CAPITOLO 1: Addio, giorni sereni

Una piacevole brezza spirava fra le fronde degli alberi che sorgevano nel lussureggiante giardino baciato dal sole di villa Kido. Una splendida ragazzina dai fluenti capelli biondi si aggirava in quel bellissimo luogo, alla ricerca di una persona. Presto vide colui che cercava intento a rimirare un maestoso albero ai margini del giardino.

"Shun!" - chiamò la ragazza.

Il ragazzo si volse e le sorrise.

"June!"- disse.

Sorridendo, la fanciulla corse verso il ragazzo, per poi abbracciarlo, gesto che Shun ricambiò con piacere.

"Che facevi qui da solo?" - chiese June - "Non vuoi tenermi compagnia?"

"Hai ragione, June, scusami" - le disse Shun, carezzandole delicatamente una guancia "Ero solo in pensiero."

"Sei preoccupato per tuo fratello?"- chiese la ragazza.

"No, sono sicuro che Ikki stia bene; non so dove si trovi, come sempre, ma sono certo che non corre alcun pericolo. E'la sorte di Seiya che mi angoscia."

June capì, e non chiese altro.

Il triste fato di Seiya aveva gettato un'ombra di malinconia su tutti loro, e principalmente su Shun e gli altri cavalieri di bronzo, che con Seiya avevano diviso gioie e sofferenze, forgiando fra loro un legame che non poteva essere spiegato a parole. Con la sconfitta di Hades, la pace era ritornata sulla Terra, e la gioia nel cuore di Shun era immensa, lui che aveva sempre detestato la battaglia, sempre odiato ferire chi gli si parava innanzi. Il fatto che la morte di un nemico fosse un passo necessario allo scopo di difendere la vita degli innocenti non bastava a lenire le ferite del cuore del cavaliere di Bronzo. Ora che l'era delle guerre era apparentemente finita, finalmente lui avrebbe potuto riporre per sempre nello scrigno la sua armatura di Andromeda. Ma questa felicità non avrebbe potuto essere mai goduta appieno, se Seiya fosse spirato.

Dopo i primi giorni dal ritorno sulla Terra, assodato che nessuno di loro poteva fare qualcosa per Seiya, Saori ordinò loro di andarsene dal Santuario. Avevano bisogno di un lungo periodo di riposo e serenità al fine di risanare le ferite di corpo ed animo. Così Ikki era sparito chissà dove, Shiryu era tornato a Goro Ho dalla sua amata Shunrei e Hyoga era tornato in Siberia. Shun tornò in Giappone, a villa Kido, e Saori gli fece cosa gradita concedendo che June del Camaleonte, cavaliere di bronzo, che aveva condiviso l'infanzia e l'addestramento con il ragazzo sull'isola di Andromeda, abitasse là con lui. I due mesi trascorsi assieme furono tra i più felici per entrambi i due ragazzi: June finalmente poteva avere accanto a sé il suo amato Shun, che tanti pericoli aveva dovuto affrontare durante i lunghi mesi di battaglie al Santuario, ad Asgard, nel regno di Poseidone ed in Ade. Ogni volta aveva temuto che lui non tornasse, anche se le aveva promesso che lo avrebbe sempre fatto. June conosceva lo spirito di sacrificio del ragazzo che amava; sapeva bene come con sin troppa facilità era disposto a gettare la sua vita, intravedendo in questo una soluzione per lui molto meno dolorosa dell'uccidere, sia pure a fine di giustizia.

Shun, dal canto suo, aveva letteralmente adorato quei giorni di serenità e di pace, vissuti fra le braccia della bionda donna-cavaliere. Ma la sorte incerta di Seiya ed il presentimento che prima o poi avrebbe di nuovo dovuto usare le sue mani non per abbracciare la donna che amava, ma per colpire gli avversari che gli si fossero parati dinnanzi, gli avevano impedito di godere appieno di quella gioia.

Ben conscia delle tristi elucubrazioni che si agitavano nell'animo del ragazzo, June si limitò ad abbracciarlo ed a fargli sentire tutto il suo calore. Shun era fatto così, non c'era niente da fare; e si era innamorata di lui anche per questo. Purtroppo quel momento poetico non durò a lungo, poiché un terzo individuo li raggiunse in quel luogo.

"Shun! June!" - urlò a gran voce il corpulento maggiordomo di Saori, il burbero Tatsumi.

"Tatsumi!" - disse Shun - "Perchè così trafelato? Che succede?"

"E'arrivata una lettera di Lady Saori!" - disse Tatsumi - "Devi andare immediatamente al Santuario!"

"Al Santuario?!" -domandò Shun - "E'forse accaduto qualcosa di grave?"

"Cosa vuoi che ne sappia io!" - rispose Tatsumi nel consueto tono poco affabile "C'era scritto solo che devi andare al Santuario! Per cui sbrigati fannullone, che ci fai ancora qui? Avanti, damerino, muoviti! Hai finito di gozzovigliare a spese della signorina!"

I modi bruschi ed irriverenti di Tatsumi non erano affatto cambiati, e come al solito fecero sorridere Shun. Per il maggiordomo, lui e gli altri quattro ragazzi erano ancora i soliti mocciosetti chiassosi che tanti anni prima vivevano a villa Thule e lo facevano impazzire, prima di partire per il periglioso addestramento da cavaliere.

Shun si affrettò a tornare all'interno dell'edificio e recuperò lo scrigno contenente l'Armatura di Andromeda. Fece per uscire dalla villa per andare a salutare Tatsumi e June prima di partire, ma la ragazza aveva anche lei il proprio scrigno sulla schiena, quello del bronze cloth del Camaleonte.

"June?! Ma..." - disse Shun sbigottito.

"Anche se sono solo un cavaliere di bronzo, sono anche io un cavaliere di Athena, Shun, lo hai dimenticato? Se il Santuario è in pericolo, anche io devo accorrere." -gli disse June, con un tono di voce in cui traspariva tutta la tristezza per dovere abbandonare quei giorni felici.

Shun sorrise. In fondo aveva ragione. E averla con sé nel viaggio glielo avrebbe fatto comunque pesare di meno, poiché con tutta probabilità una nuova guerra si stagliava all'orizzonte, e lui avrebbe dovuto riprendere a fare ciò che più odiava: combattere.

Shun le mise una mano attorno alla spalla, ed entrambi si allontanarono da villa Kido.

 

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Quasi nello stesso momento, in Cina, in una regione chiamata Goro Ho o 'Cinque Picchi', un giovane ragazzo dai lunghi e lisci capelli corvini trascorreva il mattino in allegria zappando i campi di buona lena. Ad un tratto vide venire verso di sé una fanciulla che lo chiamava a gran voce.

"Shiryuuuuuuuuu!!" - urlava ShunRei, sorridendogli.

Asciugandosi il sudore, Shiryu ricambiò il sorriso, mentre lei gli poneva le delicate mani sull'ampio petto nudo.

"Che c'è, ShunRei?" - le chiese il Cavaliere del Drago.

"Abbiamo visite." - rispose la fanciulla dai capelli d'ebano.

"Visite? Chi..." - provò a chiedere Shiryu, ma non potè finire la frase poiché le sue parole furono coperte da una squillante risata di fanciullo, appartenente ad un moccioso sbarazzino che dal nulla era comparso atterrando sulle spalle del Cavaliere.

"AH AH AH!! Ciao Shiryu!!"

"Kiki!!" - disse Shiryu ridendo, per poi afferrare il ragazzino ed iniziare a rotolarsi con lui sul terreno, scherzando e sghignazzando come due fratelli.

Era ormai molto tempo che i due avevano fatto amicizia, sin da quando Shiryu era giunto per la prima volta in Jamir per fare riparare a Mu dell'Ariete, maestro del piccolo Kiki, la sua armatura e quella di Pegasus. Sin da allora, Kiki era sempre stata una specie di mascotte del gruppo, e si era rivelato prezioso in molte occasioni, specie nel regno degli abissi, quando aveva portato ai cavalieri in battaglia l'aiuto determinante dell'armatura della Bilancia, e durante la lotta contro Hades, allorchè le sue doti telecinetiche si rivelarono fondamentali per salvare Seika dai micidiali attacchi a distanza del dio della morte, Thanatos. Era un piccolo marmocchio pestifero ma dal grande cuore, cui tutti volevano un gran bene. Ma di sicuro, quello che lui amava più di tutti ed in cui vedeva quasi un fratello maggiore era Shiryu.

Conclusi i convenevoli a base di risate e scherzi, Shiryu domandò a Kiki cosa lo avesse portato a Goro Ho, ed il piccolo non tardò a rispondere.

"E'arrivato un messaggio di Lady Saori. Tu e gli altri siete convocati al Santuario."

"Al Santuario?"- si domandò Shiryu - "Oh cielo... non sarà accaduto qualcosa a Seiya?!"

"Accidenti, spero proprio di no! Non dirlo nemmeno per scherzo!" - rispose il piccolo.

"Comunque se siamo convocati al Santuario dev'essere accaduto qualcosa di grave... sarà meglio andare subito."

Shiryu corse nella pagoda che fungeva da abitazione per lui e per ShunRei, dove, dopo una breve rinfrescata, recuperò lo scrigno contenente il Cloth di Dragon. Dopo essersi rivestito ed averlo caricato in spalla, tornò fuori, dove lo attendevano ShunRei e Kiki.

"Bene, Kiki" - disse Shiryu - "Andiamo in Grecia dunque."

Shiryu aveva pronunciato queste parole senza fissare in volto la dolce ShunRei... ed essa si limitò a tenere le braccia conserte ed abbassare il capo, senza nemmeno proferire parola. Da tempo si era rassegnata, sapeva bene come stavano le cose. Avere Shiryu con sé per settimane intere l'aveva riempita di gioia, ma una gioia offuscata dalla consapevolezza che presto sarebbe giunto il momento in cui un nuovo pericolo l'avrebbe portato via da lei... e lui se ne sarebbe andato ancora incontro a chissà quali cruente e perigliose battaglie. Il dovere che aveva come Saint di Athena lo costringeva ad anteporre la protezione dell'umanità all'amore che provava verso di lei... e anche se questo la faceva soffrire moltissimo, era anche uno dei motivi per cui lo amava.

Kiki si incamminò, e Shiryu fece per seguirlo... ma benchè non volesse farlo, l'impulso fu più forte di lui e si voltò un attimo per fissare ancora il delicato volto della dolcissima ragazza cui aveva donato il suo cuore.

"ShunRei..." - disse.

Tenendo gli occhi chiusi per cercare di celare le lacrime, ella rispose: "Non dire nulla Shiryu... sii prudente e torna presto da me."

Shiryu le sfiorò delicatamente il viso, ravviandole una ciocca di capelli scioltasi dall'acconciatura. Poi si volse e seguì Kiki, sparendo all'orizzonte senza voltarsi indietro.

 

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Nell'estremo Nord Europa, ai confini del territorio denominato Asgard, in omaggio alla splendida dimora degli dei Nordici, un'avvenente fanciulla bionda stava scortando fuori dal reame un bellissimo giovane dai capelli del medesimo colore. I due soldati che li stavano scortando rimasero in disparte per permettere ai due ragazzi di salutarsi.

Tenendo le mani del giovane nelle proprie, la fanciulla parlò: "E'stato un gesto molto cortese da parte tua venire a farci visita, Hyoga"

Hyoga fece un sorriso appena abbozzato, com'era tipico dei suoi modi glaciali e composti in apparenza, ma in realtà pieni di calore.

"E'un vero piacere per me, Frea, dovresti saperlo. Mi raccomando, abbi cura di te."

Frea rispose con voce leggermente velata di angoscia . "Sei tu quello che deve avere cura di sé, con tutti i pericoli che affronti! Mi piacerebbe poter venire con te al Santuario a far visita a Seiya... sono così in pena per lui!"

"Non preoccuparti" - la rassicurò il ragazzo - "Non appena si sarà rimesso, cosa che farà certamente, verrà con me ad Asgard a salutare te e tua sorella Hilda."

"Lo volesse il cielo!" - replicò Frea - "Beh... allora... arrivederci, Hyoga..."

Un'ombra di tristezza velò i bellissimi occhi della fanciulla. Hyoga le sollevò un istante le mani, e la fissò con sguardo apparentemente freddo, ma in realtà dolcissimo e pieno di tepore, per poi rimetterle le mani al fianco e divincolarsi dalla tenera stretta, andandosene da quel luogo. I suoi gesti erano all'apparenza freddi ed inespressivi, ma Frea era in grado di percepire tutto il calore dell'animo di Hyoga. In quei giorni aveva avuto la gioia di passare molto rempo con lui, e ne aveva colto la maturazione. Quando lo conobbe, era un potente guerriero, ma che ancora non aveva raggiunto il pieno potenziale; nel suo animo, la freddezza richiesta ai dominatori del gelo si scontrava con emozioni e dolorosi ricordi che ne turbavano l'equilibrio interiore. Ma ora il ragazzo era cresciuto, ed aveva raggiunto il giusto equilibrio che ne aveva sancito la piena maturazione come guerriero delle energie fredde. Aveva appreso appieno come convivere con i propri sentimenti e come trasformarli in forza, riuscendo a non abbandonarli ma al tempo stesso facendo sì che non ne ostacolassero la serenità. Ora era in grado di mostrarle l'amore che provava per lei.

Giusto una mezz'ora dopo essersi allontanato da Frea, Hyoga vide una motoslitta venirgli incontro. Rimase a guardare, finchè non si accorse che era guidata da un individuo a lui familiare, il piccolo Jakov, un abitante del villaggio vicino alle zone in cui Hyoga aveva ricevuto l'addestramento da Saint e che si era affezionato subito al malinconico cavaliere del Cigno.

"Jakov!" - disse Hyoga, salutandolo.

"Hyoga" - rispose il bambino sorridendo.

"Ehi, che ci fai qui?" - domandò il Saint di Cygnus

"Hyoga, ti cercavo! E'giunta una lettera dalla Grecia, sei convocato d'urgenza al Santuario!"

"Al Santuario?!" - chiese Hyoga - "Che sarà accaduto? Spero non sia nulla di grave"

Hyoga montò sulla motoslitta, poi disse: "Svelto, Jakov, torniamo al villaggio; devo recuperare il God Cloth di Cygnus e partire immediatamente!"

"Sì"- disse il piccolo, dando gas.

 

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Presso il Tempio eretto nelle vicinanze della sorgente detta "Fonte di Athena" , situata ai margini del territorio ove sorgeva il Sacro Santuario, sostavano quattro individui. Ad un certo punto, una fanciulla dal volto coperto e bardata di una corazza che emanava bagliori argentei si affacciò all'ingresso dell'edificio, invitandoli ad entrare.

"Venite pure" - disse.

"Grazie, Marin "- rispose Shiryu.

I quattro entrarono dunque nel Tempio, trovandovi Seika e Shaina che vegliavano un inerte ragazzo disteso sopra un giaciglio. Costui aveva gli occhi aperti, ma lo sguardo era perso nel vuoto, come se fosse in stato catatonico.

"Seiya"- disse il più giovane dei quattro individui, con voce addolorata.

Shiryu posò una mano sulla spalla del piccolo Kiki, poi osservò le tre ragazze con aria interrogativa, in questo imitato da Hyoga e da Shun.

Fu Seika a parlare: "Le funzioni vitali sono stabili, pur se deboli... respira regolarmente, ma è come se fosse... spento..."- la fanciulla non potè proseguire a causa dei singhiozzi che le stavano smorzando la voce. Per ognuno dei presenti, Seiya significava tantissimo. Per Shiryu, Hyoga, Shun e Kiki era un amico, caro quanto e più di un fratello. Per Marin, era un discepolo amato quanto un fratello minore. Per Shaina era anche qualcosa di più, ma per Seika... per Seika era davvero un fratello, l'unico affetto che le fosse rimasto al mondo; dopo avere penato tanto per ritrovarlo, era stato terribile non poterlo riabbracciare perchè ridotto in quello stato.

Shaina proseguì per lei: "E'come se la ferita infertagli dalla spada di Hades gli avesse sottratto l'energia vitale. Non parla, né riconosce nessuno. Mangia solo se lo facciamo mangiare noi, e si muove solo se lo muoviamo noi."

La voce di Shaina non tradiva alcuna emozione. I ragazzi si chiesero se il volto della donna- Cavaliere dell'Ofiuco, celato dalla maschera abitualmente indossata dai cavalieri donna, fosse impassibile come lasciava trasparire il tono di voce.

"Ma la ferita ora è guarita, giusto?" - chiese Hyoga.

"Sì" - rispose Marin - "Perlomeno quella del corpo. Il benefico influsso della Fonte di Athena ne ha rimarginato la ferita e regolarizzato le funzioni vitali... ma la ferita inflitta al suo spirito è più profonda, e l'acqua della Fonte non è in grado di guarirla."

"Ma questo significa che... "- disse Shiryu.

"Sì" - annuì Marin - "In queste condizioni non sopravviverà a lungo; continuerà a vegetare sino a che non si spegnerà del tutto."

"Oh Seiya!" - gemette Shun, mentre Seika si copriva la bocca per smorzare i singhiozzi e Shaina abbassava lo sguardo.

"Deve esserci qualcosa che si può fare per scongiurare la sua morte!" - disse Kiki stringendo i pugni.

"Forse esiste"- pronunciò una voce alle loro spalle. I presenti si volsero, e videro fare il loro ingresso nel Tempio Dohko, Gold Saint di Libra, seguito da Saori Kido, che indossava l'usuale veste bianca.

"Maestro! Lady Saori!" - disse Shiryu, salutandoli a nome di tutti i presenti.

"Benritrovato, Shiryu; e benritrovati tutti voi, giovani cavalieri." - disse Dohko, sorridendo.

"Bene arrivati, ragazzi; sono felice di rivedervi." - proseguì Saori, salutandoli con un grazioso sorriso.

Dpo i convenevoli di rito, Shiryu non pose tempo in mezzo e passò immediatamente al sodo:

"Maestro, poc'anzi diceste che forse esiste un modo per salvare Seiya; immagino sia questo il motivo per cui siamo stati convocati al Santuario."

"Giusta supposizione, Shiryu. In realtà non v'è certezza alcuna, ma tanto vale provare. Come sapete, né i poteri di Lady Saori né le virtù curative della Fonte di Athena sono in grado di restituire la vitalità a Seiya, il quale in breve lasso di tempo si spegnerà del tutto. Ma forse il mito può venirci in soccorso: le leggende narrano di un oggetto dotato di straordinarie qualità taumaturgiche, forse in grado di annullare il maleficio della spada del dio infero. "

"Un oggetto in grado di restituire la vita a Seiya?" - domandò Hyoga. - "Davvero esiste un artefatto del genere? E cosa sarebbe?"

Dohko, dopo un istante di silenzio, rispose: "Il Bastone di Asclepio."

"Il bastone di Asclepio?!" - si chiesero tutti. Poi fu Shun a ricordare:

"Ma certo! Asclepio, nella mitologia greca, era un medico figlio di Apollo, dio del sole! La sua maestria nella medicina era talmente grande che si dice fosse addirittura in grado di riportare in vita i defunti! Per questo motivo, Hades, temendo che gli inferi si riducessero ad un deserto, chiese a Zeus di ucciderlo."

"Sì, ora ricordo anche io" - interloquì Hyoga - "Nonostante fosse un semplice mortale, veniva venerato come dio della medicina per le sue abilità, che metteva in pratica con l'ausilio di una verga attorno a cui era attorcigliato un serpente, animale dalla pelle cangiante e quindi simbolo della vita che si rinnova..."

"Dunque quel bastone..." - comprese Shun.

"E'l'esatto opposto della spada di Hades, latrice di morte!" - proseguì Shiryu per lui - "Quindi potrebbe essere l'unica cosa in grado di annullare l'influsso della spada del dio degli inferi e restituire definitivamente la vita a Seiya!"

"Esattamente, avete compreso." - annuì Dohko. "E la ragione per cui siete qui dovrebbe pertanto esservi chiara."

"Andare alla ricerca del bastone di Asclepio!" - concluse Hyoga.

"Ma quell'oggetto esisterà ancora qui sulla Terra?"- domandò Shun.

"Il mito non rivela nulla su quell'oggetto dopo la dipartita di Asclepio per mano delle folgori di Zeus." - spiegò Dohko - "Non sappiamo se sia possibile rintracciarlo, ma è l'unica speranza che ci resta."

"Che esista o meno" - disse Hyoga - "non lo scopriremo di certo standocene qui con le mani in mano. "

"Ben detto, Hyoga" - disse Shiryu - "Inoltre non abbiamo molto tempo; è impossibile dire quanto a lungo Seiya resisterà in quelle condizioni. Se vogliamo salvarlo, è bene partire subito."

"Ce la faremo, amici, vedrete" - disse Shun sorridendo e guardando Seiya - "Sono sicuro che troveremo il bastone di Asclepio... e Seiya resisterà sicuramente sino al nostro ritorno. Non si è mai arreso, e non lo farà ora!"

Tutti i presenti sorrisero, rinfrancati dal ricordo della determinazione di Seiya, che aveva consentito a lui ed ai suoi amici di superare ostacoli insormontabili. Anche Seika fu sollevata dalle parole di Shun, e Saori annuì.

"Molto bene" -riprese Hyoga - "Ma dove ci recheremo per le nostre ricerche?"

"Il Tempio di Asclepio nell'antichità sorgeva nell'Argolide, ad Epidauro" - rispose Dohko - "Ora laggiù dovrebbero esserci solo i resti dell'edificio, ma se qualche traccia esiste non può essere altrove che lì."

Shiryu sorrise e poi aggiunse: "Allora è deciso, amici; l'Argolide ci attende!"

Shun e Hyoga annuirono, poi fu Shaina a parlare:

"Vecchio Maestro, vi prego, concedete anche a me di partire per questa missione."

Dohko si volse in direzione della ragazza e disse: "Tu, Shaina? Capisco quello che provi, ma sei necessaria qui al Santuario."

Shaina riprese: "Perdonatemi, ma non credo di esserlo; ad occuparsi di Seiya vi sono già Marin e Seika, non v'è bisogno di me. Fatemi invece andare con Shiryu e gli altri alla ricerca del bastone di Asclepio, ve ne prego; non sappiamo a quali pericoli andranno incontro, potrebbero avere bisogno di aiuto."

Dohko riflettè, ma fu Saori a parlare in sua vece:

"Va bene, Shaina; se lo ritieni giusto, ti do il permesso di accompagnare Shiryu e gli altri."

Shaina si produsse in un inchino e disse: "Vi ringrazio, Athena."

Dohko si volse verso Saori dicendo: "Credete sia opportuno, Milady?"

Saori sorrise: "Sì, penso sia la cosa giusta, Dohko."

La fanciulla, reincarnazione di Athena, non ritenne necessario precisarlo, ma il motivo per cui aveva preso questa decisione era che comprendeva bene i sentimenti di Shaina per Seiya. Anche se la ragazza non lo avrebbe mai ammesso, provava un sentimento profondo per il Bronze Saint della costellazione di Pegaso, e per lei vederlo in quello stato era forse ancor più penoso di quanto lo fosse per gli altri. Inoltre era una guerriera, cui meglio si addiceva il campo di battaglia.

 

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Poco dopo, i tre cavalieri di bronzo e Shaina si trovavano all'ingresso del Santuario, pronti a partire alla volta dell'Argolide. I quattro giovani erano in vesti civili, e portavano sulle schiene i rispettivi scrigni contenenti le loro armature. A vigliare sulla loro partenza, Saori e Dohko.

"Buona fortuna dunque" - disse Saori - "Siate prudenti."

"Non dubitate milady"- disse Hyoga.

"Torneremo presto" - proseguì Shun - "E con il bastone di Asclepio!"

Tutti i presenti annuirono sorridendo, poi i quattro giovani volsero le spalle al Santuario incamminandosi in direzione dell'Argolide. Il solo Shiryu però si attardò un attimo, per rivolgere una domanda al suo maestro.

"Vecchio Maestro" - disse - "Voi non ne avete fatto parola, ma ho notato una strana inquietudine al Santuario; c'è un pericolo all'orizzonte, vero?"

Dohko non si stupì della perspicacia del suo allievo; l'arguzia era sempre stata una delle principali caratteristiche di Shiryu.

"Comprendo ciò che pensi" - disse Dohko - "Ma non è questo ciò di cui ti devi occupare ora. Ti ho affidato una missione; a vegliare sul Santuario penserò io assieme agli altri Cavalieri d'Oro. O forse non hai fiducia nel tuo vecchio ed acciaccato maestro?" - concluse il Cavaliere di Libra sorridendo.

"Oh no Maestro, non è questo che intendevo!" - si affrettò a rispondere Shiryu.

"Molto bene" - riprese Dohko, poggiandogli una mano sulla spalla - "Allora vai, mio buon allievo. E quando sarai tornato, metterai di nuovo al tua forza al servizio di Athena, insieme a Seiya."

Shiryu sorrise e annuì, poi voltò le spalle a Saori e Dohko, raggiungendo Hyoga e gli altri due.

Il Gold Saint della Bilancia e Saori rimasero a guardarli svanire all'orizzonte, poi rientrarono al Santuario. I giorni a venire sarebbero stati cupi e difficili.