CAPITOLO XII

Una situazione delicata

"Kanon, Kanon!" Un fulmine squarciò il buio di quella notte fresca e ventosa.

"Madre".

"Stai bene figliolo? Ho sentito uno strano rumore provenire dalla tua camera".

Il giovane, passandosi una mano sul volto stanco rispose fiaccamente:

"Mi sono svegliato di soprassalto, ma era solo un brutto sogno madre, nulla di più. Ora tornate a letto".

"Un altro incubo? In queste notti non fai altro che svegliarti all'improvviso, cosa ti succede figlio mio? Cosa ti turba a tal punto?" disse preoccupata la donna, stringendo le mani al petto.

"Ve l'ho detto madre, non è nulla" rispose Kanon, celando malamente un'espressione turbata. La donna lesse il disagio negli occhi di suo figlio e gli si avvicinò.

"Cosa vedi nei tuoi sogni figliolo?" Kanon, tutt'altro che disponibile al dialogo, decise comunque di rispondere, accontentando il desiderio della madre:

"Strane visioni e sinistri presagi: mio fratello Saga ed io affiancati, lui con indosso eleganti vesti, e poi del sangue, tanto sangue che ci circondava. Mi ero accorto di avere le mani sporche di sangue e fango, ho cercato di pulirle in qualche modo, ma all'improvviso avevo notato che Saga si era fatto più distante. Deciso a raggiungerlo, mi ero incamminato lungo quello che pareva essere un sentiero sterrato, ma non ne sono sicuro, poiché ero circondato dalle tenebre. Lui era di spalle, l'avevo quasi raggiunto, ma una luce accecante si era parata davanti a me, impedendomi di continuare. Dalla luce aveva preso forma un essere spaventoso, con arti che sbucavano da bagliori scintillanti, un volto oscuro, coperto in gran parte da un elmo in stile corinzio, e due occhi infuocati. Sembrava avesse intenzione di parlarmi ma non ricordo null'altro".

La donna, terrorizzata dalle parole del figlio, non seppe cosa dire. Un altro fulmine illuminò a giorno la stanza.

"Madre ora basta, calmatevi!..." rispose spazientito Kanon "...Avrei preferito non confessarvi queste cose, ma credo che adesso io possa tornare a riposare con cuore alleggerito e libero da tormenti. E dovreste farlo anche voi".

"Kanon".

"Tornate a dormire ho detto".

Sorse l'alba di un nuovo giorno, illuminata da un sole rosso all'orizzonte, che sembrava diradare con i suoi potenti raggi le residue nuvole che sostavano ancora nei cieli della regione. I campi erano umidi e l'aria ancora fresca quando Saga decise di lasciare la terza Casa per dirigersi verso un pianoro situato lungo il massiccio montuoso che divide Sounion da Esperides, adoperato talvolta dai Cavalieri come arena improvvisata per i loro allenamenti; aveva deciso infatti di concedersi un'ora di esercizio fisico, prima di raggiungere il Sacerdote per il suo primo incarico da consigliere. Con lo scrigno dei Gemelli in spalla, attraversò il villaggio di Rodorio dove venne riconosciuto da alcuni abitanti che gli rivolsero un saluto rispettoso, a cui rispose con gentilezza, senza tuttavia intrattenersi. Durante il viaggio ripensò alla nomina a Primo Ministro pro tempore, non sapendo cosa aspettarsi da quel nuovo importante, seppur temporaneo, incarico. Giunto alla piana, ripose in terra il suo scrigno e vi si appoggiò di schiena, sedendosi ad ammirare il lontananza la costa ed il profilo irregolare, avvolto dalla foschia mattutina, della lunga striscia di terra che fuoriesce dal mare a nordest di capo Sounion e che viene chiamata Makronisos. Chiuse gli occhi e appoggiò i polsi alle ginocchia, facendosi accarezzare dal vento leggero di sudovest. In quel momento si alzò una leggera coltre di polvere, sospinta dalla brezza, ma nemmeno questo sembrò disturbare la pace che il Cavaliere era riuscito a raggiungere nel suo raccoglimento. Passarono alcuni minuti prima che, d'un tratto, Saga stringesse forte i pugni, riaprendo gli occhi e puntando il dito contro il primo oggetto che gli era capitato a tiro, una grande roccia attorno alla quale erano aggrovigliati alcuni arbusti rampicanti. Il macigno fu raggiunto dal sottile fascio di cosmo fuoriuscito dal dito del Cavaliere ed iniziò a vibrare, scuotendo le piante limitrofe. Saga lo lanciò in alto con la sua energia cosmica ed alzandosi in piedi, si preparò a pararlo a mani aperte: il grave prese velocità, ma la sua discesa fu interrotta, con una piccola smorfia di fatica, dal Cavaliere pronto a riceverlo nella sua posizione d'attesa. Il terreno umido fece sprofondare i calzari del Cavaliere il quale, con l'intero corpo in tensione a causa dello sforzo, abbassò lo sguardo per evitare che la polvere e i piccoli detriti che gli calavano sul viso durante la prova, cadessero negli occhi. Si piegò leggermente sulle gambe e lanciò di nuovo il masso in aria, ma questa volta con un balzo poderoso lo raggiunse e lo colpì col destro, frantumandolo in più parti. Un falco che planava lì vicino ne fu spaventato e volò via velocemente.

Il Cavaliere tornò a terra e senza riprendere fiato richiamò a sé l'Armatura, che prontamente lo raggiunse aderendo ai muscoli. Lasciò l'elmo sullo scrigno ormai vuoto e si mise in posizione per un colpo, quando fu distratto da un rumore di ciottoli mossi proveniente dalle sue spalle; si voltò prontamente ma non vide nessuno, nonostante fosse convinto che qualcuno lo stesse osservando: percepiva quello che sembrava essere un cosmo umano in stato di quiescenza, ma evitò di agitarsi, non percependo alcuna minaccia. Decise di proseguire con l'addestramento, fingendo di non essersi accorto di nulla, ma prestando maggiore attenzione all'ambiente circostante e sperando che il misterioso individuo avesse di lì a poco azzardato una nuova mossa. Prese posizione, con gambe leggermente divaricate, si concentrò e, a braccia aperte, disegnò un ampio raggio nell'aria, evocando il suo colpo con decisione:

"Dimensione Oscura!"

La terra iniziò a vibrare e a pochi passi da lui si aprì una profonda voragine nel terreno, che iniziò a risucchiare le rocce più vicine. Le scosse aumentarono d'intensità e stormi di uccelli volarono via terrorizzati.

"Molto bene" pensò Saga, prima di spiccare l'ennesimo balzo. Giunto a mezz'aria puntò le mani verso la voragine e facendo risplendere il suo cosmo, invocò la sua tecnica massima a gran voce:

"Esplosione Galattica!"

Un fascio luminosissimo e tremendo iniziò ad essere risucchiato dalla voragine, facendo tremare gran parte del pianoro. Sui muscoli tesi affioravano molte vene, mentre il sudore scendeva copioso dai pori della sua pelle: il Cavaliere dei Gemelli diede sfogo a gran parte del suo cosmo, generando una brillantissima colonna di luce che, se non fosse stata risucchiata dalla voragine della Dimensione Oscura, avrebbe spazzato via gran parte del colle circostante. Tuttavia, prima di esaurire la sua tecnica, Saga si accorse che nonostante la tecnica fosse stata diretta nella voragine creata, aveva scavato un cratere di medie dimensioni nel luogo dell'impatto. Il Cavaliere concluse il suo esercizio e tornò a terra, si passò una mano sulla fronte e copiando i movimenti che aveva poco prima eseguito con le braccia, richiuse la voragine della Dimensione Oscura. Si sedette a riposare, respirando profondamente, quando fu attirato di nuovo da quella misteriosa presenza. Questa volta la riconobbe, rimanendone molto stupito: era la prima volta che percepiva un cosmo così nitido provenire da quella persona.

"Che cosa ci fai qui?" chiese prontamente senza alzarsi, con leggera agitazione.

Ottenne per tutta risposta una risata.

"Vieni avanti, fatti vedere".

La ghiaia si mosse ed un'ombra lunga apparve da dietro l'enorme masso che impediva di vedere oltre il sentiero in terra battuta che scollinava dall'altro lato dell'altura, dirigendosi verso nord.

"Fratello, finalmente ti sei accorto di me" furono le parole di Kanon che, con un sorriso, si era finalmente mostrato.

"Sei stato incauto Kanon, avrei potuto colpirti involontariamente" rispose Saga in tono di rimprovero, alzandosi. Il fratello rise di nuovo.

"Fatti abbracciare Cavaliere d'Oro, è da un po' che non ci vediamo".

I due fratelli si strinsero cordialmente, con Kanon che ebbe il piacere di venire a contatto con l'Armatura dei Gemelli. La ammirava stupito, nonostante non fosse la prima volta, ma Saga chiese di nuovo:

"Perché sei qui?"

"Stavo raggiungendo il Santuario per venire a farti visita".

"Kanon..." lo ammonì spazientito Saga "...quante volte ti ho detto che non puoi raggiungere il Tempio senza il consenso del Sacerdote? Potresti anche raggiungere facilmente il limite del territorio sacro, ma avanzando di un solo passo saresti intercettato dalle guardie poste lungo il perimetro e naturalmente non avresti la minima possibilità di oltrepassare la barriera cosmica che avvolge il centro abitato".

"Calmati fratello, lo so bene, ma questa volta è per una questione davvero delicata".

Il Cavaliere, credendo fosse accaduto qualcosa alla madre, venne assalito da un sinistro presentimento:

"Cosa è successo? Come sta nostra madre?"

"Credo che ora sia preoccupata per me, ma sta bene puoi stare tranquillo".

"Non le hai detto che avevi intenzione di raggiungere il Tempio? Kanon tu..."

"Saga tornerò presto a casa, ma prima devi aiutarmi!" Le parole sincere del fratello placarono l'animo del Cavaliere che, prima di rispondere, si diresse verso lo scrigno per riporre la sua Armatura.

"Cosa vuoi dirmi?" chiese di spalle. Kanon rispose con voce rotta a tratti da evidente preoccupazione:

"Fratello c'è un pensiero ricorrente che mi ossessiona: ho scoperto di saper sviluppare alcuni poteri, non dissimili da quelli che tu stesso mi hai mostrato qualche tempo fa; riesco a percepire qualcosa di nuovo in me, qualcosa che trascende i miei sensi. Seguendo il tuo esempio, mi sono allenato da solo ogni volta che ho potuto, quando un giorno è come se una fiamma si fosse risvegliata in me..."

"Fratello..." lo interruppe Saga "...dovresti sentirti onorato di una tale benedizione. L'ho percepito chiaramente poco fa: sei riuscito a risvegliare il potere del cosmo".

"E' successo lo stesso che capitò a te non molto tempo fa?"

"Si Kanon, ma non avendo avuto la fortuna di addestrarti al Tempio ne hai avuto la consapevolezza solo ora. Mi rammarica non averti avuto al mio fianco al Santuario in questi anni, ho sempre creduto nelle tue capacità".

"E dimmi fratello, da quando ti è successo lo stesso, soffri anche tu di incubi e strane visioni notturne?"

Saga lo fissò attentamente con sguardo severo, prima di rispondere con cautela, scuotendo leggermente il capo:

"Non so di cosa parli, Kanon".

"Come immaginavo. E' per questo che ora sono qui. Tu devi aiutarmi!"

"Kanon..." continuò Saga, srotolando una fasciatura che aveva al polso "...il processo di attivazione del cosmo non comporta alcun effetto collaterale negativo, sei sicuro che le due cose siano correlate?"

"Io temo di sì" rispose, riflettendoci su, Kanon.

Saga abbassò lo sguardo, meditando, e incrociò le braccia. Il sole era ormai alto: sapeva di dover far presto ritorno al Santuario, ma la strana situazione venutasi a creare lo spingeva a saperne di più.

"Che cosa vedi nei tuoi incubi?" chiese il Cavaliere. Kanon raccontò nel dettaglio le sue visioni, aggiungendo particolari omessi alla madre durante la notte. Saga rimase stupefatto non riuscendo, tuttavia, a trovare un collegamento plausibile tra i due eventi: credeva che quelle premonizioni fossero soltanto suggestioni create dalla mente di Kanon, che aspirava in cuor suo di avvicinarsi allo status del fratello dal momento che ora anch'egli poteva aspirare a diventare un Cavaliere, ma il racconto sembrava troppo dettagliato e vivido per essere definito come un semplice condizionamento del suo subconscio. La figura misteriosa avvolta da luce e munita di elmo e la presenza del sangue, oltretutto, non erano giustificate da alcunché.

"Sai già elevare il tuo cosmo ad un livello sufficientemente alto Kanon?" chiese Saga, dopo il racconto, intuendo che una possibile spiegazione alla faccenda potesse ricercarsi nella natura del cosmo sviluppato dal fratello.

"Perché me lo chiedi?"

"Avanti Kanon, non ho molto tempo, concentrati e fa' divampare la fiamma di cui mi hai parlato".

Kanon, pur non comprendendo le parole del fratello, decise di assecondarlo: chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, strinse i pugni e si lasciò andare. Il Cavaliere dei Gemelli, dapprima attento ed imperscrutabile, rimase notevolmente sorpreso dalla strana sensazione che lo avvolse di lì a poco.

"E' davvero questo il cosmo di mio fratello?..." rimuginava stupito "...Non può essere, dovrebbe essere simile al mio, Gemini è anche la sua costellazione, come può emanare un'energia di così indecifrabile natura?"

Kanon mostrava qualche smorfia dovuta allo sforzo, ma continuava a far divampare la sua energia spirituale a tal punto da far vibrare i ciottoli circostanti.

"Ora lo riconosco..." sussurrò Saga, certo che il fratello non potesse ascoltarlo "...questo è il cosmo di Gemini, ma cos'era quella..."

Il Cavaliere fu interrotto dall'urlo di Kanon, ormai al massimo del suo sforzo. Saga ne fu quasi terrorizzato, ma mantenne il sangue freddo ed analizzò pensieroso la situazione:

"Non è possibile! Una nuova tremenda vibrazione! Non è il cosmo di Gemini quello che sento, c'è qualcosa di molto strano e la sensazione che provo è davvero opprimente. Non ho mai percepito un cosmo così instabile ed irruento. Ironia della sorte questa energia proviene proprio da Gemini, eppure io stesso che ne sono Cavaliere d'Oro non l'ho mai saggiata: non posso lasciare che mio fratello venga soffocato da tale potere, potrebbe rivelarsi un errore imperdonabile, non è nemmeno un Cavaliere, il rischio è troppo alto, ma cosa posso fare per aiutarlo?"

Lo pervase una terribile intuizione, proprio mentre Kanon iniziava a mostrare i primi segni di cedimento: i suoi occhi, rivolti in alto, si fecero languidi, la sua smorfia ancor più sofferente, le braccia stavano lentamente scivolando lungo i fianchi, ma nonostante questo sembrava non avesse la minima intenzione di smettere, come se fosse caduto in uno stato di trance.

"Kanon adesso basta, fermati immediatamente!" urlò Saga perentorio. Il fratello parve obbedire, abbassando il capo e poggiando le mani alle ginocchia per riprendere fiato. Saga lo scrutava in silenzio, terrorizzato per quello che stava per compiere.

"Allora, che te ne pare? Non male per chi non è Cavaliere!..." chiese Kanon, una volta ripresosi, prima di aggiungere sorpreso "...Ma, fratello, cosa ti prende?"

Saga, con sguardo duro, aveva nel frattempo puntato il dito contro suo fratello.

"Mi dispiace Kanon, perdonami. Lo faccio per il tuo bene."

"Cosa? Saga aspet..."

"Illusione Diabolica!"

Un raggio di luce, apparentemente innocuo, si insinuò nella mente di Kanon: la vista gli si annebbiò, i suoni risultarono ovattati ed un dolore lancinante sembrò svuotargli il capo. Con un grido di dolore, Kanon cadde in ginocchio, tenendo la testa con le mani.

"Fratello resisti ti prego, fratello". Saga era consapevole che il tremendo colpo in grado di manipolare la mente degli uomini, potesse avere effetti devastanti su suo fratello, ma decise di continuare, sperando che quell'atto avesse liberato la mente di Kanon da quelle ossessioni che, a quanto pare, scaturivano da un cosmo di natura assai misteriosa, di certo non appartenente ad Atena. Kanon poggiò la fronte in terra, iniziando a tossire come se stesse per perdere il respiro. Percepiva dei suoni ovattati, riconobbe solo per un istante la voce del fratello che gli stava rivolgendo parole preoccupate, ma l'instabilità mentale che lo attanagliava iniziò ben presto ad estraniarlo dalla realtà. Saga continuava a manipolare la sua mente, pur soffrendo nel vedere il fratello in quello stato ed iniziando ad avere forti dubbi sulla bontà del suo gesto; tuttavia si sforzava di convincersi che in futuro tale soluzione estrema lo avrebbe preservato da pericoli maggiori e da quelle strane ossessioni.

"Di certo non posso permettere che quel cosmo divori mio fratello" pensò.

Dopo l'ennesimo urlo disperato di suo fratello, il Cavaliere decise di alleggerire la portata del suo colpo, intimorito per la sua vita, dopodiché si rivolse con voce bassa ma decisa:

"Kanon, Kanon, ora ascoltami bene..." sollevò il mento del fratello con la mano sinistra, poggiando il dito della destra al centro della fronte "...guardami, guardami: d'ora in avanti non utilizzerai mai più il tuo cosmo, mi hai capito? D'ora in poi vivrai dimenticandoti di avere un cosmo. Ed ora ascolta bene e non dimenticarlo mai: sarò io, ed io soltanto, un giorno, che ti consentirò di adoperare di nuovo il tuo potere. Soltanto io e nessun altro, mi hai capito? Rispondi!"

Da quando aveva diminuito l'effetto dell'Illusione, Saga si era reso conto che il fratello aveva smesso di urlare, continuando tuttavia a digrignare i denti e produrre strani versi gutturali.

"Mi hai capito Kanon?" urlò Saga.

"S...sì". Il Cavaliere lasciò la presa. Kanon crollò a terra esausto. Venne, poi, aiutato a rialzarsi dal fratello che, con tono rassicurante lo sollevò delicatamente sulle gambe.

"Spero di aver fatto la cosa giusta" pensò Saga, aiutando Kanon a rimettersi in piedi.

"Kanon tutto bene? Come ti senti?" chiese poi.

"Fr...fratello, cosa mi è successo, sono svenuto?"

"Sì Kanon, sei crollato all'improvviso, sembri essere molto stanco, perché non torni da nostra madre, ti starà aspettando".

"Ma io..."

"Tu sei stato molto gentile nel venire a farmi visita durante il mio allenamento. Ora prendi queste..." fece Saga, estraendo dalla piccola scarsella che aveva legata alla vita delle monete d'argento e ponendole nelle sue mani "...sono sicuro che vi faranno comodo".

"Grazie fratello" rispose un intontito Kanon.

"Ora va', mi dispiace non poter spendere altro tempo con te, ho molti impegni e devo ritornare presto al Tempio. Te la senti di incamminarti da solo?"

"Ma certo, mi sento bene fratello, a dire il vero non so proprio come possa essermi capitata una cosa del genere".

"Bene, sono sollevato. A presto allora, saluta la mamma. La prossima volta sarò io a farvi visita" sorrise forzatamente Saga.

"Ti attenderemo con gioia, ora vado, in breve tempo sarò a casa non temere, non voglio far preoccupare oltremodo nostra madre".

"A presto fratello mio".

Si abbracciarono, sorridendo. Saga attese che Kanon si allontanasse, osservandolo ritornare sui propri passi, serbando in cuor suo un'inquietudine mai provata prima:

"Che ti succede fratello? Possibile che le stelle siano state così poco clementi con te da affidarti un cosmo così tremendo?..." pensava "...O semplicemente hai avuto la sfortuna di non allenarti al Tempio e di non affinare al meglio il tuo enorme potere? Avrò fatto bene a manipolare in modo così drastico la tua mente? Avrò fatto bene ad utilizzare proprio su di te la tecnica che mai e poi mai avrei voluto scagliare? Perdonami fratello, spero di aver fatto la cosa giusta, lo spero davvero, ma a questo punto ne dubito fortemente".

Raccolse il suo scrigno e lo mise in spalla. Dopo qualche passo si volse ancora ad osservare Kanon il quale, ormai, era giunto ai piedi del dolce pendio, imboccando la via oltre Esperides che lo avrebbe presto condotto a casa.

"Dannazione!" sbottò d'un tratto, prima di incamminarsi velocemente verso il Santuario.

Nel frattempo, ai piedi delle Dodici Case, era tempo del primo allenamento a ranghi separati: alla grande arena erano presenti gli allievi, Vera, Leno e Sibrando in attesa dell'arrivo del Sacerdote accompagnato da Micene. Era stato deciso in comune accordo di occupare a rotazione alcuni dei luoghi adibiti a palestre, mantenendo sempre almeno una postazione libera per gli eventuali allenamenti delle caste inferiori. Per la prima giornata gli abbinamenti previsti sarebbero stati Mur e il Sacerdote alla grande arena, Micene e i suoi allievi alla collina di Sounion, Vera con Camus e Aphrodite alla palestra dell'Accademia, mentre Leno e Sibrando con rispettivi allievi ai piedi delle Dodici Case, nell'enorme spiazzo pavimentato, circondato da qualche colonna isolata, che segnava l'inizio della cinta muraria a protezione del cuore del Grande Tempio, adibito per concessione dello stesso Sacerdote a luogo per attività fisiche e ginnastica.

Un vociare vivace si levava dal centro della grande arena, allievi e maestri erano a colloquio, in attesa dell'inizio degli impegni quotidiani.

"Camus, anche se non possiamo allenarci insieme, credo avremo molte occasioni per tornare a sfidarci. Datti da fare, altrimenti la prossima volta vincerò nettamente" diceva Milo rivolgendosi all'amico con un sorriso.

"Dovrai allenarti molto per avere una minima possibilità di battermi" rispose serio il primo, voltandosi.

"Ti farò pentire presto delle tue parole, sbruffone" aggiunse il giovane di Scorpio, balzandogli innanzi. Camus sorrise soddisfatto, poi aggiunse:

"In bocca al lupo amico, sarà un piacere tornare a sfidarti in futuro".

Si scambiarono un gesto d'intesa.

"Camus". Il giovane si voltò.

"Cosa c'è Aphrodite?"

"Cosa ti aspetti dal nostro allenamento? Credo che il nostro abbinamento sia dovuto alla natura particolare dei poteri che dovremo esprimere, tu che ne dici?"

"Potrebbe essere come dici Aphrodite, in fondo da quello che abbiamo potuto constatare in questi giorni, le nostre abilità sono decisamente poco convenzionali rispetto a quelle di Aldebaran, Ioria o Milo, in questo modo potremo esprimere meglio il nostro potenziale. Lo stesso dicasi per Shaka e DeathMask, credo che sia stato organizzato tutto con la massima cura dei particolari".

"Giusta osservazione Camus, mi fa piacere notare in voi una naturale perspicacia per queste faccende" intervenne Vera, intervenendo nella discussione.

Un rumore di passi proveniente dal corridoio scavato nelle gradinate dell'arena fece voltare tutti i presenti: pur avvolte dalla penombra, vennero facilmente riconosciute le sagome di Sion, in abiti scuri e coprenti, scarsamente decorati a meno di due eleganti greche dorate che avvolgevano le maniche, e di Micene, con scrigno in spalla e una leggera armatura da allenamento in ferro e cuoio, ragion per cui i maestri, imitati dai giovani, si inginocchiarono rispettosamente all'avanzare delle due figure. Vera, in qualità di addestratrice più esperta, a nome di tutti rivolse un saluto ai nuovi arrivati:

"Ben arrivato venerabile Sacerdote, è motivo di gioia per noi tutti riavervi in questo luogo. Benvenuto anche a voi Micene".

"Buona giornata miei paladini, alzatevi pure" fece il Grande Sion, rispondendo al saluto. Il gruppo obbedì e Micene, avvicinatosi a Vera, la salutò con un sorriso, per poi sussurrarle qualcosa:

"Non mi abituerò mai a queste eccessive formalità nei miei confronti". Sorrise di nuovo e Vera, con leggero pudore, abbassò lo sguardo, aggiungendo con imbarazzo:

"In qualità di prima addestratrice e Cavaliere d'Argento, non potevo permettermi di non rispettare il protocollo davanti ai giovani e al Sacerdote, ho dovuto necessariamente salutarti dandoti del voi".

Il Cavaliere poggiò una mano sul suo braccio e con una piccola carezza le sorrise per l'ennesima volta portandosi, poi, al fianco di Sion che intanto aveva iniziato a discutere con Leno e Sibrando.

"Sembra essere tutto pronto per iniziare Eccellenza, manca soltanto il Cavaliere dei Gemelli" disse rispettosamente Leno.

"No, egli è già qui giovane Cavaliere" fece Sion, senza nemmeno alzare lo sguardo. Leno, intuendo, si volse, seguito da Sibrando e alcuni giovani, scorgendo la sagoma di Saga sulla sommità delle gradinate, appena giunto al Tempio dalla piana di Esperides. Si diresse lentamente verso il basso e quando fu abbastanza vicino, il Sacerdote iniziò a parlare con fare risoluto, ma gentile:

"Ascoltate, suppongo sia giunto il momento di cominciare. Gli dei ci hanno concesso questa piacevole giornata, credo sia doveroso sfruttarla nel migliore dei modi. Vera, Leno, Sibrando, Micene..." si rivolse con lo sguardo verso ognuno di loro "...dirigetevi con i vostri allievi ai luoghi assegnati, fate del vostro meglio e che la dea sia con noi".

"Faremo del nostro meglio! Aldebaran, Milo avanti, c'è molto da fare".

"Andiamo, Shaka, DeathMask, con me!"

"Aphrodite, Camus seguitemi".

Gli allievi, dopo essersi salutati, rivolsero un saluto rispettoso anche nei confronti di Saga. Micene prima di andare, volle scambiare qualche parola col suo compagno parigrado:

"Ben arrivato Saga, o dovrei chiamarti Primo Ministro..." sorrise, prima di aggiungere smettendo di sorridere "...Saga tutto bene?"

"Certo, perché non dovrebbe amico? O dovrei chiamarti mentore Micene?". Sorrise a sua volta, sperando di non aver insospettito il compagno. Rivolgendosi, poi, al Sacerdote, con tono molto più posato, il Cavaliere di Gemini aggiunse con un inchino, portandosi la mano al petto:

"Grande Sion perdonate il ritardo, mi dispiace avervi fatto attendere".

"Va tutto bene Saga, non preoccuparti..." rispose quest'ultimo, rivolgendosi poi agli altri presenti con un sorriso "...Micene, giovanotti, ora potete andare. Mur, sei pronto?"

"Sì lo sono" disse con un filo di imbarazzo il giovane dell'Ariete.

Micene si avviò, seguito dai suoi allievi. Mur, al cospetto di un Cavaliere d'Oro e del Sacerdote, rimase con lo sguardo basso in attesa degli ordini. Saga e Sion si guardarono negli occhi.

"Mur, puoi scusarci un momento?" fece il Sacerdote, allontanandosi.

"Certamente".

Preso il Cavaliere di Gemini in disparte, Sion, con tono vagamente sospettoso, chiese a voce bassa:

"Saga, tutto bene?"

"Grande Sion, certo. Perché me lo chiedete?"

"Saga non mentirmi, ti vedo molto turbato e mi pare che anche Micene se ne fosse accorto, poco fa".

Il Cavaliere distolse lo sguardo, infastidito dal fatto di essere stato scoperto; proprio lui, così abile a celare il più delle volte le sue emozioni dietro un'espressione seria e imperturbabile. Azzardò dopo qualche istante una risposta:

"Sacerdote...riguarda...sapete...stamane mi sono svegliato molto presto, prima dell'alba e ho rivisto in cielo la stella demoniaca alta e brillante nel firmamento. Rivederla mi ha nuovamente turbato, questa situazione di calma apparente la trovo molto fastidiosa, è un senso di impotenza davvero insopportabile, avrei voluto tenere queste emozioni per me, senza darvi alcun motivo di preoccupazione, ma ne riparleremo al Santuario più tardi se lo riterrete opportuno, non facciamo attendere il vostro allievo".

Sion scrutò per alcuni secondi gli occhi del suo Cavaliere e, nonostante l'espressione vagamente insoddisfatta, rispose in tono bonario:

"Pazienza Saga, pazienza. E' un bene avere del tempo prezioso, ci permetterà di completare l'addestramento nel migliore dei modi: se Ade attaccasse ora, senza la protezione di Atena e con i ranghi del nostro esercito incompleti, cosa pensi che possa accadere?"

"Vi chiedo perdono, Sacerdote. Avete ragione".

"Va tutto bene, ora accomodati, ti faccio vedere di cosa è ancora capace questo anziano Cavaliere d'Oro". Il Sacerdote si tolse l'elmo e la sopravveste scura e li porse al suo paladino.

Saga accennò un inchino e li adagiò ordinatamente sulla gradinata più vicina, sedendosi in attesa di assistere all'allenamento. Sion, ancora non del tutto soddisfatto dalla risposta del Cavaliere, soffocò l'ombra del dubbio nel profondo del suo animo e si rivolse con tono deciso al giovane allievo, mostrandosi in abiti leggeri, avvolti in una raffinata armatura da allenamento in acciaio Damasco, finemente decorata, molto leggera e resistente, certamente poco adatta alla figura di Sacerdote, ma molto più a quella di maestro d'armi:

"Mur, perdona l'attesa, possiamo cominciare".