EPILOGO

Ricaddero a terra, Ercole ed Era, schiantandosi al suolo tra i frammenti delle loro danneggiate Vesti Divine. Era chiaro a entrambi, fin da prima di quell’ultimo attacco, che quello scontro non avrebbe potuto risolversi se non nella distruzione reciproca, poiché nessuno dei due poteva essere così forte da prevalere in maniera netta sull’altro. Né Ercole, l’unico uomo che aveva ricevuto l’onore, per le imprese compiute e per essere figlio di Zeus, di assurgere all’Olimpo come Dio degli uomini; né Era, Regina degli Dei, che Ercole e gli uomini aveva sempre disprezzato. Imperterriti, Ercole ed Era si sollevarono nuovamente in piedi, mentre gli Heroes superstiti, i dieci che erano riusciti a sopravvivere alla distruzione portata dagli Shadow Heroes e dai servitori di Era, rantolavano a terra, cercando uno spiraglio di sole in quel cielo che ormai era carico di nuvole grigie.

D’un tratto, mentre i cosmi di Era e di Ercole nuovamente si accendevano sulla sommità dell’Isola di Samo, un fulmine squarciò il cielo plumbeo, conficcandosi nel terreno tra le due Divinità. Gli Heroes sollevarono lo sguardo verso il cielo, cercando di rimettersi in piedi, proprio mentre una figura ricoperta da una scintillante Veste Divina, circondata da saettanti fulmini, appariva sopra di loro. Una figura che Era ed Ercole conoscevano bene, essendo loro sposo e Padre: Zeus, Dio del Fulmine e Signore supremo dell’Olimpo.

"Zeus, marito mio!" –Mormorò Era, arrossendo improvvisamente, quasi fosse stata sorpresa in un atto sacrilego. La stessa sorpresa comparve sul volto di Ercole, che chinò il capo, inginocchiandosi di fronte al sommo Padre, che fissava entrambi in silenzio, con aria imbronciata. Al suo fianco apparvero Ermes, il Messaggero degli Dei, avvolto nella sua candida Veste Divina, e Eolo, Signore dei Venti, che cercò di evitare l’irato sguardo che subito Era gli rivolse.

"Ercole! Era!" –Esclamò il Dio, parlando con voce calma ma inflessibile. –"Sono profondamente deluso dal vostro comportamento! Lo spettacolo a cui ho assistito in questi due giorni, e di cui sono stato prontamente informato dai miei fidati collaboratori, non si addice al rango di Divinità, quali voi siete! Che lo vogliate o no!" –Aggiunse, tirando un’occhiata di rimprovero verso Ercole

"Padre, io… vorrei spiegarti…" –Ma Zeus lo zittì con un cenno della mano e con uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi.

"È questo l’amore per gli uomini che tanto hai professato per tutta la vita, Ercole?" –Domandò Zeus, osservando la rovina di Samo e le ferite sanguinanti degli Heroes. –"È per questo motivo, per condurli ad una rovinosa guerra, priva di qualsiasi ragione d’essere, che hai fondato Tirinto e addestrato per anni i tuoi guerrieri? Come possono nominarsi Eroi dei soldati che combattono soltanto per difendere il loro Signore che, minacciato, non è in grado di cavarsela da solo? Vuoi ergerti a protettore delle umane genti, presentando un modello di comunità ideale e di futuro, quando non sei in grado neppure di prenderti cura di te stesso e dei tuoi guerrieri, che hai condannato ad una triste morte? No, figlio! Hai ancora molto da imparare! Hai ancora molta strada da percorrere prima di giungere alla perfezione delle Divinità!"

"Ma io non sono un Dio, Padre! Sono anche un uomo!" –Rispose Ercole, alzandosi in piedi.

"Purtroppo lo sei!" –Affermò Zeus, con un sospiro. –"Ed è stata la tua natura umana, passionale e carica di ardore e di emozioni, a privarti di ogni divino discernimento, ad azzerare la tua lucidità e a precipitarti nel fango di questa guerra, ove hai trascinato anche i guerrieri a te fedeli, uccidendoli!"

"È stata la fine che meritavano, marito mio! Tale deve essere la punizione per chi volge i pugni contro gli Dei, pretendendo di emulare le loro gesta!" –Intervenne allora Era, volgendo lo sguardo rabbioso verso Ercole. Ma Zeus zittì anche lei.

"Gli Dei sono sempre stati un modello per gli uomini, Era! Gli Dei esistono in funzione degli uomini, poiché servono per dare loro qualcosa in cui credere! Il sole, la luna, il vento, il fulmine… tutte le forze della natura e tutti i comportamenti che gli umani venerano non sono altro che la proiezione della nostra divina essenza!" –Rispose Zeus. –"Ma tu, che gli uomini mai hai compreso, pur avendo avuto un figlio da loro, non potrai mai essere un modello o un ideale da raggiungere, rimanendo per sempre una reliquia dimenticata, di un tempo in cui ti pavoneggiavi della loro venerazione!" –Aggiunse, obbligando Era a chinare il capo e a scansare lo sguardo, piena di vergogna. Anche il marito era venuto a conoscenza del suo tradimento e questo avrebbe macchiato il suo animo e pregiudicato tutto ciò per cui aveva lottato finora. Come poteva, adesso, rinfacciare a Zeus i suoi tradimenti con le ninfe, le driadi e Ganimede, quando lei a sua volta aveva peccato di lussuria?

"Alzatevi adesso e salite all’Olimpo con me! Passeremo un po’ di tempo insieme e forse questo servirà per insegnarvi molte cose, nella speranza di rendervi migliori! Più degni del vostro essere Divinità, che troppo spesso osteggiate…" –Esclamò Zeus, rivolgendosi ad Era. –"O troppo spesso tendete a dimenticare!" –Aggiunse, voltandosi verso Ercole. Quindi, sentendo le resistenze dei due ad abbandonare il campo di battaglia, mosse un solo dito, sollevandoli entrambi con il suo cosmo, avvolti in una spirale di energia celeste, dentro la quale né Ercole né Era potevano muoversi.

"Padre! Fermati! Ti prego!" –Esclamò Ercole, per quanto doloroso fosse per lui parlare. –"Devo tornare sulla Terra! Tirinto ha bisogno di me! Gli Heroes hanno bisogno di me!"

"Se la caveranno ugualmente!" –Commentò il Dio, volgendogli le spalle e iniziando a scomparire all’interno di uno squarcio nel cielo, subito seguito da Eolo e da Ermes. –"Forse sapranno fare meglio, senza un capitano incapace di condurre le proprie truppe alla vittoria!"

"Ercole! Mio Signore!" –Gridarono allora gli Heroes, dal basso, correndo avanti, pregando Zeus di non portare via il loro Dio.

"Lasciami andare, Padre!" –Esclamò ancora Ercole, cercando di liberarsi. Ma Zeus si fermò improvvisamente, fulminando il figlio con folgori dilanianti che penetrarono nella sua pelle, facendolo gridare dal dolore.

A quella vista, gli Heroes decisero di intervenire, scagliando contro il cielo i loro colpi segreti, seppur indeboliti dalle lunghe battaglie sostenute. Ma Zeus neppure si curò di evitarli, lasciando che si infrangessero su di lui come aria fresca. Quindi puntò un dito verso di loro, minacciandoli con sguardo severo, prima di scaricare un fulmine contro Paride della Rosa, incenerendolo sul colpo.

"Che vi serva da ammonimento!" –Aggiunse, voltando definitivamente le spalle a Samo, agli Heroes e alla Terra intera e scomparendo nello squarcio tra le nubi.

Nesso, Alcione, Marcantonio, Nestore, Neottolemo, Pasifae, Druso, Antioco e Penelope si lanciarono avanti, allungando le mani verso il cielo, ma un soffio di vento, generato da Eolo, li spinse indietro, con la faccia nella polvere. Riuscirono a sollevarsi soltanto quando lo squarcio tra le nubi si era ormai richiuso e, seguendo Zeus, Eolo, Ermes ed Era, anche il corpo di Ercole scompariva al suo interno. Con un ultimo sguardo, carico di amore e di tutto il futuro che non era stato in grado di garantire loro, Ercole sorrise loro, tra le lacrime di quel giorno, lasciando gli Heroes da soli, a languire nella polvere carica di dubbi di tutto ciò che avevano vissuto.

 

 

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