CAPITOLO SEDICESIMO: IL MIETITORE SILENTE.

Con un agile balzo Reis uscì all’aria aperta, ritrovandosi ai piedi dell’Albero Cosmico, sulle cui radici si era arrampicata per raggiungere Asgard. Avalon gliene aveva parlato, così pure Ilda e il suo accompagnatore, ma trovarselo di fronte, poterlo ammirare in tutto il suo splendore, fu un’emozione al di là di ogni aspettativa.

Meraviglioso! Commentò, osservando incantata l’alto tronco di Yggdrasill ergersi verso il cielo, quasi volesse afferrarne uno spicchio con i suoi molteplici rami.

"Ask veitk standa, heitir Yggdrasill hár baðmr, ausinn hvíta auri!" –Recitò una voce, rubando la ragazza ai suoi pensieri e spingendola a voltarsi verso l’affascinante Cavaliere di Odino che l’aveva attesa di fronte al portale di Vanaheimr, il regno dei Vani, ove era giunta.

"Perdonami, mi sono espresso in norreno!" –Esclamò Orion, avvicinandosi. –"Sono versi di un antico poema che il nostro popolo ha tramandato per secoli! È chiamato Profezia della Veggente e, nella lingua corrente, verrebbe più o meno così…"

"So che un frassino s’erge, Yggdrasill lo chiamano, alto tronco lambito d’acqua bianca di argilla!" –Lo interruppe allora Reis, sorprendendo il Cavaliere del Nord. –"Ad Avalon poniamo molta attenzione allo studio delle lingue e delle culture antiche! Ogni Cavaliere delle Stelle è specializzato in un settore specifico e io nutro grande interesse per le civiltà germaniche! Conoscere chi siamo stati è parte del nostro addestramento, per capire ciò che diventeremo! E credo che in questo contesto sia l’espressione più adatta!"

"Tutta la nostra civiltà è costruita attorno a Yggdrasill, l’axis mundi dei nove mondi! E qua affonda la prima radice, alla Fonte di Udhr, sorgente di un liquido miracoloso e luogo ove le Norne si riuniscono a tessere il fato degli Dei e degli uomini!" –Spiegò Orion, indicando tre figure ammantate, poco distanti, intente a cospargere le radici del frassino della sostanza fertilizzante sgorgante dalla fonte.

Il Cavaliere delle Stelle le fissò con occhio attento, ma non fu capace di delinearne i tratti fisici con precisione. Erano donne, questo lo capiva, ma non riusciva a dare loro un’età.

"Non sforzarti troppo!" –Le sussurrò Orion. –"Le Norne possono apparire in aspetto difforme a chi le osserva, in relazione soprattutto al proprio stato d’animo! Giovani donne o vecchie avvizzite! E ciò che in loro vedi è ciò che ti viene prospettato! Che tu voglia crederci o meno!"

"Le tue parole mi lasciano da pensare, Cavaliere del Drago del Nord! Non credi dunque nel destino?"

"In cosa credo non ha importanza, perché il mio ruolo in questo mondo è stato segnato dal momento in cui ho varcato la soglia di Valgrind, dopo aver attraversato il periglioso Thund, scortato dalle Valchirie, che mi hanno condotto al cospetto del Padre di Tutti, dove ho ritrovato gli amici persi in battaglia!" –Esclamò Orion, con voce piena di orgoglio. –"Thor e Luxor, Artax e Mime, erano lì che mi attendevano, per quanto avessero sperato in un’attesa maggiore! Da quel giorno ho smesso di essere Orion, il Primo Cavaliere della Regina di Midgard, e sono divenuto uno dei Campioni di Odino, vivendo in vista di questo giorno! Una nuova vita qualcuno l’ha definita, o forse una rivisitazione di quella precedente?!"

"Non sarà stata vissuta invano, Cavaliere! Nessuna vita lo è mai!" –Esclamò Reis, voltando le spalle a Urd, Verdandhi e Skuld e incamminandosi assieme a Orion nel giardino attorno all’Albero Cosmico.

"Vorrei possedere la tua fiducia, Cavaliere di Luce, ma le mie certezze sono minate da questa guerra che imperversa su Asgard e da un’inquietudine simile al tremolio di Yggdrasill! Le correnti di ghiaccio che soffiano da Niflheimr non accennano a diminuire e ciò mi fa pensare che il Principe Freyr stia incontrando più difficoltà del previsto nel fronteggiare i Titani del Gelo! Se non dovesse riuscire a fermarli…"

"Non temere per lui! I Vani sono al suo fianco, ricordi? Ben pochi erano gli abitanti che abbiamo trovato in Vanaheimr, anziani, donne e bambini; la maggioranza combatte fiera nel gelido Inferno!" –Esclamò Reis, prima di fermarsi. –"A meno che non vi sia altro a rendere inquieto il tuo cuore, Cavaliere…"

Orion non disse nulla, muovendo il braccio come a voler lasciar cadere il discorso, e fece per incitare la ragazza a correre sul campo di battaglia, quando venne richiamato da alcune voci familiari provenienti dalle sue spalle.

Reis si voltò nello stesso momento, proprio per vedere Andromeda avvicinarsi ai due, affiancato da un ragazzo dai capelli arancioni e dall’armatura rossa, entrambi appena usciti dalle radici dell’Albero Cosmico.

"Reis! Sei sana e salva, sono contento!" –Sorrise il Cavaliere di Atena, presentandole Mime, prima di rivolgersi a Orion, felice di rivederlo. –"E Pegasus? E gli altri?!"

"Anche noi siamo arrivati da poco ma, se i sensi non m’ingannano, percepisco il cosmo del mio vecchio compagno Thor bruciare fuori dalle mura del Valhalla, assieme ad un altro, ugualmente ben noto!" –Spiegò Orion, alle cui parole Andromeda annuì, avendo anch’egli riconosciuto il cosmo di Pegasus.

"Raggiungiamoli, coraggio!" –Li incitò Reis, correndo avanti assieme ad Orion, seguiti da Andromeda e Mime.

Il musico di Asgard però si fermò dopo qualche passo, tenendosi la testa leggermente stordito. Andromeda se ne accorse e lo affiancò, chiedendogli come si sentisse.

"Un leggero malessere, Cavaliere, non preoccuparti! Un malessere dovuto alla preoccupazione per le sorti di una persona a me cara!" –Spiegò Mime, ricominciando a correre. –"Non solo di Pegasus e Thor ho avvertito il cosmo!"

Orion, comprese le parole del compagno, fece un cenno d’assenso, guidando il gruppo fino alla Porta Principale, dove Atreju illustrò loro la situazione, con i due fronti aperti. Uscendo fuori da Valgrind, Andromeda impallidì alla vista del gigantesco Serpe del Mondo, impegnato in una lotta furibonda che stava squassando il letto del fiume e i terreni attorno ad esso.

Sforzando la vista, in quella torbida nube, il Cavaliere riconobbe lo scintillio del cosmo dell’amico, affiancato da Thor e da altri che non conosceva. Fece per muoversi in quella direzione, ma Orion lo afferrò per un braccio, pregandolo di non andare.

"Non solo Jormungandr è il nostro nemico! Con la liberazione di Loki e dei suoi figli, molti demoni antichi sono tornati a perseguitarci, privi dei legami che li tenevano prigionieri! I loro cosmi ribollono di odio, simile a un’onda di pece decisa a riversarsi su Asgard! Li sento… marciano da nord, dalla grande piana di Vígridhr, e stanno facendo strage di Einherjar e Divinità fedeli a Odino!" –Esclamò, prima di voltarsi e vedere che Mime si era già lanciato avanti, lungo il perimetro esterno della fortezza del Valhalla. –"Là dobbiamo dirigerci adesso, per prestare aiuto a chi ne ha bisogno!"

"Ma… Pegasus e Thor?! Da soli contro… un mostro simile?!"

"Il mio cuore piange al sol pensiero, Andromeda, ma al tempo stesso nutro fiducia in loro e nel cosmo ardente che li sostiene!"

"Orion ha ragione! I nemici sono tanti e non ha senso ammassarci tutti contro gli stessi per lasciare campo libero ai restanti! Dobbiamo separarci e credere l’uno nell’altro, combattenti di culti diversi ma uniti dall’obiettivo comune!" –Intervenne Reis.

Il Cavaliere di Andromeda ci pensò su ancora un po’, voltandosi verso il fiume, ove la sfida con il Serpe del Mondo era ancora aperta, prima di sospirare e convincersi che Orion e Reis avessero ragione. Del resto era la stessa strategia che lui e i suoi amici avevano sempre seguito, fin dalla prima missione contro i Cavalieri Neri nella Valle della Morte, per quanto in precedenza i nemici non fossero stati né Divinità né creature mitologiche sostenute da cosmi divini.

Senz’altro esitare, Andromeda scattò a fianco dei suoi nuovi compagni, lasciando Pegasus e Jormungandr alla sua sinistra e le mura ciclopiche del Valhalla alla sua destra. Mime li aveva già distanziati, deciso a correre in aiuto di colui a cui molto doveva.

Passarono il ponte sul Thund ma, quando stavano per giungere alla piana di Vígridhr, videro una pioggia di frecce abbattersi su di loro. Non frecce normali, bensì dardi di cosmo, che traforarono il terreno tutto attorno, generando esplosioni e scosse.

Andromeda fu lesto a srotolare la Catena di Difesa, roteandola in modo da impedire ai dardi di penetrare al suo interno, mentre Reis, sollevata prontamente la Spada di Luce, contrattaccava con altrettanti raggi di energia, in modo che gli attacchi si annullassero a vicenda.

"Chi osa sbarrarci il passo?" –Tuonò allora Orion, facendosi avanti, mentre dalla cima di un albero poco distante un luccichio metallico anticipava il balzo di un guerriero rivestito da un’armatura di colore blu notte.

Atterrò a una decina di metri di distanza dal trio di Cavalieri, nient’affatto intimorito dalla disparità numerica, limitandosi a fissarli con un ghigno soddisfatto. Era un uomo sui trent’anni, alto e robusto, il volto ruvido e il mento sporgente. La corazza che indossava copriva quanto un’Armatura di Asgard e non aveva fregi particolari a parte la faretra piena di frecce che spuntava dalla schiena e un arco ripiegato affisso alla cintura. Eppure a Orion parve ricordare qualcosa, un frammento perso nella sua memoria di eroe.

"Colui che vi fermerà, qua e ora! Drepa di Steinkjer, il Mietitore Silente!" –Rispose l’altro, suscitando la reazione incollerita del Cavaliere nordico.

"Piuttosto arrogante per essere un invasore!" –Commentò, caricando l’indice destro di energia lucente.

"Sono solo realista!"

"Insolente!" –Ringhiò Orion. –"Spada di As…" –Ma Reis lo fermò, pregandolo di andare oltre. Si sarebbe occupata lei del borioso arciere. –"Questo è fuori discussione! Non lascerò a uno sconosciuto la difesa della mia terra!"

"Soprattutto a una ragazza?! È questo che stai cercando di dirmi?! Beh, caschi male, perché questa ragazza ha il carattere e la forza di un uomo!" –Esclamò Reis. –"I tuoi compagni ti aspettano, gli Einherjar di cui Odino ti ha affidato il comando! Va’ da loro e abbi fiducia in me, Drago del Nord, come l’hai in Pegasus e nel prode Thor! E ti assicuro che ci incontreremo di nuovo, nel bel mezzo del campo di battaglia!"

Orion esitò un momento, cercando lo sguardo di Andromeda, anch’egli indeciso sul da farsi. Fu il loro avversario a smuovere la situazione, impugnando l’arco e incoccando una freccia, liberandola di scatto e osservandola compiaciuto riprodursi in migliaia di copie, tutte dirette verso il trio di Cavalieri.

"Catena di Andromeda, disponiti a difesa!" –Gridò il ragazzo dai capelli verdi, sollevando la sua fedele compagna. Ma Reis fu lesta a sgusciare fuori dall’argine difensivo un attimo prima che la catena iniziasse a roteare, lanciandosi avanti, con la lama tesa e scatenando violenti fendenti contro il loro avversario.

"Andate! È la vostra occasione!" –Disse, espandendo il proprio cosmo luminoso e dirigendo migliaia di affondi energetici contro Drepa. –"Flashing sword!"

Orion e Andromeda approfittarono di quel momento per sfrecciare avanti, ognuno su un lato del servitore di Loki, intento ad evitare la pioggia di luce che Reis gli stava dirigendo contro. Pochi istanti dopo già correvano verso il campo di battaglia, mentre il Cavaliere delle Stelle poneva termine al suo attacco.

"Ti sei già stancata, donna?" –Mormorò Drepa con voce irriverente.

"Tutt’altro, sono fresca per te! Mi premeva soltanto permettere loro di oltrepassarti! Non ha senso perdere tempo in tre per far fuori un inetto tuo pari!"

"La lingua lunga non ti manca, né le forme avvenenti, per quanto ben nascoste da quella luminosa corazza! In cosa pianterò per primi i miei dardi velenosi?!"

"Chissà che prima che tu ci riesca io non ti abbia già tagliato la testa!" –Commentò Reis, senza dar troppo peso alle provocazioni dell’arciere, stupide vanterie tipiche dei maschi. Non aggiunse altro e scattò avanti, con la lama tesa, avvolta nel bagliore del suo cosmo dorato.

Drepa fu svelto ad evitare l’affondo, spostandosi di lato e sollevando poi una gamba per colpirla con un calcio allo sterno. Ma Reis fu abile a girare su se stessa, schivando il piede nemico e obbligandolo poi ad un balzo indietro per non essere raggiunto dal movimento di ritorno della spada.

"Resta lì, non ti muovere! Offri il tuo prosperoso corpo di donna alla mia Pioggia di Fiele!" –Esclamò Drepa, sollevando un braccio al cielo e bruciando il proprio cosmo, che si concretizzò in migliaia di dardi di energia di colore violaceo, generati dal palmo aperto della sua mano, che riempirono lo spazio tra di loro, spingendo Reis a muovere la lama ad altissima velocità per parare i pericolosi strali.

Con una mossa così veloce che persino il Cavaliere di Luce dovette ammettere di aver avuto difficoltà a seguirla, Drepa tese l’arco con la mano sinistra, afferrando poi una freccia dalla faretra con la destra e scagliandola. Il dardo saettò verso Reis, che lo vide apparire di fronte a sé nel momento esatto in cui la Pioggia di Fiele si era conclusa. Fu svelta a muovere la Spada di Luce, offrendo al dardo il taglio della sua lama, che lo deviò alla sua destra, scheggiandolo.

"Per un pelo…" –Mormorò, cercando di non far notare il suo nervosismo.

Per quanto fosse abile con la spada, la migliore di tutti gli allievi di Avalon, e i suoi riflessi fossero ottimi, con minimi tempi di reazione, Drepa era riuscito a sorprenderla, cosa che non accadeva da tempo ormai. Eccezion fatta per il bacio rubato a Ioria del Leone, in quel weekend immediatamente successivo alla sconfitta del figlio di Ares, trascorso tra le dune e i tramonti della costa greca.

Un’imprevista, quanto piacevole, distrazione. Sorrise la ragazza, prima di riportare lo sguardo sul pericoloso arciere, che ben meritava il soprannome con cui si era presentato.

"Sogni ad occhi aperti, donna? Attenta, potrebbe costarti caro quel ricordo d’infanzia!" –Sibilò Drepa. –"Non ti hanno insegnato a rinunciare ai sogni, quando sei cresciuta?"

"È Reis di Lighthouse il mio nome, non donna! Farai bene a ricordartelo, schiavo di Loki, se nelle ariose cavità del tuo cranio vi è ancora traccia di materia cerebrale!"

"L’umorismo non ti manca! Sebbene sia fuori luogo!" –Sghignazzò Drepa. –"E con i fatti te lo dimostrerò! Pioggia di Fiele!" –E sollevò di nuovo il braccio al cielo, mentre dal palmo della sua mano, ardente di cosmo, nacquero migliaia e migliaia di dardi energetici, che piombarono su Reis ad altissima velocità.

Non l’avrei detto, ma costui è padrone della velocità della luce. Riesce a scagliare… quasi centomila colpi al secondo. Rifletté il Cavaliere delle Stelle, muovendo ad altrettanta velocità la Spada di Luce, per colpire quanti più dardi possibile, quanto meno quelli che miravano al suo viso e ai punti scoperti dell’armatura, lasciando gli altri liberi di perdersi attorno a sé o contro l’impenetrabile corazza di mithril. Ma non sono centomila… no! Non tutte le frecce piovono alla stessa velocità! Alcune servono a distrarmi, altre invece… sono insidiose! Strinse i denti, torcendo la lama per evitare uno strale che mirava al suo collo, prima di rotearla nuovamente e annientarne altri.

"Flashing sword!" –Tuonò infine, lanciandosi all’attacco.

Detestava restare in difesa, detestava attendere passiva lo svolgersi degli eventi, desiderando essere sempre in prima linea, pronta a sollevare la spada che Avalon le aveva affidato allo scopo di recidere ogni ombra dalla Terra.

"Umpf… Ti avevo sottostimato a quanto pare, Reis di Lighthouse!" –Esclamò Drepa, con tono scocciato, osservando il vanificarsi del proprio attacco. Per ogni dardo che scagliava, Reis riusciva a pararlo e non soltanto; all’arciere pareva che riuscisse persino a dirigergli qualche fascio energetico contro. –"Lighthouse… Non è un nome greco né scandinavo, eppure combatti a fianco dei Cavalieri di Asgard e di Atena, il cui arrivo era dal mio Comandante stato temuto!"

"È inglese infatti e significa Casa di luce! Ma non è il mio cognome, per quanto sia effettivamente nata in Gran Bretagna!" –Spiegò Reis. –"È solo un nome che ho scelto per ricordare il mio passato, le strade che ho percorso e che mi hanno portato ad essere ciò che sono!"

Drepa non poteva conoscere il suo passato, né sapere che i suoi genitori erano morti trent’anni addietro, in un’alluvione che aveva devastato il villaggio del Galles in cui era nata neppure due anni prima, e che lei avrebbe potuto incorrere nella stessa sorte se qualcosa non fosse scattato dentro sé. Qualcosa che all’epoca non conosceva, né sapeva controllare, ma che gli aveva permesso di generare uno scudo attorno al suo corpo, un guscio dentro il quale sopravvivere.

"Questo qualcosa si chiama cosmo!" –Gli aveva spiegato settimane dopo un vecchio dalla lunga barba bianca, quando si era risvegliata dallo stato di sospensione vitale in cui era inconsciamente precipitata. Lo stesso vecchio che l’aveva salvata dal fango, dopo averne percepito la presenza. –"E tu, bambina mia, lo porti dentro di te! Qua, ad Avalon, ti insegneremo come prendervi confidenza e come usarlo, per il bene di tutti!"

E lei aveva imparato, ascoltando gli insegnamenti dell’Antico e del Signore dell’Isola Sacra e divenendo la prima ad essere insignita del titolo di Cavaliere delle Stelle.

"Il primo di sette membri. Tanti quanti i Talismani del Mondo Antico!" –Gli aveva spiegato un giorno il suo maestro. –"Ed è la nostra missione riunirli, affinché ci diano le chiavi per chiudere il varco!" –Poi non aveva aggiunto altro, sibillino come sempre, lasciandola ai suoi studi.

L’addestramento era stato impegnativo, e spesso Reis si era chiesta se alla fine ne sarebbe valsa la pena, ma aveva stretto i denti ed era andata avanti, per onorare coloro che l’avevano salvata, accogliendola nella loro casa, e per vivere anche per chi, come i suoi genitori, non ce l’aveva fatta. Per questo aveva scelto quel nome, Casa di Luce, per ricordarsi sempre come la sorte fosse stata benigna con lei, salvandola e dandole uno scopo: diffondere la luce che albergava nel suo cuore.

La luce del cosmo, e della vita. Rifletté, prima di impugnare saldamente la spada e lanciarsi avanti, sorprendendo persino Drepa per la velocità di reazione. Falciò via l’arco dalle mani del Mietitore Silente, con un secco colpo di lama che per poco non gli staccò anche le dita della mano sinistra; evitò una ginocchiata con cui d’istinto Drepa tentò di allontanarla, scartando di lato, e sollevò infine la Spada di Luce, calandola sulla mano destra del servitore di Loki nel momento stesso in cui questi la caricava di energia cosmica allo scopo di trafiggerla.

"Aaargh!!!" –Gridò Drepa, alla vista del moncherino sanguinante.

"La tua carriera di mietitore finisce qui!" –Commentò Reis, pronta per colpirlo di nuovo. Ma l’arciere, concentrato il cosmo sul palmo della restante mano, le sfiorò il ventre, liberando un’onda di energia che la spinse indietro di decine di metri, facendole scavare un doppio solco nel terreno.

"Maledetta!!!" –Ringhiò Drepa, furibondo per l’umiliazione ricevuta. Da una donna, oltretutto. –"Non avrai pace, spezzerò il tuo corpo e lo offrirò al banchetto dei corvi! Pioggia di Fiele!!!" –E sollevò il braccio sinistro, liberando l’attacco energetico.

Reis mosse velocemente la Spada di Luce, cercando di parare tutti gli affondi del nemico. Molteplici, calibrati, pericolosi, spesso così sottili da riuscire a distinguerli con difficoltà. Ma poi, con il proseguire dell’assalto, notò qualcosa che al suo occhio attento non poteva sfuggire: la progressiva imprecisione degli strali, che sembravano farsi più irregolari, permettendole di pararli con maggior facilità.

"Ho scovato il tuo punto debole, servo di Loki, e ora te lo dimostrerò!" –Esclamò, intensificando i suoi affondi, finché non sovrastarono numericamente i dardi di Drepa, piombando su di lui e scagliandolo indietro, con l’armatura scheggiata in più punti, dove i fasci di luce aurea l’avevano raggiunta.

"Per quanto tu sia un abilissimo arciere, al punto da riuscire a tenere sotto scacco persino me, Cavaliere dotato di ottimi riflessi, non riesci a padroneggiare la tua tecnica con la mano sinistra come sapevi fare con la destra! È una differenza minima, che forse altri non avrebbero notato, di un centinaio di colpi, un centinaio su quasi centomila. Ma quei cento ti sfuggono, vagano verso l’esterno, offrendo una breccia al tuo avversario!"

"I miei complimenti…" –Mormorò Drepa, rimettendosi in piedi, senza degnare il Cavaliere di Luce di sguardo alcuno. Si tolse la faretra ancora fissata alla schiena e la gettò via, accanto all’arco danneggiato.

"Accetti dunque la resa? Non vi è disonore quando si è combattuto con…" –Ma la frase di Reis restò a metà, mozzata dallo sguardo di odio sanguigno che Drepa le rivolse, scagliandola indietro con un’onda d’energia, veloce e poderosa.

"Resa?! Una parola che non esiste nel dizionario di un guerriero! Perché questo sono, e tale devi considerarmi! Drepa di Steinkjer, Sigtýr al servizio di Loki!"

Reis cercò di reagire ma si ritrovò schiacciata al suolo, in balia di una forza che le impediva di muovere i muscoli e rimettersi in piedi, mentre il cosmo del Dio di Vittoria cresceva sempre più, e l’immagine di un cacciatore con l’arco teso appariva alle sue spalle.

"Questo, Reis di Lighthouse, è il Canto del Guerriero! Ascoltalo… e muori!" –Ringhiò, scatenando l’assalto energetico contro la ragazza, travolta da quello che, ai suoi occhi, pareva l’avanzare furibondo di un intero esercito. –"Io sono un figlio della guerra, ad essa consacrato fin dalla giovane età, quando mi allenavo nel castello di mio padre con il mio maestro d’armi. Nello scontro trovo soddisfazione, nello scontro si concretizza il mio desiderio di vita. Nel ruscellare del sangue mi sento appagato. Nella supplichevole pietà degli sconfitti odo il cantare del mio trionfo! E tu, donna, vorresti che quattro lettere messe malamente assieme mi frenassero dal combatterti? Non rinuncerei ad uno scontro neppure se Loki me lo ordinasse!"

Il Cavaliere di Luce venne scaraventato in alto, prima di precipitare bruscamente al suolo, schiacciato da quel potente e inaspettato assalto. Perse la presa della Spada di Luce, che si piantò pochi metri avanti, ma se Reis temette che Drepa avrebbe tentato di impadronirsene poté tirare un sospiro di sollievo, poiché il Sigtýr pareva interessato soltanto a sconfiggerla, a privarla della vita. Quello, per lui, era il fine ultimo del loro scontro.

"Anche senza mani, rimango sempre il migliore, il più forte degli Dei di Vittoria! Loki avrebbe dovuto scegliere me come Comandante dei Soldati di Brina, invece mi ha preferito Erik, solo per una più longeva anzianità di servizio! Managarmr ha avuto quel che ha avuto solo perché riscaldava il letto di Loki! Hraesvelgr è indisponente e Bjuga… quello è uno stupido buono solo per sfondare le porte del Valhalla con la sua testa di mulo!" –Esclamò Drepa, gloriandosi del risultato.

Il Cavaliere delle Stelle giaceva di fronte a sé, sprofondato in un avallamento che il suo stesso corpo aveva generato all’impatto violento con il suolo. E non accennava a muoversi, l’armatura costellata di crepe da cui fluiva copioso il sangue.

Drepa la osservò compiaciuto, mentre il colare del sangue proseguiva, a ritmo apparentemente vertiginoso, tanto che lo stesso Sigtýr si chiese se la ragazza non avesse ferite aperte riportate in precedenza. Ma poi, sgranando gli occhi, dovette muovere un passo indietro, realizzando che quel che da lontano gli era parso sangue era in realtà polvere di stelle, il baluginare del cosmo del Cavaliere di Luce che stava aumentando di intensità, rivestendo il suo perfetto corpo di donna.

"C’è un altro motivo…" –Mormorò Reis, rimettendosi in piedi e portando i suoi occhi azzurri su Drepa. –"Per cui ho scelto questo nome! Non solo per la casa di luce in cui sono stata accolta, ma perché, là crescendo e di tali insegnamenti nutrendomi, ho saputo tirar fuori il cosmo che albergava in me, divenendo io stesso depositaria di un’energia che in origine non avrei mai creduto! Depositaria di uno degli elementi della natura, la luce di tutte le cose!!!"

Drepa espanse a sua volta il cosmo, mentre striature dorate simili a onde di energia scuotevano il manto erboso, fluttuando nella sua direzione e lambendogli le gambe.

"Lascia che ti dimostri, oh Drepa gran guerriero, qual è la vera forza! Se quella che nasce dalla volontà bellica… o quella che nasce dalla speranza!!!" –Esclamò Reis, bruciando al massimo il proprio cosmo, che turbinò attorno a sé come un mulinello di energia. –"A te rivolgo il colpo che dal mio maestro ho appreso! Questo è il Vortice scintillante di luceee!!!"

"Non basterà per contrastare il Canto del Guerriero furioso!" –Le fece eco Drepa, liberando l’impetuoso assalto e lasciando che si scontrasse frontalmente con quello di Reis.

L’inarrestabile marcia dell’esercito di Drepa parve frenare lo scatenarsi del mulinello di luce, ma il vorticare continuo dello stesso diventò una barriera che nessun soldato avrebbe potuto superare senza esserne dilaniato. Così, in un lampo dorato, il Canto del Guerriero venne travolto, sfaldato, disperso, mentre il turbine d’oro lucente si schiantava sul Dio di Vittoria, lacerando il suo corpo e condannandolo alla prima, e ultima, sconfitta.

La scomparsa del cosmo di Drepa fu avvertita dal Comandante dei Soldati di Brina, Erik il Rosso, intento in quel momento a massacrare, con la propria scure, un gruppo di Einherjar che, a suo sentire, avevano ardito fermarlo. Spostò lo sguardo più avanti, nel cuore della piana di Vígridhr, dove poc’anzi altri erano giunti a porgere aiuto ai Campioni di Odino.

Un uomo dai capelli neri e dalla folta barba scura stava infatti facendo strage di tutti i defunti che Hel aveva armato contro il Valhalla. Abile e preciso nel colpire, pareva non avere alcuna esitazione né paura di venire a sua volta ferito. Fu solo l’avvicinarsi della Regina degli Inferi, seduta in groppa a Garmr, a costringerlo a distogliere lo sguardo, per perdersi nei suoi occhi senza iride.

"Vedi questa scopa, vecchio guerriero? È l’arma con cui ti spazzerò via! Igh igh!" –Sogghignò la mostruosa figlia di Loki, mentre il grosso cane balzava avanti, cercando di azzannare la preda sfuggente, che rotolò sul terreno, evitando le sue fauci.

Quando Garmr si mosse, per scattare nuovamente su di lui, si accorse che un intricato labirinto di bianchi fasci di energia l’aveva circondato, impedendogli di muoversi. Ringhiando, la bestia cercò di evitarli, ma venne comunque raggiunto dalla maggior parte, che gli strapparono grida rabbiose.

"Che strepitio!" –Esclamò allora un uomo dalla voce melodiosa, comparendo a fianco dell’Einheri attaccato. –"Sarebbe opportuno coprire i latrati di questa bestia con una ben più nobile melodia! Magari la melodia della sua morte!"

"Mime! Fai attenzione!" –Mormorò l’altro, alla vista del ragazzo dai capelli arancioni, dietro al quale, poco dopo, apparve un Cavaliere rivestito da una splendida armatura rosa, ornata da rifiniture d’oro. Un Cavaliere che, a giudicare dall’aria spaesata e dalla corazza, non apparteneva alle schiere dei Campioni di Odino.

"Andromeda…" –Esclamò Mime, rivolgendosi a colui che l’aveva raggiunto. –"C’è una persona che voglio presentarti, prima che quest’accozzaglia guerresca ci separi di nuovo! Folken, mio padre!"