UNA NUOVA LUCE NEL CIELO

HEIRS

Tomoko e la sua bicicletta scivolavano leggere sull’asfalto, dirette al porto. Evitò accuratamente di percorrere strade troppo trafficate, il suo abbigliamento vistoso l’avrebbe fatta notare troppo, e non era nei suoi piani, non doveva attirare l’attenzione. Con discrezione, la ragazza dai folti capelli argentei varcò l’ingresso della zona portuale, tranquilla e silenziosa, proprio l’ideale per lei, che detestava la confusione. Con sicurezza, smontò, sistemandosi la Box sulle spalle e la sacca sul braccio, e s’incamminò verso i pontili, recando con sé la sua adorata bici. Era ormai il crepuscolo e i lampioni si erano accesi; poco lontano da lei, con passo cadenzato, camminava un marinaio, una sigaretta in bocca e una sacca verde petrolio sulla schiena, sembrava in partenza, il berretto alla marinara sulle ventitré. Rapida, la giovane gli si avvicinò: "Mi scusi." disse educatamente, gli occhi verdi come il mare non lasciavano trasparire alcuna emozione, "Sto cercando una nave, dovrebbe provenire dal Giappone." Spiegò lei, la voce piatta e tranquilla. L’uomo la squadrò per un istante, scrutando la sua Box, poi si accese la sigaretta e, facendo un tiro, sorrise: "Tu devi essere Tomoko, esatto? Ti stavamo aspettando. Gli altri tuoi compagni sono già stati alloggiati a bordo, mancavi solo tu. Vieni, ti accompagno." le disse, incamminandosi.

La ragazza lo seguì, senza proferire verbo.

In silenzio, i due costeggiarono i bacini di contenimento delle navi, in secca, fino a giungere alla punta più meridionale, dove era ancorata una nave, una nave con le insegne della Fondazione Grado: "la Rainbow Gold è pronta a salpare, sei arrivata appena in tempo!" esclamò l’uomo, scorgendo un marinaio sul ponte che gli faceva dei segnali, "la tua bicicletta la stiveremo, ok?". Tomoko annuì, seguendolo sulla passerella; in men che non si dica, si trovava sul ponte di comando, dove la attendeva un signore, vestito di una linda divisa bianca, il comandante: "Benvenuta, Tomoko. Gli altri apprendisti ti stanno aspettando nel salone principale, sotto coperta. Io sono il capitano Akira, molto piacere." Si presentò, tendendo una mano. La giovane ricambiò il saluto, e s’incamminò verso il salone, sparendo in breve alla vista. Sottocoperta c’era molto caldo, così la ragazza, trovato un bagno, decise di cambiarsi e di indossare il suo chitone. Svolta questa operazione ed allacciati i sandali, riprese il suo cammino. Finalmente, arrivò al tanto sospirato salone: era una stanza enorme, ovale, con un soffice futon, decorato con draghi e arabeschi, disposto sul pavimento. Ragazzi della sua età erano seduti sul futon, a gambe incrociate, posti in cerchio; Tomoko ne contò esattamente 12, quattro ragazze, lei compresa, e otto ragazzi: le faceva strano vedere le compagne prive dell’abituale maschera. Corpi scolpiti e induriti dal sole, ragazze dal fascino tagliente come la lama di una katana, ma visi allo stesso tempo soddisfatti e sereni.

"Buonasera." salutò ella con un inchino. Tutti si voltarono verso di lei, donandole un dolcissimo sorriso: "Puoi mettere la tua Box in quell’angolo, accanto alle nostre." le indicò un ragazzo dalla carnagione scura, quasi sicuramente indiano, si ritrovò a pensare ella. Effettivamente, accanto a lei, erano poste tutte le Box dei presenti, vide il Cigno, l’Andromeda, l’Unicorno… Ora doveva solo capire chi fossero i suoi compagni.

Si sedette accanto a una bella ragazza, dai lunghi boccoli rossi, legati assieme con un nastro rosso sangue: "Ciao, benvenuta. Io sono Rossane, e te?" chiese lei sottovoce "Tomoko." le rispose; un ragazzo dai folti capelli lunghi e neri si alzò in piedi, rivolgendole la parola: "Benvenuta, io sono Shan, Saint di Dragon, dalla Cina. Tu chi sei?". Gli occhi di Tomoko brillarono di una strana luce e lei si alzò: "Sono Tomoko di Pegasus, nata a Tokyo ma addestrata in Grecia." Si presentò, scrutando poi i visi dei suoi nuovi compagni; un altro ragazzo, biondissimo e dall’aria simpatica, si alzò: "Io sono Edward di Chameleon dall’Etiopia, benvenuta." Le tese una mano. Altri due giovani si alzarono, uno dai capelli precocemente bianchi e il ragazzo dalla pelle scura: "Io sono Matthew di Wolf dalla Liberia e lui è Raibh di Pavo, dall’India." Presentò il primo, "E noi siamo Karl di Bear e Leonard di Leo Minor!" si presentarono due ragazzi, il primo dalla folta zazzera scura e il secondo dai corti capelli biondi. Altre due ragazze, entrambe dai capelli rossi: "Io sono Rossane di Unicorn, dall’Algeria," era quella che l’aveva accolta appena arrivata, "E io sono Leena di Hydra, dalla Finlandia.", la seconda aveva un aria veramente strana, aveva la pelle pallidissima, anche se non al livello di Tomoko, e gli occhi che parevano mandare lampi, una ragazza molto strana. Per ultimi, due giovani, quasi identici, si alzarono, una femmina e un maschio: "Noi siamo Andrea di Andromeda e lei è mia sorella Francine di Phoenix, siamo italiani, " s’inchinò un ragazzo dai capelli ramati, e la sorella, bionda, fece lo stesso.

"E così tu saresti Tomoko."

Una voce gelida la fece sobbalzare e un ragazzo, dai lunghi capelli color oro si avvicinò; due profondi occhi di ghiaccio la scrutavano curiosi: "Si, e tu chi sei?" domandò lei, le labbra increspate in un sorriso beffardo, "Christian di Cygnus, dalla Russia.", "Ah, piacere." salutò lei, fronteggiando tranquillamente il suo sguardo.

"Scusate…".

Un marinaio era entrato nel salone, guardandoli con soggezione: "Mi hanno pregato di avvertirvi che la cena sta per essere servita. Se volete seguirmi..".

I dodici Santi si rizzarono in piedi, seguendolo diligentemente; le ragazze che parlottavano tra loro in greco antico, i ragazzi che chiacchieravano sommessamente in gruppetti. Giunsero così in un ampio salone, con un tavolo elegantemente apparecchiato al centro del salone; tre giovani Sacerdotesse, con le maschere di porcellana poste sui volti, li attendevano, in piedi attorno alla tavolata, una giovane dagli stupefacenti capelli color dell’argento, ancora più luminosi di quelli di Matthew, una rossa e una bruna dall’aria fiera. La rossa fece un passo in avanti, "Benvenuti, ragazzi." li salutò, l’inespressiva maschera riluceva beffarda, "Io sono Marin dell’Aquila, Sacerdotessa e Santo d’Argento." si presentò; Tomoko guardò affascinata quella figura, così maestosa, seppur di pochi anni maggiore di lei, sentiva una sensazione stranissima, che non riusciva a spiegarsi, "E loro sono Shaina dell’Ofiuco," disse, indicando la bruna, "e Yulij del Sestante."; le due si fecero avanti, e salutarono i ragazzi con un leggero inchino.

Poi, la giovane chiamata Marin fece loro segno di sedersi, una strana sensazione percorse l’intera sala come una scarica elettrica.

"Ascoltate, ognuno di voi è stato convocato qui per una ragione ben precisa, penso che abbiate letto le lettere che vi sono state recapitate. Ognuno di voi era un apprendista cavaliere che circa tre anni fa era impegnato nell’addestramento. Come ricorderete, ognuno di voi era stato fatto partire d’urgenza dal luogo dell’addestramento a causa di alcuni drammatici avvenimenti", come potevano aver scordato quelle terribili giornate, passate nascosti, in fuga…

"Ma, adesso, finalmente siete pronti. Vi avevamo affidato a Saints ormai ritiratisi, che hanno proseguito la vostra educazione al posto nostro, e ora potete occupare il posto che vi spetta di diritto." affermò la giovane, enigmatica.

Improvvisamente, proprio mentre Shaina dell’Ofiuco si apprestava a parlare, l’intera sala cadde in un silenzio di tomba, e un Cosmo enorme, malevolo, venne percepito da ognuno dei presenti, un cosmo freddo, inquietante, oscuro come la notte. Come un sol uomo, i ragazzi s’alzarono e corsero fuori, sul ponte, da dove proveniva quell’aura.

La notte era ormai calata, si trovavano in mare aperto.

Tutto pareva tranquillo, il mare era calmo.

Improvvisamente, quel Cosmo tremendo esplose in tutta la sua potenza, investendo in pieno i ragazzi, mandandoli a sbattere contro una delle murate laterali. Tomoko e Francine furono le prime ad alzarsi, ed entrambe espansero la propria aura spirituale, riuscendo finalmente a identificarlo: "ATTENTO RAIBH!!!! SI DIRIGE VERSO DÌ TE!!!!!" urlò la Saint di Pegasus, balzando in avanti; a fatica, riuscì a spostare l’amico e compagno dall’assalto, e a schivarlo lei stessa; scivolò di lato, con una capriola, e subito si rialzò. Con lentezza, la ragazza cominciò a tracciare nell’aria le Tredici Stelle, che illuminarono a giorno la notte, e scagliò il suo prodigioso attacco: "PEGASASU RYUUSEIKEN!!!!!" urlò la ragazza, indirizzando il suo assalto verso la misteriosa presenza. Le Meteore colpirono l’invisibile nemico, distruggendolo apparentemente. Sul ponte, calò un grande silenzio, rotto improvvisamente dalle urla laceranti di Tomoko: "NON È POSSIBILE!!!! FINIRÀ MAI QUESTO INCUBO??" piangeva la ragazza, il capo chino a terra, i pugni serrati.

Rossane fece per avvicinarglisi, poggiando una mano sulla sua spalla, ma la coetanea la scostò malamente: "Lasciatemi stare." ringhiò a denti stretti, tra i singhiozzi. In quel momento, Shaina e Marin arrivarono sul ponte, e con una semplice occhiata s’accorsero dell’accaduto, "Che è successo?" chiesero spiegazioni a Matthew e Edward, che aiutavano Raibh a rialzarsi, "Qualcosa ci ha attaccato non appena abbiamo messo piede sul ponte, Tomoko ha lottato contro uno strano avversario, non visibile, e poi l’ha messo in fuga. Ma poi si è rannicchiata a terra, piangendo." spiegò brevemente il biondo, il viso teso e pallido. Marin si avvicinò alla ragazzina rannicchiata al suolo, sussurrandole qualcosa, poi ella s’alzò, i capelli prima così perfetti, ora così scarmigliati da sembrare quelli di una Furia, "Non finirà mai, vero?" sussurrò lei; Marin la affidò a Francine, e il gruppo riscese sotto coperta.

Una volta ritornati nel salone, i 12 si risedettero, in silenzio; gli sguardi correvano ora verso le giovani Sante d’Argento ora su Tomoko, piangente, col capo chino sul tavolo, singhiozzante.

"Tomoko, calmati, dai… Non è successo nulla…." tentava di confortarla Francine, ma la ragazza, scrollatasela di dosso, con gli occhi iniettati di sangue, le urlò contro: "Calmarmi? CALMARMI?? PER COLPA DÌ QUEI BASTARDI E DEL LORO STRAMALEDETTISSIMO SIGNORE, HO PERSO IL MIO MIGLIORE AMICO E MENTORE!!!!"; le parole della loro compagna scossero non poco gli animi dei nuovi Santi, che fissarono, confusi, le Sacerdotesse: "Cosa vuole dire Tomoko?" chiesero timidamente Karl e Shan; le tre sospirarono, poi Marin fece segno alle sue compagne di sedersi, e incominciò a parlare.

"Siamo stati aggrediti da un nemico invisibile, un nemico, però, che noi conosciamo molto bene, uno degli Specter del Dio Hades.".

Un mormorio diffuso scosse il gruppo, che protese maggiormente l’attenzione verso la donna, "Tre anni fa, non so se lo sapete, le Armate di Athena sono state coinvolte in una sanguinosa Guerra, una sanguinosa Guerra, che non ha lasciato molti sopravvissuti. A quel tempo, le Armate del Dio dei Morti erano state sconfitte, pensavamo per sempre, ma questo attacco ha distrutto ogni nostra supposizione. Se uno degli Specter era qui, vuol dire che le 108 stelle stanno tornando a brillare." terminò la donna a denti stretti; "Tre anni fa, un manipolo di Bronze Saint come noi, sono penetrati nella Casa di Hades, e sono periti, nel tentativo di salvare la reincarnazione terrena della Dea; tra loro, vi era anche il mio migliore amico, e predecessore, Seiya di Pegasus. Molti di noi, Francine, Andrea, Shan, Christian, sono i diretti successori dei Bronze periti nell’Aldilà.".

Era stata Tomoko a parlare, la voce roca e rotta dal pianto.

"è stato convocato il Chrisos Synagein a causa di ciò. Sentivamo che qualcosa stava per accadere, per questo abbiamo ritenuto opportuno dirigerci verso un’altra località, non verso la Grecia, è più sicuro così. Il sacrificio dei nostri compagni rischia di essere vano." sussurrò il Saint del Sestante, levandosi il lungo mantello.

I ragazzi erano a dir poco sconvolti: "Quindi, potrebbe scoppiare una nuova Guerra?" chiese preoccupato Shan, che fino a quel momento era rimasto in silenzio; Shaina annuì.

Un fremito scosse la sala: "La situazione è grave, molto grave. Siamo su una polveriera pronta ad esplodere, e la questione non mi piace per nulla." esclamò Christian, più pallido del solito; il gruppo si chiuse in un mutismo riflessivo, e preoccupato, non erano sicuri di poter affrontare un nemico così potente.

"Non possiamo tirarci indietro!".

La voce imperiosa della Saint di Pegasus riscosse i compagni da quel loro mutismo, "Siamo noi, adesso, gli eredi dei Santi, e non possiamo, né dobbiamo tirarci indietro, è troppo importante!", gli occhi della giovane mandavano lampi; "Concordo! Dimostriamo che siamo degni di appartenere alle Armate della Dea, che sappiamo essere degni eredi dei Salvatori della Dea!", le diedero manforte Matthew e Andrea, che le poggiò una mano sulla spalla, con un dolce sorriso, "Sarà dura, ma potremo farcela…" constatarono Karl e Shan.

In breve, tutti i giovani Saint si riunirono sotto un unico leader, Tomoko.

"Bene, vedo che avete deciso! Tra due settimane, arriveremo a destinazione, e parteciperete al Chrisos Synagein." affermò Marin, "Siete degni eredi di Seiya e dei suoi compagni, vedo la stessa luce nei vostri occhi…" sussurrò sognante la rossa.

"Ora riposate, ne avete bisogno. Ne parleremo domattina." tagliò corto la bruna.

I ragazzi fecero per uscire, quando Christian si voltò, rivolgendo una domanda alle tre: "Qual è la nostra destinazione?" domandò.

"L’Isola di Andromeda.".