SOTTO IL SEGNO DEL DESTINO

CAPITOLO 4: Tra passato e presente

Atene, in prossimità del grande Tempio, 6 maggio 1793

"Fermo!". I tre incappucciati gridarono all'unisono, intimando l'alt all'uomo anziano davanti a loro. Che costui fosse vecchio, si poteva dedurre solo dai capelli bianchi e dalle rughe attorno agli occhi; altrimenti avrebbe trasmesso una tale sensazione di forza da far arretrare chiunque. "Cosa volete?" chiese l'anziano, mentre, sotto la tunica sdrucita, i muscoli ancora guizzanti si gonfiavano. Un'ombra di dubbio passò negli occhi a malapena visibili dei tre figuri. Infine, quello che sembrava il loro capo rispose: "Ci è giunta voce che al Tempio di Atene stiano arrivando da tutto il mondo uomini a lungo creduti leggenda. i Cavalieri dello Zodiaco! Conosci per caso qualcuno di quei guerrieri? O forse.. tu stesso sei uno di loro?".

L'ultima esclamazione era carica di tensione, mentre i tre facevano un passo in avanti. L'uomo, per nulla spaventato, rispose: "Non so nulla dei cavalieri di cui tanto vai cianciando, ragazzo mio, né sono uno di loro, posto caso che esistessero. Ma.." e improvvisamente, l'aria attorno a lui sembrò divenire gelida, ".. ti consiglio, per il tuo bene e quello dei tuoi amici, di non fare troppe domande. Non fu forse per curiosità che Pandora aprì il suo famoso Vaso?".

Il capo degli sgherri rispose: "Ora basta, vecchio.. combatti, se hai cara la vita!". Come un sol uomo, i tre si lanciarono contro il loro anziano avversario. Ma poi accadde qualcosa di straordinario: i capelli bianchi dell'uomo divennero biondi, le rughe scomparvero e gli occhi azzurri parvero splendere come montagne di ghiaccio gemelle. Mentre una luce dorata lo avvolgeva, l'uomo eseguì una danza aggraziata, per poi terminarla con un pugno da cui proruppero migliaia di cristalli di ghiaccio. E un grido echeggiò in quella contrada desolata:

POLVERE DI DIAMANTI!!!!!!

 

Grecia centrale, 6 maggio 1793

"E' tutto inutile, Arion," disse tranquillo il cavaliere di Gemini mentre evitava un altro colpo luminoso, "non è con questi attacchi che riuscirai a mettermi in difficoltà!". Ma il guerriero del Leone ignorava le parole dell'avversario: prigioniero della propria cieca rabbia, Arion voleva soltanto colpire, colpire e colpire ancora.. Una cascata di pugni dorati investì Gemini, ma l'armatura d'oro che indossava lo proteggeva egregiamente: al contrario, Arion non aveva armatura, ma sembrava non averne bisogno, tanto i suoi attacchi parevano veloci e letali. Ma poi il guerriero sfigurato sentì qualcosa accadere in lui: una parte della sua mente continuava a rimanere concentrata sulla battaglia, mentre un'altra aveva superato quella barriera che aveva eretto dentro di lui, per giungere in luoghi cupi e desolati, dove solo la rabbia cresceva rigogliosa..

Atene, 3 agosto 1783

"Spero che tu abbia capito, Arion", disse Leonida. "Comprendere la natura del Cosmo è fondamentale per utilizzare al meglio il dono conferitoci da Atena". Ancora una volta, il maestro si sorprese a fissare il suo allievo dodicenne: la Natura era stata assai generosa con lui. Gli occhi e i capelli castani catturavano il calore e la luce della giovinezza, i lineamenti regolari esprimevano decisione già a questa età immatura, e il corpo sottile e flessuoso prometteva un futuro grande guerriero. La fronte era corrugata, segno che Arion voleva chiedere qualcosa: con un cenno condiscendente, il

maestro acconsentì alla sua richiesta. "Maestro, tu hai affermato che quando i Cavalieri bruciano il loro cosmo, l'esplosione di una energia così grande in uno spazio così piccolo dà loro una forza sovrumana. ma questo non rende il cosmo un'energia pericolosa, e difficile da controllare?".

Leonida sorrise; quanta impazienza, quanta fame di sapere! Lui avrebbe fatto il possibile, ma...

"In greco, kosmos significa ordine, ed è proprio l'ordine che i Cavalieri cercano: ordine e pace delle istituzioni umane. Tuttavia, in un mondo dominato dalla legge del più forte, l'ordine può essere raggiunto solo tramite un sapiente uso della forza: e i Cavalieri hanno questa forza a disposizione. Usarla male può comportare gravi conseguenze, ma non usarla per niente è un vero delitto! Chi ha il potere per cambiare le cose deve sempre adoperarsi affinché esse migliorino: il mondo sarà sempre caratterizzato dal conflitto fra Bene e Male, e la neutralità non aiuta nessuno. Ma ora riprendiamo ad allenarci! Il sole è ancora alto, e devi ancora mostrarmi un attacco sufficientemente veloce!". Le esclamazioni del maestro e del suo allievo si persero nella calura afosa del pomeriggio, mentre il sole pareva tramutarsi in una pozza di luce liquida, e il ricordo di ciò che era stato svaniva lentamente dalla mente di Arion, per far posto a ricordi più oscuri..

 

Atene, 6 maggio 1793

La magnificenza delle Dodici Case era completamente sfuggita a Sion: il giovane era infatti gravato da problemi assai più pressanti.. ad esempio, come sconfiggere Damian del Tucano. Il cavaliere di bronzo davanti a lui sosteneva infatti di essere incaricato di supervisionare la difesa del Grande Tempio, e Sion non addiceva sufficienti garanzie riguardo alla sua pretesa di essere un cavaliere d'oro. Alioth non si era pronunciato, e ciò faceva sospettare a Sion che questa non fosse altro che l'ennesima prova da superare. Bene: lui non si sarebbe certo arreso a un passo dalla Casa dell'Ariete. Era infatti sulle sue scalinate che si trovava, e poteva percepire la presenza della sua Armatura d'Oro. ma ora non doveva lasciarsi distrarre: Damian sembrava ansioso di combattere, mentre Alioth persisteva nella sua indifferenza. Sion si preparò ad attaccare, ma Damian disegnò un cerchio nell'aria con le braccia, che poi congiunse al disopra della testa: in un attimo, l'aria si riempì di punti luminosi simili ad occhi, che si concentrarono alle spalle di Damian, fino a formare due grandi occhi luminescenti. Sul viso del cavaliere di bronzo comparve un sorriso, mentre affermava: "Sei finito, ragazzo! Sguardo del Tucano!".

Improvvisamente, Sion cadde a terra senza più forze.

 

Atene, 13 giugno 1789

La notte cupa sembrò piegarsi su se stessa per inseguire Arion: pazzo di rabbia, il giovane mosse inconsapevolmente i piedi in direzione della grande arena dove, ogni giorno, si era addestrato con il suo maestro Leonida.. quel pensiero gli strappò un urlo di rabbia.

Fino a un anno prima, il mondo andava come doveva andare.. ora, tutto pareva essersi trasformato in un incubo da cui non riusciva più ad uscire. Giunto ai margini dell'arena, si fermò per riprendere fiato. Avvertì il suo cosmo, sicuro e potente, prima ancora che la sua voce, carica di pena e preoccupazione. "Arion, in nome di tutto ciò che hai di caro al mondo, fermati!".

E Arion si fermò.

La luce della luna illuminava l'argentea armatura di Cefeo, e rendeva parzialmente visibile il volto del suo maestro. Leonida di Cefeo era quello di sempre, anche se gli anni e le preoccupazioni avevano scavato numerosi solchi sul suo viso, ora tormentato dalla sofferenza. "Arion, perché non torni sui tuoi passi? Il Sacerdote capirà, dopotutto eri ancora sconvolto.. e se non ti perdonerà, ti seguirò nel tuo esilio! Saremo ancora io e te, il Maestro e l'Allievo, come ai vecchi tempi! Ma ti prego, non costringermi a fermarti!".

Dicono che il fato sia un vecchio invidioso di giovinezza e felicità, desideroso solo di far girare la sua ruota una volta ancora, per travolgerele esistenze dei mortali. Così sembrò il destino ad Arion in quella drammatica notte, quando fu chiamato a fare una scelta una scelta che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Deciso a non farsi più manipolare, volse le mani contro il suo maestro. contro l'unico amico che avesse mai avuto, all'infuori dei suoi fratelli.. Questo pensiero lo spinse a colpire, e più forte che poteva. Ma la catena paralizzante di Cefeo gli si era già stretta attorno al polso destro, bloccando il suo movimento. Un avversario normale sarebbe stato neutralizzato, ma Arion non era un avversario normale, e inoltre conosceva bene il suo maestro. Mentre ancora Leonida esitava, prima di ordinare telepaticamente alla palla chiodata della sua catena di sfondare il cranio dell'amato allievo, Arion espanse il suo cosmo, e la catena cadde a terra, in pezzi. Infine, i pugni di Arion disegnarono un reticolo luminescente nella notte scurissima, e le sue urla e quelle del maestro si unirono in una sinfonia di distruzione.

Atene, 6 maggio 1793

I colpi cadevano su Sion come una fitta pioggia, e il cavaliere dell'Ariete cadde nuovamente a terra. L'incomprensione di ciò che era accaduto stava generando in lui la disperazione: un attimo prima era svelto e scattante, un attimo dopo le sue forze lo avevano abbandonato. Aveva cercato di riprendere il controllo di se stesso, ma riusciva a malapena a stare in piedi, figurarsi se poteva tentare un attacco! E intanto il suo avversario ne approfittava, scagliando colpi su colpi.. come poteva difendersi? Per ora non era stato davvero ferito, ma era dolorosamente consapevole di come il suo corpo non fosse resistente quanto un'armatura d'oro. Improvvisamente, si ritrovò ancora una volta in ginocchio, incapace di sostenere il peso del suo stesso corpo. Damian si scagliò ancora una volta in avanti, scendendo gli scalini e sollevando il pugno destro...

..che andò ad impattare sul torace muscoloso del giovane appena emerso dalla luce dorata comparsa dinanzi a Sion. Damian si ritrasse di scatto, poi disse: "E tu chi sei? Dimmi il tuo nome, cosicché possa sapere chi sto per mandare nell'Ade!". Ma il volto di Damian non aveva la baldanza delle sue parole: e il cavaliere si preoccupò ancora di più nell'udire le parole del giovane: "Dokko è il mio nome, e sono un cavaliere, appartenente alla costellazione della Libra!".

 

Grecia centrale, 6 maggio 1793

ESPLOSIONE GALATTICA!! Il grido furibondo di Gemini si tradusse in realtà, e non fu nulla in confronto all'apocalittico rumore che lo seguì, cancellando ogni cosa nel raggio di chilometri. Esausto, Gemini lasciò ricadere le braccia sui fianchi, generando un tintinnio metallico. Ma sotto l'elmo sorrideva: l'Arion che ricordava lui non si sarebbe mai lasciato sconfiggere da un colpo solo, seppur vibrato alla massima potenza.. ma cos'era quella luce che spiccava in mezzo alla terra annerita? Il sorriso di Gemini si fece amaro: a quanto pareva, aveva avuto ragione lui. Arion era ancora vivo, e per di più aveva richiamato telepaticamente l'armatura del Leone, che lo aveva protetto dall'ultimo, devastante attacco. Ma il guerriero dalle zanne dorate non sembrava intenzionato a combattere: tutto ciò che faceva era tirare pugni al terreno fumante e… Gemini no credeva ai suoi occhi… stava piangendo?

 

Atene, 6 maggio 1793

"Rialzati! Tu saresti il cavaliere dell'Ariete? Come può allora un semplice cavaliere di bronzo metterti così in difficoltà? Pare che il valore dei cavalieri d'oro, dopotutto, non sia commisurato alla fama di cui godono!".

Quest'ultima affermazione irritò Sion, che rispose a fatica: "Non parlare di ciò che non conosci! Tu non hai subito il suo colpo. Damian mi ha rubato tutte le forze!". Dokko, immobile e in piedi, guardò prima Sion, che si stava faticosamente rialzando, e poi Damian, che si preparava a un nuovo attacco: il guerriero del Tucano sollevò le braccia, e ripetè il suo Sguardo ammaliatore contro il protetto di Libra. Sion vide Dokko cadere in ginocchio, per poi rialzarsi subito: "Dunque è questo! Lo sospettavo ma ora ne ho la certezza. ascolta, Sion! Lui non può rubarti le forze, poiché le energie di un cavaliere d'oro sono pressoché inesauribili! Ma può lasciare nel tuo cervello un blocco mentale.. qualcosa che ti impedisca di usare la tua forza! Liberatene come ho fatto io, avanti!". Comprendendo la verità, Sion chiuse gli occhi e si concentrò. infine avvertì una presenza estranea nella sua mente, e la cacciò via con facilità. Si rialzò, mentre Damian urlava per il dolore: distruggere la sua estensione mentale era stato come spezzargli un braccio. Ma niente poteva trattenere Sion, ora. "Mi hai ipnotizzato, ma non accadrà più" disse. "Ora mira la vera forza di un cavaliere d'oro!". L'esplosione di luce si abbattè su Damian, e l'onda d'urto del cosmo espanso di Sion lo mandò a sbattere contro una delle colonne della Casa dell'Ariete. Damian riuscì a rialzarsi, ma fu chiaro a tutti che il combattimento era finito: sull'armatura di Damian erano comparse decine di piccole crepe. "Siete davvero dei cavalieri d'oro, ma. le vestigia del Tucano sono infrante!". "Non c'è problema" disse Sion, "posso ripararla io".

Grecia centrale, 6 maggio 1793

Gemini si avvicinò con circospezione ad Arion: questi aveva smesso di piangere, ma continuava a colpire il terreno e a urlare: "Non è vero niente, maestro! non è vero! Non basta il potere per cambiare le cose, non è vero niente! Io non volevo ucciderti, non volevo. Eteocle..Polinice.!". Poi si voltò a guardare Gemini con occhi arrossati, e disse: "Verrò". Qualche minuto dopo, i due scomparvero in un'abbagliante colonna di luce.