CAPITOLO DECIMO: ANCESTRALI NEMICI

"Bastardo adesso muori!", urlò arrabbiato Sado, sferrando delle lame fredde verso Cyd, che paralizzato dall’immensa energia congelante, era vulnerabile all’attacco. All’improvviso, però, quelle lame furono distrutte da immensi ultrasuoni, grazie al quale Cyd riuscì a salvarsi. –"Chi osa intromettersi in un mio incontro?", chiese allora il demone.

Sulla zona dello scontro, comparvero due uomini in nera armatura, che nessuno dei due contendenti della battaglia riconobbe. Il primo era abbastanza robusto, aveva un’armatura ingombrante, a richiamare l’immagine di una pianta, con un elmo in stile classico, dotato di pennacchio, e una piccola faccia sul pettorale; il secondo era più brutto, calvo e dall’aspetto tozzo, indossante una semplice corazza nera. –"E’ tempo che non vedevo un Cavaliere d’Oro! Saranno due o trecento anni!", affermò quello col pennacchio sulla testa, il quale rispetto al secondo guerriero sembrava essere quello più forte.

"Sentite, non ho tempo da perdere! Potreste anche essere mille, ma io vi eliminerò lo stesso!", tuonò Sado, che con una chiusura della mano, distrusse completamente la corazza del guerriero calvo, che spaventato crollò a terra. Cyd non aspettò che il demone colpisse anche l’altro guerriero, e si fece avanti portandosi con un balzo, di fronte a lui e centrandolo allo stomaco con un pugno, e lanciarlo verso l’alto con una scarica d’energia. Ciò, come precedentemente, non fermò il nemico, che volando gli sferrò un forte calcio al volto, facendogli sputare sangue.

"Little Belch", urlò il guerriero calvo, rilasciando dalla bocca un urlò sonico, che scosse per un secondo Sado, che per risposta lo avvicinò, trapassandolo con il braccio di parte in parte, all’altezza dello stomaco. –"No..no Marchino! Prendi questo!", continuò il suo compagno, dando un pugno al demone, che cercò di colpirlo, ma scoprendo con terrore che l’attacco precedente l’aveva confuso non poco.

Barcollando Sado fu vulnerabile all’attacco dell’altro guerriero nero, -"Strangle Shrill", urlò l’uomo, facendo crollare in ginocchio il demone, apparentemente in difficoltà per la prima volta.

Un sorriso sadico comparve sul volto del demone, in quel momento. "Il dolore è per i deboli, anche se mi colpite, potreste farmi rivoltare sangue, ma non proverò mai dolore", disse Sado, "Stavolta avete oltrepassato il limite! Verrete travolti dalla mia collera divina!", e come impazzito iniziò a lanciare lame di ghiaccio da tutte le parti. Una di esse tramortì colui che era chiamato Marchino, mentre un’altra ferì superficialmente l’armatura nera dell’altro guerriero, graffiando il volto posto sui suoi pettorali.

Rialzatosi, Cyd di Cancer si rese conto una volte per tutte che, nel migliore dei casi, non sarebbe uscito del tutto inerme da quella battaglia, osservando l’infuriato Sado che era deciso del tutto a distruggere tutto ciò che aveva intorno.

"Sull’Olimpo, ho conosciuto gente che diceva che la morte fosse un dono! Se è così, ritengo che dovrò farti il più grande regalo della tua vita", tuonò Sado l’Ombra, avvicinandosi al Saint asgardiano che fu travolto dal cosmo gelido proveniente dal nemico. Subito dopo, il demone Sado balzò vicino al guerriero in nero, ancora rimasto in vita, rialzandolo. –"Prima di spirare, dimmi il tuo nome! Vorrei sapere il nome di chi sto per eliminare!", chiese il demone al guerriero nero.

"Fe..Fedor di Mandrake della Stella del Cielo della Ferita! Al servizio, di sua maestà Hades, Dio dell’Oltretomba!", balbettò il rivelato specter, ormai prossimo alla morte; -"Ti sei battuto con onore, uomo! Ammiro la gente come te, ma sono soltanto dei poveri pazzi!", rispose gridando Sado, finendo lo specter, con una lama di ghiaccio, che si colore di un rosso intenso.

Per Sado era finito lo scontro; avevo ucciso due dei tre guerrieri, a lui nemici, mentre il terzo stava in uno stato di incoscienza, per i forti traumi subiti nello scontro. Cyd di Cancer era il sopravvissuto, uno dei Cavalieri d’Oro di Atena: un esponente della casta di guerrieri più forti di Atena era stato battuto, ma aveva raggiunto il suo scopo, relegarlo per sempre in quel mondo, poiché aveva percepito che il Seikishiki Annihilation, subito in precedenza, gli impediva di tornare al mondo, anche in caso di morte di colui che l’aveva scagliato.

Nel frattempo, Cyd di Cancer era incosciente, non riusciva a risvegliarsi, perso nei suoi sogni. –"Cyd, Cyd risvegliati!", lo incitò una voce, proveniente da un giovane uomo, con indosso la sua stessa armatura. Costui aveva al suo fianco altri due uomini, abbastanza anziani che indossavano una lunga tunica.

"Chi siete voi? Sono già morto?", si chiese l’asgardiano; -"Io sono Manigoldo, Saint di Cancer, mentre loro sono Sage ed Hakurei di Cancer! Siamo, anzi siamo stati, tutti e tre dei Saint di Cancer, durante le guerre del 1500 e 1743", esclamò il giovane ragazzo dai capelli blu.

"Dall’inizio della giornata, ne ho sentite molte. Ormai sono abituato a queste sorprese", disse Cyd, "Ma cosa volete voi da me? Come fate ad essere nel mio sogno, se siete morti?", avvicinandosi a Manigoldo.

"Ti spiego: sono caduto durante la guerra del 1743, così come anche loro, e siamo stati rinchiusi nella fredda prigione del Cocito, l’ultima dell’Inferno. La nostra essenza guerriera è rimasta viva nel corso dei secoli, tanto che il mio spirito s’è reincarnato nel corpo di un giovane ragazzo di nome DeathMask, il precedente Saint di Cancer", spiegò Manigoldo, spalleggiato dai due ex-Gran Sacerdoti, "All’inizio della Guerra Divina, noi tutti siamo stati liberati da Hades, e appena abbiamo percepito la tua presenza in questo luogo, abbiamo chiesto al Dio dell’Oltretomba di poterti aiutare. Costui ci ha risposto di no, per questo appena sei crollato nel Mondo dei Sogni, ci siamo rivolti ad Hypnos, tua vecchia conoscenza, e insieme ad i suoi servi, i quattro Dèi dei Sogni, siamo venuti ad aiutarti".

"Grazie dell’aiuto, ma non potete aiutarmi più di tanto contro quel mostro!", commentò un po’ seccato Cyd. –"Non ti preoccupare, sappiamo che il nostro tempo è finito, ma il nostro spirito può ancora servire! Per questo porgi in avanti le mani!", intervenne Sage.

Cyd fece un cenno d’assenso e tese in avanti le mani, sulle quali si posero anche quelle dei precedenti Saint di Cancer, -"D’ora in poi noi saremo in te! Tutto ciò che sappiamo, la nostra essenza, la nostra esperienza, le nostre tecniche saranno anche tue! Fanne buon uso, mi raccomando, addio!", esclamarono in coro in tre, ed in un esplosione di luce, Cyd uscì dal suo sogno, risvegliandosi dinnanzi Sado l’Ombra.

"Ancora, ma tu non muori mai!", esclamò arrabbiato Sado sferrandogli un poderoso calcio che andò a vuoto. Il Saint si dimostrava più agile rispetto a prima, e ciò aveva insospettito Sado, che non spiegava come potesse evitare i suoi colpi.

"Adesso ti colpirò con il colpo di prima, stavolta so come chiamarlo", gridò Cyd di Cancer, stendendo in avanti la mano e caricando il suo cosmo, "Seikishiki Kisouen", correndo verso Sado e colpendolo con la sua tecnica. Dopo un urlo di dolore, forse il primo della sua vita, Sado notò che la sua anima stava venendo bruciata a causa del colpo.

"Non ci credo, alla fine anche io cadrò! Non è possibile, cosa sarà accaduto a quel ragazzo, da infondergli tanta determinazione e sicurezza tale da riuscire a battermi!", pensò il demone, ma in quel momento ricordò una cosa, che forse poteva non farlo morire inutilmente. –"Morirò a poco a poco questo è certo, ma almeno distruggerò questo posto, facendo esplodere oltre i limiti il mio vastissimo cosmo! Glacial Expansion!!!". Dell’energia blu caricò il corpo di Sado l’Ombra, il suo cosmo si stava concentrando tutto nella sua spada, in modo da poter distruggere tutto ciò che lo circondava.

"Ma perché tu, che sei al servizio di Ercole, ti ostini a voler distruggere tutto?", chiese Cyd; -"Ercole? Povero stolto, non sai una cosa…", replicò Sado, "Di Ercole a noi del nostro gruppo non importa nulla, combattiamo per Ares e per la gloria! Morire per noi è quasi impossibile, se tu avessi conosciuti altri miei compagni, avresti fatto la più brutta delle fini. Ciò ora non m’interessa più, perché il mio compito è distruggere tutto", urlò sadicamente il demone.

Cyd fu spiazzato perché di certo non poteva impedire il colpo con una delle sue tecniche, e non poteva neanche gettarlo nella Bocca di Ade, altrimenti avrebbe distrutto gli Inferi. Cercò per vari minuti una possibile soluzione finché non notò una vistosa ferita sull’immortale corpo del demone, -"Manigoldo, Sage, Hakurei grazie di avermi fatto questo prezioso regalo!", esclamò a testa bassa Cyd di Cancer, iniziando la corsa verso il suo nemico, incurante di poter rimanere fulminato dal suo cosmo. I suoi pensieri erano per il fratello Bado, anch’essi coinvolto in quegli scontri sottomarini, e al pensiero che eliminando quell’avversario demoniaco Sado l’Ombra, un essere proveniente da un altro mondo e protetto di Ares, sarebbe entrato nella leggenda.

"Stella del Cancro aiutami nel mio compito, distruggi questo demone!", tuonò in corsa Cyd, "Vai, ACUBENS!", e con una poderoso calcio, fece uso delle alette alle caviglie della sua Armatura d’Oro, premendo sulla ferita di Sado. Il corpo del demone fu squarciato in due parti, non aveva più possibilità di vittoria, ma continuava ad immagazzinare energia cosmica; -"Se distrugge tutto, le anime non avrebbero più modo di ritornare in vita, e anche il mio compagno Syria perirebbe. Cosa dovrei fare ora?", si chiedeva Cyd.

D’un tratto però qualcosa irruppe nello Yomotsu Hirasaka, una grande forza entrò nella zona. Una donna, vestita di armatura nera, con due grandi ali e artigli sui pettorali, era arrivata; mentre Cyd s’iniziò a chiedere chi fosse, la ragazza iniziò a parlare, -"Burial Fort", esclamò la ragazza, facendo marcire il corpo di Sado, che si estinse in pochi minuti, sotto le su forti grida di dolore. Anche un essere invincibile, o quasi, come lui era stato sconfitto, ma in quella giornata di gente come lui erano caduti già, e lui non sarebbe stato l’ultimo.

La luce blu del corpo di Sado scomparve, e le tenebre tornarono ad inghiottire lo Yomotsu Hirasaka; on Sado, anche il talismano della sua Glory, che indossava da sotto il vestito, andò distrutto, così che un altro degli strati che avvolgevano il Tempio di Nettuno cadesse. Cyd di Cancer aveva superato vivo quello scontro, nonostante alcune parti dei due coprispalle si fossero frantumati, con giusto qualche profonda ferita qua e là; il ragazzo fu incuriosito dalla donna che lo aveva aiutato, per questo si avvicinò a lei.

"Un altro Specter di Hades corso ad aiutarmi! Oggi è il terzo!", esclamò avvicinandosi alla ragazza, "Il vostro signore è molto fedele ai patti, a quanto pare!". –"Ti sbaglio Cavaliere di Atena! Io sono Veronica di Druj Nasu della Stella del Cielo Indagatore, Specter al servizio di Hades e Guardia Personale di sua maestà Thanatos!", ribatté lo specter, "Non è Hades che mi ha mandato qui, ma sono venuta di mia spontanea volontà. A dir al verità, non ho mai avuto così attenzione per uomini al dì fuori della schiera di Hades, così come tutti gli Spectres prima di questa guerra, ma mi hai veramente incuriosito!".

"In che senso incuriosito?", si stupì Cyd, -"Vedi le ultime due volte in cui la mia anima s’è reincarnata, ha avuto sempre a che fare con degli esponenti della tua costellazione: nel 1743, l’anno della luce, sono stata sconfitta ed uccisa da Manigoldo, l’allora Saint di Cancer; pochi mesi fa sono stata uccisa da DeathMask, prima che egli fosse eliminato da Rhadamantys di Wyvern", spiegò Veronica, "Essendo legati da un destino comune in guerra, visto che eri in pericolo ho pensato di venire ad aiutarti. Soprattutto visto l’avversario che non potevi eliminare, e che non mi avrebbe potuto far nulla, dato che sono immortale!".

"Beh cosa posso dire, grazie! Un giorno ricambierò!", continuò Cyd, alzando le dita in alto, "Ti do la mia parola!", teletrasportandosi di nuovo nel Regno dei Mari, e ritrovandosi alla Colonna del Nord Atlantico.

 

 

 

In quel momento, dall’alto del celeste Monte Olimpo, nel suo Tredicesimo Tempio, Zeus stava osservando i fatti che accadevano nel Regno dei Mari, deluso profondamente da quelli che considerava quasi pari a lui. Sin dallo scontro tra Syria e Suna, il Capo degli Dei aveva chiamato a sé ancora una volta, suo figlio Ares, Dio della Guerra, per farsi spiegare le cause di tali sconfitte.

"Padre mi scuso ancora per l’accaduto! Mentivo quando ho detto che non avevo inviato i più forti, il reparto speciale che ho reclutato ha fallito. Tuttavia, ci sono ancora un guerriero più uno della nostra stirpe", disse Ares, non convincendo, però, molto suo padre, che amareggiato gli voltò le spalle.

"Chiama i tuoi fratelli Ercole ed Apollo. Da ora gestirete voi la guerra, io me ne starò in disparte; ma stai attento perché se perderemo anche nel Tartaro ti perseguiterò!", urlò Zeus, ritirandosi nella sua personale stanza.

Quelle parole risuonarono orribilmente nella mente del Dio della Guerra, ma non si fece prendere dal panico ed ordinò alla sua guardia personale Marshall del Buio, il preferito tra i suoi Bersekers, di far venire in quel tempio, dinnanzi la tavola strategica, i suoi due fratellastri. Giusto una decina di minuti, ci volle perché i due arrivassero contemporaneamente alle stanze del Tredicesimo Tempio Olimpico.

"So che non amiamo lavorare insieme, ma stavolta dobbiamo replicare alla sconfitta che questi stupidi Cavalieri di Atena e i loro alleati ci stanno infliggendo, ne va della nostra salvezza!", affermò Ares, trovando l’assenso degli altri due Olimpici. Ercole mise sul lungo tavolo, dove si tenevano sfarzosi banchetti, una grande carta rappresentante il Santuario di Atene.

"Sono assenti quattro degli esponenti del rango maggiore dei Cavalieri di Atena più i due Generali di Nettuno! Attaccare adesso sarebbe più che giusto, se non che i nostri guerrieri dovrebbero confrontarsi contro Nettuno ed Atena, e sarebbe allora che verremmo sbaragliati", esclamò il Dio della Guerra; -"Immagino che non possiamo neanche attaccare l’Inferno, viste le sorprese del primo assalto e la presenza di ben sette divinità, poste a proteggerlo, senza contare Pandora e i restanti Spectres".

"Un diversivo è quello che ci servirebbe! Far allontanare alcuni maggiori Saint, per poi attaccare subito, in modo da trovarli più deboli e impreparati!", disse il Dio della Guerra, quando Apollo, scansatosi dalla colonna a cui era appoggiato, si avvicinò alla carta, segnando su di essa un punto ben preciso.

"Vi atteggiate a grandi strateghi e abili in guerra, ma si vede che non ne capite nulla!", esclamò il Dio del Sole, "Bisogna sempre attaccare a quello che è il loro lato più debole! Scopriranno cosa significa soffrire, parola di Febo Apollo!", concludendo si avvio versò l’uscita, chiedendo ai due fratellastri di affidargli due dei loro abili Cavalieri, per un imminente offensiva.

Ares ed Ercole non immaginava le intenzioni di Febo Apollo, anche se acconsentirono ad affidargli quattro guerrieri, due per ciascun Dio; intanto, dopo l’uscita del Dio del Sole, continuarono ad osservare la carta, sottoponendo ad uno ad uno le nuove mosse da approntare. Erano indecisi se tentare un’ulteriore attacco agli Inferi, notevolmente indeboliti dalla perdita di uno dei tre Giudici, oppure muover guerra anche all’altro nemico, ossia il Signore degli Inferi Lucifero: una scelta difficile da compiere, vista l’incognita difficoltà che potrebbero ritrovare nella missione, dati già i fallimenti precedenti.

"Non ci resta che richiamare qui gli altri maggiori Olimpici, e insieme sceglieremo, col consenso di tutti!", disse Ares, spiegò ancora il Dio, inviando un suo messaggero ai Templi inferiori. Ercole fece un cenno di assenso verso il fratellastro; gli sembrava strana quella situazione perché per secoli tra lui ed Ares i rapporti erano freddi, si odiavano l’uno con l’altro mentre ora si ritrovavano insieme a gestire una battaglia che avrebbe deciso del loro destino.

"Di sicuro tu sarai uno dei tre, e come seconda sarà Afrodite, Dea della Bellezza, mentre per il terzo vedremo in seguito", continuò il Dio della Guerra, mentre in un batter d’occhio, sottoforma di una sottile ma immensa luce, delle figure entrarono nella sala. Nove figure, con indosso le loro God Cloth, si erano recati dai due Dei della Forza e della Guerra.

"Più veloci del previsto! Ottimo, noi Divinità Olimpiche, siamo tutte qui!", disse Ercole, "Adesso sì che i giochi si riaprono!", ridendo sadicamente, mentre Ares aveva uno sguardo compiaciuto, nell’immaginare che presto quei Dei rinnegati e gli uomini che li servivano sarebbero stati disintegrati dalla loro potenza.

 

 

Nel Regno degli Abissi, mentre infuriava lo scontro tra Cyd di Cancer e Sado l’Ombra, allo Yomotsu Hirasaka, Seiya di Pegasus stava affrontando un gruppo di soldati, inviati da Ercole, per ritardare la sua corsa verso la Colonna Portante, dove sapeva si celava un importante segreto, che Nettuno voleva a tutti i costi.

"Fulmine di Pegasus!!!", tuonò il ragazzo, scagliando centinaia di globi energetici verso gli inermi soldati, che iniziarono a fuggire da quella zona, ma non ce la fecero e quindi rimasero vittime del colpo del God Saint di Pegasus. –"Mi dispiace dovervi eliminare! Ma se foste stati al mio posto, non mi avreste risparmiato!".

Seiya, subito dopo aver eliminato i soldati, sentì un applauso rivolto a lui. Notò un uomo, alto e magro, con un’armatura nera molto ricoprente, con corti capelli neri e occhi talmente intimorente, che sembrano appartenere ad un falco. Egli lo aveva osservato e lo stava applaudendo, probabilmente per schernirlo di quella facile vittoria. Egli spiccò un balzo, scendendo verso Seiya, per nulla intimorito dalla sua figura: ne aveva visti di loschi e intimorenti guerrieri, per cui sapeva che ci voleva molto di più per spaventarlo. Ci voleva qualcosa di davvero grande, qualcosa che neanche gli Dei che aveva affrontato in passato gli avevano fatto provare fino in fondo.

"Il più forte tra i Saint di Atena! Te la prendi comoda a quanto pare, è Pegasus!", esclamò l’uomo dagli occhi di falco, ammonendo Seiya e provocando la sua ira.

"Per prima cosa non mi piace essere chiamato con il nome della mia costellazione, mi chiamo Seiya! E poi da cosa deduci che me la stia prendendo comoda?", replicò Pegasus furibondo.

"Sino ad ora ha sconfitto Asis, senza neanche ucciderlo, ed ora hai ucciso dei poveri soldati. Fai un po’ tu!", replicò il suo avversario, insinuando la poca forza del saint, "Credevo che il paladino preferito dalla Dea della Terra valesse molto di più!".

"Ma come ti permetti!", esclamò il God Saint di Pegasus, "Mi dispiace ma il tuo compagno è morto, infilzato da un palo! E poi come fai a saperlo? Mi stavi forse spiando a distanza?", chiese ancora una volta Seiya, suscitato dai dubbi, riguardo quelle affermazioni appena udite. -"No, ma diciamo che le mie abilità sono abbastanza estese!", rispose l’uomo, "Mi dispiace, ma il mio compagno non è affatto morto!", continuò mettendosi in posizione da battaglia.

"Se guerra vuoi, guerra avrai! Che si aprano le danze!", concluse Seiya, scagliando il suo Fulmine, eluso da un cenno della mano dell’uomo, -"Ridicolo colpo! Vediamo se fermerai il mio assalto", esclamò l’uomo, lanciando una scarica elettrica che non stese Seiya, ma lo fece barcollare.

"Iniziamo bene!", disse il Saint di Pegasus, contrattaccando con il suo Fulmine di Pegasus, stavolta scagliato con intensità maggiore, che fece barcollare il suo avversario, che si aggrappò ad una roccia, per non essere sbalzato via dall’impeto della tecnica. Essi, rimessosi in posizione da battaglia, allargò le mani al cielo, incrociandole in alto.

"Che io, Drak della Spada Nera, possa qui raccogliere la tua oscurità. Hawk Eyes Slash!!!", urlò l’uomo, penetrarono nello spazio, scomparendo. Seiya non poté neanche muoversi che quegli stessi fendenti, riaprirono lo spazio, provocandogli un taglio superficiale alla gamba destra ed uno più profondo nel braccio destro, che lo fecero urlare dal dolore.

Drak guardava compiaciuto le ferite apportate al guerriero di Atena, covando un odio profondo verso di lui. "Mi fai veramente pena! Ecco perché sei riuscito a distruggere il talismano affidato ad Asis: data la sua immortalità, Asis non ha voluto sprecarsi più di tanto per cui ti ha sottovalutato!", commentò il guerriero dalla Spada Nera, constatando deluso il suo nemico, in cui sperava ci fosse quel qualcosa in grado di batterlo, secondo lui.

"Da come ne parli siete amici tu e l’altro che ho affrontato! Oppure sbaglio?", chiese Seiya, rialzandosi malgrado le ferite; -"In effetti lo siamo e anche da molto tempo!", rispose Drak.

"Asis ed io siamo molto distanti per storia e carattere, ma ci accomuna il fatto di essere diversi. Diversi da voi semplici umani, diversi dagli Dei: noi siamo Demoni, così come il resto del nostro gruppo", affermò Drak della Spada Nera, accennando così a Seiya del loro gruppo, di cui lui non sapeva nulla.

"Gruppo? Quindi fate parte di un gruppo!", disse il saint, "Nel corso delle ora, nel Regno dei Mari sono apparsi ben otto cosmi di altissima intensità, mentre quelli dei miei compagni sono esplosi di colpo, più degli altri che non riconosco. Quello di Syria neanche lo sento più, quello di Kanon non è molto intenso mentre quello di Icarus l’ho percepito per un momento per poi abbassarsi di colpo".

"I tuoi amici sembrano essersi salvati tutti a discapito delle mie previsioni! Gran parte degli Eternal Demons, a cui io appartengo siamo stati battuti da voi Saint di Atena, un evento inaccettabile per quelli come noi!", tuonò furioso l’oscuro guerriero.

"Cosa siete voi Eternal Demons? E in nome di chi vi battete?", domandò ancora Seiya, volendo arrivare a scoprire il segreto dietro quel gruppo di cui Drak della Spada Nera aveva accennato.

"Sembra che oggi tutti debbano raccontare a tutti, già i tuoi amici facevano ben troppe domande durante le precedenti battaglie, che io ho spiato!", disse seccato il demone dagli occhi di falco, "Ma se tanto ci tieni….Ebbene noi Eternal Demons siamo un gruppo di Demoni, creatosi ai tempi della mitologica Titanomachia; noi rappresentiamo la vera essenza del male, una stirpe di guerrieri invincibili. Ai tempi mitologici, ci schierammo a favore di Zeus, causammo la disfatta dei Titani, grazie a vari episodi, e la loro reclusione. Allora Zeus ci permise di mangiare l’Ambrosia, il Cibo degli Dei, accumulando ancora più potere….Un potere, che abbiamo consacrato al nostro sommo padrone, Ponto, Dio Ancestrale del Mare: è lui che ha eretto la barriera intorno al Tempio di Nettuno, proteggendo un oggetto che potrebbe aiutarvi contro di lui. Così come in passato, anche ora Ponto cercherà di liberare nuovamente Gea, sconfitta dai Gold Saint sei anni fa; per questo facciamo finta di servire Ares, inconsapevole del ruolo che ricopriamo, che ci ha notevolmente potenziato inserendo altri due componenti".

"La storia è interessante, ma ti sei tradito rivelandomi i particolari. Ares sicuramente ti avrà sentito dire quelle parole!", esclamò Seiya, "Non avrai scampo alla sua furia, così come il tuo padrone!".

"Ti ho già detto che i nostri poteri ci permettono tutto, anche interferire con i poteri di un Dio come Ares! Abbiamo racchiuso in una cupola d’energia psichica questo luogo, per entrare qui bisogna farlo di persona!", continuò il demone della Spada Nera.

"Ora che so la verità, possiamo scatenarci nel combattimento!", disse Seiya, preparandosi a disegnare le tredici stelle della Costellazione di Pegaso, pronto ad usarle contro il nemico, il quale fu felice di iniziare a scontrarsi seriamente.