CAPITOLO QUATTORDICESIMO: LA FURIA DELL’ANCESTRALE DIO

Al suo Santuario, Atena seguiva a distanza gli avvenimenti del Regno dei Mari, insieme alla sua amica e consigliera Hilda di Polaris. -"Un gruppo di Ancestrali Demoni...una Dea da un'altra dimensione...una profezia...Ponto e Gea! Cosa hanno scatenato gli Dei dell'Olimpo?", esclamò la Dea della Giustizia, "Quel giorno in cui accompagnai Seiya sulla sedia a rotelle, durante il periodo della maledizione, sentii che un male enorme, superiore a quello che si era palesato con gli Dei Olimpici, incombeva sul pianeta, anzi sull'interno universo".

"Isabel, amica mia! Non so quanto possa servire, ma non ti ho rivelato un particolare importante.....", esclamò un pò titubante di parlare, Hilda.

"Dimmi, Celebrante di Odino, cosa non mi hai accennato in precedenza?", chiese la Dea, che da triste si fece di colpo seria;

"Giorni dopo che i tuoi guerrieri sconfissero Nettuno, più o meno in cui si svolgeva l'ultima Guerra Sacra, Odino mi contattò chiedendomi spiegazioni sui fatti avvenuti", rispose la Celebrante, "Gli chiesi perdono delle mie azioni, ma mi rispose che non era per quello che mi parlava in quel momento: mi raccontò una storia che ebbe luogo migliaia e migliaia di anni fa, ai tempi in cui l'uomo camminava per la prima volta sulla Terra

A quel tempo avvennero due fatti molto importanti: Zeus sconfisse Crono, relegando nel Tartaro insieme ai Titani suoi alleati e la cacciata di Lucifero dal Paradiso, con tanto di Guerra Celeste contro il Creatore; fu proprio Costui a richiamare a sé Zeus, Odino, Enlil, Capo degli Dei d'Oriente, Ra, Capo degli Dei Egizi e i capi di tutti gli altri Pantheon terrestri.

L'Altissimo disse loro che Lucifero, prima di cadere dal Paradiso, maledì la Terra, affermando che un giorno tutti gli Dei si sarebbero scontrati per il controllo della Terra, e che un gruppo di prescelti avrebbe distrutto ad uno ad uno colui che ha causato la guerra, tale da risvegliare il Sommo Distruttore, Acathla.

Per questo, ha acconsentito a far diventare Cyd e Bado, Saint di Atena, e permetterci di venire ad Atene, lasciando Asgard al mio fedele Enji, che anche se non sembra è un uomo dal carattere forte e di sicuro saprà come gestire il paese; inoltre mi rivelò che aveva intenzione di resuscitare tutti gli asgardiani che nell'ultimo secolo si erano distinti per coraggio e forza"

"E questo, quando pensavi di dirmelo?", chiese arrabbiata Atena, -"Al momento opportuno, in cui Odino si sarebbe manifestato tra noi, ti avrei rivelato tutto".

Atena fu presa ancora una volta dai dubbi. Esitazioni, a quel punto, dovevano essercene ben poco per affrontare la più grande minaccia mai avvertita; per migliaia di secoli, gli Dei si erano affrontati ma un pericolo come questo non si era mai registrato.

Nel frattempo, colore che non stavano presiedendo le Case dello Zodiaco, stavano fremendo in attesa di ricevere un compito; tra di essi, sopratutto, i resuscitati God Warriors di Odino non riuscivano a star senza far nulla, mentre due dei loro ex-compagni stavano rischiando la vita in una missione, inutile secondo quanto pensavano.

"Nettuno...non credo neanche un pò al suo cambiamento!", esclamò Luxor, "E' per causa sua che siamo deceduti, quindi perchè dovremmo fidarci!".

"Non so cosa cerchi il Dio dei Mari, nel suo Regno, ma ciò sarà di sicuro molto importanti, altrimenti lo affronterò personalmente", rispose Siegfried, furioso al pensiero di quella ipotesi.

"La fai facile tu, che sei semi-immortale!", ribattè ridendo Hagen, scoppiando a ridere insieme a tutti gli altri.

 

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Ares, Ercole ed Apollo, i quali avevano assunto le redini della Guerra, stavano ricevendo la visita di Autolico del Messaggero, Vice-Ufficiale di Ermes, che aveva portato notizie dal campo di battaglia, rapportando gli ultimi eventi. Prima che arrivasse il guerriero, i tre discutevano animatamente sulle prossime mosse da effettuare, e poco mancava affinché Ares ed Ercole venissero alle mani, fermati solo dal saggio Dio del Sole.

"Sommi Dei, v'informo che sono svariate ora che il Regno dei Mari è sigillato da un cosmo di immani proporzioni, che è riuscito a sigillare il portale a Capo Sounion, in Grecia, mentre l'entrata ad Asgard è impossibilitata da usare, per evitare scontro aperto anche con Odino.

Poco ho da segnalare, se non che l'entrata di un potente guerriero, dal cosmo pari a quello di un Dio Minore, mentre due volte questo sigillo cosmico si è spezzato: una volta ne è uscita una bellissima donna, capace di volare, mentre l'altra sono state due Scales, precisamente quella di Kraken e Sea Horse, ad uscire via, probabilmente traghettate dal cosmo di Nettuno", affermò il messaggero divino.

"E' tutto molto strano!", pensò Apollo, "C'è sotto qualcosa! E poi, chi è e perchè è lì quella donna? E ancora, perchè Nettuno non ha richiamato tutte le Scales?".

"Sono sicuro che Ponto sta stravincendo contro quei sciocchi Saint, in fondo è parte della prima generazione divina! Non può permettersi di tradirci, venendo sconfitto come contro i Gold Saint di Atena", esclamò Ares felice al pensiero di ciò.

"Ti ordinò di congedarti, Autolico!", disse Ercole, e dopo essersi inginocchiato a salutare gli Dei, Autolico del Messaggero andò via, lasciando soli i tre.

"Secondo me, non dovremmo preoccuparci più di tanto. Non abbiamo uomini lì, che se la veda Ponto e i suoi fedelissimi", continuò il Dio della Forza, "Piuttosto Ares, tu che ti atteggi a grande guerriero e stratega, hai previsto che la Bestia sarebbe stata risvegliata da colui che ritenevi inutile?".

"Tifone e Lucifero non saranno un problema perché vedi, l'uno non si fida dell'altro per cui finiranno per annientarsi tra loro, e le loro schiere sono troppo piccole per rappresentare pericolo solo per i miei Bersekers", ribatté Ares, Dio della Guerra.

"Come no, con tre armate e una senza il suo capitano come vuoi resistere all'assalto dell'orda di demoni che Lucifero sta reclutando su tutta la Terra?A maggior ragione, dopo lo scontro negli Inferi, che ha dimostrato che la sola forza da sola non basta!", esclamò Ercole.

"Ottima constatazione, a tal proposito ho intenzione di dirigere un contingente formata da esperti guerrieri di tutte le Divinità, che attaccherà il Tempio di Satana, a Babilonia!", esclamò Apollo, esponendo la propria idea, e forse per la prima volta i tre furono d'accordo, pronti a dar battaglia nuovamente ai propri avversari.

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Iperione e Seiya si ritrovarono, dinnanzi l'entrata, che conduceva all'interno della Sala del Trono, al Tempio di Nettuno; il God Saint sospirò leggermente e poi a tutta forza spalancò la porta, e vide che un uomo lo aspettava, ovvero Ponto, il Dio Ancestrale del Mare, figlio di Urano il Cielo e Gea la Terra.

Vestito da un lungo mantello bianco, Ponto aveva gli occhi di un rosso talmente forte che sembravano bruciare dall'odio che emanavano, i suoi capelli erano di un verde intenso ma non scuro; del suo fisico per quello che si poteva notare, le sue braccia erano abbastanza muscolose, prova a favore della sua famosa forza. In volto aveva un sorriso compiaciuto per colore che erano riusciti a raggiungerlo, superando definitivamente la Barriera Energetica, retta dai vari talismani assegnati ai suoi fedeli Eternal Demons, ad uno ad uno, eliminati nelle ore precedenti.

"Non immaginavo che ci saremmo rivisti in questo mondo, Iperione!", tuonò il Dio, "La tua ingratitudine sarà punita severamente, pagherai il fatto di non esserti schierato con me, che ti ho allevato come un figlio".

"E' vero, mi sono curato col tuo Ichor, ma ciò non mi lega con te. Io e te siamo due persone diverse, e se l'ho capito è solo grazie al prode Ioria di Leo", affermò il Titano, "Le tua azioni sono spregevoli, mosse dalla voglia di eliminare il genere umano per far posto ad una stirpe divina! La Dea Madre servirà solo a distruggere la Terra!".

"Taci, sciocco! Come osi parlar cosi della tua genitrice? Dovresti esserle grato di averti fatto nascere", ribatté Ponto, "ma data la tua ingratitudine, tra non molto sarà lei stessa a punirti!".

Iperione non riuscì ad interpretare il significato di tali parole, ma probabilmente non volle, preferendo attaccare con uno dei suoi fendenti solari. Il Dio del Mare, per nulla impaurito, fermò con uno dei suoi vortici l’assalto, potenziandosi ulteriormente. Poi, proprio con uno di essi, attaccò il Titano Solare, ferendolo di striscio, e incrinando di poco la sua Soma, sugli avambracci.

Nel frattempo che i due Dei discutevano, Seiya ne approfittava per riprendere un po’ di fiato dopo il duro scontro contro Drak, e contemporaneamente sentiva i discorsi dei due Ancestrali. Il ragazzo guardava Ponto con uno sguardo, misto di stupore e timore, memore delle parole di Ioria e degli altri Cavalieri d’Oro….

"….combattere contro i Titani fu una sfida grandissima, ma affrontare Ponto e Gea è stato impossibile…", disse loro Ioria quel giorno, successivamente alla Corsa alle Dodici Case, "…soprattutto quel Dio del Mare! Aveva più carte lui da giocare che molti nemici che avete affrontato e tra l’altro ci predisse, seppur noi non comprendemmo le sue parole, proprio la vostra vittoria contro di noi…se l’avessimo dato retta, forse Shura e Camus sarebbero ancora vivi".

Ricordando quelle parole, Seiya carico di determinazione, si rialzò e affiancò Iperione, -"Se permetti, Titano, lo affronterò anche io. In fondo anch’io me la cavo molto!", disse ridendo il Saint.

"Pazzo, non pensi che Iperione resiste solo perché non faccio sul serio; se voglio potrei spedirti nel Tartaro!", urlò Ponto, creando un vortice che oltre la velocità della luce, trapasso la spalla di Seiya che barcollò per un attimo, riassestandosi alcuni secondi dopo.

"Forza, cavaliere! Sei o no un valoroso guerriero di Atena?", chiese Iperione, alla cui domanda Seiya rispose affermamente, "Ed allora, fai vedere quanto vali! Per un mondo dove l’oscurità non esista, e la giustizia regni, abbattiamo questo nemico!".

Iperione e Seiya concentrarono il cosmo nella braccia e scagliarono rispettivamente i loro colpi, -"Meteora di Pegasus!!!", urlò Pegasus, -"Helios Vortex!!!", tuonò il Titano. L’energia dei due colpi era altissima, tanto che il palazzo sussultò, e incontrandosi a metà strada, le due mosse si unirono, fondendosi in un’unica palla d’energia infuocata.

Il Dio del Mare fece brillare più intesamente i suoi occhi, da cui si generarono una serie di fiamme nere che frenarono l’impeto della mossa, ma non la bloccarono e quindi il colpo centrò Ponto che sbatté violentemente contro il trono, perdendo completamente il suo mantello che andò bruciato ed in quel una luce abbagliante illuminò la stanza. Essa proveniva niente di meno dalla Cloth di Ponto.

"L’Ars Magna, tra le più resistenti e potenti armature della storia. Dopo quelle di Gea ed Urano, quella di Ponto è la corazza con i poteri più strabilianti, e la sua abilità difensivi lo rende immune anche da colpi potenti come i miei o persino dalle tecniche del padrone Crono", commentò Iperione, "Per fare un paragone del vostro esercito, è come se la sua corazza fosse una Gold Cloth mentre le nostre siano un Silver e Bronze Cloth!".

"E’ impossibile, quindi eliminarlo?", chiese Seiya stupito da quel paragone; -"Non proprio, è possibile come tutto a questo mondo. Da soli, per e te, sarebbe difficile batterlo, ma insieme abbiamo molte speranze! E poi, tra un po’ dovrebbero arrivare i rinforzi!", continuò il Titano sorridendo, pensando sopratutto al fratello Giapeto.

"Anche se ci foste tutti e nove qui, non fermerete il mio piano. Eliminare Prometeo non è servito a nulla, anzi ha stancato molti di voi ed una volta qui, potrò cancellarli con solo un batter di ciglia", gridò Ponto, lanciando altri tre vortici neri che tagliarono le corna dell’elmo di Iperione, e cancellarono ulteriormente pezzi della cloth di Pegasus, fortemente danneggiata.

Rialzatisi, i due non si persero d’anima e ritentarono la mossa precedente, ricreando la palla d’energia infuocata, che fu stavolta smorzata interamente dalle fiamme nere di Ponto; -"Non posso continuare per molto a battermi con voi, ho altro a cui pensare!", esclamò il Dio Ancestrale del Mare, preferendo voltare le spalla al Titano Iperione e Seiya, e spalancando le porte di una stanza, in cui riposava sereno il corpo di una giovane donna dai capelli verdi.

Ponto accarezzò lievemente la ragazza, baciando le sue mani; subito dopo, si volse nuovamente a guardare Iperione e Seiya, "Guardate questa ragazza, non è incantevole…", disse Ponto, nei quali occhi v’era un senso di spensieratezza. –"Non ci credo, così la Dea Madre si è reincarnata in Lyth…Lythos!", balbettò Iperione, indietreggiando alla vista di quella scena, e lasciando sbigottito e confuso non poco, il povero Seiya che non capiva nulla di quanto stesse accadendo.

"Ehi Dio, spiegami chi è costei? Non che m’importi certo!", chiese arrabbiato Seiya rivolgendosi a Ponto, -"Taci bastardo umano! Ammira la bellezza della Dea Gea, madre di noi tutti. Senza di lei nessuno di noi sarebbe qui!", rispose furioso Ponto, fulminando letteralmente con gli occhi, Seiya che ricadde a terra, quasi privo di sensi, dolorante in più parti del corpo.

Contemporaneamente, nella sala si udì una dolce sinfonia; una sinfonia tanto inebriante che per un secondo anche il tenebroso Dio del Mare, Ponto ne rimase inebriato. Insieme a colui che suonava anche altre due figure, erano entrate nella sala, e da quanto percepiva Ponto, il loro cosmo non gli era proprio amico.

"Lythos Crysalis! E così, mia madre ha scelto di reincarnarsi nella giovane fanciulla, amica di Ioria!", commentò una figura imponente, che si rivelò essere il Titano, Giapeto delle Dimensioni.

Insieme a Giapeto, c’erano altri due guerrieri: Syria delle Sirene, Marine di Nettuno, e Cyd di Cancer, Gold Saint di Atena. "Seiya, siamo qui per aiutarti ad eliminare questo stolto Dio", esclamarono in coro Syria e Cyd, rivolti a Seiya, che ammirò il senso di amicizia dei due, "Tu pensa alla missione affidataci, rimarremo noi ad affrontare Ponto!", continuarono.

"Non è tuo il momento di far vedere quanto vali, fare l’eroe è il tuo compito!", replicò Giapeto, incitando Seiya di Pegasus ad uscire dalla stanza. Quest’ultimo, anche se triste di dover lasciare lo scontro, accettò al proposta e uscì lasciando i due Cavalieri e i due Titani ad affrontare Ponto.

 

"Temporeggiare non serve a nulla, stolti! Cosa credete che prendendo tempo, potrete battermi? Oppure pensate che l’arrivo dei rinforzi serva a sconfiggermi!", esclamò Ponto, vedendo Seiya andarsene e i quattro rimasti a confrontarsi con lui.

"E’ vero, forse neanche l’arrivo degli altri potrebbe salvarci, però potremmo causarti danni ingenti!", rispose Giapeto, sicuro di ciò che stava dicendo, "E si poi non sai, cosa possiamo fare. Anche i tuoi scagnozzi si sono fatti fregare da te".

Ponto furioso per quelle parole, unì indice e medio della sua mano e li alzò, generando un’improvvisa vampata d’energia che fece esplodere due colonne, vicino i suoi nemici. Questi nella foga del momento, persero di vista il Dio, commettendo un grave errore perché egli li sorprese da dietro e con una palla d’energia fracassò la Soma di Giapeto ed Iperione, sbattendoli contro il muro.

A bocca aperta, Cyd e Syria rimasero stupiti da tanta forza; -"Ed ora voi due…", tuonò Ponto, correndo verso di loro. –"Non starò di certo a guardare mentre mi fa fuori", disse deciso il Saint di Cancer, messosi in posizione di guardia, subito seguito dal Generale al suo fianco. Il Dio del Mare affondò su i due, come un leone fa con le sue prede, e infranse ancor di più le loro Cloth.

Sorprendente era vedere un Gold Cloth distrutto così, quasi fosse nulla: per secoli, non era stato possibile neanche sfiorarlo, la prima volta solo un Dio come Thanatos ci riuscì. E raggiungere la sua potenza ce ne voleva, infatti quella volta, stampata nella memoria di Cyd grazie ai ricordi del suo predecessore Manigoldo, potè solo distruggerla parzialmente, ma ora quell’Ancestrale Divinità lo stava annientando come se fosse un gioco per lui.

"Melodia che tutti annienti, vai e blocca questo crudele essere, Dead End Climax", tuonò Syria, suonando la finale melodia mortale, mentre Cyd si portava dinnanzi lui.

"Sage, Manigoldo ed Hakurei, non dimenticherò tanta fiducia. Spero che mi serva questo che mi avete fatto apprendere, Seikishiki Konsoha!!!", gridò il Saint, facendo esplodere le anime, che roteavano intorno a lui, come polvere da sparo, e generando un’onda d’urto che arrestò la corsa di Ponto verso di loro.

Purtroppo però Ponto non aveva neanche un graffio, neanche una goccia di sangue era possibile intravedere. "Dovrete fare di meglio, cavaliere! La vostra tenacia è da premiare, ma vi condurrà alla morte. Una morte dolorosa, per mano del mio Melas Kyma", disse il Dio, generando un’onda d’acqua nera che travolse e distrusse completamente le corazze dei due.

I due crollarono al suolo esausti, con ossa rotte ed emorragie in varie parti del corpo, per di più con cloth distrutta e cosmo ridotto al minimo; della Scales soltanto il flauto esisteva ancora, seppur con molte crepe, mentre il resto della corazza e la Gold Cloth di Cancer erano ridotte a briciole di oro ed Oricalco.

"Fuori due, adesso rimangono i miei cari Titani da eliminare!", esclamò Ponto e girandosi vide i suoi ultimi avversari, alzatisi e pronti a dar battaglia fino alla fine.

Iperione e Giapeto, due dei Titani più forti dopo Crono, due ossi duri che anni prima i Gold Saint erano riusciti a piegare solo forti del divino cosmo, stavano ora affrontando colui che un tempo li manipolò per i suoi loschi piani. Così come allora, Ponto voleva di nuovo risvegliare Gea, per precipitare il mondo nel Caos, regnante in tempi immemori.

"A dir la verità, non abbiamo mai combattuto insieme", sdrammatizzò il Dio Solare, rivolto al fratello, "sarà interessante vedere i rispettivi poteri insieme!".

"Sai che hai ragione", replicò sorridendo Giapeto delle Dimensioni, "Per una volta, hai detto qualcosa che ci potrà aiutare!", continuò, aprendo un varco dimensionale nel quale si trasportarono i due.

Preso alla sprovvista, Ponto si ritrovò a guardarsi intorno nell’attesa che i due Titani facessero la loro mossa. Tuttavia, i secondi passavano e nulla accadeva, così Ponto per la rabbia iniziò a distruggere il Tempio, lanciando raggi di energia a casaccio: quale occasione migliore di quella per colpire Ponto, per cui nella zona si crearono dal nulla vari buchi dimensionali, dal quale però non uscì niente.

"Vi aspetto, bastardi!", disse Ponto, "Sono pronti a precipitarvi nel Tartaro, da dove non potrete più liberarvi con l’avvento della Somma Gea", continuò l’ancestrale, che abbassata la guardia non si accorse di Giapeto che lo sorprese alle spalla con un destro che fece barcollare Ponto.

A quel punto, Iperione spuntò da uno dei buchi e lanciò in fretta e furia il suo Ebony Vortex che centrò un barcollante Dio del Mare, scagliato lontano contro il portone esterno, che andò distrutto, spedendolo nella zona in cui si trovava la Main Breadwinner, ossia la Colonna Portante del Regno dei Mari.

"Sbrighiamoci ad eliminarlo, altrimenti se si sveglia Gea, il mondo può dirsi finito. Poi vedremo se gli Olimpici si opporranno al suo potere!", esclamò Iperione, entrando nella zona esterna al Tempio di Nettuno.

Ponto si rialzò da terra, sporco e dolorante alla schiena per il colpo subito. La sua Ars Magna era stata intaccata in alcuni punti del pettorale, sugli schinieri sui copri spalla, ma non diede tanta importanza a ciò, piuttosto era deciso ad attaccare. Ma vedendo le sue braccia sanguinanti, il Dio del Mare uscì fuori di sé, accecato dalla rabbia.

"Non avrò pietà per voi due, cenere eravate e cenere ritornerete! Morirete tra mille dolori!", tuono Ponto, i quali occhi che s’infiammarono ancor di più, e sembrava quasi che il fuoco dell’Inferno bruciasse dentro di essi.

Col sangue che gli ribolliva, Ponto usò al massimo il suo Melas Kyma; l’Ondata Nera perforò la gamba di Iperione, che ricadde dolorante a terra, e distrusse il portone principale, travolgendo anche Giapeto che in quel momento varcava la soglia.

Anche se intontito, il Titano delle Dimensioni si riprese ed entrò nello spiazzale di fronte alla Colonna Portante, -"Argh!!! Iperione non è al massimo, la mia unione spirituale a Temi mi salverebbe solo per poco, quindi non mi resta che….", esclamò il Titano guardando più in avanti, verso la Colonna.

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Proprio lì, Seiya aveva quasi raggiunto un piccolo altare, non avvistato nella precedente guerra, magari nella fretta di abbattere la Colonna. Impiegò vari secondi ma alla fine lo raggiunse senza problemi. Il ragazzo poté ammirare la sua bellezza: a dispetto della sua altezza che arrivava fino ad un metro e mezzo, il tempio era costituito da quattro colonne ioniche, due per lato, mentre ai suoi piedi, le scale erano rivestite da un mantello rosso lunghissimo, e al suo interno, Seiya di Pegasus scorse un piccolo cofanetto aureo.

Il Saint lo raccolse, ma stranamente non lo aprì, pensando che fosse compito di Nettuno farlo. Così si voltò e con il cofanetto in mano, tornò indietro, percependo tra l’altro l’abbassarsi dei cosmi di Iperione e Giapeto.

 

 

Ponto stava massacrando Giapeto con continue scariche di calci e pugni, con il Titano che non riusciva a difendersi dal Dio del Mare, troppo forte per lui. Nel contempo che assaliva Ponto, il Dio si divertiva a fulminare Iperione a terra, con continue scariche di energia; "Come mi sto divertendo!!! Aspettate un altro po’ poi vi precipiterò nel Tartaro!", disse Ponto continuando a scagliarsi contro Giapeto.

D’un tratto, Ponto si ritrovò sbattuto a terra, sanguinante al volto. Appena si rialzò vide Seiya e s’infuriò ancor di più, -"Nei tuoi occhi vedo la stessa determinazione del Prescelto. Purtroppo per te, tu non sei destinato a sconfiggermi così come lo era lui, per questo la tua destinazione finale è solo una, la Morte!", tuonò Ponto, lanciando fiamme nere dai suoi occhi.