XI CAPITOLO: Un'esile speranza

Le parole di Ioria rintoccarono nella mente del custode della Nona Casa, come un sinistro monito di morte.

-Ioria, cosa è l'energia del Cuore Nascosto?-sussurrò Kanon con voce tremante.

-Il cosmo è una energia dalle due facce... Una è quella che consente a noi cavalieri di tramutare il nostro corpo in un'arma mortale, l'altra permette, a coloro che sono padroni delle tecniche di guarigione, di strappare alla morte una vita che ancora non ha compiuto il suo corso...-rispose il giovane liberandosi con gesti pacati del pettorale dell'armatura e scoprendo il petto possente, che sembrava quasi modellato nel bronzo.

-Sì, ma a costo della tua vita! Quell'energia richiede un tributo troppo alto...-balbettò il cavaliere di Sagitter e la sua voce si spense in un sussurro soffocato.

Un lampo illuminò gli occhi d'ambra del custode della Quinta Casa.

-Proprio tu, fratello, mi dici questo?-domandò retoricamente il giovane. Era sorpreso... Suo fratello, l'eroe che non aveva esitato a bruciare la sua vita per la loro giusta signora, cercava di fermarlo? Ma... Ma perchè?

-Micene ha ragione. Non è necessario che tu perda la vita per salvare Saga.-intervenne d'un tratto Shaka con voce triste. A causa della sua cecità quel demone era stato risvegliato e Kiki, nella sua ingenuità, aveva creduto di donare il suo sangue per Athena... Non poteva permettere che anche Ioria morisse...

-Sarebbe?-saettò tagliente il guerriero. Non riusciva a frenare l'ira che sentiva ardere nel petto, sentendo le parole del custode della Sesta Casa... A causa sua e di Dauko una esistenza che ancora doveva schiudersi alla policromia della vita era stata spezzata!

-Frena il tuo sdegno, cavaliere di Leo e lascia che parli...-sussurrò il custode della Terza Casa. Comprendeva la rabbia che faceva ardere le parole del giovane, ma non poteva perdere una speranza di strappare alla morte suo fratello senza chiedere, come doloroso tributo, la vita del custode della Quinta Casa...

Con un lieve moto del capo il giovane, portatore dell'armatura raffigurante il possente signore delle savane, annuì.

Un sospiro stormì dalle labbra del guardiano della porta di Ade.

-Per fare rinascere un'armatura morta, è necessario donarle quanto di più prezioso scorra nel nostro corpo, ossia il sangue... Il sangue d'un cavaliere può ridare la vita ad un corpo provato dalla sofferenza, ma non basta quello di un solo guerriero, per quanto possa essere un cavaliere d'oro.-spiegò con voce apparentemente calma il giovane.

-Quindi dovremmo donare tutti noi il sangue a Saga?-domandò Camus.

Con un lieve moto del capo Shaka annuì.

-Anche Kanon?-domandò sorpreso Micene posando il suo sguardo su di lui. La sofferenza opprimeva il suo corpo, che sembrava sul punto di abbandonarsi al suolo, schiacciato dal peso dell'armatura... Sarebbe sopravvissuto al tributo di sangue? Già troppo del carminio liquido aveva perduto e sul suo viso regnava il pallore spettrale della morte...

Un mezzo sorriso distese le labbra di Kanon.

-Non preoccuparti per me... Ho perso tanto di quel sangue che non sarà certo questo a uccidermi... Non esitiamo ancora...-ordinò con voce esile.

Ioria, con passo svelto, si allontanò.

-Dove sta andando?-domandò timidamente Deathmask.

-Lo saprai tra poco...-sussurrò Kanon.

Qualche istante dopo i passi svelti del cavaliere di Leo annunciarono il suo ritorno.

Le sue mani tenevano fermo un rhyton di faience con due anse.

Sulla pancia del vaso si stendevano scene tratte dal mito di Teseo, che sembravano quasi tendere le loro membra, nella ricerca d'una libertà oltre la materia.

Tra le figure umane volteggiavano spiriti ornati di piccole ali, avvolti da nuvole di fiori profumati e si snodavano cuspidi, losanghe e menandri.

-A cosa serve quel vaso?-chiese Aphrodite.

-Qui dovremo raccogliere il nostro sangue. Deathmask, porgimi il pugnale. Sarò io a dare l'esempio.-esclamò il cavaliere di Leo e la sua voce vibrò di risolutezza.

Per qualche istante il custode della Quarta Casa esitò e rigirò tra le mani il pugnale, che riluceva di lividi bagliori. Quel pugnale era imbevuto del sangue di Kiki... Cosa sarebbe accaduto? Il peso di quella colpa avrebbe troncato la vita di Saga?

Si scosse. Ma stava per caso perdendo il senno? Nulla sarebbe accaduto... Avrebbero strappato il Grande Sacerdote alla morte che avanzava inesorabile...

-Tieni.-mormorò e consegnò al compagno l'arma.

L'aura di Ioria palpitò di bagliori dorati attorno alla sua figura atletica.

Con un rapido movimento la vena del polso del cavaliere si aprì e il sangue iniziò a ruscellare nel vaso con un rumore regolare, simile alle pulsazioni di un cuore.

Qualche istante dopo l'energia cosmica si dissolse, come la sabbia dorata scomposta dal vento, e il giovane s'appoggiò ad un muro, oppresso dalla stanchezza.

-Ioria, porgi a me quel vaso. Sarò io il prossimo a donare il sangue.-si propose Milo.

Con un lieve cenno del capo il custode della Quinta Casa annuì e le sue braccia consegnarono al compagno il rhyton e il pugnale.

-Non ho bisogno di quel pugnale. Ha già bevuto troppo sangue innocente.-sibilò il giovane e le sue iridi brillarono di ira.

Le parole del custode della Ottava Casa trafissero gli animi di Mur e Shaka. Il cavaliere custode della leggendaria Cuspide Scarlatta aveva ragione... I loro occhi erano stati oscurati dalla presunzione che aveva impedito loro di andare oltre le apparenze... E su di loro si abbatteva la colpa della morte di Kiki, che aveva creduto di donare la vita per Athena...

L'unghia dell'indice destro si allungò, tingendosi d'un intenso cinabro, e si immerse nel polso sinistro.

Carminie gocce stillarono lente, mescolandosi al liquido calore del sangue di Ioria.

-Milo, porgi a me quel simulacro. Sarà mia la prossima offerta.-sussurrò Dauko e la sua voce tremò, come il respiro del vento tra gli alberi.

I suoi occhi baluginarono di tristezza, come limpidi specchi d'acqua colpiti dalla luce delle stelle. Perché solo questo poteva fare? Avrebbe preferito spaccarsi il cuore e ridonare al freddo corpo di Kiki il caldo soffio della vita... Ma era solo un vano desiderio... La morte aveva spento la sua luce... E il suo cuore era stritolato dalla mano rapace del rimorso...

Poco dopo il coltello lacerò la vena del polso del guerriero e il sangue fu ingoiato dal rhyton, mescendosi ai tributi versati da Milo e Ioria.

-Il prossimo tributo sarà mio.-esclamò Kanon risoluto e fece per trafiggersi il polso, ma la mano del cavaliere di Leo posata sulla sua spalla lo fermò,

Gli occhi di tanzanite del guerriero di Gemini scintillarono di perplessità.

-Non è necessario che tu ti privi di tanto sangue. Quanto avresti dovuto fornire tu ho donato io...-spiegò il giovane.

Una profonda commozione si impadronì dell'animo del guerriero. Perchè Ioria aveva voluto salvargli la vita? Erano compagni, ma non poteva avere dimenticato l'odio che bruciava nel suo cuore...

-Ti ringrazio, ma sono anche io un cavaliere... E' mio dovere fornire il tributo...-sussurrò e fece per alzarsi, ma un devastante senso di debolezza lo trafisse, facendolo barcollare.

Prontamente le braccia di Ioria si avvolsero attorno alla sua schiena, costringendolo a sedersi sul letto.

-Mi dispiace...-sibilò il guerriero di Gemini posando la mano sul ventre, cercando di frenare il ruscellare del sangue, che impregnava del suo liquido calore il pavimento.

-Non importa. Anzi, vieni con me. Ho intenzione di curarti.-lo tranquilizzò Ioria e, dolcemente, lo costrinse a passare un braccio attorno al suo collo.

-Non sarà necessario molto tempo, ma voi non cessate l'offerta del sangue.-dichiarò il giovane e, lentamente, si allontanò.

Per qualche istante il silenzio oppresse i guerrieri. Avrebbe Ioria trovato la forza necessaria per strappare Kanon alla morte? L'indebolimento ombreggiava le sue iridi, che però risplendevano di riflessi ambrati... Ma sarebbe stato sufficiente?

-Non esitiamo oltre. Ogni secondo che passa la vita di Saga si consuma tra atroci sofferenze.-intervenne d'un tratto Shura.

-Milo, porgi a me quel vaso. La prossima offerta apparterrà a colui che custodisce Excalibur.-affermò poi con voce recisa.

Il sangue del custode della leggendaria lama, ben presto, si confuse con quello dei suoi compagni.

-E' il mio turno.-affermò Deathmask con voce piatta.

Tutti lo guardarono. Nessuno splendore illuminava le iridi di tanzanite di colui che custodiva la Bocca di Ade... Il rimorso aveva estinto qualsiasi luce... Sembrava che nel suo sguardo si fosse distesa una terribile notte di morte...

Con mano ferma ghermì il pugnale e il sangue sgorgò, mescendosi alle offerte versate dai compagni.

-E' mio il prossimo tributo.-intervenne Micene.

Un pensiero attraversò la sua mente, mentre l'offerta veniva ingoiata dal rhyton. Nonostante fossero i più potenti alfieri di Athena, erano stati attirati nelle spire d'un inganno... Le loro menti erano state oscurate dall'apparenza...

-Anche la mia. Chissà perchè mi definiscono eroe di Athena.- si chiese consegnando il vaso a Camus. Avrebbe dovuto opporsi alle parole di Saga, che sembravano gelidi stiletti...

-Eppure, anche lui è una vittima.-constatò. Non la sua volontà aveva ordito la trama che aveva stritolato Kiki, ma una divinità che aveva posseduto il suo corpo, imprigionando il suo spirito in una dimensione di sofferenza... E, ottenuto il suo scopo, non aveva esitato a condannarlo a morire tra orribili sofferenze...

-Cosa c'è Aldebaran?-domandò improvvisamente il guerriero che custodiva l'arco d'oro, sentendo un sospiro stormire dalle sue labbra.

-Ricordi cosa disse Aphrodite al Cryusos sunagein?-lo interrogò a sua volta il gigante.

Micene annuì.

-Non saremo peggio degli specter che tanto abbiamo condannato, se sacrifichiamo Kiki... Ed è accaduto quanto noi credevamo impossibile. Siamo diventati come i guerrieri di Hades, che abbiamo combattuto in nome della giustizia.-

Qualche istante dopo il maestro delle energie fredde, risoluto, offrì il suo braccio.

Rubine stille gocciarono dal polso ferito del cavaliere, unendosi ai tributi offerti dagli altri combattenti.

-Shura, voglio che sia tu ad aprire il mio polso. Non lascerò che quell'empio pugnale beva il mio sangue.-informò Aphrodite.

Con un moto del capo il combattente, custode della sacra spada Excalibur, annuì e, con delicatezza, afferrò il polso sottile, dai riflessi eburnei, offertogli dalla sacerdotessa.

Ben presto il tributo fu offerto e il vaso fu raccolto dalle mani di Aldebaran, che, senza alcuna esitazione, squarciò il suo polso.

-E' il tuo turno Shaka.-mormorò con voce piatta.

Le mani del cavaliere di Virgo accolsero il rhyton.

-Cosa ho fatto...-sussurrò e il suo sguardo si smarrì nel cupo abisso porpora del sangue che riempiva il rhyton. Come aveva potuto lasciare che la sua mente fosse ingannata? Con quale animo aveva consentito che la vita di un bambino fosse sacrificata? Nemmeno lo spirito di Kiki, che sembrava risplendere nei suoi occhi limpidi, aveva squarciato i veli che oscuravano la sua mente, troppo incatenata alle apparenze...

Un triste sospiro risuonò sulle sue labbra e, ben presto, anche la sua offerta si mescolò a quelle dei suoi compagni.

-Mur...-balbettò. Non riusciva a fissare lo sguardo sul custode della Prima Casa... Il rimorso gli trafiggeva l'anima... Solo a causa del suo non andare oltre i veli dell'inganno quel bimbo aveva perso la vita e in quel momento era cullato dalle braccia del fratello...

Con un gesto secco e imperioso il cavaliere di Aries prese il vaso, che recava i tributi dei suoi compagni, e il suo sangue ben presto si unì. In quell'istante sentiva solo l'oppressione di una sofferenza che mai l'avrebbe abbandonato...

Qualche istante dopo un rumore sordo annunciò il ritorno di Ioria.

Il guerriero di Leo cingeva con un braccio la vita di Kanon, libera dalla morsa dell'armatura.

Sul suo petto si avvolgeva una vistosa fasciatura di puro lino, interrotta da alcune macchie carminie.

Con delicatezza il giovane fece sedere il compagno sul letto, dove si abbandonava, stremato dalla sofferenza e dilaniato dal dolore, il corpo di Saga.

Prese dalle mani di Mur il vaso e, con delicatezza, lo accostò alle labbra del Grande Sacerdote, costringendolo ad accoglierne il contenuto.

Un violento spasimo contorse i lineamenti regolari del giovane in una grottesca maschera. Sentiva come del liquido ferro penetrare nelle sue viscere, ormai distrutte...

-Cosa ha?-esclamò Kanon. Perché il dolore distorceva i lineamenti del suo gemello?

-Il suo corpo sta lottando... Non temere Kanon.-sorrise stancamente il custode della Quinta Casa.

D'improvviso il busto di Saga, quasi attraversato da una energia misteriosa, si sollevò e un violento accesso di tosse si abbattè su di lui.

Qualche istante dopo le energie abbandonarono il corpo del giovane, che si afflosciò sul letto, come una pianta troppo a lungo priva d'acqua e nutrimento.

-Lasciamolo solo. Avrà bisogno di molto tempo per recuperare le energie. E anche noi avremmo molto da spiegargli quando si sarà ripreso...-sussurrò Ioria.

La tristezza oppresse gli animi dei guerrieri. Le parole del cavaliere di Leo racchiudevano la terribile prova che presto avrebbero dovuto affrontare...

-Io... Io rimango... Vorrei essere presente quando si risveglierà... E poi sono molto stanco...-sussurrò e ben presto i suoi occhi sparirono sotto il velo delle palpebre.

-Lasciamolo riposare.-mormorò Ioria e, zoppicando, s'allontanò, seguito dai suoi compagni.