CAPITOLO OTTAVO: L’ASSALTO DEI DEMONI

Mentre infuriavano battaglie nel Regno dei Mari, Lucifero, Signore degli Inferi e Capo dei Demoni, aveva richiamato a sé i suoi quattro Generali fedeli: Astaroth, Demone della Sapienza Malvagia, Eligol, Demone della Forza, Moloch, Demone della Quiete e Belzebù, Demone della Passione.

"Eligol ed Astaroth, ma come avete potuto farvi battere da quei due guerrieri?", chiese il demone, "Per lo più con tre quarti della vostra forza! Non erano tra i più forti, ma siete stati lo stesso battuti!"; -"Ma signore, non erano normali uomini! Avevano qualcosa di divino in loro!", rispose Astaroth.

"Nessuna ma! La prossima volta vi punirò severamente!", continuò Lucifero, "Torniamo a questioni serie; alcuni guerrieri di Atena e Nettuno ora sono nel Regno di Nettuno, quindi il Santuario è più debole. D’altra parte lì vicino è sorto il Labirinto dei Titani, quindi non ci conviene ancora sfidarli!".

"Suggerirei di accogliere con noi tutti i Dei e demoni rinnegati presenti sulla Terra!", propose Belzebù, "Sappiamo che nel corso del tempo, Atena s’è fatta molti nemici, quindi perché non prendere la palla al balzo ed unirli contro di lei!; -"Ma sicuro, vedendo che è in difficoltà, saranno pronti ad aiutarci!", continuò Moloch.


"Si nota che una volta eravate gli angeli a me più fidati! Belzebù e Moloch, voi due rimanete con me, che devo affidarvi un compito; Astaroth ed Eligol voi partite alla ricerca di quanti più demoni possibile!", esclamò il Signore degli Inferi, alzandosi dal suo trono demoniaco, andandosene seguito dai suoi due Seima Tenshi.

Un po’ seccati da tale preferenza, Astaroth ed Eligol scesero nella pianura sottostante il maestoso tempio demoniaco, e richiamarono a se i loro assistenti. Di colpo dinnanzi loro comparvero tre figure in armature: il primo non era molto alto, capelli neri e occhi da civetta, con un’armatura di color verde smeraldo; il secondo era un ragazzo altissimo, aveva capelli biondi e occhi azzurri, e la sua armature era di un celeste intenso; il terzo, infine, aveva una corazza giallo ocra, e una stazza molto imponente.

"Aamon dell’Avidità", "Pruslas della Seduzione", "Barbatos degli Animali", si presentarono rispettivamente i tra assistenti; -"Nostri tre assistenti demoniaci, siete stati richiamati da noi Seima Tenshi, per adempiere ad una grande missione", esclamò Astaroth, un tempo il Cherubino della Conoscenza, -"Dovrete radunare più demoni possibile! Dall’ultima guerra contro il Creatore, il nostro esercito è stato ridotto a soli sette componenti, per questo ora muovetevi a ricomporre le fila demoniache", intervenne Eligol, -"In modo fa poter affrontare l’Alleanze Terrestre e l’Esercito Olimpico, senza sapere di perdere in partenza", concluse ancora Astaroth. Dopo ciò il Demone della Sapienza Malvagia porse un foglio a colui che si chiamava Pruslas;

"E’ una lista di luoghi della Terra, o mondi alternativi facilmente accessibili da noi Demoni, in cui potrete trovare nostri simili!", disse Eligol, mentre uno sguardo compiaciuto comparve sul Demone della Seduzione; -"Sarà fatto ciò che volete, noi andiamo!", rispose Pruslas, voltando, insieme ai due pari, le spalle ai loro superiori e partendo verso il primo luogo descritto dalla lista.

 

Contemporaneamente, Lucifero aveva portato gli altri due Seima Tenshi, Moloch e Belzebù, non lontano dal suo demoniaco trono. Aveva fatto in modo da spedire in missione gli altri due generali, mentre lui stava per dare delle direttive a quelli che considerava come i suoi bracci destro e sinistro. "So di poter contare su di voi, per questo vi ho portati con me!", disse il Diavolo, "Sin dalla Creazione, noi demoni siamo stati sempre in pace con gli altri Dei esistenti, tranne che con Atena. Tuttavia, come sapete le cose sono cambiate: abbiamo dichiarato guerra nuovamente ad Atena, ma in tal modo anche ad i suoi alleati, così come abbiamo fatto un grave torto ad un Dio Olimpico", continuò Lucifero.

"Signore mio, non li temerà mica?" chiese un po’ titubante Moloch, -"Non pensarlo neanche Moloch, il fatto è che siamo tutti contro tutti. Ognuno si batte per i suoi scopi, ma alla fine quello che vogliono un po’ tutti è il potere!", ribatté il Signore degli Inferi, "Siamo da soli contro due schieramenti ben composti! Fortunatamente ho escogitato un buon piano, diviso in due parti: la prima vuole che Eligol ed Astaroth trovino più elementi possibile per ricomporre il nostro antico e potente esercito; la seconda parte sarà effettuata da voi, dovrete recarvi non lontano da qui, in Sicilia, dove arriverete alle pendici del Monte Etna", finì di dire Lucifero.

"Sicilia? Non vorrà mica liberare la "Bestia"? ", disse impallidendo Moloch, stranamente turbato; -"Immagino che hai capito a chi mi riferisco: da sempre Atena ha un nemico ben più forte di molti altri Dei messi insieme, ossia Tifone, il mitico Gigante, figlio di Gea ed Urano, che sconfisse ad uno ad uno gli Dei, ma alla fine abbattuto da Zeus ed Atena!", continuò il loro padrone.

"Ricordo alcune parole sentite nella nostra prigionia nel Tartaro…", disse Belzebù, rimembrando quelle famose parole, udite tempo prima dalla bocca di alcuni prigionieri dell’Oscuro Mondo: "Tifone è un essere talmente forte da essere sconfitto solo dal potere congiunto massimo di due divinità incredibilmente forti, livello che Zeus ed Atena raggiunsero quella volta. Altrimenti servirebbe un sigillo eterno per bloccarlo!", diceva qualcuno.

Belzebù ritornò alla realtà, "Non condivido questa idea, ma se serve lo libereremo col nostro divino sangue!", esclamò il capo dei Seima Tenshi, inchinandosi di fronte a Lucifero e andando via, inspiegabilmente seguito da uno stupefatto Moloch. Il Demone della Passione, pur non condividendo tale scelta, era sì obbligato ad assecondare il suo signore, ma aveva inoltre compreso la potenza dei loro nemici. "Altro che deboli, quei due guerrieri divini che ho affrontato ci sapevano fare! Ho dovuto aspettare che fossero stanchi per poterli abbattere!", pensò turbato Belzebù. Il Demone creò, grazie ad i suoi poteri, un drago di fuoco fauto sul quale saltò e partì alla volta della Sicilia, seguito da uno sciame di farfalle, sotto le quali spoglie si nascondeva il suo compagno Moloch.

 

Intanto, i tre demoni assistenti dei Seima Tenshi stavano dirigendosi nel primo luogo segnato sulla lista, affidatagli da Astaroth; -"Aamon, Barbatos siamo arrivati!", affermò Pruslas, fermandosi ad osservare quel posto: grandi pagode componevano la pianta della zona, e vari templi sorgevano intorno ad esse. –"Siamo sicuri che qui in Giappone, sul Monte Fuji, troveremo il demone che fa al caso nostro?", chiese Aamon, Demone dell’Avidità.

"Se lo ha scritto Astaroth, che è un tempo era il Cherubino della Conoscenza, sarà di sicuro vero! Forza, dobbiamo trovare questo demone!", commentò Pruslas, iniziando a generare sfere d’energia dalle mani; -"Facciamolo uscire allo scoperto!", continuò Barbatos, lanciando una delle sfere da lui create verso dei palazzi, che caddero uno dopo l’altro. Man mano, tutte le costruzioni iniziarono a crollare, per il divertimento dei demoni. A quel punto, dei sacerdoti giapponesi scesero a confrontarsi con i demoni.

"Non vi permetteremo di portare scompiglio qui al Tempio di Raijin, il Dio del Tuono! Noi non vi permetteremo di distruggere più nulla", tuonò uno di loro, cercando con la sua energia spirituale di fermarli. Tuttavia, i demoni erano ben lungi da farsi battere così e, con un minimo aumento del loro cosmo, spazzarono via i sacerdoti entrando nel Tempo di Raijin.

Entrati, furono accolti dall’accendersi di fiaccole mentre le porte della costruzione si chiusero di colpo. –"Chi è che osa entrare qui nel Tempo di Raijin, Dio del Tuono, senza il permesso di Raiju, Custode del Fulmine Nero?", chiese un ragazzo apparso nel luogo sacro. Sulla ventina d’anni, per essere un demone millenario, aveva un aspetto molto giovanile, facendo intuire che il corpo fosse stato posseduto.

"Siamo tre demoni al servizio di Lucifero, Signore degli Inferi! Vogliamo proporti di unirti a noi!", disse Pruslas, avanzando verso Raiju; -"Sappiamo che vieni dalla stirpe demoniaca, creatasi dopo la Creazione, per questo devo unirti nel nostro piano di conquista del mondo!", continuò Aamon; -"Insieme a noi, comanderai la terra e sari uno dei suoi nuovi padroni!", concluse Barbatos.

"Uhm quest’ipotesi non mi alletta neanche un po’! Da secoli sono votato al bene, ma non mi arrenderò di certo alla vostra volontà!", rispose Raiju, colpendo con una forte pugno Aamon, stendendolo, ma venendo distratto da Barbatos e lanciato verso un muro, dalla sfera di cosmo creata da Pruslas della Seduzione.

Raiju si rialzò, nonostante le ferite ai fianchi subite fossero ben evidenti, -"Mi dispiace ma se non vuoi unirti, non ci limiteremo ad eliminarti, anzi ti costringeremo ad aiutarci!", affermò Pruslas, "Grazie alle doti demoniache, affidateci da Lucifero, sono in grado di obbligare chiunque alla mia volontà, facendo leva sui cattivi sentimenti di ognuna. Per di più, questo vale contro un demone!".

"Co..cosa?", si chiese Raiju, venendo guardato stranamente negli occhi dal demone Pruslas. Allora un boato scosse la zona, ed un fulmine squarciò il tetto del tempio, dopo di cui comparve un uomo dinnanzi loro. "Maestro lei qui!", commentò sereno e allo stesso tempo stupito Raiju. La persona apparsa nel tempio era un uomo imponente, dai piccoli baffi neri, muscolatura possente e una lunga fascia bianca che lo avvolgeva. Indossava una corazza gialla, molto ricoprente, all’apparenza resistente, caratterizzata da quattro tamburi bianchi e neri, collegati a cerchio da un’asta di ferro.

"Raiju! Amico mio, non ti abbandonerò a questi sporchi servi demoniaci…", esclamò l’uomo; con uno sguardo intenso fulminò Aamon, che cadde a terra svenuto, senza possibilità di reagire. Barbatos degli Animali non si fece prendere dal panico ed, evocò dinnanzi a se, tre bestie, rispettivamente un orso, un lupo e un leone: esse balzarono verso il nuovo arrivato, ma trovarono la stessa sorte toccata poco prima, ad Aamon, venendo fulminati e scomparvero nel nulla; a quel punto, scattò verso il nemico, cercando di colpirlo con un fendente energetico, che gli si rivolse contrò, tranciandogli un braccio di netto.

"Raijin, il Dio del Tuono! La tua potenza non vale quella di tutti e tre, noi assistenti, messi insieme; quindi anche tu ti poni contro di noi?", chiese Pruslas, constatando anche l’enorme potenziale nemico. –"Da vari secoli non ricordo di un assalto di Lucifero alla Terra, le sue legioni non sono state effettivamente distrutte!", rispose Raijin, che toccò un tamburo, facendo comparire una spada d’elettricità.

"La famosa Raijin Electric Sword! E’ ricordata soprattutto per gli enormi scontri da te vinti, grazie a lei!", commentò Pruslas, "Si dice che l’ultimo a conquistarla, un certo Aoi, abbiamo avuto talmente tanto potere che tu stesso sia dovuto intervenire a togliergliela con la forza".

"Una leggenda ricorrente, ma spiega per filo e per segno, la potenza della mia Spada! Ed ora tu la proverai!", tuonò Raijin, svanendo in un’onda lucente abbagliante, e riapparendo dietro Pruslas, centrato dal fulmine divino. Apparentemente colpito, Raijin fece ruotare velocemente la sua spada in modo da creare un tempesta di fulmini, che lo avvolse proteggendolo da un eventuale attacco.

"Dimentichi una cosa, Raijin! Potrai anche essere mille volte più potente di noi, ma siamo cento volte più furbi di te!", affermò Pruslas della Seduzione, voltandosi verso uno dei compagni, e mostrando a Raijin, il loro piano. –"Ti abbiamo preso, Raiju! Astaroth, Demone della Sapienza Malvagia, ci ha dato piccole indicazioni su come affrontarti, sapendo che saresti intervenuto", disse Barbatos, "Era solo un diversivo farci attaccare, anche se ci ho rimesso un braccio!", continuò il demone, che aveva catturato Raiju, nonostante fosse monco. Questo fatto irritò molto Raijin, il quale annullò la tempesta elettrica difensiva, ma fu bloccato da un muro di cosmo, eretto da Pruslas, e non potendolo abbattere neanche con i suoi fulmini, arrivò a compiere un’estrema scelta.

"Uscite da qui, e molto presto riavrete mie notizie!", affermò Raijin, svanendo da quel luogo, per gli sguardi stupiti dei presenti; -"Più facile di quanto pensassi, forza iniziamo la procedura di iniziazione!", replicò il demone della Seduzione, avvicinandosi a Barbatos, che aveva catturato Raiju. Pruslas gli si avvicinò, guardò il Custode del Fulmine Nero, talmente intensamente che dietro di lui si crearono tanti spiriti neri; Raiju calò un attimo la testa, entrò per vari minuti in uno stato di incoscienza, poi dopo pochi attimi la rialzò di colpo: stavolta non aveva più uno sguardo sereno, come in precedenza, sembrava che i suoi occhi volessero uscir fuori dalle orbite.

"Raiju, Demone del Fulmine, a disposizione di sua maestà, Lucifero! Datemi qualcosa da fare, sono a vostra completa disposizione!", esclamò Raiju, soddisfando molto i tre demoni dinnanzi a lui, soprattutto Pruslas della Seduzione, il quale si auto-osannò per il buon lavoro da lui compiuto. –"Bene Raiju, nostro pari, abbiamo giusto uno sulla lista che puoi cercare. Dovrai cercare nelle montagne del Monte Kuruma!", esclamò Pruslas.

Raiju fece un accenno di assenso e, in un fulmine, scomparve da lì; "Barbatos, come sta Aamon?", chiese il Demone della Seduzione al compagno, diventato monco. –"E’ stato colpito duramente da una scarica da 2 milioni di volt, come pensi che stia?", replicò furioso Barbatos, stringendo nelle braccia il compagno, "Dobbiamo curarlo presto, altrimenti perderà la sua anima!".

"Mi secca ammetterlo, ma perdere ora un compagno sarebbe una pazzia, per cui tu portalo a curare", esclamò Pruslas, "Io continuo, ho una missione da continuare!"; detto ciò, Pruslas autorizzò il compagno ad andarsene, con in braccio Aamon, su un falco che aveva richiamato Barbatos con i suoi poteri. Mentre vedeva i suoi compagni allontanarsi, il Demone della Seduzione ebbe la sensazione che l’accaduto avrebbe avuto ripercussioni sul futuro, ma fu solo un breve attimo perché pochi istanti dopo, il suo ghigno classico ritornò sul suo volto, e il suo corpo era avvolto interamente da un’aura nera, spaventosa.

 

 

Lontano da quel luogo, Belzebù e Moloch avevano raggiunto l’Anatolia, ed erano arrivati alle pendici del Monte Arima; -"Ora che siamo arrivati, come facciamo a trovare l’entrata?", si chiedeva l’ex-Trono delle Quiete, intento ad esplorare la zona. Mentre esploravano, Belzebù individuò una cava, abbastanza in alto, da non poter essere individuata da chi come loro, possedeva un cosmo molto alto. –"Dovrebbe essere questa una delle entrate verso la Sala del Sigillo, che ci ha indicato il Maestro. Forza, andiamo!", commentò Belzebù, incitando il compagno a seguirlo.

Entrati nella caverna, avvertirono che il calore della lava non era più intenso, nonostante l’Arima fosse in attività da un paio di giorni, anche se lievemente. –"Dopo la disfatta di Tifone, la temperatura del vulcano sembra essersi stabilizzata, ma ora è come se qualcosa lo manovrasse!", affermò Belzebù, "Tale è il potere del Sommo Zeus. Se riesce a governare il territorio di un altro Dio, a lui non sottoposto, la sua forza è immensa!". I due, da poco entrati in una grotta, proseguirono per un cammino roccioso, caldissimo, tale da farli sudare: erano delle semi-divinità, ma stranamente anche loro subivano il grande calore che quel luogo emanava. In più, si sentivano più deboli, come se qualcosa facesse pressione su di loro.

Vari minuti dopo, i due Seima Tenshi giunsero finalmente, nella Sala del Sigillo, luogo in cui era rinchiuso il Dio dei Giganti, Tifone. Notarono, da subito, il bozzolo di fili, dove ipotizzarono fosse sigillato il loro obbiettivo. "Presto, lasciamo cadere un po’ del nostro divino sangue, poi penseremo ad abbattere il Sigillo", esclamò il Demone della Passione: dalle parole passarono ad i fatti, ed in pochi attimi, si tagliarono le vene, così che del sangue sgorgasse e cadesse. Il suolo, ai loro piedi, tremò e s’illuminò per un breve attimo; -"Il primo passo è compiuto, ora potremmo far ritornare Tifone in questo mondo! E stavolta, faremo in modo da fargli sviluppare tutta la sua potenza!", tuonò Belzebù, arretrando le mani.

Belzebù, Demone della Passione, diede l’assenso all’attacco congiunto, che combinava il suo Blue Fire Garuda e la Demoniac Butterfly Explosion di Moloch, dando vita ad una corrente energetica violacea, dalle immani dimensioni, che essi diressero verso il Sigillo di Tifone. Dall’impatto, si scatenò un violento terremoto, e la cupola imprigionante del Sigillo iniziò ad incrinarsi sensibilmente, e sembrava reagire col sangue dei due demoni; di colpo, un bagliore illuminò la zona, e al diradarsi della luce, emerse la figura imponente di Tifone, nel suo temporaneo corpo, al cui fianco v’era un uomo, indossante un’armatura nera.

Quest’ultimi aprirono gli occhi, increduli all’accaduto; senza dubbio il più felice era il Dio dei Giganti. "Non oso immaginare chi mi abbia liberato, ma mi ha fatto un grande favore. Visto stupito mortale, non potevi imprigionarmi per sempre!", esclamò severo il Dio, ammonendo il ragazzo al suo fianco. Un ragazzo dai capelli grigi, con un fisico e volto su cui si poteva scrutare la rabbia e l’affaticamento per l’accaduto. –"No, non doveva finire così! Chi ci ha liberato, non immagina cosa Tifone sia in grado di fare", disse addolorato il ragazzo, "Almeno la mia armatura, quella della Chioma di Berenice sembra essersi ricomposta, dopo che il Sigillo è stato spezzato!".

"Ragazzo, ora non ho tempo di occuparmi di te! Ho qualcosa migliore da fare ora!", affermò il Dio, scendendo per terra e ritrovandosi di fronte ad i due Seima Tenshi. Li scrutò per bene, notando la mancanza di protezione al proprio corpo, e intuì la loro origine divina, riconoscendo Belzebù come il capo tra i due, per questo a lui si rivolse: "Tu che sembri il più forte, dimmi chi siete, a chi fate capo e perché mi avete liberato. Spero che non mi facciate arrabbiare…", esclamò assumendo poi una strana posa, che turbò Moloch, il quale si mise in allerta per un possibile attacco.

"Non siamo venuti per combattere, nientemeno per trovare in te un nemico. Anzi, il nostro intento è quello di essere alleati: mi presento sono Belzebù, Demone della Passione", esclamò il demone, "mentre lui è Moloch, Demone della Quiete; siamo stati inviati da Lucifero, il Signore degli Inferi e Angelo Decaduto".

"Lucifero…sì, mi pare di aver già sentito questo nome! Sono millenni che cerca di conquistare la Terra, così come me, ma non ci riesce. E per questo pensa di chiedere aiuto a me, il Dio dei Giganti, Tifone!", tuonò il Dio; -"Esattamente, sei uno tra i Dei più potenti a questo mondo, ma neanche tu riusciresti ad opporti all’Alleanza Divina, composta dalle tre divinità della Terra e i Titani, o all’Esercito Divino, con a capo i dodici Dei Olimpici, che un tempo ti sconfissero".

"Dovrei pensarci bene, ma dalla situazione che mi hanno posto, non avrei scelta", pensò il Dio, che schioccò le dita, concentrando il proprio cosmo e facendo comparire l’Adamas di Topaz, nel quale fece reincarnare il corpo del suo sacerdote, Encelado, "E sia! Nostri amici, ditemi quando Lucifero può ricevermi, ho bisogno di vederlo!", affermò il Dio, convincendo i due Demoni. –"In qualsiasi momento tu voglia, può riceverti! Noi andiamo ora, questo posto ci sta soffocando", rispose Moloch, togliendo la parola al suo capo.

Dopo aver spiegato le cose come stavano, i due se ne andarono lasciando solo Tifone ed Encelado. "Ma signore, non vorrà mica allearsi veramente con quei rozzi Demoni!", esclamò Encelado, riconoscendo inoltre che il corpo di Tifone era il suo, e che quindi quello che aveva era solo una copia, -"Guarda mio sacerdote, non sono molto diversi da noi, ma abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Tuttavia resta che ci fideremo solo per ora, al momento giusto faremo fuori anche loro", disse ridendo il Dio, "Preparati dobbiamo riportare in vita tutti gli altri Giganti, e la mia amata Echidna!".