CAPITOLO TRENTASEIESIMO: L’ORACOLO DI ERA.

Non appena gli Heroes misero piede nella seconda cella dell’Heraion di Samo, Aureliano del Pittore venne investito da una potente bomba di luce e scaraventato contro il muro retrostante, crollando a terra con l’armatura danneggiata e numerose ferite sul corpo. Ercole e gli altri Heroes che lo accompagnavano si voltarono verso l’altro lato della sala, ove, sopra un palco rialzato da una decina di gradini, si ergeva tronfio e superbo l’ultimo ostacolo che avrebbero dovuto superare prima di giungere al cospetto della Regina degli Dei. Argo, Sacerdote di Era, li osservava imponente dall’alto del disprezzo che provava verso il Dio dell’Onestà e i suoi mortali combattenti, esseri da lui considerati inferiori e degni soltanto di baciare la terra su cui camminavano per grazia e per volontà divina.

"Ben arrivati al termine del vostro lungo penare! Qua incontrerete una fine orribile, la morte per massacro delle tiepide speranze che avete finora coltivato!" –Commentò Argo, con il braccio ancora puntato verso gli Heroes e l’indice della mano destra carico di una inquietante luce, che si accese nuovamente nel mezzo secondo susseguente alla sua dichiarazione.

"Attenti!!!" –Gridò Marcantonio dello Specchio, lanciandosi di lato, assieme a Penelope del Serpente, e ruzzolando sul pavimento per uscire dal campo d’azione dell’attacco di Argo. Chirone del Centauro e gli Heroes della Sesta Legione fecero altrettanto, venendo però raggiunti dall’onda d’urto dell’assalto e sbattuti a terra, dove non ebbero molto tempo per rimanere, obbligati a scattare nuovamente via, per non essere travolti dai continui attacchi dell’Oracolo di Era. L’unico che rimase fermo e immobile di fronte al portone d’ingresso fu Ercole, che sollevò la Clava, opponendosi con fermezza e divina fierezza agli assalti energetici del Sacerdote.

"Ti ringrazio per la calorosa accoglienza, Argo!" –Ironizzò Ercole, avanzando verso il centro della cella. –"Il tuo viscido servilismo non è cambiato in questi secoli, da quello che vedo!"

"Neppure la tua maleducata arroganza, zotico contadino di uomini!" –Tuonò Argo, con voce decisa e carica di disprezzo. –"Il tempo non ti ha cambiato, né ti ha reso più maturo! Sei sempre il solito oltraggioso e irriverente nei confronti delle Divinità, incapace di comprenderne la celeste pienezza e dedito soltanto a scavare tra i rancori degli uomini, dirigendo le loro frustrazioni verso gli Dei che non sono in grado di capire!"

"Sarebbero dunque gli uomini a non capire gli Dei?!" –Ironizzò Ercole.

"Precisamente! Come creature inferiori dovrebbero essere consapevoli della loro inutilità, del loro claudicante affannarsi su questa verde terra che hanno ricevuto in dono dagli Dei! Eppure, dimentichi di coloro che hanno soffiato l’alito della vita entro i loro corpi vuoti e vacui, osano oltraggiare gli Dei, disonorandoli, disprezzandoli e persino rivoltandosi contro di loro, invece di prostrarsi umili al loro cospetto, invocando uno sguardo di pietà che mai arriverà! No, gli uomini non meritano la celeste pietà! Meritano soltanto di servire gli Dei e di rendere grazie per tale onore che è a loro concesso!" –Rispose Argo, caricando nuovamente le dita della mano destra. –"Dita del Cielo!!!" –La violenta bomba di luce si abbatté su Ercole, che sollevò la Clava, caricandola del suo cosmo lucente, riuscendo a contrastare l’impeto di quell’attacco, che si disperse lateralmente, spingendo via gli altri Heroes, prima che il Dio dell’Onestà rispondesse, con un brusco movimento della Clava. L’onda di energia generata sfrecciò verso Argo alla velocità della luce ed egli fu abile a balzare in alto, uscendo dal suo raggio di azione, e ad atterrare compostamente a terra, mentre l’attacco si schiantava sulla parete retrostante, abbattendone una parte.

"Pagherai per aver osato volgere i pugni verso il cielo, Ercole!" –Tuonò Argo, espandendo il suo oscuro cosmo. Ma una voce lo interruppe, parlando direttamente al suo spirito e pregandolo di far passare Ercole, senza combattere con lui. –"Ma… Mia Signora?!" –Mormorò Argo, riconoscendo il cosmo della Regina degli Dei.

"I patti erano chiari, Argo! A voi gli Heroes e il diritto di giustiziarli, colpevoli di aver levato la mano contro gli Dei! A me Ercole, per vendicare i torti che nel corso dei secoli il mio animo ha subito!" –Concluse Era, invitando Argo a lasciar passare Ercole.

"A quanto pare, la mia Signora ha deciso di occuparsi personalmente di te, sporcando le sue divine mani!" –Esclamò Argo, abbassando le braccia e facendo cenno ad Ercole di passare oltre, verso l’ultima porta. –"Per quanto il mio desiderio di confrontarmi con te e impartirti l’umiliante lezione che meriti sia immenso, ancora più grande è la fede che nutro verso la mia Regina, a cui sono tenuto ad obbedire!"

"Prendila dal lato positivo!" –Ironizzò Ercole, incamminandosi verso l’altro lato della cella. –"Ti ha risparmiato una brutale fine!" –E scomparve, oltrepassando la soglia che lo avrebbe condotto di fronte alla Signora dell’Olimpo, davanti allo sguardo astioso di Argo, a cui nient’altra soddisfazione rimase se non dirigere i suoi attacchi contro gli Heroes, dando così libero sfogo al suo mai sopito odio verso gli uomini.

"Morite, cani randagi! Ansimate a terra! Gemete! Implorate la misericordia degli angeli e di tutto il cosmo! Voglio sentirvi gridare il mio nome, invocare la mia divina comprensione, prima che la vostra anima discenda tra le fiamme di Ade!" –Esclamò, spingendo Chirone e Marcantonio indietro, fino a farli schiantare contro le colonne laterali della seconda cella.

Diomede della Balestra scagliò un nugolo di frecce energetiche contro il Sacerdote di Era, ma questi, impassibile, le fermò a pochi centimetri dal suo corpo, bloccandole a mezz’aria, quasi fossero tolte dal tempo, prima di posare il suo sguardo privo di compassione su Diomede e reinviarle al mittente. L’Hero fu trafitto in varie parti del corpo e la sua Armatura subì parecchi danni, obbligando Druso di Anteus a correre in difesa del compagno, sollevando il suo falcetto e scagliandolo contro Argo, per mozzargli la testa. Ma anche quell’arma venne fermata dall’enorme potere dell’Oracolo, che la rimandò indietro con un semplice movimento di occhi, facendola strusciare con forza contro un bracciale dell’armatura di Anteus e roteare sul suo corpo, fino a schiantarsi sulla schiena, distruggendo parte della corazza e facendo schizzar via sangue.

"Il potere del Sacerdote di Era è temibile! Ci sta massacrando!" –Commentò a mezza voce Marcantonio dello Specchio. –"L’odio che prova verso gli uomini è smisurato, al punto da permettergli di non avere dubbio o esitazione alcuna! Fanatico e integralista come una perfetta macchina da guerra!"

"Non mi spaventa!" –Rispose con fierezza Chirone del Centauro, distanziandosi da Marcantonio e bruciando il suo cosmo ardente. –"Nessuna fede può essere così cieca da non offrire neppure un dubbio, un appiglio a cui aggrapparsi e da sfruttare per vincere!!!" –E avvolse il suo cosmo in un’incandescente sfera di fuoco, prima di lanciarsi come una bomba contro il Sacerdote di Era. –"No!!! Non ci credo!!!" –Ringhiò Chirone, osservando Argo che, utilizzando soltanto un dito, aveva fermato la sua devastante avanzata, senza scomporsi affatto.

"Ho osservato troppe ere di questo mondo per rimanere sorpreso dagli uomini! In tutte infatti li ho trovati uguali, identici tra loro, pur se separati da secoli di storia! Li ho trovati tutti deboli e fragili! E destinati a cadere!" –Affermò Argo, con voce decisa, sollevando con il dito Chirone, ancora avvolto nella sua sfera di infuocata energia. –"Foglia caduca in balia del vento del tempo, l’uomo attende l’estinzione della propria razza, disseminato per questo strano globo e impegnato soltanto a regredire al livello delle bestie! Lasciate che io vi sia d’aiuto, guerrieri di Ercole! Accogliete il dono del cielo! E morite!" –Sentenziò Argo, liberando una violenta esplosione di luce, che travolse Chirone, scaraventando il Comandante della Sesta Legione contro i suoi tre compagni, Druso, Diomede e Aureliano e schiacciandoli contro la parete laterale, che crollò a terra. Quindi, soddisfatto, Argo diede loro le spalle, richiamando a sé un motivo che ben conosceva. –"La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte!"

"Tu te le determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai!" –Lo seguì una voce, obbligando Argo a voltarsi nuovamente e a incontrare il nobile sguardo di Marcantonio dello Specchio, in piedi al centro del salone. –"Pico della Mirandola! De hominis dignitate!"

"Voi bestie ignoranti siete dunque in grado di leggere e comprendere i testi antichi?" –Ironizzò Argo, con una certa sorpresa. Ma Marcantonio non si fece intimidire, avanzando di un altro passo e continuando a recitare uno stralcio della concezione dell’uomo nel cosmo elaborata da Pico della Mirandola.

"Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto! Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine!" –Concluse Marcantonio, con soddisfazione. Adorava quel passo, il cuore del pensiero di Pico, uno degli intellettuali del Rinascimento italiano, e adorava leggerlo, ritrovandovi forza e speranza, la forza e la dignità degli uomini, ogni volta che vi posava gli occhi. Ogni volta in cui, nelle tiepide notti di Tirinto, sfogliava gli antichi testi della biblioteca del Palazzo Reale, a fianco di Penelope, interessata anch’ella allo studio dei manoscritti che Ercole aveva riunito, grazie all’aiuto degli antichi compagni, primo tra tutti Linceo della Piovra, maestro di Alcione. –"Non senti l’aria di libertà che spira da queste pagine, Oracolo di Era? Non senti l’assenza di condizioni e di costrizioni, che ironicamente è l’unica condizione tipica degli uomini? L’uomo è tutto, perché può essere tutto! Angelo o demone!"

"Taci! Blasfemo!" –Lo zittì Argo, con uno sguardo di pietra, che spinse Marcantonio indietro di qualche metro, facendogli scavare con i piedi profondi solchi nel terreno. –"Dio soltanto è tutto! L’uomo non è niente, se non obbligato a muoversi in quei limiti che gli Dei hanno fissato! Ma, forte dell’arroganza che gli è propria, continuamente tenta di superare i suoi stessi limiti, ambendo sempre a qualcosa di maggiore, a qualcosa di più alto, di divino! Offendendo in questo modo l’ordine costituito!"

"Ti sbagli, Argo! Non è l’arroganza che muove gli uomini, ma il libero arbitrio, la possibilità di scegliere, la volontà di scoprire e conoscere e di andare avanti, mirando continuamente a ciò che vogliono!" –Rispose Marcantonio.

"La volontà degli uomini, dici dunque?!" –Mormorò Argo, con voce bassa, prima di esplodere in uno strillo acuto. –"È forse quel demone annidato nel vostro animo, che da millenni vi porta a muovervi guerra continuamente, massacrandovi l’un l’altro, incapaci di comprendere voi stessi e i vostri vicini e desiderosi soltanto di sopraffarvi ed ergervi dominatori incontrastati della vostra specie?! Il libero arbitrio non è la possibilità di scegliere, Marcantonio dello Specchio! Non più! È divenuto l’abuso di scegliere, di decidere egoisticamente, anche a costo di prevaricare sugli altri! È la storia che lo insegna, la storia di voi uomini, fatta di guerre continue, di civiltà che giungono al loro apogeo, sopraffacendo le altre, e poi crollano, travolte dall’invidia di nuove! E questo vi avvicina più alle bestie, alle cose inferiori, che non al celeste candore divino!" –Esclamò Argo, prima di puntare tre dita della mano destra contro Marcantonio: il pollice, l’indice e il medio, caricandole del suo potente cosmo. –"Dita del Cielo!!!"

Marcantonio, che si aspettava un attacco diretto, e che aveva avuto tempo a sufficienza per prepararsi alla difesa, aprì le braccia improvvisamente, creando un muro sottile di energia, trasparente come limpido cristallo, su cui l’assalto di Argo si infranse, scuotendolo fino alla base.

"Specchio delle Stelle!" –Esclamò il Comandante, concentrando i sensi al massimo per riuscire a mantenere quella barriera che a dura prova veniva messa dai potenti attacchi del Sacerdote. Marcantonio sorrise, bruciando il proprio cosmo e osservando la pacatezza di Argo che si limitava a volgere tre dita verso di lui, costretto invece ad impegnarsi con tutto se stesso per non soccombere. –"È così grande il tuo potere, Argo? Da cosa nasce? Dalla fede cieca che mostri per la tua Dea? O dall’odio che, per motivi a me ignoti, covi nel cuore verso gli uomini?"

"Una buona tecnica, degna di tutta la mia lode! Ma sarà sufficiente per evitarti la triste fine occorsa ai tuoi compagni?" –Domandò Argo. –"Novanta eravate un tempo, le sei Legioni di Eroi! E cosa resta di quei guerrieri? Cosa rimane di tutte le vostre ambizioni? Felice di aver contribuito a farle crollare, a demolire le vostre ridicole speranze, consegnandovi alle tenebre dell’oblio! Dita del Cielo!!!" –Tuonò, ripetendo nuovamente l’assalto. E un’altra volta. E una volta ancora. Aumentando progressivamente l’intensità dei suoi attacchi, obbligando Marcantonio a mettere tutta la sua energia cosmica nella sua tecnica difensiva.

"Lo Specchio delle Stelle non serve soltanto a proteggermi!" –Commentò l’Hero. –"Ma ha anche il potere di respingere i colpi degli avversari, riflettendoli come uno specchio riflette la luce! E tale potere adesso ti mostrerò!!! Riflesso dello Specchio!!!" –Gridò Marcantonio, scaricando contro Argo la mostruosa potenza dei suoi stessi attacchi, obbligando il Sacerdote a balzar via, mentre essi distruggevano il palco e le colonne retrostanti, facendo tremare le mura della cella e crollare pezzi di intonaco. –"Uh? Dov’è finito?!" –Commentò Marcantonio, osservando che Argo non era più di fronte a lui.

"Sarei stato un folle, o uno stupido, a cadere sotto il mio stesso assalto!" –Esclamò una voce alle sue spalle, facendo sussultare l’Hero e obbligandolo a voltarsi, ritrovandosi il volto di Argo a pochi metri dal suo, con un sorriso beffardo e superbo. –"Stupor Mundi!" –Gridò il Sacerdote, aprendo un ventaglio di energia cosmica, che travolse Marcantonio, scaraventandolo indietro, fino a farlo schiantare malamente sui resti del palco di Argo, con la corazza danneggiata e numerose ustioni sul corpo.

"Co... Come hai fatto? Eri impegnato a lanciare il tuo assalto, e poi.. sei riuscito a portarti…" –Balbettò Marcantonio, cercando di rimettersi in piedi e sputando sangue.

"A portarmi nell’unico punto ove la tua barriera, di ottima fattura, devo ammettere, non aveva effetto! Ovvero dietro di te! È stato facile distrarti con i miei attacchi, il cui scopo non era soltanto quello di farla crollare, ma anche di impegnarti duramente, fino a limitare le tue capacità percettive! Per un Sacerdote come me, eletto dalla Regina degli Dei a Oracolo e Bocca della sua Divina Volontà, muoversi ad una velocità superiore rispetto a quella della luce è una prerogativa, non una dolorosa conquista!" –Spiegò Argo, forte del suo vantaggio, prima di puntare nuovamente le tre dita della sua mano destra contro Marcantonio, caricandole del suo cosmo lucente.

Ma prima che potesse scagliare nuovamente le Dita del Cielo, Argo fu distratto da un rumore violento e obbligato a voltarsi, giusto in tempo per osservare la maestosa sagoma della Nave di Argo sfondare il muro anteriore della cella e il soffitto, facendo crollare macerie dappertutto, e piombare su di lui, avvolta da un turbinio di venti e di mito. Immediatamente, dal ponte del vascello, Leonida della Spada e Polifemo del Ciclope si lanciarono sul Sacerdote di Era, sfoderando i loro colpi segreti.

"Lama dell’Onore!" –Gridò Leonida, dirigendo sottili ma precisi raggi energetici contro Argo, subito seguito dal possente Tuono di Eracle di Polifemo.

"Stolti!" –Esclamò il Sacerdote, svanendo e lasciando soltanto il mantello verde che aveva indosso a lasciarsi traforare dai raggi di Leonida e poi a farsi spazzar via dalla furia dell’assalto di Polifemo.

"Attenti! È dietro di voi!" –Gridò Marcantonio, mentre la sagoma di Argo appariva nuovamente alle spalle dei due Heroes, con il cosmo carico tra le mani.

"Stupor Mundi!" –Esclamò Argo, aprendo il ventaglio di energia e scaraventando via Leonida e Polifemo, danneggiando ulteriormente le loro già crepate corazze. –"Quale miseria! Scampati per miracolo alla morte riservatavi dai sette colori dell’arcobaleno, ardite persino attaccare l’Oracolo della Dea, incuranti del fatto che il vostro stesso Comandante, a voi indubbiamente superiore, giace riverso di fronte a me! Osate forse elevarvi al di sopra di lui?"

"Nient’affatto!" –Ansimò Polifemo, rantolando sul pavimento tra il sangue e i frammenti dell’Armatura. –"Aneliamo soltanto di salvare il nostro Comandante!"

"E trasformeremo questo sogno in realtà!" –Aggiunse una terza voce, proveniente dal ponte di comando della Nave Volante, che attirò l’attenzione di Argo, per l’epicità di cui il cosmo dell’uomo era intriso. Era Neottolemo del Vascello, che reggeva tra le braccia il corpo stanco di Pasifae del Cancro. –"La Sacerdotessa della Legione del Mare ha fatto a noi dono di tutto il suo cosmo, difendendoci dall’ultimo assalto di Iris con il suo mantello protettivo e permettendoci di sopravvivere, di poter solcare nuovamente i cieli sulla Nave di Argo ed essere ancora utili in questa Guerra Sacra! Per lei, per onorare la fiducia che ha riservato a noi, suoi amici e compagni d’arme, e per difendere il nostro Comandante, a cui siamo legati di un vincolo di riconoscenza, noi, gli Heroes della Legione d’Onore, combattiamo!"

"È dunque questo il vostro libero arbitrio? Lanciarvi a testa alta tra le fiamme dell’Inferno, sperando di uscirvi privi di ustioni? Quando sarete puro spirito nella valle di Ade, in che modo onorerete i vostri compagni e il vostro Comandante?" –Esclamò Argo, sollevando il braccio destro e puntando tre dita contro Neottolemo. –"Perché, vi assicuro, con impeccabile certezza divina, che soltanto questa sarà la vostra fine! Morte!" –Aggiunse, prima di liberare le Dita del Cielo.

Neottolemo non rimase inerte ad aspettare l’assalto di Argo, espandendo il suo cosmo e circondandosi di violenti turbini di aria e di cosmo, che diresse come enormi frangenti contro il potente attacco avversario, contrastandolo a mezz’aria. Argo fu sinceramente stupito nel vedere due immense ali, che trasudavano di epicità, schiantarsi contro le sfere energetiche da lui create, riuscendo a fermarle e a resistere alla loro immane potenza. Indispettito da quell’ostinata e irragionevole resistenza umana all’ineluttabile destino imposto dagli Dei, Argo aumentò l’intensità del suo assalto, come aveva fatto in precedenza contro Marcantonio, obbligando Neottolemo a tirare fuori tutto il suo potere, tutto il suo potenziale.

"Ali del Mito!" –Tuonò il timoniere della Nave di Argo, sollevando due immense ali di nubi e di energia acquatica, che si chiusero attorno alle comete energetiche dell’Oracolo, soffocandole, prima di abbattersi su di lui e obbligandolo a balzare indietro, roteando agilmente su se stesso, e ad atterrare sulle macerie del palco, a pochi metri da Marcantonio dello Specchio, che subito si voltò su di lui.

"Disprezzi ancora gli uomini, Sacerdote?" –Domandò il Comandante. –"Non ritieni che valga la pena comprendere cosa anima il loro cuore? Può accadere, come hai giustamente sottolineato, che le decisioni di molti uomini portino al male e alla guerra, ma anche tali scelte, pur sbagliate che siano, rientrano nel libero arbitrio del genere umano, nella possibilità di scegliere ed imparare dai nostri errori! Non sempre questo accade, poiché non tutti sanno cos’è l’autocoscienza, non tutti riescono a guardarsi dentro e a migliorarsi, rimediando ai propri sbagli! Ma è un’opportunità che ci è data e che meglio indubbiamente dovremmo sfruttare! Perché vorresti negarcela? Non credi che rientri nella nostra natura?!"

"No, non lo credo!!!" –Tuonò Argo, stufo di quegli sterili discorsi su un’umanità corrotta e peccatrice. –"Credo che gli uomini meritino i patimenti che loro stessi si impongono, le sofferenze di cui, con i loro errori, sono responsabili! È la punizione divina per aver abbandonato il culto degli Dei ed aver avuto l’ardire di arrivare a loro, ambendo continuamente ad un abbraccio di infinito!" –E mosse il braccio destro verso Marcantonio, caricando le dita del suo cosmo, ma gli altri Heroes prontamente intervennero, affiancando il loro Comandante, e dirigendo assalti energetici contro l’Oracolo, obbligato a spostarsi di lato per evitarli. –"Cos’è Dio? Tutto! Contro il destino non c’è fuoco o muraglia di ferro che tenga!" –Esclamò Argo, rivolgendosi a Marcantonio, che subito comprese la citazione del Sacerdote.

"Pindaro!" –Mormorò il Comandante, prima di ricreare lo Specchio delle Stelle, su cui si schiantò il fragoroso assalto, obbligando Marcantonio a bruciare al massimo il suo cosmo, per contenere la furia distruttiva dell’Oracolo di Era. Leonida, Nettolemo e Polifemo affiancarono il Comandante, come nelle tante imprese e avventure che avevano vissuto assieme negli anni precedenti, fin da quando si erano riuniti attorno ad Ercole. Marcantonio sorrise, ritrovandosi nei volti dei compagni, ritrovando quei giorni, così pieni di speranze, così carichi di sorrisi, proprio mentre Argo caricava un violento nuovo assalto.

"Stupor Mundi!" –Gridò il Sacerdote, mentre il ventaglio di energia da lui generato si chiudeva sullo Specchio delle Stelle, che vibrò profondamente, percorso da una pressione insostenibile, per quanto i quattro Heroes cercassero di infondere in esso tutto il loro cosmo, fino a schiantarsi, spingendo tutti i contendenti indietro di parecchi metri.

Marcantonio fu il primo a rialzarsi, respirando affannosamente e accorgendosi delle numerose crepe che ornavano la sua splendida armatura. Non era la prima volta in cui era impegnato in battaglia, poiché aveva affiancato Ercole in molte imprese, contro briganti o pirati o contro i Turchi Ottomani, o facendo strage di Giganti e di orride creature che infestavano i boschi e le alture della Grecia, retaggi di un’ombra che il Dio riteneva non fosse mai scomparsa dalla Terra. Di tutte le esperienze vissute assieme, la costruzione di Tirinto occupava la maggior parte dei ricordi, poiché ad essa Ercole aveva dedicato anni interi, fin dalla progettazione iniziale, vedendovi la possibilità di realizzare un sogno, di costruire una casa per l’umanità, asilo e ideale per tutte le genti. Marcantonio, Polifemo, Leonida, Neottolemo, Nestore, Agamennone, Chirone, Damaste, Mistagogo, Aureliano, Diomede, Druso, tutti gli Heroes della Prima Generazione avevano collaborato al progetto di Ercole, con sincera fede. Quello, per Marcantonio, e per gli Eroi della Giustizia, era il libero arbitrio, la possibilità di elevarsi e compiere nobili imprese. Ed egli era fiero di averne fatto parte.

Di nobili origini, discendente di famiglie ateniesi che a lungo avevano avuto un ruolo di rilievo nell’organizzazione politica della Grecia ellenistica e poi di dominazione romana, Marcantonio si era sempre sentito stretto nei panni del politico, covando nel cuore l’ambizione a qualcosa di più. Suo nonno, che a differenza degli altri membri della famiglia, aveva viaggiato molto, spingendosi nelle germaniche terre del Nord e nelle lontane sabbie del deserto africano, lo aveva incoraggiato fin da piccolo a coltivare la passione per l’arte, sicuro che ciò avrebbe affinato la sua sensibilità e le sue capacità percettive, come infatti accadde. Da lui, e non dal padre, troppo preso dalle sue questioni burocratiche, Marcantonio ereditò il sapere, quella piccola base di conoscenza, storica, letteraria e linguistica, che, come suo nonno ripeteva sempre, egli avrebbe dovuto ampliare con l’esperienza nel corso della vita, imparando con mano tutto ciò che sui libri non poteva trovare scritto.

"Mio nonno credeva negli uomini, e soprattutto in me! Credeva che fossi destinato a cose grandiose, alle cose divine! E morì con questo pensiero sorridente sulle labbra!" –Commentò Marcantonio, ricordando la figura che aveva contribuito a formarlo, ponendo le basi dell’uomo che sarebbe divenuto in seguito un fedele compagno di Ercole, e suo Comandante. –"Non sono certo di essere asceso alle cose divine, nonno! Ma so per certo che non ho mai tradito i tuoi ideali, i nostri ideali! Gli ideali di Pico, le cui parole ogni notte non ti stancavi mai di rileggermi prima di coricarti!" –Rifletté, prima di gridare ad Argo. –"L’uomo può tutto, Argo! E il tuo cinismo non vincerà!"

"Un sogno d’ombra è l’uomo!" –Rispose l’Oracolo, citando nuovamente Pindaro e concentrando il cosmo tra le mani, fino ad aprirlo nuovamente a ventaglio attorno a sé, in modo da abbracciare l’intera cella. –"Stupor Mundi!" –Gridò, liberando la devastante potenza del suo attacco. Ma questo non riuscì a raggiungere Marcantonio, che stava per ricreare lo Specchio delle Stelle, perché gli Heroes suoi compagni si rialzarono tempestivamente, lanciandosi contro Argo, avvolti nei loro cosmi lucenti.

"Lama dell’Onore!" –Esclamò Leonida, dirigendo un unico potente fascio energetico, che racchiudeva in sé tutti i colpi della sua lama. –"Tuono di Eracle!" –Ringhiò Polifemo, scagliando due comete di energia cosmica verso Argo, subito seguito da Neottolemo, che liberò nuovamente le Ali del Mito. Il contraccolpo tra i vari poteri spinse Argo indietro di qualche metro, facendolo barcollare per un istante solo. Un istante che al Sacerdote parve un’eternità. Indispettito dalle parole di Marcantonio, irritato per il tempo che stava sprecando per liberarsi di quella debole feccia umana, adesso aveva dovuto subire anche l’umiliazione di essere spinto indietro, perdendo per un momento la solidità che tanto lo caratterizzava. Se lo avessero ucciso con un colpo solo forse avrebbe provato una vergogna minore. A tale disonore avrebbe potuto reagire soltanto in un modo, riaffermando l’ordine gerarchico della sfera celeste, in cui egli, come rappresentante Divino e Bocca della Verità della Regina dell’Olimpo, era superiore a quei semplici soldati, sporchi di sangue, di sudore e di peccato.

"Attenti!" –Esclamò Marcantonio, mettendosi di fronte ai suoi stanchi compagni e preparando le braccia, per creare lo Specchio delle Stelle, alla vista di Argo che pareva ritrovare la sua intoccabile calma, il suo senso di indiscussa superiorità, dettata dall’immutabile cosmogonia dell’universo.

"Erigi pure la tua difesa, Comandante della Seconda Legione! Ciò mi è indifferente! Poiché né il tuo scintillante specchio, né alcuna difesa umana potrà mai respingere, o anche solo contenere, l’incommensurabile potere del Tesoro del Cielo!" –Commentò Argo, espandendo il suo cosmo al massimo, portandolo al suo parossismo. Nello spazio attorno al Sacerdote, gli Heroes videro comparire un immenso cielo azzurro, ove stelle brillavano lontane, ed uno scrigno dorato, dal coperto chiuso, che pareva sprigionare una luce abbagliante.

Argo afferrò lo scrigno, stringendolo tra le mani, con sguardo carico di avarizia e di maliziosa superbia, prima di aprirne il coperchio. Dapprima lentamente, lasciando che la luce accecante del suo contenuto abbagliasse gli Heroes, obbligandoli a coprirsi gli occhi, poi in maniera brusca, svelando l’arcano potere che vi era celato. Energia allo stato puro. –"Tesoro del Cielo!" –Gridò l’Oracolo, di fronte allo sguardo pieno di terrore degli Heroes, dalle gambe immobilizzate, quasi fossero stati incantati da quel rito a cui non avevano potuto sottrarsi.

L’energia contenuta nello scrigno dalle rifiniture d’oro esplose in tutta la sua potenza, annientando in un lampo di luce Leonida della Spada e Polifemo del Ciclope, che si ersero di fronte ai loro compagni, per proteggerli da tale infinito potere, che sembrava racchiudere in sé un intero universo. Marcantonio e Neottolemo vennero spinti indietro, le loro armature crepate in alcune parti, mentre Argo, soddisfatto del suo operato, richiudeva infine lo scrigno dorato, pronunciando frasi da Pizia di Pindaro, il suo autore preferito. –"Pianta effimera, cos’è il vivente?" –E rise, a bocca aperta, lasciando risuonare il suo sghignazzo per l’intera cella.

Grande fu indubbiamente il suo stupore quando vide Marcantonio dello Specchio rialzarsi ancora, ma anziché irarsi si sentì per la prima volta esaltato, quasi eccitato da una sfida che ormai non era più tra il servitore di Era e il guerriero di Ercole. No, ormai era divenuta una guerra di ideali, tra la Volontà Divina e il libero arbitrio dell’uomo, incarnato dal più nobile e raffinato tra tutti gli Heroes di Tirinto. Chiudendo i pugni e trattenendo le lacrime, Marcantonio osservò Neottolemo steso a terra, con la splendida corazza scura distrutta in più punti, quindi si voltò verso Argo, cercando di dimenticare il fatto che i corpi di Leonida e Polifemo giacevano di fronte a lui. Non era il tempo delle lacrime né dei campi funebri. Per quelli avrebbe dovuto aspettare. Adesso devo soltanto lottare! Si disse, bruciando il proprio cosmo, che si materializzò sotto forma di una lunga corda, di un laccio di energia, che l’Hero diresse verso Argo nel momento stesso in cui il Sacerdote liberò nuovamente le Dita del Cielo.

"Spirale dell’Onore!" –Tuonò Marcantonio, mentre i lacci energetici, a forma di spirale, avvolgevano le tre comete lanciate da Argo, deviandole verso il soffitto con un brusco movimento, che distrusse l’alta volta della cella, facendola franare attorno a loro. Immobili. Ancora pronti per darsi battaglia. Il Sacerdote scagliò un nuovo assalto, ma quella volta Marcantonio lo evitò lanciandosi di lato e ruzzolando sul suolo, prima di rimettersi in piedi e bruciare il proprio cosmo fino a circondare Argo da una fitta cintura di specchi. Di fronte ad ogni specchio, o forse al suo interno, l’Oracolo vide la sagoma di Marcantonio che pareva fissarlo con determinazione e un sorriso burlesco, realizzando di averlo messo finalmente in difficoltà.

"Sciocco! Se speri di sorprendermi con questi giochetti infantili, temo di dover deludere le tue aspettative! Come Oracolo di Era, sono immune a questi trucchi illusori!" –Esclamò Argo, socchiudendo gli occhi e cercando il cosmo del suo avversario, sorprendendosi di non riuscire a percepirlo. O meglio di percepirne non uno, ma tanti quanti erano gli specchi che lo circondavano. –"Com’è possibile?!"

"Sei in difficoltà, Sacerdote Divino?!" –Sorrise Marcantonio. E tutti i Marcantoni attorno ad Argo mossero le labbra, quasi come se la voce provenisse da tutti loro contemporaneamente. –"Eppure il trucco è più semplice di quanto tu creda! Cosa fa uno specchio? Riflette l’immagine che ha di fronte, e quindi la duplica, creandone una copia perfetta, identica in tutto e per tutto all’originale! Ugualmente lo Specchio delle Stelle crea una copia del suo Comandante, completa del suo cosmo, portato ormai all’apice! All’apice della distruzione!" –Esclamò Marcantonio, sollevando il braccio verso Argo. –"Spirale dell’Onore!" –Gridarono tutte le figure attorno al Sacerdote, liberando il loro sinuoso attacco.

Argo cercò di evitarlo, di respingerlo con la sola forza del pensiero, ma non poteva esercitare contemporaneamente i suoi poteri su ogni attacco che le figure attorno a sé gli dirigevano contro, venendo infine colpito, avvolto dai lacci di energia, che come spire lo strinsero in un abbraccio carico di incandescente energia cosmica, bruciando le sue vesti e crepando la sua corazza. –"Basta!" –Tuonò infine il Sacerdote, sollevando le braccia verso l’alto e liberando lo Stupor Mundi, il suo devastante ventaglio di energia, che si espanse circolarmente attorno a sé, fagocitando l’attacco a spirale di Marcantonio. –"Mi hai sorpreso! E sia, te ne do atto! Ma a lungo andare nessuno può spuntarla, neppure tu, uomo!" –Aggiunse, caricando un dito della mano destra del suo cosmo e dirigendo un robusto fascio energetico contro uno dei tanti Marcantoni che aveva intorno, colpendolo e distruggendolo, assieme all’illusione che lo aveva generato, prima di iniziare a roteare su se stesso, circolarmente, e distruggere tutte le altre sagome che lo circondavano. Tutte vennero distrutte, frantumandosi come cristalli di vetro, tranne una, posizionata proprio sul suo lato destro, al centro del salone, protetta da una trasparente barriera di energia.

"Il risultato è adesso nelle mani di Dio!" –Esclamò Argo, citando nuovamente Pindaro, prima di concentrare il cosmo tra le mani, ricreando attorno a sé l’immenso cielo azzurro, rischiarato dall’abbagliante luce dello scrigno d’oro che apparve tra le sue mani.

"No! Il risultato è nelle mani degli uomini! Da loro soltanto dipende il loro futuro!" –Ribatté Marcantonio, espandendo al massimo il suo cosmo, fino al suo parossismo, mentre Argo apriva lo scrigno di fronte a sé, liberando il distruttivo potere del Tesoro del Cielo. –"Specchio delle Stelle!!!" –Tuonò Marcantonio, parando con abile maestria l’immensa onda di energia e di luce che parve inghiottire ogni altra cosa attorno a sé. –"Aaaaaah!!!" –Gridava il Comandante, mentre Argo, dal canto suo, teneva i sensi concentrati al massimo, per mettere tutto se stesso, tutto il rancore che provava verso gli uomini e verso i loro patetici tentativi di innalzarsi al livello di Dio, in quell’ultimo assalto.

Marcantonio sentì l’enorme pressione di cui lo specchio si stava facendo carico, vibrando fino in profondità, obbligandolo ad uno sforzo enorme. Tutto il suo corpo andò in tensione, i muscoli si contrassero, le vene sembravano sul punto di esplodere, mentre la corazza dello Specchio si schiantava in più punti. D’un tratto, convinto che non sarebbe riuscito ad arginare quell’immensa ondata di odio, Marcantonio ricordò la figura energica di suo nonno, un uomo che non si era mai arreso, neppure quando la malaria lo aveva infettato, di ritorno da un viaggio in Africa. Ripensò alle loro conversazioni notturne, quando l’anziano gli aveva insegnato a interpretare la volta celeste, alla scoperta delle costellazioni, o quando gli leggeva poesie o romanzi della letteratura greca, di cui la sua educazione era stata infarcita. Infine, Marcantonio pensò ad Ercole, impegnato a combattere contro Era per difendere tutto ciò che aveva costruito negli anni precedenti, tutto ciò a cui anch’egli aveva preso parte, assieme ai suoi compagni. Vide il corpo esanime di Neottolemo a pochi passi da lui, che sarebbe stato annientato se Marcantonio non avesse fermato quella devastante onda. E vide Leonida e Polifemo, Tersite e Crisore, Arcadio, Temistocle, Odysseus e tutti gli Heroes della Legione d’Onore sorridergli dal Paradiso dei Cavalieri, fiduciosi in lui e nel suo successo. Poi non vide più nulla, perché chiuse gli occhi, lasciando esplodere il suo cosmo e respingendo il Tesoro del Cielo. –"Riflesso dello Specchio!!!" –Gridò, riflettendo tutto il potere che Argo aveva liberato contro di lui, aggiungendovi qualcosa di proprio, fino a travolgere il Sacerdote di Era, investendolo con la sua stessa devastante onda di energia e polverizzandolo in un colpo solo, con tutti i suoi rimpianti.

Soddisfatto, per aver saputo dimostrare che l’uomo può, se realmente lo vuole, se realmente ci crede, tutto, anche trasformare i sogni in realtà, il Comandante della Seconda Legione crollò sulle ginocchia, debole e stanco, prima di schiantarsi a terra, mentre la sua mente tornava indietro, ai tempi in cui sedeva sulle ginocchia del nonno, ascoltando Pico della Mirandola celebrare la dignità dell’uomo. Dignità che egli era riuscito a tenere alta.