XIII CAPITOLO: Il risveglio di Saga

Un senso di spossatezza possedeva le sue membra. Perché un'oppressione angosciosa stritolava il suo cuore in una morsa? Cosa mai era accaduto?

Con uno sforzo supremo, gli occhi di Saga si riaprirono.

-Kanon...-balbettò. La figura sofferente del fratello riposava sul letto... E in quel momento la sua mente era subitaneamente invasa dai ricordi... Rimembrava la sua preghiera dinanzi alla statua di Athena... E le parole livide che trafiggevano la sua mente... La dea vessillifera della giustizia bramava il sangue di un bimbo innocente...

-Che orrore...-balbettò e, con un moto istintivo, si carezzò il torace, ancora privo dei paramenti sacri. Il suo cuore si era ribellato a quella prospettiva... Kiki non doveva morire! La sua umanità non doveva essere sacrificata sull'altare della sua fedeltà ad Athena!

Una risata sinistra aveva squarciato la notte... E aveva sentito il petto trafitto da una lama d'energia...

Con moti gentili il Grande Sacerdote scosse Kanon. Doveva sapere! Cosa era accaduto mentre il suo spirito era prigioniero? I suoi compagni avevano creduto alle mendaci parole di quella divinità dal cuore di tenebra?

Gemiti rotti risuonarono sulle labbra livide del cavaliere di Gemini e il suo sguardo ultramarino fu catturato da quello del fratello.

-Ti... Ti sei ripreso...-balbettò con voce sofferente. Scorgeva la figura di Saga china su di lui... Dunque si era ripreso... Il loro sangue aveva sconfitto quel morbo...

Saga, con un lieve cenno del campo, assentì.

Kanon, con uno sforzo supremo, sollevò il torso, avvolto dalle bende, interrotte da macchie cinabro.

-Ma cosa è successo?-balbettò Saga. Perché gocciole di sudore brillavano sul viso di Kanon? Per quale ragione il suo petto era coperto da quelle bende, campite di sangue? Quali ferite celavano quelle candide strisce di stoffa? E chi era l'autore?

Una luce stupita brillò negli occhi di tanzanite di Kanon.

-Ma davvero non ricordi nulla?-balbettò. Nello sguardo del gemello sembravano esplodere tante domande... Ma Saga non poteva essere così ingenuo! Davvero la sua mente non era oscurata dal sospetto di una tragedia?

-Vedo che hai compreso Kanon. Sento un'oscurità che pervade e opprime il Grande Tempio... Ma perché? Qual è la sorgente?- mormorò e la sua domanda si perdette in un sospiro.

Il fratello, per qualche istante, fissò il profilo nobile del cavaliere di Gemini. Doveva dirgli la verità? Oppure chiamare i suoi compagni d'arme? Qual era la strada giusta?

Con un moto repentino il custode del Tempio si rizzò e posò il piede sul pavimento, coperto da un morbido tappeto di Damasco intessuto di perle dai bagliori candidi.

-Kanon, un dubbio atroce tormenta il tuo cuore. O sbaglio?-domandò il giovane, un tempo custode dell'armatura di Gemini.

Il silenzio strinse le labbra del gemello. La mente del Grande Sacerdote aveva compreso... Il suo cuore non dubitava della triste necessità di svelargli la tragedia... Eppure non sapeva... Doveva essere lui a rivelargli quanto fosse accaduto? Oppure anche gli altri guerrieri dorati suoi compagni dovevano essere presenti?

Fece per parlare, ma le parole si impigliarono nella vermiglia umidità del sangue.

Con un moto sontuoso della mano, Saga lo fece tacere.

-Non sei in grado di dirmi nulla... Non ora... Lascia che ti curi.-affermò e dolce lo fece distendere sul letto.

La sua mano si posò sulla fronte dell'altro giovane.

-La febbre brucia. Da quanto vegli su di me? Non lo sai che uno sforzo prolungato piega anche il corpo più vigoroso?-domandò severo.

Una luce divertita scoppiò nelle iridi del cavaliere di Gemini.

-Sei la mia balia? Sono pur sempre un cavaliere d'oro...-motteggiò. In realtà gradiva le premure del fratello gemello... Per troppo tempo una muraglia d'odio e rancore si era stagliata tra di loro... E in quella vita novella a loro concessa, i gravosi e reciprochi obblighi li tenevano lontani... O forse era altro?

-Sì, era altro...-sussurrò reclinando il capo sulla spalla. L'imbarazzo si ergeva come muro tra i loro cuori... Spesso aveva cercato di tessere col gemello un dialogo che andasse oltre le formali convenienze del loro rango, eppure il ritegno spesso frenava le sue parole... Cosa avrebbe potuto dire? Quali parole avrebbero potuto lenire le ferite dell'odio?

Percepì un lieve algore sulla fronte e leggere gocciole d'acqua carezzarono il suo collo.

-Purtroppo, è il massimo che io riesca a fare per il momento. Non sono molto competente in medicina. Ma è una lacuna che presto colmerò.-si scusò il giovane custode del Grande Tempio.

Un amaro sorriso contrasse le labbra del custode della Terza Casa.

-Non è questa la medicina per me... Morirei e ne sarei contento...-sussurrò con voce flebile. La mente di Saga non comprendeva? Quelle semplici premure erano come gocce di balsamo sulle ferite del suo cuore, molto più laceranti del dolore delle sue membra... Se la morte avesse preteso la sua anima, avrebbe chiuso gli occhi sereno...

-Cosa stai dicendo?-saettò il fratello con voce tremante. Perché parlava con voce triste?

-Per la prima volta, dopo tanti anni, mi sono sentito come tuo fratello... E' stato come se l'odio e il rancore fossero scomparsi...-rispose il giovane. Le preoccupazioni in quell'istante erano svanite... Voleva solo godersi l'attimo di un affetto troppo a lungo negato dal Fato avverso...

Sentì la mano di Saga posarsi sui suoi capelli e sfiorandoli.

-Anche quando i nostri animi erano uniti sotto l'egida di Athena, signora della giustizia, il Fato ci ha divisi. Eppure, in quel momento supremo, quando la mia mano si è dovuta levare, pur tremando, contro la nostra dea, l'odio e il rancore che ci avevano divisi erano svaniti, come se non ci fossero mai stati... Non conta quanto siamo vicini, ma quanto le nostre anime serbano...-dichiarò pacato il Grande Sacerdote.

Gli occhi zaffirini di Kanon brillarono di commozione.

-Tu... Tu non mi odi?-balbettò. Saga non lo odiava? Come era possibile?

Il giovane scosse il capo in segno di diniego.

-No... E ora riposa fratello mio... Riposa...-sussurrò dolcemente.

Gli occhi di Kanon, come cullati da quelle parole, che scivolavano come balsamica melodia sul suo animo provato, si chiusero e la sua anima si abbandonò nelle braccia del sogno.