VII CAPITOLO: L'arrivo di Shaka e Dauko

-E così siete riusciti ad andare oltre gli spiriti?- sussurrò Mur sentendo scoppiare il potere del Tenbu Horin, come una stella esplode nel nero universo senza confini, riempiendolo di dorati bagliori. L'avanzata di Shaka e Dauko era ripresa, lenta, inesorabile... Il loro potere devastante aveva travolto gli spiriti dello Jamir, come un'ondata si abbatte ruggendo sulla scogliera...

-Ma non porterete mai mio fratello alla morte!- urlò e la sua aura cosmica palpitò di dorati bagliori, circonfudendo la sua figura atletica di un'aura irreale, quasi mistica.

Aphrodite e Ioria osservarono la scena, muti, immobili come statue di marmo. Solo il vento scompigliava i loro capelli, donando ai loro corpi un pallido riflesso di vita.

-Quale arcana formula magica le sue labbra oseranno pronunciare?- si chiedeva la ragazza tremando vistosamente. Non riusciva a vedere lo sguardo di Mur, ma, stranamente, ne sentiva la forza e quasi gli sembrava di vedere le sue iridi chiare ardere di

ira... Nessuno gli avrebbe portato via il suo amato fratello! Nessuno! E se questo avesse voluto dire mettersi contro Athena, non avrebbe esitato a farlo!

Ioria stette zitto e si limitò a cingere con un gesto protettivo le spalle della compagna, che poggiò la testa sulla sua spalla.

-Non so Aphrodite quali misteriosi esseri voglia evocare Mur... Però, sono certo di una cosa: finchè le stelle d'Aries lo proteggeranno, lui combatterà per proteggere Kiki. E così dovremmo agire noi.- decretò risoluto il cavaliere di Leo.

La ragazza lo guardò. Nello sguardo del custode della Quinta Casa ardeva un fuoco indomito... Il suo cuore, limpido come acqua di fonte, si ribellava alla sorte ingiusta che il destino sembrava avere decretato per quel piccolo angelo... Non accettava che un bambino, che si stava aprendo alla policromia della vita, fosse destinato a morire per compiacere l'ambizione di una dea! Non aveva esitato un solo istante a schierarsi contro l'ordine di Saga... Per lui, i valori dell'umanità buona andavano oltre l'obbedienza alla dea Athena... Il suo essere uomo contava più del suo essere cavaliere d'oro...

Un ricordo lampeggiò nella sua mente. Lei, vestita d'una bianca tunica che lasciava scoperte le sue gambe, e Kiki che si rincorrevano spensierati, sollevando nuvole colorate di fiori, che sembravano disegnare con tocchi leggeri un quadro astratto... E il bambino rideva, facendo risuonare d'una melodia spontanea di vitalità il suo giardino...

Si portò una mano alla testa. La sua velocità le aveva permesso di ghermire con le sue mani sottili la vita esile del bambino, ma...

-Ma non sono stata abbastanza attenta.- sussurrò tra sè e sè.

Infatti, nello stesso istante in cui le sue mani si posavano sulla vita di Kiki, il suo equilibrio crollava e lei cadeva al suolo, trascinandolo con sè...

-E così mi hai preso...- aveva osservato il bambino e un lieve sorriso gli aveva illuminato il viso.

-Sì. Sono o non sono un cavaliere d'oro?- gli aveva risposto.

-La più bella dei cavalieri d'oro.- aveva replicato Kiki e il suo sguardo si era oscurato.

-Cosa c'è piccolo?- gli aveva domandato dolcemente. Di rado i suoi occhi si incupivano... Quale tristezza spegneva la luce dei suoi occhi chiari? Cosa sentiva nel suo cuore?

-Non preoccuparti...- le aveva sorriso il bambino

D'un tratto sentì la pressione della mano di Ioria sulla sua spalla.

-Che succede?- chiese la sacerdotessa d'oro.

Il cavaliere non rispose e si limitò ad alzare lo sguardo.

-Mur...-esclamò sorpresa. Simboli arcani ardevano di bagliori infuocati e avvolgevano la figura slanciata del cavaliere d'oro. Stava cercando di evocare i possenti golem per contrastare la marcia di Shaka e Dauko...

Il cavaliere di Virgo e il suo compagno, d'improvviso, si fermarono.

Brividi violenti trapassarono il suolo e terribili squarci iniziarono ad aprirsi sul suo duro tessuto, come ferite di un corpo malato piagato da una lenta agonia.

Qualche istante dopo, dinanzi ai loro occhi, si materializzarono centinaia di giganti di pietra dai lineamenti indefiniti, che sembravano quasi confondersi nella materia rocciosa di cui erano composti i loro visi.

Sui loro corpi si disegnavano simboli strani, dai policromi bagliori.

-I golem. Dunque l'eredità degli alchimisti gli consente di evocare anche queste creature leggendarie?- riflettè Dauko di Libra. Anche Sion, suo amico e unico sopravvissuto della terribile guerra che, duecento anni prima, aveva contrapposto le armate di Athena, signora della giustizia, e le forze di Hades, oscuro imperatore degli Inferi, era in grado di evocare quelle magnifiche creature...

-Non importa quanto sono forti. La nostra marcia non verrà arrestata!- tuonò il custode della Sesta Casa e la sua figura avvampò di bagliori dorati, ma Dauko lo fermò.

-Perchè hai bloccato la mia mano?-chiese gelido il cavaliere di Virgo.

-Non è necessario lottare per contrastare i golem.- rispose con voce vibrante di malinconia il compagno.

Shaka lo fissò interrogativo. Cosa voleva dire l'esperto combattente di Libra? In quale modo i golem potevano essere contrastati, senza espandere i loro cosmi in una lotta dall'esito assai incerto?

-Vedi quei simboli che campeggiano sui loro petti? I poteri mentali di Mur permettono a quei simboli di accendersi e di evocare un particolare elemento.-

Tacque.

-Però c'è un modo per sconfiggerli, ossia spezzare il controllo mentale del cavaliere di Aries su di loro. Solamente così si ritireranno nella terra da cui si sono materializzati.- concluse il custode delle leggendarie armi dell'armatura di Libra.

-E poi potremmo usare il teletrasporto per raggiungere la residenza di Mur.-completò il combattente di origine indiana.

Dauko, tristemente, annuì.

Lentamente, pacatamente, le ginocchia del cavaliere della Sesta Casa si piegarono nella posizione di meditazione e la sua figura si illuminò d'un liquido splendore d'oro.

Alcuni cerchi dorati iniziarono a generarsi dalla sua figura, simili alle onde che si generano dopo che un sasso è stato lanciato nell'acqua limpida di uno stagno.

D'improvviso Mur si abbandonò al suolo.

-Cosa gli succede?-esclamò Aphrodite angosciata e fece per correre in suo aiuto, ma la forte mano di Ioria la bloccò.

-Resta qui. La lotta ci attende e io ho bisogno di te.-sussurrò il cavaliere di Leo e il suo sguardo arse di determinazione. Il momento della battaglia stava per giungere...

-Ma perchè Mur sta male?- domandò la ragazza angosciata. Perchè, d'un tratto, il guerriero di Aries si era abbandonato al suolo, tenendosi la testa tra le mani? Quale misteriosa sofferenza stava lacerando il suo corpo?

-Sono stato io a disturbare la sua mente.-rispose una voce gelida, simile alla neve che implacabile ricopriva il paesaggio durante l'inverno, simile ad un candido sudario di seta.

Aphrodite e Ioria si volsero e riconobbero dinanzi a loro Shaka e Dauko.

-Perchè ancora ci contrastate? Già vi abbiamo sconfitto una volta... Athena è con noi!-saettò il custode dell'armatura di Virgo.

-Può anche essere, ma noi siamo tre... voi siete solo due...-balbettò una voce stanca, ma palpitante di coraggio e determinazione.

I guerrieri riconobbero la figura slanciata del custode della Prima Casa, che avanzava a fatica.

La battaglia stava per riavvampare.