Capitolo VI

 

CAVALIERE SENZA PIETA’

  

Sulla scalinata che conduceva alla quarta terrazza, Asher, Black e Geki avvertirono il cosmo di Aspides esplodere per un attimo e poi farsi sempre più debole.

Riluttante ad abbandonare il compagno, ma comprendendo perfettamente le ragioni di Asher, Geki seguì lui e Black su per la scalinata, e dopo pochi gradini i tre cavalieri giunsero sulla quarta terrazza.

Ai quattro angoli dell’edificio si innalzavano dei minareti, le cui aguzze guglie svettavano verso il cielo. Ai lati della porta stavano due statue di guardiani, che parevano uscire dal muro stesso : la parte inferiore del corpo era come imprigionata, nascosta nelle pietre, e le statue sporgevano solo dalla vita in su.

Asher, Black e Geki fecero per spingere i pesanti battenti di bronzo, ma all’improvviso la porta si aprì da sola, con uno schianto secco. I tre cavalieri furono attratti all’interno da una forza misteriosa, e la porta si richiuse alle loro spalle. Dentro l’edificio era completamente buio, anche l’apertura sopra la porta era stata sigillata.

I cavalieri riuscivano a vedere qualcosa solo grazie alla luce dei loro cosmi, e avanzarono lentamente, un passo dopo l’altro. Il nemico si nascondeva da qualche parte in quelle tenebre…ma dove ?

Giunti a metà della navata principale, scoprirono di trovarsi all’interno di un cerchio formato da pinnacoli di roccia, che sbucavano dal pavimento e arrivavano quasi a toccare il soffitto. D’improvviso, avvertirono chiaramente il cosmo del guardiano della quarta terrazza, concentrato al massimo grado all’interno di quel cerchio. Era di una vastità impressionante, pareva capace di inghiottire il Sole stesso

A quella sensazione si unì la consapevolezza che il combattimento che stava per iniziare sarebbe stato durissimo, se non addirittura fatale: e dovevano ancora giungere di fronte al terribile Gilgamesh, guardiano della terrazza successiva.

Infine il cavaliere di Ishtar apparve, circondato dalla sua aura lucente. Era alto e slanciato, e la sua pelle olivastra contrastava con la brillante armatura color della luna: la cintura era formata da lunghi ed aguzzi spunzoni, che ornavano anche i bracciali ed i pugni; la corazza frontale era modellata anatomicamente, i coprispalla erano lunghi e piatti e l’elmo lasciava intravedere i capelli nerissimi raccolti in una treccia, che terminava anch’essa con due grandi spunzoni. Il volto, liscio e giovanile, aveva un’espressione al tempo stesso decisa e serena. Quando parlò, la sua voce era calda e suadente, ma le sue erano parole di morte.

Geki dell’Orsa si lanciò contro Asum, il quale bloccò il suo attacco semplicemente bruciando il proprio cosmo.

Non c’era disprezzo nelle sue parole, solo una semplice constatazione. Geki venne scagliato lontano, e il suo grande corpo ricadde con un pesante tonfo sul pavimento. L’istante successivo, identica sorte toccò ad Asher e Black.

I tre amici giacevano a terra privi di sensi. Asum stava per andarsene, quando udì un debole gemito. Geki dell’Orsa si stava lentamente riprendendo.

Il volto di Asum si contrasse in una smorfia di disgusto. Il cavaliere di Ishtar si avvicinò a Geki e levò il pugno, pronto ad infliggere il colpo di grazia al cavaliere dell’Orsa.

Ma il terribile spunzone di cui era armato il suo pugno venne fermato prima che potesse compiere la sua opera di morte. Un cavaliere si era rialzato, in tempo per salvare il compagno.

Asum non rispose, e osservò, imperturbabile ed apparentemente incuriosito, Black che si preparava ad attaccare.

Da parte sua, il cavaliere del Lupo aveva capito di trovarsi di fronte ad un cavaliere dai grandi poteri. La sua serenità interiore traspariva dalla voce pacata e dai gesti lenti e misurati, e negli occhi nerissimi si poteva veder bruciare un cosmo di rara potenza. Black vide stupefatto quel cosmo allargarsi sempre più, e la bianca luce illuminare le tenebre della quarta terrazza. Alle spalle di Asum si disegnò la figura del mitologico mostro con testa e torace d’uomo e gambe e coda di scorpione, il più terribile dei demoni di Babilonia.

Black decise di rompere gli indugi, e attaccò.

Ma questa volta il colpo tagliente come le zanne del lupo non valse a nulla. Tutta la sua energia venne come assorbita dal cosmo di Asum. Il cavaliere di Ishtar incrociò le braccia ad X all’altezza del petto, in quella che sembrava una posizione di difesa.

Ma era invece una posa d’attacco.

Aprendo le braccia, Asum scatenò un vortice nero come la tenebra. Black venne risucchiato, e sballottato di qua e di là come un giunco dalla tempesta. Intorno a lui si fece tutto buio, e attese il momento dell’impatto con il suolo.

Ma il nero vortice lo tenne sospeso in aria, e non sembrava minimamente diminuire la sua furia.

Dall’interno del vortice, Black udì le parole di Asum, e comprese solo allora quale fosse il reale potere del terribile cavaliere di Ishtar. Sentì che le forze lo stavano abbandonando: i suoi sensi si stavano spegnendo, anche lo spirito, il sesto senso, pareva fiaccato senza speranza.

Ritto in piedi al centro esatto del cerchio, gli alti pinnacoli di roccia come testimoni, Asum era caduto in una sorta di trance. Ma una voce disturbò la sua concentrazione.

Geki dell’Orsa si era rialzato, e correva verso il compagno in difficoltà. Asum lo atterrò con un unico colpo scagliato da lontano, preoccupandosi sopra ogni cosa di non macchiare la sua purezza toccando quell’essere inferiore.

Il fastidio si era tramutato in disprezzo. Geki era impotente di fronte alla furia di Asum, e cominciò a farsi strada in lui la consapevolezza che forse, questa volta, non se la sarebbe cavata. Asher giaceva ancora a terra privo di sensi, e non lo poteva aiutare. Pareva proprio che per il cavaliere dell’Orsa, la cui stretta non poteva certo impensierire un avversario del calibro di Asum, fosse arrivata la fine.

Ma Black era ancora vivo, e la sua voce si levò al di sopra della furia del nero vortice.

Asum scoppiò in una gran risata.

Black iniziò ad espandere il proprio cosmo, e la sua luce verde produsse delle crepe nel grande vortice. Il cavaliere del Lupo si era risvegliato al Settimo Senso.

Asum era stupefatto, e con gli occhi sbarrati vide la furia del vortice scemare fino ad acquietarsi del tutto. Black riapparve, il corpo rigato di sangue. L’armatura di bronzo del Lupo era costellata di crepe, ma il cavaliere era ancora vivo.

Lo stupore di Asum aumentò quando si rese conto che Black era apparso alle sue spalle, e l’aveva afferrato sotto le braccia.

Il volo mortale verso le stelle ebbe inizio. Black teneva stretto Asum, e mentre gli ultimi frammenti dell’armatura di bronzo venivano polverizzati dalla tremenda energia rivolse un ultimo pensiero ai suoi amici.

Proprio in quel momento il cavaliere dell’Unicorno si era rialzato, ed assistette impotente, insieme a Geki, all’estremo sacrificio di Black.

Dal foro creatosi nel soffitto del quarto edificio, Asher e Geki videro il cosmo di Black salire in alto nel cielo azzurro.