Il Saluto all'Alba

Ikki si rialzò , le braccia ferite, da cui usciva, copiosamente, il sangue. Il Cloth nuovamente di un rosso brillante.

"Ikki, stai bene?"

"Non ti preoccupare, Nachi, sono ferite da poco.. Voi piuttosto? Siete feriti?"

"No, nessuna ferita- disse Geki con amarezza- ma i nostri Cloth..."

"Michelangelo ci ha messo giorni e restaurarli. Anche con l'aiuto di Kiki, ci vorranno delle ore, e molto sangue di Saint."

"È vero, ha ragione Ban, ci vorrà talmente tanto sangue da indebolire un Saint, e solo per un'armatura... In tre giorni, no riusciremo a ripararle e riprenderci dalla perdita di sangue."

"Forse- mormorò Ikki- solo il Sangue di Athena è così potente da rigenerare in un attimo un Cloth.. Ma forse..." Con un ampio gesto delle mani Ikki. Gocce di sangue schizzarono sui suoi fratelli bagnando i residui dei loro Cloth.

"Ikki, cosa fai, maledizione!"

"Io sono il Saint della Fenice, e tra tutti i Cloth, il mio ha il potere più eccezionale: la capacità di rigenerarsi da sola diventando sempre più forte e modificandosi. Ora, grazie al mio sangue proverò a donarvi, per una e una volta soltanto lo stesso potere. Bruciate i vostri Cosmi insieme al mio!"

I cinque Saint iniziarono a bruciare ed espandere i propri Cosmi insieme ad Ikki. Il Saint della Fenice raggiunse l'apice del suo potere, il suo Cloth diventò nuovamente dorato. Attorno a lui, l'immagine della Fenice, l'uccello di fuoco che rinasce dalle sue stese ceneri, fece la sua apparsa, avvolgendo i sei ragazzi con le sue ali. Di quel mentre, arrivavano anche Izar, Liu e Gilkamesh, desiderosi di portare soccorso, non sapendo che il nemico si era ritirato. I pezzi dei Bronze Cloth distrutti brillarono di luce propria, sempre più intensa, una luce che gradualmente, avvolgeva i corpi dei cinque ragazzi, insieme alle ali di fuoco della Fenice. Ikki cadde, stravolto, e le fiamme si spensero.

I Cloth si erano riformati. Non solo, erano stati modificati. Erano nuovi.

Jabu era avvolto nuovamente dal metallo, ma ammirava, sorpreso, i cambiamenti del proprio Cloth e di quello dei fratelli. I copri spalla erano molto simili a quelli della sua vecchia armatura, ma erano più larghi e scendevano molto di più sul petto e sulla schiena. L'elmo, simile a una fascia, era sempre sormontato da un corno conico affusolato, sorretto su una base esagonale, che era posato esattamente al centro della fronte, ma non c'era più una placa di metallo a percorrere la sutura sagittale del cranio. La gola era protetta da una due placche metalliche, che salivano dalle spalle circondando il collo per poi scendere, sotto il mento, di quarantacinque gradi, per interrompersi su una piastra esagonale. Come nella vecchia armatura, le costole erano protette da due corazze metalliche che si ripiegavano, formando angoli scaleni vedendola di profilo, divisi da una placa metallica liscia, che scendeva, finendo con una punta larga. Alla vita aveva una cintura, stavolta più sottile e la fibbia, che precedentemente assomigliava quasi a uno scudo triangolare medievale, era di forma anch'essa esagonale, contornata da una lamina metallica decorativa su quattro lati, quelli laterali e quelli inferiori. Il bracciale sinistro seguiva semplicemente il braccio, liscio e senza particolari decorazioni, mente quello destro si divideva in te parti; quella centrale, simile per forma a un seme di mela, sbalzato rispetto al bracciale, e due parti laterali, che si allargavano obliquamente rispetto al braccio. Le gambe, che prima erano protette solo da ginocchiere, ora godevano della difesa offerta da due robusti gambali, che partivano sulla coscia, leggermente più alti ai lati, ricoprivano i ginocchi e scendevano fino a rivestire i piedi. Eccezion fatta per le linee di congiunzione del metallo, indispensabili per garantire il movimento del corpo, non vi erano grosse decorazioni.

Anche il Cloth di Ichi era cambiato, in meglio. L'unica parte sostanzialmente non modificata era l'elmo, che presentava lievi modifiche solo nella copertura dei lati del viso, ora quadrati, e in un corto para naso che scendeva dalla fronte, fermandosi poco sotto l'incrocio degli occhi. mentre ai copri spalla triangolari, dotati di una seconda protezione aderente al braccio, formata da due placche quadrate, si erano sostituiti un paio di rotondi, che partivano dalla base del collo per finire all'altezza dei bicipiti, larghe rispetto al braccio, e da sotto scendevano, fino a metà del bicipite, quattro barre metalliche adiacenti verticalmente. Le quattro placche metalliche rettangolari, che proteggevano il petto, erano più alte e ricoprivano maggiormente il petto, quelle più esterne, poi, si allungavano rispetto alle alte, dando una maggiore protezione e scivolando lateralmente sopra i fianchi. Una piccola placca trapezoidale usciva dal punto d'incontro tra le placche centrali del petto, finendo sotto il pomo di Adamo. I bracciali ricoprivano dal gomito fino al pugno, seguivano la forma del braccio, dividendosi orizzontalmente in tre sezioni. Ai gomiti, una quarta sezione, dalle linee curve, andavano indietro di pochi centimetri, stringendosi, ma finendo con una punta rotonda. Ai gomiti e sui dorsi dei pugni si potevano intravedere sue fessure circolari. La cintura presentava una fibbia rettangolare, circondata sotto e ai lati da una lamina di pochi millimetri, che alle estremità terminavano con due piccole spirali. La cintura era modellata per sembrare formata da squame da rettile. Dalla fibbia, scendeva una protezione che scendeva stringendosi, per poi collegarsi con la protezione, analoga, da dietro. Le ginocchiere avevano una protuberanza triangolare, verso la coscia, con la base minore circolare, con si curvava verso l'alto; tra essa e le ginocchiera, una placca piatta, in cui si intravedevano due fessure circolari. Sul ginocchio, la protezione era divisa in te parti divise da tre anelli orizzontali, dopodiché, da sotto, si collegava con la protezione per la gamba, che ricopriva lo stinco, lasciando scoperto, lateralmente, il bicipite femorale, allargandosi man mano che si avvicinavano al piede. Alla caviglia, sui lati, mente il piede era rivestito dal metallo, si presentavano due protuberanze laterali, fatte come due semisfere divise dal piede. Su queste protuberanze, davanti e dietro, si potevano vedere una fessura circolare per lato. Quando Ichi provò ad estrarre i suoi artigli, essi apparvero non solo dai pugni e dalle ginocchia, ma anche sui gomiti e ai lati del piede, qui, davanti e dietro.

Ban e Nachi avevano avuto due delle corazze più semplici e semplificate, in termini di protezione. Che loro sapessero, solo la prima versione del Cloth di Seiya, indossato dall'eroe per un breve periodo, prima di venire modificato e potenziato, aveva caratteristiche simili.

La vecchia armatura di Ban consisteva in due ginocchiere rotonde, con due lamine che fuoriuscivano dai lati, una cintura con una fibbia formata da placche metalliche di diverse forme, affiancate da due barre a forma di prisma, tenevano chiusa la spesa cintura metallica, che ai lati aveva due protezioni laterali, che salivano e scendevano, rispetto alla cintura, sui fianchi. I bracciali erano lici, eccettuate le decorazioni svolazzanti, simili a delle S, sui lati. Il petto, all'altezza del cuore era protetto da un'unica placca metallica rotonda, sorretta da tre fasce, che passavano sui fianchi e sula spalla sinistra. I copri spalla erano coperti da due protezioni metalliche, che seguivano la linea del collo; la prima, molto sottile, vicino al collo, la seconda, direttamente collegata alla prima, aveva sopra di sé una corazza rotonda, allungata e schiacciata orizzontalmente, che terminava tra spalla e bicipite. L'elmo era stato una fascia metallica che percorreva la fronte, terminando in due paraorecchie rotonde; sulla fronte un triangolo isoscele, dai lati arrotondati, sui cui lati obliqui uscivano due lamine oblique, che si ripiegavano, cambiando angolazione verso l'alto, dove finivano con due punte. Ma ora le cose erano cambiate. Il petto era ricoperto, sinistra e destra, da due strutture ovali, sormontate da copri spalla rotondi che nella parte esterna, era contornato da cinque punte coniche, leggermente arcuate, simili ad artigli. Sulla spalla, una seconda difesa triangolare, formata da tre piastre metalliche leggermente arrotondate, scendeva sopra il muscolo. L'elmo copriva la fronte e lasciava indietro i capelli, riproducendo un muso leonino con una corta criniera. Sopra gli occhi, sottili lamine si protendevano verso entrambi i lati, le prime orizzontali, le seconde inclinate di trenta gradi circa, le terze inclinate di quasi quarantacinque gradi; le seconde e le terze, poi, modificavano la loro direzione così come facevano le lamine presenti nel vecchio elmo di Ban. La cintura presentava una fibbia molto simile a quella precedente, ma invece di semplici protezioni laterali, i fianchi erano protetti da due blocchi semicircolari, che arrivavano vicini alla fibbia, lungo le cui circonferenze si stagliavano punte triangolari, sottili, mobili, come un gonnellino, che non impacciavano i movimenti. Stivali di metallo proteggevano lo stinco, fermandosi sotto le ginocchia.

Anche Nachi godeva adesso di una corazza di gran lunga più protettiva. Prima, il Cloth ricopriva, come quello di Ban solo la parte del cuore, con tre fibbie metalliche, due che cingevano i fianchi e una che passava per la spala destra. I ginocchi erano protetti da una ginocchiera esagonale, con sopra un'ulteriore protezione metallica che sporgeva, circondando l'esagono metallico. Sembrava quasi che, se gli esagoni metallici fossero due visi, le strutture sopra di essi assomigliavano molto a due elmi. Sui lati esterni delle ginocchia, due protuberanze sporgevano. I copri spalla , lisci e semplici, seguivano la curva della spalla. L'elmo aveva due protuberanze verticali ai lati, per proteggere le orecchie, sopra queste protuberanze salivano altre due, simili nella forma, che terminavano con una punta più pronunciata. Sopra la fronte, c'erano tre placche metalliche, stavolta romboidali. Quella centrale, la più grande, saliva oltre la fronte, sui capelli, e anche in basso, verso gli occhi, posandosi su una lamina disposta come una V. Le altre due placche, ai suoi lati, erano più piccole, sbucavano appena dalla fascia metallica che univa le strutture laterali con quelle frontali, ed erano inclinate di qualche grado rispetto quella centrale. La cintura, una fascia metallica liscia, aveva una fibbia esagonale, su cui erano disegnate tre figure geometriche: al centro un prisma affiancato da due trapezi isosceli. Il bracciale sinistro, formato da due parti, una su tutto l'avambraccio e una, più piccola, sul dorso del pungo, mentre il bracciale sinistro era più complesso: più spesso, presentava una struttura, simile a una sciabola con la parte del taglio rivolta sul braccio. Ora, anche Ichi era protetto su tutto il petto, la corazza che si divideva a metà dello sterno, scendendo di quarantacinque gradi per diversi centimetri, per poi riprendere obliquamente. Il bracciale sinistro era rimasto invariato, solo la struttura simile a una sciabola era più sottile, e affusolata, mentre prima si inspessiva verso l'esterno. I copri spalla partivano, vicino al collo, obliquamente verso l'alto, mentre sotto la prima struttura ce n'era una seconda orizzontale. Il bracciale sinistro, anziché liscio, era modellato per riprodurre il muso di un lupo. L'elmo era molto simile a quello precedente,, con due protezioni laterali alle orecchie, più spesse e che salivano, finendo con una punta arrotondata, a metà delle quali partiva la fascia metallica. Sulla fronte, tre placche a forma di prisma, non dissimili a quelli d Cloth precedente, ma la placca centrale si allungava, ripiegandosi in un arco sulla testa.

Ultimo, Geki, aveva fino allora indossato come protezioni solo ginocchiere ottagonali, con un ulteriore protezione che saliva lungo la coscia, una cintura che si allargava man mano che si avvicinava alla fibbia esagonale, formata da una struttura di spesse placche metalliche sporgenti. La corazza, sul petto era formata da te sezioni metalliche. Quelle laterali, squadrate, contornavano il corpo con una forma vagamente simile a un bullone, ma la parte inferiore si allargava obliquamente a quarantacinque gradi per scendere sui fianchi. La parte centrale, sempre simile a un bullone, proteggeva solo lo sterno. Tra le tre sessioni, due lamine verticali salivano fin sopra le spalle, circondando poi il collo. I copri spalla erano verticali, salivano verticalmente partendo dalla spalla,, arrivando all'altezza della testa. Esternamente, scendevano in una linea curva, molto allungata, fino al bicipite, dove, con un angolo di quarantacinque gradi, si ricollegava alla corazza. L'elmo ricopriva le guance, contornando, da sotto, gli zigomi, risalendo poi sulle tempie e contornando la fronte. Verso il centro della fronte, si stagliavano due piccole placche via via più spesse., che si interrompevano poi in una lamina esagonale, un angolo della quale scendeva fino all'attaccatura del naso, quella opposta, invece, verso l'alto. Al centro dell'esagono, era visibile un rombo. L'elmo non era molto cambiato, ma la protezione laterale finiva con un angolo più acuto, e scendeva sula fronte stringendosi, con una linea retta orizzontale nella parte sotto, con una curva in quella superiore, fino a interrompersi in una forma esagonale, simile a quella del vecchio elmo. Al centro dell'esagono c'era un rombo, vicino al quale contornando i lati, erano visibili dei ghirigori metallici. Sulle guance, due piccole punte coniche facevano la loro figura. La corazza che copriva il petto era sempre formata da tre sezioni, simili, in sezione trasversale, sempre a un bullone, ma con una differenza: si allungavano nella parte inferiore, asimmetricamente, con un angolo più ampio, mentre si biforcava, andando esternamente ai fianchi, mentre internamente si congiungeva alla parte centrale. La parte centrale scendeva lungo lo sterno, fino a incontrare la biforcazione interna delle parti laterali. Sotto di essa, scendeva una quarta placca metallica triangolare, che proteggeva lo stomaco, fino alla fibbia della cintura. La fibbia era ora triangolare, a punta all'ingiù, contornata sui lati obliqui da due lamine metalliche che finivano con una punta. La fascia metallica era frastagliata, divisa in varie sezioni, sempre più larghe man mano che si allontanavano dalla fibbia.. I Copri spalla erano rettangolari, visti da davanti, e orizzontali. Due lamine sottili uscivano a metà dei pettorali, all'altezza dei capezzoli, salendo su, per poi andare, lungo le spalle, all'indietro con una linea curva e ricongiungersi, dietro la nuca, sempre descrivendo una linea rotonda. I bracciali erano sempre squadrati,, ma meno spessi e ingombranti e terminavano, verso il gomito, con una punta che fuoriusciva all'esterno, descrivendo una lieve virgola. Le ginocchia erano difese dalle loro ginocchiere, sempre esagonali, con due protezioni, a forma di un trapezio isoscele, che salivano sulla coscia e scendevano sullo stinco. A metà stinco, partiva la protezione per la gamba, che si bloccava davanti, all'altezza della caviglia, mentre ai lati scendeva fino ai malleoli. Da lì sotto, sbucava una scarpa metallica, sormontata da un anello a metà del piede.

"Ikki!"

Il Saint della fenice, pallido e stanco, si era accasciato al suolo sedendosi. Aveva il fiato corto.

"È stato... molto...faticoso."

"Ikki.. Siamo senza parole! Queste armature sono perfette, molto più robuste e potenti di prima" Nell'espressione di Jabu trasparivano riconoscenza e gratitudine.

"Grazie a te, Ikki, potremo partecipare all'attacco imminente senza causare ritardi.- continuò Ban- Non ci son parole sufficienti per esprimere a dovere la nostra gratitudine. Grazie!"

"Grazie, Ikki!" dissero gli altri tre Saint, in coro.

Ikki sorrise amaramente.

"È solo un piccolo aiuto...una piccola ricompensa al vostro coraggio. Ma i risultati che otterrete in futuro non saranno dovuti da quelle corazze, ma dal valore delle vostre azioni. E ricordate: oggi sono riuscito a condividere con i vostri Cloth il potere esclusivo della mia corazza... Ma ciò non si ripeterà, la prossima volta che vi romperanno il Cloth, non si riparerà da solo. E io non intendo più usare così il mio Cloth... È tropo spossante, mi lascia esausto- si alzò, le gambe ancora malferme- ora cercate di riprendere le posizioni e inviate all'isola di Kanon un messaggio, bisogna che accellerino ulteriormente i tempi... Non so cosa abbia in mente Ares, ma Athena è in pericolo!"

Detto ciò, il Saint solitario si allontanò.

L'addestramento speciale dei Saint richiese altri due giorni. Grazie al potere di Primus, quei due giorni trascorsero, sull'isola di Kanon, come fossero stati quattro anni, rallentando il flusso del tempo là dove si svolgevano gli allenamenti. Primus e Spirito Quieto erano esausti: per due giorni avevano dovuto utilizzare i loro poteri ininterrottamente, senza prendersi neanche un attimo di pausa per riposare. Entrambi avanzavano, l'uno sorreggendosi all'altro e sorretti anche da Simon e Kaim. I giovani che avanzavano, ognuno con un Pandora Box sulle spalle, dimostrava quanto quell'addestramento fosse andato a buon fine. Certo, molti di loro erano ancora inesperti riguardo un vero combattimento, all'ultimo sangue, ma per lo meno, avevano i poteri e i mezzi per combattere e trionfare.

"È incredibile, Kanon... Siete riusciti a ricostruire l'intero esercito dei Saint!"

"Purtroppo no, Emmanuel- lo contraddisse il Saint dei Gemelli, con un lieve spasmo delle mani a segnalare il suo nervosismo- contando tutti i Saint, da quelli che hanno appena acquisito il titolo a quelli che lo sono già da tempo, il numero arriva a 85 componenti"

"Bhe, è senz'altro il più alto numero di Saint mai registrato... Quali costellazioni sono rimaste vacanti?"

Kanon si rabbuiò, abbassando lo sguardo.

"Sono rimasti liberi- continuò Aioria per lui- il Silver Cloth del'Arpa e i Gold Cloth della Bilancia e dei Pesci!"

"Accidenti, addirittura due Gold Saint mancanti..."

"Infatti- riprese Kanon a denti stretti- speravamo tutti di poter contare nuovamente sui dodici Gold Saint, i più forti, per fronteggiare Alexandros..."

"Il Warmaster? È davvero così potente da richiedere l'intervento di tutti i Gold Saint?"

Kanon sospirò. "Nella storia delle Guerre Sacre contro Ares, il Warmaster si presentò solo tre volte. Durante la prima guerra, per fronteggiarlo, Athena permise, per la prima volta, ai Gold Saint di utilizzare le Armi della Bilancia, e solo grazie ad esse, che sono in grado di amplificare il Cosmo dei Saint, riuscirono ad avere la meglio sul condottiero dei Bersesker. Ma l'ultima volta, il Warmaster era così potente... Si chiamava Il'ja Muromec, era il più forte guerriero errante russo, ed era un Warmaster. Il suo re si era assoggettato ad Ares, ottendone la protezione. Fu allora che, per ordine di Athena, i Gold Saint attaccarono la Russia. Sconfiggere i Bersesker non fu difficile, per loro, ma poi arrivò Il'ja. Nonostante fossero in dodici e usassero le Armi d'Oro, i Gold Saint vennero respinti. Anche Il'ja riportò gravi ferite, ma la nostra fu una delle poche disfatte... E ora, senza in Saint della Bilancia, non ci è possibile neppure utilizzare le Armi!"

"La situazione è così grave?"

"Possiamo sempre sperare in un miracolo...." il sorriso di Kanon era amaro. "Dov'è Ikki?"

"Non lo sappiamo- intervenne Xin-lao- è dall'attacco di Vlahad di Nosferatu che non lo vediamo."

"Speriamo ci raggiunga per la partenza... E poi, spero che anche quell'altro sia in grado di venire..."

"Che io venissi, Kanon dei Gemelli, era indubbio, te l'avevo promesso nel mio ultimo messaggi, ricordi?"

Un uomo, ricoperto da un mantello da viaggio grigio e sporco, avanzava, a passo sicuro, verso la Prima Casa, dove erano riuniti tutti. Alle spalle, portava una pesante cassa argentata, un Pandora Box, recante l'effige di una coppa a calice.

"Il Saint della Coppa." disse, calmo, Ikki, apparso in quel momento al fianco di Kanon.

"Maestro Sengoku!" Disse Nachi.

Sengoku abbassò il cappuccio del mantello. Se il suo arrivo era stato fonte di sollievo generale, il suo viso portò sgomento tra alcuni Saint. Soprattutto Ikki, che riconobbe quel volto e si protese in avanti, attaccandolo.

"Tu! Aiakos di Garuda, del Tenyu, il Cielo degli Eroi."

Aiakos e Ikki si erano affrontati nella Quarta Prigione dell'Inferno. Aiakos era uno Spettro, per la precisione uno dei tre Giudici dell'Aldilà, i più forti tra i seguaci di Ades. Ikki era riuscito a prevalere, ma ora, vedendo il volto del nemico di allora, era sgomento.

"Aiakos, non so come tu sia sopravissuto, ma oggi sono molto più forte di allora! Ti sconfiggerò di nuovo."

"Calmati, Saint della Fenice,- rispose il Silver Saint della Coppa, evitando il colpo di Ikki- guarda bene il mio volto. So che assomiglia al volto di Aiakos, ma, se mi guardi bene, vedrai che non sono lui."

Ikki si fermò, tenendo la guardia alzata, per contrataccare in caso di un inganno. Come Aiakos, il nuovo arrivato aveva capelli lunghi fino alle spalle, scompigliati e due occhi castani. Ma mentre i capelli di Aiakos erano neri, con riflessi rossicci, quelli del Saint della Coppa erano castani scuri. Gli occhi, sì erano dello stesso colore di quelli di Aiakos, ma erano leggermente più grandi, meno aggressivi nello sguardo, con una venatura di tristezza.

"No, non sei Aiakos, ma gli somigli moltissimo..."

"Per forza, Jigoku, l'uomo che voi avete conosciuto come Aiakos, era mio fratello minore!"

Accadde circa otto mesi prima. All'epoca, Sengoku era appena tornato dalla Liberia, dove per anni era stato il Saint protettore. Ma il suo allievo, Nachi del Lupo, aveva raggiunto le capacità per sostituirlo nella custodia di quella parte del mondo. E Sengoku aveva chiesto, e ottenuto, di poter essere stanziato in Nepal. Il villaggio d'origine del nobile Saint era disperso in mezzo alle impressionanti cime della catena montuosa dell'Himmalaya. In quelle montagne, i villaggi sono molto poveri, a rischio di malattie, visto che il sistema igienico sanitario di quel paese è praticamente inesistente. Solo spedizioni di medici volontari, che a loro rischio si inoltrano in quelle zone così ospitali, portando cure e aiuti a popolazioni altrimenti lasciate a se stesse.

L'arrivo di Sengoku, quelle poche volte che Sengoku tornava dai suoi compiti di Saint, per il villaggio era una festa. Sengoku portava sempre con sé viveri, medicine e mille cose utili per la piccola comunità montana. Inoltre, grazie ai suoi poteri sovrumani, riusciva ad essere utile in mille modi diversi.

Vedendo la valle innevata, Sengoku ricordava, quasi con nostalgia, la sua infanzia, le sue gite sulla neve, insieme ai pochi ragazzi del villaggio, tra i quali c'era, naturalmente, il suo più giovane, scapestrato, ribelle fratellino, Jigoku. In un certo senso, era grazie a Jigoku se lui era divenuto un Saint. Quando era ragazzino, Jigoku volle fare la prodezza di tentare di saltare un dirupo, così, d'impulso. Sengoku se ne avvide rapidamente e si gettò cercando di salvare il fratello. I due caddero nel dirupo, sopravvivendo solo perché la neve aveva attutito l'urto. Ma Sengoku aveva riportato una lussazione alla spalla sinistra, momentaneamente inutilizzabile. E mentre il piccolo Jigoku dormiva, svenuto, Sengoku riuscì ad analizzare la situazione: erano finiti in una fossa concava, simile a un cratere, scavata, probabilmente, dalla neve durante il disgelo. Tuttavia, sembrava essere priva di vie d'uscita. Quello che era preoccupante, per il ragazzo, era il fatto che la notte si avvicinava, promettendo una nuova abbondante nevicata, che avrebbe seppellito lui e il fratello, in un candido abbraccio mortale. Prendendo in braccio il fratello, Sengoku cercò di trovare un punto valicabile. La neve sotto di lui, gelata e dura come pietra, scricchiolava lievemente sotto il suo peso. Arrivati alla parete, Sengoku la colpì leggermente con il pugno chiuso. Il rumore rivelò due cose al giovane: che dall'altra parte, dietro a una parte di alcuni centimetri, c'era la libertà, ma che la roccia era solida, forse calcarea, e durissima. Già usando strumenti adeguati, forse si poteva anche creare un varco, ma non certo in poche ore. E comunque, lui non aveva strumenti con sé.

Disperato, colpì la roccia con il pugno, frustrato. Colpì e colpì, finché la mano non prese a sanguinare. Pressando le nocche macchiate di rosso, sulla neve per fermare l'emorragia. Guardò il fratello, ancora svenuto. Jigoku tramava, i vestiti, pur pesanti, zuppi di nevi e freddi di gelo. Rischiava la febbre. Fu questa prospettiva a ridare nuove energie a Sengoku, che sentì crescere dentro di sé un calore improvviso, quasi una vampa intensa di energia. Chiuse gli occhi, concentrandosi su questa sensazione. Il corpo sembrò riscaldarsi, mentre le membra contuse del giovane sembravano trovare sollievo. Riaprì gli occhi. Inspiegabilmente, la neve sotto di lui si era, almeno parzialmente, sciolta. E il flusso di energia continuava. Sengoku strinse nuovamente il pugno, concentrandosi sula sensazione di calore ed energia che lo aveva rincuorato. Concentrando le sue forze in un unico pugno, colpì ancora la nuda roccia. Con un'esplosione di pietra e ghiaccio, la parete rocciosa che li intrappolava si aprì, liberando loro il passaggio. Sengoku, con in braccio l'ancor svenuto Jigoku, la mano destra sanguinante, con alcune ossa fratturate, uscì da quella che era stata la sua prigione. Camminò e cammino, poi, esausto, svenne.

Quando si risvegliò, non era all'aperto e al gelo, ma dentro solide mura, e al caldo, avvolto da pesanti coperte. L'odore di incenso gli faceva comprendere che si trovava dentro uno dei sperduti eremi che ospitavano alcune comunità religiose buddiste, dedite alla meditazione e alla preghiera. Ma l'uomo vicino a lui lo sgomentò. Era snello e alto, l'espressione serena e un sorriso luminoso, rincuorante. Le sopracciglia erano state in lui accuratamente rasate, e al loro posto c'erano due tatuaggi, rotondo, violetti. I capelli, lunghi, castano chiari, scendevano raccolti in una lunga coda di cavallo. Ma la cosa più strabiliante era il suo vestito. Lo straniero era vestito interamente d'oro!

"Ben svegliato, giovanotto,- esordì lo sconosciuto- gradisci del thé caldo? Ti aiuterà a scaldarti, dopo tutto il freddo che hai preso."

Sengoku guardò lo strano individuo che ,così gentilmente, gli si era rivolto. Voltandosi, vide suo fratello, addormentato in un altro letto, sereno.

"Il piccolo sta bene, gli abbiamo dato le cure necessarie prima che insorgesse la febbre. Data la somiglianza, immagino sia tuo fratello. Allora, la vuoi una tazza di thé?" La voce dello sconosciuto era amichevole e gentile.

"Grazie, ne prenderò volentieri, signore."

"Bene... E ora, dimmi, sei stato tu a distruggere la Conca del Calice?"

"La cosa?"

"Un'insenatura concava sulle pendici del monte. È distrutta e lì vicino abbiamo trovato te e tuo fratello. Sei stato tu a distruggerla?"

Sengoku abbassò lo sguardo. "Sì, signore, sono stato io..."

"E come hai fatto? Non ho trovato segni di esplosivi, nei paraggi."

"Io... So che sembrerà assurdo, ma l'ho distrutta con un pugno!"

Lo sconosciuto sorrise ancora.

"Lo avevo immaginato.. Ascoltami, il mio nome è Mur, e vengo dal Tibet, nella regione del Jamir... Sono un Saint di Athena, e penso che, se tu lo vorrai, potrai diventarlo a tua volta."

La conversazione con Mur durò a lungo, e segnò la vita di Sengoku. Giorni dopo, riportato Jigoku a casa, partì con Mur. Andò in Europa al Santuario, dove ricevette l'addestramento e diventando il Silver Saint della Coppa.

E ora, dopo tanto tempo tornava a casa. L'accoglienza fu calorosa, solo Jigoku, che era diventato ormai un uomo, alto magro e robusto, sembrava in qualche modo turbato dalla sua presenza.

Sengoku non ci badò, pensando che fosse un semplice malumore, forse anche un po' di invidia. Si ripromise di portare con sé Jigoku, in un prossimo viaggio.

Però due notti dopo...

Sengoku si svegliò di soprassalto. Un Cosmo, furioso e potente, aleggiava attorno al suo villaggio. Il Saint uscì, dalla sua casa, cercando di individuare la fonte della minaccia. Fu facile. Chi possedeva un Cosmo tanto minaccioso e oscuro non faceva niente per nascondersi.

"Jigoku! Tu... Cos'è questo Cosmo, oscuro e aggressivo?"

"Sengoku... Il destino ha voluto che noi fossimo nemici. L'ho sentito dalla prima volta che ti ho sentito parlare dei maledetti Saint di Athena!"

"Cosa stai dicendo? Sei impazzito, fratello?"

"Taci! Oggi il sigillo si è finalmente spezzato. Le anime dei 108 Spettri, i guerrieri del Sire Ares, si sono risvegliate nei loro nuovi corpi. IO mi sono risvegliato. E da oggi, spezzo ogni legame con te. Io, seguace del grande Ades, sarò nemico irriducibile dei Saint."

"Se è così, dovrò combatterti e sconfiggerti, Jigoku, anche se sei mio fratello. Non vorrei levare le mani sul sangue del mio sangue, ma se non mi darai altra scelta..."

"Osi minacciarmi? Tu non sai chi io sia... Piantala di chiamarmi con quel nome, Jigoku. Da oggi io sono Aiakos, il Giudice del Mondo dei Morti, Gigante dell'aldilà! Vieni a me, Garuda, Stella del Cielo Eroico!" Su Aiakos si materializzò la sua Surplice, assemblata come una figura umanoide, dotata di corna e ali, disposte a ventaglio. Garuda, l'avvoltoio divino dell'induismo, cavalcatura del dio Visnu. La Surplice si scompose, vestendo Aiakos.

"Ecco, fratello, la prova definitiva della mia identità di Spettro. E ora, prendi! Galactica Illusion!"

Lo spazio attorno ai due fratelli si deformò. A Sengoku sembrò di fluttuare nel vuoto cosmico, mentre miriadi di occhi demoniaci si aprivano dal nulla fissandolo con intenti omicidi. E ad ogni sguardo i colpi di Aiakos si avventavano su di lui.

Sengoku cadde, il corpo pieno di ferite.

"Quando ero un bimbo tu rischiasti la tua vita per salvarmi- disse ancora Aiakos- quindi per stavolta, ti lascio vivere, ma se mai ci reincontreremo, allora sappi che non avrò alcuna pietà! Addio, Sengoku!"

Detto questo, Aiakos sparì.

"Ci ho messo mesi per riprendermi da quelle ferite- disse Sengoku dopo aver raccontato la storia di suo fratello, divenuto poi uno dei più terribili rivali dei Saint- e solo da poco sono tornato in piene forze, anche grazie al Cloth."

Posò il Pandora Box a terrà, lasciando che si aprisse, con un tonfo sordo.

Il CLoth della Coppa, dai poteri rigenerativi e curativi... Immagino che ne abbiate bisogno, vero?"

Al muto assenso di Kanon, Sengoku, invitò, con un ampio gesto della mano, tutti i Saint presenti ad avvicinarsi. Il Cloth, che aveva la forma di una Coppa a calice, era pieno di acqua fresca e limpida.

"Avevo messo della neve fresca a sciogliere, prima di partire dal Nepal... Bevete. Il Cloth ha la capacità di guarire dalle ferite e ripristinare velocemente il Cosmo. Vi servirà, ci attende un duro scontro!"

E tutti si avvicinarono, bevendo un sorso di gelida acqua, sentendo poi il proprio corpo percorso da un calore che leniva la stanchezza, mentre le ferite e i lividi svanivano, magicamente.

"Ci voleva, una bevuta- disse Seiya avvicinandosi al Cloth- dopo la sfacchinata su Kanon, e tutta quella lava, ho davvero sete.!" era a torso nudo. Sul petto, all'altezza del cuore, una cicatrice solcava il muscolo pettorale sinistro, segno lasciato dalla Spada di Ades, quando lo aveva trafitto, e una cicatrice analoga solcava la schiena, dall'altra parte. Seiya bevve una lunga sorsata, assaporando, oltre al fresco sapore dell'acqua, anche i benefici effetti del potere della corazza. Si sentì rinnovato. Giratosi, vide Shun sgranate gli occhi.

"Shun, cosa ti succede?"

Con timore reverenziale, Shun indicò il petto di Seiya.

"Seiya, la tua cicatrice..."

La cicatrice sul petto, come quella sulla schiena, era sparita, così come i lividi che il Saint di Pegasus si era procurato all'Isola di Kanon.

"Bene, Saint di Athena- esordì Aioria- ora concediamoci una notte di riposo, ma domani all'alba, squillerà la tromba del nostro attacco. Riposatevi, mi raccomando!"

"Aioria, perché riposare, partiamo subito- strillò Seiya- ormai l'ultimatum di Ares sta per scadere, perché attendere oltre?"

"Seiya, anche se i poteri di Sengoku ci hanno restituito forza e vigore, le nostre menti sono affaticate, soprattutto ora che siamo usciti da quella situazione di tempo modificato... Tu forse non ne senti il bisogno, ma molti tra i nuovi Saint necessitano di abbandonarsi al sonno. Domani saranno freschi e pronti alla battaglia imminente, è meglio così, te lo assicuro. E inoltre, anche io e Primus abbiamo bisogno di riposo."

"D'accordo, Spirito Quieto, ma si può sapere dove si trova la Rocca di Ares?"

Shun si fece avanti.

"Si trova in quella che fu l'antica Tauride!"

La Tauride era una regione, abitata, nei tempi antichi dalle tribù dei Tauri, gente valorosa e famosa per il proprio ardimento in battaglia. Se si andasse a cercare questa regione su una cartina geografica, vane sarebbero le ricerche, per quanto accurate. Ora, questa regione è divisa tra Crimea e Ucraina sud orientale.

"Sei sicuro, Shun, proprio in quel posto?"

"Certo, ho controllato le cartine antiche e moderne dopo aver consultato l'archivio di Alessandria. L'entrata alla rocca è celata nel Sivas!"

"In mezzo alle paludi... Immagino che sia già quella regione una difesa sufficiente a scoraggiare le ricerche."

"Ma noi sappiamo dove andare e cosa cercare. Domani attaccheremo, è tempo di togliere ai Bersesker l'iniziativa. Finora abbiamo subito e risposto agli attacchi, è ora di capovolgere la situazione."

"Ma Athena? È prigioniera di Ares."

"Lei è forte. Dall'epoca dei miti, Athena ha sempre battuto Ares. Per quanto la situazione sia disperata, non si farà sconfiggere, resisterà finché anche solo uno di noi non arriverà a salvarla!"

Con queste parole il raduno dei Saint, il Consiglio di Guerra contro Ares, finì. Tutti i Saint si recarono verso gli alloggi

L'alba arrivò, quasi troppo in fretta, quasi il sole volesse vedere lo spettacolo di una battaglia senza quartiere tra i seguaci delle due divinità.

All'alba,i Saint erano già in piedi, ognuno col proprio Pandora Box sulle spalle.

L'ora non era stata scelta a caso da Kanon e Aioria: era una tradizione dei seguaci di Athena, quando c'era una battaglia di dimensioni notevoli, presentarsi tutti insieme all'alba. Questo perché, anche per motivi di segretezza, erano pochi i Saint a conoscersi tra loro. Quindi, quando si doveva combattere insieme, veniva fatto il rituale del Saluto all'Alba: i Saint presentavano se stessi vestendo i Cloth, in modo che fosse possibile distinguere alleati e nemici.

I raggi del sole già illuminavano l'orizzonte montuoso attorno al Santuario, contornato dal rosso rosato del cielo. Davanti a tutti stavano i dieci Gold Saint. Dietro di loro i Mistery Saint, i Silver Saint e poi i Bronze Saint.

Ai primi raggi del sole, i Gold Saint si fecero avanti, uno alla volta, nell'ordine i successione della propria casa al Santuario.

Facendo due passi e appoggiando il proprio Box, in modo che l'effige della propria costellazione fosse in direzione del sole sorgente, Kiki disse, con voce squillante: "Sono Kiki, Saint dell'Ariete!".

Il Box si aprì rivelando la statua d'oro dalle fattezze di un ariete, statua che si scompose per assumere la sua forma di armatura. Le zampe anteriori divennero i bracciali, quelle posteriori i gambali. Il muso dell'ariete si scompose dalle corna, il corpo divenne la corazza mentre il collo andava a fondersi con esso nella parte anteriore, come ulteriore protezione. Il muso dell'ariete si agganciò, in qualche modo, alla schiena, mentre le corna tornavano ad unirsi ad esso, passando sopra le spalle. Il dorso divenne la protezione laterale della cintura, mentre dalla corazza si allungava la complessa fibbia protettiva. Da dentro la corazza erano fuoriuscite le partiti metalliche affusolate che divennero i copri spalla e l'elmo, decorato con due alette sui lati, lo scriniero centrale e due piccole corna inclinate, sopra la fronte.

Dopo di Kiki si fece avanti un ragazzo alto e ben piazzato, che posò, come aveva fatto il giovane Saint dell'Ariete, e come avrebbero fatto tutti i Saint dopo, il proprio Box nella stesa identica maniera. "Sono Baffalo, del Toro!" L'immagine di un toro in carica apparve dal Box, per separarsi nel vestire il suo padrone. Il muso rientrò nella testa scomparendo e lasciando un elmo simile a quello dei vichinghi, con due corna taurine che fuoriuscivano dai lati, quella sinistra, che Seiya aveva rotto al precedente Gold Saint del Toro, Aldebaran, durante la rivolta di Saga, era stata riparate. Lungo la sutura sagittale, quattro punte coniche si levavano, sopra una placca centrale che andava dalla nuca fino alla fronte, dove finiva con un para naso appena accentuato. Il corpo della statua diventava la corazza, mentre alcune delle placche ornamentali sulla schiena si agganciavano al petto, quelle sulla pancia alla cintura, rinforzando la corazza. Le zampe anteriori, modificandosi, si disposero sulle braccia, ricoprendola dal pugno fino a metà del bicipite; al gomito si poteva vedere una punta conica fuoriuscire, minacciosa. Le zampe posteriore, anch'esse modificata nelle dimensioni, divennero i gambali; sulle ginocchia, come sui gomiti, c'erano due punte coniche. Le terga della statua si disposero sulle spalle. Nel copri spalla destro entrava, telescopicamente, la sottile coda dell'animale. Entrambi i copri spalla erano rotondi, seguivano la linea della spalla, con i bordi sbalzati. Sulla sommità dei due copri spalla, con la base circondata da un anello, c'era un ultimo paio di punte coniche, stavolta però curvate verso l'alto. Il Cloth del Toro dava una impressione di potenza e forza quasi brutale. Baffalo era più basso di Aldebaran, ma era comunque ben piantato e robusto, e col tempo, crescendo, avrebbe potuto eguagliare, se non superare, la stazza del suo predecessore. L'armatura, però, gli si adattava senza dargli alcuna noia. La pelle era abbronzata, gli occhi, castani scuri, erano parzialmente coperti da una frangia di capelli color paglia, come le folte sopracciglia, lunghi fino al colo e ribelli

"Sono Kanon, dei Gemelli!" la statua dei Gemelli rappresentava un mezzobusto che descriveva due persone, schiena a schiena, con le braccia alzate. Le due teste, unite tra loro, divennero l'elmo, allargandosi. Il corpo allungatosi, formò la corazza, mentre le quattro mani della statua, modificandosi, divennero i due gambali e i due bracciali. L'armatura riluceva, perfetta.

Il quarto Gold Saint era il ragazzino che Kanon aveva incontrato, e malmenato, mentre tornava al Santuario con i nuovi apprendisti Saint. Lavatosi, aveva mostrato una pelle color caffellatte, capelli e occhi neri, scuri e lucidi. Non ricordava il proprio nome, e se ne era scelto uno, in onore della sua gente d'origine. "Sono Rom del Cancro". Il simbolo della costellazione, un granchio apparve in veste di statua. Il guscio si allargo, dividendosi nei due copri spalla dai bordi seghettati, diviso in cinque punte, mente il corpo diventava la corazza. Le zampe, schiacciandosi, divennero le protezioni laterali, a gonnellino, della cintura, a cui si agganciò una fibbia, formata da una larga placche metallica, simile a una stella cadente a quattro punte, simmetriche a due a due, che decollava seguita da una corta coda a tre punte. La placca metallica che stava sul davanti della statua si unì alla corazza, rinforzando le difese del petto, e scoprendo l'elmo, dotato di otto lamine, quattro per lato, tre visibili di profilo, due, sulla fronte, che sbucavano dalla corazza in forma di statua, a guisa di antenne, erano poste di taglio. Da sotto la pancia, una serie di placche si allungò formando il gambale: La ginocchiera aveva una punta triangolare verso il basso, mentre nella parte superiore il bordo era seghettato, con la sola punta centrale triangolare, mentre le altre erano a forma di parallelepipedo. Sulla coscia, una protezione metallica replicava la forma superiore della ginocchiera. Ai lati dei talloni, tre lamette a falce di luna sbucavano lateralmente, affilate e minacciose. I grandi arti si erano rimpiccioliti adattandosi all'avambraccio, mentre le chele, all'alteza del dorso della mano erano rientrate, sbucando solo con le punte. Sul gomito,il bordo della corazza si divideva in un seghettamento di cinque punte, tutte triangolari, mentre le protezioni sul bicipite avevano i bordi seghettati, ma che riprendevano le forme della ginocchiera.

Toccò ad Aioria farsi avanti. Il simbolo del Leone rappresentava la fiera in tutta la sua maestà e potenza. Il muso felino, circondato dalla folta criniera, le zampe artigliate, di cui quella anteriore sinistra alzata, come se stesse per colpire con un'artigliata,, il colpo flessuoso ma potente. Si scompose per venire indossata. Il muso si staccò, mentre la criniera si divise in due parti. La prima, più esterna, formata da cinque placche metalliche a forma di falce di luna, due per lato e una, centrale, che si ripiegava indietro, collegate tra loro da una placca più massiccia, rotondeggiante sulla fronte, si allargarono leggermente, diventando l'elmo, mentre il resto della criniera divenne la cintura, separandosi in diverse placche metalliche, che formavano le protezioni per le anche e i fianchi. L'addome del leone divenne la corazza, e il muso della statua andò ad agganciarsi sulla schiena, appiattendosi. Le zampe anteriori formarono i bracciali, gli artigli che rientrarono sul dorso del pugno, quelle posteriori, i gambali, facendo fuoriuscire la calzatura metallica per il piede. La coda della statua rientro nel bacino, che si scompose in due parti, che andarono a proteggere le spalle, facendo fuoriuscire una seconda protezione, interna, sopra la spalla. Come un leone, Aioria sembrava l'immagine della potenza e della nobiltà. Si fece avanti Komyo, il ragazzo portato da Shiva dall'India. Come si era proposto era diventato, con la guida dei maestri e con l'intervento spirituale dei suoi predecessori, le cui coscienze si erano fuse, nel Nirvana, con quella del Buddha, era divenuto il Saint della Vergine, padroneggiando la tecnica Yoga Zair, che gli permetteva di combattere tramite la meditazione. I capelli biondo miele erano lunghi fino al collo, e cadevano sulla fronte dividendosi in due parti, lasciando visibile il Chakra rosso al centro della sua fronte. Come Shaka prima di lui, aveva preso a muoversi tenendo gli occhi ben chiusi. L'immagine della sua costellazione, una fanciulla alata inginocchiata in preghiera, apparve. Sul viso era visibile un diadema, ornato sulla fronte da due lamine serpeggianti, che formavano una specie di S, dietro cui usciva una placca metallica modellata per rappresentare i capelli. Vestendo il suo Saint, il corpo della fanciulla divenne la corazza, già dotata di cintura con un gonnellino metallico di protezione, le ali, slittando sopra i i copri spalla rotondi della statua dorata, si fusero ad esse, diventandone parte. Le braccia e le gambe della statua divennero rispettivamente bracciali e gambali. La testa divenne l'elmo, il viso della fanciulla rientrò, i capelli cambiarono angolazione, diventando due alette laterali, mentre dalle due lamine al centro dell'elmo, sulla fronte, ne fuoriuscirono altre due, identiche, che si disposero tra le prime due.

Non essendoci nessun Saint della Bilancia, si fece avanti il nuovo Saint dello Scorpione. Virus era un giovanotto smilzo, nervoso e scattante. I capelli castano scuri, con riflessi rossicci, tagliati radi sulle tempie, erano folti e ricciuti. Gli occhi azzurri, molto chiari, leggermente a mandorla, erano penetranti e indagatori. L'immagine dello Scorpione brillò, alla luce del sole. La testa dello scorpione si scompose in tre parti. Quelle laterali, rotonde, sulle quali cerano delle punte coniche arcuate verso l'alto, divennero i copri spalla. La bocca dell'aracnide, allargatasi, divenne l'elmo: le zanne, arcuate, divennero i copri guancia, salendo sulle tempie per riunirsi e due corna che, dalla fronte, si allargavano in due archi, salendo poi in alto sopra gli occhi. All'elmo si agganciò la coda, flessuosa, formata da una serie di sfere metalliche tra loro collegate che terminavano poi con una punta acuminata. Il corpo dello scorpione divenne la corazza, mente le zampe, allineatesi, si agganciarono all'attaccatura della coda, formata da una serie di placche squadrate,per formare la cintura, rispettivamente le protezioni laterali e la fibbia. Le braccia dell'insetto si raddrizzarono, dividendosi in due parti. La prima, quella più interna della statua si allungò diventando i gambali, le protezioni sule cosce che finivano con una punta laterale. La seconda parte e le chele formarono il bracciale, le chele ripiegate sull'avambraccio.

Dopo Virus, fu la volta di Aiolos, che come il padre prima di lui, era diventato Saint del Sagittario. Il volto corrucciato del giovane orfano, che aveva ritrovato l'unico membro vivente della sua famiglia, si era addolcito durante l'addestramento, in cui era stato seguito da Aioria, così come Aioria aveva imparato dal fratello maggiore, l'omonimo padre del giovane Saint. La statua che simboleggiava il Sagittario, un centauro alato che tendeva un arco, con la freccia incoccata, si dispose attorno al suo corpo. Il busto umano si pose in difesa del corpo, comprendendo anche la cintura con le sue quattro placche protettive dalla forma esagonale. Nella placca posteriore, l'arco ripiegato, vi si agganciava, formando il perimetro. Le zampe anteriori andarono a fondersi, in qualche modo, con le braccia metalliche diventando i bracciali del Cloth, mente le zampe posteriori, modificandosi leggermente, divenne il gambale; al lato del tallone, sbucavano tre piccole lamette, disposti a ventaglio, come un'aletta. Il corpo equino si divise in due parti diventando i due copri spalla, da cui fuoriusciva una seconda protezione della spalla, rotonda e ovaleggiante. Visti dall'alto i due copri spalle, messi attaccati dalle parti vicine al collo, formavano un ovale. La freccia, rimpicciolitasi in maniera telescopica, si inserì sotto la parte più grande, superiore, del copri spalla sinistro. Il diadema complicato che sostituiva la testa della statua divenne l'elmo, con due alette laterali che coprivano tempie e zigomi, rientrando con due placche sulle guance, mentre sopra la fronte, si levava una punta romboide, leggermente arcuata. Le ali metalliche, attaccate alla schiena, in mezzo alle spalle, si muovevano ad ogni movimento del Saint, come se fossero parti del suo corpo.

Arthur, il nuovo Saint del Capricorno, seguì. Il simbolo del suo segno si parò sopra di lui. Un caprone d'oro, le cui zampe anteriori diventarono i bracciali, mentre le spalle formavano i copri spalla, sul cui bordo estremo si stagliava un piccolo cono arcuato verso l'alto, molto più piccolo di quelli già visti nei Cloth del Toro e dello Scorpione. Le zampe posteriori, raddrizzatesi, divennero i gambali. Il corpo del caprone si dispose come corazza, mente la testa, dopo che si divise il collo in due parti, e il muso si accorciò, le corna si rigirarono, col le punte verso l'interno, divennero l 'elmo. Il collo formava le protezioni laterali, coprendo anche le guance e gli zigomi, le corna si stagliavano sulle tempie, mentre il muso, ormai appiattito e rimpicciolito, si disponeva centralmente sopra la fronte. Visto da lontano, il Saint del Capricorno poteva apparire come un demone, ma l'aspetto di Arthur, nobile, con quei suoi occhi grigio verdi e i capelli, corti e ondulati, biondi come il grano, sembrava più quello di un angelo.

Ultimo tra i Gold Saint presenti, Jacob si presentò. Sotto la guida di Hyoga e di Kaim, aveva imparato a padroneggiare la tecnica dell'aria congelante. Il simbolo dell'Acquario, il suo segno custode, era un mezzobusto rappresentante un uomo che teneva in mano, sopra la testa, un'anfora. Il corpo divenne la corazza, il bacino, allargandosi e dividendosi in tre parti, la cintura con tanto di protezioni, e allungandosi verso il basso. Le braccia della statua, facendo uscire due placche ottagonali più piccole, si disposero a protezione delle gambe, le placche piccole sulle cosche, quelle più lunghe dal ginocchio fino al piede. Le spalle si della statua divennero i copri spalla, dai bordi larghi e l'interno rotondo. Il diadema sulla testa della statua si allargò, divenendo l'elmo, due placche squadrate che coprivano le guance, al centro della fronte la fascia metallica dell'elmo cambiava forma, con una punta che scendeva all'attaccatura del naso, mentre un'altra saliva leggermente sui capelli. Lateralmente, la fascia si allargava, salendo poi verso l'alto triangolarmente.

Toccò quindi ai Mistery Saint farsi avanti.

Il primo fu Mei. Il suo simbolo, il busto di una donna vista di spalle, la lunga chioma, leggermente trattenuta da un diadema, formata dai vari pezzi dell'armatura, nascondevano il volto e le spalle. Due placche, che scendevano dalla parte anteriore della testa, divennero i bracciali, a forma di foglia di quercia, la parte più larga, che finiva in una punta, rivolta verso il gomito. Il diadema, allungatosi e facendo fuoriuscire protezioni laterali, formarono l'elmo. Quattro ciocche si agganciarono in una maniera complicata, diventano i gambali, lunghi fino al ginocchio. Le spalle del busto, sganciatesi e rigirate, diventarono i corpi spalla, a cui si agganciarono due ciocche triangolari, dai bordi seghettati, che andavano a proteggere la parte superiore del bicipite. La parte centrale della chioma, allargata e appiattita centralmente, divenne la corazza. Il Cloth brillava, nero, come se assorbisse la luce nell'oscurità.

Dopo di lui toccò a Spirito Quieto, Il Cloth color terra, anch'esso formato da un mezzo busto, dell'Indiano rappresentava un uomo, il braccio sinistro alzato, con la mano aperta in segno di saluto, sulla testa, la fascia metallica, ornata di punte. Il braccio sinistro pendeva sull'altro fianco. Il corpo del busto divenne la corazza, mentre la parte inferiore, si stacco in due forme triangolare dai lati, che si fusero in maniera complicata per formare la cintura. La fascia metallica, rientrato nella corazza e sparito il volto, divenne l'elmo, mentre la nuca, divisasi in due parti, andò a proteggere le spalle. Le braccia si divisero in due parti. I bicipiti della statua formati in tre fasce metalliche, divennero i gambali, mentre gli avambracci, da cui sbucarono una placca rotonda a protezione del gomito, divennero i bracciali.

Toccò a Kaim. Il reticolo a forma di un cristallo di neve congelato che era il simbolo del Cloth del Reticolo, si divise. Il centro del cristallo di ghiaccio formò la corazza, grigio ferro con screziature violette, una placca rotonda, di un viola più cupo, all'altezza del cuore. Dai bracci inclinati verso l'alto del cristallo si staccarono i triplici copri spalla, quello più esterno viola, quelli interni grigi, e i bracciali, viola con fasce di placche grigie rialzate che si intrecciavano in quattro anelli sull'avambraccio e uno attorno al polso, mentre il guanto aveva le fasce grigie lungo il dorso della mano, lungo la linea delle dita. I due bracci inclinati verso il basso su sganciarono, formano i gambali, lunghi dalle cosce, dove si stagliavano con reticoli grigi che salivano sui lati della gamba, finendo con una specie di ghirigoro, i ginocchi coperti da una protezione ovale viola, simile a una pietra preziosa, mentre dal ginocchio alla gamba anelli grigi la percorrevano lateralmente, unendosi lungo lo stinco, sopra la struttura violetta che ricopriva gli arti. Dal braccio perpendicolare che andava in basso si staccarono una duplice fascia di metallo viola, orlato dalle fasce grigie, che andarono alla cintura, mentre da quello verso l'alto si separo, allargandosi, l'elmo, con le sue protezioni laterali, che descrivevano una curva simile a un'ascia, su cui passava, disegnando un profilo da ascia, appunto, dentro la struttura principale violetta, una serie di fasce grige. La fascia sulla fronte, grigia a destra, viola a sinistra, reggeva sopra al naso una pietra verde di forma pentagonale, con uno degli angoli rivolto verso il basso.

Ultimo dei Mistery Saint fu Touma. Il Simbolo della Costellazione di Orione era un altro mezzobusto, rappresentante un uomo, di colore violetto. In testa portava un elmo, solcato, sulla fronte da tre corna triangolari nere, collegate tra loro da una fascia dello stesso colore. Le corna laterali, inclinate erano più lunghe di quella centrale. Il corpo si stringeva sull'addome, dove era collegato alla cintura da un unica placca quadrata. Le braccia erano protette da due scudi rettangolari se visti di profilo, trapezoidali, di tipo isoscele, se visti da davanti. Su entrambe le estremità degli scudi cerano una punta, a base quadrata, arcuati; quello dello scudo di destra erano arcuati con le punte verso l'esterno, quello di sinistra con le punte verso l'interno. La mano destra reggeva una mazza, dotata di quattro punte da una parte, e quattro dall'altra. Gli avambracci erano due placche a forma di un ottagono dai lati uguali solo simmetricamente, avanti e dietro, a due a due, con un bordo nero. La fascia della cintura e i bordi delle protezioni laterali dei fianchi erano neri. Sullo sterno del busto era disegnato un romboide, mentre due triangoli isosceli, posti verticalmente, erano sulla placca protettiva centrale della cintura. L'elmo della statua divenne l'elmo di Touma, mentre gli scudi alle braccia si divisero in due parti. Quelle dello scudo destro si allungarono facendo apparire le placche metalliche che formavano l'intera protezione per le gambe, di cui le estremità dello scudo era la ginocchiera, con le sue punte. I bicipiti si collegarono alle ginocchiere, proteggendo le cosce. L'intero corpo della statua e la cintura si posero attorno al corpo e ai fianchi di Touma. Le due parti dello scudo sinistro divennero i copri spalla, mentre la mazza, divisasi in due, si agganciò i guanti metallici che formavano le mani dell'armatura e al bracciale celato sotto gli chiodi, le dita della statua retratte. I bracciali erano ora solcati da una ulteriore protezione, rotondeggiante, su cui si stagliavano quattro punte coniche per braccio.

Tocco quindi ai Silver Saint farsi avanti.

Il primo fu Simon, la cui costellazione, la Volpe, era rappresentata accucciata sule zampe anteriori, la lunga coda che si contornava sulla parte sinistra del corpo, la testa leggermente girata sempre a sinistra, con aria sorniona. Il muso divenne il copri spalla destro. Il dorso quello sinistro. Orecchie e collo si fusero nell'elmo, mentre la coda, dividendosi in due, raddrizzandosi e modificandosi opportunamente, protesse le gambe. Il corpo formò la corazza. Le zampe anteriori si disposero sulle braccia, diventando i bracciali. Quelle posteriori, incrociandosi tra loro, formando una specie di triangolo, si fuse alla corazza, sul petto, gli artigli che si agganciavano sulle spalle.

Dopo di lui toccò a Marin, davanti al quale si stagliò, ferace, l'immagine metallica dell'Aquila, nell'atto di afferrare la preda. Il muso e il becco rientrarono nel collo, che si scompose in tre parti. La prima, interna e più grossa delle altre, era il bracciale sinistro, la cui parte esterna era celata, però all'interno del Cloth. Infatti, sulla parte esterna vi era la raffigurazione di un aquila rampante, sovrastante un serto di alloro. Le altre due parti formate da anelli, si disposero una sopra il bicipite sinistro, ornata da una semisfera contornata da due bassorilievi metallici a forma di S, l'altra, che recava un altra immagine di un'aquila, si chiuse attorno al collo. Le ali, retrattisi, si erano sovrapposte formando un duplice coprispalla sinistro. Il petto di scompose in due parti. La più grande divenne la corazza, che cingeva i fianchi e saliva, con una fascia metallica, sulla spalla sinistra, l'altra, agganciandosi alla coda, le cui penne si erano retratte, formo la complicata protezione per il bacino, simile a una 'conchiglia' usata da alcune categorie di sportivi, o a una cintura di castità... Le zampe dell'aquila metallica si modificarono formando un anello che si chiudeva sulla coscia, formata da una placca semisferica; queste due formarono le ginocchiere di Marin. Dalla schiena della statua apparve l'elmo, un cerchietto formato da due strisce metalliche che schiacciavano i capelli, per unirsi, poi, lateralmente in due dischi, sotto i quali uscivano due placche metalliche, a forma di goccia ma allungate e arcuate in avanti. Sul centro dell'elmo c'era un'altra rappresentazione di un aquila, simile in tutto e per tutto alla forma assunta dal Cloth quando non era indossato.

Dopo di lei si fece avanti Geist del Serpente, la maestra. Il suo Cloth aveva la forma di un serpente, la lunga coda attorcigliata attorno una struttura a forma di sezione conica, la testa triangolare sollevata, la mascella aperta, in procinto a colpire. La testa del serpente, allargandosi, divenne l'elmo, aperto sopra i capelli, che scendevano lunghi da dietro, mentre sopra la fronte e sui lati erano ricoperte dal metallo. Le sopracciglia sporgenti del serpente, di forma semi conica, si aprirono all'indietro, diventando due corna che si aprivano, minacciose, sulla testa. L'elmo, attorno alla testa, sulle guance e sulla fronte, era contornato da una serie di zig zag. Sulle tempie, i denti venefici del rettile si erano fusi con l'elmo. La coda del serpente si divise in quattro parti, formando i gambali e i bracciali, mentre la struttura a cui il serpente era attorcigliato si separo, la base, ripiegandosi verso il basso, formò le tre protezioni della cintura, in busto, allargandosi si pose come corazza, separandosi dalla cintura, lasciando scoperto, per circa cinque centimetri, lo stomaco piatto. Il centro della corazza presentava decorazioni, simili a due occhi in mezzo ai quali si stagliava una specie di romboide. La punta della struttura conica si separò, dividendosi in due, e disponendosi sulle spalle, la punta, arrotondandosi, le avvolgeva, mentre usciva una seconda protezione ad avvolgere la parte esterna del bicipite.

Avanzò Primus, costellazione, l'Orologio, era descritta da una complicata meridiana a levazione, o astrolabio, formata da due anelli concentrici. perpendicolari tra di loro. Attraverso il centro del cerchio più piccoli, formando il diametro di quello più grandem stava lo gnomone, che presentava una decorazione rotonda alla sua metà. Lungo lo gnomone, era fissato un indicatore triangolare, sorretto da un anello, in grado di muoversi lungo la struttura per allinearsi all'orizzonte. L'astrolabio si scompose, l'anello più grande, diviso in due e ripiegatosi su se stesso, formò due copri spalla semi conici, a forma di plettro se visti dall'alto; quello inferiore, retrattosi telescopicamene, si divise in quattro. Due pezzi, da cui fuoriuscì una seconda struttura, più piatta, e il copri pugni, formò i bracciali, mentre gli altri due, separandosi longitudinalmente formando un cuneo, mentre dall'estremità inferiore fuoriuscivano le protezioni per i piedi, e da dietro lamine di metallo si disponevano, formando uno stivale che aderisse ai muscoli della coscia. Lo gnomone si allargò, mentre i pezzi che lo formavano ruotavano, rientrando telescopicamente per formare una corazza che proteggese il petto, il cerchio perfettamente al centro del petto. L'indicatore triangolare si separò dallo gnomone, l'anello che lo sosteneva si divise in due, fino a formare un semicerchio seguito da due lamine metalliche dritte che si ripiegarono verso l'alto formando le protezioni laterali, per quello che si dispose come l'elmo.

Toccò a Shaina. L'Ofiuco, rappresentato da una ragazza che teneva in man una cesta da rettilario, da cui sporgevano dei serpenti attorcigliati, la testa coperta da una specie di elmo, con protuberanze superiori simili a orecchie feline, il petto coperto da un'armatura dai copri spalla ampi, gli avambracci semi ovali, le mani sui cui polsi c'erano due protezioni rotonde. La cesta si separò dai serpenti intrecciati, che si allargarono formando l'elmo, mentre la struttura della cesta si aprì, ruotando di 360 gradi, rivelando una decorazione a forma di cobra, che andò a proteggere il braccio sinistro di Shaina. La testa della statua ruotò di 180 gradi scivolando lungo la schiena, il viso di fanciulla sostituito da una scanalatura di piastre metalliche, le orecchie da gatto che rientravano, rimpicciolendosi. Il busto divenne la corazza, mentre gli avambracci si disposero verticalmente, collegandosi ai corpi spalla già preesistenti. Le mani della statua rientrarono nei cerchi metallici sui polsi, da cui fuoriuscirono fasce metalliche che circondarono i ginocchi. Attorno ai fianchi si pose una struttura metallica che si era staccata dl busto della statua, analoga a quella che proteggeva l'addome di Marin, sia nella forma che nell'aspetto.

Toccò a Luis, il maestro di Jabu. Il Cloth del Cavallino era rappresentato dall'immagine di un poni, nell'atto di correre gioiosamente, le gambe piegate, gli zoccoli in parte alzate. Era un'immagine che dava l'impressione della gioia scanzonata ma innocente di un cucciolo. Il muso si appiatti, formando il copri fronte dell'elmo, mentre la testa si allargava, formando le protezioni laterali. Il colo si divise, ponendosi come copri spalle, mente la base del collo e le spalle delle zampe anteriori, dividendosi in tre parte ben distinte, diventavano la cintura. Il corpo formò la corazza. La coda aderì alla zampa posteriore sinistra, che si ripiegava, facendo sovrastare le due parti da cui era formata in un unica struttura cilindrica; lo zoccolo si curvò con la punta in avanti, da cui fuoriuscivano le protezioni per le dita. La zampa destra si ripiegò analogamente. Entrambe si posero sulle braccia. Le zampe anteriori, formarono i gambali, gli zoccoli con la punta ritirata, mentre sotto di loro fuoriusciva la scarpa metallica che avrebbe protetto i piedi. Era un Cloth elegante, che ben si adattava all'aspetto raffinato del suo Saint.

Borgia odiava le cerimonie troppo lunghe. Fu con rudezza che posò davanti a sé il Box, presentandosi a gran voce. L'immagine a nove teste dell'Idra Maschio. Il colo della testa centrale, la più grossa, su ritiro come un telescopio, diventando la gorgiera, mentre il muso mostruoso si apriva , la mascella inferiore si fondeva con le zanne venefiche diventando l'elmo. Altri due colli si ritirarono in modo simile, ma lasciando tre lamine metalliche simili per forma alle tegole, ma con l'incanalatura verso il basso, diventando un triplice copri spalla. Le teste, collegate al copri spalla più basso, scivolarono lungo il braccio andando a collegarsi, all'altezza del gomito, ad altri due colli, che, modificati nella forma, erano diventati i bracciali, le teste serpentine come copri pugni, i denti ritirati, ma visibili nelle nocche del mignolo e dell'indice, mentre il resto della protezione per le mani fuoriusciva dalle fauci. Altre due teste andarono a vestire le gambe, mentre ai ginocchi si disposero le ultime due. I colli di queste due ultime teste si disposero, divise in più parti, alla cintura, formando un gonnellino di protezione.

Michelangelo fu sovrastato, quasi subito la propria presentazione, dal proprio Cloth. Il mezzobusto di un uomo, con le braccia incrociate davanti a sé, con un martello e uno scalpello simili a quelli usati, un tempo, da Mur per riparare i Cloth, e ora in possesso di Kiki, apparve. Sui lati si vedevano due forme semi cilindriche da cui sbucavano fari oggetti metallici, simili a strumenti da lavoro: i manici di altri scalpelli in quella a destra, pinze e altri oggetti non definibili a sinistra. Attorno ai polsi del mezzobusto c'era un largo e spesso bracciale, faceva pensare a una manica rivoltata per favorire il lavoro. Sulla testa, un elmo cilindrico, che sul davanti centralmente, era ornato da una semisfera, quasi appoggiata a una falce di luna circondata da diversi fregi a forma di V, con uno dei lati, dritti, posti orizzontalmente, mentre gli altri, obliqui e più lunghi, si allungavano arcuandosi fin sotto la falce di luna e la sfera, senza però toccarsi. L'elmo della statua si pose sul capo del Saint, il busto, retratto il viso metallico e modificatesi la larghezza e le proporzioni, attorno al petto, fino al plesso solare, il colo si divise in due formando la gorgiera. Le braccia, una volta retratte le dita, divennero i bracciali, mentre dalle ceste usci la cintura scomposta in due parti su cui erano infilati gli attrezzi da lavoro, lungo i fianchi, a cui si aggiunsero anche il martello e lo scalpello tenuti in mano dalla statua. Le due parti della cintura si unirono. La fibbia era a forma di trapezio isoscele, la base minore verso l'alto, con il bordo che si distingueva dal resto. Le ceste, allungatesi, divennero i gambali, dal ginocchio fino al tallone, da cui fuoriuscivano le protezioni per i piedi.

Akousia della Gru si fece avanti quasi allegramente. L'immagine della Gru, la sua costellazione balenò prima di separarsi per essere indossata. Il corpo piumato del volatile metallico si divise in due parti, coprendo il corpo dea ragazza, lasciando uno spacco centrale, lungo lo sterno, mentre rimanevano collegate sulla schiena e sulla spalla sinistra, sopra cui una fascia piumata passava. Il colo si divise in tre parti: quella superiore divenne il bracciale destro, quella inferiore quello sinistro. L'anello centrale, invece, si pose attorno al collo. La testa, dal becco allungato, si aprì longitudinalmente, diventando un fermaglio che respingeva indietro i lunghi capelli lucidi e neri. Le due zampe formarono i lunghi gambali, quello sinistro lasciava scoperti i muscoli femorali da dietro, quello destro circondava completamente il femore, allargandosi vicino al ginocchio, ripiegando i bordi. Sul ginocchio destro, si piazzò una placca triangolare. I piedi sul davanti erano scoperti, come fossero due sandali. Il tacco era leggermente a spillo. La coda divenne il copri coscia sinistro. Le ali si sovrapposero, dividendosi a metà in due parti. La parte inferiore si collego alla coscia destra, coprendola verso l'alto. L'altro pezzo si collegò al gambale sinistro, la cui coscia era già avvolta da una protezione metallica che saliva con un cuneo, simile a un ala ma senza essere decorato a forma di piume. L'ala formò la ginocchiera sinistra, scendendo poi fino all'altezza del tallone.

King, il Saint della Corona Boreale, era un uomo alto e altero, i lineamenti nobili, l'espressione accigliata, quasi sembrava guardare dall'alto al basso tutti quanti, attorno a sé. Ma chi lo conosceva, ne ammirava il coraggio e la generosità. Una corona, formata da una fascia circolare metallica, da cui uscivano, verso l'alto, tre punte triangolari, mente ai lati andava stingendosi, in mezzo alla quale c'era una semisfera, sempre metallica. La fascia si scompose in tre parti. Le due punte laterali si retrassero, mentre dalla placca frontale si staccava un fregio della stessa forma delle punte decorative. Rigirata, la parte frontale della fascia formò la corazza, mente le parti laterali, rigiratesi di novanta gradi rispetto la posizione iniziale, divennero i copri spalla, che scendevano lungo il braccio contornando il muscolo, appuntendosi, dietro le parti laterali della fascia, nelle cavità dei copri spalla, uscirono i bracciali, lisci e divisi in due piastre a forma di triangolo scaleno, separate da una striscia di metallo rettangolare. La struttura superiore semisferica si divise a sua volta in quattro parti, due più grandi, due minuscole. Le prime richiudendosi come un ventaglio, rivelarono i copri gamba. La circonferenza, o quello che ne restava, ricopriva il ginocchio, mentre i raggi della circonferenza contornavano i lati della gamba, scendendo fino al tallone, dove la punta, ripiegata in fuori, si fondeva con la struttura che proteggeva il piede. Due protezioni laterali rettangolari, per la coscia, uscirono da sotto le lastre. Gli altri due pezzi si collegarono mediante una fascia metallica disadorna, ponendosi come protezioni laterali della cintura, mentre frontalmente scendeva una lastra pentagonale, fuoriuscita dalla corazza.

North della bussola, magro e allampanato, aveva un colorito esangue, le labbra strette contratte. Il Cloth della bussola, che riproduceva lo strumento di orientamento più antico. In una struttura rotondeggiante, una punta sottile, dotata di due contrappesi inclinati a V verso il lato opposto, che la mantenevano in costante equilibrio. La punta ruotò lievemente sulla struttura, per fermarsi puntando in una direzione precisa. La corazza si scompose. La punta, i contrappesi messi in orizzontale, uno di seguito all'altro, formarono l'elmo, la punta verso l'alto.. Uno dei bordi della bussola si stacco, per poi dividersi in due parti, che formarono i due bracciali, lisci e arrotondati, sia longitudinalmente che in larghezza. Il corpo della bussola divenne la corazza, mentre gli altri bordi si staccavano. Quelli laterali, rientrando gli uni negli altri, formarono un corto copri spalle, che finiva con una piccola punta arrotondata. La corazza proteggeva il corpo fino allo stomaco con due placche laterali sui pettorali. Ai fianchi c'erano due protezioni quadrate, collegate tra loro da una cintura e da una serie di fasce che seguiva l'attaccatura tra le anche e le gambe, protette solo da due ginocchiere ovali.

Jason della Carena aveva la pelle arrossata, i capelli sempre scompigliati quasi fosse sempre sottoposto a una corrente ventosa costante. Il simbolo della sua costellazione era il corpo di una nave, privo di poppa e di prua, si serziame, e altro. Due scudi esagonali, decorati con un disegno ondulato, simili alle decorazioni delle colonne doriche, stavano sui fianchi. Due remi pendolavano, collegati a metà dell'altezza della chiglia. Si scompose in più parti. Tre assi della chiglia, accorciate e appiattite tra loro, divennero i copri spalla. La chiglia, restringendosi, compose la corazza, separati al centro, lungo lo sterno, erano collegati alla cintura da una fibbia triangolare, alla cui punta erano collegate due facce che scendevano lungo i fianchi, risalendo poi sulla schiena. I bordi superiori della chiglia, che si erano staccati dal resto della struttura, composero i gambali, andando a proteggere dai piedi fino alle ginocchia, frontalmente, per risalire poi, di sbieco, sulla coscia. La parte posteriore della chiglia da cui sbucavano due lamine rettangolari, inclinate, che al punto più alto si ridirezionavano verso il basso, unite tra loro da una sottile fascia orizzontale, divenne l'elmo, le lamine, inclinate leggermente indietro, proteggevano le orecchie.

Sengoku era sereno, mentre il simbolo della sua costellazione, la Coppa, sorretta da due mani, che passavano sotto a due anelli, brillava davanti a lui. Le maniche ai polsi delle mani divennero i copri spalle, i polsi la cintura, con una fibbia larga e rotonda, divisa in due parti come il simbolo dello zen, sopracciglia la quale la parte frontale della coppa, decorata con un giglio, o fleur de lis, rigirata, si dispose come corazza, il giglio rovesciato come un piccolo tridente. Una larga gorgiera circondava il collo. Le mani ridimensionate, e allungate, formarono i bracciali. Due lati del calice, allungati, formarono i gambali, decorati anch'essi con un ciglio, che finivano sul ginocchio con una ginocchiera romboide, sopra la quale fuori uscivano, sulla coscia, due placche triangolari. Il fondo della coppa, diviso in due, formò i due copri spalla rotondi e ampio, che terminavano all'esterno restringendosi in una punta larga e arrotondata, a forma di goccia, contornate da un anello, i manici della coppa tenuti dalle mani metalliche, che si erano disposte attorno al fondo. Da sotto ai copri spalle, era scesa una seconda protezione, sempre a forma di goccia, ma più piccola e liscia. Da dentro il calice era fuoriuscito l'elmo, che ricopriva le guance, contornando il viso e salendo sulla fronte e sui capelli, fino alla cima della testa, sopra le tempie, due strutture triangolari, simili a punte di lancia stilizzate, salivano obliquamente.

Kojak, il maestro di Geki, era un vero colosso, alto muscoloso, le spalle ampie, un fisico da lottatore o da rugbista. Il suo Cloth rappresentava un orso in piedi sulle zampe posteriori, intento a colpire con quelle anteriori, una in alto, pronta a dare il colpo, l'altra già abbassata. Il muso aveva le mascelle leggermente aperte. Il muso divenne l'elmo, schiacciandosi , modificandosi nella forma, diventando una torma trapezoidale centrale, che finiva in due romboidi disposto obliquamente, da cui sbucavano i due copri guancia rettangolari. Le spalle delle zampe anteriore divennero i copri spalla, disponendo si quello a destra a sinistra e viceversa, la parte superiore, rotonda, all'esterno, quella inferiore, che finivano nel gomito, era anch'esso rotondo, ma che rientrava nel copri spalla. Il corpo formò la corazza, il colo divenne una corta gorgiera circolare. Il resto delle zampe anteriori si dispose sulle braccia, le zampe, con gli artigli leggermente retratti, divennero il dorso del copri pungo. La corazza sul petto era a linee rotonde. A parte inferiore del corpo si divise. Quella centrale, a forma esagonale, si dispose sul petto, seguendo latitudinalmente la curva della corazza. Quelle laterali formarono la cintura, a cui si unì la coscia della zampa posteriore, lateralmente e rivoltate, a formare le protezioni centrali. Le zampe posteriori, appiattite, divennero i gambali, le zampe si divisero in due, latitudinalmente, andando a proteggere i lati e il tallone, lasciando non protetto il resto del piede.

Shiva, l'ultimo tra i Silver Saint di nomina più datata, vestiva un abito tipico del suo paese, l'India, i pantaloni e la veste larghi attorno al corpo, bianchi. Un pavone d'argento con riflessi color giada, aprì la sua coda in una ruota davanti a lui prima di scomporsi. La testa crestata si aprì longitudinale, la cresta slittò, allungandosi verso il basso, il muso e il becco rientrarono, formando, nel complesso, l'elmo. La coda si richiuse, formando tre fasce di piume metalliche. Il colo si divise in due parti, disponendosi sulle braccia. Le ali, tenute aderenti al corpo, si staccarono, ripiegandosi e formando i copri spalla rotondi, il corpo si divise in due parti, una divenne la corazza, che ricopriva la parte centrale, mente la corazza, biforcandosi verso il basso, si era allargata. L'altra parte formava la cintura, due lunghe protezioni latrali, squadrate, e un altrettanto, se non di più lunga fibbia, formata da una serie di lamine disposte a ventaglio semichiuso e una fibbia dalla forma strana: una punta triangolare verso il basso sovrapposta da un'altra piastra, ad essa direttamente collegata. Uno dei bordi, attaccato al triangolo si allargava orizzontalmente, salendo poi di quarantacinque gradi verso l'ombelico, per poi ridiscendere sulla cintura, descrivendo un arco ellissoide. Due ginocchiere ovali, collegate a un robusto bracciale che rivestiva cli stinchi da una lamina triangolare appuntita proteggevano le gambe.

Robin della Freccia fu il primo dei giovani Silver Saint. La forma del suo Cloth, un braccio destro che brandiva una freccia come se fosse un giavellotto, attorniato dal fianco di un'armatura e da un copri spalla, usci dal Box. La freccia, facendo rientrare l'asta in modo che punta e penne della coda si congiungessero, divenne il bracciale sinistro. Il braccio si divise in due; l'avambraccio, modificandosi, divenne il bracciale destro, mentre il resto del braccio, si divise nuovamente in due pezzi, l'uno che usciva dall'altro, che si allungarono formando i gambali. Il resto della statua rigirandosi , formò la corazza, il duplice copri spalla si pose sopra il braccio sinistro, mentre dall'interno del Cloth fuoriuscì, sorretto da due placche metalliche un copri spalla più piccolo, rotondo con i bordi sporgenti. Da dentro la corazza fuoriuscirono anche la cintura, formata da più placche chiuse centralmente da una fibbia a forma di punta di freccia, e l'elmo, un cerchio metallico con paraorecchie ovali ai lati, una struttura ovale che scendeva, dal centro della fronte, formando un corto para naso, sopra il quale svettava una lamina perpendicolare, che vista di profilo sembrava avere la forma della lama di un bisturi. Sulla parte destra della corazza, sul petto, c'era una serie di cerchi concentrici, simili a un bersaglio.

Gilkamesh avanzo, l'immagine della costellazione di Perseo si mostrò, l'ennesimo busto raffigurante un uomo in armatura. Le braccia della statua si scomposero, diventando i bracciali e i copri spalla. Gli avambracci divennero i copri spalla, quello destro, liscio, vagamente assomigliante a un piatto ripiegato su un diametro, sulla destra, l'altro, rotondo con un bordo cilindrico e sormontato da quattro punte coniche, sula destra. Il corpo, dividendosi in due parti, divenne la corazza e la cintura. Dal loro interno uscirono i lunghi gambali, adorni ai lati del talloni di due alette appuntite. L'elmo, con le corna inclinate sopra la fronte e le protezioni laterali simili ad ali di farfalla, ma più squadrate e appuntite, prese posto sul capo del Saint.

Flyer, il nuovo Saint della Mosca, era un ragazzo smilzo, un po' strabico, le spalle curve, ma un corpo comunque robusto, come tipico dei Saint. Il Cloth si presentò nella forma di simbolo, una mosca con due grandi occhi rotondi, sotto i quali vi erano due barbagli, due alette semichiuse, e le sei zampe. Le zampe e le ali rientrarono nella corazza. Gli occhi si divisero, diventando le protezione laterali dell'elmo sulla cui fronte si stagliavano i due barbagli, che finivano in una frangia triplice, setosa, in te lamelle. Il corpo si divise in quattro parti. Il fondo, ovale si staccò in due parti per formare i copri spalla. L'anello metallico subito adiacente ad esso si divise in due parti, che si richiusero formando un cilindro, che si allungarono per formare i lunghi gambali, che ricoprivano fin sopra al ginocchio, con ginocchiere rotonde. L'anello metallico successivo si comportò analogamente, formando i due bracciali, telescopici e lisci. Ciò che rimaneva del corpo si dispose verticalmente, le ali retratte sulla schiena, diventando la corazza. Due fasce metalliche, sopra le quali s posero i copri spalla, uscirono, l'anello inferiore si divise in due parte che poi slittarono verso il basso, rivelando tre lastre metalliche che andarono a proteggere i fianchi. La corazza si allungò leggermente verso il basso.

Sanson, il Saint di Hercules, era un ragazzone alto e massiccio, dai lunghi capelli castani scuri, il corpo muscoloso, alto un paio di metri. Il grosso naso, schiacciato, ornava una bocca piccola, abituata a tacere: era il tipo di persona che preferiva l'azione alle parole. Hercules, la sua costellazione era simboleggiata da un guerriero possente, il più grande eroe della Grecia antica, Hercules, appunto. La statua era ricoperta da un'armatura formata da molteplici placche, simili a scaglie, formate in vita da una cintura che, sulla fibbia, si allargava con linee curve. La cintura recava, tutt'intorno, placche a sezione sferica, circondate da anelli, quella della fibbia più ampia. Il bordo inferiore della cintura era più spesso di quello superiore Sotto la cintura c'erano due forme cilindriche, come due anelli contornati da bulloni rotondi. Il braccio destro era circondato da un bracciale, formato da tre parti, dal pugno al gomito, con tre scalanature, il gomito protetto da una struttura esagonale, al cui centro c'era una semisfera, e con un bordo semi cilidrico sbalzato, e al gomito alla spalla da tre placche ovali su una struttura a goccia. La spalla destra della statua era priva di protezioni, quella sinistra era interamente ricoperta da un copri spalla rotondo, con una fascia metallica contornato da bulloni sferici sul perimetro. Sotto a questo copri spalla scendeva un bracciare cilindrico, su cui erano posate diverse punte coniche. La testa aveva un elmo formato dalla testa di un leone. Al collo, un collare che scendeva sul petto, contornato anch'esso con bulloni sferici. Il viso barbuto si ritrasse, lasciando l'elmo felino, che si appiatti e si allargo per adattarsi alla testa di Sanson, la corazza si dispose sul corpo del Saint, facendo uscire una fascia che andò ad appendersi sulla spalla sinistra, mente il bordo inferiore della cintura si allungò, rivelando una ulteriore serie di placche quadrate sotto la cintura. Il bracciale destro della statua ricoprì il ruolo analogo sul braccio del Saint, la spalla metallica rialzata per diventare il copri spalla, per una volta collegato al bracciale anziché alla corazza, e il copri pugno che sbucava dall'altra parte. Il copri spalla sinistro si dispose, invariato, sul Saint, mente il bracciale contornato di punte, uscito il copri pugno, rivesti, minaccioso, il braccio sinistro. Le due forme cilindriche che si intravedevano sotto la cintura fuoriuscirono diventando i gambali, le fasce bullonate attorno al tallone, mentre placche rettangolari circondavano la struttura, divise in due file lungo la gamba. Le placche direttamente sopra le ginocchia erano più piccole delle altre, sormontate da una placca circolare che ricopriva il ginocchio. Le placche subito sotto il ginocchio formavano una scanalatura resa evidente da un bordo liscio che saliva, triangolarmente, attorno al ginocchio.

Biga dell'Auriga era un ragazzo basso, magro e nervoso, con un fisico da corridore, i capelli rasati cortissimi, gli occhi grigi piccolo, contornate da un monociglio folto. Il suo Cloth appariva come un cavallo rampante che trainava una carrozza da corsa, a due ruote. Il muso del cavalo rientrò, modificandosi per diventare un elmo, con protezioni laterali rotonde su cui terminavano le fasce che andavano sino alla fronte, sostenendo le placche che erano state il muso. La criniera, stilizzata in una lamina simile a una lama d'ascia, percorreva la sutura sagittale, arrivando fino ala nuca, mente il colo del cavallo, allargatosi, proteggeva la nuca e la parte del colo posteriore. La schiena del cavallo si divise in due parti, che formarono i copri spalla, semisferici con bordi perimetrali che finivano, esternamente, con un prolungamento rettangolare, sotto il quale scivolarono fuori altre due placche rettangolari, che pendettero sopra il braccio. La pancia del cavallo, retratte le zampe anteriori, si divise in due parti, da cui fuoriuscirono i copri pugni sul punto di collegamento, e andarono sulle braccia del guerriero. Le zampe posteriori del cavallo, alle cui ginocchia c'erano placche rotonde, sul cui centro si stagliavano punte coniche, formarono i gambali, che ricoprivano solo la parte superiore dello stinco, mentre lo zoccolo, sganciatosi, formava due fasce che circondavano il tallone, proteggendo i lati dei piedi con protuberanze di forma ovaleggianti. Il carro da corso si rovescio e si divise, riagganciandosi una parte per formare la corazza, con due placche che andavano a circondare il corpo con quattro serie di fasce, disposte a X sul corpo, passando sopra le spalle e sui fianchi, nel punto di incontro tra le fasce, al centro del petto, si dispose una placca simile, per forma a un piccolo scudo circolare, formato da un rettangolo sotto il quale era collegata una semicirconferenza, il bordo spesso, mente l'interno portava, come uno stemma, una specie di ipsilon. L'altra parte della carrozza divenne la cintura, le ruota ne formarono le protezioni laterali. La fibbia era composta da una struttura a otto lati, che si allungava verso il basso, su cui era disegnato, stilizzato una specie di fiore. Sui dischi erano disegnata una stella a sei punte.

Komodo della Lucertola era un ragazzo sgraziato, goffo nei movimenti, tarchiato. Rispetto l'incantevole grazia del suo predecessore, Misty, era agli antipodi, ma stranamente aveva manifestato poteri simili a quelli del predecessore. Il Cloth si mostrò nella forma del rettile, una lunga coda con la punta ripiegata verso sinistra, la testa sovrastata da tre punte, una centrale, dritta e due laterali oblique, veniva con un muso triangolare, da cui sbucavano due zanne. Le placche triangolari e le zanne, ridisponendosi, divennero l'elmo. La coda si staccò, dividendosi poi in due parti. La punta si divise in due, che andarono a formare i bracciali, ovali con una punta triangolare che usciva dai bordi esterni. L'attaccatura si divise in altre due parti, sempre con punte triangolari laterali, che coprirono lo stinco, con un corto bracciale. Il muso e il dorso si staccarono formando i copri spalle, rotondo con piccole punte triangolari all'esterno, il corpo della Lucertola, rivoltato col fianco sinistro verso l'alto, la parte anteriore alla sinistra, quella posteriore alla destra, divenne la corazza, due placche pettorali chiesi toccavano sopra lo sterno sotto il quale si stagliava, sopra l'ombelico, una protezione rotonda. Le zampe posteriori formarono le due ginocchiere, ovali, formate da una struttura ovale sovrastata da una specie di corona, che creava un ovale più grande. Dal corpo usci la cintura, con la fibbia che si allargava in un cerchio e le corte protezioni laterali.

Wisdom, di Cefeo, era il successore di Daidaros, il maestro di Shun. Alto e dal viso serio, aveva capelli arruffati, neri, e gli occhi grigi. Cefeo, il re d'Etiopia nella mitologia greca, era il padre della principessa Andromeda. Era rappresentato da un busto di un uomo in armatura, una corona, ornata da due falci di luna affilato, sovrapposti e di diverse angolazioni, sul cui punto di incontro erano sovrapposte tre placche, due trapezoidali, isosceli, aderenti lungo la base maggiore. Lungo le due ipotenuse che andavano verso l'alto, a metà del lato si introduceva la terza placa, più piccola, romboide. Il corpo era rivestito da un'armatura, con una corta gorgiera, fregi dorici sul petto, simili a rami di rampicanti, mentre un cerchio, un occhi stilizzato, ornava la corazza all'altezza dello stomaco. Le spalle erano coperte da una protezione metallica ad angolo retto, con l'angolo arrotondato anziché squadrato, sotto le quali sbucarono due bracciali semi cilindrici, che terminavano con uno spesso anello. La corona divenne l'elmo di Wisdom, l'armatura della statua, ovviamente si dispose sul corpo, come una corazza. I copri spalla, invariati nell'aspetto, si disposero sulle spalle del giovane, così come i bracciali, dai cui anelli dell'estremità inferiore uscirono i copri pugni. Da dentro la corazza, i cui fianchi si allungarono verso il basso, per proteggere le anche del Saint, uscirono i gambali, lunghi dalla ginocchia fino ai piedi, recavano sul davanti protezioni simili a scudi, con una struttura piatta formata da otto lati che si distinguevano in quattro coppie, ognuna delle quali di lunghezza diversa. Attorno questa placca ottagonale, un contorno metallico ricalcava, da sotto e ai lati, la forma della struttura centrale, allungandosi verso i lati della gamba. La parte superiore, però si allungava fin sopra il ginocchio, in un altro trapezio isoscele che proteggeva anche alcuni centimetri della coscia, sopra il ginocchio. Sotto, al bordo inferiore, le parti laterali si biforcavano scendendo verso i malleoli del tallone. Al centro della biforcazione scendeva una placca triangolare, che si interrompeva a metà dello stinco, lasciando sopra il piede una semplice protezione rettangolare, con i bordi posti in evidenza. I fianchi della corazza si allungarono verso il basso separandosi in due placche sovrastanti.

Jionas della Balena, un ragazzo tarchiato, dalle spalle robuste, i capelli neri, gli occhi castani. La figura della Balena la sua costellazione protettrice, si staglio, la coda che formava una curva da destra, la pinna dorsale e quelle latrali... la punta superiore del muso si staccò, allargandosi e formando l'elmo, due copri guancia triangolari, due protezioni laterali a forma di virgola se viste di profilo, rettangolari frontalmente, una protuberanza prismatica sopra la fronte, tagliata verticalmente sulla parte inferiore in un esagono su cui era disegnata una stella a quattro punte, simile a una croce. La parte superiore del muso si divise in due parti formando i duplici copri spalla, mente la mascella inferiore divenne il bracciale sinistro, protetto da uno scudo particolareggiante, su cui era disegnata una specie di T. dalla pancia della balena venero due fasce che circondarono i talloni, proteggendo i malleoli con placche rotonde, mentre dalla coda, che rientrava come un telescopicamente, divennero le ginocchiere, a forma semi ovale, la circonferenza verso il basso, una linea orizzontale in alto su cui si rialzavano due punte semi piramidali, che nell'immagine della costellazione apparivano come creste caudali. La pinna della coda si ripiegarono, così come le pinne laterali e quella dorsale, che andarono a formare le varie placche della corazza, tre davanti e due dietro unite da fasce metalliche che passavano sopra le spalle e sui fianchi. I fianchi della balena divennero la cintura, due placche a sezione conica sui fianchi, mente la fibbia era esagonale, con un bordo spesso, e su di essa era disegnata una stella a otto punte triangolari, quelle diagonali più corte di quelle orizzontali e verticali, che si incrociavano in un cerchio. Infine, la pancia della Balena si trasformò nel bracciale destro.

Lepato era il nome che un ragazzo aveva scelto di portare, una volta assunto il titolo di Saint del Levriero, in onore del mitico animale, il segugio infallibile, che fu tramutato nella sua costellazione. L'animale rappresentato dal Cloth aveva un collo lungo, un muso corto e squadrato con due orecchie, che ricordavano una falce di luna, lunghe, sulla base del collo si vedevano due punte triangolari laterali, oblique, il petto dell'animale era formato da una placca rettangolare, ma con gli angoli smussati, su cui era scolpita un rilievo ovale, dal quale partivano delle ramificazioni, a forma di falci di luna, due verso il basso, due laterali e due, che si biforcavano, verso l'alto. Il corpo era robusto, le zampe magre. La coda era triangolare. Il colo si divise longitudinalmente, in due arti semi coniche, formando l'elmo, i triangoli laterali divennero i copri orecchie mentre il muso e le orecchie, appiattite, formarono l'ornamento centrale, sopra la fronte. Il petto divenne la fibbia della cintura, a cui si agganciò, la punta verso il basso, la coda, sulla guardia sinistra. La schiena si divise in due parti, che si posero come copri spalla, mentre il corpo formò la corazza, la placca centrale esagonale, su cui erano disegnati altri tre esagoni, due in alto e uno in basso, come formando i vertici di un triangolo, due placche pentagonali adiacenti, dirette verso le spalle, e una fascia che circondava i fianchi. Gli arti posteriori si divisero in due pezzi. Le spalle e parte degli arti divennero i bracciali, il metallo ovale attorno all'avambraccio, mentre la zampa divenne la fascia che circondava il tallone, on larghe protezioni circolari sui malleoli, una fascia che passava sopra il piede, due che passavano sopra e davanti al tallone. Le zampe anteriori divennero i copri stinchi, con le ginocchiere rotonde, tenute da una fascia che passava dietro alla gamba, sopra e sotto l'incavo del ginocchio, dotate di una protuberanza ad triangolo retto nei lati esterni.

Il ragazzo che avanzò dopo, i capelli rossicci tagliati corti, gli occhi neri scintillanti come braci, era Geenna del Centauro. Il suo segno dovrebbe rappresentare un essere col petto umano e la parte inferiore equina. Ma la forma del Cloth era ben diversa da come lo si aspettava. Era sempre un quadrupede, con zoccoli alle zampe, una coda triangolare, un collo formato da tre lastre metalliche che formavano una struttura conica, pur rimanendo separate tra di loro. Tre di esse, laterali e posteriore, erano rettangolari, mentre quella frontale era pentagonale, il lato orizzontale in alto, su cui erano disegnati, sulla parte più alta due esagoni, affiancati, sotto i quali, centralmente, c'era un piccolo rombo. La struttura che si ergeva sopra esse era tutto, fuorché umana: una placca metallica ovale, unita a un'altra placca, trapezoidale, alla cui base minore si infilava la curva della placca sottostante, mentre la base maggiore si incurvava verso il basso. Sopra di essa, era poste due placche che salivano, zigzagando in linee curve, finendo con punte squadrate e affilate, triangolari; in mezzo ad esse c'era una piastra ovale, piatta su cui era disegnata una stella o quattro punte, nel cui centro vi era una semisfera, circondata da un lieve bordo. Il colo si dispose alla cintura, le placche che lo sovrastarono divennero, quella superiore, allargatasi con le punte all'esterno, l'elmo, quella sottostante il bracciale sinistro. Le zampe anteriore e gli zoccoli si divisero: gli zoccoli divennero le protezioni attorno ai talloni, con placche rotonde sui malleoli; il resto della zampa anteriore divenne il copri stinco, con una ginocchiera ovale. La zampa posteriore destra, rimpicciolita, formò il bracciale destro, mentre quella sinistra rientro nel fianco, che slitto in avanti, formando una placca centrale, tra il dorso rotondo, dalla coda appuntita, e la pancia, anch'essa rotonda. La pancia ruotò di cento ottanta gradi, portando in alto la rotondità, dalla cui fessura laterale sbucò una punta, uguale a quella che formava la coda: questa struttura si dispose sul corpo formando la corazza e i copri spalla.

Si fece avanti Hunter, Saint del Cane maggiore succeduto a Sirius. Il suo Cloth aveva sembianza di un quadrupede, il petto formato da una placca, due linee rette ai lati, due linee curve circolare quella superiore, ovale quella inferiore, su cui c'era un disegno simile a un uccello, con sotto due fregi a forma di virgole, le punte verso il basso. Il colo era fatto da due lamine separate tra di loro, che terminava in un muso esagonale, con i lati orizzontali più corti, su cui erano disposte tre basse romboidi e da cui fuoriuscivano, da sopra quattro lame a forma di falcetto, due per lato, sovrapposte tra di loro. Il collo si aprì, diventando le protezioni laterali dell'elmo, mentre il muso, ritiratosi, e rimpicciolitosi, divenne, con le placche e i falcetti, l'ornamento centrale. Il collo andò a formare la cintura, mentre il corpo, divisosi in due divenne i copri spalla, rivelando dal suo interno la corazza, formata dalla parte anteriore da tre piastre, una centrale, disposta centralmente, più in basso delle altre due, di forma trapezoidale, mente le altre due placche, che formavano una figura indistinta, dai lati ognuno di dimensioni diverse, dirette verso le spalle. Le zampe formarono i bracciali e i copri stinchi, dotati di protezioni rotonde laterali e con una protezione, che partiva dai gomiti e dai ginocchi, che formavano sopra di loro una specie di corona ovale.

La costellazione di Cerbero è sconosciuta ai più. Descrive l'ultima delle Fatiche di Ercole la cattura del custode dell'Aldilà, Cerbero il Cane Tricefalo. Secondo alcuni, questa costellazione è stata assorbita da quella di Ercole, ma la realtà nota colo al Santuario, è che le stelle che la formavano si erano spostate, a causa di un qualche cataclisma cosmico, e confondendosi in parte con la costellazione di Ercole, in parte formando una nuova costellazione, il Triangolo Boreale. Formato dalle tre stelle che formavano le teste di Cerbero. Il Silver Saint di questa costellazione è uno dei pochi Saint che combatte usando un'arma. Il suo Cloth rappresenta il mostruoso Cerbero, tre teste mostruose, non proprio canine, in verità, due laterali,, con corna coniche ai lati, due arcuate verso l'alto e due normali, di forma vale, quella centrale, due fessure al posto degli occhi, u muso affilato, con lamine che fuoriuscivano sovrapposte, lateralmente, mentre gli angolo superiori salivano, formando due orecchie appuntite e frastagliate. Attorno alle teste, tra le fauci e attorno al collo, passava una catena, che terminava con due massicce palle chiodate. La testa centrale si divise verticalmente fino alla fronte, unendo le fessure che formavano gli occhi , mentre la fronte, ornata da due placche romboidi sovrapposte, rimaneva intatta, divenendo infine l'elmo, che si posò sulla testa bionda di Hellgate, il nuovo Saint di questa costellazione, dagli occhi castani ardenti. Le zampe anteriori divennero i bracciali, gli artigli rientrarono per lasciare posto alle protezioni per le nocche e le dita, mentre il metallo modificava la sua forma per assumere il suo ruolo i protezione per le braccia. Le zampe posteriore, anch'esse modificando le loro posizioni e forme, avvolsero le gambe del Saint; punte coniche, arcuate verso l'alto, salivano dalle ginocchiere, mentre dai menischi esterni dei talloni si levavano, oblique, altre due punte, stavolta dritte. Il corpo dell'animale si divise in due parti. La parte posteriore, girando l'estremità posteriore verso l'alto, divenne la cintura, con triplici lastre di metallo, parzialmente sovrapposte, a proteggere i fianchi mente, saldata alla fibbia esagonale, scendeva, la protezione laterale, una lastra che si allargava per poi restringersi scendendo verso il basso, formando una specie di esagono irregolare. Il resto del corpo formò la corazza, due coppie di lamine cilindriche, inclinate, sovrapposte, fuoriuscirono per proteggere le spalle, mentre le due peste laterali, disponendosi orizzontalmente, sulla schiena, rimpicciolendosi rientrando in se stesse. Dalle loro fauci uscivano le catene, che terminavano con le pale chiodate, l'arma del Saint d questa costellazione.

Moema, Saint del Triangolo, successore di Noesis e allievo di Simon, era un ragazzo smilzo, longilineo, il naso leggermente grosso, aquilino, e una rada barbetta sul viso. I capelli neri, lisci, scendevano a caschetto attorno alla testa. I suoi occhi erano castani, la pelle molto abbronzata. Il Cloth del Triangolo, quando non veniva indossato, si disponeva formando il perimetro di un triangolo. La maggior parte dell'armatura si disponeva a formare la base, mentre solo due placche si alzavano per formare i lati obliqui. I due lati obliqui si sganciarono, allungandosi e diventando i gambali, lisci ed eleganti, uniformi, che terminavano con una protezione poco sopra il ginocchio, dove si allungavano, centralmente, formando un triangolo. La base era più spesa, e saliva verso il centro del triangolo formando a sua volta un triangolo, chiuso al suo apice. Sotto la base c'erano quattro lastre metalliche che si allargavano, tenendo in equilibrio la struttura. Le placche anteriore e posteriore erano esagonali, col i lati obliqui inferiori più lunghi di quelli superiori, mente le lastre laterali, di dorma simile a un trapezio isoscele. Sganciandosi dalla struttura, queste lastre si disposero ai fianchi e davanti al bacino, unendosi con una fascia metallica, chiusa sul davanti da una fibbia pentagonale, con una punta rivolta verso il basso. Sulla lastra centrale erano disegnati due triangoli isosceli, le basi inclinate di quarantacinque gradi, uniti verticalmente per uno dei lati, formando una specie di punta. Gli angoli e la punta; che salivano in un pezzo unico, dalla struttura della base si sganciarono formavano: i bracciali, lunghi fino al gomito, questo protetto da una lastra romboide vicino ai quali separati da pochi centimetri, due bracciali circondavano il bicipite, che si allargava verso la parte esterna, dove era come incastonata una lastra romboide; i copri spalla, conici, con una lieve punta verso l'esterno, ma con i bordi arcuati. L'elmo, che formava un ornamento triangolare sulla superficie anteriore, una punta verso il basso, si sganciò. La punte inferiore si divise, trasformando i lati obliqui nei copri guancia, passando sopra le orecchie e andando sempre con una certa inclinazione, indietro, mentre la base, con una fascia di metallo, contornava la fronte, al centro della quale si stagliava una placca romboide. Il resto della struttura formò la corazza, dall'alta gorgiera e con tre lastre arrotondate sul petto, sotto il mento, due placche pentagonali, on una punta verso il basso, si sovrapponevano, scendendo sulla corazza, mente le protezioni pettorali, a forma di foglia cdi quercia, in arte squadrata, in parte arrotondata. Sotto il punto di incontro tra queste due placche, ce n'era una terza, più piccola, la cui forma faceva pensare a un cerchio schiacciato per formare un quadrato, le linee curve, gli angoli arrotondati.

Fomalhaut del Pesce Australe, un ragazzo dagli occhi poccoli e sfuggenti, i capelli color cenere,il corpo minuto, seppur muscoloso, indossò per la seconda volta il suo Cloth, dopo Noema. Il Cloth aveva la forma di un pesce, le pinne laterali arcuate, la coda guizzante, una pinna più grande dell'altra. La pinna dorsale era formata da tre punte, due falciforme e una piramidale. Il muso triangolare, aperto sul davanti in una bocca a forma di imbuto. La testa si staccò sul davanti, appiattendosi e allargandosi, la punta del muso si pose verso il basso, rivelando la corazza, la cresta, ad esso attaccata, ruotò di novanta gradi, si appoggiò alla superficie della corazza per poi sganciarsi, insieme a due scaglie appuntite, che nel complesso formarono l'elmo. Le pinne laterali formarono i copro spalla, mentre il corpo caudale si separò in sei parti, la pinna caudale si separò aprendosi, e disponendosi ai fianchi del Saint formando la cintura: la pinna più lunga sulla destra, la più piccola alla sinistra. Il resto della coda divisa longitudinalmente in quattro parti, si disposero su gambe e braccia. Le parti centrali si posero sulle braccia,biforcandosi in due punte laterali vicino al gomito, le punte che si allontanavano dal braccio per cinque centimetri, arcuandosi verso l'esterno, mentre dall'altra parte uscivano i copri pugni. Le parti laterali, si raddrizzarono, dall'interno fuoriuscì una struttura rotonda, formata da cilindri concentrici l'uno posto dentro l'altro. Dall'altra parte, più stretta, usci il copri piede. Le strutture rotonde si posero sulle ginocchia, il resto della struttura metallica formò il gambale.

Ormai mancavano quattro Silver Saint, Priest dell'Altare, un giovane alto, bruno e serio, un ex seminarista, che era andato in crisi mistica quando aveva incontrato i Saint, ma Hyoga, educato dalla madre al cattolicesimo, era stato capace, parlandogli, di calmarlo; Pride di Cassiopea, efebico e altero; Blackwing del corvo, i capelli e gli occhi corvini apiattiti sul cranio, il lungo naso adunco, e Norma della Squadra.

L'armatura dell'altare formava una struttura che reggeva una tavola rettangolare, ornato sui bordi, tenuto ai lati da due strutture cilindriche, che si allargavano vicino alla tavola in due forme semi conico, formato da due lamine uguali e sovrapposte, mentre la struttura centrale, anch'essa cilindrica, recava tre placche rotonde poste verticalmente, adiacenti tra loro, al sostegno cilindrico, al tavolo. Il punto di appoggio era formato da due strutture, arrotondate come sezioni cilindriche molto larghe, il bordo dritto che poi si rialzava di alcuni millimetri, leggermente inclinato per proseguire orizzontalmente in linea retta, orizzontalmente. Sul davanti si vedeva un cerchio, on un bordo di tre centimetri, avvolto su sue terzi della circonferenza, formata da lastre disposte ad anello, che nella parte superiore si allargavano, allontanandosi dal cerchio interno, salendo fino a formare due punte. Dietro, due strutture, formate da lastre che formavano due mezzi anelli, quello posteriore più piccolo di quello davanti, entrambi davanti alle gambe del tavolo. Il mezzo anello più piccolo, sulle estremità, si allargava , formando un altro quarto di cerchio verso l'esterno. Il cerchio, le strutture ad esso collegate, si sganciarono, formando i pettorali della corazza, la struttura attorno al cerchio con le protuberanze appuntite verso il basso. La tavola, ridottasi di dimensioni, si pose a protezione della schiena. L'anello più piccolo, che si allargava verso l'esterno alle estremità, con due quarti di cerchi, era la parte ornamentale dell'elmo, che era fuoriuscito dalla serie di placche, rivelando un semplice para guancia. Sopra la fronte, sopra l'anello, c'era una semisfera, bordata. I cerchi che si trovavano tra la gamba cilindrica centrale e il tavolo si separarono, rimanendo collegate da una fascia metallica, diventando le protezioni laterali, la fibbia e la protezione per la zona sacrale. La base si pose sulle spalle, la gamba centrale, divisa in due, andò a proteggere gli avambracci. Le gambe laterali, allungatesi, diventarono i gambali, le parti adiacenti al tavolo divennero le protezioni per i talloni, da cui fuoriuscirono i copri piedi, allungandosi poi fino al ginocchio, protetto da una ginocchiera ovale, e proseguendo poi per pochi centimetri sulla coscia, per finire con un bordo allargato rispetto il corpo.

Il Cloth di Cassiopea rappresentava una donna, dal viso accigliato, con una diadema solcato, sulla fronte da una stella a otto punte, la punta verso l'alto più grande delle altre, le punte oblique verso l'alto più lunghe di quelle opposte, la punte orizzontali di dimensioni leggermente più piccole di quella verticale verso l'alto, mentre quella verticale verso il basso era la più piccola di tutte. Il petto era contornato da un seno prosperoso in metallo, mentre le spale, circondate da una struttura a forma di foglia d'acero, da cui sbucadano due lastre, cilindrica quella in basso, squadrata quella in basso, che si protendevano, oblique verso l'esterno. Il seno si stacco, facendo fuoriuscire una fascia metallica e andando a proteggere le ginocchia, le braccia si divisero, la parte rotonda divenne il bracciale, da cui fuoriuscì il copri pugno, quella squadrata, la cui estremità era la parte superiore, divenne il gambale, ricoprendo lo stinco, terminando a due centimetri dal ginocchio. Il busto divenne la corazza, le strutture a foglia d'acero, postasi come copri spalle, il viso e i capelli metallici rientrarono nella corazza, lasciando il diadema, ornato dalla stella a otto punte, come elmo.

Il Cloth del Corvo rappresentava un uccello, le ali semiaperte, la testa, con un corpo becco e una cresta lunga e centrale, contornata da due barbagli, simili a corna che partivano dalla fronte, sopra gli occhi, e andando verso l'alto e indietro. Il corpo, formato da varie lastre metalliche, era sorretto da due zampe artigliate, dietro la quale strisciava sul terreno la coda a ventaglio. I bordi delle ali si staccarono, diventando i bracciali. Le ali retratte, divennero le protezioni della schiena, mentre le placche che formavano il corpo, una ovale centrale e due a forma di goccia laterali, con le punte verso le spalle, ai lati; da esse una struttura circondava il torace, sotto le braccia, collegando le due protezioni, anteriore e posteriore. La testa divenne l'almo, cresta e bardagli rimpicciolitesi, formando tre corna, due rotonde che salivano lateralmente, l'altra centrale, vagamente romboide, posata su una base ovale; l'elmo circondava integralmente il cranio, e aveva sui lati due punte coniche arcuate verso la schiena. Gli artigli delle zampe rientrarono nella corazza, che si allungò formando il gambale. La coda divenne la cintura con il gonnellino di piume metalliche che circondava il bacino, con una lastra esagonale centrale, che chiudeva la cintura, su cui era disegnato una specie di giglio.

Norma della Squadra aveva dei lineamenti delicati, quasi eterei, i capelli corvini con riflessi blu molto profondi, occhi castani scuri. La sua armatura aveva la forma dello strumento da disegno, bordi che formava un triangolo rettangolo, il lato più lungo come base, quello corto posto in verticale e l'ipotenusa. Separati al centro. Le placche metalliche che formavano la figura si divisero tra loro, senza rimanere collegate, riagganciandosi attorno al corpo del Saint. Un copri spalla era triangolare, l'altro era squadrato, la corazza che copriva il lato destro del petto, era quadrato, mentre l'altro era triangolare, scendendo con una punta fino all'altezza dell'ombelico. La cintura era contornata da placche rettangolari e triangolari, il gambale destro saliva verso l'alto formando un triangolo che si arcuava in avanti sopra il ginocchio. L'altro gambale invece, si fermava sullo stinco, in una struttura irregolare, esagonale. Il piede destro era scoperto, mentre quello sinistro era circondato da una fascia sul tallone, con due protezioni laterali sui malleoli.

Toccò quindi ai Bronze Saint. Seiya, Shiryu, Shun, Hyoga, Iki, Jabu, Ban, Geki, Ichi e Nachi si fecero avanti uno alla volta per primi.

Pegaso, impennato, apparve. La testa allargatasi divenne l'elmo, il petto la corazza, il dorso, la cintura, la parte sopra il dorso, forse rappresentante una coda triangolare, si separò per formare due copri spalla affusolati, formati da due piastre sovrastanti. Le zampe anteriori divennero i bracciali, proteggendo fino al bicipite, vicinissimo alla spalla. Le zampe posteriori andarono alle gambe, alette piumate ai lati del tallone, sui malleoli, mentre la struttura saliva fin sopra al ginocchio, quasi all'attaccatura delle gambe.

L'armatura del Drago si presentava come un tipico drago cinese, serpeggiante, con due ali da pipistrello disposte a ventaglio, gli artigli anteriore protesi, quelli posteriori posati su una base rotonda. Il collo lungo che terminava con un muso contornato da lunghi barbagli, così come la coda, disposta aspirale, finiva con una punta appiattita, con una seghettatura a cinque punte. Il muso baffuto si staccò allargandosi e diventando l'elmo. La parte terminale della coda, staccatasi si agganciò alla parte centrale sopra la fronte, cadendo in mezzo ai lunghi capelli di Shiryu. Il collo divenne il bracciale destro , la parte della coda subito collegata a quella terminale il bracciale destro, a cui si collega la base rotonda sottostante l'immagine del drago, in realtà il leggendario Scudo rotondo del Dragone, adornato da due triangoli che formavano una stella a sei punte, con un cerchio sul mezzo e circondato da triangoli, con le munte rivolte all'esterno. Il petto del drago si divise per ricomporsi, formando la corazza e la cintura, con il gonnellino di piastre protettive alla cintura. L'attaccatura della coda si divise in due, formando i due copri spalla dal bordo seghettato, ai quali si unirono, da dietro, le zampe anteriori del drago, gli artigli sopra le spalle. Il resto della coda, separandosi in due parti e le zampe posteriori si unirono formando i lunghi gambali.

Il Cloth del cigno di Hyoga rappresentava lo splendido uccello nell'atto di spiccare il volo, la zampa sinistra posata su una base, rotonda con tre protuberanze rettangolari che scendevano diagonalmente, l'altra zampa sollevata leggermente. Il colo lungo girato formando una curva, il muso col becco aperto che guardava indietro, tra le ali completamente aperte. La coda dell'animale era formata da tre placche metalliche, le prime due, sovrapposte, rotonde, la terza, piatta, a ventaglio, sotto di loro. Sulla base del colo, in evidenza, una struttura simile a un collare, che lo circondava, terminando dietro il collo con due lamine a forme di ali. Il colo si scompose in quattro parti, che si agganciano poi in ordine diverso, formando i bracciali. Al bracciale sinistro, poi, si aggancia anche la base su cui era posata la zampa, diventando una specie di scudo, ornato al centro da un uccello stilizzato e due fregi laterali, in basso. Il collare si allargo, diventando l'elmo, la fascia orizzontale che scendevano come una V sulla fronte, dietro la quale sbucò una testa di cigno: l'elmo stesso raffigurava un cigno in volo. Le zampe si raddrizzarono, ruotando e modificandosi per diventare i gambali. Il corpo dell'animale si divise, ricomponendosi formando la corazza, con una ulteriore protezione sul petto, simile a un'ascia bipenne diretta verso il basso, con una punta tra le due lame, su cui erano raffigurate due ali. Le parti rotonde della coda divennero i copri spalla, , mente quella piatta divenne la protezione centrale della cintura, mentre ai fianchi la corazza si allungava lungo le gambe.. Le ali si ripiegarono, elegantemente dietro la schiena.

Il Cloth di Andromeda era rappresentato da una fanciulla inginocchiata, con un diadema sulla fronte, solcata centralmente da due corna che salivano obliquamente, ripiegandosi poi verso l'alto, incontrandosi in una struttura di due lamine sovrastata da un rombo, che saliva verso l'alto. Il corpo protetto da a una corazza, così come le braccia e le gambe. Le spalle erano protette da protezioni romboidi, ripiegate conicamente per circondare le spalle e le braccia. Una delle braccia era sollevata verso l'alto, la man girata che mostrava in dorso in avanti, l'altra era in basso, la mano tesa col palmo verso l'altro. La cintura aveva protezioni arrotondate sui fianchi e una protezione triangolare centrale. Alle spalle, scendeva un mantello, diviso in due parti, che scendevano in varie frange, apparendo quasi come ali di una falena. Attorno alla fanciulla, una catena vorticava, formando una complicata spirale, le due estremità che si incrociavano, con due punte collegate direttamente agli anelli rettangolari della catena. Quella destra era una punta circolare, con una fessura circolare al centro, piatta e affilata, ornata con un glifo a forma di serto di alloro. L'altra punta, sempre ornata da glifi simili, era a forma triangolare, ma invece di una base retta, era formata da una linea spezzata. Anch'essa, al centro, era cova seguendo fedelmente la forma del bordo. Il viso della fanciulla si ritrasse nella corazza, mentre i capelli si divisero dalla testa, trasformando il diadema nell'elmo. I capelli si divisero verticalmente, La corazza si dispose, invariata sul corpo di Shun, i copri spalla della statua, ornati da glifi, a protezione delle braccia e dei bicipiti del ragazzo. Le braccia della statua, retratte le dita, ricoprirono le braccia del ragazzo, dal pugno fino a metà del bicipite, mentre le gambe della statua formarono i gambali, dal piede fino a metà della coscia. Il mantello formava due ali, mentre i capelli, dispostisi sulla parte posteriore della cintura, la parte sinistra sulla destra e viceversa, formando una protuberanza che sembrava una terza e quarta ala ripiegata. La catena a punta circolare circondò il braccio destro, ritraendosi nell'armatura, fino a sparire, lasciando solo alcuni anelli a circondare il braccio. La catena con la punta triangolare fece la stessa cosa sul braccio sinistro.

Il Cloth della Fenice rappresentava l'uccello leggendario, tanto comune in diverse culture. Il collo allungato, con un muso con una crosta centrale triangolare e due laterali, simili a corna che salivano, prima obliquamente, che poi si ripiegavano verticalmente verso l'alto, finendo a punta. Le zampe artigliate erano aperte, divaricate, con tre artigli, quella destra leggermente alzata. Le ali erano disposte a ventaglio. La coda aveva una forma falciforme con due creste appuntite verso il basso, e tre code formate da piume, una sovrapposta all'altra, che ondeggiavano dietro di lui. Il muso si allargo, diventando l'elmo. Il collo e la coda si divisero in due parti, unendo si tra loro formando i bracciali. Le ali, staccatesi dall'armatura, si disposero sulla schiena, le attaccature delle ali diventarono i copri spalla, il corpo la corazza, la cintura, allungandosi e modellandosi secondo le forme del corpo umano. Le zampe di raddrizzarono, divenendo i gambali,gli artigli si fusero diventando la protezione per il piede. Sotto le ali, i tre fasci di piume ondeggiavano.

Il Cloth dell'Unicorno rappresentava l'animale leggendario, la zampa anteriore destra leggermente alzata. Il collo eretto con la testa affusolata, su cui svettava l'unico corno. La testa si separo, le orecchie laterali si allungarono formando una fascia che circondasse la fronte e scendesse sulle tempie e sulle orecchie. Il collo si dispose sul braccio sinistro, la coda su quello destro. Le spalle delle zampe posteriori si sganciarono diventando i copri spalla, la base del collo divenne la cintura, il corpo la corazza. Le zampe fondendosi in maniera complicata, formarono i lunghi gambali.

L'armatura dell'Idra Femmina, di Ichi ora aveva la forma di un serpentello, la punta della coda, appiattita e simile a una pala, alzata, il corpo sinuoso che avanzava, descrivendo sul terreno un arco, per rialzarsi, tenendo sollevata la testa triangolare. La testa si staccò aprendosi e diventando l'elmo. Il collo si divise in più parti, quella sottostante al muso, rotonda, si separò verticalmente per divenire i copri spalla, , la parte sottostante, a contatto col terreno, si divise in cinque parti. La parte superiore, divisa verticalmente in due, più stretta, formò i bracciali, quella più larga, che toccava il terreno si scompose in tre parti, i gambali e la corazza. La parte univa collo e coda, stringendosi triangolarmente, si sganciò, mentre la coda, in realtà formata da un semi cilindro, si chiuse formando una cintura, il dorso verso l'esterno, mentre l'attaccatura al colo, allargatasi, si univa a loro, unendo il davanti con il fondo schiena, passando sotto il cavallo. La punta della coda, staccatasi, si pose come fibbia, incastrando le parti tra loro.

Il Cloth di Geki, originariamente, rappresentava un orso sulle quattro zampe. Non era molto cambiato, se non fosse che una delle zampe era sollevata e piegata fino al muso che sembrava intento a leccare l'arto. Anche la posizione dell'animale metallico era diversa più accucciata. Le zampe anteriori e posteriori divennero rispettivamente le protezioni per braccia e gambe. La testa dell'orso si sganciò liberando un collare e una lamina orizzontale ad esso attaccato, che terminava con due punte. La lastra si sganciò ripiegandosi per formare l'elmo. Il collare, allungatosi, si apri per cingere la vita del Saint. Il corpo dell'orso divenne la corazza, mentre il muso, appiattito, andò a saldarsi alla schiena. Le spalle delle zampe anteriori formarono i copri spalla.

Il Cloth del Leone Minore rappresentava, nella sua versione originale, un leone simile a quello delle sculture cinesi e giapponesi, con una testa quasi umanoide. Molto più feroce e animalesca era la forma adesso assunta dal Cloth, simile ai disegni araldici del Medio Evo. Un leone rampante, le zampe anteriori levate per artigliare il vuoto, la testa con le zanne erette. Gli artigli degli arti anteriori divennero la cintura, di cui gli artigli formavano il gonnellino protettivo. I copri spalla erano formati dagli artigli posteriori, insieme a parte della zampa ad essi attaccati, che si disposero sotto le palme metalliche, scivolando e allungandosi rivelando tre piastre che proteggevano il braccio. Le zampe posteriori divennero i gambali. Quelle anteriori i bracciali. Il corpo, formato da due piastre rotonde, si dispose a protezione del petto. La mascella inferiore si apri, dividendosi, mentre il muso si appiattiva verso la corta criniera. Mascella e zanne inferiori divennero le protezioni laterali dell'elmo, mente la fronte era ricoperta dalla arte superiore del muso, con tanto di naso, da cui uscivano le punte che formavano i baffi stilizzati, con sopra due piccoli occhi.

Un Lupo ululante rappresentava la costellazione di Nachi, che prima mostrava un canide sulle quattro zampe, il corpo proteso verso l'alto, accucciato sulle zampe posteriori, su cui il collo si tendeva il muso verso il cielo. Sul fianco sinistro, la coda contornava la zampa La bocca si apri, separando poi la testa in due parti orizzontalmente, la mascella inferiore, formata da una placca romboide, venne affiancata dalle lamine triangolari che formavano le orecchie, che slittarono accanto alla lamina centrale, più grande. La parte superiore della mascella e del muso, dividendosi verticalmente in due, si allargarono, formando le protezioni laterali di quello che era diventato l'elmo, triangolari ma non spigolose. Il collo si divise formando i copri spalla. Le zampe anteriori si disposero sulle gambe. Le zampe posteriori, raddrizzatesi, divennero i bracciali, la coda, rimasta attaccata alla zampa sinistra, ne formava una protuberanza affilata e robusta.

June del Chamaeleon, compagna di addestramento di Shun, vestiva nuovamente il suo Cloth, che rappresentava il piccolo rettile, con un muso, dagli occhi grandi, solcato da creste coniche, la lunga coda prensile arrotolata, la lingua triangolare, in fuori, le zampe posteriori, che terminavano con artigli più robuste rispetto a quelle anteriori, più esili. Gli occhi si staccarono dal muso rivelando, nascoste dentro di se altre punte coniche. La testa si divise in due parti, entrambe ornate da punte coniche, che formavano i copri spalla. Il corpo del rettile, posto verticalmente, la pancia in avanti, formò la corazza, a cui si unirono gli occhi che divennero le protezioni arrotondate del seno. La mascella si divise in due parti, che si allungarono in due parti formando i gambali a forma di stivale, col tacco lungo. Sul piede, nell'asse centrale, c'era una fila di quattro punte coniche per piede. L'attaccatura della coda formò il paio di pantaloncini metallici che proteggeva il bacino, mentre le zampe posteriori si allungarono diventando il bracciale, l'artiglio arcuato sul dorso della mano. La lingua triangolare, fuoriuscita dalla bocca, rivelo una fascia percorsa da bulloni rotondi, la lingua svettava obliqua verso fuori, dalla tempia sinistra. I due copri spalla, poi, erano collegati da due fasce metalliche, tenute unite, sopra lo sterno, a un anelo circolare, su cui pendeva una specie di gioiello rotondo. I capelli biondi e lunghi di June contornavano la maschera inespressiva, solcata sopra e sotto gli occhi da due linee a forma di falce, le punte verso il basso.

Un magro felino color ambra sembrava pronto a correre lungo la pendice della montagna. Era il simbolo della Costellazione della Lince, che si scompose per essere vestita dal suo Saint, Retsu. Il muso del felino rientrò nella corazza, lasciando un cerchio, decorato dalle orecchie triangolari, come elmo. Il corpo formò la corazza, due pettorali rotondi uniti centralmente da una placca piatta. La corta coda rotonda si divise in due diventando i copri spalla, che arrivavano al collo protetto da una bassa gorgiera. Le zampe anteriori divennero i bracciali, lisci, ornati da un bracciale, un anello a metà dell'avambraccio e uno collegato alla gomitiera romboide. Sui bracciali, dalle parti esterne, c'erano piccoli artigli ricurvi, le punte rivolte verso le spalle. Il collo si ridusse di spessore, allargandosi e formando la cintura, chiusa da una fibbia esagonale, posta con una punta in basso e una in alto, con le estremità superiore e inferiore contornate da una lamina sporgente.

Toccò la piccola Giulia, che aveva terminato l'addestramento guadagnandosi un Cloth, quello del Sestante, e una sensazione di realizzazione che non aveva neanche immaginato, imbarcatasi in questa avventura. Il Sestante, un antico strumento nautico, serve a misurare la posizione mediante l' orizzonte. Si tratta di una struttura a sezione di cerchio, sulla cui circonferenza, detta arco graduato, c'è disegnato, come in un goniometro, le lunghezze in centimetri, utili per modificare l'angolazione. Lo spazio tra u due raggi estremi, detto telaio, formato da una serie di reticolati sovrastanti. Sul centro, su cui era applicata una vite che la collegava a un braccio verticale, che poteva slittare cambiando l'angolazione. Su uno dei raggi esteri era applicato un piccolo cannocchiale, mentre sull'altro uno specchio fisso. Sulla centro della circonferenza è anche bloccato uno specchio mobile. Di tale forma era anche il Cloth. Il cannocchiale si divise in due, diventando i bracciali. Il telaio si divise in due parti, diverse per reticolato, e dividendosi anche dall'arco graduato. La parte più esterna del telaio formò la cintura, quella interna, con l'angolo verso il basso, coprì il corpo. L'arco si divise in due formando i copri spalla. Lo specchio fisso si applicò alla gamba sinistra, mentre l'asta verticale, rimpicciolitasi rientrando in se stessa, divenne un copri stinco per la gamba sinistra. Lo specchio mobile, sganciatosi, si trasformò in un lucido elmo. La struttura circolare su cui giaceva lo specchio mobile, rotonda e la sua controparte, opposta e senza specchio, si disposero sul petto, a difesa dei seni.

Buck era il Saint del Cane Minore, anticamente allievo di Sirius, predecessore di Hunter del Cane Maggiore. Il suo Cloth, assemblato per simboleggiare la costellazione era praticamente identico a quella del Cloth d'argento del Cane Maggiore, ma più piccolo, anziché quattro lamine falci formi sopra la testa, ne aveva due, ed era leggermente accucciato. La schiena di divise in due diventando i copri spalla. Il muso divenne l'ornamento centrale dell'elmo, di cui il collo, divisosi verticalmente, formavano la fascia e le protezioni laterali. La pancia, triangolare, si dispose sul petto, lungo il lato sinistro, una delle ipotenuse lungo il fianco, l'altra obliqua che raggiungeva la parte destra del petto, l'angolo vicino al centro del muscolo pettorale, mentre dagli angoli della base, posta leggermente obliqua, uscivano due fasce metalliche che si agganciavano ai copri spalla, la coda divenne una cintura, che formava un angolo centrale, scendendo in un arco, come se fosse appesa dagli angoli centrali, più alti, e aumentando di spessore. Le zampe anteriori formarono i gambali, dividendosi in due parti, un piccolo stivaletto metallico, che rivestiva fino a metà stinco, e i copri ginocchia ovali. Le zampe posteriori raddrizzatesi ,divennero i bracciali. I capelli di Buck, marroni, erano pettinati con una frangia verso destra, lasciando una riga a sinistra., coprendo in parte l'orecchio destro e lasciando totalmente scoperti l'occhio e l'orecchio sinistri.

Xin-lao si preparva a indossare il suo Cloth, che rappresentava un Delfino nell'atto di spiccare uno dei suoi caratteristici, e famosi, salti dalla superficie dell'acqua, arcuando il corpo verso il basso. Il muso si divise in due, diventando i copri spalle, i fianchi, u cui stavano le pinne laterali, si sganciarono dal corpo, diventando i bracciali. La pinna dorsale si divise, mentre lateralmente si allungava una fascia, che raggiungeva formando l'elmo. Le fasce laterali, passavano davanti alle orecchie, scendendo fino le guance. La punta della pinna si allungò in avanti, fermandosi dopo pochi centimetri; dalla punta partirono due fasce laterali, orizzontali, che coprirono la fronte, andando a fondersi con le fasce laterali, lasciando, sopra l'orecchio, due punte che andavano verso la nuca. Il corpo divenne una corta corazza, allungata verso la pancia. La coda, divisa in due parti, formò le ginocchiere e le protezioni per i piedi, che ricoprivano parte dello stinco e del piede, di cui lasciava scoperta la punta, finendo con un angolo triangolare centrale.

L'Ottante è uno strumento nautico molto simile al sestante. Il Cloth ne rappresentava la forma, riproducendo il cosiddetto, ottante di Hadley, simile nella forma al sestante formato dal Cloth di Giulia, ma tenuto verticalmente lungo uno dei raggi che formavano le estremità della circonferenza, più spesa. Questa si divise ripiegò centralmente, formando la corazza, la parte anteriore che terminava con un arco, e quella posteriore, che terminava con una linea retta verticale. L'arco della circonferenza si divise formando i bracciali, gli specchi quadratati si disposero sulle spalle, mentre il braccio rimasto si separò in due gambali, era un Cloth privo di cintura. Reflesso, il Saintdi questa costellazione, era un ragazzo moro, silenzioso, gli occhi color miele, alto ed elastico, scattante.

Pi era un ragazzo baso e tarchiato, le spalle rotonde, il corpo robusto. Era il Saint del Compasso, e i l suo Cloth rappresentava lo strumento, usato sia in nautica che in disegno per tracciare circonferenze. Due strutture metalliche, che finivano a punte erano poste ad angolo, formando una V rovesciata. Centralmente, una lamina metallica orizzontale si collegava ai due bracci, al centro un cerchio con un bordo sottile. Parte delle braccia, quelle che finivano con le punte, divennero due lunghi gambali, le punte si piegarono in avanti facendo apparire i le protezioni dei piedi, finendo con un bordo che si allargava appena sopra il ginocchio. L'angolo di incontro si separò, formando i due copri spalle. La parte sottostante si divise, formando una serie di fasce, che circondarono fianchi e spalle, con una piccola placca circolare sul petto. Un'altra fascia, disadorna, divenne la cintura. La lamina orizzontale si ripiegò in tre parti, due delle quali verso il basso, curvandosi frontalmente, formando l'elmo.

Lakaille, del Telescopio, un giovanotto bruno e abbronzato, aveva di fronte a sé il suo Cloth, che formava un telescopio sorretto da un treppiede. Il treppiede, estendendo al massimo le gambe all'esterno, divenne la protezione centrale, con una placa rotonda sul cuore. L'estremità più stretta si divise in due parti, orizzontalmente, divenendo i copri spalla. Il corpo del telescopio si divise verticalmente, allungandosi, divenendo i gambali, lunghi fin sotto il ginocchio e lasciando il piede scoperto. L'estremità maggiore, come quella minore, si divise orizzontalmente, rivelando al suo interno una fascia formata da lamine quadrate, che formò la cintura, e un elmo, formato per proteggere tempie, guance e fronte, al centro della quale c'era una placca che sporgendo formava una piccola piramide a base romboide. L'estremità maggiore divise divennero i bracciali, i copri pugni usciti dalla parte interna.

Rangifer, il Saint della Giraffa era uno spilungone, snello ma con le spalle larghe, il collo tozzo, il naso schiacciato stretto. Il Cloth rappresentava l'animale africano di ci portava il nome, il collo ungo, sormontato da un muso magro e allungato, il naso arrotondato, le orecchie a punta in mezzo ai quali svettavano i due ossiconi dalla punta rotonda. Le zampe, lunghe e magre, sostenevano il corpo, robusto alla parte anteriore, che si restringeva andando sul dorso. Il muso si staccò dalle corna e le orecchie, lasciandole unite da un cerchio metallico. Le orecchie si raddrizzarono verso l'alto. Il cerchio si pose sul capo del Saint. Il collo si divise in tre parti, due andarono a formare i bracciali e i gambali. Il corpo si dispose verticalmente, diventando la corazza, la parte anteriore sulle spalle, quella inferiore, allargatasi, andò a circondare la bocca dello stomaco, finendo all'altezza dell'ombelico con una punta arrotondata. Le zampe anteriori, disposte ororizzontalmente e ritiratesi telescopicamente, formavano i copri spalla, mentre quelle posteriori, sganciatesi, si applicarono ai bracciali, gli zoccoli sui dorsi dei pugni.

Liu dello scudo era un tipico ragazzo mongolo. I capelli scuri, tagliati a caschetto, contornavano un viso florido, con le guance un po' arrotondate. Il corpo era, tuttavia, atletico e muscoloso. Il suo Cloth si presenta come un braccio sinistro, levato al cielo con il pugno chiuso, tenendo lo scudo agganciato al bracciale, la spalla circondata da una protezione sia sopra che sotto. L'avambraccio si divise verticalmente, la parte interna divenne il bracciale destro, da cui fuoriuscì la protezione per il pugno, mentre l'altra, rientrate le dita metalliche nel copri pugno, si apprestava a difendere il braccio sinistro. Il resto del braccio, divisosi in due, formò i gambali. La spalla e le placche metalliche in sua difesa, dividendosi, formarono la corazza, i copri spalla, la cintura, dalle protezioni laterali, e l'elmo, che risaliva dalle tempie con due lamine falci formi, le cui punte si allungavano in avanti.

Emmanuel, della Croce ,avanzava, i capelli lunghi, castano chiari, e la rada barba sul mento, il viso magro e affilato, solcato da un naso dritto, leggermente aquilino, sotto i due occhi scuri ma sereni, in pieno contrasto col suo ruolo di guerriero votato ad Athena. Il Cloth rappresentava una croce greca, cioè con tutti i bracci di cui era formata della stessa lunghezza. Le braccia si staccarono. Il loro punto d'incontro, allargatosi, divenne la corazza, solcata centralmente da un cerchio, mentre ai bordi da cui partivano le fasce metalliche che passavano lungo i fianchi e le spalle del Saint, era bordato formando una forma ottagonale, di cui quattro lati, quelli orizontali e verticali, erano retti, mente gli altri, obliqui, erano arcuati. I bracci laterali si allungarono, formando i gambali, che ricoprivano anche il ginocchio. I bracci verticali, divisi in due parti formarono i copri spalla e i bracciali. Dall'interno dei corpi spalla fuoriuscirono due protezioni ovali che aderivano alle braccia seguendone ogni movimento senza ostacolarle. Dall'interno della corazza erano fuoriuscite la cintura, una semplice fascia priva di protezioni per i fianchi, con una fibbia esagonale, e l'elmo, un diadema simile nell'aspetto a un colbacco, cilindrico, con due paraorecchie che scendevano fino alle guance, rientrando verso il viso. Sopra la fronte, una lastra piatta era adornata da un'incisione forma di croce.

Kaleb, del bulino era un ragazzo del Kentuky, i capelli color paglia che ricoprivano la testa, il viso lentigginoso, gli occhi castani, il corpo muscoloso di chi, cresciuto in un ambiente rurale e abituato al lavoro nei campi, aveva sviluppato notevolmente la propria muscolatura. La sua armatura., il Bulino, o Scalpello, rappresentava lo strumento da lavoro, la punta che penetrava parzialmente in un blocco metallico, forse rappresentante una pietra, di forma trapezoidale, i lati obliqui uguali, e piccole punte che fuoriuscivano, triangolari e acuminate, obliquamente. LA punta esagonale, con i lati ai bordi allungati, era appoggiata al blocco metallico sottostante, che si divideva in due. L'asta, cilindrica, portava all'impugnatura, allargandosi fino a congiungersi ad essa. La forma dell'impugnatura era a sezione conica, mentre l'estremità era rotonda, sferica, e su di essa c'era una specie di piccolo pomo. Lo Scalpello si separò. La base si divise in due parti, seguendo la 'crepa' segnata dallo strumento, la parte più piccola delle due, lungo la base minore del trapezio, , si restrinse nella larghezza, mente fuoriuscivano due piccole fasce protettive laterali, completando nella struttura la forma dell'elmo, le punte triangolari verso l'alto. L'altra parte della base, si divise ulteriormente in due , verticalmente, diventando i due gambali, gli angoli e le punte ai lati esterni delle ginocchia, proteggendo lo stinco, ma senza ginocchiere o protezioni per il piede. La punta esagonale dello Scalpello divenne il bracciale destro. L'alta, chiudendosi ad anello, cinse la cintura, priva di ulteriori protezioni. La sezione conica che univa l'asta e l'impugnatura, divisa in due parti uguali, formò i copri spalla, le parti più strette rivolte all'esterno. L'impugnatura e il pomo si divisero: l'impugnatura andò a ricoprire il braccio sinistro, mentre il pomo divenne la corazza, disponendosi sopra il cuore, mentre da esso fuoriuscivano te facce, due che cingevano i lati e una che passava sulla spalla destra.

Izar di Boote, un tempo allievo di Aldebaran del Toro, era alto e massiccio, assomigliava molto al suo maestro, anche se non ne aveva la mole impressionante. Lo si poteva ritenere una versione, in chiave minore del suo maestro. I capelli biondo scuri, tagliati a spazzola, davano al viso severo un aspetto marziale. Il suo cipiglio, corrucciato e attento, metteva in ansia chi lo vedeva: sembrava un colosso irato, in cerca di qualcosa contro cui scaricare la sua furia. Tuttavia, chi lo conosceva bene, sapeva che era capace di grandi e forti risate, udibili anche a grande distanza. La sua armatura rappresentava un pastore. La testa contornata dall'elmo con quattro punte coniche, due orizzontali e due oblique, il corpo protetto da una semplice corazza, i copri spalla rotondi, disposti a toccare gli avambracci, che erano sollevati per sostenere un robusto bastone, rafforzato da anelli metallici. Chi si chiede perché un pastore debba girare armato, rammenti che all'epoca del mito non era inusuale imbattersi in bestie feroci, mostri o briganti, e chi allevava armenti o altro bestiame doveva anche essere pronto a difenderli. Il viso della statua sparì, mentre l'elmo era pronto a prendere posto sula testa di Izar. La corazza si divise in due, orizzontalmente, staccando il bordo che formava la base, che divenne la cintura, mentre il resto del corpo andò a disporsi sul petto dell'uomo. I copri spalla si sganciarono dalla statua, disponendosi su Izar in maniera diversa, meno verticale, con le estremità verso l'esterno, allungandosi con una cuspide lungo il bicipite, quasi raggiungendo il gomito. Gli avambracci della statua divennero i bracciali. Il bastone, divisosi in due verticalmente, si trasformò nei due gambali.

Pietro, della Vela, era tarchiato, dall'aspetto costantemente arcigno e scostante. Un bravo Saint, ma certamente non dei più amichevoli. Il viso rubicondo, sopra il collo largo e corto, le spalle larghe sul corpo, magro ma solido dome una roccia. I capelli neri, ruvidi ed ispidi, sotto gli occhi castano scuri, solcati da un unico sopracciglio folto, contornavano il viso sempre imbronciato. Il suo Cloth rappresentava un lungo palo cilindrico, sostenuto su una base pentagonale, interrotto da una lamina rettangolare che lo ricopriva, apparentemente tesa e sospesa da sue pali orizzontali, a sezione semi conica,, quello superiore con la circonferenza rivolta verso l'alto, quella inferiore verso il basso. Sopra il palo orizzontale superiore svettava un sottile e fiero pennone, tuttavia privo di bandiera.

Il Cloth si separò per essere indossato. La base formò la corazza, mentre la vela, ritiratasi e rimpicciolitasi, divenne la protezione per la schiena. La parte del palo verticale visibile sotto la vela (dietro la vela, in realtà, non proseguiva) si divise per formare due corti gambali, dotati di protezioni per i malleoli e per il tallone, ma non per il piede. Il palo orizzontale inferiore divenne i bracciali, quello superiore i copri spalla, da cui uscirono tre placche metalliche, uguali per forma a quelle superiori, che pendevano da esse, andando a proteggere il braccio. Da sotto a base spuntò una semplice cintura, con la fibbia triangolare, la punta rivolta verso il basso. Il pennone, modificatosi, divenne l'elmo.

Non solo persone alte e prestanti formavano gli eserciti al servizio delle divinità, anche se poche erano eccezioni. Micron era una di queste. Alto solo un metro e cinquanta, le spalle non molto larghe, tarchiato. I capelli neri, lunghi e arruffati contornavano una faccia da folletto. Di carattere vivace, ma bellicoso, era una persona da prendere con le pinze. Gli occhi castano chiaro, quasi dorati, erano profondi e indagatori. L'espressione era tipicamente impertinente, la voce acuta. Il Cloth riproponeva le fattezze dello strumento di analisi: una base cilindrica, più ampia che alta, su un punta della cui circonferenza saliva un sostegno, dal quale scendeva, sorretto da una placca orizzontale, un piccolo cannocchiale. La struttura si scompose. La base divenne la corazza, appiattendosi sula spalle, allungandosi lungo il busto per poi finire, curvando, all'altezza dell'ombelico. Il sostegno si divise, formando due ginocchiere e due copri stinchi, corti ed essenziali. Il cannocchiale si divise per formare i bracciali, mentre il sostegno formò l'elmo, poco dissimile a un casco, e i copri spalla.

Jessika, la Saint già incontrata da Giulia nel Termarium, stavolta, come Akousia, portava la maschera, inespressiva, con strane ghirlande disegnate sopra la fronte e sulle tempie.

Il suo Cloth aveva l'aspetto della parte posteriore della nave, con la forma di un timone dietro la parete, semicircolare, che contornava la chiglia. Il timone si divise in due allargandosi, rimanendo tuttavia unito lungo l'asta che lo sosteneva, rigirandosi, poi, con la parte finale, più larga verso l'alto, quella stretta verso il basso, diventando la corazza. La chiglia si separò in varie parti, diventando l'elmo, i bracciali, le lunghe ginocchiere.

Noble, l'altra Saint che si accompagnava ad Akousia e Jessika nel termarium, avanzava, mentre davanti a sé scintillava il simbolo della sua costellazione, la Corona Australe. Più che una corna, il suo Cloth sembrava rappresentare una tiara, un cerchio di metallo finemente cesellato, adatto ad una fanciulla. Il diadema si scompose in diverse parti. Le estremità divennero i copri spalla. Parti della fascia metallica, sganciate e affusolate, ricoprirono braccia e gambe. La parte frontale, ribaltata di 180 gradi, divenne la corazza, mentre una tiara, nascosta dentro di essa, formata da fili sottili di metallo, intrecciati come una ghirlanda.

Machine, dell'Antlia, o Macchina Pneumatica, un ragazzo alto e atletico, gli occhi e i lunghi capelli scuri, neri, il fisico atletico, asciutto. Il Cloth formava la struttura della prima macchina mai inventata, opera dell'inventore greco Archimede, il cui scopo era pompare l'acqua dai fiumi o altri corsi d'acqua grazie a una struttura a avite, che, girando, trascinava in alto l'acqua. La vite era larga, disposta obliquamente, sostenuta da una tubatura cilindrica che dava a una piastra orizzontale, sostenuta a sua volta da una colonna verticale. La tubatura si aprì verticalmente, allungandosi in larghezza, formando l'elmo di cui la vite era l'ornamento. La piastra orizzontale che sosteneva la tubatura si divise in due parti formando le protezioni, anteriori e posteriori, della corazza. Due lamine triangolari fuoriuscirono come copri spalla dalla corazza. La colonna di sostegno formò i gambali, lunghi fino alla coscia, con la ginocchiera rotonda. Dall'interno della struttura, fuoriuscì la cintura,, con una fibbia ovale, orizzontale.

Floryann della Colomba, una fanciulla con la lunga chioma nera, ondulata, indossava una maschera ornata di piccole lacrime nere. Il corpo era magro, ma ben fatto. Il Cloth era assemblato per rappresentare l'uccello di cui la costellazione portava il nome, con un rametto d'ulivo nel becco, le ali leggermente aperte, le zampe piegate, nell'atto di spiccare il salto. La testa si staccò, mentre il rametto d'ulivo si allungava per formare la ascia del'elmo, di cui il muso dell'uccello era la protezione che diventeva la suttura sagittale. Il collo si divise in due parti rivelando una punta incurvata la dove c'era la testa, e formando così i due copri spalla. Le ali si staccarono, e dalle giunture uscirono i copri pugni. Il corpo divenne la corazza. La coda formò le protezioni della cintura, un gonnellino di placche metalliche. Le zampe rientrarono , lasciando solo due placche rotonde, che divennero le ginocchiere.

Hodge, un ragazzo con radi capelli, tagliati corti color biondo cenere, era il Saint del Dorado. Alto un metro e sessanta circa, nella norma tra i giovani Saint come lui. Gli occhi, piccoli e acquosi, erano castano scuri, le spalle ampie, il corpo asciutto, elastico. Il suo Cloth aveva le sembianze di un pesce, il lungo muso allungato come una lancia, il corpo fusiforme, la pinna dorsale crestata, simile a una vela, piuttosto ampia, la pinna caudale verticale e quattro pinne laterali. La cresta, sganciatasi, si ripiegò formando un arco mentre dalle estremità uscivano fasce di metallo che, chiudendosi tra loro, le collegavano, formando l'elmo. Il muso divenne il bracciale destro. Le pinne dorsali, unite a una placa metalliche quadrate, si unirono tra loro per formare in bracciale sinistro. La coda, divisa dal corpo, si stacco anche dalla pinna caudale, che andò a formare la cintura, no le protezioni laterali. Anche la coda si divise in due parti, formando i gambali, con le pinne laterali inferiori all'altezza del ginocchio.

Po, un ragazzo alto e longilineo, si fece avanti, i capelli neri, lunghi fino alle spalle il viso efebico, ornato da labbra piene, imbronciate, un naso dritto e ben fatto, occhi blu, profondi come due stagni d'estate. Il suo Cloth rappresentava l'Eridano, la costellazione che prende l'antico nome del fiume più lungo della penisola italiana: il Po, di cui il Saint stesso ha preso il nome, al momento dell'investitura. Come rappresentare un fiume? Gli antichi credevano che i fiumi fossero l'incarnazione di divinità minori. E come tale era raffigurato il Cloth dell'Eridano: una figura umana, dal busto in su, ma che alla vita assumeva una forma indistinta, simile a flutti d'acqua, e che teneva in mano un corno che si apriva formano una bocca da drago, la lingua simile ad acqua che scorre. Alla testa, corte corna taurine ornavano le tempie. Il viso e parte del capo rientrarono nel busto, lasciando due lamine metalliche davanti le orecchie, lasciate libere da una fessura rotonda, mente poi tornavano a proteggere la calotta cranica passando dietro le orecchie. Tale era l'elmo, che ricopriva per buona arte la testa. Le braccia si divisero. La parte tra le spalle e i gomiti, andarono a formare i gambali, mentre gli avambracci divennero i bracciali. Il corpo si stacco orizzontalmente vicino al punto in cui assumeva una forma indistinta. Quest'ultima andò a formare la cintura, mentre il resto del busto divenne la corazza. La lingua d'acqua rientrò nel corno, che si divise orizzontamento in due, accorciandosi e ponendosi sulle spalle.

Il Cavaliere della Fornace aveva un carattere focoso, adattissimo alla sua costellazione. Anche il suo aspetto, con i capelli rosso fuoco, gli occhi castani chiari, la stazza robusta, largo di spalle, faceva pensare a un incendio prossimo ad espandersi. Per questo si era scelto un nuovo nome, diventando Saint, un nome più adatto al suo nuovo ruolo: Incendiary. Il Cloth formava una struttura simile a un focolare, rinchiuso da due lastre cilindriche, che si stringevano verso l'alto, strutture più o meno coniche stavano, come pali piantati per terra, in mezzo alle due lastre esterne, sovrastate da lamine modellate a forma di fiamme. Scomponendosi, le lamine esterne divennero i copri spalla, i cilindri i bracciali, che ricoprivano dal pugno fino ai gomiti, e i gambali, che dal ginocchio si estendevano, per pochi centimetri lungo la coscia, il metallo formato a guisa di lingue di fiamma. Sotto i cilindri si trovava la protezione per il petto, triangolare sopra il cuore, con fasce spesse che cingevano i lati e sopra la spalla sinistra, e la cintura, molto simile a una 'conchiglia', usata dagli atleti in sport che prevedono un contatto fisico, a volte violento. L'elmo contornava il viso, i lati delle guance, coprendo le orecchie, la fronte, e il mento, chiudendosi attorno all'ovale e con una protezione sul mento. Esso si protendeva verso l'alto, con lamine appuntite a forma di fiamme.

Arneb era una delle più giovani tra le Saint. Da poco dodicenne, era una tipica ragazzina indocinese. Una lunga treccia scura le scendeva sulle spalle, tenuta ferma da lacci di cuoio e veli sottili. Il fisico, minuto e adolescenziale, aveva la grazia di una ballerina o di una baiadera. La maschera, come sempre inespressiva, ornato sulla guancia sinistra da un fiore di ren.

La sua Costellazione era la Lepre, che appariva rappresentata dal Cloth, le orecchie lunghe e dritte, il corpo arrotondato teso nel balzo, le zampe anteriori tese indietro, incrociate con quelle posteriori, che si allungavano in avanti. Il muso si divise. Le orecchie, scendendo e formando un arco, divennero le protezioni laterali dell'elmo, di cui il muso, rimpicciolito, a cui erano rimaste due lamine verticali a rappresentare le orecchie stesse, era l'ornamento centrale. Il corpo divenne la corazza. Il dorso, da cui sbucava il corto codino, il corpi spalla destro. La spalla sinistra, invece, era priva di protezioni. Le zampe anteriori formarono i gambali, le zampe posteriori, ritiratesi, le ginocchiere, che risalivano, lateralmente, sulla coscia, per alcuni centimetri. Una protezione, fuoriuscita dal copri spalla, circondava la vita, scendendo sul bacino, simile a un pantaloncino o a una 'conchiglia'.

Table della mensa era una persona ordinaria. I capelli castani corti e ricci, gli occhi neri, il corpo, né troppo magro né troppo muscoloso, alto intorno il metro e settanta, la carnagione abbronzata. Il suo Cloth raffigurava la Tafelberg, una montagna dalla cima piatta del sud Africa. Le varie parti del Cloth erano disposte a formare una sezione conica, simile a un trapezio isoscele ma a base circolare. Scomponendosi, le varie parti si disponevano sul corpo. I copri spalla, lievemente arrotondati, terminavano con una punta triangolare laterale, i bordi lucidi, simili al filo di una lama. L'elmo, con protezioni laterali piatte e lucide, solcato centralmente da una lamina, che saliva, in alto e lateralmente, formando una falce di luna. I bracciali, che salivano lungo l'avambraccio formando una punta vicino al gomito, le ginocchiere, rettangolari, con gli angoli smussati, il gambale, che proteggeva solamente il piede, erano tutti lisci e lucidi come specchi. La corazza, formata da due lamine ovali collegate da un'altra lamina, triangolare, centrale e sottostante, che scendeva poi all'altezza dell'ombelico.

Seabird, del pesce Volante aveva lineamenti affilati, il mento allungato, labbra piccole, capelli castani e occhi azzurri. Alto un metro e sessanta, il fisico atletico e sodo. Il Suo Cloth aveva la forma dell'animale di cui portava il nome la sua Costellazione, il corpo sigari forme, la singola pinna dorsale, due piccole pinne sulla pancia, la coda affilata, le pinne laterali lunghe e potenti, il muso arrotondato. Il muso, staccatosi si appiatti, mentre lateralmente uscivano le fasce metalliche che , formando un arco, andavano a proteggere la fronte e le guance, coprendo anche le orecchie. La pancia divenne il bracciale destro, il dorso il sinistro. La coda si divise in tre parti: le pinne divennero le protezioni laterali della cintura, mentre il resto della coda formò le ginocchiere e il copri stinchi. Le pinne laterali si posero a protezione delle spalle, mentre il resto del corpo ricopriva il torace.

Kapteyn, del Pittore, era un ragazzo dall'aspetto etereo. Di carnagione candidi, quasi fosse porcellana, il viso dai lineamenti delicati, gli occhi azzurri e i capelli di un biondo pallido, quasi bianco. Il Cloth formava un mezzo busto di un artista, intento a disegnare su una tela quadrata, che teneva con la mano sinistra. I testa portava una specie di cerchio per tenere lontani i capelli dalla tela, o per proteggerli da schizzi di colore. Questa protezione, sganciatasi dal busto e rientrata in esso la testa, divenne l'elmo, a cui si aggancio sopra la fronte, centralmente, anche il pennello che la statua teneva sulla mano destra, come un corto pennacchi, mentre le spalle, invertendo le loro posizioni rispetto la forma assemblata in simbolo, gli avambracci divennero i bracciali, mentre la tela si dispose sul braccio sinistro, divenendo un piccolo scudo rettangolare. Il corpo si divise, la parte inferiore circondò il torace, mentre quella inferiore, separatasi a sua volta in due parti, divenne i gambali, lunghi dal piede fino al ginocchio. Dall'interno della corazza uscì la cintura, che si chiudeva centralmente con una fibbia sigari forme, sottilissima.

Gli ultimi due Bronze Saint erano due fratelli, Peck del Tucano e Apodis, o Uccello del Paradiso. Peck era il fratello maggiore, alto e largo di spalle, le labbra piene e la carnagione scura, tipica dei nativi del sud America. Il mento squadrato rivelava molta forza di volontà e determinazione, che si rifletteva negli occhi scuri. La testa era perfettamente rasata. Il Cloth del Tucano raffigurava l'uccello tropicale dal lungo becco. Il becco, staccatosi dal muso, si divise in due parti, formando i copri spalle. Le ali, divise dal corpo, protessero gli avambracci come bracciali. Il collo e ciò che rimaneva del muso, allargandosi, appiattendosi e restringendosi, divennero l'elmo, con le forme rotonde rappresentanti gli occhi che troneggiavano sulle tempie. Le zampe rientrarono formando ginocchiere coniche. La coda a ventaglio, staccatasi, si pose davanti al bacino, mentre alla sua base si allungò una cintura metallica. Il corpo, allargatosi, andò a proteggere il torace.

Apodis era più magro del fratello e parecchio meno robusto, ma più alto. La carnagione, così scura in Peck, aveva sfumature chiare nel fratello, che si adattavano ai lineamenti, quasi delicati, del suo viso affilato. Gli occhi scuri brillavano vivacemente di orgoglio e di audacia, pronto alla sua prima impresa come Saint. Il suo Cloth assumeva la forma di una Paradisea, o Uccello del paradiso, una specie di uccello canoro australiano. Le ali semichiuse,, contornavano il corpo, teso verso l'alto mentre il becco adunco, sottile ma affilato sembrava in procinto di cantare. La coda era formata da lunghe piume. La testa e il collo, divisesisi aprirono verticalmente. Il collo formo le protezioni laterali dell'elmo, mentre la teta, il becco ancora verso l'alto, ne era l'ornamento centrale, sopra la fronte. Le ali, dispostesi orizzontalmente, divennero i copri spalla, mentre i fianchi ad esse sottostanti, staccatesi, andarono a proteggere gli avambracci. Le zampe si ritirarono in una placca piramidale, a base ottagonale, che divenne la protezione anteriore della ginocchiera, mentre dalla coda si sganciò un ventaglio delle piume più corte, che si dispose davanti al bacino, collegandosi con le piume lunghe con una fascia metallica piuttosto spessa. Da sotto la coda fuoriuscirono due protezioni per i talloni, con piastre rotonde laterali per i malleoli. Il corpo dell'uccello, separatosi dalla coda e dalla cintura e allargatosi sufficientemente, divenne la corazza.

Questi, sotto la luce del sole, ormai sorto, erano gli ottantacinque Saint che si muovevano in guerra per Athena, per salvare la Dea che era la loro signora, la loro ispirazione, la loro protettrice. Sotto i raggi del sole, i Cloth sfolgoravano in un arcobaleno di luci, dorate quelle dei Gold Cloth, di varie tonalità quelle dei Mistery, dei Silver e dei Bronze Cloth.

L'esercito di Athena, così composto, era pronto a partire. Per combattere. Per vincere, per Athena. Per la pace e la giustizia sulla terra.

"Bene, Saint- disse Kanon che, come Saint più anziano, era la guida più logica a cui tutti facevano riferimento- ormai siamo pronti. Molti di voi, troppi, a dire il vero avranno oggi un brusco battesimo del fuoco. Mi dispiace. Per questo vi rivelerò una cosa, l'ultimo insegnamento dell'addestramento. Ogni uomo possiede i cinque sensi, vede, sente, assapora, gusta, tocca. Alcuni, dotati di sensibilità particolare, hanno capacità intuitive e precognitive, che sono dette sesto senso. Ma esiste, come sapete il settimo senso, il Cosmo, dal quale ognuno di noi trae i propri, particolari poteri. È vero che noi Saint siamo ripartiti in categorie, e che i Gold Saint, in grado di controllare il Cosmo, abbiamo poteri maggiori di qualsiasi altro. Ma non siamo ineguagliabili. Loro- disse indicando Seiya e i suoi fratelli- lo hanno dimostrato. Combattete con coraggio fidandovi delle vostre capacità e risvegliatevi, una volta per tutte al vostro settimo senso. Tuttavia, non correte rischi inutili, e tornate vivi. Vorrei solo aver riunito tutti e ottantotto i Saint..."

"Allora, forse noi potremmo esservi d'aiuto!"