ATTACCO AL CUORE

"Ma insomma, si può sapere che fine hanno fatto?!"

Il grido esasperato di Mylock risuonò nel salone di villa Thule, attirando l'attenzione di tutti i presenti. Nonostante fosse da qualche ora spuntata l'alba, nessuno dormiva o aveva anche solo provato a ritirarsi in una delle tante stanze dell'edificio. Asher e Shadir erano seduti sul divano, ciascuno immerso nei propri pensieri, mentre Aspides faceva un pò di zapping alla televisione, più per cercare di distrarre Patricia e Fiore di Luna che per reale interesse. Ban apriva e chiudeva ogni pochi minuti il libro che aveva casualmente tirato fuori dalla libreria, mentre Black, Geki, Lear e Benam, dopo aver fatto capolino per qualche minuto di ritorno dalla palestra, si erano sparpagliati nella villa, cercando di tenersi impegnati in qualche modo e di far scorrere il tempo.

Mylock era chiaramente quello con più difficoltà a mantenere anche solo una parvenza di calma. Nelle ultime ore aveva iniziato a passeggiare su e giù per la stanza, sgridando Kiki o i ragazzi per qualsiasi sciocchezza, più per scaricare la tensione che perchè fosse veramente in collera con loro. Consapevoli del suo stato d'animo, tutti avevano accettato i suoi rimbrotti senza badarci, tentando a loro volta di restare calmi nonostante lo stress crescente. Erano infatti passate svariate ore da quando lady Isabel ed i cavalieri erano partiti per l'Olimpo, e la mancanza di notizie, unita all'incapacità di avvertire i loro cosmi a tale distanza, si faceva sentire terribilmente.

Incredibilmente, quelle che sembravano affrontare meglio l'intera situazione erano proprio le due fanciulle che i cavalieri erano riuniti a proteggere in caso di pericolo, Patricia e Fiore di Luna. Le due si facevano forza a vicenda, pregando e stringendosi per mano, ed in particolare la seconda aveva visto così tante volte Sirio partire da essere stata costretta a diventare forte e imparare a sopportare l'attesa. "Torneranno, ne sono sicura!" ripeteva decisa ogni volta che qualcuno dava segni di cedimento, rincuorandoli.

Minore autocontrollo aveva Nemes, ufficialmente lì come parte dei cavalieri a difesa delle due ragazze, ma in realtà lei stessa oggetto da proteggere. Quando Pegasus aveva infatti ottenuto di portare Patricia a palazzo, affinchè fosse al sicuro in caso di trappole nemiche, Andromeda aveva timidamente chiesto di poter fare lo stesso con Nemes, senza però rivelarle la verità per timore che il suo orgoglio da sacerdotessa la spingesse a rifiutare. Ignara che i suoi sentimenti per Andromeda fossero così evidenti, la ragazza aveva così cercato di mascherare l'ansia, finendo tuttavia per rinchiudersi in nervosi giri di perlustrazione attorno alla villa o lunghi silenzi.

Ora però le parole di Mylock catturarono l'attenzione di tutti i presenti, dando voce ai loro timori. "Sono partiti da ore ed ore e non abbiamo saputo più niente! Che cosa stanno facendo tutto questo tempo… scalando l'Olimpo?! Eppure avevano promesso di contattarci appena tornati…!" si lamentò a voce alta, passeggiando su e giù per lo stesso punto della stanza.

"Devono essere impegnati in battaglia, questo è certo! Se fossero tornati sulla Terra avvertiremmo di certo i loro cosmi, invece continuano a non esserci tracce. Zeus aveva detto che avrebbe dato loro una possibilità… forse li sta sottoponendo a qualche prova? Oppure…" iniziò Ban, fermandosi però non appena incrociò lo sguardo di Asher, che lo fulminò con un'occhiata.

"Oppure le trattative stanno semplicemente prendendo più tempo del previsto! Suvvia, non è il caso di essere così pessimisti!" disse, accennando un sorriso nella speranza di non far preoccupare ulteriormente le ragazze. Il suo nobile tentativo però fu abbastanza trasparente, e Patricia e Fiore di Luna, pur accennando un sorriso di gratitudine, scossero tristemente la testa.

"Stanno combattendo… ne sono sicura!" esclamò amaramente la compagna di Sirio "il tempo che Zeus ha dato loro… la riparazione delle armature divine… non sono preparativi per un semplice dialogo, ma per una guerra!"

"Eh… forse è così… ma quei quattro sono ossi duri, noi lo sappiamo bene!" disse Aspides, cercando un pò goffamente di rassicurarle "e poi sono sicuro che a quest'ora anche Phoenix sarà con loro, figuriamoci se li lasciava andare da soli! Eh eh"

"Aspides ha ragione, Pegasus e gli altri non sono avversari da poco per nessuno!" concordò Shadir annuendo.

"Si, loro si… ma la povera lady Isabel non è una guerriera…e se le fosse successo qualcosa? Quei ragazzi riescono sempre a salvarla ma mai a proteggerla per tempo! Oh, come farei se la mia milady non tornasse più?!"

"Ora basta, Mylock!" intervenne Asher, in tono abbastanza autoritario "i cavalieri sono con lei, e del loro valore non si deve mai dubitare! Finora hanno saputo affrontare qualsiasi prova messagli davanti dal fato, sconfiggendo persino Hades. Non sono tipi da lasciarsi abbattere facilmente e non permetteranno che a lady Isabel accada nulla, dobbiamo avere fiducia in loro!"

Le parole decise dell'Unicorno posero fine alla discussione, strappando un sorriso tirato a Patricia e Fiore di Luna, mentre Nemes, finora rimasta in silenzio appoggiata ad una parete con le braccia incrociate, si avviò verso un'altra stanza.

In quel momento però, un violento rumore giunse dall'esterno, insieme al clangore di metallo che veniva spezzato. "Allarme!" gridò Mylock, mentre in un attimo Asher, Shadir, Aspides e Ban saltavano in piedi, scambiandosi sguardi tra il confuso ed il preoccupato.

Precipitandosi alla parete, Mylock fece scivolare lateralmente un pannello di legno, rivelando numerosi schermi collegati alle telecamere di sorveglianza disposte nel giardino. Attraverso le immagini si vedeva chiaramente il pesante cancello d'ingresso completamente divelto, ed una figura che avanzava rapidamente nel viale verso la villa.

"E quello chi è?!" domandò Aspides fissandolo.

"Un nemico, è tutto quel che ti basta sapere!" rispose subito Asher, correndo verso la porta d'ingresso "Andiamo, cavalieri! Nemes, porta le ragazze al sicuro! Mylock, trova Black e gli altri! Noi quattro vedremo di scoprire chi è il nostro misterioso invasore!"

"Anch'io voglio combattere!" ritorse Nemes

"Verrà il tuo momento, ma non ora!" mentì l'Unicorno, prima di precipitarsi sulle scale insieme a Shadir, Ban ed Aspides.

"Potete sentire il cosmo del nemico?" domandò il cavaliere d'Acciaio ai compagni. A differenza loro infatti, lui, Benam e Lear dipendevano interamente dalle armature e non potevano usare, o percepire, il cosmo. Asher però scosse la testa cupamente "sarà un soldato olimpico… un messaggero… o qualche nemico venuto ad approfittare della situazione?" si chiese, aprendo il portone e balzando fuori. A pochi metri, appena dietro la fontana del parco, lo straniero stava avanzando.

"Chiunque tu sia e da qualunque luogo tu provenga vattene! Questo non è posto per te!" gridò Asher, lanciando finalmente una buona occhiata a colui che aveva di fronte.

Era un ragazzo, alto e dall'aspetto fiero, con lunghi capelli di un castano ramato che gli scendevano fino alle spalle ed occhi di un azzurro gelido. Indossava un'armatura color argento, con tinte più scure sui bordi e più chiare al centro, che copriva la maggior parte del suo corpo. Una piastra su cui erano chiaramente delineati i margini dei muscoli pettorali ed addominali proteggeva il torace, girando poi lungo i fianchi per coprire la schiena. I coprispalla erano appoggiati sulla parte più alta del pettorale, e si estendevano esternamente per vari centimetri. Erano ovali e concavi, in modo da proteggere la spalla non solo dall'alto ma anche da davanti e dietro. Spessi copribicipiti e bracciali coprivano la maggior parte del braccio e dell'avambraccio, lasciando però degli spazi vuoti sotto la spalla e sopra il gomito. La cintura lasciava scoperto il lato anteriore del bacino, proteggendo invece i lati con piastre concave, che scendevano sulle anche fino al bordo superiore delle gambe. Copricoscia, ginocchiere e schinieri infine coprivano interamente la gamba. L'elmo era in realtà una maschera, che copriva le tempie, la fronte e gli zigomi, lasciando scoperti la nuca ed il retro della testa. Su ciascun lato c'era un corno, bianco e ricurvo verso l'alto, simile a quello degli elmi degli antichi guerrieri nordici.

"Parole sprezzanti le tue! Ma se è il mio nome che volete sapere, vi accontento subito: sono Aircethlam, Guardiano di Avalon!" si presentò fiero.

"Avalon?" ripetè confuso Shadir, la cui espressione incerta era riflessa sui volti degli altri.

"L'Isola delle Nebbie, regno del sommo Oberon, signore della terza razza!" spiegò il Guardiano, con un misto di fastidio e patrio orgoglio.

"Oberon…" mormorò Asher, cui il nome risuonava appena vagamente familiare, da quello che sapeva sui miti celti "perchè ci attacchi, Aircethlam di Avalon? Non abbiamo niente a che fare con il tuo signore o la sua terra!"

"No… voi no! Non siete che pedine in un disegno più grande, non interessate i miei padroni! L'oggetto della mia missione però si trova nella villa che difendete: sono tre fanciulle! Consegnatemele e non vi farò alcun male!"

"Tre fanciulle…" balbettò Ban, intuendo subito a chi si stesse riferendo e scambiando uno sguardo nervoso con gli altri.

"Invadi la nostra casa e chiedi che ti vengano consegnate delle fanciulle innocenti… Non conosco te o Avalon, ma non cederò mai il passo a qualcuno che compie azioni così vili! Avanti, cavalieri!" accusò Asher, lanciandosi in avanti subito imitato dai compagni.

"Come preferite! Proverete sul vostro corpo la forza di un Guardiano di Avalon!" ringhiò Aircethlam, sollevando le braccia e preparandosi ad accoglierli. Caricando frontalmente, Ban gli fu addosso per primo, sferrando un pugno con il destro. Con un semplice gesto laterale però, il Guardiano lo schivò, sollevando poi la gamba e sferrando un calcio dall'alto verso il basso, che centrò il cavaliere alla base del collo e lo mandò a strisciare a terra. Senza fermarsi, Aircethlam ruotò sulla gamba di appoggio, eseguendo un calcio volante e centrando in pieno volto Aspides, che aveva cercato di prenderlo alle spalle, scagliandolo violentemente contro uno degli alberi del parco, che si spezzò in due per l'impatto.

"Non riesco a vedere i suoi movimenti…" pensò Asher, spiccando un salto e cercando di colpire dall'alto con un calcio. Veloce come il lampo però, il Guardiano mosse il pugno verso di lui, facendolo volare a terra, e nello stesso momento usò l'altra mano per respingere Shadir, che aveva cercato di accompagnare l'attacco dell'Unicorno per penetrare nella difesa nemica. In pochi secondi, i quattro erano stati atterrati, mentre Aircethlam si era mosso appena dalla sua posizione.

"Si mette male… ci ha respinti con una facilità irrisoria nonostante sia solo! Con chi abbiamo a che fare ?!" si chiese Asher, pulendosi un filo di sangue dalla bocca, mentre anche gli altri si rimettevano in piedi, un pò doloranti ma incolumi.

"Ve lo ripeto, non siete voi i miei nemici! Questa volta ho trattenuto le forze, ma non lo farò di nuovo… mettete le ali ai piedi e sparite!" avvisò Aircethlam, senza però ottenere alcuna risposta.

"Se c'è qualcuno che deve mettere le ali ai piedi, qui quello sei tu!" minacciò Ban, bruciando il suo cosmo e lanciandosi di nuovo all'attacco.

"Aspetta! Non attaccare da solo!" gridò Shadir, le cui parole rimasero però inascoltate. Spiccando un salto con le gambe in avanti infatti, Ban sferrò il suo colpo segreto urlando "Presa del Leone!" e cingendo il Guardiano nella sua morsa.

"Uh uh… e chiami questo un colpo segreto?" sorrise Aircethlam, afferrando le gambe di Ban e facendo pressione con le mani. Quasi immediatamente l'armatura del Leone Minore si crepò, strappando un urlo di dolore al cavaliere, che allentò la presa. Sgusciando via, il Guardiano sferrò un pugno all'addome dell'avversario, facendogli sputare sangue e barcollare all'indietro.

"Che sciocco! Tentare una mossa del genere con un nemico così forte!" esclamò Asher, cercando di correre in aiuto del compagno insieme ad Aspides e Shadir. Aircethlam però espanse il suo cosmo, scatenando un'onda di energia che lanciò facilmente all'indietro Ban e, dopo qualche secondo, Aspides.

Preso alla sprovvista, Asher incrociò le braccia davanti al volto, piantando i piedi al suolo e sforzandosi di non essere scaraventato via a sua volta. A pochi passi da lui, Shadir iniziò anche lui ad essere spinto indietro.

"Ha una forza colossale… niente a che vedere con i cavalieri d'argento che ho affrontato un tempo! Se non faccio qualcosa subito siamo spacciati!" pensò preoccupato, premendo un pulsante sul bracciale sinistro ed attivando il meccanismo capace di assorbire il cosmo nemico. Davanti allo sguardo stupito di Asher ed Aircethlam, il ragazzo aspirò l'energia del Guardiano, placando la corrente.

Sorridendo astutamente, Shadir puntò il bracciale contro l'avversario, rilasciando il cosmo rubato sotto forma di un raggio di energia.

"Un trucchetto interessante…" sorrise incuriosito Aircethlam, sollevando la mano e fermando con il solo palmo l'attacco "ma sforzi così futili non hanno speranze di successo!".

"Non è possibile…" balbettò Shadir, indietreggiando di un passo, ma in quel momento Asher lo superò di corsa, puntando verso il nemico "Non lasciarti intimorire! Per quanto grande sia il suo potere, non possiamo permettergli di prendere le ragazze!" gridò, bruciando il proprio cosmo e concentrandolo nelle gambe "Criniera dell'Unicorno!!".

Il calcio di Asher centrò Aircethlam in pieno petto, ma nonostante tutto non bastò a farlo vacillare, ed anzi fu il cavaliere di Unicorno ad essere spinto indietro dal contraccolpo. Atterrando sulle mani, Asher compì un salto all'indietro, rimettendosi in piedi preoccupato "La sua armatura non si è nemmeno incrinata!" pensò, socchiudendo gli occhi mentre un rivolo di sudore gli scorreva sul viso. Nello stesso momento, Aspides e Ban si rimisero in piedi, il secondo sanguinante dall'addome e dalla bocca per il pugno subito poco prima.

"Ancora non vi fate da parte… eppure è chiaro che tra di noi c'è un abisso! Devo lodare il vostro coraggio o la vostra imprudenza?" sorrise Aircethlam, fissandoli come il gatto col topo. Nessuno dei quattro infatti osava muoversi, incerto su come attaccare.

"E sia… avrei voluto evitare di farvi del male… l'onore mi impone di essere pietoso con i deboli, ma ho ordini ben chiari da rispettare, e non posso perdere altro tempo!" esclamò il Guardiano, mettendosi in posizione da combattimento e lanciandosi in avanti.

A queste parole, Asher si scosse, punto nell'orgoglio "Metti da parte l'arroganza e combatti! I cavalieri di Atena non si arrendono di fronte alle parole!" gridò, scattando a sua volta contro il nemico, subito imitato dai tre compagni.

"Illusi!" mormorò Aircethlam, portandosi velocissimo tra i quattro, allargando le braccia e facendo esplodere il suo cosmo con un'onda d'urto persino più violenta delle precedenti. Del tutto impotenti, i cavalieri vennero sbalzati in aria e poi precipitarono rovinosamente al suolo o contro gli alberi, sputando sangue e giacendo immobili a terra, incapaci di rialzarsi.

Con uno sguardo di sufficienza mista a pietà, Aircethlam li fissò uno per uno.

"Misera forza la vostra, del tutto insufficente a tenermi testa! E' ben chiaro perchè siate rimasti indietro mentre i vostri compagni sconfiggevano Zeus e gli Dei Olimpici!" affermò alla fine, chiudendo gli occhi.

"Ch… che cosa? Pegasus e gli altri hanno… sconfitto gli Dei?!" balbettò Shadir, sbalordito a quella rivelazione.

"Non lo sapevate? Quei cinque ragazzi hanno compiuto il miracolo, uno dopo l'altro tutti gli Dei hanno dovuto cedere loro il passo in battaglia! E grazie a loro Zeus è stato indebolito abbastanza da essere vulnerabile al sommo Oberon! Se non fosse stato per l'intervento di Nettuno, l'Olimpo sarebbe in macerie ormai!"

"Nettuno ha aiutato i cavalieri?!" esclamò Asher, che ormai non capiva più niente di tutta la situazione.

"A quanto pare, in queste ore la situazione si è complicata più di quanto pensassimo!" esclamò in quel momento una voce, attirando l'attenzione generale, e nello stesso momento la limousine di lady Isabel volò a tutta velocità contro il Guardiano, centrandolo in pieno e sbalzandolo indietro, con un clangore di metallo divelto e vetri in frantumi.

Visibilmente infastidito, Aircethlam spinse via il rottame con un solo gesto del braccio. "E voi chi siete?!" domandò

"I cavalieri con cui devi combattere non sono ancora finiti!" dichiarò Geki con un sorriso sarcastico, mentre Lear, Benam e Black balzavano alle sue spalle.

"State attenti… è un osso duro!" gridò loro Aspides da terra, mentre i quattro si allargavano a ventaglio attorno al nemico. Pur essendo in quattro contro uno, esitavano a muoversi, preoccupati dal vedere i compagni fuori combattimento ed il Guardiano del tutto incolume.

"Coraggio, non facciamoci spaventare!" esclamò alla fine Lear, muovendosi in avanti, ma Aircethlam fu più svelto di lui e si lanciò all'attacco.

"Ho perso già fin troppo tempo con i vostri compagni!" esclamò, avventandosi sul cavaliere d'acciaio e colpendolo all'addome con una ginocchiata, che lo scaraventò a terra.

"Lear!" gridò Benam, abbassando la guardia. Subito il Guardiano fu su di lui, ma stavolta Geki, prevedendone la mossa, lo anticipò, bloccandogli il braccio e sollevandolo in aria. Facendo leva sulla sua stessa presa però, Aircethlam lo colpì al viso con un calcio, strattonandolo poi verso se ed affondando una gomitata nello stomaco.

Geki sputò sangue e cadde in avanti, ma in quel momento qualcosa esplose contro la spalla del Guardiano, che vide Benam manipolare alcuni controlli sulla cintura della sua armatura. Dalle fessure sui coprispalla usciva una pioggia di piccoli missili, diretta verso di lui.

"Un'arma davvero bizzarra!" esclamò il guerriero cercando di muoversi per evitarli, ma improvvisamente di accorse che Geki non aveva ancora lasciato la presa, ed anzi stava cercando di impedirgli di fuggire.

"Una mossa coraggiosa, ma del tutto inutile!" esclamò Aircethlam, sollevando il colossale nemico quasi senza sforzo ed usandolo come scudo contro i missili di Benam, che esplosero sullo schienale della sua armatura di bronzo.

In preda al panico, Benam interruppe subito l'attacco, sospirando di sollievo nell'accorgersi che i missili avevano solo incrinato la corazza dell'orsa minore, senza causare danni gravi. Approfittando di quella esitazione, Aircethlam lasciò cadere Geki e, veloce come il lampo, si portò davanti al ragazzo, sferrando un potente pugno all'addome e sbattendolo a terra, dove scavò un solco.

"Lascialo stare!" urlò allora la voce di Lear, che si avventò sul Guardiano con un calcio volante, nel tentativo di allontanarlo dall'amico. Con un'improvvisa torsione del busto, Aircethlam lo centrò al fianco con il lato del braccio, spezzando il suo attacco come se fosse un ramoscello. Così facendo però lasciò la guardia aperta per Black, che sgusciò davanti a lui.

"Sembra che abbia fatto bene a restare in disparte finora!" sussurrò il cavaliere, bruciando il proprio cosmo verdino. "Ululato Mortale!"

Accompagnato dall'inquietante ulutato di un lupo, prodotto dallo spostamento d'aria del suo pugno, Black sferrò un montante al mento del Guardiano, centrandolo in pieno. Il suo sorriso però si mutò in una smorfia di dolore quando si accorse di essere stato danneggiato lui stesso da quella mossa: il bracciale dell'armatura di bronzo infatti era andato in frantumi nell'impatto con la corazza argentea del cavaliere di Oberon.

"Sono vani i vostri tentativi, il mio potere è troppo superiore!" disse Aircethlam, calando un fendente con il taglio della mano che centrò Black alla spalla e lo costrinse in ginocchio. "Non amo uccidere senza motivo e non siete voi il mio bersaglio, ma mi state facendo perdere tempo!" esclamò, sferrando un pugno contro il viso del ragazzo.

"Black!" gridò Asher, cercando di correre in aiuto dell'amico, ma anche consapevole che non sarebbe mai arrivato in tempo.

In quel momento però, qualcosa si legò attorno al polso di Aircethlam, bloccandolo. "Finchè un solo cavaliere di Atena sarà in grado di combattere, tu non vincerai!" esclamò combattiva la voce di Nemes, che stringeva in mano la propria frusta, con la quale aveva fermato il nemico.

All'apparizione della sacerdotessa sul campo di battaglia, i combattenti reagirono in modo opposto. Lo sguardo di sollievo di Asher si mutò in terrore nel rendersi conto che adesso la ragazza era allo scoperto, a pochi passi da colui che era venuto a cercarla, mentre sul viso del Guardiano si allargò un sorriso compiaciuto.

"Ti ringrazio, mi risparmi la fatica di venirti a cercare…" disse, dimenticandosi completamente di Black e voltandosi verso di lei.

"Cercavi me? Che vuol dire?!" domandò la ragazza, ignorando le grida di Asher che le urlava di tornare nella villa.

"Mi è stato ordinato di uccidere tre fanciulle, e tu hai la sfortuna di essere una di loro!" dichiarò seriamente il Guardiano, appoggiando la mano sulla frusta e rilasciando una scarica di energia, che, trasmessa dall'arma, raggiunse immediatamente Nemes. Con un grido di agonia, la sacerdotessa cadde all'indietro, mentre l'armatura del Camaleonte andava in pezzi in più punti.

"Lasciala stare!!" urlò Aspides, lanciandosi contro la frusta e cercando di tranciarla con gli artigli. Non appena l'ebbe sfiorata, anche lui fu avvolto dalla scarica di energia e cominciò a gridare di dolore, ma con uno sforzo di volontà riuscì a calare gli artigli e spezzarla, prima di crollare in ginocchio, con le mani che sanguinavano copiosamente.

"Hai rischiato la vita per salvarla, ti ammiro per questo! Purtroppo però dovrò vanificare il tuo sforzo, l'ordine che ho ricevuto è chiaro, ed è mio dovere eseguirlo!" commentò Aircethlam, superando Aspides e camminando verso il punto in cui Nemes giaceva a terra, cosciente ma troppo debole per muoversi.

"E' una scusa da vigliacchi! Nessun ordine convincerebbe un cavaliere a levere la mano contro una persona indifesa!" ringhiò improvvisamente Asher, correndo alle sue spalle e sferrando un pugno con il destro.

Impassibile, Aircethlam lo evitò con un passo indietro, ma stavolta il pugno del nemico lo sfiorò "La sua velocità… è aumentata!" realizzò il Guardiano, piegandosi in avanti e lanciando un destro che scagliò via il cavaliere di Unicorno.

"Difenditi!!" urlò in quel momento Geki, comparendo alla sua destra e caricando il pugno, mentre Ban faceva lo stesso alla sua sinistra. Con una capriola all'indietro, Aircethlam schivò agilmente entrambi, allargando contemporaneamente le gambe per colpire i due nemici al volto con un calcio, e sbalzarli indietro sanguinanti.

"E' assurdo… siamo in nove eppure ci sta annientando, senza nemmeno ricorrere al cosmo o lanciare un colpo segreto! E' chiaro che non siamo al suo livello, se avesse voluto… saremmo già morti! Mi chiedo perchè si stia trattenendo!" pensò Shadir, gettandosi di nuovo nella mischia affiancato da Lear e Benam. Il cavaliere del mare si diede la spinta con una serie di salti mortali a terra, lanciandosi poi con le mani e sferrando un calcio volante, nella speranza di cogliere il Guardiano ancora a mezz'aria, dove muoversi gli sarebbe stato più difficile. Ruotando su se stesso però, Aircethlam si portò più in alto di lui, abbattendo il piede sul suo addome e spingendolo forzatamente al suolo. Appena toccata terra, il guerriero allargò le braccia, colpendo con un manrovescio Shadir e Benam, prima che potessero aiutare il compagno. Una frazione di secondo dopo il suono di un ululato anticipò il tentativo di Black, spingendo Aircethlam a sferrare un calcio volante a spazzare, con cui intercettò il cavaliere a mezz'aria facendolo ruzzolare malamente a terra. Con una certa sorpresa del Guardiano però, dalle spalle del Lupo spuntò Asher, le cui gambe brillavano di energia cosmica.

"Criniera dell'Unicorno!!" gridò di nuovo, sferrando una rapida sequenza di calci e riuscendo a portarne a segno uno al bicipite. L'armatura argentea del Guardiano resse senza problemi, ma anzichè reagire Aircethlam si fermò, guardando gli avversari che nel frattempo si erano rimessi in piedi.

"Nessuno di voi è molto forte, ma combattendo in gruppo riuscite a coprirvi a vicenda e farmi perdere tempo… Non siete il mio bersaglio, e per codice d'onore preferirei evitare di uccidervi, ma visto che vi state impegnando tanto, adesso di mostrerò la mia vera forza!" affermò solennemente, facendo esplodere realmente il suo cosmo per la prima volta.

In quello stesso momento, sull'Olimpo, Pegasus stava ancora fissando il cielo azzurro oltre la cupola creata da Oberon, quando un brivido gelido lo attraversò. Contemporaneamente, gli altri quattro cavalieri scattarono in piedi, con i sensi tesi e gli occhi spalancati

"Lo avete sentito anche voi?!" esclamò Andromeda

"Un cosmo… un cosmo di rara potenza è comparso a Nuova Luxor, nella zona della villa di Lady Isabel!" affermò Cristal sorpreso "E non solo… le energie di Asher e degli altri stanno vibrando… stanno combattendo contro qualcuno!"

A queste parole, i cavalieri si scambiarono sguardi pieni di apprensione.

"Asher e gli altri avevano il compito di difendere il palazzo, se ora stanno combattendo può voler dire solo… Patricia!" balbettò Pegasus, indietreggiando quasi come se qualcuno lo avesse appena colpito e comprendendo il pericolo che l'amata sorella stava correndo "Do…dobbiamo uscire di qui, da soli non ce la faranno mai!!" gridò, bruciando il cosmo e lanciandosi contro la barriera "Fulmine di Pegasuuus!!!"

I fasci luminosi saettarono contro la cupola eretta dal cosmo di Oberon, senza però sortire alcun risultato.

"Dannazione! Fulmine di Pegasus!!!" gridò ancora, tentando di nuovo.

Anche stavolta però lo sforzo fu del tutto vano, e la barriera rimase completamente integra. Madido di sudore, il cavaliere la fissò ancora un attimo con il fiato sospeso, poi cominciò a tempestarla di pugni "Cadi maledetta, cadi!!" urlò, quasi in preda al panico. In quel momento, l'energia diretta al tempio di Nettuno vibrò e si indebolì, venendo quasi subito ripristinata dal resto della cupola, che per un attimo parve tremare.

Rendendosi conto di ciò, Pegasus indietreggiò di numerosi passi, iniziando a bruciare il proprio cosmo fino a limiti massimi "Appena la barriera sarà caduta, precipitatevi a Nuova Luxor il più in fretta possibile!" disse cupamente, mentre l'aura azzurra lo avvolgeva.

"Che vuoi fare Pegasus, sei impazzito?!" esclamò Phoenix allarmato, afferrando l'amico alle spalle e cercando di trattenerlo.

"Lasciami andare! La barriera è più debole ora, posso riuscire ad abbatterla se mi lancio contro di lei bruciando al massimo il mio cosmo!" gridò, dimenandosi per liberarsi

"Non puoi farlo, sarebbe un suicidio inutile!" intervenne Andromeda, aiutando il fratello a trattenerlo "abbiamo già provato a distruggere la cupola quando si indeboliva, e non siamo arrivati a niente! Si adatta troppo in fretta per permetterci di fare qualcosa!"

"Ma devo tentare, Andromeda! Patricia morirà se non riusciamo ad uscire di qui!"

"Se tu ti sacrificassi per salvarla, passerebbe il resto della sua vita sentendosi in colpa e soffrendo per aver causato la tua morte! E' questo che vuoi?!" ribattè Andromeda, facendo finalmente esitare l'amico, che smise di lottare per sfuggire alla presa di Phoenix

"Ma noi dobbiamo fare qualcosa… senti anche tu il cosmo di chiunque abbia attaccato Luxor, è pari a quello dei cavalieri d'oro! I ragazzi non riusciranno mai a fermarlo!" affermò preoccupatissimo.

"I cavalieri d'oro, ma certo! Se riuscissimo a metterci in contatto con loro, potrebbero intervenire!" suggerì Andromeda, prendendo spunto dalle parole del compagno.

"Mur e Virgo hanno grandi poteri telepatici… forse, se ci concentrassimo su di loro, potremmo mandare un messaggio!" concordò Phoenix

"E allora proviamo subito, non c'è tempo da perdere!" esclamò subito Pegasus.

"Aspettate!" intervenne in quel momento Cristal, che finora era rimasto in disparte "se facessimo intervenire i cavalieri d'oro, faremmo proprio il gioco del nemico!"

A queste parole, i tre lo fissarono confusi. "Spiegati!" esortò Phoenix

"Oberon non può avere nessun interesse in Asher, gli altri cavalieri o Patricia… se ha organizzato un attacco è solo per servirsi di loro come diversivo! Non sappiamo quanto a lungo Nettuno possa ancora resistere… intervenendo, i cavalieri d'oro dovrebbero abbandonare la ricerca dei sigilli, perdendo tempo prezioso. Inoltre, chiunque intervenga dopo difficilmente avrebbe la forza di tornare alla missione, ed i cavalieri che hanno già distrutto i sigilli sono troppo malconci per poter combattere subito!" analizzò con calma.

"E allora che cosa suggerisci?!" gridò Pegasus, sempre più frustrato.

"Vedendo che non arriva nessuno, probabilmente il sicario mandato da Oberon attenderà, o rinuncierà alla sua missione. Dobbiamo restare calmi e aspettare" rispose lentamente Cristal, consapevole che difficilmente l'amico avrebbe accettato quell'ipotesi.

"«Probabilmente»?!! Stai dicendo che dovremmo restare ad aspettare nella speranza che un assassino decida di tornarsene a casa?!" urlò il cavaliere, avvicinandosi al compagno ed afferrandolo per il colletto, quasi fuori di se "Se la tua ipotesi fosse sbagliata e l'attacco fosse una ritorsione di Oberon per punire il nostro intervento? Ci hai pensato?! Asher e gli altri in questo momento stanno rischiando la vita… Patricia sta rischiando la vita!! Ma a te che importa, non c'è nessuno che ami alla villa adesso, è facile restare calmo!" lo accusò.

"Smettila, Pegasus! Patricia non è la sola ad essere in pericolo in questo momento!" affermò Sirio, parlando per la prima volta da quando era iniziata la discussione, e scambiando un rapido sguardo con Andromeda.

"Fiore di Luna… Nemes…" realizzò Pegasus, lasciando la presa sul colletto di Cristal.

"Anche loro sono alla villa…"

"Un motivo in più per fare qualcosa!"

"No… Cristal ha ragione. Un intervento dei cavalieri d'oro… anche di uno solo di loro… potrebbe costare la missione… e la vita di Atena! Se ciò accadesse, tutto quel per cui abbiamo combattuto sarebbe perso, e l'intera umanità resterebbe indifesa contro le forze oscure. Non possiamo rischiare tanto… neanche per il bene delle… persone che amiamo!" disse Dragone fissando l'amico negli occhi, con la voce rotta dalla tensione nonostante si sforzasse di restare calmo.

"E allora?"

"Dobbiamo… aver fiducia nei cavalieri che ora sono alla villa… sperare che riescano a vincere da soli. Dopotutto, solo un anno fa sono riusciti a tener testa a Thanatos…se riusciranno a ricreare quel cosmo… anzi a superarlo e raggiungere il settimo senso, forse avranno una possibilità!" concluse Sirio, alzandosi da terra e allontanandosi dagli altri.

Guardando negli occhi i compagni, Pegasus vide che condividevano il pensiero di Dragone: per quanto doloroso e difficile fosse, potevano soltanto aspettare.

"E va bene… non abbiamo scelta! Ma di una cosa sono sicuro: quando questa maledetta barriera sarà caduta, Oberon si pentirà amaramente di averci attaccato in modo così meschino, parola di Pegasus!" sussurrò il ragazzo, stringendo rabbiosamente il pugno.

A Luxor, i cavalieri osservavano allibiti il cosmo che si sprigionava dal corpo di Aircethlam, ampio e brillante come l'argento.

"É un'energia che ci sovrasta…" balbettò Geki atterrito, mentre la terra si spaccava ai suoi piedi e gli alberi cadevano.

"Ammiro il vostro coraggio, non indietreggiate neppure quando la situazione e disperata… siete uomini di valore! Peccato però che la forza non sia pari allo spirito, al livello attuale non avete scampo!" minacciò il Guardiano.

"Sia quel che sia, non ci arrenderemo! Chissà quali sofferenze hanno patito i nostri amici nella guerra contro gli Dei… quando finalmente faranno ritorno non troveranno amare sorprese ad accoglierli, ma compagni che hanno saputo tener fede alla promessa fatta!" esclamò Asher, e le sue parole rincuorarono tutti i guerrieri. Nei loro cuori la paura scomparve, sostituita dal desiderio di onorare gli amici che tante battaglie avevano sostenuto, anche per loro.

"Parole che ti fanno onore, ma che non cambiano le forze in campo!" rispose serio il Guardiano.

"Cosa ne sai tu dell'onore? Tu che non esiti ad attaccar fanciulle e non metti in dubbio un ordine vile. Se l'onore ti stesse davvero a cuore, non saresti qui adesso!" accusò l'Unicorno, strappandogli una smorfia e facendolo incupire.

"Taci, se Atena avesse dato lo stesso ordine, lo avresti eseguito senza esitare!"

"Atena non darebbe mai l'ordine di uccidere innocenti! La Dea della Giustizia non ricorre a piani così meschini!" ritorse Lear

"Nè si serve di uomini pronti a tutto pur di compiacerla!" incalzò Ban

"Fate silenzio, non mi lascerò confondere dalle vostre parole! E' dovere di ogni guerriero obbedire agli ordini dei propri padroni, qualunque essi siano. Non vi è disonore nell'agire in questo modo!" affermò Aircethlam

"Scuse, scuse dietro le quali ti nascondi! Nessun ordine giustifica l'uso della forza contro gli innocenti, chi si comporta in questo modo non è un cavaliere, ma solo un assassino!" gridò con sdegno Asher, stringendo il pugno "Affrontaci pure se vuoi, non avremo mai paura di un uomo tuo pari!"

A queste parole, Aircethlam esitò per un attimo, come a soppesarle, poi però la sua espressione divenne una smorfia di fastidio "Sapete di non avere scampo e state cercando di confondermi… non è che un'astuta strategia per spingermi alla resa… ma non funziona!" dichiarò, concentrando il cosmo nel braccio e sferrando un fascio di energia.

Con un balzo, i cavalieri si gettarono sui due lati, schivando l'attacco e scattando per reagire "Nessuno di noi ha buone tecniche a distanza… dobbiamo affrontarlo da vicino!" pensò Asher, socchiudendo gli occhi e concentrandosi, in modo da rilasciare una scarica elettromagnetica, potere che non era mai riuscito a controllare al meglio, ma che anni prima gli aveva permesso di sconfiggere Ban nella Guerra Galattica.

La scarica si materializzò attorno ad Aircethlam, stridendo contro la sua armatura e facendolo barcollare, più per la sorpresa che altro. Guardandosi attorno, il Guardiano si accorse dello sguardo fisso di Asher su di lui, ed intuì che era l'Unicorno l'artefice di quel trucco.

"E così possiedi un potere segreto, ma non è neanche lontanamente in grado di ferirmi!" esclamò, espandendo il proprio cosmo ed annullando la scarica di Asher. In quel momento però un pugno poderoso lo centrò al volto, mentre un altro colpo sferrato con il taglio della mano lo raggiungeva al collo dall'altro lato.

"Mpf… a fermarti forse no, ma ti ha distratto per quell'attimo sufficiente a permettere agli altri di avvicinarsi!" sorrise Asher, nel vedere i colpi di Ban e Geki andare a segno.

Preso di sorpresa, Aircethlam barcollò in avanti, ma quasi subito piantò di nuovo i piedi per terra, afferrando i pugni tesi dei due nemici con le mani e sollevandoli in aria, senza sforzo apparente. "Lo abbiamo colpito con tutta la forza e non sanguina nemmeno! E' impossibile!" gridò Geki usando la mano libera per colpire il braccio di Aircethlam e cercare di liberarsi, ma senza fortuna. A causa degli impatti, era solo la protezione per la mano della sua armatura di bronzo a creparsi ed andare a pezzi.

"Il Grande Mur ha riparato e solidificato le nostre vestigia dopo l'attacco di Thanatos, ma adesso si sbriciolano come niente!" pensò terrorizzato Ban, nel sentire le stesse ossa del braccio scricchiolare per la presa del Guardiano.

"Lasciali stare!!" urlò Black correndo in soccorso dei compagni "Ululato Mortale!!"

"Artigli dell'Idra!" gridò Aspides affiancandolo, e calando gli artigli contro il volto del nemico. Con un leggero movimento all'indietro però, Aircethlam fece in modo che entrambi colpissero solo la maschera della sua corazza, sbattendo sulla quale gli artigli andarono in pezzi come vetro sulle rocce.

"Aaah!" esclamò spaventato Aspides, guardando gli artigli distrutti.

"Nessuno di voi ha i mezzi per ferirmi, rassegnatevi!" affermò il Guardiano, ruotando su se stesso e lanciando via Ban e Geki come fossero fuscelli. I due sbatterono rovinosamente contro le colonne e pareti di Villa Thule, abbattendole e cadendo malamente all'interno dell'edificio.

Terrorizzati, Black e Aspides indietreggiarono di un passo, ma Aircethlam generò un'esplosione di vento, che li sbalzò via, con i pettorali delle armature danneggiati.

"Aspides! Black!" urlò Asher nel vedere gli amici cadere. In quel momento un fascio di luce saettò verso di lui, frantumando il coprispalla dell'Unicorno e facendolo barcollare sanguinante. Un secondo colpo lo raggiunse alla gamba, ed il cavaliere cadde in ginocchio sull'erba.

"La prossima volta il mio bersaglio sarà la testa! Te lo dico per l'ultima volta, cedi il passo!" disse minaccioso, sollevando verso di lui la mano circondata da energia cosmica.

"Piuttosto la morte!" rispose Asher a denti stretti, mentre rivoli di sudore gli scorrevano sul viso, ora sporco di polvere e terreno.

"E morte sarà!" esclamò, preparandosi a colpire.

Improvvisamente però un vento intensissimo circondò il Guardiano, che vide i tre cavalieri d'acciaio correre in cerchio attorno a lui.

"Uragano d'Acciaio!!!" gridarono all'unisono i tre ragazzi, generando un vortice che sollevò Aircethlam in aria, intrappolandolo.

"I tuoi nemici non sono ancora finiti!" affermò Shadir in tono combattivo, scambiando uno sguardo di complicità con i due compagni, che annuirono. Un vero e proprio tornado ora imprigionava il Guardiano, impedendogli di muoversi. Ciononostante però, Aircethlam non sembrava affatto spaventato, ma solo incuriosito.

"Strano… me ne ero già accorto quando abbiamo combattuto prima… non avverto alcun cosmo provenire da voi, come fate a lottare?"

"Grazie alle nostre armature, gioielli di tecnologia! Pur non possedendo un cosmo, ci permettono di combattere alla pari con un cavaliere!" disse Lear sorridendo sornione.

A queste parole, il seguace di Oberon socchiuse gli occhi pensieroso "Avevo già notato gli strani edifici di questa città, ed ora vedo anche delle armature con poteri propri… Sembra che nei secoli trascorsi ad Avalon, l'abilità di fabbri e ingegneri abbia fatto passi in avanti enormi! Ma vi illudete se pensate che trucchi del genere possano permettervi di competere con un Guardiano dell'isola sacra!" disse, espandendo il suo cosmo, la cui luce ed energia iniziarono a gonfiare e far tremare il vortice. Stringendo i denti però, i cavalieri d'acciaio continuarono a correre.

"Dobbiamo resistere! Presto il risucchio dell'aria all'interno del vortice lo soffocherà, coraggio amici!" gridò Shadir, spingendo al massimo la sua corazza insieme ai compagni. Ben presto, sottili fili di fumo iniziarono a fuoriuscire dalle armature, che cominciarono a brillare come se stessero diventando ardenti per il surriscaldamento e l'attrito.

Preoccupato, Asher guardò di nuovo il nemico, sperando di scorgere sul suo volto un segno di debolezza o affaticamento, ma Aircethlam sembrava del tutto indifferente allo sforzo dei tre ragazzi, i cui visi erano invece sempre più provati. "Fermatevi! E' troppo pericoloso! Non riuscirete a trattenerlo ancora a lungo!" gridò allora il cavaliere d'Unicorno.

"Dobbiamo… tentare!" rispose Benam, con il volto distorto dallo sforzo.

"Pegasus e gli altri hanno sconfitto gli Dei, e prima di partire ci hanno chiesto soltanto di proteggere chi amano… con che coraggio potremmo guardarli in faccia se non riuscissimo a fermare nemmeno un nemico?!" aggiunse Shadir, mentre la sua armatura iniziava a fumare per il surriscaldamento.

"Anche se non siamo cavalieri, faremo comunque la nostra parte!" esclamò Lear stringendo i denti.

"Ragazzi…" mormorò Asher, impressionato.

"Nobili parole… parole da veri guerrieri! Ma che non cambiano la realtà dei fatti, siete perduti!" affermò Aircethlam facendo esplodere il suo cosmo e distruggendo il tornado dall'interno. I tre cavalieri d'acciaio vennero sbalzati in aria e caddero a terra privi di sensi.

"E' fatta! Non mi resta che sconfiggere l'Unicorno e niente più mi separerà dal mio obiettivo!" si disse Aircethlam preparandosi a tornare di nuovo a terra. Improvvisamente però avvertì una vibrazione nello spazio attorno a lui, e subito dopo un cosmo mai percepito prima esplose.

"Volo dell'Aquila Reale!!" gridò una voce di donna, ed il Guardiano ebbe appena il tempo di girarsi che una ragazza dall'armatura dai riflessi argentei e turchese ed il volto coperto lo centrò all'addome con un calcio, spingendolo all'indietro. Nello stesso momento, una violenta scarica elettrica di colore violetto lo avvolse, impedendogli di girarsi su se stesso ed atterrare in piedi. "Cobra Incantatore!" gridò una seconda voce, ed Aircethlam ruzzolò sull'erba, strisciando leggermente il terreno.

Contemporaneamente, due ragazze atterrarono elegantemente a terra una accanto all'altra. "Non hai ancora finito di combattere, servo di Oberon!" esclamò aggressivamente la seconda, dai capelli verdi e l'armatura violetta.

"Castalia! Tisifone!" esclamò Asher, strabuzzando gli occhi e sorridendo di gioia "Che ci fate voi qui?!"

"E' merito di Kiki!" spiegò Castalia in tono gentile "E' apparso ai piedi della prima casa del Grande Tempio, spiegandoci la situazione e teletrasportandoci qui nonostante lo sforzo!"

Guardando alle spalle delle due sacerdotesse, Asher vide il piccolo Kiki seduto a terra, con la schiena appoggiata al portone della villa, visibilmente esausto. "Anch'io… anch'io ho fatto la mia parte…" sorrise debolmente.

"Kiki… sei stato tu ad andare a prenderle…" balbettò sorpreso il cavaliere, che si era del tutto dimenticato del piccolo apprendista nella foga della battaglia. Sebbene Pegasus gli avesse raccontato il coraggio che il bambino aveva mostrato nel regno di Nettuno, sapere che aveva dato fondo a tutte le sue energie pur gli aiutarli quasi lo commosse.

"Io però gli avevo detto di andare a chiamare i cavalieri d'oro! Si può sapere perchè è venuto con loro due invece?!!" si lamentò in quel momento Mylock, uscendo da dietro una colonna con un'espressione tra l'arrabbiato ed il sorpreso in viso.

"Mylock… lo hai mandato tu quindi?"

"E chi altro sennò? Visto che voi eravate in difficoltà, ho pensato di chiamare dei rinforzi! Pensavo che almeno un cavaliere d'oro sarebbe venuto ad aiutarci!" disse disperato.

"Non lamentarti, Mylock! I cavalieri d'oro in questo momento sono lontani da Atene… in missione! Stanno affrontando i Guardiani di Oberon per salvare lady Isabel ed i cavalieri, che sono prigionieri sull'Olimpo!" lo calmò Castalia, cercando di evitare che la preoccupazione trasparisse dalla sua voce.

"Prigionieri ?!" esclamò Asher, confuso.

"E' una lunga storia!" sospirò Tisifone "Vi spiegheremo dopo, per ora lasciateci occupare di costui… è finito ormai!"

"Finito?!" tuonò Aircethlam rialzandosi, circondato dal bagliore del suo cosmo "Non avete mandato a segno che un'attacco, dovrete fare molto, molto di più per conquistare la vittoria!"

"Il suo cosmo… ha una forza pari… forse persino superiore a quella dei cavalieri d'oro!" esclamò Castalia, percependo per la prima volta la capacità del nemico e sollevando la guardia, subito imitata da Tisifone. La sacerdotessa dell'Ofiuco si guardò attorno con la coda dell'occhio, notando i corpi privi di sensi dei cavalieri di bronzo, e le loro armature piene di crepe e danni "Le corazze riparate da Mur sono in pezzi… solo una grande virtù d'attacco può aver fatto ciò!" pensò.

"Non siete il mio bersaglio, come non lo erano quei ragazzi prima di voi, eppure siete chiaramente desiderose di battervi! Sprecherei il fiato se vi chiedessi di lasciarmi passare?" domandò Aircethlam, avanzando deciso verso di loro.

"Si, lo sprecheresti! I cavalieri di Atena non cedono mai il passo al nemico!" ritorse Castalia concentrando il suo cosmo nel pugno senza alcuna esitazione "Meteora Pungente!!"

Una pioggia di fasci luminosi saettò verso Aircethlam, la cui espressione si incupì per un attimo, poi il Guardiano caricò a sua volta il pugno e sferrò un raggio di energia con il quale annientò all'istante l'attacco di Castalia, obbligando la donna ad un balzo per evitare di essere colpita. Senza perdersi d'animo però, la sacerdotessa trasformò la tecnica evasiva in una offensiva, e scattò a tutta velocità verso il nemico, sferrando colpi a ripetizione nonostante Aircethlam li parasse con semplici movimenti del braccio.

"Che sciocca, affrontarmi frontalmente in questo modo equivale ad un suicidio!" pensò il guerriero preparandosi ad affrontarla. Improvvisamente però al suo fianco comparve Tisifone che balzò verso di lui, con le unghie della mano trasformati in artigli "Zanne del Cobra!!" gridò, sferrando un affondo verso il viso del nemico, ed obbligandolo a difendersi con il dorso del braccio.

"Era un'azione evasiva?!" si chiese torcendo il busto e rendendosi conto di essere ora scoperto ai colpi della sacerdotessa dell'Aquila. Castalia infatti ne approfittò per superare la sua guardia e raggiungerlo.

"Cometa Pungente!" gridò, lanciando stavolta i suoi colpi a distanza ravvicinata e centrando in pieno addome Aircethlam, che venne spinto indietro di qualche passo.

"Questo è il momento! Cobra Incantatore!!" esclamò Tisifone, continuando l'attacco e sferrando di nuovo il suo colpo segreto. Per un attimo, il cobra di energia sembrò avvolgersi attorno alla sua preda per stritolarla, ma poi Aircethlam fece esplodere il suo cosmo, generando un'onda di energia che spinse indietro la donna.

I tre contendenti si fissarono per qualche secondo, e le sacerdotesse non poterono evitare di notare che, a differenza loro, il Guardiano non sembrava per nulla affaticato. Poi però Aircethlam accennò un sorriso tirato.

"A quanto pare… vi avevo sottovalutato!" disse, indicando un leggero graffio sanguinante nella parte del bicipite non coperta dall'armatura.

"Ci sono riuscite… per la prima volta gli è stata procurata una ferita, anche se lieve!" pensò Asher, seguendo il combattimento con attenzione. Osservando bene il volto del nemico però, era evidente che in lui non c'erano rabbia o sgomento, ma soltanto un pizzico di sorpresa di fronte a quello che poteva essere considerato al massimo un imprevisto, e non certo un ostacolo.

"Apprezzo il vostro spirito guerriero, siete delle donne valorose! Purtroppo per voi la disparità di forze in campo è ancora palese, ma come gesto di rispetto vi batterò usando la mia tecnica suprema!" esclamò, incassando il braccio destro nel fianco e concentrando in esso il suo cosmo. L'arto iniziò a risplendere di argentei bagliori, mentre scariche di energia lo avvolgevano.

"Argenteum brachium Avalonis!!" gridò, lanciando il braccio in avanti e sferrando un terribile raggio di energia cosmica, veloce come la luce.

Le due sacerdotesse sollevarono subito la guardia ma il potere nemico le sovrastò, esplodendo in mezzo a loro e scaraventandole in aria con le armature in pezzi, e poi facendole cadere rovinosamente sull'erba, che si tinse di sangue.

"Che forza mostruosa…" balbettò Mylock terrorizzato, guardando il cratere aperto dall'esplosione.

Senza dire niente, Aircethlam iniziò a camminare verso la villa, avanzando incurante tra la devastazione da lui stesso causata. Il parco era ormai ridotto ad un campo di battaglia, molti alberi erano caduti, la grande fontana era distrutta ed il pavimento era in pezzi, pieno di crepe, terreno, frammenti di armature e schizzi di sangue. "Ancora pochi passi e la mia missione sarà finalmente compiuta!" pensò soddisfatto.

Ad un tratto però qualcosa lo bloccò alla caviglia, e girandosi si accorse che Castalia, seppur a terra, stava cercando di trattenerlo, incurante del sangue che sgorgava copioso dalle sue ferite.

"No… non ti permetterò… di andare…" mormorò a fatica.

"Ancora cerchi la morte? Non mi piace uccidere chi è più debole di me… ho volutamente diretto il Braccio di Avalon nello spazio vuoto tra te e la tua compagna in modo da darvi una speranza di salvezza, dovresti essertene accorta! Perchè continui a contrastarmi anzichè accettare la resa?"

"Non puoi capire… Pegasus è mio allievo… non lascerò che tu uccida… la sorella che ama più di ogni altra cosa! L'ha cercata per anni… non la perderà adesso per mano tua!" spiegò con voce rotta la sacerdotessa.

A queste parole, Aircethlam esitò pensieroso. "E così uno dei miei bersagli e la sorella di Pegasus? Possibile che sia vero… perchè mai affidarmi una missione del genere?! No… dev'essere un trucco… un inganno per guadagnar tempo!" si disse, liberando la caviglia con uno strattone e sollevando la mano a taglio.

"Avrei preferito risparmiarti, ma non mi lasci altra scelta!" esclamò, calandola verso il capo di Castalia.

"Non farlo!" gridò in quel momento una voce, bloccandolo a pochi centimetri dal bersaglio. Girandosi verso la villa, Aircethlam vide che sulla soglia erano apparse due ragazze, una con corti capelli rossi e l'altra con una lunga treccia nera ed un abito porpora.

"Siete impazzite?! Che fate lì, andate viaaa!!" gridò a squarciagola Asher non appena le vide, ma le due rimasero ferme sul posto, fissando con determinazione il Guardiano nonostante fossero chiaramente spaventate.

"Che siano…" si chiese sorpreso Aircethlam, guardandole. Sapeva che le persone che era stato inviato a uccidere non erano guerrieri, ma non si aspettava un aspetto così innocente.

"Non far loro del male! E' per noi che sei venuto, non è vero? Verremo con te se ci prometti di fermare questo massacro!" esclamò la ragazza con i capelli scuri, con voce tremante ma convinta.

"La mia missione non è rapirvi, ma prendere le vostre vite! Vorreste farmi credere di essere pronte a sacrificarvi per proteggere questi cavalieri?" domandò incredulo Aircethlam.

"E'… è così! Noi… non vogliamo morire… però non possiamo lasciare che tutti loro soffrano così tanto per proteggerci! Li conosciamo appena eppure stanno rischiando tutto per noi… sopravvivere a prezzo delle loro vite sarebbe peggio della morte!" disse la ragazza con i capelli rossi.

Colpito dalle loro parole, il Guardiano le fissò immobile "Queste sono dunque le fanciulle che sono venuto a uccidere? Mi era stato detto che la loro morte avrebbe favorito la guerra, ma non sento alcuna malvagità o potere provenire da loro… solo un grande senso di amore! Come può la loro morte favorirci? Come può aiutare lord Oberon ad ottenere la vendetta su Zeus che tanto brama?! Sono pronte a sacrificarsi per salvare la vita di costoro… proprio come loro erano pronti a tutto pur di proteggerle! Chi si oppone al sommo Oberon deve essere annientato… eppure loro…" pensò combattuto, stringendo il pugno per la frustrazione.

"No… non posso esitare! Ho giurato davanti alla mia regina che sarei tornato ad Avalon vincitore, disobbedire sarebbe un disonore insopportabile!" decise alla fine, sollevando la mano verso di loro ed espandendo il proprio cosmo.

"Sarà una morte rapida e indolore, altro non posso fare. Perdonatemi!" sussurrò, quasi vergognandosene. Seppur terrorizzate, le due ragazze rimasero immobili.

"No!" gridò Castalia da terra, cercando di strisciare verso il Guardiano.

"Siete uscite di senno?! Scappate, andate via!!" urlò Asher, sforzandosi disperatamente di rimettersi in piedi nonostante la ferita alla gamba, ma ricadendo quasi subito sull'erba "Maledizione… devo fare qualcosa!"

In quel momento, qualcuno gli corse accanto, superandolo, ed il ragazzo vide sbalordito Mylock porsi tra Aircethlam e le due fanciulle, allargando le braccia per proteggerle con il proprio corpo.

"Non gli farai del male! Non te lo permetterò!" disse risoluto.

"Signor Mylock!!" gridarono all'unisono Patricia e Fiore di Luna alle sue spalle "Si allontani, lei non c'entra!"

"Resterò invece! Quando erano bambini ho trattato Pegasus e gli altri in modo orribile, peggio delle bestie! Credevo fossero solo dei mocciosi ingrati, incapaci di mostrare riconoscenza di fronte alla generosità di padron Alman! Ma mi sbagliavo, in questi anni hanno saputo dimostrarmi la nobiltà dei loro cuori, rischiando tutto più e più volte per lady Isabel! Forse questo gesto mi redimerà ai loro occhi… dare la vita per salvarvi sarà il mio modo di chiedere loro perdono!" gridò l'uomo con le lacrime agli occhi, commuovendo le due ragazze.

"Nobili parole, ma il tuo sarà un sacrificio inutile! Senza un'armatura non puoi sperare di fermarmi, verrai semplicemente spazzato via insieme a loro!" minacciò Aircethlam.

"Non ho paura!" rispose Mylock chiudendo gli occhi. Stessa cosa fecero Patricia e Fiore di Luna dietro di lui.

Si udirono il grido di Asher ed il fruscio del fascio di energia che partiva, poi un attimo di terrorizzante silenzio, seguito dal rumore di metallo in frantumi ed un gemito di dolore. Aprendo gli occhi, Fiore di Luna, Mylock e Patricia videro davanti a loro l'enorme figura di Geki, chino su di loro, con la schiena rivolta al nemico. Rivoli di sangue gli grondavano dalla bocca, ed altri ben più copiosi da una profonda ferita alla schiena, dove l'armatura dell'Orsa era andata completamente in frantumi: il cavaliere li aveva protetti con il loro corpo dall'attacco di Aircethlam.

"Geki!" esclamarono all'unisono le due ragazze, avvicinandosi per aiutarlo, ma il guerriero sorrise stancamente e fece loro cenno di restare indietro.

"E' nobile da parte vostra cercare di sacrificarvi per salvarci… ma non dovete! Tutti noi… non vi stiamo proteggendo per dovere o perchè ci è stato ordinato… ma perchè lo vogliamo, con tutto noi stessi! Per gratitudine nei confronti dei cavalieri, che tanto hanno fatto per noi!" disse, appoggiando le mani sulle loro spalle "Se vi consegnate al nemico tutti i nostri sforzi saranno vani, e avremo sofferto per niente! Non impediteci di agire come ci dice il cuore… restate qui!" sussurrò. Tremanti e con le lacrime agli occhi, le due ragazze annuirono, e Geki si voltò di nuovo verso il nemico, fissandolo con determinazione.

"Pegasus, Sirio e gli altri… siamo diventati cavalieri insieme… eppure hanno sempre dovuto combattere da soli, mentre noi restavamo indietro, troppo deboli per aiutarli! Non ci era concesso altro che attendere con ansia il loro ritorno… sperare che avessero la forza di sconfiggere nemici per noi inarrivabili! Adesso finalmente abbiamo l'occasione di ripagarli… mostreremo loro la nostra amicizia proteggendo chi amano, a costo della vita! E' poco… ma è tutto quello che possiamo fare per loro!" gridò il cavaliere dell'Orsa Minore, bruciando il proprio cosmo ai limiti massimi ed iniziando a correre contro il nemico.

"I suoi occhi… la luce che brilla dentro di essi è quella di una volontà disperata, che non teme niente e nessuno! Dove ho già visto quella luce?" si chiese Aircethlam, rabbrividendo senza neppure lui sapere il perchè.

In quel momento alle sue spalle comparve Ban, che lo afferrò per bloccarlo.

"Geki ha ragione! Noi non abbiamo fatto niente… non siamo mai riusciti ad aiutare i nostri compagni… non ci siamo mai mostrati degni del titolo di cavalieri! Così almeno… ci ricorderanno come coloro che hanno protetto le persone che amano!" disse, stringendo la presa.

"Lasciami!" ringhiò Aircethlam, bruciando il suo cosmo e liberandosi dalla stretta di Ban, che venne lanciato a terra. Subito però il cavaliere del Leone Minore si rialzò, affiancando Geki nella corsa.

"Questi uomini hanno uno spirito indomabile!" realizzò il Guardiano, accorgendosi per la prima volta dall'inizio del combattimento di aver paura, di fronte a quei guerrieri pronti a tutto "Il loro cuore non ha nulla da invidiare a quello di un Guardiano di Avalon… però non posso venir meno agli ordini ricevuti. Argenteum brachium Avalonis!!" gridò, lanciando il suo colpo segreto.

Il raggio di energia investì in pieno Geki e Ban, che per un attimo scomparvero avvolti dal suo bagliore, per poi cadere immobili al suolo in un lago di sangue, con le armature completamente distrutte.

"Geki!! Ban!!" gridò Asher terrorizzato, ma poi si accorse che il potere del colpo segreto stava continuando, saettando verso la villa, e verso Fiore di Luna, Patricia e Mylock, immobili davanti ad essa. All'ultimo istante tuttavia, l'agile figura di Nemes comparve dal nulla, spingendo via i tre e venendo colpita di striscio alla spalla e la schiena.

Con un grido di dolore la sacerdotessa si accasciò a terra priva di sensi, mentre alle sue spalle parte di Villa Thule crollava, devastata dall'esplosione del Braccio Argenteo di Avalon.

"Nemes!" singhiozzò Patricia, avvicinandosi alla ragazza, che sanguinava copiosamente "Sta perdendo molto sangue… ha bisogno di cure!"

"Non affannatevi, ancora pochi istanti e smetterà di soffrire!" affermò Aircethlam, cercando di nascondere dietro un tono gelido i sentimenti sempre più contrastanti che provava. Non poteva neanche immaginare di disobbedire all'ordine, eppure iniziava a desiderare di essere andato anche lui ad Asgard, e non aver mai ricevuto questa missione.

"Mi spiace… l'obbedienza viene prima nel cuore di un guerriero!" sussurrò a se stesso, scagliando un altro fascio di energia. Ancora una volta però l'assalto fu fermato, stavolta da Castalia e Tisifone, che si frapposero tra Aircethlam e le ragazze, bruciando i loro cosmi per fermare l'attacco.

"Ancora voi! Vi reggete in piedi a stento… non capite di non avere più speranze, avete perso ormai!" gridò, intensificando l'attacco ed iniziando a spingere indietro le due sacerdotesse, i cui cosmi però brillavano luminosissimi nello sforzo di resistere.

"Non siamo sconfitte!" disse Castalia

"Finchè anche un solo guerriero resta in piedi, c'è ancora speranza di vittoria!" la supportò Tisifone.

"«Finchè anche un solo guerriero resta in piedi, c'è ancora speranza di vittoria!»" ripetè Aircethlam, e quella frase gli suonò stranamente famigliare. Per un attimo, davanti a se non vide più villa Thule, le ragazze o i cavalieri, ma le verdi colline d'Irlanda, ed un immenso esercito di nemici che avanzava con le armi in pugno, facendosi strada tra i pochi difensori superstiti. "Coraggio! Che i vostri cuori siano saldi! Finchè anche un solo guerriero resta in piedi, c'è ancora speranza di vittoria!" aveva gridato, guidando la carica con la spada in pugno.

"Perchè questi ricordi tornano a tormentarmi proprio adesso! Non è il momento di abbandonarsi al passato, sono un Guardiano di Avalon!" si disse, imprimendo ancora più energia nell'attacco. Tisifone e Castalia si sforzarono con tutto se stesse di resistere, bruciando i cosmi fino al limite, ma poi il potere di Aircethlam divenne inarrestabile, e le sacerdotesse vennero travolte con un grido di agonia, mentre quel che restava delle armature d'argento andavi in frantumi.

"Sciocche, avreste potuto salvarvi se foste rimaste da parte!" commentò Aircethlam vedendole cadere immobili sul prato ormai chiazzato di sangue.

"Uh uh uh… è evidente che non ci conosci per niente!" ridacchiò in quel momento Aspides, avanzando barcollante verso il Guardiano, con uno strano sorriso di scherno sul volto nonostante stesse sanguinando copiosamente.

"Hai deciso anche tu di morire? O forse speri che avrò pietà? Tu che sei persino più debole dei tuoi compagni, che speranze credi di avere contro di me?" minacciò il guerriero, sollevando il braccio verso di lui. A questo gesto, il sorriso di Aspides si allargò.

"La tua pietà puoi pure tenertela! Vivere sacrificando qualcun altro non mi alletta affatto… ma nessuno di noi morirà invano!" ritorse il cavaliere di bronzo, balzando improvvisamente verso Aircethlam, che fu preso un pò alla sprovvista da una mossa così inattesa. In una frazione di secondo però il Guardiano ritrovò la freddezza, e con un semplice movimento tese il braccio e aprì la mano, perforando il pettorale dell'armatura di Aspides ed impalandolo al torace. Vomitando sangue, con lo sterno fracassato ed un polmone perforato, il cavaliere si accasciò in avanti.

"Folle! Dicevi che non saresti morto invano e poi ti sei gettato del tutto allo sbaraglio… pensavi di potermi sorprendere con una mossa così infantile?!" commentò, spingendo sul pettorale per liberare il braccio. In quell'istante però, Aspides rialzò la testa, ridendo sinistramente, e strinse il braccio di Aircethlam con entrambe le mani.

"Uh uh… ti avevo detto che non ci conosci affatto! E' vero che non siamo forti come i nostri compagni… ma siamo comunque cavalieri di Atena, Dea della Giustizia! Siamo sempre pronti a morire, non fuggiremo come vigliacchi! Ma tu verrai con me!" esclamò, facendo scattare gli artigli dell'Idra dai bracciali e conficcandoli nello spazio scoperto tra coprispalla e copribicipite.

"Che cosa?! Gli artigli che avevo frantumato… sono rinati!" realizzò Aircethlam, ricordando di aver spaccato l'arma di Idra all'inizio dello scontro.

"Si… queste sono le zanne dell'Idra! Ed inoltre questi artigli sono intrisi di un veleno potentissimo, che ti ucciderà in pochi secondi! Chissà come sarà diventato l'aldilà dopo la sconfitta di Hades… ora lo scopriremo insieme! Non sei felice? Ah ah ah!" rise istericamente Aspides, sentendo le ultime forze abbandonarlo. Esausto, lasciò la presa sulle braccia di Aircethlam, che lo fissò negli occhi vitrei.

"Un… tentativo coraggioso! Sento già il tuo veleno scorrermi nelle vene… ma per tua sfortuna non è abbastanza!" disse.

"Che… cosa?!"

"Non basta così poco veleno ad uccidere un Guardiano di Avalon… non subito almeno! E tra pochi minuti avrò portato a termine la missione e potrò tornare ad Avalon per curarmi!" esclamò, ed a queste parole il sorriso di Aspides svanì, sostituito da una smorfia di delusione. Il cavaliere di Idra cercò allora di conficcare di nuovo le sue zanne nel corpo del nemico, ma si accorse di non avere più energie.

"Addio!" disse soltato Aircethlam, appoggiando la mano libera sul torace del ragazzo e rilasciando un getto di energia, che spinse indietro il cavaliere di bronzo. Aspides fissò un'ultima volta il Guardiano, poi crollò esanime sull'erba.

"Aspideeees!!" gridò disperato Asher, arrancando verso il corpo del compagno e fissando con odio il Guardiano. "Maledetto! Pagherai per questo!"

"Sei rimasto solo ormai… ma so che è inutile proporti di arrenderti, non l'accetteresti! Siete uomini coraggiosi, in questi minuti di combattimento ho imparato a conoscervi ed ho potuto ammirare con i miei occhi la vostra determinazione. Avete mostrato enorme forza di volontà, vi ricorderò nelle serate tristi!" disse, quasi con tristezza.

"Aspetta a parlare… non è ancora il momento per gli epitaffi!" lo schernì allora la voce di Black il Lupo, ferito e malconcio, ma ancora abbastanza forte da trascinarsi accanto ad Asher.

"Sta pronto amico mio, attaccheremo insieme, e che Atena ci sia propizia!" disse, scambiando un sorriso stanco con Unicorno, che si sforzò di ricambiarlo. I due poi fissarono Aircethlam, bruciando al massimo quel che restava dei loro cosmi.

"Ululato Mortale!"

"Criniera dell'Unicorno!"

I due attacchi saettarono contro il bersaglio, che piantò i piedi al suolo e fece esplodere il proprio cosmo "Stolti, i vostri colpi non mi fanno niente!!" gridò, sollevando le braccia verso l'alto e generando una raffica di energia che sbalzò i due amici, scaraventandoli a terra a pochi metri di distanza.

"Uh… uuh…non funziona niente, ci è troppo superiore, siamo impotenti contro di lui! Che sia davvero… la fine…" rantolò Asher girandosi sulla schiena, e guardando Aircethlam avvicinarsi per il colpo di grazia. "Perdonami, Pegasus… non ho saputo… proteggerla…" mormorò, chiudendo gli occhi in attesa della fine.

"Non arrenderti!" gridò in quel momento la voce di Black, cui fecero seguito un urlo soffocato ed un silenzio assordante. Riaperti gli occhi, Asher vide in piedi davanti a lui, come a proteggerlo, il cavaliere del Lupo, che poi barcollò qualche secondo e cadde all'indietro, con una profonda ferita sul torace che sgorgava sangue.

"Lo ha protetto con il suo corpo… ha sacrificato la vita per proteggere un compagno!" balbettò sbalordito Aircethlam, paralizzato di fronte a quella scena, così simile ad un'altra che aveva vissuto secoli fa, in un tempo così remoto da non sembrargli nemmeno reale.

"Blaaack no!! Perchè?!" singhiozzò Asher stringendo l'amico, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

"Non… potevo… lasciarti morire… siamo sempre stati… amici… sin da piccoli… E poi… t…tu sei l'unico che… può… scon…figgerlo…" mormorò il cavaliere prima di chiudere gli occhi.

"Black! Blaack!!" pianse, guardandosi poi attorno, verso i corpi immobili dei suoi altri compagni "Aspides! Ban! Geki! Tutti voi… tutti voi avete dato la vita! Non è giusto!! Vi vendicherò… fosse l'ultima cosa che faccio giuro che vi vendicheròoooo!!" gridò, alzandosi rabbiosamente in piedi. Aircethlam fece per muoversi, quando un senso di vertigine lo colse, facendolo barcollare.

"Che mi succede… non solo solo gli effetti del veleno dell'Idra!" intuì, rendendosi conto di faticare a restare in equilibrio. Con la coda dell'occhio vide il corpo di Black e comprese "Quella tecnica… l'Ululato Mortale… dietro il pugno nascondeva un attacco sonico! Mi ha danneggiato l'orecchio, non riesco a stare in piedi!" pensò, fissando preoccupato Unicorno, il cui cosmo ora brillava luminosissimo.

"La vostra forza… il vostro coraggio… la vostra lealtà… il vostro spirito indomito! Datemi tutto questo, amici, e che i nostri cosmi uniti brucino fino ai limiti dell'universo! Fino al settimo senso!!" gridò Asher, facendo esplodere tutto quel che aveva "Criniera dell'Unicorno!!".

"E' un colpo alla velocità della luce?!" esclamò sbalordito Aircethlam, sollevando le braccia per difendersi. Asher però fu più veloce e lo centrò in pieno volto con un calcio ricolmo di energia cosmica, frantumando la sua maschera e scaraventandolo sanguinante a terra.

"Ce… ce l'ho fatta! Amici… ce l'ho fatta!" balbettò il ragazzo, crollando in ginocchio esausto e guardando il corpo del Guardiano.

"Un… bel tentativo! Era un colpo alla velocità della luce, per un attimo il tuo cosmo ha raggiunto il livello dei cavalieri d'oro! Ma un solo assalto… non basta a sconfiggermi!" affermò però la voce di Aircethlam, e con orrore Asher vide il nemico rialzarsi, nonostante una vistosa ferita alla fronte.

"E' ancora vivo!" esclamò Shadir, vedendo il Guardiano rialzarsi. "Non ci resta che tentare il nostro piano! Lear, sei riuscito a metterti in contatto con Kiki?"

"Si, modificando la frequenza delle mie onde mentali, l'ho raggiunto telepaticamente. Ha capito quel che deve fare, ed è pronto a intervenire!" confermò il cavaliere del mare.

"Siete… siete proprio convinti allora?" domandò Benam, e Shadir annuì "Per mettere a punto questo piano siamo dovuti restare in disparte, e nel frattempo i cavalieri di bronzo hanno dato tutto, forse anche la vita! Il nostro sacrificio è niente a confronto, se anche avessimo una minima speranza di cambiare le sorti della battaglia, dobbiamo tentare!"

A queste parole, Lear annuì deciso, e qualche secondo dopo anche Benam fece lo stesso, un pò titubante.

"Andiamo allora! 20 secondi!" esclamò il cavaliere dell'aria, premendo dei pulsanti sul bracciale e poi lanciandosi verso Aircethlam, imitato dai due amici.

Il Guardiano era pronto a riprendere il combattimento con Asher quando li vide arrivare "Vi credevo fuggiti e invece siete ancora qui!" esclamò.

"15 secondi!" disse Shadir, ignorandolo del tutto.

"Andate via! E' troppo forte per voi, non avete speranze!" gridò Asher.

"10 secondi! State pronti!"

Benam iniziò a digitare una sequenza di comandi sul bracciale della propria armatura, Lear lanciò uno sguardo verso villa Thule e poi fece lo stesso.

"7 secondi!"

"Non so cos'abbiate in mente, ma non funzionerà! Preparatevi!" affermò Aircethlam, sollevando il braccio.

"5 secondi…adesso!"

Improvvisamente, le armature d'acciaio si sganciarono dai corpi dei tre ragazzi, assemblandosi sotto forma di totem e continuando a volare verso Aircethlam.

"Che…" balbettò il Guardiano.

Shadir afferrò di peso Asher, poi corse via il più velocemente possibile "3 secondi! Lear!!"

"Ora, Kiki!" urlò il cavaliere del mare. Seguendo il suo sguardo, Asher vide il piccolo apprendista brillare per un attimo, poi accasciarsi spossato a terra. Confuso, l'Unicorno si voltò, e scoprì sbalordito che Aircethlam era scomparso insieme ai totem delle tre armature. "Ma che cosa…"

Un secondo più tardi, la terra venne scossa da un'esplosione violentissima, quasi un terremoto, che fece perdere loro l'equilibrio. Numerosi alberi caddero, mentre le pareti della villa tremavano pericolosamente e le finestre andavano in frantumi. Accanto alla villa, l'edificio che un tempo era stato l'osservatorio astronomico, prese fuoco e crollò rovinosamente su se stesso.

"Missione compiuta! Nessuno potrebbe sopravvivere ad un'esplosione del genere!" sorrise Lear, scambiando sguardi soddisfatti con Shadir e Benam.

"Ma… ma che avete fatto, non capisco! Cos'era quell'esplosione?!" domandò Asher, totalmente confuso.

"Erano… le nostre armature!" spiegò Shadir, e vedendo che l'espressione dell'Unicorno non mutava, continuò "Le armature d'acciaio funzionavano grazie all'energia di un piccolo generatore atomico, frutto del genio del professor Righel! Unendo le tre armature ed attivando la sequenza di autodistruzione, è possibile ottenere una piccola esplosione nucleare!"

"Non potevamo farlo qui fuori, avremmo ucciso anche voi e le ragazze! Sapevamo che villa Thule era stata costruita sopra un rifugio antiatomico, ma non come portare il Guardiano là dentro! Per fortuna Kiki è riuscito a teletrasportarlo… è estremamente difficile spostare qualcuno così potente contro la sua volontà!" proseguì Lear, sorridendo in direzione del bambino, che era svenuto per la fatica.

"Straordinario…" commentò Asher sorpreso "Non credevo che le vostre armature nascondessero un segreto così potente!"

"Era… la nostra ultima risorsa…" rispose Shadir, rattristandosi visibilmente e chinando lo sguardo "Quelle armature significavano tutto per noi, che non abbiamo il cosmo… ora che sono state distrutte, non siamo più nulla!"

"Ma come… potete farle ricostruire… il professor Righel ormai sa come crearle, non dovrebbe essere difficile!"

"Purtroppo… non è possibile, Asher. Le nostre corazze erano state forgiate partendo da strani frammenti di armature arrivati dall'Oriente. Senza di essi, non è possibile ricostruirle… e non sappiamo nè da dove vengano nè se ne esistano altri!" spiegò Benam amareggiato "Le armature d'acciaio sono finite per sempre! Questa è stata la nostra ultima battaglia!" Shadir però gli poggiò una mano sulla spalla per consolarlo.

"Le abbiamo sacrificate per una grande causa… non abbiamo niente di cui rimproverarci!" disse, strappandogli un sorriso.

Improvvisamente, Asher avvertì un cosmo esplodere, ma non fece in tempo ad avvisare i compagni che un'ondata di energia li investì, travolgendoli tutti e quattro. Privi di difese, i Cavalieri d'Acciaio si schiantarono malamente a terra a vari metri di distanza, e lo stesso Unicorno stentò a restare in piedi.

Guardando verso le rovine dell'osservatorio, Asher vide una figura avanzare tra le fiamme, barcollante e con l'armatura gravemente danneggiata. "Aircethlam!" balbettò inorridito, ed infatti si trattava proprio del possente Guardiano di Avalon, che lo fissava deciso.

"Sei ancora vivo… ti abbiamo lanciato contro tutto quello che avevamo… e sei ancora vivo!" balbettò Asher, sentendosi improvvisamente venir meno.

"E'… così! E tu sei l'ultimo nemico rimasto a sbarrarmi la strada… ancora un colpo, e finalmente la missione sarà compiuta!" esclamò, sollevando il braccio nella posa che preludeva all'Argenteum brachium Avalonis e bruciando il suo cosmo, ampio e lucente nonostante fosse molto indebolito.

"E' finita… non posso contrattaccare, mi mancano le forze!" pensò Asher, sentendosi svuotato. Voleva vendicare i compagni, proteggere Fiore di Luna e Patricia, rivedere Isabel, ma si sentiva completamente spossato, incapace di muovere anche un dito.

"Troppo abbiamo osato affrontando un simile nemico! Amici, presto vi rivedrò… lassù nel paradiso dei cavalieri potremo ritrovarci!" pensò, chiudendo gli occhi.

"Asher!" lo chiamò una voce nella sua mente

"Sei tu… Ban!" lo riconobbe Unicorno con un fremito

"Che stai facendo? Hai deciso di arrenderti?"

"No, Geki!"

"E allora alzati! Non è ancora finita!"

"Aspides… non ho più forze… non mi resta niente!"

"Ti sbagli! Dimentichi i racconti di Pegasus, ti resta la cosa più preziosa di tutte… la vita!"

"B… Black!"

"Non avere paura, noi siamo con te! Brucia tutto quello che hai… brucia il corpo, la mente, l'anima e compi il miracolo! Puoi farcela, Asher! Tutto è in te ora!" dissero in coro.

"A… amici!" pianse il ragazzo, riaprendo gli occhi e bruciando al massimo il suo cosmo "Avete dato tutto in questa battaglia, ed ora in me sono riposte le vostre speranze! Non vi deluderò… giuro che non vi deluderò! Costi quel che costì, io vincerò!!" gridò, alzandosi circondato da una luce accecante, e fissando Aircethlam negli occhi.

"Non credevo ti restassero ancora tante energie… che vuoi fare?!" domandò il Guardiano, indietreggiando di un passo, colpito non dal potere che emanava dall'Unicorno, ma dalla luce che gli brillava negli occhi.

"L'ultima mossa, il mio canto del Cigno! Ti avvolgerò nel mio cosmo ed esploderemo insieme, scomparendo nel fuoco astrale che tutto distrugge!" minacciò senza alcun timore, avanzando di un passo.

"Stai mentendo! E' vero, è l'unico modo che hai per sconfiggermi, ma così facendo moriresti anche tu! Sei davvero disposto a tanto?!" gridò Aircethlam

"Che strana domanda… dopo aver visto i miei compagni… i miei amici, cadere uno ad uno, dando fondo a tutte le loro energie pur di fermarti, credi davvero che potrei esitare?" ringhiò

"Ma perchè? Perchè rischiare tanto? Dal primo momento vi ho dato la possibilità di salvarvi, eppure avete sempre lottato! La vita vi è forse giunta a noia? L'orgoglio guerriero o il dovere non spiegano una simile cieca determinazione!"

"Mpf… non puoi capire. Esistono fati ben peggiori della morte, e vivere dopo aver tradito qualcuno che in te aveva riposto fiducia… è uno di questi!" rispose Asher con un sorriso di consapevolezza.

"«Esistono fati ben peggiori della morte, e vivere dopo aver tradito qualcuno che in te aveva riposto fiducia… è uno di questi!»" a queste parole, Aircethlam barcollò all'indietro con gli occhi ricolmi di stupore, e davanti a se rivide le verdi pianure d'Irlanda, il suo esercito decimato e gli ultimi compagni che, per aver salva la vita, si erano arresi al nemico, abbandonando le loro famiglie e le persone che avevano giurato di proteggere, lasciandolo combattere da solo. Soltanto lui era rimasto, stringendo saldamente in pugno la spada ormai spezzata e sferrando fendenti, incurante delle frecce e delle lance che lo avevano trapassato e del sangue che sgorgava copioso.

"Perchè ti ostini a combattere anzichè arrenderti come i tuoi compagni?" gli aveva chiesto un soldato nemico.

"Esistono fati ben peggiori della morte, e vivere dopo aver tradito qualcuno che in te aveva riposto fiducia… è uno di questi!" era stata la sua risposta.

"Ora… capisco" sorrise il Guardiano, ed il suo cosmo si spense, come se avesse abbandonato ogni desiderio di conflitto "Cavaliere di Unicorno… tu oggi non perderai la vita, già troppo sangue è stato versato. Hai combattuto per una causa giusta, proteggendo due fanciulle, e ricordandomi quei valori che un tempo erano tutto per me, e che nella smania di seguire Oberon avevo dimenticato. " disse serenamente.

Non capendo dove volesse arrivare, Asher rimase immobile, pronto ad agire, ma Aircethlam lo ignorò, alzando lo sguardo al cielo e sorridendo di nuovo, con il volto colmo di tristezza "Sommo Oberon… quel giorno lontano mi avete salvato, facendo di me un Guardiano di Avalon. Perdonatemi ora se tradirò la vostra fiducia…" Poi, il cavaliere sollevò la mano, e con un gesto fulmineo se la conficcò nel petto, colpendosi al cuore.

In un ultimo rantolo, Aircethlam di Avalon cadde a terra.

"Cavaliere… perchè?!" esclamò stupefatto Asher, avvicinandosi a lui di corsa

"Avevi ragione… nessun Dio può volere… l'assassinio di persone innocenti. Hai… vinto" sorrise, chiudendo gli occhi e spegnendosi.

Asher si guardò amaramente attorno, ovunque vi erano morte e distruzione, vittime e feriti "nessuno… nessuno ha vinto" singhiozzò, stringendo amaramente i pugni.