CAPITOLO TRENTUNESIMO: ABBANDONARE I RIMPIANTI.

Mentre nella piana dove un tempo sorgeva la città di Tebe, i Cavalieri di Athena, Horus e Osiride stavano affrontando il Dio Seth e il mostruoso Serpente Cosmico Apopi, all’interno del Tempio di Karnak, sull’altra riva del Nilo, Febo, figlio di Amon Ra, era in ginocchio di fronte al Padre e stava cercando di convincerlo ad abbandonare il suo volontario esilio e a scendere nuovamente in campo.

"Questo mondo ha bisogno di te, Padre! Almeno quanto ne ho bisogno io!" –Esclamò Febo, mentre, fattisi coraggio, anche Iside e Marins varcarono la soglia ed entrarono all’interno del Santuario di Ra.

"Ti ringrazio per la fiducia, figlio mio, ma non credo di poter essere ancora utile a questo mondo!" –Commentò Amon. –"Né credo che questo mondo possa essere utile a me, o a te!"

"Non dire così, padre! Ci sono tante cose belle nel mondo, emozioni per cui vale la pena vivere e rischiare!" –Cercò di convincerlo Febo, senza ottenere alcun risultato.

"Non vi è niente che valga una vita intera, Febo! Adesso sei ancora un ragazzo inesperto ma da grande valuterai le cose con occhio critico diverso, forse più realista!"

"Ma come potrò diventare grande se tu mi tieni confinato qua dentro, aldilà del tempo e dello spazio?" –Sbottò infine Febo, mettendosi in piedi. –"Ho apprezzato ciò che hai fatto per me, salvandomi e dandomi la possibilità di crescere e di vivere, ma non credere che ti sia grado per avermi tolto dal mondo! Volevi evitarmi dolore e sofferenza, e forse togliermi dallo scorrere inesorabile del tempo, e per questo apprezzo le tue buone intenzioni! Ma così facendo mi hai tolto anche la vita! Confinandomi in questo Santuario, dove non batte mai la luce del Sole, dove non posso mai sentire lo stormire del vento, il profumo salmastroso del mare, il sapore di una vera amicizia, tu mi hai tolto anche la voglia di vivere!"

"Sei un ingrato!" –Esclamò Amon, alzando la voce. –"Ti ho tolto dal mondo perché il mondo è solo dolore! E per evitartelo, per non vederti soffrire e stare male, come io sono stato per millenni, coinvolto in qualche stupida guerra per il potere, ti ho fatto dono di questo Tempio, dove sei potuto crescere in armonia!"

"Padre, non tutte le guerre sono ingiuste! Alcune devono essere combattute!" –Ribatté Febo. –"Come tu ogni notte combattevi con Apopi, quando solcavi il cielo con il tuo carro solare! Non ti sei mai tirato indietro a quello scontro, fino al duello finale e alla caduta del Serpente Cosmico! Né Horus si è tirato indietro quando ha dovuto affrontare Seth, il Dio che aveva ucciso suo padre! Né Iside lo ha fatto, vagando per terre ignote alla ricerca dei pezzi smembrati del corpo del suo amore! Perché dovrei farlo io? Perché dovremmo farlo adesso?"

"Quei tempi sono passati, Febo! È troppo tardi per farli rivivere!" –Mormorò Amon.

"Quei tempi possono tornare, se lo vuoi!" –Precisò Febo.

"Basta con questi discorsi!" –Brontolò Amon, agitandosi sul suo trono. –"Mi hai risvegliato per una sciocchezza, meriteresti la mia punizione! Ti salvi soltanto perché sei mio figlio!"

"O forse perché anche voi, potente Amon Ra, desideravate rivedere Febo?" –Esclamò improvvisamente una voce, facendo voltare i presenti verso l’ingresso.

Là, in piedi, tra le ante aperte del massiccio portone, stava un giovane di diciotto anni, ricoperto da una dorata armatura, con ali affisse allo schienale ed una fascetta intorno alla testa. Di fronte agli occhi sorpresi di Febo, Marins e Iside, Micene entrò nel Santuario, incamminandosi verso il trono di Ra.

"Perdonate l’intrusione, Dio del Sole, ma ho udito le vostre parole! E a me sembrano cariche di risentimento nei vostri confronti, non verso quelli del figlio che amate, e che un tempo salvaste da morte sicura!" –Esclamò Micene, giungendo davanti allo scranno del Dio Egizio.

"Chi sei tu per rivolgerti a me in cotal modo?" –Domandò subito Amon.

Micene del Sagittario il mio nome celeste, Cavaliere d’Oro di Athena!"

"Un Cavaliere di Athena? Qua, all’interno del Tempio di Amon?" –Tuonò Amon Ra.

"Ve ne è più d’uno, Dio del Sole, di Cavalieri di Athena in Egitto! E tutti sono là fuori, tra le folgori incandescenti del malvagio Dio Seth e le possenti vampate mortifere del Serpente Apopi, a combattere per voi, una guerra che non doveva essere iniziata, ma che soltanto insieme possiamo condurre alla fine!"

"Sì… Mio figlio mi ha spiegato la situazione! Ma se anche tu sei giunto per chiedere il mio aiuto, hai sprecato il tuo tempo, Cavaliere del Sagittario! Non scenderò in campo! Il tempo delle mie battaglie con Apopi è scaduto! Che se ne occupi qualcun altro adesso, magari gli uomini che tanto amate difendere, gli stessi che non leverebbero un dito per salvarvi!"

"Ed è per questo che combattiamo, oh possente Ra! Non per gloria né per fama, né per ambire a premi o riconoscimenti, noi Cavalieri di Athena combattiamo per difendere la giustizia e le libere genti della Terra, per dare loro un ideale in cui credere, un valore in cui riconoscersi! Forse saremo dimenticati e nessuno scolpirà mai i nostri nomi nei grandi monumenti della storia, forse saremo anche malvisti, per i nostri poteri a cui molti guardano con invidia e superbia, ma se anche riusciremo nel nostro intento, se anche riusciremo a salvare una vita umana, e a dare ad essa un senso, ci sentiremo comunque soddisfatti!" –Parlò Micene, con voce sicura. –"Non combattiamo per il gusto della vittoria, ma per la possibilità di costruire un futuro! Chiudendovi all’interno di Karnak, voi vi precludete da solo tale possibilità! E la precludete alle persone che vi stanno attorno, e che vi amano ricambiati, ma che hanno tutto il diritto di vivere la loro vita!"

"Le tue parole sono giuste e degne di ammirazione, Micene del Sagittario! Ma non ho intenzione di vedere mio figlio rischiare la vita in una guerra incerta! No, Febo resterà a Karnak, ed io con lui! Qua saremo al sicuro dalle devastazioni del mondo odierno!"

"L’aver trascorso duemila anni rinchiuso in questo spoglio salone deve aver accecato la vostra vista, possente Amon Ra!" –Esclamò Micene, con una certa ironia. –"Pensate davvero di poter rimanere fuori dal tempo per sempre? Credete davvero di essere al sicuro, tra le mura rovinate di questo Santuario? Nessun uomo è un’isola e questa regola vale anche per le Divinità! Se non interveniamo adesso, eliminando alla radice il problema, Apopi distruggerà la Terra e Karnak con essa, poiché i vostri poteri non basteranno a difendervi per sempre!"

Amon Ra non disse niente, ferito nell’orgoglio dalle parole di Micene. Per un momento provò quasi la sensazione di colpirlo, di scaraventarlo fuori dal suo Tempio per aver osato tanto, ma poi lo lasciò parlare ancora.

"Quando sono entrato a Karnak la prima volta mi aspettavo di trovare un Re, seduto sul suo trono, pronto ad impugnare la Spada per difendere il suo Regno, per difendere la sua famiglia e le persone a lui care, invece ho trovato soltanto un vecchio abbandonato a se stesso, un corpo svuotato ormai di ogni anima, che ha perso qualsiasi interesse a stare nel mondo, lasciandosi vincere e dominare dai rimpianti!" –Esclamò Micene, volgendo le spalle al Dio e incamminandosi verso l’uscita.

"Dove vai, Micene?" –Tuonò Amon Ra.

"A combattere, mio Signore! E a morire con onore!" –Rispose il Cavaliere. –"Forse questa guerra non mi appartiene, ma io credo, con tutto il rispetto, che questa guerra appartenga a tutti! Rimanere indifferenti mentre il proprio vicino muore non ci eviterà la morte quando essa da noi giungerà! Perciò vi dico, possente Amon Ra, se ancora siete il Dio meraviglioso, Signore del Sole, cantato negli Inni Sacri: abbandonate i vostri rimpianti e uscite fuori, a respirare nuovamente l’aria del mondo, a fissare con i vostri stanchi occhi la luce del Sole! Forse questo vi farà sentire più giovane e vi ricorderà un tempo in cui valeva la pena vivere per qualcosa!"

Nient’altro aggiunse Micene del Sagittario e si allontanò, diretto verso il campo di battaglia, lasciando Amon Ra ai suoi pensieri. Poco dopo anche Febo si incamminò verso l’uscita, sorprendendo gli stessi Marins e Iside.

"Anche tu te ne vai, figlio? Anche tu mi abbandoni?!"

"Horus già combatte nel cielo di Egitto! E Osiride è con lui, a rischiare la vita per proteggere coloro che amano! Chi sono io, per essere così superbo da lasciare che altri si battano per me, per difendere la mia terra?" –Rispose Febo, uscendo dal Santuario di Amon. Marins e Iside non dissero niente, seguendo il ragazzo fuori dall’immenso stanzone.

"Ho sbagliato a riaprire questa porta!" –Disse infine Febo, appoggiandosi alle ante del portone di ingresso. –"Perché non ho trovato niente di ciò che andavo cercando! Ho avuto un dubbio, per tutti questi anni, ma adesso è divenuto certezza! Mio Padre è morto, sconfitto da se stesso e dai suoi rimpianti, molti secoli addietro, e tu sei soltanto un fantasma!" –E richiuse il portone dietro di sé, prima di correre con Marins fuori dal Tempio di Karnak.

"Fermati!" –Esclamò Marins, usciti all’aperto, afferrando Febo per un braccio. –"La nostra presenza in questa vicenda è giunta al termine! È tempo di lasciare l’Egitto!"

"Lasciare l’Egitto? Ma che stai dicendo? Devo andare a combattere con i miei compagni!" –Brontolò Febo, non capendo.

"Questo non è nel nostro destino, Febo! Adesso devi venire con me! I Cavalieri di Athena e gli Dei di Egitto si occuperanno di Seth e Apopi! Io devo occuparmi di te e fare ciò che il mio Maestro mi ha ordinato!" –Spiegò Marins.

"Quale Maestro? E cosa devi fare?"

"Trovare il Cavaliere del Sole e condurlo all’Isola Sacra, affinché egli possa istruirti ed addestrarti! Niente avviene per caso, Febo! Ed è tempo che tu metta da parte il tuo generoso altruismo per dedicarti a te stesso, a ciò che sarai in futuro!"

"Io non voglio essere un rinunciatario!" –Esclamò Febo, adirato per la richiesta di Marins. –"Né lascerò i miei compagni a combattere da soli per difendere la mia terra e la terra di mio Padre!"

"Non ho approvato la decisione di tuo Padre né il suo volontario isolazionismo! Ma su una cosa aveva ragione! Non puoi permetterti di morire, perché dal tuo destino dipende il destino di molti altri!" –Esclamò Marins, allungando una mano verso Febo. –"Perciò seguimi adesso, e non fare resistenza! Combattere questa battaglia incerta, in cui potresti perdere la vita, complicherebbe ulteriormente le cose!"

"Credevo tu fossi un amico!" –Commentò Febo, guardando Marins con aria torva. –"Ma non sei poi così diverso da Anhar! Anche tu mi hai usato!"

"Questo non è vero! Il mio compito era aiutarti ad essere te stesso, a tirar fuori il vero Febo, il Cavaliere del Sole splendente, e a condurti nell’unico luogo sulla terra che sia veramente al sicuro, nell’unico posto dove potrai ricevere insegnamenti!"

"Adesso non posso venire, Marins!" –Rispose Febo, incamminandosi verso Tebe. –"Ho una missione da compiere, una terra da difendere, una causa per cui combattere! Se vuoi aiutarmi ne sarò ben lieto! Ma non lascerò il mio posto adesso per inseguire un destino incerto!"

"Fai come credi, Febo, figlio di Amon Ra!" –Commentò Marins, consapevole di non poterlo obbligare. –"Ognuno per la sua strada!" –E scomparve in un lampo di luce.

Febo sospirò per un momento, dispiaciuto per uno stupido litigio di cui non aveva ben compreso il movente. Le grida ed i rumori furibondi della battaglia in corso lo scossero dai suoi pensieri e lo fecero correre a perdifiato lungo il Viale delle Sfingi.

A Tebe, nel frattempo, Apopi stava devastando ogni cosa, muovendo tutto il suo immenso corpo e provocando continui smottamenti nel terreno. Vampate infuocate di energia si abbattevano periodicamente sui Cavalieri di Athena e sulle due Divinità Egizie che tentavano di opporsi. Vanamente, poiché niente sembrava scalfire la sua pelle, niente sembrava ridurre la sua ira.

"Apopi è il male, la divinità del buio, il caos primordiale che a nient’altro mira se non alla distruzione di tutto!" –Aveva detto Osiride ai giovani Cavalieri poco prima, e mai come in quel momento, mentre immense fiammate di oscura energia piovevano su di loro, Ioria e gli altri dovettero dargli ragione.

Avevano scagliato decine di Excalibur, di Lightning Bolt, di attacchi energetici di qualunque tipo, ma la coriacea pelle di Apopi sembrava respingere ogni assalto, fino a spossare gli avversari che adesso, deboli, ansimavano cercando un riparo, titubanti sull’esito finale di quella battaglia. O forse, per la prima volta, certi della loro sconfitta.

Il Dio Seth balzò su di loro, scaricando violente folgori di energia cosmica, atterrando Albione e Cancer, mentre Ioria si dibatteva come un forsennato all’interno di quella gabbia di scariche elettriche. Capricorn falciò le folgori con la sua lama, lanciandosi contro il Dio, deciso a farla finita una volta per tutte.

"Non correre, ragazzo, se non vuoi incontrar la morte!" –Gli disse Seth, centrandolo in pieno con le sue violente scariche energetiche.

"Alla morte saprò oppormi, Dio Seth, poiché possiedo una lama capace di vincere l’oscurità!" –Gridò Capricorn, bruciando al massimo il proprio cosmo lucente. –"Excalibur!!!" –E lasciò partire un violento fendente di energia cosmica, che travolse le folgori elettriche del Dio, abbattendosi su di lui e scaraventandolo indietro.

Senza dargli tregua, Capricorn balzò in alto per piombare poi su di lui con il braccio teso e un nuovo fendente di energia cosmica, ma Seth fu lesto a rotolare sul terreno sabbioso, evitando l’affondo di Excalibur, che si schiantò accanto a lui creando un ampia spaccatura nel terreno, e contrattaccando con le sue violente scariche di energia. Capricorn venne afferrato in volo, intrappolato in una maglia che dilaniava le sue carni e sbattuto a terra, mentre Seth, ridendo sadicamente, lo osservava contorcersi come una serpe.

"Muori, adesso!" –Sibilò, aumentando l’intensità delle proprie folgori di energia.

"Perché non muori tu, invece?!" –Esclamò una voce, distraendo il malvagio Dio. –"E ci liberi per sempre dalla tua inutile e nefasta presenza!" –E violenti fasci di luce piovvero dal cielo contro Seth, ad una velocità impressionante, ferendolo in varie parti del corpo, non riuscendo infatti ad evitarli tutti.

Un Cavaliere d’Oro apparve quindi di fronte a lui, con le ali spiegate della sua lucente corazza ed un’aura splendente che lo ricopriva interamente.

"Stai bene, Shura?" –Domandò Micene, chinandosi sul compagno ed aiutandolo a rimettersi in piedi.

"Sì… sì.. grazie, Micene! Stai attento! È infido!" –Esclamò Capricorn, rialzandosi.

"Lo avevo intuito!" –Ironizzò Micene, prima di balzare in alto e roteare su se stesso, spalancando le dorate ali della sua Armatura. –"Infinity Break!" –Gridò, scagliando migliaia e migliaia di frecce dorate contro Seth, il quale nel frattempo si era rialzato e aveva diretto verso il Cavaliere d’Oro le sue incandescenti scariche di energia.

Ma le frecce d’Oro del Sagittario riuscirono ad insinuarsi all’interno delle folgori di Seth, per quanto una parte di esse venisse comunque respinta, e raggiunsero il Dio, piantandosi nel suo corpo, ferendolo, trapassandolo con tutta la lucente energia che portavano con sé. Anche Micene venne raggiunto dalle folgori dilanianti, perdendo quota e ricadendo a terra, ma riuscì comunque a mantenersi in piedi, con il cosmo carico ed acceso, e a dirigere un nuovo assalto di dardi dorati contro il Dio.

"Aaargh!" –Gridò Seth, mentre il suo corpo veniva traforato da centinaia di frecce di luce, sentendo il calore delle stelle penetrare dentro di lui. E ciò, più della ferita fisica, gli causò un dolore atroce. –"La pagherete, Cavalieri di Athena! Avete distrutto i miei sogni di dominio! Il vostro debito nei confronti potrà estinguersi soltanto con la vostra morte!"

"Smettila di gracidare, vecchio visionario, e combatti! Anche Atene ha un credito nei tuoi confronti, che vale sicuramente più dei tuoi bastardi sogni di dominio!" –Esclamò Micene, caricando il cosmo sul pugno destro. –"Uomini valorosi sono caduti in questa stupida guerra, per soddisfare un tuo capriccio, uomini eroici che hanno dato la vita affinché questa bella terra potesse ancora splendere sotto il Sole!"

"Se tanto brami riunirti ai tuoi compagni, arciere dorato, farò in modi che tu possa rincontrarli molto presto! All’Inferno!!" –Gridò Seth come un pazzo, espandendo al massimo il proprio cosmo. Le folgori che liberò dalle sue mani parvero danzare intorno a lui, fino ad unirsi e divenire un vortice immenso in cui egli si ergeva come baricentro. Un vortice di energia destinato a crescere di intensità, a divenire un vero tifone. –"Tifone devastatore! Sii la mia vendetta contro questi insetti che hanno osato sputare verso il Dio!" –E spinse avanti l’immenso uragano di energia, la cui rapida rotazione travolse Ioria, Cancer, Capricorn e Albione, scaraventandoli lateralmente, avvolti in stridenti folgori elettriche. Soltanto Micene rimase al suo posto, impassibile, davanti a quella furia della natura. Socchiuse per un momento gli occhi, ricordando gli insegnamenti del suo maestro, uno in particolare, che era all’origine di ogni potere.

"La forza, l’energia sfolgorante del Cosmo, che è la base del potere di un Cavaliere, risiede dentro di noi! Dentro di te! Se capirai cosa vuoi da te stesso, cosa c’è nel tuo futuro, negli ideali per cui vuoi combattere, allora saprai trovare la forza per lottare ed impegnarti per essi!"

"Ed io lotto per i miei ideali!" –Gridò Micene, spalancando gli occhi, mentre un’immensa aura cosmica, scintillante come il firmamento, lo avvolse. –"Per Athena e la giustizia, e per le persone a me care!" –E si voltò verso Ioria, atterrato da una nuova folgore di energia, ma ancora determinato a lottare per ribellarsi ad essa. Per ribellarsi al destino.

Il Tifone devastatore si abbatté su Micene in quel momento, di fronte agli occhi sgomenti dei suoi compagni, e lo travolse con il suo vorticare incessante. Ma Micene seppe resistere, ancorato al terreno dalla sua fede nel futuro, dalla sua tenacia nel cambiare il destino e rovesciare il mondo. Spalancò le braccia, cariche della sua potente energia cosmica, e frenò la corsa del Tifone cercando di afferrare gli atomi con le proprie mani, intingendo al cuore del ciclone.

Seth rimase ammutolito, ad osservare quel giovane incosciente ergersi da solo, al centro del ciclone energetico. Per un momento gli sembrò di sentire il Tifone gridare, quasi urlare in un selvaggio linguaggio, mentre Micene frenava la sua corsa, rallentando la rapida rotazione dell’aria stessa. Lo stridere sul suo corpo delle folgori intrise di elettricità pareva non distrarlo neppure, come il peso insopportabile di cui le sue braccia si erano fatte carico. Micene bruciò al massimo il proprio cosmo, mentre la scintillante sagoma di un Sagittario dorato apparve dietro di lui, sostenuto da Athena, invertendo il senso di rotazione dell’aria del ciclone. Con uno sforzo immane il Cavaliere d’Oro riuscì a cambiare la direzione del Tifone devastatore, divenendo il nuovo baricentro, il nuovo occhio del ciclone, proprio mentre Seth si avvicinava, con gli occhi carichi di sorpresa e di odio.

"Oooooh!!!" –Gridò Micene, liberando l’immensa energia del vortice, che riprese a roteare sempre più turbinosamente, travolgendo il suo stesso creatore, tra le grida del Dio, e dirigendosi infine verso il Serpente Cosmico.

Lo scontro tra il Tifone devastatore e Apopi fu pazzesco e il secondo venne sbilanciato, sbattuto a terra con una forza tale da far tremare l’intero Basso Egitto, aprendo fenditure nel terreno. Il ciclone di energia, dopo aver dilaniato in parte la corazza protettiva dell’immondo Serpente, estinse la propria vitalità, svanendo nell’aria stessa, mentre le folgori energetiche esplodevano nel cielo.

Micene crollò sulle ginocchia, ansimando e respirando a fatica per l’immane sforzo sostenuto. Gocciolava di sudore, nonostante la fascia intorno alla testa, e sentì per la prima volta la stanchezza dall’inizio di quella lunga battaglia. Ma ancora non poteva arrendersi. Perché Seth fu nuovamente su di lui, con le vesti lacere e a brandelli, e profonde lesioni sul viso e sul corpo, che gli davano un aspetto ancora più deturpato. Ormai il suo sistema cerebrale era impazzito, alla vista del suo millenario progetto svanito nel niente, ritornato polvere nel deserto, dove anch’egli temeva di finire nuovamente.

"Non mi resta niente! Ma almeno la soddisfazione di ucciderti, quella non me la toglierà nessuno!" –Esclamò, balzando su Micene ed afferrandolo per il collo, sollevandolo da terra. Il Cavaliere d’Oro del Sagittario non reagì, ancora troppo debole per muovere un dito, e lasciò che le ossute dita dell’uomo lo stringessero fino a farlo tossire violentemente. Fino a farlo sentire per un momento perduto.

"Lascia stare mio fratello!" –Gridò una voce che Micene conosceva bene. E immediatamente una gabbia di luce travolse Seth, mentre centomila fasci di energia splendente si abbatterono su di lui, trinciando le sue vesti, falciando la sua pelle, dilaniando persino le vene ricche di sangue oscuro, che sprizzò fuori a getti, mentre il Dio fu obbligato a mollare la presa e a lasciar cadere Micene a terra.

"Io.. Ioria!" –Balbettò Micene, cercando di rimettersi in piedi.

"Non preoccuparti, fratello, saprò proteggerti!" –Esclamò il ragazzo, avvicinatosi al Cavaliere di Sagitter. –"Con il colpo segreto che ho ideato per difenderti!" –Ed iniziò a bruciare il proprio cosmo, per quanto indebolito fosse dagli assalti subiti finora. Ma Micene si rialzò improvvisamente e gli mise una mano su una spalla, pregandolo di rimanere indietro. Avrebbe terminato lui lo scontro con il Dio Seth.

"Ma fratello…" –Brontolò Ioria, prima che anche Capricorn si avvicinasse.

"Tuo fratello conosce il fatto suo, Ioria!" –Esclamò Shura, pregando Ioria di scansarsi. –"Abbi fiducia in lui! È un esempio per tutti noi!"

Micene non aggiunse altro, espandendo ancora il proprio cosmo dorato, proprio come fece il Dio Seth, circondato da incandescenti saette di energia rovente. Sicuro che volesse ricreare il Tifone devastatore, e certo di non avere la forza per fermarlo nuovamente, Micene giocò d’anticipo, sfrecciando come un fulmine verso il Dio, con il pugno destro carico di energia cosmica.

"Per il Sacro Sagitter!" –Gridò il Cavaliere d’Oro, liberando migliaia e migliaia di sfere di luce, che saettarono nell’aere investendo in pieno il Dio Egizio, il quale tentò di difendersi, di deviare la loro direzione, di stritolare Micene con le prorie folgori incandescenti, ma non vi riuscì, venendo atterrato nuovamente, ritrovandosi con le labbra sanguinanti a masticare grumi di sabbia.

Quando Seth riuscì a rimettersi in piedi, sputando sangue e sabbia e barcollando su se stesso, come una delle tante creature dei suoi esperimenti mal riusciti, trovò l’arco d’oro del Sagittario puntato su di lui. Una freccia dorata, carica di tutta la potente energia cosmica di Micene, sfrecciò nell’aria e Seth capì che il suo momento era giunto. Non fu in grado neppure di deviarla, ma la lasciò piantarsi nel suo cuore e trapassarlo, mentre tutto il suo corpo, dilaniato da quella potente ondata di luce, esplose, scomparendo in una tossica nube di oscurità.

Prima che potessero gioire della scomparsa del malvagio Dio, i Cavalieri furono raggiunti dalle devastanti vampate del Serpente Cosmico, che aveva sconfitto Horus e Osiride, schiacciandoli con la sua immensa coda squamata, quasi fossero marionette. Il bastone di Osiride andò in frantumi, come le ali del Dio Falco, ed entrambi sarebbero morti, uccisi dalle velenose fiamme di Apopi se Febo all’ultimo istante non fosse intervenuto in loro difesa.

Adesso Apopi era lì, torreggiante su tutti loro, e scuoteva la coda con frenesia, senza curarsi di ciò contro cui sbatteva. Si abbassò su quei piccoli insetti, divorandoli con le sue immonde vampate di energia oscura, fiamme in grado di isterilire ogni cosa con cui venivano a contatto.

Micene, senza darsi per vinto, incoccò nuovamente l’Arco d’Oro del Sagittario, caricandolo di ben tre frecce, e le scagliò tutte contro il viso del Serpente, mirando ai suoi occhi, ma furono deviate da una possente vampata di energia e andarono a piantarsi nella corazzata pelle squamosa della creatura infernale, senza causargli danno alcuno.

"Non riesco a credere che niente possa ferirlo!" –Esclamò Capricorn, osservando i fendenti di energia della Spada Excalibur cozzare contro il tozzo corpo del Serpente senza lederlo minimamente, provocandogli soltanto fastidio, che ricambiava con potenti fiammate energetiche.

Ioria, Albione, Cancer e Capricorn tentarono di difendersi creando una barriera con i loro cosmi, una cupola di energia su cui si infransero le vampate del Serpente Cosmico, ma sapevano che non potevano resistere per molto, essendo già a livelli piuttosto bassi di forza.

"Proviamo con un assalto congiunto!" –Propose Micene, espandendo il proprio cosmo.

Gli altri Cavalieri fecero altrettanto, e anche Osiride e Horus si unirono a loro, per quanto deboli fossero, unendo tutti i loro colpi in un unico grande attacco.

"Adesso!" –Gridò Albione. –"Puntiamo alle fauci! Lo spezzeremo dall’interno!"

"Lighting Bolt!" –Urlò Ioria, liberando una potentissima sfera incandescente.

"Per il Sacro Sagitter!" –Affermò Micene, affiancando il fratello.

"Excalibur!" –Gli andò dietro Capricorn, subito seguito da Cancer, Osiride e Horus.

"Bomba del Sole!" –Concluse Febo.

L’assalto degli otto compagni, di potenza incredibile, capace di distruggere un’intera città, raggiunse Apopi proprio mentre questi apriva le sue immense fauci per sprigionare una nuova vampata di energia. Lo scontro tra i due poteri fu tremendo e generò un contraccolpo che scaraventò tutti i presenti indietro, facendoli rotolare per decine di metri sulla sabbia, e riuscì persino a far barcollare Apopi per qualche istante, fiaccato dalla possanza di quell’assalto. Pur tuttavia non bastò a farlo crollare, né a diminuire i suoi poteri, ottenendo l’unico effetto di farlo adirare ulteriormente. Calò il capo sugli otto Cavalieri, trovandoli tutti a terra, logori dal dolore e dalla fatica. Solamente uno si ergeva ancora, ricoperto dalla sua scintillante corazza divina: Febo, figlio di Amon Ra, Cavaliere del Sole.

"Sarai dunque tu la mia prima preda?" –Sibilò il Serpente Cosmico, eruttando una vampata di fiamme oscure e gettandosi in picchiata sul ragazzo.

"Non osare toccarlo!" –Esclamò una voce imperiosa, che fece tremare con la sua possanza l’intero Sahara, risuonando in ogni oasi, in ogni città, in ogni luogo di culto. Una voce che l’Egitto e l’Africa intera non udivano da millenni. –"Non osare toccare mio figlio!" –Esclamò Amon Ra, giungendo infine sul campo di battaglia.