CAPITOLO VENTITREESIMO: RUNE DI MORTE.

Appoggiato con la schiena ad una conifera che si ergeva ai margini dell’insanguinata piana, il figlio di Farbauti e Laufey osservava annoiato l’esercito da lui armato scontrarsi con i Campioni di Odino. Da ore le due parti lottavano incessantemente, determinate a non cedere neppure una spanna. Gli Einherjar e gli Asi intendevano tenere i Soldati di Brina e i defunti sulla sponda esterna del Thund, a debita distanza dal Valhalla, dove sarebbero potuti ripiegare in caso di necessità. E se Loki li aveva inizialmente lasciati fare, convinto che Jormungandr gli avrebbe aperto la porta della Sala di Odino, adesso che il figlio era morto stava iniziando a indispettirsi.

Non che un’ora o un giorno di ritardo facessero la differenza per chi aveva trascorso secoli soffrendo in silenzio, vittima delle torture degli Asi, ma adesso che l’occasione attesa da una vita era a portata di mano non voleva lasciarsela sfuggire, consapevole di non avere, in nessun caso, una seconda possibilità. Nessuno di loro l’avrebbe avuta. Né gli Einherjar, la cui esistenza sarebbe giunta al termine, svanendo come polvere nel vento, né i morti di Hel, pronti per ritornare nel loro gelido inferno. Non vi sarebbe stata una seconda chiamata.

Per quel motivo ritenne opportuno passare alla successiva fase del piano.

Scosse le vesti e si incamminò verso il centro della radura, quando vide esplodere la fila di Soldati di Brina rimasti a sua difesa. Non era certo incapace di difendersi, ma, in caso di noie, preferiva che fossero altri ad occuparsene prima che toccasse a lui sporcarsi le mani. Una logica utilitaristica a cui Loki non era mai venuto meno.

Voltandosi verso destra, tra i cadaveri ancora fumanti di lucente energia cosmica, vide un uomo, rivestito da una massiccia armatura del nord, farsi avanti con incedere deciso. Lo sguardo bello e fiero, i capelli grigi che scivolavano fuori dall’elmo a testa di drago, dalle fattezze identiche a quello che gli ornava il coprispalla destro. Loki sogghignò, non avendo dubbi sull’identità del temerario che gli si ergeva di fronte.

"L’intrepido Sigfrido rivive dunque in te, Orion di Asgard!" –Esclamò, fissandolo con sguardo intenso.

"Mi ero stufato dei tuoi cani da guardia, Loki! Nessuno era alla mia altezza!"

"E cosa ti fa credere che io lo sia?! Non vorrei riservarti una delusione!" –Ridacchiò il Nume, mentre Orion, a una ventina di metri da lui, serrava il pugno con rabbia, espandendo il proprio cosmo. –"O che tu la riservassi a me! Ah ah ah!"

"In guardia!" –Ringhiò Orion, scattando avanti. Ma la sua corsa si arrestò dopo pochi passi, mentre un sorriso sghembo si allargava sul volto del Grande Ingannatore.

"Accetto ogni offesa di questo mondo, ragazzo, e anche degli altri otto! Ma non che tu mi consideri così sprovveduto!" –Commentò, mentre il suo indice destro aveva disegnato un segno nell’aria. Un segno sottile, simile ad un’asta, che brillava di luce azzurra di fronte al Dio.

Orion riconobbe la runa di ghiaccio. Isa. La runa dell’immobilità.

Strinse i denti, cercando di muoversi, ma nessun muscolo del corpo pareva rispondere ai suoi comandi, restando così, con il braccio destro teso avanti e la gamba piegata, nell’atto di scattare. Una posa che strappò una risata al Burlone Divino, appena avvicinatosi al Principe dei Cavaliere del Nord.

"Scultoreo! Così ti definirei!" –Disse, sfiorando l’elmo di Orion e i lunghi capelli che da esso fuoriuscivano. –"Sebbene, ciò è ben noto, le statue non hanno capelli!" –Rise, iniziando a tirarli e strappando un gemito all’immobilizzato paladino. –"Dovrei forse asportarteli in modo da renderti l’onore che meriti? Pari a una statua di un eroe glorioso, così sarai! Immortalato per l’eternità! Come l’antico guerriero che in te rivive, il primo uccisore di draghi dei nove mondi! Anche se, fattelo dire, lui almeno dalla sua regina ha avuto un po’ di calore… se capisci quel che intendo! Ih ih ih!"

A quelle parole Orion avvampò, bruciando il cosmo e spingendo persino indietro Loki di qualche passo, pur senza modificare l’espressione divertita sul volto del Dio.

"Brucia sì, brucia quel che ti pare! Anche se immagino che quel che ti bruci ora sia l’orgoglio e il non poter far niente! Perché sai bene che da solo non puoi toglierti da questa scomoda situazione! I tuoi poteri non bastano per aver ragione di Isa! Mica ti ho lanciato la prima runa che mi è passata per la mente! In virtù dei tuoi poteri, era la mossa più opportuna per neutralizzarti! Ma dal momento che la Runa di Ghiaccio non ha raffreddato i tuoi bollenti spiriti, credo sia ora di freddarli per sempre!" –Esclamò, sollevando il braccio destro di fronte al volto del Cavaliere di Asgard e caricandolo di energia. –"Dovrei dire qualcosa in questo momento?! Una frase di commiato?! Chessò… addio?!" –Non aggiunse altro e fece per liberare il cosmo accumulato sul palmo della mano, quando con la coda dell’occhio notò un movimento alla sua destra.

Due destrieri stavano galoppando furiosi verso di lui, con delle figure sopra di loro, una delle quali aveva già scoccato una freccia nella sua direzione, che passò di fronte agli occhi del Dio nel momento stesso in cui si voltava verso di loro, mancandolo.

Solo allora Loki si accorse che dietro le belle Valchirie sedevano ben noti occupanti.

"Polvere di Diamanti!" –Gridò Cristal, balzando in alto e liberando l’attacco congelante, che turbinò verso Loki, investendolo, mentre questi lasciava esplodere un cosmo fiammeggiante, per annullarne l’effetto, generando una cupola di fuoco.

"Corno risuonante!!!" –Tuonò allora una seconda voce, mentre Heimdall si gettava a terra, convogliando il colpo segreto verso le gambe di Loki, al fine di destabilizzare la sua posizione. –"Cavalcata delle Valchirie!!!" –Gli andò dietro Brunilde, sommando il suo potere a quello del Guardiano del Ponte Arcobaleno.

Se anche gli improvvisati compagni avessero coltivato la benché minima speranza di ferirlo, tale illusione svanì nel momento in cui videro le fiamme turbinare su loro stesse, avvolgendosi al corpo di Loki, che mutò forma, divenendone parte.

Quella che a prima vista era sembrata una spirale di fuoco si rivelò essere un serpente gigantesco, dalle squame gialle e chiazzate di sangue, che si sollevò sulla piana di Vígridhr di fronte agli occhi inorriditi di Cristal, Heimdall, Brunilde e Hnoss, che vi riconobbero il figlio dell’Ingannatore. Fu proprio la figlia di Freya la prima a pagare il prezzo del loro attacco ardimentoso, venendo afferrata dalla sinuosa coda del Serpe del Mondo e stritolata, assieme al suo cavallo.

"Per Odino!!!" –Mormorò Heimdall, portando mano alla sua ascia e caricandola di energia cosmica, prima di scagliarla verso il volto del fasullo Jormungandr.

"Bel lancio!" –Sibilò questi, evitando l’arma e piombando sul Custode di Bifrost a fauci aperte. –"Se miravi alla luna!" –Nel far questo si liberò di Hnoss, ormai inutile zavorra, scagliando il suo cadavere contro Brunilde, gettando anch’ella a terra.

"Maledetto!!!" –Ringhiò Heimdall, mentre la bocca di Jormungandr lo inghiottiva, sbattendolo al suolo, e Cristal sconvolto caricava il pugno di energia congelante, lanciandosi avanti. Con un colpo di coda, l’orrida creatura lo travolse, schiantandolo su Orion, mentre le sue forme mutavano di nuovo, divenendo un’aquila dal magnifico piumaggio, i cui artigli erano chiusi attorno al collo della Sentinella Celeste.

"Temo, mio caro, che non potrai più suonare il tuo bel corno!" –Sibilò Loki, mentre Heimdall cercava di liberarsi di lui, afferrandogli le zampe con le mani.

"Non cantare vittoria troppo presto! Anelli del Cigno!!!" –Tuonò allora Cristal, rimessosi prontamente in piedi, avvolgendo il corpo dell’aquila con cerchi di gelo, per fermarne i movimenti il tempo sufficiente per avvicinarsi e aiutare Heimdall.

Ma Loki non ne fu minimamente impensierito, facendo esplodere il proprio cosmo fiammeggiante e distruggendo l’effimera prigione, mentre penetrava con i suoi artigli nel collo di Heimdall, strappandogli un grido di dolore. Quindi balzò indietro, riassumendo le sue forme, e osservando divertito il Custode di Ásbrú respirare convulsamente, sputando sangue.

"Per il Sacro Acquarius!!!" –Esclamò allora Cristal, sperando di distrarre il Burlone Divino. Ma questi si limitò a parare l’attacco con la mano sinistra, senza distogliere lo sguardo dagli spasimi di Heimdall, lasciando che il gelo evaporasse al solo contatto con il suo palmo infuocato.

"Kaun!" –Disse, avvolgendo il getto di energia congelante in una spirale di fiamme, che raggiunse Cristal, stritolandolo e prostrandolo a terra, con la corazza ustionata e il respiro affannato. Solo allora Loki si voltò a guardarlo, sollevandolo e scagliandolo centinaia di metri addietro, nel cuore della foresta, avvolto in un turbine di fiamme.

Era accaduto tutto nell’arco di un minuto ma il Burlone Divino non sembrava affatto turbato. Anzi, pareva piuttosto divertito, come se l’imprevisto assalto avesse spezzato la monotonia di una campagna militare poco soddisfacente.

"Dunque… dov’eravamo rimasti?!" –Parlottò tra sé, incamminandosi verso Orion, il cui corpo paralizzato, abbattuto da Cristal, giaceva a terra in una posa innaturale. –"Ah già, stavamo discutendo del tuo nuovo taglio di capelli! In tutta onestà, prode Cavaliere di Odino, sarei per una scelta drastica! Un taglio netto!" –E sollevò il ragazzo con la sola forza del pensiero, rimettendolo in posizione eretta, mentre le dita della mano destra si stendevano e il braccio assumeva la forma di una spada.

"Mio Signore, aspettate!" –Esclamò allora una voce, distraendo Loki, che si voltò infastidito verso il nuovo arrivato.

"Possibile che non si possa uccidere qualcuno in pace?!" –Sbuffò, mentre un uomo dall’armatura arancione planava di fronte a lui. –"Cosa vuoi, Hræsvelgr?"

"Voglio lui!" –Rispose l’Aquila dei Venti, indicando Orion. –"Mi deve uno scontro! E lo pretendo!"

"E prenditelo!" –Commentò sbadatamente Loki. –"Se ci tieni tanto a morire!"

"Grazie, futuro Re!" –Esclamò Hræsvelgr, chinando il capo, mentre il Dio gli passava accanto, dirigendosi verso Brunilde e Heimdall che intanto si stavano rialzando.

"Hai poco di cui ringraziarmi, ragazzo! Sai che Orion, bagnandosi nel sangue di Fafnir, è divenuto invincibile? In che modo suicida pensi di vincerlo?"

"È proprio per questo che intendo confrontarmi con lui! Abbiamo un conto in sospeso da risolvere, che risale proprio a quella missione!"

"I debiti… una gran brutta rogna!" –Mormorò Loki, allontanandosi e liberando Orion dalla Runa di Ghiaccio. Che Hræsvelgr facesse quel che voleva, a lui non importava. Voleva morire? Che morisse! E poi dicono a me che sono un tipo strano! Ironizzò, prima che un’aria gelida gli sollevasse le vesti, precedendo il ritorno di Cristal.

Adesso erano di nuovo di fronte a lui, tutti e tre. La formosa Regina delle Valchirie, il volto macchiato del sangue della compagna spirata tra le sue braccia, il laconico Custode di Bifrost, la cui danneggiata corazza non rendeva merito alle sue precedenti imprese, e il Cavaliere di Atena della cui identità si era impossessato ore prima, per dare inizio a quella guerra tanto attesa. Ridacchiò, portandosi una mano alla bocca, al pensiero che Cristal fosse stato informato al riguardo.

"Dov’è Flare?" –Esclamò il Cigno, confermando i suoi pensieri.

"Qui non c’è!" –Scosse le spalle Loki con aria innocente.

Cristal espanse il proprio cosmo, sollevando di nuovo le braccia giunte sopra la testa, ma Heimdall lo fermò, pregandolo di rimanere freddo o avrebbe finito per fare il gioco dell’Ingannatore.

"Che ci piaccia o no, è lui che conduce il gioco!" –Sibilò, prima di avanzare di qualche passo verso Loki. –"Mi hai recato un grande affronto questa mattina, Burlone Divino! Desidero che tu ti batta con me, adesso, per riparare ai tuoi torti!"

"Ma siete tutti usciti di senno?!" –Squittì Loki.

"Tutt’altro! Mai stato più lucido di adesso! Uno scontro alla pari, senza che tu faccia uso dei tuoi trucchi! Uno scontro che dimostri chi è più forte tra noi!" –E nel dir questo Heimdall fece tornare l’ascia nelle sue mani, caricandola di energia cosmica.

"Chi è il più stupido, avresti dovuto dire!" –Commentò Loki, davvero divertito da quella situazione, che non poteva che giocare a suo indubbio vantaggio. Senz’altro aggiungere mutò nuovamente le forme del corpo, tentando un’ardita trasformazione, e dall’espressione sbigottita sulle facce dei suoi avversari intuì di esservi riuscito.

"Wotan…" –Mormorò Heimdall, riconoscendo l’alta figura armata del Dio avanzare a passo fermo verso di lui. Balmunk nella mano sinistra, Gungnir nella destra.

"Attento, Heimdall!!!" –Gridò Cristal, che aveva notato il rapido movimento con cui Loki aveva impugnato la lancia di Odino. Con un sogghignò, il Dio la puntò avanti, allungandola con il cosmo e piantandola nella gamba destra del Custode di Bifrost, mentre questi cercava di scattare di lato. La ritrasse all’istante, trafiggendogli anche l’altra gamba. E il ventre, e una spalla. Con colpi così veloci che Cristal neppure riusciva a vederli. Vide soltanto il sangue sprizzare dal collo di Heimdall quando Loki lo trapassò, sbattendolo a terra, vinto.

"Non conosci dunque vergogna?!" –Ringhiò, espandendo al massimo il cosmo e liberando un vortice di energia congelante.

"Tsè!" –Mormorò Loki, riassumendo le proprie forme e generando di nuovo la cupola protettiva di pura fiamma semplicemente disegnando un segno in aria.

Brunilde la riconobbe. Kaun o Kaunaz, la torcia. La runa del calore e dell’illuminazione che permetteva il controllo del fuoco.

La Valchiria sapeva che Loki, al pari di Odino, conosceva l’arcano potere insito nelle rune, che non erano soltanto l’alfabeto dei popoli antichi ma fonte di un mistero ai più sconosciuto. O dai più dimenticato.

"Aurora del Nord!!!" –Gridò Cristal, sbattendo i pugni uniti avanti a sé. Ma la devastante tempesta di gelo si schiantò sulle vampe disposte attorno a Loki, senza raggiungerlo, neppure quando la Regina delle Valchirie unì il proprio cosmo a quello del Cavaliere di Atena, non ottenendo altro risultato che infastidire l’Ingannatore, portandolo a far esplodere il suo cosmo e a scagliare indietro i due combattenti.

Quando Cristal si rimise in piedi si accorse di avere la corazza danneggiata in più punti, oltre che aloni di fumo che ne opacizzavano il lucente splendore. Loki invece, sebbene non indossasse armatura alcuna, sembrava fresco e nel pieno delle sue forze.

"Chiedimelo ancora!" –Esordì, stupendo il Cavaliere di Atena, che inizialmente non capì cosa intendesse. –"Chiedimi ancora quel che vuoi sapere e forse ti risponderò!"

"Dov’è Flare? Cosa le hai fatto?! Se hai osato farle del male io…"

"Non ho offuscato il suo vergineo splendore, se ti preme saperlo!" –Rise il Burlone Divino. –"Né le ho tolto la vita, parola d’onore! La tua bella è ancora viva e langue sotto il peso delle sue cuffiette pensando al bianco Cavaliere che mai la salverà! Ih ih ih! Ricordati una cosa, Cigno! Un altro, al posto mio, l’avrebbe uccisa! Ma non io! Non Loki! Io perseguo solo il mio interesse e la Principessa di Midgard, terminata la sua utilità, non mi è servita ad altro! Un lasciapassare per la vendetta, questo è stata!"

"Quale utilità? Di cosa stai parlando?!" –Ma il Fabbro di Menzogne non aggiunse altro, attratto da un mormorare sommesso proveniente da poco lontano. La Sentinella di Asgard, vomitando sangue, stava tentando di rimettersi in piedi.

"Heimdall!!!" –Gridò Cristal, correndo verso di lui, temendo ad ogni passo di venir falciato da un attacco di Loki, che invece non arrivò. Anche Brunilde si unì loro, tenendosi un fianco dolorante e aiutando il Dio Bianco a sollevarsi.

"Lyngi!" –Mormorò. –"Flare è sull’Isola Lyngi, nel Niflheimr!"

"Cosa?! Come fai a saperlo?!" –Incalzò Cristal.

"Hai sentito le parole di Loki, no? Vanno sapute interpretare! Flare gli è stata utile per entrare in Asgard e poi per restarvi, potendola usare come scudo o come ostaggio nel caso fosse stato attaccato! Una volta però che si è ricongiunto con i figli e con il suo esercito, Flare ha perso ogni valore, potendo essere sacrificata! È là, dove Fenrir fu incatenato, negli anfratti del mondo, che la troverai!"

"Hai ancora fiato per sproloquiare, Denti d’Oro? Allora ne avrai anche per lottare, immagino!" –Sibilò Loki, avvolgendo il suo braccio in folgori azzurre.

Cristal fece per lanciarsi contro di lui, ma Heimdall lo fermò di nuovo, ricordandogli il patto che avevano stretto a Himinbjörg, di fronte al vigile sguardo di Odino.

"Vai a Lyngi! Ora! E salva la Principessa di Midgard!" –Esclamò, espandendo il suo cosmo e concentrandolo sulle braccia. –"Anche per me!"

"Io… non posso lasciarti a combattere da solo…" –Mormorò il Cavaliere, indeciso sul da farsi.

"Io sarò con lui!" –Intervenne Brunilde. –"Vai!!!" –Ripeté il Custode di Asgard, liberando il suo colpo segreto. –"Corno risuonante!"

Loki lo disperse con un semplice movimento del braccio mentre con l’altro liberava scariche di energia, dirigendole verso Cristal. Ma Heimdall e Brunilde si posero di fronte a lui, incitandolo ad andare, come infine il Cavaliere fece, stringendo i pugni e sfrecciando via, verso l’ingresso dell’Inferno, portando nel cuore una speranza e una certezza. La speranza che Flare fosse ancora viva e potesse quindi riabbracciarla e la certezza che non avrebbe rivisto né il Dio Bianco né l’ardita Emissaria di Odino.

"Addio, Cristal!" –Pensò Heimdall, quasi avesse intuito i suoi pensieri, riportando lo sguardo su Loki, che sogghignava beffardo.

Vola, finché hai le ali, Cigno! Altri fermeranno la tua corsa! Come la mia antica sposa Sigyn mi fu strappata e torturata davanti ai miei occhi, ugualmente tu perderai il tuo amore, scoprendo che questo sia pur bel sentimento non è altro che un fiore destinato ad appassire! Rifletté, a denti stretti, trasmettendo il suo ordine mentale.

"Ho un dono per te, Denti d’oro! Gyfu, la runa dell’aria! Apprezzala, dall’alto della mia generosità!" –Esclamò infine, disegnando nell’aria due aste incrociate, a rappresentare un segno che nell’alfabeto occidentale era simile alla lettera X.

Immediatamente due squarci della stessa forma si aprirono nella corazza del Custode di Ásbrú, scavandogli nel petto, tra le grida di dolore del Dio e lo sguardo inorridito di Brunilde, che si lanciò avanti, con il pugno teso, venendo spazzata via dalle scariche di energia di Loki.

"Hai tenuto fede al tuo ruolo fino in fondo!" –Commentò l’Ingannatore, avvicinandosi al corpo distrutto di Heimdall, disteso sul prato. –"Ma l’orgoglio non paga! È un sentimento in cui non puoi riporre fiducia!" –Quindi fece per chinarsi su di lui, concentrando un globo di energia sul palmo della mano. –"Voglio dirti una cosa, prima di ucciderti! Non prendertela per questa mattina! Non è la prima volta che sfuggo al tuo sguardo! Perché, vedi, in questi ultimi secoli sono venuto spesso ad Asgard, in modi che neanche puoi immaginare! Ih ih ih!"

Fu allora che la Sentinella Celeste scattò, veloce come una fiera, afferrando l’arto teso di Loki con un braccio mentre con l’altra mano, già chiusa a pugno, puntava sul ventre dell’avversario, liberando il suo massimo attacco.

"Testa d’Ariete!!!" –Gridò, sorprendendo per la prima volta il suo rivale, che venne sollevato da terra da una forza spaventosa, pari alla carica furibonda di un ariete dalle corna possenti. –"Un epiteto che mi fu dato tu lo conosci, Loki! Heimdall Hallinskidi, il Dio dalle corna piegate! Le corna di un poderoso ariete!"

Quel che permise a Loki di salvarsi dal violento attacco fu il buon senso, o forse la codardia, con cui era sceso in guerra quel giorno. Prima ancora di varcare il Cancello Meridionale della cittadella di Midgard, aveva infatti tessuto un’intricata difesa sopra il suo corpo, un ricamo di rune identiche tra loro che gli avrebbe garantito di non subire danno alcuno.

Una catena di Yr, l’antica Algiz, runa della protezione, la cui caratteristica forma a zampa di uccellino lo faceva sorridere ogni volta che la disegnava.

Era per quel motivo che, nonostante la spinta che lo scaraventò a terra, facendolo ruzzolare per diversi metri, e la fitta che lo aggredì alla pancia, non ricevette ulteriore ingiuria. Ma quando si rialzò, qualcosa era cambiato in lui. Lo capì anche Heimdall, mirando i suoi occhi adesso di fuoco.

"Hai idea di quello che hai fatto?! Sono quasi finito con la faccia su uno sterco di vacca!" –Esclamò il Fabbro di Menzogne, scuotendo la lunga veste per togliersi tutti quei fili d’erba e quel terriccio di cui si era imbrattato. –"Ti ci inzupperò la testa, togliendo ai tuoi denti quello smalto d’oro di cui vai tanto fiero!"

"E se invece ci inzuppassimo noi la tua, traditore?!" –Ruggì una terza voce, mentre l’imperiosa sagoma di un uomo, in Veste Divina, affiancava Heimdall, ponendogli il braccio destro sulle spalle e permettendo a Loki di notare l’assenza della mano.

"Tyr…" –Ringhiò, alla vista del Nume della Guerra, uno di coloro che maggiormente si era scagliato contro di lui, secoli addietro, dopo il tentato assassinio di Balder. Del resto, sono entrambi figli dello stesso Padre.

"Mi riconosci dunque, putrido ratto! Io invece no! Ti trovo troppo giovane, troppo bello! Dove sono i segni della prigionia? Dove sono le cicatrici che avrebbero dovuto ricordarti gli orrori che hai commesso?"

"Orrori a cui tu hai preso parte!" –Sibilò Loki, incapace di trattenere la propria rabbia. Se verso Heimdall provava rispetto, per il profilo distinto che aveva sempre tenuto, verso Tyr provava un odio immenso. Neppure il tempo e l’ombra avevano potuto cancellare l’immagine della spada del Nume che sgozzava i suoi figli.

"Mi dolgo di non aver dato il massimo in quell’impresa! Eppure ne avrei avuto tutti i diritti!" –Esclamò Tyr, mostrando il moncherino e al qual tempo sfoderando la spada con la mano sinistra.

"Puoi farlo adesso, se vivrai abbastanza per fronteggiare la verità!" –Fiatò Loki, con voce così leggera che al figlio di Odino parve un sussurro. –"Thurisaz!" –Violente scariche di energia azzurra avvolsero il braccio dell’Ingannatore prima che questi le dirigesse verso Heimdall e Tyr, travolgendoli e stritolandoli.

"Testa d’Ariete!!!" –Tentò di reagire la Sentinella Silente, ma il suo attacco venne disperso dalla tempesta di folgori.

"Aaargh!!!" –Gridò il Nume della Guerra, mentre i fulmini evocati dalla potente runa dei Giganti gli distruggevano l’armatura, scavandogli nella pelle e lasciandogli profonde ustioni.

"Volevi vedere le cicatrici, Tyr?! Volevi vedere i segni del veleno partorito dal serpente che mi poneste in capo?!" –Ringhiò Loki, che si era intanto avvicinato a entrambi, strappandosi la veste e rivelando il petto e le braccia, marchiate in modo inconfondibile. Violacee strisce gli percorrevano il corpo, evidenti adesso anche sul collo e sul volto. Cicatrici che neppure Yr avrebbe potuto cancellare. –"Ecco il marchio dell’infamia!!! Marchio che ho sopportato con coraggio, senza piagnucolare, facendo mio il veleno della bestia! Sarai tu in grado di fare altrettanto?!"

Il corpo di Heimdall, a fianco del guerriero, esplose pochi istanti dopo, lacerato dalle folgori dilanianti. Tyr ricadde al suolo, perdendo la presa della spada, e sarebbe crollato in avanti se Loki non gli avesse afferrato i capelli con forza, strattonandolo per mantenerlo in posizione eretta. Gli torse il viso, ormai una maschera di sangue, e gli sorrise, chiamando a gran voce il nome di Odino.

"Guarda, possente Wotan, la fine dei tuoi figli! È un sentimento difficile da accettare, te lo dico con esperienza! Ma, prima o poi, capita a tutti…" –Ringhiò, sollevando con un calcio la spada di Tyr e afferrandola con la mano destra, prima di piantarla nella gola del Dio della Guerra, mentre migliaia di scariche di energia scintillavano in aria. –"Questo è soltanto il primo! Due ne hai uccisi di fronte ai miei occhi! Ma tre sono le vite che hai preso! E altrettante ne prenderò io!" –Non aggiunse altro, gettando a terra la spada e il cadavere sanguinante di Tyr. Era stato fin troppo generoso con lui, donandogli una morte rapida e scevra di sofferenze. Ma con il secondo avrebbe messo da parte la gentilezza.

Sogghignò, prima di sollevare un velo di rune a sua difesa e incamminarsi verso Breidablik.

***

Cristal eliminò con un solo colpo le guardie lasciate da Loki a Gnipahellir, poche e prese di sorpresa da un attacco proveniente dalla loro retrovia. Alle sue spalle Orion aveva iniziato ad affrontare il suo nemico, mentre sull’altro lato della piana le lucenti folgori dell’Ingannatore mietevano nuove, e non ultime, vittime. Senza esitare, il Cigno si tuffò nella fenditura tra le rocce, più larga di quanto si fosse aspettato. Vedendo le pietre smosse e il terreno che ancora franava, capì che l’iniziale stretto passaggio doveva essere stato sventrato dal furioso avanzare di Fenrir ore prima.

Raggiunse il Ponte sul Gyoll e la Porta di Hel, senza prestare attenzione ai richiami provenienti dal fiume, urla cariche di tristezza e disperazione. Prima di varcare la soglia del Niflheimr si fermò, chiedendosi cosa avrebbe fatto al di là di essa, dove si sarebbe diretto, in quella landa dell’eterno inverno il cui sapore ancora ricordava.

Fu un rumore di passi a spegnere i suoi dubbi, costringendolo a voltarsi di scatto e a fronteggiare l’uomo apparso alle sue spalle, al centro del ponte.

"Artax!!! Che ci fai qua? Credevo fossi rimasto con Odino!"

"Ti accompagnerò nel Niflheimr, Cristal! Non puoi avventurarti da solo in quella landa ostile!" –Esclamò il Cavaliere di Asgard, avvicinandosi.

"Non ce n’è bisogno…"

"Invece sì! Tu non sai dove si trova Lyngi e non troverai dei cartelli a indicarti la via!" –Continuò Artax, passandogli accanto e oltrepassando per primo la Porta di Hel. –"Non voglio che tu vaghi sperduto per l’inferno mentre Flare langue da sola!"

Cristal vide negli occhi del ragazzo la determinazione e l’ansia per le sorti dell’amica, un sentimento più forte di qualsiasi altro. Non poté far altro che annuire, varcare la soglia a sua volta e seguire nuovamente Artax nel deserto di ghiaccio.

Quel che il Cavaliere non vide fu però un’evanescente figura che li seguì. Eterea, a tratti, parve confondersi con le nebbie del Nifhleimr. Le nebbie di casa sua.