica lo travolse in pieno, tagliando il suo braccio destro e mezzo dromedario, di fronte allo sguardo attonito degli altri soldati presenti. L’uomo esplose in un grido di dolore, crollando a terra in una pozza di sangue.

"Io oso!" –Esclamò un uomo, uscendo dalle fiamme. Indossava la tunica che Achoris gli aveva prestato ore prima ed aveva il volto stanco, ma lo sguardo fiero e determinato, ben consapevole del proprio destino. –"Facile fare i duri quando si ha il coltello dalla parte del manico! Ma disarmati quanto valete? Più o meno di un respiro?"

I Soldati egizi sfoderarono le loro Spade del Sole Nero, puntandole verso il loro avversario, ma questi fu più svelto di loro, evitando gli affondi energetici e sfrecciando tra i dromedari, colpendo i soldati al collo con un secco colpo della lama energetica presente nel suo braccio. Alla vista di tre teste tagliate di netto, i rimanenti soldati cercarono di fuggire, ma vennero travolti da un’incandescente fendente di energia cosmica, mentre una solenne voce risuonava nell’aria.

"Excalibur!!!" –Tuonò l’uomo.

"Chi sei tu, nostro salvatore?" –Domandò Nubia, in lacrime.

In tutta risposta, una luce circondò il corpo dell’uomo, avvolgendolo nel suo caldo abbraccio, mentre una dorata corazza, a forma di Capricorno, la stessa che Nubia aveva ben lucidato ore prima, apparve nel cielo sopra di loro, scomponendosi in vari pezzi e andando a ricoprire il corpo dell’uomo.

"Sono Shura del Capricorno! Cavaliere d’Oro di Athena!" –Si presentò infine l’uomo, sorridendo ad Achoris ed aiutandolo a rimettersi in piedi.

"Il mio cuore non mi ingannava allora!" –Esclamò il contadino, con il cuore colmo di felicità. –"Siete giunto fin qua, per liberare l’Egitto dal giogo del malvagio Seth?"

"Per la verità, il mio compagno ed io siamo stati inviati dal Grande Sacerdote di Atene come ambasciatori, ignari dell’attuale situazione dell’Egitto, ma la pace che avremmo dovuto portare ci è stata sbattuta sul viso, sotto forma di violenti artigli da guerra!" –Rispose Shura. –"Ma grazie alle informazioni che ho raccolto da voi, credo adesso di avere un quadro ben più chiaro della situazione!"

Achoris raccontò a Shura della venuta di Seth, dell’imposizione della sua tirannia, dei tributi che chiedeva per mettere case e villaggi sotto la sua protezione. Coloro che non accettavano venivano marchiati ed uccisi.

"Un tempo eravamo protetti contro queste prese di potere! Il Sommo Amon Ra, Signore del Sole, regnava sull’Egitto, dandoci luce e calore! Da quando è scomparso, da quando è uscito dal mondo, rintanandosi a Karnak, è stato come se il sole brillasse con meno intensità, come se i raccolti perdessero la loro abbondanza e l’acqua fosse meno pura e nutriente!" –Esclamò Achoris. –"Ho fiducia in voi, Cavalieri di Athena, che siete cantati nel mito e nella leggenda come portatori di giustizia! Che possiate esserlo realmente, perché mai come oggi l’Egitto ha bisogno di giustizia!" –Aggiunse l’uomo, inginocchiandosi di fronte a Shura.

"Alzatevi vi prego! Sono io che devo inginocchiarmi e ringraziarvi per quello che avete fatto per me!" –Sorrise Shura, aiutando l’uomo a rimettersi in piedi. –"Devo andare adesso! Ho una missione da compiere! Ma tornerò, mio buon amico, per portarvi un po’ di sole, e per aiutarvi a ricostruire la vostra casa!"

"Che la luce di Amon illumini la tua strada, Cavaliere di Capricorn!" –Esclamò il vecchio, ed anche la moglie sorrise, osservando il giovane Cavaliere allontanarsi tra le sabbie del Sahara.

Non percorse molti chilometri Shura che fu costretto a fermarsi, perché molti dubbi albergavano nel suo animo, molti misteri a cui ancora non aveva trovato soluzione. Un ultimo, che lo riguardava direttamente, gli rimbombava in mente da un paio d’ore. Da quando, per proteggere Achoris e la sua famiglia, aveva travolto i Soldati del Sole Nero, pronunciando un nome che mai era uscito dalla sua bocca. Il nome della Sacra Spada Excalibur.

Si fermò ad un’oasi, per dissetarsi con fresca acqua, prima di osservare il cielo, scuro, ma con uno spicchio di luna che emanava un pallido bagliore. Shura sorrise e per un momento gli parve che un fascio di luce scendesse dal cielo e si fermasse proprio ai suoi piedi. Un’evanescente figura apparve poco dopo, completamente ammantata di un’aura cosmica divina, la più possente e profonda che mai avesse percepito, superiore a quella di qualsiasi Cavaliere d’Oro. Un’aura che non incuteva paura, affatto, ma un enorme ed infinito senso di amore.

"A.. Athena!!!" –Mormorò Shura, stupefatto, crollando sulle ginocchia.

La figura non rispose, avvicinandosi al giovane dai folti capelli scuri. Gli sorrise, carezzandogli il volto e liberandolo dagli oscuri affanni che tanta ansia gli avevano portato in precedenza. Il Cavaliere d’Oro socchiuse gli occhi, sentendo l’essenza primordiale delle stelle entrare dentro di lui e riscaldargli il corpo e l’animo.

"Cavaliere d’Oro di Capricorn!" –Parlò infine la figura, con voce calma ma piena di grazia e nobiltà. –"Il tuo cuore è puro ed è devoto alla giustizia!"

"Il mio cuore appartiene ad Athena!" –Esclamò Shura, sollevando lo sguardo verso la Dea.

"Lo sento! Ed è per questo che ti ho fatto un dono! Un dono che, ne sono certa, saprai utilizzare per difendere la giustizia!" –Affermò Athena. –"La spada Excalibur alberga adesso nel tuo braccio, come premio per la tua fedeltà alla causa!"

"La spada Excalibur?!" –Mormorò Shura, con una grande commozione nel cuore. –"La spada della leggenda! Adesso, qua, nel mio braccio! Una lama capace di trapassare ogni materiale!"

"La Spada Excalibur è la lama in grado di recidere ogni male! Ed è in questo modo che dovrai usarla! Non per offendere, non per portare morte, ma per difendere la giustizia, per rigenerare questo tempo e portare calore in un mondo che si rabbuia sempre di più!" –Spiegò Athena, raccontando le origini della Sacra Spada. –"Excalibur nacque in Britannia, forgiata dai druidi dell’Isola Sacra di Avalon e da loro ceduta a me, Dea della Giustizia, come ricompensa per l’aiuto prestato loro durante una sanguinosa guerra combattuta in Britannia! Molti secoli addietro infatti, quando l’Impero Romano, dopo aver raggiunto il massimo della sua espansione, iniziò a cedere, e le legioni vennero richiamate dalla Britannia per difendere Roma, sull’isola scoppiò una grande guerra, in cui emersero oscuri poteri che minacciarono di alterare gli equilibri del Mondo!

Così, preoccupato dall’avvento di tale tenebroso potere, Zeus, mio Padre e Signore dell’Olimpo, decise di intervenire personalmente, aiutando Avalon nella battaglia contro le forze del male, ed io scesi in campo al suo fianco, assieme ai Cavalieri a me fedeli! La guerra fu lunga e sanguinosa, e molti furono i caduti, sia tra i Cavalieri Celesti e di Athena sia tra le milizie di Avalon, ma alla fine, grazie al nobile e disinteressato gesto di un Cavaliere, il sole sorse di nuovo e le forze oscure vennero sconfitte! Come premio e gesto di riconoscenza, Avalon cedette il dono più prezioso che aveva, la Spada Excalibur, che i celtici chiamavano Caledvwlch, "il grande fendente"! Da allora, ogni generazione, ne faccio dono al Cavaliere più fedele ad Athena, il Cavaliere del Capricorno, diretto discendente dell’uomo che, con un gesto ardito ma generoso, rischiò la propria vita per porre termine alla guerra di Avalon!"

"Vi sono grato, Dea Athena, di tale prezioso dono! Prometto solennemente sul mio onore di Cavaliere di utilizzare quest’arma per la giustizia, per contribuire, sotto la sua guida, alla rigenerazione di questo mondo!" –Esclamò Capricorn, in ginocchio di fronte alla Dea.

"Ho fiducia in te, Cavaliere d’Oro di Capricorn, come l’ho avuta in tutti coloro che ti hanno preceduto, in tutti i Cavalieri dal nobile cuore che hanno impugnato la Sacra Spada e lottato con essa per difendere la giustizia e la libertà! Tu sei riuscito, con il tuo cosmo, e la tua devozione pura alla causa, a risvegliarla, e io adesso te la lascio in dono per l’eternità!" –Sorrise Athena, prima di scomparire.

Evanescente, come polvere di stelle, la figura divina sfumò, lasciando il Cavaliere d’Oro da solo, nel deserto africano, sotto un cielo che, in quel momento, gli parve meno scuro che in passato. Un cielo da cui, Capricorn ne era certo, il sole sarebbe sorto ancora.

La mattina successiva Shura giunse in vista della Piramide Nera di Tebe, mantenendosi a precauzionale distanza di sicurezza, lungo il corso del fiume Nilo. Per un momento si chiese cosa ne fosse stato di Gemini, da cui era stato involontariamente separato due notti prima. Sospirò, augurandosi che fosse ancora vivo, ma una strana fitta lo aggredì proprio mentre stava pensando a lui. Non ebbe tempo di riflettere ulteriormente che fu costretto a combattere contro una pattuglia di Guerrieri del Sole Nero, armati delle loro Spade energetiche, che lo aveva avvistato e stava correndo contro di lui.

Capricorn evitò gli affondi dei soldati egizi, facendo attenzione a non venir raggiunto dai loro roventi raggi, quindi si gettò su di loro, liberando violenti fendenti di energia cosmica con il braccio destro. In una decina di minuti lo scontro si concluse, con la vittoria incontrastata del Cavaliere d’Oro e l’abbattimento dei Guerrieri Egizi.

"Hai del fegato, ragazzo, nel tornare nel luogo dove sei stato massacrato!" –Esclamò improvvisamente una voce, emergendo alle spalle di Capricorn.

"Tu non mi conosci, Sobek, ma io detesto lasciare gli affari in sospeso!" –Rispose Capricorn, con aria di sfida, voltandosi ed incrociando lo sguardo del Signore delle Acque del Nilo, colui che lo aveva bistrattato due sere prima, grazie all’aiuto dei suoi coccodrilli e delle putride acque del Nilo.

Sobek, il Dio Coccodrillo, era infatti di fronte a lui. Non molto alto e dalla corporatura tozza, ricoperto da un’Armatura dal colore verde oliva, simile alla squamata pelle di un coccodrillo, con il muso posto al centro del petto, con le fauci aperte e i denti digrignati verso di lui. Il viso era bianco e scavato, reso vivo soltanto dagli occhi, piccoli ma neri, e da lunghi capelli verdastri che scendevano sfilacciati fino alle sue spalle, sporchi e poco curati. In testa portava una corona a forma di disco solare, con due corna e numerose piume di falco inserite in essa.

Il suo culto in Egitto era connesso con la fertilità, poiché si riteneva che le paludi abitate dai coccodrilli fossero garanzia di piena del Nilo e quindi di raccolti abbondanti, e fu venerato particolarmente durante la XII e XIII Dinastia, al punto che alcuni sovrani aggiunsero il suo nome al proprio, come i i cinque re Sobekhotep. Il centro più importante del suo culto fu l'oasi del Fayum, pullulante di coccodrilli, dove era necessario esorcizzare la voracità e l'astuzia di tali animali, e dove, a Medinet el-Fayum, la Crocodilopoli di epoca greca, gli fu dedicato un tempio nel Medio Regno. Ogni tempio di Sobek era provvisto di piscine o stagni dove numerosi coccodrilli sacri venivano allevati con ogni cura da appositi sacerdoti e mummificati dopo la morte. Ma il Dio, per quanto amasse essere venerato, preferì sempre vivere nel Nilo, nel grande fiume, dove trovava forza e vigore ed anche pace e riposo, al punto da diventare la sua dimora primaria.

"Sei in cerca di rogne, ragazzo?" –Esclamò Sobek, fissandolo con sguardo severo.

"Sono diretto alla Piramide Nera, Sobek! Hai intenzione di lasciarmi andare?" –Domandò Capricorn retoricamente.

"Perché si venga a sapere che il Dio Coccodrillo non è stato in grado di far fuori un bamboccio di quindici anni?!" –Ironizzò Sobek, bruciando il proprio cosmo. –"Né ora né mai!!" –Ed espanse il proprio cosmo, dal colore verde oliva, evocando le possenti acque di cui era Signore . –"Acque del Nilo! Spazzatelo via!!!" –Gridò, mentre immense onde di scura acqua si sollevarono alle sue spalle, abbattendosi impetuose sul Cavaliere di Athena.

Shura cercò di evitare di essere travolto, balzando in alto e scivolando delicatamente sulle acque del Nilo. Si sentiva leggero, come mai si era sentito prima, grazie al benigno influsso delle stelle e al dono che Athena gli aveva concesso, dimostrandogli fiducia. Scivolò tra le onde, evitando sempre lo scontro frontale, e solo quando non riuscì ad evitarlo sollevò il braccio destro, caricandolo del suo dorato cosmo.

"Excalibur!!" –Gridò Shura, liberando un violento fendente di energia cosmica, che tagliò in due una gigantesca onda, lasciando che si abbattesse ai suoi lati. Di fronte agli occhi sgranati del Dio Coccodrillo.

"Come può essere? L’altra notte faticavi a resistermi, eri in balia delle acque del Nilo! Come puoi evitarle adesso con così semplice facilità?!" –Esclamò Sobek, irato.

"Prima di me ci sono stati uomini valorosi che hanno affrontato ombre e tenebre maggiori, pericoli così grandi che a confronto le tue acque sembrano solo gocce di pioggia!" –Affermò Shura, ergendosi con coraggio in mezzo al turbinio delle onde del Nilo. –"Se io cedessi oggi, abbandonandomi alla corrente, senza reagire, sarei il disonore di un’intera generazione! Di un’intera stirpe di Cavalieri verso i quali Athena ha riposto fiducia! Ed io non voglio che accada! No, non accadrà!" –Aggiunse, con impeto, scagliando un violento fendente di energia, che travolse le divine acque del Nilo, facendole evaporare al contatto con tale plasma rovente, e raggiunse Sobek, scaraventandolo indietro, proprio lungo la riva del fiume.

"La tua forza è grande, sì, lo ammetto!" –Esclamò Sobek, rimettendosi in piedi. –"Già l’avevo avvertita durante il nostro primo scontro! Nessun altro ha mai fermato le Divine Acque del Nilo, riuscendo a rigettarmele contro! Ma questo non ti rende invincibile, né rende me… inferiore!" –Sogghignò, bruciando il proprio cosmo.

Immense onde di acqua lo sovrastarono, scendendo su di lui e caricandolo, quasi fossero il loro destriero, mentre dal palmo aperto di Sobek lampi di energia cosmica saettarono nell’aria, dirigendosi verso il Cavaliere di Capricorn. Il Dio Coccodrillo turbinava nell’aria, cavalcando le onde del Nilo, che periodicamente si abbattevano su Shura, e scagliando contro di lui anche violenti raggi di energia.

"Devo trovare un modo per abbatterlo!" –Rifletté Shura, evitando di essere travolto da immense onde di energia. –"E sarà forse la Sacra Spada a guidare la mia mano!" –Aggiunse, sollevando il braccio destro al cielo, mentre il suo corpo veniva circondato da dorati bagliori. Balzò in alto, ad un’altezza considerevole, e poi scagliò un potentissimo fendente di energia cosmica verso il basso, trinciando a metà l’onda su cui Sobek cavalcava e proseguendo la sua corsa, fino ad abbattersi nel terreno, scavando un piccolo canale di congiunzione con il Nilo.

Fu un attimo, e le acque vennero risucchiate nel canale dall’onda d’urto della Sacra Spada, rientrando nel fiume Nilo e disarcionando Sobek, che si ritrovò a sbattere in terra, perdendo l’elmo piumato della sua corazza. Rimessosi in piedi, con l’Armatura sporca di melma e di fango, Sobek fissò Capricorn con rabbia e lo trovò maledettamente lucente e puro, senza un’ombra sul viso, senza un segno di stanchezza, soltanto con una splendente aura dorata che lo circondava.

"Non voglio battermi con te, Dio Coccodrillo!" –Esclamò Shura infine. –"Non sei tu l’oggetto della mia missione, anche se vuoi diventarlo! Lasciami raggiungere Tebe e torna dai tuoi coccodrilli, torna nelle tue Sacre Acque e nessuno ti recherà disturbo!"

"Umpf! Credi forse che accetti prediche o lezioni da un ragazzino?" –Storse il naso Sobek, offeso. –"Se sopravvivrai a questa guerra, e avrai modo di crescere, allora ti renderai conto di come vanno le cose nella vita! Non sempre si può scegliere da che parte stare, non sempre si può avere una seconda possibilità!"

"Possiamo sempre scegliere, Dio Coccodrillo! Siamo uomini, è nelle nostre facoltà!" –Esclamò Shura, cercando di convincerlo.

"Basta!!!" –Gridò Sobek, espandendo il proprio cosmo. –"Assalto Predatorio!!!" –E scagliò contro Capricorn migliaia di pugni di energia, ognuno dei quali aveva la rozza forma di testa squamata di coccodrillo, con robusti denti pronti ad azzannare.

Shura cercò di difendersi dall’attacco del Dio, muovendo con velocità le braccia e trinciando tutte le affamate teste che sfrecciavano verso di lui. Alcune però non riuscì ad evitarle e venne colpito, e azzannato dalle lunghe file di denti dei coccodrilli del Nilo. Trattenne il dolore, stringendo i denti, e continuando a muovere le braccia, in sincronia, in un vortice di lame dorate che non lasciava più spazio ad alcun assalto, che non permetteva più ad alcuna testa di fare breccia e raggiungerlo. Non si avvide però di un abile scatto del Dio Coccodrillo, che lesto si portò di fronte a lui, puntando con entrambe le braccia al cuore del Cavaliere d’Oro.

Capricorn fu svelto a parare entrambi gli assalti, piombando a braccio teso sui pugni del Dio Coccodrillo, spaccando le protezioni della sua corazza e facendolo sanguinare. Ma Sobek continuò a spingere, bruciando il proprio cosmo, e Shura fece lo stesso, espandendo la sua aura cosmica fino ai limiti dell’universo. Socchiuse gli occhi per concentrarsi e poi li riaprì di colpo, spingendo con tutta la forza che aveva in corpo. I fendenti di energia prodotti dalle sue braccia scaraventarono Sobek indietro, distruggendo parte della sua corazza squamata, e gli portarono via anche qualche dita, rendendolo ancora più furioso.

Bruciò al massimo il proprio cosmo, mentre la gigantesca sagoma di un Coccodrillo del Nilo appariva dietro di lui, e si lanciò nuovamente avanti, scagliando migliaia e migliaia di pugni dalla forma di testa di coccodrillo.

"Assalto predatorio!!!" –Gridò Sobek, prima che la sua voce venisse sovrastata da quella del Cavaliere d’Oro. Una voce decisa e tagliente, come la lama che portava dentro di sé.

"Per la giustizia! Risplendi Excalibur!!!" –Esclamò Capricorn, calando la Sacra Spada su Sobek.

Tutte le teste di coccodrillo vennero mozzate, travolte dall’inarrestabile procedere della lama divina. Il Dio Coccodrillo venne raggiunto in pieno e scaraventato indietro, tra i frammenti della sua Armatura insanguinata. Tanto potente fu l’attacco lanciato da Shura che Sobek venne scagliato direttamente nel Nilo, precipitandovi dentro con fragore e riemergendo poco dopo, galleggiando come un relitto, mentre una chiazza di sangue scuro si mescolava alle putride acque in cui era vissuto per anni. Shura sospirò, ansimando per la fatica, prima di dirigersi verso la Piramide Nera.

Adesso era lì, in piedi di fronte all’enorme costruzione crollata, con l’Occhio di Ra che lo fissava sbilenco. Iniziò a salire dall’esterno, balzando sulle pietre franate, cercando di portarsi in posizione vicina e centrale, per colpire il simbolo con un secco fendente di Excalibur. Improvvisamente un fascio di luce, scagliato contro di lui, lo fece sbilanciare, ma Shura fu comunque in grado di evitarlo e rimanere in piedi, a venti metri da terra, mentre il Dio Seth, lo stesso che gentilmente lo aveva accolto con un gran banchetto due giorni prima, emergeva di fronte a lui. Il suo sguardo fiammeggiante e ostile, la mano destra ancora carica di energia cosmica, gli fecero ben capire che della gentilezza ostentata non era rimasto niente. Soltanto la volontà di guerra e di dominino.