Capitolo 15

NUOVA MINACCIA!

 

- non riesco a spiegarmi come meno di una settimana fa avesse entrambe le braccia fratturate – sospirò Truck, osservando il Santo di Andromeda – e, adesso, le muove come se non fosse mai successo -

- è la loro caratteristica più interessante – disse la dott.ssa Osadia, con un espressione tra il soddisfatto e l’incuriosito – dal mio punto di vista, perlomeno –

Il ragazzo la osservò in silenzio e perplesso per qualche istante, come ad attendere ulteriori informazioni.

- a quanto pare, i Santi hanno una capacità di guarigione accelerata, rispetto alle altre persone – riprese lei – credo che questo sia una conseguenza della loro capacità di bruciare il cosmo –

- il cosmo……stando a quanto mi ha detto Steo, tutti noi ne lo possediamo; solo che non ne abbiamo il controllo – riprese Truck – è la Scintilla di Speranza che permette loro di espanderlo fino a renderli ciò che sono….insomma….Santi -

- guarda che stanno parlando di te…. – disse ridacchiando Talano, indicando i due amici

- ah si? Cosa c’è? – domandò Ric

- niente, niente…. Divagazioni professionali! – rispose Osadia – piuttosto, che fine han fatto gli altri?-

- in effetti è un po’ che li ho persi di vista – affermò Talano, quasi parlando da solo

- saranno in aula fumo! Li ho visti dirigersi in quella direzione poco fa. – rispose Truck

L’aula fumo, detta anche "stanza dei tombini", non era altro che uno stanzotto di dimensioni piuttosto contenute, che si affacciava su una grossa griglia in ferro, che lo delimitava dal punto in cui congiungevano le acque piovane filtrate dai tombini della strada. Era denominata, per l’appunto, "aula" in quanto lì Steo era solito impartire lezioni (per così dire) su come costruire la sigaretta perfetta tramite quella che egli definiva "l’arte del rollaggio".

- è permesso?- esclamò Talano irrompendo nella stanza

- oh, ciao! Stavamo giusto discutendo riguardo alla tua radio. Concu stamattina è riuscito a sentire delle voci….qualcuno che cercava di mettersi in contatto con qualcuno….poi il segnale si è fatto più debole, fino a rendere incomprensibili le parole….poi più niente – spiegò il Santo della Lira

- si, ne ha parlato anche con me, poco fa, prima di uscire…. – aggiunse Masu, che, fin ora, era stato in silenzio

- uscire?! E dove?! – sussultò Talano

- beh, non so dove – rispose il ragazzo. Poi, di fronte agli sguardi minacciosi dei suoi interlocutori, continuò – mi ha detto che, quando ha sentito parlare, ha provato a rispondere qualcosa….gli ha dato un appuntamento….non so bene…mi hanno solo detto che uscivano per vedere …..si, insomma, nel caso qualcuno si fosse presentato…. -

- e tu cosa aspettavi a dirlo?!?!?! Ti rendi conto dei pericoli che corrono la fuori?!?! – tuonò Talano infuriato

- non…..non ci avevo pensato – si limitò a rispondere Masu, in evidente imbarazzo.

- vuoi che esca a cercarli? Mi sento bene, ho recuperato. – disse Steo, come ad anticipare eventuali preoccupazioni dell’amico riguardo al proprio stato fisico.

- no…..è meglio di no. Non dobbiamo correre rischi inutili. E poi, questa volta, dovranno farcela da soli. – rispose l’uomo dalla bianca chioma, con tono pacato, ma deciso – piuttosto…Clod! Dov’è Clod? –

Ma nessuno di quelli presenti nella stanza seppe rispondere.

Il Santo della Fenice se ne stava accovacciato in un angolo della propria stanza, al buio, con la mente avvolta da una spessa teca di pensieri.

- ancora quel volto… - ripeteva fra una pausa di pochi attimi e un’altra, dondolandosi rannicchiato, con le braccia poggiate sulle ginocchia e la testa sulle braccia, ripensando alla visione avuta dopo aver subito il suo stesso Fantasma Diabolico, per effetto dello Specchio della Morte di Lesma: impronte di passi sulla neve……un lago…intorno nient’altro che arbusti secchi….un volto riflesso nell’acqua….il suo….e poi cominciare a strapparsi via la pelle dalla faccia…..schiudendo in un brivido di terrore quella di un mostro disumano e iracondo! - non appena chiudo gli occhi, torna a galleggiare nella mia mente! E se fosse lo specchio della mia anima? Più semplicemente quello che mi porto dentro….. – poi, alzandosi in piedi di scatto, assestando un pugno al muro – cosa sono io?!?! Brucia cosmo della Fenice….brucia per non vanificare la scintilla di speranza che è in me….non fare che si affievolisca fino a spegnersi – e, a queste parole, l’aura infuocata divampò violenta per un attimo, per poi ritirarsi all’improvviso. Clod si toccò all’altezza dello stomaco, stringendo la maglietta nel pugno – spero che tu possa sfotterti Korr della Bestia Maledetta! Mentre il tuo artiglio è ancora conficcato nella mia carne e non smette di infliggere…..aaahhhh!!!!! - gridò, ma di rabbia, più che di dolore.

L’esplodere improvviso del cosmo della Fenice non aveva lasciato indifferenti Steo e Ric, che subito erano corsi a raggiungere l’amico.

- cosa succede? – chiese il Santo della Lira, dirompendo nella stanza

- per quale motivo hai brillato il cosmo in quel modo, Clod? Hai forse avvertito una presenza nemica? – domandò Andromeda

- no…niente di tutto questo amici! - rispose il ragazzo, con fermezza – sono solo nervoso….tutto qui. Quella visione continua a perseguitarmi e io sento quel mostro gridare dentro…. -

- dai, togliti un po’ da qui dentro adesso – gli disse Steo – stare solo non migliorerà di certo le cose e poi…. –

- noi tutti siamo, in qualche modo, ancora provati dagli ultimi scontri coi Demoni della Morte e…. – continuò Ric, prima di essere interrotto dalle grida di Masu, il quale avanzava correndo verso di loro.

- sono tornati!!! Sono tornati e hanno portato con se quelle persone! – agitava, con affanno, nell’avvicinarsi……

Quando i tre santi raggiunsero la sala da pranzo, si trovarono di fronte quattro ragazzi, all’apparenza intorno ai trent’anni, che ingurgitavano con veemenza risotto ai piselli, fissando il piatto come in stato di trance.

Improvvisamente uno di loro lasciò il cucchiaio per afferrare un bicchiere di vino e tracannarlo con altrettanta foga – non potete immaginare – parlò, dopo aver deglutito – quello che è successo al nostro villaggio. – con la faccia sfigurata da un velo di morte ancora ad accarezzargli i tratti somatici.

Talano gli mise una mano sulla spalla, facendogli cenno con la testa di parlare e il ragazzo continuò – sono stati giorni di terrore. Quegli assassini neri, senza volto…..stavano lentamente uccidendo tutti nel nostro villaggio, a partire dai più deboli, i vecchi e i malati….come un cancro facevano marcire tutto….ogni nostra speranza di sopravvivenza. Poi una guerriera giunse in nostro aiuto. Armata di una frusta, ci liberò da quella piaga nera e maledetta, sterminandoli uno ad uno. A contatto con l’arma quella specie di tuta nera, che li aveva resi quasi invulnerabili ai nostri deboli e confusi tentativi di rivolta armata, si lacerava come non fosse altro che carta bruciata. Ricordo ancora la gioia negli occhi di tutti, quando ci stringemmo attorno a lei per ringraziarla, chiedendole quale fosse il suo nome: Ila del Camaleonte, Santa in nome di Speranza, rispose con fierezza.

Eravamo convinti di essere al sicuro….avevamo ricominciato a uscire dai nostri nascondigli….per dedicarci alla ricerca di cibo e quant’altro potesse permetterci di sopravvivere in maniera…umana, ecco.

Ma poi….. – e si interruppe, abbassando gli occhi e fissando il pavimento.

- poi?- lo esortò a continuare Concu.

- arrivò quell’essere malefico….quel Demone con l’armatura a forma di teschio! – riprese il ragazzo - Olro del Teschio Maledetto, così si presentò a noi –

- Teschio Maledetto?!? – lo interruppe, involontariamente Clod, al quale quella denominazione aveva immediatamente fatto affiorare alla mente il ricordo di un altro Demone, Korr.

- si…quello il nome. Era in grado di congelare qualunque cosa toccasse, esseri umani compresi. Nemmeno la Santa del Camaleonte potè nulla contro di lui: dopo aver neutralizzato la frusta, congelandola, la colpì sferrando un pugno allo stomaco e ricoprendole il corpo con una patina di ghiaccio. Lei coraggiosamente reagì, avvolgendosi in una stana luce viola, scagliando una serie di calci, tanto rapidi ai nostri occhi da non riuscire a distinguerli. Ma quell’essere indietreggiò appena e riuscì a bloccarla per una gamba, scaraventandola violentemente al suolo. Alcuni di noi le si strinsero attorno per proteggerla e fu così che mi accorsi che aveva la gamba completamente congelata: non riusciva più a muoverla. – e qui si interruppe nuovamente, sorridendo dolcemente per un breve attimo, per poi tornare scuro in volto e continuare – quando il Demone fece il gesto di levare il pugno su di noi, la terra ai nostri piedi si ricoprì improvvisamente di ghiaccio e tutti pensammo che fosse la fine. Solo Ila non si arrese e, avvolgendosi nuovamente di viola, alzò un muro di nebbia dello stesso colore fra noi e quel mostro. Quindi non ci pensai un attimo e me la caricai sulle spalle. Quel muro di nebbia viola ci salvò la vita, nascondendoci agli occhi del nemico, per darci il tempo di tornare ai nostri nascondigli –

- e poi? Come ci siete arrivati fin qui? – chiese Ric, il quale si era seduto al tavolo e gli stava riempiendo di vino il bicchiere.

- nel pomeriggio di ricerca che precedette l’avvento del Demone avevamo trovato una radio-trasmittente. Riuscimmo a farla funzionare collegandola alla vecchia batteria di un’automobile ormai inutilizzabile. Aspettammo la notte, preziosa alleata, e decidemmo di lasciare il villaggio in cerca d’aiuto. Di tanto in tanto, durante il tragitto, ci fermavamo per provare metterci in contatto tramite la radio. Il resto lo potete immaginare da voi…. Grazie – concluse, rivolgendosi al Santo di Andromeda e impugnando il bicchiere di nuovo pieno.

- dobbiamo aiutarli Talano. sono nella stessa situazione in cui eravamo noi. Dobbiamo intervenire! Se non fosse giunto Ric al Valentino e se qualcuno non avesse riparato la lira di Steo…. – esclamò Clod, rivolgendosi a quello che tutti riconoscevano come guida all’interno del rifugio.

L’uomo sospirò, poi disse – stanotte vi riposerete. Domattina, dopo che avrete fatto colazione, vi metterete in viaggio verso il villaggio di questi ragazzi. uno di loro dovrà per forza venire con voi, per indicarvi la strada. Dovrete fare molta attenzione: quel Demone, almeno stando a chi ce l’ha descritto, sembra molto pericoloso; d'altronde sappiamo già quanto siano temibili quegli esseri….non dimenticando che potrebbe non essere solo -

I tre Santi si ritirarono nelle rispettive stanze per riposare.

Per la verità Clod non chiuse occhio per l’intera notte, temendo che il proprio Demone tornasse a fargli visita e trascorse le ore pensando e ripensando a quel nome, Olro del Teschio Maledetto, chiedendosi se e cosa avesse a che fare con la Bestia dai neri artigli.

Ric di Andromeda, invece, riuscì a conciliare il sonno, anch’egli non privo di preoccupazioni, dopo essersi fermato a chiacchierare, per qualche minuto ancora, con Talano e la dott.ssa Osadia.

- posso entrare? – chiese una voce, da dietro alla porta

- hey, ciao… - rispose Steo, riconoscendola

- come stai? –

- bene – rispose il ragazzo – e tu? –

- bene………..posso venire con voi domani mattina? Sono bravo, hai visto! Ti ho anche già portato la lira al parco! –

- ascolta Iki…. – disse il Santo, sorridendo – sei stato molto coraggioso. E sono sicuro che, un giorno, il tuo cosmo brucerà vigoroso…..ma, perché ciò avvenga, devi darti il tempo. Domani è una missione troppo pericolosa. Ma, grazie alla lira che tu mi hai portato, sarà come se fossi con me! –

- davvero? – chiese il fanciullo, illuminandosi in volto

- certo! – lo rassicurò il ragazzo – perché non mi racconti ancora quello che è successo quel giorno, quando l’hai fatta aggiustare da quel tipo….dai, su… -

- ok…allora – incominciò Iki – ero nel corridoio tra la mensa e la sala delle riunioni, quando ho visto uno, incappucciato in una giacca a vento e, quando mi è passato di fianco, mi ha chiesto che cos’era che avevo in mano. Io gli ho detto che era la lira dell’armatura della Lira, ma che era rotta.

E così lui mi ha chiesto se poteva vederla e poi mi ha detto: mio piccolo amico, penso di poter far qualcosa per te! E mi ha detto di portarlo in una stanza e io l’ho portato in camera tua. Poi ha tirato fuori un martello e uno scalpello color bronzo e ha cominciato a picchiare sulla lira, bruciando il cosmo, proprio come fate tu Clod e Ric, ma color grigio pietra…e ad ogni colpo partivano cerchi di energia. Così mi sono coperto gli occhi e, quando non ho più sentito colpi, la lira era di nuovo intatta! Io ero stupito…allora gli ho detto grazie e gli ho chiesto come si chiamava e lui mi ha risposto: Vitto, Santo dello Scultore, in nome di Speranza. Ma, quando ha sentito delle voci avvicinarsi alla stanza, è uscito ed è corso via. Però, prima di andarsene, mi ha detto che, di li a poco, avrebbe fatto ritorno in un posto….il Monte Pintus, mi pare….si, ha detto così –

- Pintus hai detto… - ripetè Steo, accarezzandolo sulla testolina.

Iki fece cenno di si. poi si coricò sul letto, dove si era seduto incominciando il suo racconto e, in pochi istanti, si addormentò.

- dunque esiste un Santo con tale abilità - pensava fra se e se il guerriero, coricandosi di fianco al piccolo amico – a quanto pare siamo in cinque, ad esser scesi in campo, per il momento….. – e, sommerso da questi pensieri, chiuse gli occhi, rilassandosi finalmente.