CAPITOLO UNDICESIMO: TRA GHIACCIO E FUOCO.

Che fosse finito nella terra dei Giganti Pegasus lo comprese subito, sebbene non ne ricordasse il nome.

Appena uscito dal portale si ritrovò in una caverna dal soffitto altissimo, di cui, anche a causa della scarsa luminosità, non riusciva a vedere la fine. E quando mise la testa all’esterno, affacciandosi cautamente per guardarsi intorno, si accorse che tutto sembrava più grande di come doveva essere. Non tanto le piante e gli alberi, sebbene alcuni avessero un tronco a dir poco maestoso, simile alle sequoie che aveva ammirato nei libri di geografia, bensì le costruzioni che costellavano il territorio.

Abitazioni, magazzini, carri, persino gli utensili, tutto a Pegasus sembrava grande almeno il triplo e, da un momento all’altro, temeva quasi di vedersi schiacciare dal piede di qualche gigante distratto, sebbene non ve ne fossero molti in giro.

Fu con quell’espressione sorpresa e un po’ spaesata che Thor lo trovò, chiamandolo a gran voce da sopra una costruzione di legno.

"Cavaliere di Pegasus! Ben arrivato!" –Esclamò il corpulento guerriero, balzando dall’alto dell’edificio e atterrando poco distante dal ragazzo. –"Sei il benvenuto a Jötunheimr! Gli abitanti di questa terra, gli Jötnar, mi hanno chiesto di accoglierti con la stessa cordialità che riservano a me ogni volta in cui vengo a far loro visita! E ti assicuro che è un grande onore! Ah ah ah!" –Rise Thor, dando una pacca sulle spalle al Cavaliere di Atena.

"Bestione, fa piacere anche a me rivederti!" –Sorrise Pegasus all’antico avversario, ricordando la sua forza fisica e quanto duramente avesse dovuto impegnarsi per averne ragione, lieto che adesso fossero compagni. –"Dunque tu vieni spesso in questo… come hai detto che si chiama? Terra dei Giganti?!"

"Jötunheimr! Quando Odino mi concede di saltare qualche ora dell’addestramento continuo cui noi Einherjar siamo sottoposti!" –Spiegò, incamminandosi con il Cavaliere lungo la via principale di quello che sembrava un agglomerato di abitazioni in legno e pietra. Un piccolo borgo, a sentir Thor. Tanti castelli, a detta di Pegasus. –"Mi piacciono gli Jötnar, sono dei gran lavoratori! Nonostante la loro stazza potrebbe far pensare che siano pasticcioni, sono molto abili, soprattutto nel lavorare il legno e nell’erigere opere di pubblica utilità, come dighe o fortificazioni! Rudi ma schietti, forgiati ma mai piegati dalla natura! Mi piacciono, sì!"

"Ti ricordano com’eri da giovane, eh?!" –Ironizzò Pegasus, ricevendo in cambio una nuova pacca sulla schiena, che lo spinse in avanti, mentre Thor rideva contento.

"Vedo che non hai perso il tuo spirito di osservazione, ragazzo! Spero tu abbia conservato anche altrettanta foga guerriera, perché temo ne avrai bisogno!" –Aggiunse, facendosi improvvisamente serio.

Pegasus chiese subito spiegazioni al Cavaliere di Asgard, ma questi si limitò ad un sorriso mesto, prima di indicargli proprio quel che il ragazzo avrebbe dovuto cercare. Le radici di Yggdrasill, l’Albero Cosmico, rinfrescate dalle acque di una sorgente che sgorgava poco distante, che Thor presentò come la Fonte di Mimir, a cui Odino si recava spesso per ottenere consigli.

"Proprio qua è venuto il Signore degli Asi questa mattina presto, prima di riunire in consulta tutti gli Dei e i popoli dei nove mondi e rispondere con fermezza all’attacco scagliato dalle forze del male!"

"Asgard è dunque già sotto assedio?" –Chiese Pegasus.

"Da più punti! Vieni…" –Esclamò Thor, facendo cenno di arrampicarsi sulle radici del frassino e di iniziare a scalarlo. –"Senti queste correnti fredde? Giungono dal Niflheimr, l’inferno nordico, e anticipano l’avvento dei Giganti di Brina!"

"Altri Giganti?!"

"Non come coloro che dimorano in Jötunheimr, che a Odino sono fedeli e che già stanno combattendo di fronte alle mura di Asgard! Ma creature malvagie, seguaci di Hel, la figlia di Loki!"

"Loki… vorrei proprio conoscerlo questo simpaticone, dopo tutto quel che ha combinato a Midgard!" –Bofonchiò Pegasus, seguendo Thor lungo le radici del frassino, facendo attenzione a non lasciarsi sbilanciare dai venti gelidi che scuotevano il tronco dal basso.

"Perché? Cos’è successo a Midgard? Ilda sta bene?" –Si preoccupò subito il gigante buono, fermando persino la sua scalata.

"Sì, non preoccuparti! Ma il palazzo è stato violato, molti soldati uccisi e la statua di Odino sfigurata!" –Rispose Pegasus, iniziando a raccontare al compagno quel che era accaduto nel Recinto di Mezzo.

"Quel figlio d’un animale…" –Ringhiò Thor. –"Lascia che gli metta le mani addosso e vedrai come gli insegno l’educazione!"

"Sono proprio curioso di saperlo, amico mio! Anche se, un po’ sforzandomi, riesco a immaginarlo!" –Sorrise Pegasus, riprendendo la scalata delle radici di Yggdrasill.

***

Non appena uscì dal portale dimensionale, Cristal venne invaso da un’ondata di caldo. Una fiammata quasi, che gli mozzò il respiro a metà, piegandolo in avanti e obbligandolo ad appoggiarsi a una parete rocciosa, alla sua sinistra, per riprendere fiato.

Per un istante aveva pensato che qualcuno lo avesse attaccato, ma poi, sforzandosi di rimanere lucido e razionale, comprese che era l’aria stessa, del mondo in cui il portale lo aveva trasferito, ad essere torrida, pervasa da un calore così intenso che solo in un’altra occasione aveva provato. E temuto.

Recuperando la sua postura eretta, si guardò intorno, accorgendosi di trovarsi in uno spazio di forma quasi circolare, dal diametro di una trentina di metri, il pavimento del quale era costituito da grossi blocchi di pietra grezza, disposti l’uno accanto all’altro, senza molta cura estetica. Le pareti erano ugualmente costituite da massi, accatastati l’uno sull’altro, e proprio in cima a quella di fronte a lui sedeva Artax.

"Ti aspettavo, Cristal!" –Esclamò il Cavaliere della stella Beta Ursae Majoris, continuando a fissare il ragazzo, come aveva fatto da quando era uscito dal portale. –"Per la verità non sapevo chi dei Cavalieri di Atena sarebbe sbucato nel regno del fuoco, ma a quanto pare il destino ha voluto che ci incontrassimo di nuovo!" –Aggiunse, balzando a terra e incamminandosi verso il Cigno. –"Per la terza volta in pochi mesi! Potremmo quasi diventare amici…"

"Artax… Dunque questo mondo è…"

"Muspellsheimr!" –Declamò Artax, sollevando la visiera del suo elmo e lasciando che i loro sguardi si incrociassero di nuovo. –"Dei nove mondi forse quello più ostile alla vita!"

"Quest’aria torrida…" –Mormorò l’allievo del Maestro dei Ghiacci, che sudava ormai copiosamente, sentendo le gocce inondargli il viso.

"È irrespirabile, lo so! Forse avresti preferito ritrovarti nel Niflheimr che, per quanto inospitale, è comunque più simile alle terre in cui ti sei addestrato!" –Concordò Artax, prima di allungare un oggetto al Cavaliere di Atena. –"Prendi questa visiera! Ti faciliterà nella respirazione, per quanto comunque non ci tratteremo molto!"

"L’Albero Cosmico… Ilda ci ha detto di trovare Yggdrasill e risalirlo!" –Mormorò Cristal, sistemando alla meglio la visiera sull’elmo della sua corazza.

"Non dovremo fare molta strada!" –Esclamò Artax, senza lasciarsi sfuggire un sorrisino soddisfatto, facendo cenno al Cavaliere di voltarsi.

Cristal sgranò gli occhi, osservando l’immensa sagoma del Frassino del Mondo ergersi alle sue spalle, proprio al centro del cerchio di pietre dove si trovava il portale.

"Entrambi non potevano che trovarsi qua, nell’unico luogo dell’intero Muspellsheimr non raggiunto dalle fiamme del caos! Gli antichi creatori dei portali scelsero con intelligenza, ritenendo che, qualunque smottamento o devastazione avesse investito questo mondo, questo cerchio, che potremmo quasi definire sacro, non sarebbe stato intaccato! Fu un rischio, una sfida al destino, che per fortuna hanno vinto!" –Spiegò Artax, prima di fare cenno a Cristal di seguirlo, lungo un piccolo sentiero di pietre, fino a portarsi al limitare di quella radura, per permettere al Cavaliere di osservare l’immensa distesa di fuoco e magma che li circondava.

"Benvenuto nel mondo dell’incendio universale, terra dei Giganti del Fuoco!"

Allibito, Cristal si guardò intorno, ritenendo che le parole di Artax erano vere. Ovunque posasse lo sguardo incontrava solo lava ardente, vulcani e vampate improvvise che si sollevavano verso il cielo, coperto ormai da una coltre di fumo da rendere impossibile distinguerne il colore. Nonostante tutto, quel mondo primitivo non lo spaventava, forse per la certezza che anche in quel caos fosse possibile la vita, come la presenza dell’Albero dell’Universo dimostrava. O forse per l’innaturale silenzio che pareva permearlo, un silenzio rotto soltanto dai continui sbuffi dei vulcani che lo costellavano o dai getti di lava.

Un silenzio in cui il Cavaliere del Cigno si trovava a suo agio.

Poco abituato a vivere in città, Cristal era stato addestrato nelle lande inospitali della Siberia, immerso nei suoi silenzi, di cui era al tempo stesso anche vittima. Ma, per quanto rigido fosse stato il clima e dure le prove da affrontare, quello non gli era mai pesato, anzi era stato un serbatoio a cui aveva attinto per farsi forza. La forza del silenzio, tramite la quale aveva stabilito un rapporto intimo con la natura, divenuta parte del suo essere, spesso glaciale nei rapporti interpersonali, e dei suoi poteri.

"Vogliamo andare?" –La voce di Artax lo rubò ai suoi pensieri, portandolo a voltarsi verso il Cavaliere del Nord, che indicava le nodose radici di Yggdrasill poco distanti. Cristal lo seguì, lieto di andarsene da quel luogo dove respirare era un inferno, e intanto pensò a come dirgli di Flare.

Un getto improvviso di lava scaturì dal magma che scorreva attorno al cerchio di pietre, investendo in pieno le radici dell’Albero Cosmico, di fronte agli occhi terrorizzati di Artax e Cristal.

"Ma… che succede?!" –Gridò il Cavaliere del Cigno, spostandosi di lato, assieme al compagno, per evitare che l’ardente magma colasse su di loro.

"Maledizione! Yggdrasill… Va a fuoco!!!" –Ringhiò Artax, osservando le radici consumarsi, vittime del calore violento che le aveva investite. Per quanto l’Albero dell’Universo avesse imparato, nel corso dei millenni, a convivere con le diverse realtà dei mondi che teneva in contatto, una simile quantità di magma era superiore a quella che poteva sopportare, determinando la sua immediata combustione. –"Nevi di Asgard!" –Gridò il Cavaliere, espandendo il proprio cosmo e ricoprendo la massa deforme di lava e radici di gelo, in modo da raffreddarla.

"Non apprezzate il mio dono, stranieri? Forse che i frutti di questa terra non vi attraggono?" –Parlò allora una voce, che a Cristal parve quasi contraffatta.

I due Cavalieri si voltarono di scatto, guardandosi intorno circospetti, ma non videro alcun nemico, né percepirono altra presenza che non la loro.

"Chi sei tu che ardisci attaccare un membro dei valenti Einherjar? Forse non sai che sono un campione di Jörmunr, il potente Signore degli Asi!" –Declamò Artax a gran voce.

"So bene chi sei, schiavo degli Asi, e conosco anche il tuo padrone, che qua non ha alcun potere, poiché mai vi ha messo piede, neppure in millenni di peregrinazioni! Perché? Teme forse di scottare i suoi callosi piedi?" –Continuò la voce, facendo infervorare Artax, che balzò in cima al cerchio di pietre, stringendo i pugni.

"Adesso basta, mostrati, vigliacco, se ne hai il coraggio!"

"Coraggio?! Ah ah ah, non è dote che manca a chi niente teme, né la collera divina, né gli sproloqui di un infante dal biondo crine!" –Esclamò la voce. –"Dovresti notarmi, poiché sono intorno a te! La visiera che ti copre gli occhi ti impedisce forse di vedere? Ma se cerchi un segno tangibile della mia esistenza, eccolo!" –E nel dir questo il magma che scorreva attorno alla radura di pietre parve ribollire, prima che numerose colonne di pura lava sorgessero da ogni lato, convergendo sul Cavaliere di Asgard.

"Artax!!!" –Gridò Cristal, correndo in aiuto del compagno e creando con il cosmo una rozza cupola di ghiaccio. Non durò che pochi attimi, liquefatta da tale ardente pressione, ma permise ai due di spostarsi, balzando tra le radici dell’Albero Cosmico.

"Gr… azie!" –Mormorò Artax, osservando il magma scendere lungo le pietre dove si trovava fino a un attimo prima, pietre che mai, nel corso di millenni, aveva scalfito. –"Chi ha osato violare questo luogo sacro, offendendo apertamente il Padre di Tutti?!"

"Non mi risulta di essere sorto dal suo ventre!" –Rise beffarda la voce, che a Cristal e Artax parve provenire dall’aria intera, incapaci di focalizzare i sensi su un punto preciso. –"Ma chissà, del resto si è unito a così tante malcapitate che potrebbe anche esser possibile! Dovrei chiedere ai miei fratelli di istruirmi al riguardo… Lo farò, quando avranno terminato di incendiare Asgard!"

"Maledetto! La tua impudenza è oltraggio insopportabile!" –Ringhiò Artax, mentre Cristal gli bloccava il braccio, fissandolo con uno sguardo severo che gli chiedeva di non fare mosse azzardate.

"Puniscimi allora! Strappa una radice da quell’immenso tubero e vergami!" –Disse la voce, mentre il magma attorno nuovamente si agitava e numerose vampe di fuoco si allungavano verso il cielo, schizzando lapilli nella loro direzione. –"Così ti mostrerò la fine che farai, quella della verga, arsa viva e urlante dolore! Vorresti provare, bel biondino?" –E nel dir questo la lava si sollevò davanti ai due Cavalieri, modellandosi e crescendo sempre più, fino a generare la sagoma di un corpo gigantesco, alto forse dieci metri, interamente composto di magma e fiamme. –"Vorresti ancora provare?!"

"Chi sei?" –Tuonò allora Cristal, vedendo che Artax si era zittito, per la sorpresa e per il timore.

"Beli, così mi chiamano i miei fratelli! In quanto a chi sono, che domanda è? Sei forse cieco come il tuo compagno? O hai visto Giganti di Fuoco di forma differente?"

"Non ne avevo mai incontrato uno, a dire il vero…" –Ironizzò Cristal.

"Felice di essere il primo, e l’ultimo, che vedrai!" –Esclamò Beli, sollevando le braccia e allungandole verso i due Cavalieri, che subito scattarono di lato, gettandosi nella conca di pietra, per evitare i getti di lava ardente.

"Per Odino…" –Mormorò Artax, la cui spavalderia si era spenta di fronte al nemico che non avrebbe creduto di dover affrontare. –"Se incendia Yggdrasill, per noi è la fine!"

"Dobbiamo tenerlo a distanza di sicurezza!" –Esclamò Cristal, espandendo il proprio cosmo glaciale. –"Quel tanto che basta per permetterci di metterci in salvo e raggiungere Asgard! Noi dobbiamo…" –Strinse i pugni e scattò avanti, liberando il suo colpo segreto. –"…raggiungere Asgard! Polvere di Diamanti!!!"

L’attacco si schiantò su un fianco del gigante, un po’ sorpreso che il Cavaliere disponesse di una tecnica simile, ma poi scoppiò a ridere, mostrando come il breve strato di brina che aveva generato fosse già evaporato, liquefatto dalle correnti di magma che scorrevano nel suo corpo, che costituivano il suo corpo.

"Perdonami l’ovvietà, ma un gelo simile è arma assai inutile contro i figli di Muspell! Neppure se tutti gli Asi e i loro scagnozzi possedessero tale potere riuscireste a congelare quest’eterna distesa di fuoco a cui attingo per rimanere in vita!" –Disse Beli. –"E adesso che sono rimasto solo, o quasi, è tutta a mia disposizione!"

"Solo?!" –Balbettò Artax.

"Muspellsheimr si è letteralmente svuotata da quando i miei fratelli hanno iniziato a marciare su Asgard! Stavo per raggiungerli, quando ho sentito le vostre voci e ho pensato di fermarmi e porgervi un saluto! Un saluto… caloroso!" –Esclamò Beli, dirigendo nuovi getti di lava ardente verso i due, obbligati a scattare di lato, per non essere investiti. –"È molto che non combatto, da quando, secoli addietro, istigai gli altri Giganti di Fuoco a marciare su Asgard ma fummo fermati da una squadra di Einherjar guidata da Freyr, quello spocchioso! Per colpa sua e della sua spada fui sconfitto e persi la stima dei miei fratelli, di cui un tempo ero il capo e che invece da quel momento mi preferirono Lui!"

"Lui?! Di chi stai parlando?" –Tossì Cristal, cercando di reagire. Scatenò la Polvere di Diamanti, a cui Artax subito sommò il suo potere, contrastando per qualche istante i due fiotti di magma bollente, finché Beli non aumentò la spinta, scagliando i due Cavalieri indietro, fino a farli schiantare contro una parete rocciosa del cerchio sacro, il cui pavimento si stava ormai riempiendo di lava.

"Maledizione! Finiremo arrosto quanto prima…" –Mormorò il Cigno, affannando nel respirare, a causa del caldo micidiale che lo stava dominando, facendolo impazzire. Anche Artax, sebbene avvezzo a sopportare alte temperature, in virtù dell’addestramento nella caverna di Asgard, stava iniziando ad accusare l’eccessiva permanenza in Muspellsheimr, superiore alle aspettative. –"Potresti andartene, Artax, e tornare a difendere la tua terra e il tuo re…"

"Sì, potrei!" –Esclamò il Cavaliere del Nord, rialzandosi. –"Ma ho un onore da difendere, un onore che già in passato ho permesso venisse macchiato!" –E nel dir questo allungò una mano verso il Cigno, che gli rispose con un sorriso fiero, afferrandola e tirandosi su, mentre i loro cosmi rischiaravano l’aria. –"Mostriamo a questo ammasso di fiamme il vero potere dei Cavalieri di Atena e di Odino!!!"

"Che le divine acque dell’aurora scorrano in questo mondo di fuoco!" –Gridò Cristal, scaricando il suo massimo colpo segreto contro il ventre incandescente di Beli, stringendolo in una morsa di ghiaccio. –"Per il Sacro Acquarius!"

"Nevi di Asgard, abbattetevi sul gigante che di voi si è burlato!" –Lo seguì Artax, dirigendo l’assalto contro le braccia di pura fiamma di Beli, frenandone i movimenti.

"Atenaaa!!!" –Urlò Cristal. –"Odinooo!!!" –Gli fece eco Artax, entrambi grondanti di sudore, con il cosmo portato al parossismo e i nervi tesi ogni oltre immaginazione.

Il congiunto attacco parve ricoprire il gigante di un consistente strato di gelo, che dal basso ventre crebbe fino alla testa, mentre ogni traccia di fiamma o di lava si spegneva e i due ragazzi placavano il loro assalto, ansando affaticati, osservando la rozza struttura di ghiaccio.

Un attimo dopo la statua esplose, mentre onde di lava si sollevarono tutto intorno, infrangendosi contro le rocce che circondavano la radura. Cristal sollevò in fretta una cupola di ghiaccio, per proteggere se stesso e il compagno dai lapilli che schizzavano all’impazzata, prima di osservare sconcertato il riversarsi di cavalloni di magma all’interno del cerchio sacro.

"Stammi vicino…" –Mormorò il Cavaliere, afferrando Artax e spalancando le ali dell’Armatura Divina, con cui si librò in aria giusto in tempo per evitare che le loro gambe venissero ustionate.

"Attento!!!" –Gridò Artax, mentre colonne di lava convergevano su di loro, in quantità superiore rispetto a quelle che avevano inizialmente attaccato il guerriero di Odino.

Cristal cercò di evitarle, zigzagando in mezzo a quel rimestarsi confuso di fiamme e lava, con i sensi tesi al massimo, seppur infiacchiti dalla stanchezza, prima di posarsi su una parete rocciosa del cerchio, incapace di stare ancora in volo. Tossendo, eresse un muro di ghiaccio davanti a loro, aiutato dal cosmo di Artax, che impedì alle onde di magma di travolgerli, ma entrambi capirono subito che non avrebbero potuto reggere a lungo in quella precaria posizione difensiva. Tanto più con la lava che aveva invaso la radura, divorando le pietre e lambendo persino la base del portale, mentre vampate improvvise avevano fagocitato numerose radici di Yggdrasill.

"Così non può andare… Non possiamo perdere il nostro biglietto di sola andata per Asgard!" –Esclamò Cristal, avvisando Artax di quel che aveva intenzione di fare, proprio mentre l’ardente sagoma di Beli si ricostituiva di fronte a loro, traendo origine e forza dal mare di magma.

"Invincibile sono! Dovreste esservene resi conto, adesso!" –Mormorò, prima di dirigere due nuovi fiotti di lava, uno contro Artax, in cima alla parete di pietre, e uno contro Cristal, che si era gettato di nuovo all’interno del cerchio, congelandone il pavimento e portandosi ai piedi dell’Albero Cosmico.

"Dammi più tempo che puoi!" –Gli aveva detto, prima di lasciarlo da solo, e Artax aveva intenzione di non deludere le sue aspettative. –"Se non li puoi battere, allora unisciti a loro!" –Mormorò, espandendo il suo cosmo al massimo, ribollente come la lava che li circondava. –"Unisciti a loro!!!" –Ripeté, prima di muovere le braccia e dirigere due violenti getti di fiamma contro Beli. –"Fuoco del Meriggio, risplendi!!!"

L’attacco prese il gigante di sorpresa, aspettandosi la solita tempesta di ghiaccio, e venne persino spinto indietro di qualche metro, per quanto, agli occhi di Artax, la differenza fosse minima. Cristal, nel frattanto, aveva raggiunto la base di Yggdrasill, che poggiava proprio sopra il portale di pietra, e l’aveva sfiorata con i palmi delle mani, avvolgendola in un abbraccio glaciale.

Pochi istanti dopo uno strato di ghiaccio, spesso quasi mezzo metro, iniziò a comparire attorno all’Albero Cosmico, salendo sempre più in alto, avvolgendolo in un rozzo cilindro che, nelle intenzioni di Cristal, avrebbe dovuto proteggerlo dai continui marosi di magma. Ansimando per lo sforzo e per il caldo insopportabile, il Cavaliere sollevò lo sguardo verso il cielo, notando che non riusciva a vedere fin dove fosse arrivato lo strato di ghiaccio, ma credette sufficientemente in alto da potersi fermare e riprendere quindi fiato.

Proprio in quel momento Artax venne scagliato all’interno della conca di pietre, schiantandosi sul pavimento ghiacciato e perdendo l’elmo della corazza, con un braccio ustionato dal fiotto di lava che l’aveva appena raggiunto.


"Artax!!!" –Gridò Cristal, correndo verso il compagno, ma Beli cercò di fermarlo, dirigendogli contro correnti di magma ardente che il Cavaliere tentò di contrastare con la Polvere di Diamanti, riuscendovi per qualche secondo, che a Cristal parve interminabile tanto grande era lo sforzo che gli era richiesto.

Artax, ripresosi, si mosse per portarsi alle spalle del Cavaliere di Atena, espandendo poi il cosmo per unirsi a lui, mentre schizzi continui di lava piovevano su di loro, sull’intero cerchio e sull’estremità inferiore dell’Albero Cosmico.

"Quel che m’hai detto prima… vale anche per te!" –Mormorò, tossendo più volte. –"Questa non è la tua guerra, Cristal! Vattene! Mettiti in salvo! Affronterò io i nemici di Odino!"

"Mi credi così meschino, Cavaliere? O sono vecchie reminescenze a farti parlare in questo modo? Me ne andrò da qui, questo è certo, ma tu sarai con me!" –Affermò serio Cristal, incrementando il proprio attacco. –"C’è bisogno di te ad Asgard! Flare ha bisogno anche di te!"

"Lascia Flare fuori da questo discorso!"

"Vorrei, ma non posso, perché è coinvolta quanto lo siamo noi!" –Confessò infine il Cavaliere. –"Loki l’ha rapita e si trova con lui, chissà dove, in questi nove mondi!"

"Rapita?! Maledizione!!!" –Ringhiò il guerriero di Odino, che parve ridestarsi alla notizia, spingendo con forza maggiore la propria tempesta di neve. –"Se qualcosa di male le è stato fatto, non basterà il baratro del Ginnungagap a contenere la rabbia di Artax! Ooohhh, Nevi di Asgard!!!"

Cristal approfittò di quel momento di ritrovato slancio del compagno per utilizzare gli Anelli del Cigno per erigere una decina di muri di ghiaccio di fronte a loro, sicuro che fossero arrivati al giudizio finale, essendo entrambi indeboliti dalla permanenza nella terra del fuoco. Così, mentre i fiotti di lava di Beli si schiantavano sulle effimere muraglie, liquefacendole una ad una, poté bruciare al massimo il proprio cosmo, lasciando che turbinasse attorno a sé come vento di inaudita tempesta, stupendo persino Artax per i livelli raggiunti dal compagno, decisamente superiori rispetto ai tempi del loro scontro.

"Vortice… fulminante… dell’aurora!!!" –Gridò il Cavaliere di Atena, scatenando un turbine di gelo che travolse quel che restava del pavimento, delle pietre, dei getti caldi di Beli, abbattendosi sul gigante, sorpreso da tale inusitata potenza, e obbligandolo a liquefarsi di nuovo.

La lava attorno al cerchio sacro venne ricoperta da un manto di ghiaccio, fondendosi in una massa amorfa e bloccando persino i continui sbuffi di vapore che ogni tanto la spruzzavano in aria. Con le ultime forze, Cristal afferrò Artax, pregandolo di tenersi stretto a sé, spalancando le ali dell’Armatura Divina e librandosi in alto, seguendo le radici congelate di Yggdrasill.

"Cristal…" –Mormorò Artax, guardando verso il basso e notando che il ghiaccio stava già iniziando a sciogliersi, sottoposto a una pressione di calore troppo violenta.

Il Cavaliere di Atena non disse niente, continuando a volare in alto, sempre di più, superando il limite raggiunto dal ghiaccio in precedenza e proseguendo finché le forze non gli vennero meno e lo costrinsero ad aggrapparsi alle radici dell’Albero Cosmico, con Artax che faceva altrettanto.

Bolle di lava esplosero in quel momento attorno al cerchio sacro, annientando quel che restava del gelo del Cigno, mentre Cristal concentrava il cosmo sul braccio destro, sollevandolo dritto avanti a sé. Artax comprese quel che il Cavaliere aveva intenzione di fare e si affrettò a salire ancora di qualche metro.

"Spero che Odino mi perdoni… Spada di ghiaccio!!!" –Gridò, calando il braccio sulle ancestrali radici e trapassandole con un fendente di energia congelante, che le falciò a metà, spezzandone alcune. Quelle che rimasero furono strattonate con forza da Cristal e da Artax, fino a tranciarle del tutto e a lasciare la parte inferiore libera di cadere nel vuoto, priva ormai di un sostegno dall’alto.

L’immensa massa di Yggdrasill, nella parte superiore ancora congelata, crollò su se stessa, proprio mentre Beli stava ricomponendo la sua forma fiammeggiante, schiacciandolo nella lava e portando con sé i resti del ghiaccio, delle pietre e dell’antica regione sacra, che sprofondò divorata dal magma e dal caos.

"Cristal…" –Mormorò Artax, afferrando il ragazzo che, stanco per la continua lotta e le difficoltà respiratorie, stava quasi per perdere i sensi. –"Non vorrai andartene sul più bello? Coraggio… Dobbiamo proseguire!"

Il Cavaliere del Cigno annuì, ricambiando il sorriso stanco del compagno, prima di seguirlo lungo la scalata delle parti superiori delle radici dell’Albero Cosmico.

Nessuno dei due si avvide di un’ombra che, tacita, aveva osservato l’intero scontro, in piedi sul versante ribollente di un vulcano.