CAPITOLO TRENTESIMO: IL SERPENTE COSMICO.

A Tebe, Shura del Capricorno stava fronteggiando il Dio Seth, sulla cima della crollata Piramide Nera, proprio vicino all’Occhio di Ra, il simbolo inquinato del nuovo Egitto capace di attirare a sé l’energia cosmica dei Cavalieri, indebolendoli ed esponendoli agli assalti del Sole Nero.

"Mi sorprende che tu sia ancora vivo, Cavaliere del Capricorno!" –Esclamò il Dio Seth, avvolto nelle sue vesti regali. Indossava una lunga tunica verde, rifinita da decorazioni color oro, ed un copricapo a forma di aspide, con due serpi intrecciate sopra gli orecchi, dalla forma allungata ed eretta. Era circondato da una potente aura cosmica, osteggiata in maniera più accentuata di quanto non avesse fatto il giorno in cui lo aveva ricevuto nella Sala dei Serpenti.

"Un Cavaliere di Athena non lascia mai le cose a metà!" –Esclamò Capricorn, per niente intimorito dalla presenza del Dio. –"E torna sempre sui suoi passi, quando vi sono validi motivi!"

"E i validi motivi comprendono anche la morte, Cavaliere di Capricorn?!" –Ironizzò Seth, caricando la mano destra del suo cosmo sfolgorante. Immediatamente, violente scariche di energia, come folgori dal color verde acqua, saettarono nell’aria, travolgendo Shura e sbattendolo a terra, con il corpo completamente circondato, completamente avvolto dalle saette incandescenti del Dio. –"Perché soltanto questa ti aspetta, qua a Tebe! Ah ah ah!" –E strinse maggiormente la presa, osservando il Cavaliere d’Oro prostrarsi a terra, dilaniato dai fulmini di energia che stridevano lungo tutto il suo corpo.

"Ungh!!!" –Shura cercò di resistere, di rimettersi in piedi, ma sentì le forze venire meno. Era così vicino all’Occhio di Ra che anch’egli, per quanto fosse in condizioni migliori di quelle dei suoi compagni, dovette cedere e piegare il capo a tale oscuro potere. Cercò di sollevare il braccio destro, caricandolo del suo dorato cosmo, e lasciò partire un fendente di energia, che frantumò rocce e pietre franate, correndo verso Seth, senza però raggiungerlo, troppo lento per l’agilità di un Dio.

"Muori!!!" –Tuonò Seth, liberando guizzanti folgori di energia cosmica con entrambe le mani e avvolgendo il Cavaliere di Athena, scaraventandolo a terra, facendolo rotolare lungo la Piramide Nera, mentre il suo corpo era lacerato da mille tormenti.

"Shura!" –Gridò Ioria, da lontano, osservando il compagno crollare a terra, avvolto in un turbine di folgori energetiche. Ma il Leone dovette difendersi da un nuovo assalto dei Guerrieri del Sole Nero, intenzionati a non dare loro tregua alcuna.

Il Cavaliere di Capricorn rotolò lungo i bordi sconnessi della Piramide Nera, crollando fino a terra, con il volto insanguinato nella sabbia e le ossa che gli dolevano. Si sentiva come se avesse subito una scarica elettrica ad altissima intensità.

"Puoi morire, adesso?!" –Ironizzò Seth, balzando vicino a lui. Concentrò nuovamente il cosmo sul palmo destro, mentre folgori di energia danzavano intorno a lui, evocate dal suo cosmo oscuro, quindi lo rivolse contro Capricorn, ma quella volta il Cavaliere d’Oro cercò di resistere, aprendo la mano destra e respingendo le saette di Seth con il suo cosmo dorato. Lo scontro tra i due poteri era impressionante e progressivamente generò un’enorme bolla di energia al centro dello spiazzo, che sembrava crescere ulteriormente, cibandosi delle energie cosmiche dei due contendenti.

"Maledizione!" –Rifletté Seth. –"Se questo globo di energia esplode potrebbe danneggiarmi! E sarebbe un inconcepibile spreco di potere!" –Mormorò, socchiudendo gli occhi. Vittima dei suoi ordini mentali, l’Occhio di Ra si sollevò dalla cima della Piramide Nera, fluttuando leggero nell’aria fino a portarsi sopra la grande bolla di energia, iniziando ad assorbirla al suo interno.

"Che stai facendo?!" –Gridò Shura, osservando la sfera energetica assottigliarsi sempre più, fin quasi a scomparire.

"Mi approprio della tua energia, Cavaliere d’Oro di Capricorn! Che adesso userò contro di te!" –Esclamò Seth, chiamando a sé l’Occhio di Ra.

"Fermati, Seth! L’energia immagazzinata dall’Occhio è troppo potente, troppo devastante! Se la liberi in un sol colpo, esploderà come una bomba atomica, annienterà ogni cosa!" –Gridò Shura, ma il Dio Seth parve non sentire ragioni.

"Meglio! Se anche il Tempio di Karnak, che sorge sull’altra sponda del Nilo, crollasse, mi risparmierebbe la fatica di uccidere Amon Ra con le mie mani!" –Sogghignò il Dio, afferrando saldamente l’Occhio e puntandolo verso Shura. –"Ti comando, Occhio del Sole Nero, libera la tua energia e fai strage di coloro che hanno osato ribellarsi al tuo Signore!"

Capricorn, nel vedere l’Occhio illuminarsi, si allontanò a tutta velocità, gridando a Ioria, Albione e Cancer di trovarsi un riparo, di nascondersi da qualche parte. Ma la sua voce si perse, sovrastata dall’improvviso boato di una violenta esplosione. L’energia immagazzinata dall’Occhio di Ra, di provenienza diversa e confusamente ammassata, era troppo instabile per poter essere controllata, troppo potente per non essere distruttiva, ed esplose, generando una gigantesca bolla di energia che annientò tutto ciò che trovò sulla sua strada nel raggio di un paio di chilometri.

La Piramide Nera venne annientata, i Soldati del Sole Nero spazzati via, le loro armi distrutte. Anche l’argine e il ponte sul Nilo crollarono, facendo agitare le acque del Fiume Sacro. Di Tebe, della ricostruita città, non rimase niente, soltanto cumuli di detriti sparsi che sembrarono riportarla all’abbandono dei secoli precedenti. Persino il Dio Seth venne sbalzato via, schiacciato da una devastante onda di energia che lo scaraventò lontano, lacerando le proprie vesti, distruggendo il suo copricapo, sbatacchiandolo nella sabbia come uno straccio.

Quando riuscì a rimettersi in piedi, stordito e confuso, e osservò il panorama attorno a lui, gli parve di essere capitato in un incubo, perché non era rimasto niente: soltanto un’immensa distesa di sabbia e rovine. Persino la pietra era andata in frantumi da tanta annientante potenza emanata dall’Occhio. Aveva perso, non gli era rimasto niente, soltanto la rabbia che covava nell’animo e l’odio profondo per i Cavalieri di Athena che avevano osato intralciare il suo progetto di conquista. Ma un’unica cosa lo rese felice, e lo fece esplodere in sghignazzanti grida di giubilo: il fatto che anche i Cavalieri di Athena fossero stati spazzati via, disintegrati dall’esplosione.

"Bel panorama, Ioria, non trovi?" –Esclamò improvvisamente una voce.

"Non lo so, Shura! Lo trovo un po’ monotono! Tutta questa sabbia… e nient’altro! Neanche una costruzione!" –Ironizzò Ioria, a fianco dell’amico.

Seth si voltò, con gli occhi stupefatti, ed osservò i Cavalieri di Capricorn, Leo, Cancer e Cefeo di fronte a sé, ancora vivi e vegeti, come se non avessero risentito dell’onda distruttiva dell’Occhio.

"Voi?! Qui?! Ma com’è possibile?!" –Esclamò Seth sconvolto.

"È un gran vantaggio quando si può viaggiare tra le dimensioni! Vero, Cancer?!" –Esclamò Shura.

"Concordo! Anche se avrei preferito visitare un posto migliore, che non l’anticamera dell’Inferno!" –Ironizzò Ioria.

"Se usare gli Strati di Spirito su noi stessi non era di tuo gradimento, potevi rimanere qua a farti cancellare dal mondo!!" –Esclamò Cancer.

"Maledetti! Vi toglierò personalmente quell’aria di superbia!" –Gridò Seth, espandendo il proprio cosmo.

"Abbiamo eliminato tutti i Guerrieri che ci hai mandato contro e adesso pretendi di sconfiggerci da solo?" –Ironizzò Ioria. –"Non chiedere troppo a te stesso!"

Di tutta risposta, il Dio Seth scagliò contro di loro violente scariche di energia cosmica, come guizzanti folgori verdi che stridettero nell’aria, sollevando polvere e sabbia. Ma i Cavalieri di Athena con l’esplosione dell’Occhio di Ra avevano recuperato i loro poteri, sentendosi più leggeri e meno stanchi, e seppero evitare le guizzanti folgori, scattando in direzioni diversi.

Ioria rotolò sul terreno sabbioso, scagliando un vigoroso Lightning Bolt all’altezza del suolo, diretto verso Seth. Il Dio evitò la sfera di energia, scansandosi di lato, ma subito dovette fronteggiare Capricorn, con il braccio teso verso di lui. La Sacra Spada Excalibur scavò un profondo solco nel terreno, prima di abbattersi sul braccio sinistro del Dio e strappar via la sua veste.

"È agile!" –Commentò Cancer, alla vista del Dio che si muoveva velocemente, per scansare gli affondi dei Cavalieri d’Oro. –"Ma non riuscirà ad evitare questo! Strati di Spirito!" –Gridò, scagliando il suo violento raggio contro Seth.

Il Dio tentò di schivare anch’esso ma venne comunque raggiunto e colpito al cranio, accusando un violento mal di testa. Ma poi esplose in un grossa risata perversa, schernendo il Cavaliere d’Oro per il fallimento del suo attacco.

"Ah ah ah! Come hai potuto credere che un colpo simile potesse avere effetto su di me? Sono Seth, figlio di Geb, la terra, e di Nut, il cielo, una delle primordiali divinità egizie! Presiedevo il culto dei morti nell’Alto Egitto e tutt’oggi posso spostarmi in Amenti con la sola forza del cosmo! Il tuo colpo è stato solo una lieve scossa!" –E concentrò il cosmo sul palmo della mano destra, scaricando violente folgori di energia contro il Cavaliere d’Oro di Cancer, che venne travolto e sbattuto a terra, mentre il suo corpo era percorso dalle guizzanti scariche stritolatrici del Dio.

"Cancer!" –Esclamò Shura, correndo in aiuto del compagno. Liberò un fendente di energia cosmica, che sfrecciò contro il Dio alla velocità della luce.

Ma Seth, sorprendendo tutti i Cavalieri, non si mosse, limitandosi a parare il colpo con la mano destra e a rinviare il fendente energetico indietro, travolgendo Shura, che venne scaraventato lontano, perdendo l’elmo cornuto della sua Armatura d’Oro.

"Mi sono stancato di giocare!" –Sibilò, mentre i suoi occhi splendevano come brace. –"Adesso, morite!!!" –E scaricò contro tutti loro un avvolgente turbinio di guizzanti folgori di energia cosmica, che stritolarono i Cavalieri d’Athena, sbattendoli a terra, intrappolandoli in maglie di fulmini che dilaniarono i loro corpi. –"Anche troppo sono stato clemente! Anche troppo vi ho permesso di respirare l’aria del mio Impero! Adesso è tempo di chiudere questo stupido gioco!"

"Aargh!" –Gridarono Shura, Ioria, Cancer e Albione, prigionieri delle folgori di energia cosmica del Dio.

Improvvisamente nel cielo si udì un tuono profondo, simile ad un boato proveniente dalle profondità dell’Inferno. Seth si distrasse per un momento, sollevando lo sguardo verso la volta celeste. Era un tardo pomeriggio estivo, con qualche nuvola che adombrava il sole, ma niente che facesse presagire ad un temporale. Dopo pochi istanti vi fu un secondo boato, accompagnato quella volta da una violenta scossa sismica che fece tremare l’intera area di Tebe.

"Che diavolo succede?!" –Bofonchiò Seth, abbassando le braccia e liberando i quattro Cavalieri dalla sua morsa energetica.

Il terzo boato fu ancora più potente e fu accompagnato da un violento sballottamento del terreno, che iniziò a smuoversi e a spaccarsi, creando ampie fenditure dove la sabbia e i detriti ricaddero poco dopo. D’improvviso, una mostruosa figura, dalle sembianze simili ad un enorme serpente, si sollevò dal terreno, ergendosi verso l’alto cielo plumbeo, mentre cinque uomini balzarono fuori, tra lo stupore dei presenti.

Ioria fu il primo a riconoscere la sagoma di suo fratello, ricoperto dalla sua dorata Armatura del Sagittario. E a corrergli incontro.

"Miceneee!!!" –Gridò Ioria, presto seguito da Capricorn e da Albione.

"Ioria! Stai bene?!" –Si preoccupò subito Micene.

"Ma… cosa succede?!" –Chiese Ioria, alla vista dell’enorme serpente che stava emergendo dalla terra. Non aveva mai visto, neanche immaginato, una simile bestia, così orrida, così spaventosa, così demoniaca nell’aspetto.

Micene raccontò al fratello e agli altri Cavalieri in breve la sua avventura in Amenti e la liberazione operata dal Consigliere di Ra di Apopi, il grande serpente cosmico.

"Ma non potevate lasciarlo intrappolato nell’Inferno?" –Domandò Ioria, a cui l’idea di battersi con quel bestione non lo stimolava affatto.

"In quel modo non sarebbe mai stato sconfitto, ma avrebbe continuato a crescere, nutrendosi delle anime dei morti che quotidianamente cadono all’Inferno, come ha fatto per tutto questo tempo da quando Anhar lo ha risvegliato!" –Spiegò Micene, mentre Ioria storceva la bocca all’idea di un mostro che si ciba di morti. –"Soltanto qua troveremo la forza per batterlo, e il potere necessario per cancellarlo dal mondo!"

"Hai detto bene, giovane Cavaliere di Athena!" –Esclamò una voce adulta, intervenendo nella conversazione. –"Mio figlio ed io faremo il possibile per tenerlo a bada! Nella speranza che Febo riesca a convincere suo padre!" –Aggiunse, tirando un’occhiata al biondo Cavaliere del Sole.

"Farò il possibile, Divino Osiride!" –Esclamò Febo, correndo via, subito seguito da Marins, che era rimasto intenzionalmente in ombra per tutto quel tempo.

"Mi auguro che Ra ascolti le nostre preghiere, figlio mio!" –Mormorò Osiride ad Horus. –"O temo che la sorte di tutti noi sia già decisa!"

In quel momento Apopi torreggiò su di loro, fissandoli con i suoi occhi carichi di oscurità, prima di scendere e scagliare contro di loro immense vampate di energia infuocata, che obbligarono i Cavalieri a separarsi e a correre in diverse direzioni. Horus afferrò il padre e lo gettò nella sabbia, per proteggerlo da una violenta onda di fuoco, e questo suscitò l’attenzione di Seth, rimasto piuttosto sorpreso di trovare Apopi sulla Terra.

Anhar, il Consigliere di Ra, con cui aveva stipulato un’alleanza segreta, dopo che questi lo aveva contattato, gli aveva assicurato che Apopi non sarebbe stato un problema, che sarebbe rimasto relegato in Amenti, a cibarsi delle anime dei caduti e ad assorbire le energie di Osiride e di Horus. Ma adesso Apopi era là, sotto il cielo dell’Egitto, ed era una creatura troppo potente, troppo distruttiva, persino per il Dio Seth, che vide improvvisamente crollare tutti i suoi progetti di dominio.

Se Amon Ra verrà risvegliato, e uscirà dal tempio di Karnak per sconfiggere il serpente Apopi, e se durante tale scontro dovesse vincere, in seguito scaricherà il suo potere contro di me, aiutato dai Cavalieri di Athena, per vendicarsi e farmi scontare le mie colpe! Rifletté Seth, osservando i Cavalieri correre per il deserto, evitando le violente fiammate di energia cosmica di Apopi. Ma se dovesse perdere, o se rifiutasse di uscire dal suo isolamento, Apopi impererebbe sovrano, distruggendo ogni cosa, poiché non vi è niente di più a cui il Serpente Cosmico aspira che all’annientamento totale della Terra, all’assorbimento di ogni forma di energia!

In qualunque modo vada io ho perso! Convenne infine Seth, con tristezza. La Piramide Nera è crollata, l’Occhio è andato distrutto, il mio esercito è stato annientato! Non mi resta niente, neppure l’illusione di un regno su cui governare in futuro! Adesso che Apopi è stato liberato, non vi è più alcuna prospettiva di dominio! Non vi è più alcuna prospettiva di futuro! E per un momento, una parte di sé non poté chiedersi se non fosse nei progetti di Anhar liberare il Serpente Cosmico, violando gli accordi stabiliti con Seth, che prevedevano infatti che Apopi rimanesse in Amenti. Perché diavolo non ha impedito a Osiride di portarlo qua, sulla Terra? Si chiese, maledicendo il viscido Consigliere di Ra. Ma alla fine abbassò il capo, adattandosi alla nuova situazione. Se non avrò un impero su cui governare, un Egitto su cui estendere il mio potere, allora nessuno lo avrà! Non vi sarà più alcun Tempio, alcuna Atene, alcuna Karnak, soltanto la distruzione di tutte le cose! Ed espanse il proprio cosmo divino, sollevandosi in cielo ed affiancando Apopi, il quale lo riconobbe immediatamente.

"Pare che debba a te la mia scarcerazione!" –Commentò il Serpente, senza troppi ringraziamenti. E liberò una violenta fiammata di energia distruttiva, rivolta contro i Cavalieri.

"È la nostra vendetta, questa, Apopi!" –Esclamò Seth. –"Gustiamocela fino in fondo!" –E si lanciò verso il basso, scatenando le sue guizzanti folgori di energia, avendo visto due ambite prede con cui desiderava scontrarsi.

Su una duna si ergevano infatti un uomo e suo figlio, barbaramente incarcerati per ordine del Dio Seth nelle prigioni di Amenti. L’uomo era piuttosto alto, ricoperto di vesti lacere e bruciacchiate; aveva un viso allungato, con una folta barba appuntita sul mento, occhi nocciola e corti capelli scuri. Era Osiride, il Dio egizio dell’Oltretomba. Il figlio, che avrebbe potuto essere scambiato per un giovane trentenne, era alto come il padre ma con un fisico più tonico ed atletico; aveva lunghi capelli castani, che ricadevano mossi sulla schiena, come la criniera di un falco, e occhi grandi e acuti, capaci di cogliere anche i piccoli movimenti. Egli era Horus, il Dio falco, figlio di Iside e di Osiride.

"Sei pronto, figlio mio?" –Domandò Osiride.

"Sono sempre stato pronto, padre!" –Rispose Horus. –"Fin dalla prima volta in cui combattei con Seth e lo sconfissi fui certo che un giorno egli sarebbe tornato, per vendicarsi di me, di te, di tutti quanti noi!"

"E chi siamo noi, per farlo aspettare?" –Ironizzò suo padre, espandendo il suo cosmo. Lo stesso fece Horus, lasciandosi avvolgere dalla sua calda aura, ritrovando la perduta energia che aveva perso durante la cattività in Amenti.

Riscaldate dal cosmo di Osiride, le vesti del Dio dell’Oltretomba cambiarono, facendosi regali e maggiormente protettive. Nella sua mano comparve un incurvato bastone d’oro, tempestato di gioielli preziosi, e sulla sua testa apparve un magnifico copricapo, stretto ed allungato, simbolo del suo potere di Signore dell’Inferno. Horus richiamò invece la propria Armatura, che apparve nel cielo, splendendo come una stella, disposta in modo da rappresentare un falco. Attratta dal suo cosmo, la Divina Corazza si separò in tanti pezzi che andarono a ricoprire il corpo del suo padrone, donandogli nuova forza ed energia. Horus indossò l’elmo della propria Armatura, a forma di testa di falco, e balzò in alto, mentre le ali affisse alla sua schiena fluttuarono nell’aria, aiutandolo a mantenersi in volo.

"Siete tornati dunque?" –Ghignò Seth, piombando su di loro, circondato da impetuose scariche energetiche. –"Non era di vostro gradimento il luogo di villeggiatura che avevo accuratamente scelto per voi?"

"In quel luogo finirai tu, Seth, ma per sempre!" –Esclamò Horus, lanciandosi contro il Dio Seth, che subito deviò il suo assalto, travolgendolo con accese folgori energetiche.

"Horus!" –Gridò Onuris, alla vista del figlio ferito e scaraventato via. Sollevò il bastone dorato e diresse un secco raggio di energia cosmica contro Seth, colpendolo in pieno petto e scagliandolo indietro, fino a farlo precipitare a terra e rotolare sulla sabbia. Non ebbe tempo di gioire però che dovette fronteggiare il rinnovato assalto del Dio Seth, subito rimessosi in piedi e desideroso come non mai della sua rivincita.

Mi auguro che Febo sia riuscito ad entrare a Karnak! Commentò Osiride, prima di lanciarsi nella battaglia, assieme al figlio. Poiché se Seth e Apopi non saranno sconfitti, nessun posto sarà più sicuro! Neppure la stessa Karnak!

Nel frattempo, Febo aveva raggiunto Karnak, superando il Viale delle Sfingi, privo ormai di ogni difesa, ed entrando dal portone precedentemente abbattuto da Micene, seguito da Marins. Corse attraverso i corridoi del grande complesso templare fino a raggiungere i resti della Sala Ipostila, dove ore prima aveva affrontato Anhar. Sospirò per un momento, sopraffatto dal corso degli eventi, e gli sembrò che fossero trascorsi mesi, mentre invece tutto si era svolto nell’arco di un giorno.

"Sei tornato, figlio mio!" –Esclamò una candida voce di donna, affacciandosi da dietro una colonna.

"Iside!" –Sorrise Febo, correndo ad abbracciare la donna. –"Sono tornato, come ti avevo promesso! E Horus e Osiride sono con me!"

"Che Ra ti benedica, giovane Febo! Tu fai di me una donna nuova!" –Pianse Iside, abbracciata al giovane.

"E in effetti… ho proprio bisogno della benedizione di Ra!" –Commentò Febo, separandosi dalla donna e camminando fino a porsi di fronte al grande portone d’ingresso del Santuario di Amon Ra.

"Febo!!!" –Lo chiamò Iside. –"Non vorrai…?!! Non puoi!"

"Ho bisogno di vederlo, Iside!" –Commentò Febo senza voltarsi, continuando a fissare il massiccio portone. –"E anche l’Egitto ne ha bisogno! Apopi è stato liberato e sta devastando la Terra, insieme al malvagio Seth! Ra è l’unico che può fermarlo!"

"Apopi?!" –Tremò la donna terrorizzata, prima di lasciarsi cadere a terra, piangendo.

Febo rimase ancora per qualche secondo a fissare il portone, poi si avvicinò ad esso, sfiorandolo con la mano. Era freddo, come se appartenesse ad un mondo distante. Per un istante si chiese come fare ad aprirlo. Forse scagliandovi contro una Bomba del Sole? Ma poi sorrise, riflettendo che il miglior modo per entrare fosse quello di aprire semplicemente la porta. Premette con forza contro le due immense ante del portone d’ingresso, invocando a gran voce il nome di suo padre, del possente Amon Ra, mentre il suo cosmo, caldo e lucente come il Sole, scuoteva i cardini del portone, filtrando all’interno e portando luce in un mondo che da troppo tempo non la vedeva.

Iside e Marins rimasero indietro, attoniti, ad osservare il grande sforzo del giovane Febo, la sua intensa determinazione di ritrovare suo padre. Soltanto dopo qualche minuto, quando il cosmo di Febo era cresciuto ulteriormente, le ante del portone si aprirono, spalancandosi all’interno. Febo rimase in piedi sulla porta ad osservare un immenso sconfinato stanzone dove non vi era alcuna luce, nessun fuoco, soltanto un incommensurabile vuoto. Avanzò di qualche passo all’interno, un po’ incerto su cosa vi avrebbe trovato, mentre i suoi occhi, aiutati dalla luce che filtrava dalla Sala Ipostila, lentamente si abituavano alla semioscurità. Mosse qualche altro passo avanti finché non lo vide. Il trono del Dio, e Amon Ra era proprio seduto su di esso.

Non vi era altro in quell’immenso stanzone, soltanto il trono del Dio del Sole, sormontato dal simbolo del Dio, un cerchio con un punto nel centro. E il Dio era assiso sul suo trono, da solo, come era stato per tutte quelle migliaia di anni. Febo si avvicinò ancora, con il cuore trepidante, e lo fissò, sforzandosi di essere forte.

"Padre!" –Mormorò infine, fermandosi a qualche metro di distanza dal trono, mentre fuori dal salone Iside e Marins non accennavano ad entrare, imbarazzati e insicuri.

Amon Ra, che finora era apparso come un uomo in trance, sollevò infine la testa, incrociando, dopo migliaia di anni, lo sguardo del figlio che ebbe dalla Sacerdotessa di Apollo. Di fronte a quello sguardo, nobile ed antico, Febo fece un passo indietro, poiché in esso non si ritrovò, e sembrò non ritrovare neppure suo padre. Era lo sguardo di un vecchio, di un uomo aggrinzito che si era arreso alla vita, lo sguardo languido di colui che siede sul ciglio della strada e osserva tutto il resto del mondo camminare di fronte a lui, senza fare niente per raggiungerlo.

"Fe… Febo!!" –Mormorò infine il Dio Ra.

A quel punto, nel sentire il Padre pronunciare il nome che temeva avesse dimenticato, Febo si inginocchiò di fronte a lui, pregandolo di concedergli il suo perdono per aver osato disturbarlo, ma aveva fatto ciò per una ragione importante, che necessitava la sua presenza.

"Padre! Quanto ho aspettato questo momento! L’ho sognato per anni, nelle mie notti insonni, ed ho pensato a mille cose da dirti, a mille frasi con cui iniziare una conversazione! Vorrei cantarti uno degli Inni di Amon, per renderti gloria e venerarti, e lo farei davvero, perché questo è ciò che sento, ma adesso non abbiamo il tempo!"

"Non abbiamo il tempo?!" –Ripeté Amon Ra.

"No, Padre! Non lo abbiamo! Il Serpente Cosmico Apopi è stato risvegliato e adesso sta portando ovunque morte e distruzione, aiutato dal malvagio Dio Seth, che si è proclamato nuovo Signore dell’Egitto, usurpando i tuoi simboli sacri, l’Occhio ed il Sole, simboli che soltanto ad un Dio appartengono!" –Spiegò Febo. –"Horus e Osiride, tuoi fedeli servitori, stanno combattendo qua fuori e insieme a loro vi sono i Cavalieri di Athena, nobili ragazzi dal cuore d’oro che stanno rischiando la vita per porre fine ad una guerra che non è neppure loro!"

"E a chi appartiene questa guerra, Febo?" –Domandò Amon Ra, con voce stanca. –"Certamente non a me, che dal mondo sono uscito millenni fa e dove non ho intenzione di tornare adesso, per assistere alla sua distruzione!"

"Ma tu devi tornare, Padre! Perché sei l’unico che può fermare Apopi, l’unico che può sconfiggerlo, come quando lottavi con lui nelle interminabili notti del Mondo Antico!" –Cercò di incitarlo Febo.

"Quei tempi sono lontani Febo! Appartengono ad un passato che ho scelto di dimenticare!" –Rispose Amon Ra, quasi infastidito da quella conversazione.

"Forse tu hai cercato di dimenticarli, e non vi sei riuscito, ma vi sono altri che non vi hanno neppure tentato! Perché avrebbero dovuto? Perché avrebbero dovuto cancellare il ricordo che avevano di te, Dio del Sole, Sovrano vittorioso contro l’orrido serpente, colui che ha portato luce agli uomini e da loro è stato eletto come Divinità Universale dell’intero mondo Egizio?!"

"E cosa ho avuto in cambio, Febo?" –Brontolò Amon. –"Cosa mi hanno dato gli uomini per riconoscenza? Soltanto problemi, soltanto insulti, soltanto guerre! Gli uomini sembrano incapaci di altro e non credo che in duemila anni siano cambiati, non credo che il mondo di oggi sia diverso da quello Antico!"

"Purtroppo è così!" –Sospirò Febo. –"Gli uomini sbagliano ancora! Ogni giorno della loro vita! Ma è nel loro destino, Padre! È nella loro natura, e non possiamo cambiarla, non puoi farlo neppure tu che sei Dio! Puoi soltanto aiutarli, combattere per loro e dimostrare che anche oggi esistono ideali per cui lottare, per cui vale la pena difendere la Terra dalla minaccia del Serpente del Caos!"

"Dovrei combattere per gli uomini?" –Domandò Ra, per niente stimolato dall’idea.

"Non è soltanto per questo che ti ho risvegliato, Padre!" –Commentò Febo, alzandosi in piedi. –"Ma perché anch’io, tuo figlio, ho bisogno di te! E voglio lottare al tuo fianco!"