Capitolo 16

IL VILLAGGIO DELLA NEBBIA

Il mattino seguente i tre santi si alzarono all’alba. Gli avvenimenti del giorno prima erano ben scolpiti nelle loro menti, ma non più così vividi. Nessuno di loro poteva sapere cosa li avrebbe attesi una volta giunti a destinazione ed il pensiero di nuove battaglie certo non gli era di conforto, eppure una sensazione di calma e serenità albergava nei loro cuori: la consapevolezza che ognuna di quelle battaglie non era vana e che, alla fine di tutte, una speranza di vita nuova li avrebbe attesi.

- Bart si è offerto di venire con voi…. Vuole a tutti i costi rendersi utile – parlò Talano – dice che è il suo modo per ringraziare la Santa del Camaleonte. Sa di rischiare la vita, ma è anche l’unico che oggettivamente rallenterebbe soltanto di poco la vostra marcia e tutti sappiamo quanto sia importante muoversi con rapidità una volta fuori. – poi si interruppe e sospirò, guardando i suoi tre amici negli occhi – comunque vi sta già aspettando. –

- Però devi promettermi che non uscirete dal rifugio fino al nostro ritorno, per nessun motivo! Avete provviste a sufficienza e ci terremo in contatto via radio. – esclamò Steo, evidentemente preoccupato – saremo sempre noi a contattarvi e non il contrario, perché dovremo lasciare la radio in un posto sicuro, non potendo portarcela dietro, una volta giunti a destinazione e se non doveste avere nostre notizie per oltre sette giorni……. –

- Come ci siamo detti ieri – proseguì Ric – dovrete continuare da soli, prendendo in considerazione l’ipotesi di un nostro non ritorno. –

Talano annuì semplicemente e, appoggiando una mano sulla spalla di Steo, salutò i tre amici – buona fortuna ragazzi! Io vi aspetterò qui. – prima di lasciarli per dirigersi in superficie.

Bart li aspettava con uno zaino in spalle. Era l’alba e i quattro si misero in cammino.

Percorsero rapidamente via Lagrange, fino alla Porta Nuova e, una volta lì, svoltarono a destra, in Corso Vittorio. Arrivati al fondo del viale si trovarono di fronte il Parco del Valentino.

- fa uno strano effetto essere di nuovo qui – disse Clod

- Ghismy…… - scandì con tono pacato Ric, piegando il braccio su se stesso e ridistendendolo lentamente.

- già…. – sospirò Steo - è stata una lunga giornata….di lotte e incontri – pensando al suo scontro con Lesma e a quanto gli fosse sembrato diverso dagli altri Demoni incontrati fin ora.

-per di qua!- esclamò Bart, facendo cenno con la testa.

Camminarono con il parco sulla sinistra fino a superarlo, poi di corsa lungo il viale che li portò ad un sottopassaggio.

Una volta all’interno si accorsero di essere totalmente avvolti dal buio, procedendo districandosi tra le automobili ferme, che rendevano ulteriormente difficoltosi l’incedere e la visuale.

- zuhjak! – gridò improvvisamente il Santo della Lira, brandendo il proprio strumento e preparandosi alla lotta.

- non riesco a vederli – disse Clod – si confondono nel buio e…. con il rumore delle lamiere –

Gli scagnozzi della Morte saltavano, infatti, su e giù dalle vetture abbandonate, atterrando sui cofani e sulle capotte con tutto il loro peso per fare rumore.

Uno di loro si avventò rapidamente sul Santo della Fenice, cercando di colpirlo alla schiena con un coltello. Il ragazzo riuscì, però, all’ultimo istante a schivare il colpo e a contrattaccare con un calcio in girata, abbattendo il nemico.

- abbassatevi e lasciateli a me! – esclamò all’improvviso Ric. Poi, con un balzo, atterrò sulla capotta di un furgoncino più alto della maggior parte delle altre vetture – Catena di Andromeda…..trova il nemico! – lanciando la catena di attacco – nascondervi nell’ombra non vi servirà a niente adesso! –

In pochi secondi, la catena eliminò tutti gli zuhjak, travolgendoli uno ad uno e lasciandoli a terra privi di vita.

- incredibile…. – pensò Steo, che non aveva mai visto il compagno in azione, prima d’ora – la Catena di Andromeda è un’arma rapida e dotata di una precisione micidiale… -

- andiamocene fuori da qui – disse quindi Clod, rivolgendosi ai compagni – dobbiamo assolutamente raggiungere l’uscita di questo maledetto tunnel! –

Finalmente fuori, i ragazzi si trovarono di fronte l’ennesimo lungo viale allo scoperto, con alla loro destra un grosso complesso ospedaliero, di cui non erano rimaste che le rovine.

- di ritorno faremo tappa per cercare medicinali o quant’altro possa essere rimasto di utile li dentro. Sicuramente sarà pieno di zuhjiak, per cui, per ora, proseguiremo attenti a non farci individuare – disse il Santo della Lira, scambiando una rapida occhiata di intesa con gli altri.

Muovendosi con circospezione, percorsero l’intero viale, senza trovare nemici o impedimenti, finche non giunsero ad una biforcazione.

- da che parte Bart – chiese Ric – proseguiamo sulla destra o lungo il cavalcavia?-

Non ricevendo alcuna risposta, il Santo di Andromeda si girò di scatto, solo per accorgersi che il ragazzo stava seguendo con lo sguardo Steo correre verso il fondo della strada, seguito a sua volta dal Santo della Fenice.

- che cosa è saltato in mente a quei due? – bofonchiò la guida, rispondendo, pur con attimi di ritardo, in qualche modo al compagno di viaggio.

- Andiamo…..seguimi! – sussultò improvvisamente Ric, scattando in direzione dei compagni.

Steo intanto si era fermato. Clod, che stava arrivando a ruota, riuscì a scorgerne il pugno chiuso, tremante, ricurvarsi sul polso. Poi si fermò anch’egli fianco all’amico. Nessuno dei due parlava, inorriditi entrambi dall’agghiacciante visione.

- ragazzi! – il Santo di Andromeda stava giungendo alle loro spalle – ragazzi…. Ma cosa vi è…. – il volto del ragazzo si contrasse tanto da irrigidirgli le labbra, impedendogli di continuare; poi si voltò di colpo; un conato di vomito e le ginocchia cedettero.

Anche Bart era arrivato e stava zitto, immobile, qualche metro più indietro.

Clod ritrasse lo sguardo, spostandosi di alcuni passi a lato; le palpebre tremanti a contenere le lacrime.

- maledetti bastardiiii!!!- gridò il Santo della Lira - giuro che la pagherete tutti….- poi il pianto gli rigò il viso e il tono della voce gli divenne flebile e tremante – io giuro sulla corazza che indosso….che non avrò….pace....finché non avrò estinto la vostra razza! –

- quando affronterò il prossimo Demone….gli caverò il cuore dal petto con le mani e poi lo getterò a terra e lo calpesterò come hanno fatto con questo bimbo – furono le parole di Clod, che nel frattempo si era riavvicinato all’amico. Non stava piangendo ed il modo in cui le aveva pronunciate scosse per un istante brevissimo l’attenzione degli altri due Santi. Non era sembrata la sua voce. Fredda e calma, come priva di rabbia. Come quando la rabbia ha ormai lasciato posto all’odio.

Tanto bastò a far rialzare Ric sulle proprie gambe. Il ragazzo si voltò osservando nuovamente la cruda scena.

A terra, circondata in una pozza di sangue, giaceva il corpo nudo e senza vita di una giovane donna. Aveva entrambe le gambe spezzate ed il ventre squarciato. Fra le braccia stringeva un feto morto, schiacciato e calpestato, ancora attaccato al cordone ombelicale.

- a tanto possono dunque arrivare…. – parlò il Santo di Andromeda

Ancora pochi interminabili secondi, poi qualcuno interruppe il silenzio.

- andiamo……andiamo via… abbiamo ancora quasi un’ora di cammino - era Bart, che coprendosi il lato destro della faccia, per non vedere, esortava i compagni a rimettersi in marcia – il vostro compito è di liberare questo posto dai Demoni che lo hanno invaso… il mio è quello di portarvi dove c’è qualcuno che può ancora essere salvato! –

Steo fu il primo a muovere un passo, seguito dagli altri due.

Intanto Ciu della Chioma di Berenice stava vagando, solo, fra le rovine della città. – l’Angelo della Morte ha parzialmente sigillato il mio cosmo, limitando così il suo espandersi, ma solo temporaneamente. Questo perché, nel momento in cui mi stava risvegliando, l’Angelo che ha tradito i suoi fratelli ha tentato di uccidermi, fallendo, ma riuscendo comunque a contagiarmi. È dunque a causa sua la sensazione che provo quando tento bruciare il mio cosmo fino al suo limite più estremo- pensava il ragazzo, che sembrava non avere una meta precisa – tutti questi cadaveri…..e ancora niente…..possibile che non siamo ancora riusciti a trovare il portatore? Non dobbiamo distogliere la nostra attenzione da quella che è la reale missione: trovare il portatore…. –

- capitano…..è ora di muoverci – parlò una voce bassa e roca - mi sono finalmente giunte notizie riguardanti gli spostamenti dei tre Santi! –

- bene Vreth….- rispose Ciu – sai cosa mi aspetto da te….. –

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Circa un’ora più tardi…..

Un uomo correva all’interno di un vecchio complesso edilizio diroccato - quattro individui con indosso delle armature sono stati visti entrare nel villaggio e sembrano muoversi in direzione della nostra zona – affermò con voce trafelata.

- cosa? Sei sicuro di quello che dici? – chiese il suo interlocutore

- è confermato da più di una vedetta – rispose

- mmmm…. – e il secondo uomo tentennò alcuni istanti, prima di decidere sul da farsi – andate a chiamare la Santa del Camaleonte…..deve sapere! –

- ma è normale tutta questa nebbia, Bart? – domandò Ric

- beh, qui….c’è sempre almeno un po’ di nebbia……ma è anche grazie a lei se gli zuhjiak non sono ancora riusciti a trovarci ed è sempre lei che ci ha protetto la notte in cui abbiamo lasciato il villaggio per venire da voi – rispose il ragazzo

- sarà anche come dici tu, ma, per quel che mi riguarda, in questo momento potrebbero accerchiarci con tutta calma e noi non ce ne accorgeremmo – disse Steo, preoccupato dalla poca visuale.

- non ti preoccupare, se anche fosse, la Catena di Andromeda penserà a trovare i nemici nascosti, non ho ragione Ric ?

- sì e a tal proposito…. – e il Santo lasciò pendere la catena di difesa verso il basso- non segnala la presenza di alcun nemico, almeno non nelle vicinanze –

- comunque per noi è più un vantaggio, perché, chi è originario di questi luoghi, sa benissimo come muoversi in queste condizioni, tanto che siamo detti il popolo del villaggio della nebbia. – riprese Bart – seguitemi…..per di qua! –

Il ragazzo procedette per alcuni metri con passo deciso, ma poi rallentò progressivamente, fino ad arrestarsi – non capisco…..non c’è una roba simile di solito… -

- che cosa vuoi dire? Non hai appena detto che….. – il Santo della Lira non riuscì a finire la frase, colpito dall’espressione del volto del compagno.

- questa nebbia è densa……e io non capisco più dove siamo! – esclamò Bart, chiaramente turbato.

- cosa?- replicò istintivamente Steo – allora siamo allo scoperto…… dobbiamo trovare un posto in cui sostare….brevemente e riorganizzarci-

- Ric, che cosa dice la catena?- chiese Clod

- no, niente….- rispose il Santo – non avverte presenze nemiche.

La catena di difesa era distesa perpendicolare al suolo, senza accennare il benché minimo movimento, quando qualcosa, improvvisamente, colpì il suo possessore alle spalle – aaahhh!- atterrandolo bruscamente.

- Ric! Cos’è stato?! – gridò subito Steo allarmato

- non lo so – rispose l’amico – ho sentito una raffica alle spalle e…-

-iiaahhh!- era il Santo della Fenice ad essere stato colpito, questa volta, finendo anche lui a terra.

Steo impugnò velocemente la lira per tentare un’offensiva, ma nel tempo necessario a individuare una presenza cosmica ostile, su cui indirizzare i propri attacchi, qualcosa lo colpì alle braccia, strappandogliela di mano e gettandola qualche metro più in la – maledizione! Non vedo dov’è caduta! –

- siamo in balìa di attacchi nemici e non riusciamo a individuarli! Ric, come mai la tua catena non funziona?- domandò allora Clod.

Ma il Santo di Andromeda restava immobile, appoggiato su un ginocchio, osservando la propria catena – eppure non avverte la presenza di alcun nemico…..non si era mai sbagliata fin’ora, a meno che….. – in un lampo un’idea gli si materializzò nella mente – Steo! Clod! Bart!- sussultò rialzandosi in piedi – statemi tutti il più vicino possibile….fidatevi di me!-

Memori di quanto successo poco prima nel sottopassaggio, i tre eseguirono, senza farsi domande, le istruzioni dell’amico.

- Difesa circolareee!!! – in una frazione di secondo la catena avvolse i quattro.

Al contrario del solito, però, gli anelli più larghi si formarono alla base e all’estremità opposta, stringendosi man mano in centro, in modo tale da formare una spirale, che spazzò via la fitta nebbia attorno a loro, liberandone il campo per un raggio di diversi metri.

- come sospettavo! Ora che non ne siamo completamente avvolti, posso distinguere chiaramente…..questa nebbia è… viola!- sentenziò Ric.

- ma certo!- esclamò allora Bart- come ho fatto a non pensarci prima??!! – dandosi una pacca sulla testa.

Poi, avanzando qualche passo – Ilaaa! Sono io…Bart! Loro sono amici…alleati! - urlò con quanto fiato aveva in gola.

- non allontanarti troppo! Hanno evidentemente cercato di disperderci nella nebbia e se ci fossero riusciti…- gli gridò Steo, che, nel frattempo, aveva recuperato la propria lira.

A un tratto, però, la nebbia viola si dissolse, lasciando il posto a una più rada e biancastra foschia, da cui si intravedeva a fatica una sagoma femminile avanzare.

-Ila… sei tu?- chiese Bart, con la voce rotta.

Pochi istanti ancora e l’immagine si fece finalmente nitida: una ragazza di media altezza, capelli ramati che scendevano sino alle spalle, prima mossi, fino a diventare boccoli; gli occhi, castani anch’essi, spiccavano su di un viso pallido, costellato di qualche lentiggine, tradendo timidamente un delicato strabismo di venere. Impugnava una frusta formata da magli metallici azzurrini e indossava un’armatura per la maggior parte dello stesso colore. I gambali erano dotati di una placca metallica pentagonale che copriva circa un terzo della lunghezza della coscia, a partire dalle ginocchiere, le quali erano anch’esse placche metalliche di forma simile ad uno zoccolo di cavallo e andavano inspessendosi verso il basso. Gli schinieri partivano larghi sotto le ginocchia, per restringersi man mano verso il fondo, sino a congiungersi con la protezione sul piede, dotata di tre piccoli spuntoni metallici e di un quarto, più lungo, vicino alla punta. La parte della gamba non coperta dall’armatura, all’altezza del polpaccio, era protetta da uno strato di cuoio. Il cinturino, a forma di bikini, azzurrino e protetto da due piastre metalliche bianche, congiunte a formare una V, si univa al pettorale, nero, che sembrava formato da tanti semicilindri appiattiti, disposti uno sull’altro verticalmente, i quali si allargavano all’altezza del seno, fino a toccarne le protezioni, a forma di coppa, azzurrine anch’esse. Dalla base bassa di queste partivano altre placche metalliche bianche che si disponevano a protezione delle costole, mentre un altra, dello stesso colore, contornava l’estremità alta del pettorale. I bracciali avevano la forma di due ali di libellula unite sul fianco lungo e toccavano il polso protette da una placca ovale con uno spuntone al centro. Anche i copri-spalla erano ovali, bordati di bianco e costellati da nove piccoli spuntoni. Infine l’elmo: un anello metallico, alto pochi centimetri, che abbracciava la fronte e, probabilmente, parte della nuca, nascondendosi fra i capelli della ragazza. Sul lato sinistro era agganciata una spilla a forma stilizzata di farfalla, nella quale si infilava un ago metallico bianco.

- Bart… ce l’hai fatta! Sei tornato con dei rinforzi – parlò finalmente la ragazza.

- ecco perché la mia catena non percepiva alcuna presenza nemica… il cosmo di una altro Santo non può esserle ostile….per questo non ci ha avvertiti in anticipo dei tuoi attacchi!- esclamò rivolgendosi alla ragazza – comunque io sono Ric di Andromeda –

- Steo è il mio nome. Felice che tu non sia l’ennesimo Demone! – si presentò il Santo dal cosmo sonoro.

E quello con lo sguardo perso nel vuoto è Clod della Fenice! – riprese a parlare Bart, indicando l’amico.

- ciao! – si destò allora il ragazzo, accortosi di esser stato chiamato in causa.

La verità era che un pensiero fisso dominava la mente di Clod, da quando aveva raggiunto il villaggio – Olro del Teschio Maledetto… Che sia soltanto il nome a ricordarmi Korr, oppure un oscuro legame vi unisce….. –

- io invece sono Ila – si presentò la guerriera – Santa del Camaleonte e ospite di questo villaggio da parecchi giorni ormai – poi si guardò attorno con aria scrutatrice, come se un rumore o qualcosa ne avesse attratto l’attenzione – ora andiamo via qui però! Nonostante la nebbia siamo in campo scoperto e non è il momento di rischiare brutti incontri –

- seguitemi – disse Bart – ora la strada mi è di nuovo chiara – e il gruppo di cinque si rimise in marcia.