Assalto alla Rocca di Ares

I Saint si voltarono verso la voce che aveva parlato. Seiya e i suoi fratelli erano stupiti. Tre figure si erano avvicinate. Due indossavano due corazze dorate, mentre la terza, una donna, ne vestiva una rossa scarlatta. Seadragon. Siren. Mermaid. I guerrieri di Poseidon, rimasti vivi dopo lo scontro di pochi mesi, poco meno di un anno.

"Jafar- esordì Kanon- vedo che ti sei al fine liberato dalle prigioni marine. Ora il Gold Scale di Seadragon ti riconosce come suo legittimo padrone..." Gli Scale dorati dei Mariner Shogun, i più forti dei seguaci di Poseidon, il Dio del Mare, erano differenti dai Cloth dei Gold Saint. Erano formati da scaglie metalliche che, collegandosi tra loro, davano forma ora all'immagine totem da cui derivavano i poteri dei Mariner, ora nelle corazze. Ma mentre i Gold Cloth erano tutti dorati, di una stesa tonalità, eccezion fatta per il Cloth dell'Acquario, leggermente più chiaro rispetto gli altri dodici. Ma i Gold Scale avevano caratteristiche diverse. Alcune loro parti erano di un giallo dorato, mente altre scaglie, la maggior parte, era di un color dorato arancione, tendente quasi al rosso. La corazza di Jafar era quasi interamente in oro arancione, la corazza, i gambali la corazza completamente di questo colore, mentre gli avambracci erano arancione, mentre le protezioni sul bicipite erano giallo dorate, così come l'elmo, rosso con con le sole protuberanze, simili a pinne crestate, ai lati e lungo la sutura sagittale. Anche la corazza di Sorento era di quel colore arancione dorato, tranne sul petto, sui copri spalla e sull'elmo, dove si alternavano bordi, e fregi, ora arancioni ora gialli.

"Mariner, perché siete venuti qui?"

"Saint, non siamo venuti per combattere... I Bersesker hanno attaccato anche il nostro regno sottomarino, rendendo necessario il nostro intervento. Abbiamo sconfitto gli invasori, ma il Sire Poseidon, superando i vincoli del Sigillo di Athena, ci ha ordinato per bocca del signorino Julian di unirvi a voi per l'attacco contro Ares."

"Poseidon si è liberato del sigillo'"

"Solo temporaneamente... Ha dovuto possedere il corpo del signorino Julian per un tempo lungo, senza trasferirvi la sua Volontà. Il corpo di Julian è provato, senza la forza di volontà del Dio del Mare, non poteva gestire la sua immensa potenza. Ora Poseidon si è ritirato, per evitare di danneggiare ulteriormente Julian, lasciandogli ora il pieno ricordo di quanto è accaduto, e la coscienza del suo legame con il Sire Poseidon. Comunque- incalzò nuovamente Jafar- prima di ritirarsi ci ha ordinato di assistervi nell'assalto ai Bersesker. Non ci ha detto per quale motivo, né noi lo abbiamo chiesto. Vi mancano due Gold Saint e un Silver Saint, che io, Sorrento e Tetis rispettivamente possiamo sostituire degnamente!- Tese la mano verso Kanon- Almeno per stavolta, le nostre forze si muoveranno insieme!" Jafar e Kanon si strinsero le destre, sancendo la momentanea alleanza.

"Ma ricorda, Kanon- riprese Jafar- un giorno ci troveremo nuovamente su schieramenti opposti. L'ultima volta mi hai battuto, ma la prossima vincerò io, stanne certo!"

Kanon non sembrò preoccuparsi della minaccia futura. Pur essendo turbato da questa strana alleanza, ne capiva le ragioni: Poseidon non poteva attaccare con le sue sole forze, e allearsi ai Saint era l'unico modo per contrastare il Dio che aveva attaccato il suo regno, approfittando del suo riposo forzato.

"Allora, andiamo, alla Rocca di Ares!"

I Saint, come tutti coloro che si pongono al servizio di una divinità, hanno una capacità incredibile: possono colpire muovendosi a velocità supersoniche. Alcuni di loro, poi, in possesso del supremo controllo del Cosmo, postano la loro velocità all'estremo limite, raggiungendo la velocità della luce. Ma questo non vuol dire che essi possano muoversi nello spazio a queste stesse velocità. Grazie al cosmo, essi possono sferrare colpi a velocità sovrumane, proteggendo il braccio, la gamba, il corpo affinché non venga distrutto dall'inumana pressione esercitata dalla velocità fisica. Questo perché, in fisica, ad ogni azione corrisponde un'altra uguale e opposta. E se i colpi dei Saint sono così potenti da trasmettere la loro potenza, e gli effetti speciali che alcuni di essi hanno, con lo spostamento d'aria, saturata dall'energia del Cosmo, non possono mantenere una tale situazione per tempi troppo lunghi. Tuttavia, possiedono tutti agilità e velocità di gran lunga superiore a quelle di campioni olimpici e atleti professionisti. Per questo, per spostarsi, usano metodi tradizionali, gli stessi della gente comune. Ma accade, a volte, che debbano agire senza poterlo fare. La maggior parte dei Saint hanno imparato a usare il cosmo per volare per brevi tratti, e riescono a compiere voli anche superando la velocità del suono. Se un Saint cercasse di muoversi, in volo o correndo, alla velocità della luce, rischierebbe di dissolvere i propri legami atomici, disintegrando il proprio corpo. Altri Saint, dotati di poteri sovrumani, teletrasportano se stessi e i propri compagni da un punto all'altro della Terra. Molti altri modi sono stati concepiti da queste persone eccezionali per raggiungere i vari angoli del globo nel minor tempo possibile. Questo perché, se la storia ha scoperto i continenti solo dopo secoli, i Saint si sono sempre avventurati nell'ignoto, riportando al Santuario le loro scoperte, facendosi conoscere dai popoli antichi sin dai tempi remoti come sicuro alleato e sostegno per chi ne avesse davvero bisogno. Tali e fieri, sono i Saint di Athena!

Aiolos, Seiya, Hyoga, Shiryu, Shun Ikki e Sorrento, le cui corazze erano dotate di ali metalliche, erano avvantaggiati su tutti gli altri: con una minimo consumo di Cosmo, le ali donavano loro la capacità di volare, veloci quanto un moderno aereo da trasporto. Kiki, aiutato da vari Saint dotati di poteri paranormali, stava teletrasportando buona parte dell'esercito formatosi. Blackwing del Corvo, avvolto da una serie di sottili funi di seta, si lasciava trasportare da uno stormo di corvi, con cui comunicava telepaticamente, nutrendoli col suo Cosmo per dare loro forza e velocità fuori dal comune. Kanon, Aioria e Jafar sfruttavano le loro capacità di levitazione per seguire Seiya e gli altri, anche se con minore agilità. Anche Komyo lievitava insieme a loro, assumendo, però, la posizione yoga del fiore di loto. Gli ottantotto guerrieri atterrarono nella paludi che segnavano l'ingresso alla Rocca, la dimora di Ares sulla terra.

"Shun, è qui?"

"Sì, Kanon, è qui vicino. Vai, Square Chain. Thunder Wave!"

La catena legata al braccio sinistro di Shun, seguendo uno zig zag che gli conferiva la forma di un fulmine, si diresse in mezzo all'acquitrino, deviando poi verso l'acqua. Mentre l'arma del Saint di Andromeda si immergeva nelle acque salmastre, qualcosa cambiò. Come se il mondo fosse stato rivoltato come un calzino, così il cielo aperto fu sostituito da una volta di pietra, illuminata da una vena di quarzo bianco, che rifletteva la luce, di dubbia provenienza.

I guerrieri, straniti dallo strano effetto e dal cambio di panorama, tutt'altro che suggestivo, scuotevano la testa per alleviare il senso di nausea causato dal loro ingresso nel regno di Ares: un regno sotterraneo.

"Come...? Dove siamo?"

"Benvenuti, Saint, nelle terre del Signore della Guerra- esclamò una voce forte e sicura, che fece trasalire Kanon. Alexandros, la mano sinistra, circondata dalla Square Chain sul polso, avanzava, sicuro, contro i numerosi avversari.- Mi scuso per l'arrivo brusco.. La catena, trovando l'ingresso nascosto, vi avrebbe dato l'accesso a questo luogo, ma ho preferito afferrarla per 'accelerare' la vostra venuta e risparmiarvi la fatica della camminata. Avete portato lo Scudo di Bia? Consegnatelo, e vi renderemo Athena...."

"Ci credi stolti, Alezandros? Pensi davvero che ci fidiamo della vuota promessa del tuo Dio?"

Il Warmaster sorrise malignamente.

"Certo, il mio Signore aveva previsto che i Saint di Athena avrebbero preferito combattere piuttosto che arrendersi. E anche io lo preferisco, che lo scontro definisca, una volta per tutte, chi sono i guerrieri migliori, i Saint o i Bersesker!"

"Non dimenticarti di noi Mariners- intervenne Jafar- Avete osato attaccarci e su di voi si abbatterà, per mano nostra, l'ira del Sire Poseidon!"

"Vana minaccia, la vostra... Comunque, Saint, ora vi dovrò spiegare una cosa!"

Saori veniva nuovamente scortata da Eris, avvolta dalla Rete della Vergogna, impossibilitata dal reagire o dal fuggire.

"Bene, sorella- ruggì Ares nel vederla arrivare- i tuoi beneamati Saint sono giunti nel mio regno, e qui troveranno solo la morte. Non avrai certo pensato che avrei mantenuto la promessa...- lo sguardo severo della Dea fu l'unica risposta che ebbe- Perché quando sono stato liberato, ho avuto l'ordine, sorella cara: eliminarti

Certo, sono stato interrotto dall'intervento di Apollo e Artemide, ma ne ho approfittato. Avrei dovuto eliminarti subito, ma ho voluto approfittare della situazione per recuperare il mio Scudo, e tornare al pieno del mio potere. Ora che lo Scudo di Bia è tornato a calcare il mondo, posso portare avanti la mia missione, ed eliminarti... Con il sistema più crudele"

Il Dio della Guerra aprì l'enorme portone dietro di lui. All'interno della stanza, una pietra enorme si ergeva, come un enorme pilastro squadrato. Ma la pietra centrale, anziché di roccia, era formata di rosso metallo, e recava su di esso quattro anelli, aperti e massicci, simili a ceppi.

"La Chiave di Volta della mia Rocca. La pietra che tiene in piedi il mio palazzo, ma che mantiene anche questo regno sotterraneo in cui ho dovuto rinchiudere la mia fortezza quando tu, sorella, cercasti di farla sprofondare nella roccia, durante l'epoca del mito. Ma col mio potere, creata questa pietra, sostegno del mio regno. Ad essa devo periodicamente sacrificare l'energia vitale di un nemico, che rende più salde e solide le mura che circondano il mo regno. Sempre grazie a questa Pietra, io sono in grado di creare nuove Bloodmail per i miei guerrieri. Immagino tu capisca cosa questo vuol dire... Athena, tu sarai il prossimo sacrificio alla Pietra di Volta, stretta dai suoi ceppi e dalla Rete della Vergogna, potrai solo sentire il Cosmo, la vita, il sangue fuoriuscire dal corpo per rendermi più potente che mai, pronto a risalire alla superficie per conquistare il mondo che tu hai così strenuamente difeso."

Immobilizzata dalla Rete, che arginava ogni suo tentativo di reazione, Athena era impotente. Il Cosmo di Ares, imponente, la schiacciò contro la pietra color sangue, mentre le mani del Dio le afferravano i porsi, schiacciandoli sui ceppi, che si chiusero con un sordo rumore. Metodicamente, il dio sanguinario si chinò per immobilizzare anche i talloni. Usando il Cosmo e la psicocinesi, avvolse le maglie della Rete attorno alla fanciulla, maglie che premetteoò sulla sua pelle liscia e morbida, sulle curve femminili del suo corpo. Sollevatosi, il Dio avvicinò il viso a quello di Saori. Schiudendo le labbra, sfiorò la guancia della fanciulla con la punta della lingua, lentamente, lascivamente.

"Sei splendida come sempre, sorellina... Sono millenni che aspetto di averti finalmente alla mia mercé"

Il dio si girò pronto ad uscire, mente la Rete, con una serie di schiocchi, si saldava per tenere immobilizzata la giovane prigioniera.

"Questa stanza è l'Eternal Tombstone... Il luogo perfetto per diventare la tomba della dea Athena! Addio, sorella. Prega, se vuoi, colui che ti ha tradito, per aver salva la vita. Di certo, solo Lui potrebbe salvarti dal tuo triste fato."

Saori sgranò gli occhi, mentre la comprensione di chi avesse liberato Ares la colpì come uno schiaffo, facendola impallidire. Ares uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé solo la propria risata, priva di gioia, selvaggia. Una risata triste e crudele.

"Cosa? Eternal Tombstone?"

"Esatto, Saint. Come la Colonna Principale del Regno Sottomarino, così è l'Eternal Tombstone... Una stanza impenetrabile, in cui la vostra dea è stata rinchiusa, affinché la sua forza venga divorata dalla Chiave di Volta. Non avete nessuna speranza di raggiungerla e salvarla."

"Non dire scemenze! Noi salveremo Athena!"

"Saint di Pegasus, anche se tu adesso raggiungessi il palazzo, non riusciresti mai ad annientare l'Eternal Tombstone. La Chiave di Volta, non è una semplice pietra strutturale... essa è il tesoro di Ares dall'epoca del mito, è grazie ad essa se il nostro signore ha creato le Bloodmail, e sempre grazie ad essa ha salvato il suo dominio dalla distruzione per mano di Athena e ingrandito le proprie schiere, creando sempre più numerose Bloodmail. Rendetevi conto di quanto sia ben protetta!"

I Saint trasalirono, di certo una cosa così importante e potente doveva essere l'oggetto delle più grandi sicurezze di cui il Dio nemico era capace.

"Anche se fosse impossibile- disse calmo Shiryu- noi non ci tireremo indietro. Combatteremo, vinceremo e compiremo miracoli, se necessario! Adesso Alexandros, spostati o preparati a combattere!"

"Sei sfrontato, Saint del Dragone... Comunque, non sono qui per combattere, ma per darvi una speranza, come mi ha ordinato il mio padrone. Seguitemi."

Liberata la mano sinistra dalla Catena di Andromeda, Alexandros si girò incamminandosi, sicuro e sfrontato, girando le spalle ai nemici, senza curarsene. Con un po' di esitazione, i Saint lo seguirono lungo l'ampio tunnel che si apriva davanti a loro. Finito il tunnel, si trovarono in una caverna vastissima, ampia quanto una vasta pianura. Al centro di essa, si ergeva una maestosa fortezza.

"Quella- disse Alexandros fieramente- è la Rocca, tenuta in piedi dalla Chiave di Volta. Neanche il più violento terremoto può farla crollare."

"Hai parlato di una speranza, Alexandros, perché ora ti metti a fare la guida turistica.- replicò Kanon stizzito- Non siamo qui come turisti."

"Certo vi darò una piccola speranza... Per vedervi disperare nel fallimento, inevitabilmente!

La Chiave di Volta venne usata per creare le Bloodmail, quindi, ogni volta che una Bloodmail viene distrutta, subisce un lieve contraccolpo. E per difendersi, la Chiave assorbe energia dalla Rocca, energia che poi viene sostituita una volta che l'equilibrio energetico della Chiave è ripristinato. L'unico modo di indebolire l'Eternal Tombstone, per entrarvi, è sconfiggere i Bersesker e distruggere le loro corazze. Un'impresa impossibile!- Il guerriero di Ares alzò la mano destra, e al suo segnale, un gruppo numerosissimo di Bersesker si fece avanti uscendo dai massi e dagli anfratti che avevano funto loro da nascondiglio- Perché se anche riusciste a uccidere i Bersesker, dovreste affrontare i Warlord, e in fine me, il Warmaster, supremo scoglio su cui si infrangeranno le vostre speranze- Inizio a incamminarsi verso la Rocca -Vi aspetto, Saint, alle porte del palazzo... Anche se temo che la mia sarà un'attesa inutile. Ah ah ah ah!"

Dietro di lui, le fila di Bersesker si chiusero, nascondendolo alla vista.

"Quindi è questa l'unica via da percorrere... Una guerra totale, in cui solo la morte di tutti i nemici potrà porre fine alla lotta. Un destino appropriato, davvero, ad Ares."

"Kanon, perché esitare? Ormai non ci resta scelta altra scelta... Tardare non serve, non possiamo più sperare di liberare Athena senza spargimento di sangue. Se è guerra che vogliono, che guerra sia!"

"D'accordo! Del resto, non abbiamo altra scelta se non questa. Dobbiamo combattere e distruggere tutte le Bloodmail, se vogliamo poter infrangere l'Eternal Tombstone! Questo sarà il nostro unico obbiettivo, e incominceremo subito. Per Athena!"

I Saint , separandosi si avventarono verso i Bersesker che li circondavano, alcune centinaia, certo, ma dalle corazze si poteva capire che fossero guerrieri di basso rango, pari, al massimo, ai Bronze Saint.

Saori percepiva, lungo la Chiave di Volta, un lieve sussultare. Lo aveva capito, sin dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di essa, che non si trattava di una pietra comune. Sembrava quasi viva, e sentiva che era avida. Avida di vita. Ne sentiva il potere risucchiare la forza divina dal suo corpo, molto lentamente, quasi le fosse difficile prendere le forze della fanciulla ad essa incatenata. Ma percepiva anche un'altra cosa: ad ogni sussulto della Chiave, dalle mura che la circondavano un fascio di energia, sotto forma di scariche elettriche, venivano assorbite dalla Chiave.

In un attimo, la sua coscienza la rese consapevole della Verità. Una lacrima le solcò il viso.

"I miei Saint..."

Sul suo trono, Ares sedeva, appoggiando la testa sul braccio sinistro, il pugno chiuso. La sua coscienza ancestrale scrutava nel vuoto, vedendo il combattimento che infuriava ai confini della sua dimora. Sorrise, forse il primo sorriso sincero che lo si vedeva fare da quando era stato liberato. Niente lo divertiva di più di un gratuito spargimento di sangue.

A terra, i corpi dei Bersesker, privi di vita, sanguinanti, congelati, bruciati, straziati, mutilati dai colpi dei Saint.

"È stati facile, per ora." osservò Michelangelo.

"Certo,- replicò BBaffalo-costoro erano sì numerosi, ma erano anche avversari di scarso valore. A parte qualche ferita, direi che siamo usciti indenni dallo scontro. D'ora in poi, ci toccheranno avversari sempre più forti e pericolosi."

"Come procediamo? Non vedo sentieri da percorrere."

"Perché non ve ne sono- intervenne Aioria- dobbiamo sparpagliarci per la piana e stanare i Bersesker che, sicuramente, ci aspettano, sconfiggerli e dirigerci sempre più verso la Rocca."

"Allora, non ci resta che dividerci... Seiya! Shun! Hyoga! Shiryu! Ikki!"

"Sì!!" Risposero i cinque fratelli, richiamati dal Saint dei Gemelli, che essendo il più vecchio ed esperto era stato messo a capo della spedizione.

"Voi siete eredi del potere dei Gold Saint, e indossate i God Cloth, che superano ogni altro in potenza. Più di tutti, confido in voi. Ora ci divideremo,- continuò Kanon rivolgendosi a tutti i presenti- e le cose si faranno rischiose: dovremmo ognuno contare sulle proprie sole forze. Mi raccomando- continuò, con una nota di tristezza nella voce- cercate di tornare vivi."

"Avanti! Verso la Rocca" Ruggirono alcuni Saint.

"Sì, ci vedremo alle mura del palazzo di Ares, tutti quanti" rispose un altro gruppo.

"Dopo aver sconfitto i Bersesker!" concluse un terzo gruppo. Uno alla volta, i Saint e i Mariner loro alleati si sparpagliarono lungo la pianura che circondava il palazzo degli Dei della Guerra.

Nonostante le apparenze, la pianura che circondava la Rocca non era affatto tale. Ban correva, e si era ritrovato a percorrere una serie di piccole gole e caverne, lievi avvallamenti, che poi lo riportavano alla superficie, e poteva vedere quanto si fosse avvicinato, o meno a destinazione. La Rocca continuava ad essere notevolmente distante, troppe volte le gallerie e le vallate deviavano, impedendogli di avvicinarsi celermente quanto voleva. Ma almeno aveva incontrato alcuni Bersesker, che era riuscito a sconfiggere. Il viso, preoccupato e concentrato, scrutava nelle tenebre, preparandosi a un attacco, a un imboscata. Concentrando il Cosmo, Ban aveva potenziato il senso dell'odorato, che gli permetteva di cogliere i minimi odori di eventuali nemici nascosti nell'ombra. Percorrendo l'ennesima galleria, sbucò infine. Si trovava sul fianco di una scoscesa inclinatura, simile al fianco di una montagna. Attorno a lui, enormi stalagmiti si ergevano, simili a una foresta d'alberi pietrificati. Al naso del Saint arrivò un odore, diverso da ogni altro odore finora sentito. Sangue misto a bile, l'alito fetido di un animale antropofago, di carne marcia, pelo sporco e bagnato... Senti la nausea riempire la sua bocca, mentre un conato di vomito sembrava risalirgli dallo stomaco, con l'aspro sapore acido che caratterizza questo malore. Controllandosi, impedì col respiro al vomito di risalire lungo la gola , mentre , con l'olfatto potenziato cercava di capire da dove venisse l'orrido odore che glielo aveva provocato. Non gli ci volle molto tempo: poco distante da lui, in piedi, si ergeva l'uomo da cui scaturiva il fetore di morte che lo aveva disgustato. La Bloodmail era a protezione completa, segno che, se pure non si trattasse di un Warlord, era senz'altro un Bersesker di alto livello. L'elmo modellato per riprodurre il muso di una belva ringhiante, la corazza era formata da un continuo susseguirsi di lamine metalliche, modellate per dare l'impressione di un pelo incolto e ispido. Dai copri spalla si ergevano due punte, lunghe quindici centimetri circa, simili a katane giapponesi, il filo rivolto in avanti, leggermente inclinate verso l'esterno. Sul gomito, tre protuberanze acuminate salivano di cinque centimetri circa, formando tre lame. I gambali, divisi tra ginocchiere e gli stivaletti che salivano, triangolarmente, fino a collegarsi alle ginocchiere, mente fuoriuscivano dai lati ispidi cunei arcuati.

L'uomo che indossava la corazza rosso sangue aveva grandi occhi attenti, ardenti di una bramosia feroce e primitiva, i capelli bruni schiacciati dall'elmo, sporchi e mal curati, le labbra, volgari, dischiuse in un sorriso famelico. Le unghie delle dita erano lunghe, sporche e scheggiate in più punti.

"Finalmente un avversario... Mi era stato dato l'incarico di custodire questo accesso alla Rocca e di dislocare i soldati in questi avvallamenti, ma non credevo sarebbe mai arrivato qualcuno... Benvenuto, Saint, al Declino della Disperazione. Io sono Sabath, della Gevaudan's Beast. Posso sapere il nome della mia vittima? Poca gloria ne trarrei a uccidere un guerriero ignoto."

"Ban, Bronze Saint del Leone Minore, è il mio nome, Bersesker Ma non credere che uccidermi sarà semplice come una passeggiata."

"Solo un Bronze Saint.- il viso di Sabath era contorto in un'espressione delusa- Immagino di dovermi accontentare. Poco sangue, pochi nemici ancora, e diventerò finalmente un Warlord! Non permetterò a niente e a nessuno di bloccare il mio cammino nel raggiungimento di questo obbiettivo!"

I due guerrieri iniziarono a bruciare i loro Cosmi. Un ruggito felino fuoriusci dall'esplosione delle energie di Ban, mentre un fischio minaccioso, simile a un latrato, scaturì da quella di Sabath. Muovendosi lateralmente, i due si studiavano cercando il modo e il momento opportuno per attaccare e colpire mortalmente l'avversario. Ban sudava, nervoso. Non era sicuro di poter reggere un avversario di quel tipo. Ma era un Saint, e di certo no si sarebbe tirato indietro.

Sabath prese l'iniziativa, scalciando con una sforbiciata, cercando di colpire il volto di Ban. Velocemente, il Saint alzò il braccio destro per parare il primo calcio, mentre il secondo, deviato, lo raggiunse sul fianco, togliendogli il respiro e lasciandolo momentaneamente senza fiato. Ricordando gli insegnamenti della maestra Akousia, si lanciò in avanti, forzandosi a respirare per recuperare ossigeno e annullare gli effetti del colpo, tenendosi sulla sola mano destra, calciò con il tallone del piede destro, la schiena rivolta verso il nemico, la testa tesa all'indietro, per poter osservare l'avversario. L'affondo raggiunse lo stomaco del Bersesker, che lanciò uno sbuffo di dolore, infastidito dall'attacco andato a segno. Incoraggiato, Ban iniziò a muoversi sulle braccia, facendo roteare le gambe, cercando di raggiungere i fianchi o i talloni di Sabath, che però, avendo capito la strategia dell'avversario, si difendeva o evitava gli attacchi.

Vedendo che i calci non avevano la meglio sulla difesa dell'avversario, Ban decise di cambiare strategia. Arcuando ulteriormente la schiena, proiettò i piedi in avanti, prima il destro e poi il sinistro, e tornando in posizione eretta. Il movimento, però, non si arrestò lì: approfittando della spinta centripeta impressa al corpo, Ban si gettò su Sabath, i pugni chiusi su cui aveva concentrato il Cosmo.

"Lionet Granade!" I due pugni, pieni di potere distruttivo e spinti dal Saint, avevano superato con un sibilo la velocità del suono, segno che Ban stava combattendo sfruttando al massimo i propri poteri. Sabath, prontamente, colpì il polso della mano destra di Ban con la propria sinistra, deviando l'attacco, e caricò il calcio sul fianco del Saint. Ban visto andare a vuoto il suo Colpo segreto, non si scoraggiò. Assecondando la forza del calcio sferratogli sul fianco destro, si proiettò a sinistra, facendo la ruota sulla mano sinistra, deviando la propria traiettoria, seguendo una parabola orizzontale sul fianco sinistro dell'avversario. Il pugno destro chiuso, ancora carico di potere, venne ridiretto contro il Bersesker, la velocità raddoppiata,, la posizione e la traiettoria talmente improbabili da cogliere di sorpresa Sabath.

"Lionet Granade!" Il colpo andò a segno esplodendo con un rombo ruggito sull'attaccatura della spalla del guerriero di Ares. La carne, dilaniata, sanguinava, anche se la forza del colpo non era stata letale. Solo metà della forza concentrata da Ban era esplosa sul corpo del nemico. Ma Ban aveva ben calcolato questa eventualità: approfittando dell'attimo di smarrimento, inevitabile quando si subisce un colpo così violento, si pose alle spalle di Sabath, per spiccare poi un salto.

"Lionet Bomber!" Ban si era preparato a usare la sua tecnica migliore. Insinuando le gambe muscolose tra il collo e le lame che fuoriuscivano dai copri spalle, Ban circondò la testa, incrociando poi i piedi tra loro, chiudendole gambe in un mortale abbraccio. Il colpo aveva due modi di agire sull'avversario: sul collo, che schiacciato da ambo i lati e torto, poteva rompersi, e sulla testa, che veniva schiacciata dai lati, comprimendo il cervello. In entrambi i casi una morte inevitabile. Tuttavia, anche se muoveva le gambe per ottenere il massimo torcimento del collo, e stringeva le ginocchia sulle tempi e sui lati della testa, Sabath sembrava non dare segni di cedimento: era immobile, eretto, come se il suo cranio fosse di metallo durissimo e inalterabile. Ban serrò nuovamente i pugni e, dandosi lo slanciò con gli addominalì, utilizzò il Lionet Granade per colpire l'avversario alla nuca. L'aura attorno a Sabath si alterò in un istante, assumendo la forma di un mostruoso canide, mentre le mani guantate di rosso, fulminee, individuavano i polsi di Ban.

Tirando le braccia del Saint, provocandone lo sbilanciamento, Sabath continuò la contro offensiva saltando in alto, il peso in avanti, come a voler fare una capriola con un salto mortale.

"Reversal Fury!"

Sfruttando la rotazione, Sabath fece impattare la testa di Ban al suolo roccioso, con una violenza tale da far penetrare il corpo di Ban fino alle spalle, inchiodandolo sul terreno.

A distanza diversi Saint sentirono il Cosmo di Ban, prima così vivace, affievolirsi, riducendosi a un fievole respiro di energia. Preoccupazione per l'amico, il fratello, il compagno, affiorava nei cuori dei Saint, ma il tempo e la missione a loro assegnata non permetteva loro di preoccuparsi per lui: potevano solo fidarsi delle sue capacità e sperare che ne uscisse vincitore.

Ban vedeva la sua vita passare di fronte ai suoi occhi.

In particolare, ricordava l'addestramento ricevuto sul Kilimangiaro dalla maestra Akousia della Gru. La sua maestra gli aveva appena insegnato la tecnica della presa da cui aveva sviluppato il Lionet Bomber, imparando così il suo colpo segreto.

"Ottimo, Ban, ora possiedi i requisiti per superare la prova e diventare un Saint."

Ban era felice. La maestra era dura, severa, ma sapeva essere gentile, e aveva fatto molto per lui. Ricambiarla col successo era per lui motivo d'orgoglio.

Poi venne la scena di qualche giorno prima quando stava fronteggiando, con difficoltà, i Bersesker. Solo l'intervento della maestra Akousia aveva impedito la tragedia. Non voleva deluderla ancora.

Sabath si era voltato, accingendosi ad allontanarsi, quando lo sentì. Il Cosmo di Ban espulse violentemente, liberando il busto del Saint. Ban, la fronte macchiata di sangue, fronteggiava nuovamente il Bersesker.

"Sei resistente, pivello. Ma cosa credi di fare? Sarebbe stato più saggio rimanere a terra, anziché soffrire sotto i miei colpi."

"Taci maledetto. Non verrò mai sconfitto da un avversario, mai più, lo giuro!"

Ban si Avventò sul nemico; la sua velocità era aumentata nell'esplosione del Cosmo: superava di diverse volte la velocità del suono. Portatosi vicino a Sabath, lo colpì ai talloni con una spazzata frontale, per poi spingerlo verso l'alto con un calcio. Poi, messosi a gattoni, si slanciò, sfruttando la forza di gambe e braccia per raggiungere il corpo del nemico. Ban prese a tempestarlo di calci e pugni; ben presto ferite varie facevano fuoriuscire sangue dal corpo del feroce Bersesker. Alla fine, colpendo la bocca dello stomaco con un calcio preciso, fece scontrare la schiena di Sabath contro la volta, ricca di stalattiti che si spezzarono nello scontro. Con un'agile movimento, Ban si aggrappò a una stalattite, attendendo che l'avversario si staccasse dalla volta rocciosa della caverna; quindi, balzò sulla schiena di Sabath, agganciando l'incavo dei gomiti con i piedi e trattenendo le gambe con le mani, mentre imponeva al corpo del nemico un movimento di caduta in rotazione.

"Lionet Fall!"

Con un sordo boato, simile a un'esplosione, i due ritornarono a terra. Ban, a gattoni sopra il nemico, aveva eseguito la mossa con cui aveva sconfitto, pochi giorni prima, più Bersesker in un colpo solo. Saltando indietro, Ban riprese la postura eretta.

"C-ce l'ho fatta.- disse pulendosi la fronte dal sangue rappreso- Ho sconfitto un Bersesker di grado superiore, con le mie sole forze...."

"Sconfitto- Sabath, lentamente si rialzò- chi credi di aver sconfitto tu, debole insetto?"

Sabath, a dispetto delle sue parole, era pieno di lividi e ferite, ma nessuna grave. La Bloodmail, nel punto dell'impatto provocato dal Lionet fall, si era crepata, ma nessun danno riportato dal Bersesker sembrava serio. Ban si sentì schiacciato: aveva usato la sua tecnica migliore, ma aveva fallito.

"Debole, ecco cosa sei- lo derise Sabath- anche se ammetto che qualche danno me lo hai fatto... La tua velocità è aumentata all'improvviso, ma sei decelerato, perdendo potenza, durante l'attacco. Se avessi mantenuto velocità e potenza costante, forse mi avresti ammazzato... Peccato per te, non ne sei stato in grado, e ora ti giustizierò!" Aprì le mani, alzando le braccia all'altezza delle spalle, le dita divise in due gruppi, pollice e indice uniti da una parte, medio anulare e mignolo dall'altra, le dita leggermente piegate, arcuate come zanne. "Killer Istinct!" Le mani, a velocità incredibile, tracciarono delle traiettorie, simili a fendenti che si scagliarono su Ban, incidendo sulla carne in profondità, facendo fuoriuscire il sangue in zampilli copiosi.

Ban, gli occhi vitrei, rivolti all'indietro, cadde, perdendosi in un vortice di sofferenza e scoraggiamento. Cosa credeva di fare, in fondo? Era stato sconfitto durante le Galaxian Wars. Non aveva partecipato alla Battaglia delle Dodici Case, anche se, nei momenti finali, quando sembrava che Seiya e gli altri rischiassero il fallimento, era tra quelli che volevano correre in loro aiuto. Non aveva affrontato né Poseidone, e contro Tifone e i suoi Giganti e contro Ades e gli Spettri, aveva avuto un ruolo estremamente marginale. Pensava davvero di riscattarsi dal fallimento? Anche tra i Saint, no era eccezionale. Forse era meglio morire, e terminare la spirale di vergogna e fallimento. Perdersi nell'oblio, sì, era così invitante, liberatorio...

"Non cedere, Ban!" Il viso bellissimo di Athena apparve nella mente del giovane Saint, mentre il Cosmo divino della Dea, entrato in contatto con il suo, sembrava restituirgli vigore ed energia.

"Tu sei un bravo Saint, Ban. Forse, finora, non hai avuto occasioni di mostrare il tuo vero valore. Ma ricorda, tu, Jabu e gli altri tuoi fratelli avete osato una cosa che pochi osano, e che pochissimi possono vantare. Ricordalo, Ban!"

Il Cosmo di Athena scomparve. Dentro l'Eternal Tombstone, Saori sentiva le maglie della Rete della Vergogna impedirgli di mantenere il contatto col suo Saint, mentre la Chiave di Volta aveva, per alcuni istanti, aumentato la propria presa. La fanciulla era comunque felice: sentiva che Ban non avrebbe ceduto.

Scosso dalle parole della sua signora, il Saint del Leone Minore si era riscosso, cercando nei suoi ricordi cosa avesse compiuto di mirabile, di unico, insieme ai suoi fratelli. Ripercorrendo le avventure avute, trovò la risposta. L'immagine sua, dei suoi fratelli, di Marin, Shaina e Kiki, all'epoca ancora apprendista, che frapponevano i loro Cosmi in protezione di una fanciulla, caduto nel mirino di una volontà sanguinaria e vendicativa. Era accaduto durante l'ultima Guerra Sacra contro Ades. Seiya e gli altri, insieme ad Athena e i Gold Saint, avevano attaccato il regno del nemico, l'Inferno. Alla fine, col sacrificio del Gold Saint, Seiya, Shun e gli altri avevano raggiunto l'Elisio, il luogo dove Ades faceva riposare il proprio corpo originale in un sonno eterno senza sogni. Lì si erano scontrati con l'ostacolo estremo, a cui sembravano doversi arrestare: Thanatos, Dio della Morte, e Hypnos, Dio del Sonno. E proprio Thanatos, per vendicarsi di Seiya, che nonostante tutto era riuscito a ferirlo, voleva uccidere, spietatamente, Seika, la sorella che il Saint di Pegasus aveva invano cercato e che Marin, trovatala, aveva condotto al Santuario proprio in quel momento. Ban, i suoi fratelli, insieme alle guerriere e al giovane apprendista, si erano rivoltati contro un Dio, incitando Seiya a non arrendersi, dandogli la forza di riprendersi. Aveva sfidato, certo no da solo, un Dio, ed era sopravvissuto. Quanti potevano dire lo stesso? Un sorriso amaro accompagnò la risposta. Seiya. Shun. Shiryu. Hyoga ed Ikki. Loro si erano trovati persino faccia a faccia con le Divinità, sfidandole. Rispetto a loro, Ban aveva compiuto imprese di minor conto, ma non per questo ignorabili. Aveva dimostrato coraggio, senza mai disperare. Cosa dovrebbe fare, di più un Saint? La sua coscienza, sospesa in un limbo, sfiorò le coscienze dei suoi predecessori, i Saint che avevano indossato il suo Cloth nelle epoche precedenti. Persone semplici, ligie al loro dovere e felici di servire Athena. Silenziosamente, Ban giurò che avrebbe vinto la sfida che gli si era stagliata contro anche in loro nome.

Il Leone Minore si rialzò. Il suo Cosmo bruciava, più forte e intenso di prima, emettendo il sordo rumore simile a un ruggito, mentre le esalazioni di energia fuoriuscivano con ogni respiro.

Sabath era stupito. L'avversario di poco conto che aveva fronteggiato, che sembrava essersi spento dopo aver subito il suo più potente attacco, ora si rialzava, più forte di prima... Com'era possibile.

Si mosse per colpire, certo che un solo colpo, ben piazzato, avrebbe annientato il Saint. Ma Ban, velocemente, schivò il primo colpo, parando i successivi, e introducendo i propri attacchi tra un colpo e l'altro. I due sembrava danzassero, mentre si scambiavano una serie di colpi, alternando attacchi e parate, parate e schivate. Il respiro di Ban era sempre più simile un ruggito, mentre la sua velocità aumentava.

"Basta, è ora di finirla!- ruggì Sabath- Killer Instinct!" Di nuovo, i velocissimi fendenti si diressero su Ban. Ma la figura del Saint sparì, mentre i colpi si sfogavano, vanamente, sulla pietra.

"Lionet Granade!" Il pugno destro di Ban, carico del potere del Saint, si avventò sul torace di Sabath, che solo all'ultimo momento, assecondando l'impatto, saltando all'indietro, ammortizzando gli effetti dell'attacco, riuscì a evitare di venire ferito gravemente. Ma la Bloodmail, però, era gravemente danneggiata.

"Come è possibile... Ho visto più volte quell'attacco, nessun colpo segreto può funzionare due volte... E cosa vuol dire, quella velocità così grande da sfuggire ai miei occhi. Che sia... la famosa velocità della luce?" Sabath sgranò gli occhi, realizzando che Ban aveva raggiunto la velocità d'attacco tipica dei Gold Saint. "Ban, tu hai risvegliato il Settimo Senso?"

"Non proprio,- rispose Ban, la voce lievemente deformata dal ruggire del ruo Cosmo- in reltà, non mi ero mai reso conto di averlo risvegliato. È successo quando io e i miei compagni abbiamo difeso, unendo i nostri Cosmi, una fanciulla dalle ire di un Dio. Nell'impeto di fronteggiare un Cosmo così enorme e soverchiante, il mio Settimo Senso si è risvegliato, ma no ne sono mai stato consapevole, fono a poco fa. Ora so che posso batterti!"

"Maledetto! Non ti permetterò di battermi così facilmente, ormai conosco tutte le tue tecniche, anche se la tua velocità è diventata superiore alla mia, non potrai mai colpirmi con quelle tecniche!"

"Vero, ma non del tutto... Ho ancora un attacco da usare- Ban assunse la posizione sagittale, il piede destro in avanti, il sinistro indietro, le ginocchia leggermente piegate, mentre il busto si chinava in avanti e le mani, a palmi aperti e dita larghe, si portavano indietro, all'altezza dei fianchi- Un colpo che non ho mai provato, anche perché rischioso. Ma ora mi giocherò anche quest'ultima carta, e ti sconfiggerò! Preparati!"

"Bastardo, non credere di impressionarmi, ti ammazzerò io per primo. Killer Instinct!"

Sabath scagliò i suoi colpi, creando un fitto reticolo di fendenti, impedendo a Ban di portare agevolmente un attacco diretto. Ma Ban, questa volta, non si mosse per schivare i colpi. Scattando in avanti, quasi compiendo un salto con le gambe, fece saettare le meni davanti a sé, facendo cozzare i palmi, caricati dell'energia che lì fluiva da tutto il corpo.

"Lionet Roaring Detonation!"

L'impatto tra le mani del Saint assorbì l'energia di maggior parte dei fendenti di Sabath, per poi rispedirli al mittente, alla velocità della luce, accompagnati dal roco ruggito di un'onda sonora, l'onda d'urto generata dalla tecnica di Ban. L'esplosione era stata così potente da rimandare al mittente la sua stesa forza. Solo due fendenti erano passati, colpendo il fianco sinistro e il petto del Saint, ferendolo nuovamente. Ma Sabath, aveva subito conseguenze ben più grave. Investito dal suo stesso colpi, era stato poi sopraffatto dall'onda sonora dell'onda d'urto, dal suono simile al ruggito sordo e roco di una belva. L'onda sonora aveva provocato una vibrazione su tutto il suo corpo, facendo scoppiare, metodicamente, tutti i capillari, le vene e le arterie, distruggendo completamente l'apparato circolatorio in una serie di emorragie interne e aneurismi. Con un tonfo, il Bersesker che voleva diventare Warlord cadde, sconfitto ed esanime.

"Ho vinto! Maestra, Athena, guardate: ho vinto!" Poi, esausto, svenne, un sorriso felice stampato sul volto.

Arthur del Capricorno avanzava, inesorabile. Addestrato da Shiryu, condivideva con lui il potere dell'Excalibur che il Saint del Dragone, a sua volta, aveva ricevuto da Shura. Ma su di lui, l'effetto della lama sacra sembrava diverso che non con Shiryu: la lama, infatti, non sembrava perfettamente temprata, e quando colpiva, nell'impeto del combattimento, i Bersesker disposti di sentinella, lasciava ampi solchi sul terreno, ma a differenza di Shura o Shiryu, nessun crepaccio. Shiryu gli aveva spiegato cheexcalibur va temprata, anche lui inizialmente aveva avuto problemi ad usarla, e rispetto a Shura ancora la usa limitatamente, poiché, mentre il precedente Saint del Capricorno era in grado di usarla con tutti gli arti, Shiryu vi riusciva solo con la mano destra.

Arthur voleva raggiungere il livello assoluto della spada che giaceva, infoderata, nel suo braccio. Ma ancora, nonostante i nemici uccisi, aveva ottenuto la tempra giusta, e il filo della spada non era perfetto.

"Devo affilarla ancora meglio..." si ripeteva, mentre con un fendente uccideva l'ennesimo soldato Bersesker.

Il Gold Saint della decima casa avanzava deciso. Nessuno, finora, era riuscito anche solo ad arrestare il suo cammino.

Deluso, guardava la sua mano aperta nel taglio. Ancora incapace di usare la piena potenza della spada sacra.

"Il tuo potere sembra incompleto, Saint del Capricorno... Ma i tuoi rapidissimi colpi sono comunque letali!"

Colui che aveva appena parlato era, ovviamente, un Bersesker, ma la sua armatura era molto diversa da quelle indossate dai nemici riversi al suolo. L'elmo, sormontato da due corna ramose ai lati, spinte inclinate verso indietro, appuntite e corte. La corazza completa, che rivestiva interamente il torace, unita a una cintura da cui scendeva una triplice protezione attorno al bacino. I lunghi gambali affusolati, i bracciali da cui, al gomito e sulla protezione del bicipite, c'erano dei bordi che si allargavano, circolarmente, attorno al braccio. I copri spalla ovali, schiacciati sulla sommità, terminavano esternamente con una punta. I capelli castano chiari erano folti e lisci. Le labbra sottili e stirate, avevano un'espressione sensualmente imbronciata. Gli occhi castano scuri, penetranti, erano sovrastati da folte sopracciglia.

"Sarai un degno avversario per il più veloce tra i seguaci del dio Ares!"

"Il più veloce? Speravo di scontrarmi con qualcuno che facesse di meglio, che non scappare..."

"Insolente! Credi davvero che il fatto di essere un Gold Saint ti renda automaticamente invincibile? Noi Warlord non abbiamo niente da invidiare ai Gold Saint, anzi, semmai è il contrario, poiché noi possediamo la vera essenza del Final Blow! E adesso, giovane Saint, ne sentirai il potere!"

L'immagine del Bersesker tremolò lievemente, sparendo del tutto in un roco boato.

Arthur non credeva ai suoi occhi. Nonostante avesse la facoltà di muoversi alla velocità della luce, scagliando i suoi attacchi, e di conseguenza di vedere colpi lanciati a quella velocità estrema, non era riuscito neanche a intravedere il movimento del nemico, tanto era stato repentino.

"La spada è un'arma fulminea... Ma se non raggiunge il bersaglio, è solo agitare inutilmente un pezzo di metallo smuovendo l'aria.- sussurrò il Bersesker all'orecchio sinistro di Arthur- E io, Roland della Cerinea Doe, sono quanti di più sfuggevole esista."

Arthur si voltò, colpendo con la mano destra, tagliando l'aria... Roland si era nuovamente mosso eludendo l'attacco.

"Inutile, non riuscirai mai a colpirmi muovendoti al rallentatore così come fai...- irridendo l'avversario, Roland era tornato nello stesso punto da cui era partito- D'altro canto, ammetto che la lama che alberga nel tuo braccio è molto potente. Peccato che tu non sia in grado di sfruttarne appieno le proprietà. Ora, però, basta con gli scherzi. Fast Flash!"

Ancora un movimento repentino, in cui il Bersesker sparì. Il colpo, indistinto, raggiunse Arthur al plesso solare, togliendogli il fiato e sbalzandolo a terra, a diversi metri di distanza. Roland riapparve, nuovamente nel punto a cui era partito. Arthur sentiva il proprio corpo esplodere in una miriade di dolore, quasi fosse stato colpito da un fulmine, il corpo intorpidito. I muscoli, sotto il Cloth, si tendevano e si rilassavano, in una continua convulsione, il sistema nervoso sconvolto dal dolore. Arthur gemeva, a terra davanti al terribile avversario che il destino gli aveva messo contro.

"Il potere del mio totem, la Cerinea Doe, è la velocità suprema! Io sono unico tra tutti i guerrieri dotati del potere di muoversi alla velocità della luce a potermi muovere completamente, e percorrere qualsiasi distanza a quella divina velocità, senza che il mio corpo ne risenta. Di fronte a tale potere, cosa puoi tu, Gold Saint? Lascia che la nera falciatrice ponga fine alle tue sofferenze. Non sei all'altezza dell'avventura in cui ti sei imbarcato!"

Arthur chiuse gli occhi, il cervello spento, insensibile alla sofferenza, spento. Comatoso. Il dolore era troppo. Il cervello non reggeva.

"Non arrenderti! Tu sei Saint di Athena!"

Una voce lo richiamava alla coscienza. Due figure, vestite del Cloth del Capricorno, aleggiavano ai margini della coscienza di Arthur. I loro Cosmi, enormi e potenti, splendevano come soli. E tuttavia, Arthur riusciva, con gli occhi dello spirito, a guardarli senza venirne abbagliato o accecato.

"C-chi siete? Mi sembra di dovervi conoscere, eppure..."

"El Cid- rispose l'uomo a sinistra- Saint del Capricorno del 1743!"

"Shura, Saint del Capricorno tuo predecessore! Arthur, mio successore, i nostri Cosmi, ancora vivi dopo la morte dentro il Cloth, hanno risvegliato le nostre coscienze, per venire in tuo soccorso. Per proteggere Athena!"

"Eppure, non ce la posso fare... Roland mi è troppo superiore, il mio potere è totalmente insufficiente."

"Non possiamo alterare ciò che sei...- affermò El Cid- ma un aiuto possiamo dartelo."

"Però, dipenderà da te se riuscire a vincere o meno la minaccia che ti ha così ridotto, prossimo a esalare l'ultimo respiro. Ti daremo la nostra conoscenza delle tecniche, ma acquisirne il pieno controllo dipenderà da te."

"Insomma, anche col vostro aiuto, la mia potenza aumenterà solo se sarò in grado di maturare come Saint... Non mi sembra poi un grande supporto, il vostro."

"Qualcosa la otterrai." replicò El Cid con calma. "Io ti donerò il potere di generare l'Excalibur solo col Cosmo, senza dover necessariamente usare il corpo. È una tecnica più faticosa da gestire, e che richiede un superiore consumo di Cosmo, ma che ha varie applicazioni utili."

"Invece, io ti donerò la capacità di utilizzare la Sacra Spada non solo col braccio destro, ma anche col sinistro e con i calci. Sono fendenti meno potenti, ma ti permetterà di colpire senza dipendere necessariamente dal braccio destro. Inoltre ti donerò...."

Il Cosmo di Arthur esplose, luminoso come non mai, sorprendendo Ronald. Arthur si rialzò, il viso ancora deformato da una smorfia di dolore, ma gli occhi pieni di determinazione, duri mentre fissavano il nemico che lo aveva costretto a terra.

"Ancora in piedi? Complimenti, Saint, sei tenace. Ma meglio sarebbe stato per te, credimi, se tu fossi rimasto al suolo, incosciente."

"Forse, ma che misera figura avrei fatto, di fronte agli altri Saint, se mi fossi arreso, senza neanche tentare di reagire, avrei disonorato il mio Cloth e coloro che lo indossarono prima di me... E poi, non posso morire prima di raggiungere il mio scopo, diventare il più forte tra i Saint. Preparati, Ronald, hai di fronte a te colui che ti sconfiggerà!"

"Fast Slash!". Ancora una volta, Ronald sembrò svanire mente prendeva la rincorsa nel sferrare il suo colpo segreto. Arthur, però era pronto. Quando il colpo arrivò, lui non oppose resistenza, assecondandolo e, allo stesso tempo, saltando.

"Jumping Storm!" I piedi del giovane Saint agganciarono le ascelle del Bersesker, trascinandolo, utilizzando su di lui la stessa sua forza e, con una capriola a mezz'aria, scagliandolo in aria, calciandolo all'ultimo momento. Ronald, sorpreso dal colpo subito, schiantò rovinosamente su una parete rocciosa della grande grotta che costituiva il territorio di Ares.

"Notevole. Sei riuscito a sfruttare la mia stessa forza contro di me, rivolgendomela contro. Ma una tecnica come questa- continuò rialzandosi- non è certo definitiva, specie contro uno come me. Solo non capisco come tu abbia fatto a capire quando sarei arrivato... Per vedere un colpo scagliato alle velocità impossibile cui noi, seguaci delle divinità, siamo padroni, il corpo deve essere necessariamente fermo, e se ci si scaglia con tutto il corpo, si avere un punto d'appoggio che permette di prevederne la traiettoria. Ma io non ho mai avuto bisogno d'un punto d'appoggio, e muovendomi come faccio io, non è possibile prevedere il colpo... Come diavolo ai fatto?"

Il viso e le braccia del Bersesker erano coperte di lividi, mentre da un angolo del labbro usciva un lieve rivolo di sangue.

"Nessuno può muoversi senza provocare uno spostamento d'aria. Tu, anzi, sfrutti tale spostamento per aumentare la pressione del colpo sferrato. Se ho potuto colpirti col Jumping Stone, è perché ti avevo già colpito con un'altra tecnica, che mi ha rivelato da dove venivi. Spiritual Blade Excalibur!"

L'aura dorata di Arthur si conformò a guisa di spada attorno a lui. "Questa tecnica, tramandatami dal mio predecessore El Cid, mi permette di fendere usando l'Excalibur solo con la forza spirituale del Cosmo, aumentandone il filo, ma stancando molto di più. Forse non te ne sei accorto,- disse indicando la coscia sinistra di Roland- ma non hai subito solo gli effetti del Jumping Storm!"

La coscia, nella parte lasciata scoperta tra la cintura e il gambale, era solcata da un lungo, profondo taglio.

"Capisco. Pur non vedendomi, hai iniziato a far vorticare attorno a te la Spiritual Blade, e, una volta visto il sangue uscire dalla coscia, sei riuscito a prevedere i miei movimenti, per cogliermi di sorpresa con il tuo colpo. Complimenti, ti dimostri un degno successore per Shura."

"Perché parli del mio predecessore con tanta familiarità? Conoscevi Shura?"

"Certo! Perchè come il Saint del Capricorno brandisce nel suo braccio Excalibur, la Spada Sacra, il Warlord della Cerinea Doe,- e nel frattempo alzò il braccio, la mano di taglio, sopra la testa- possiede il potere di un'altra potente arma spirituale: Durlindana, la Spada Indistruttibile!"

Abbassando il braccio con un movimento impercettibile, generò un fendente di Cosmo affilatissimo, che percorse lo spazio passando al fianco destro di Arthur, senza però colpirlo. Lungo la traiettoria, si aprì n profondo crepaccio.

"Coloro che hanno indossato questa Bloodmail si sono sempre scontrati, in un duello rituale, contro i custodi del Cloth del Capricorno, affinché ci fosse un unico possessore di queste spade spirituali. Io e Shura duellammo, ma, durante il tempo concessoci dal rituale, né io né lui siamo riusciti a prevalere. Lui era infinitamente più potente di te. E ora, una volta sconfitto te, il suo successore, anche Excalibur, la Spada Sacra, sarà mia, rendendomi invincibile. Muori, Arthur, e consegnami la spada che alberga in te! Durlindana!"

Un secondo fendente, scagliato con ancor maggiore potenza del primo, si dirigeva contro il Saint del Capricorno, lasciando dietro sé le tracce della distruzione.

Un clangore limpido, fu l'esito dell'impatto. Arthur, con la sua ancor imperfetta Excalibur, si era difeso incrociando le braccia, con una parata a due spade, il braccio sinistro sopra quello destro. Excalibur, che dapprima sembrava inguainata nel braccio destro, ora mostrava la sua potenza anche nel sinistro, bloccando il filo spietato di Durlindana. Il Braccio di Roland, che premeva contro le braccia incrociate del giovane Saint, veniva respinto da due spade incrociate.

"Possibile! Come puoi essere già così tanto migliorato nell'uso della Spada? Il taglio non è perfetto, ma già riesci a padroneggiarla in entrambe le braccia."

"Non solo, Ronald!" Esclamò il Saint, in un impeto di orgoglio. Facendo scivolare il taglio delle braccia su quello del nemico, così come due spade contro una, respinse Roland. Poi, sferrò un calcio sinistro, da cui si spigionò un familiare fendente. Una protezione laterale della cintura della Bloodmail si incrinò, come colpita da una lama invisibile.

"Le braccia e le gambe... Proprio come..."

"Esatto, proprio come Shura! Non ti sei chiesto come io sia in grado di utilizzare il Jumping Storm e la Spiritual Blade Excalibur? Non esiste un Sacerdote in grado di infondermi la conoscenza sulle tecniche tramandate per la mia Costellazione, e Shiryu del Drago, il Saint che mi ha addestrato, conosce solo la tecnica dell'Excalibur."

"E allora, come puoi tu..."

"Grazie a te! Il tuo primo attacco mi aveva quasi annientato, ma in mio soccorso sono giunti gli spiriti dei miei potenti predecessori. Per aiutarmi, mi hanno infuso le conoscenze circa i loro colpi segreti. È così che ho potuto utilizzare il Jumping Storm, concatenando le due varianti usate dai miei predeccessori riguardo questa tecnica, e la Spiritual Blade Excalibur, e posso usare Excalibur con la destrezza di Shura. Sono venuti in mio soccorso, e io non li deluderò!"

"Nobili sentimenti. Ma Shura ha potuto contrastarmi con una Excalibur perfetta. Credi davvero che il poco filo della tua lama possa competere con la mia Durlindana?"

"Sono davvero felice di averti trovato sulla mia strada, sai?- Arthur alzò le braccia tenendo i tagli in una posizione da karateka- perché combattendo con te riuscirò a ottenere un'Excalibur perfetta. E, sconfiggendoti, raggiungerò anche il mio obbiettivo, superare i miei predecessori!"

Scagliò un fendente. La potenza della lama del Saint era aumentata, ma era ben lungi dal raggiungere il pieno potere dell'arma sacra che nel suo braccio albergava. Ronald parò il colpo col suo braccio, quasi disgustato.

"Pensi davvero di sconfiggermi così? Vane speranze le tue. Rendi l'anima agli Dei! Durlindana!"

"Excalibur!"

Le due lame si materializzarono nelle braccia dei rispettivi proprietari. Due spade gemelle, Excalibur e Durlindana, splendenti e letali, che solo i più grandi eroi della storia avevano potuto brandire. Differivano solo nell'elsa, giallo dorata quella di Excalibur, rosso sangue quella di Durlindana.

Le braccia destre dei due contendenti si scontrarono, in un mare di scintille. Ronald mostrava un sorriso compiaciuto e un' estrema sicurezza di sé, ma negli occhi di Arthur non vi era né esitazione né paura, solo un'adamantina determinazione.

Alla fine il fendente del Bersesker ebbe la meglio, se pure attenuato dalla resistenza del Saint.

"Vedi? Come potevi sperare di vincere, tu, privo di esperienza, quando Shura, un Saint espertissimo, non vi è riuscito? Folle, morirai memore della tua sfrontatezza!"

Arthur si rialzò, guardando con cipiglio severo il nemico e alzando nuovamente il braccio. Il suo Cosmo prese a vorticare, generando un vortice, con una lama curva.

"Spiritual Blade!- disse alzando il braccio- Excalibur!" Calò nuovamente il braccio, facendo incrociare la traiettoria del braccio con quella della lama di Cosmo.

"Durlindana!"

Ancora una volta le energie taglienti cozzarono. Arthur era nuovamente a terra.

"Cosa credevi di fare? Pensavi che combinando quelle due tecniche avresti potuto avere la meglio su Durlindana? Sciocco, far cozzare la Spiritual Blade con Excalibur ne ha frenato l'impeto, spezzando una delle due lame, in questo caso la Spiritual Blade, su Durlindana. Se salvo solo per miracolo..."

"Sbagli a pensare che sia stata solo follia e disperazione e spingermi a quel tentativo, Ronald- rispose il giovane Saint rialzandosi- ho ottenuto molto più di quello che pensi puoi accorgertene guardandoti intorno."

Ronald scrutò il campo di battaglia con la coda dell'occhio. Niente gli faceva capire cosa farneticasse il giovane suo avversario, quando lo sguardo gli cadde sui segni dei fendenti più recenti sul terreno.

I fendenti di Arthur avevano segnato solchi via via più profondi!

"Esatto, Ronald! Scontrarsi con la propria gemella è stato quanto di meglio potesse accadere alla mia Excalibur. Scontrandosi con una lama degna di lei, il suo filo leggendario sta rapidamente recuperando tutta la propria potenza.- concentrò il Cosmo per ricreare la Spiritual Blade, concentrandolo però lungo il braccio destro, nuovamente teso- Ancora un fendente, dopodiché credo che la mia lama diverrà perfetta! Spiritual Sword Excalibur!" La potenza della Spiritual Blade, assorbita in Excalibur, ne aumentò l'efficacia. Il fendente lanciato fu di gran lunga più potente di tutti quelli precedenti.

"Durlindana!"

Un ultimo clangore di lotta tra lame. Arthur, questa volta. Rimase in piedi. Sotto gli occhi stupefatti di Ronald, Excalibur raggiunse tutto il suo vero potere!

Excalibur.

Durlindana.

Le due lame divine, al massimo della oro potenza, si fronteggiavano per l'ennesima volta, dall'epoca dei miti in cui furono forgiate.

La forma delle spade si materializzava attorno al braccio dei due guerrieri che le padroneggiavano. Due paladini di due fazioni avverse. Due guerrieri segnati dal comune destino di doversi fronteggiare.

Tutto intorno, la grotta risuonava per lo scontro tra le due lame. Bersesker e Saint si votavano, in direzione dei due enormi Cosmi che si levavano, generando i fendenti che facevano tremare la volta della caverna.

Shiryu percepiva, sbalordito, la forza del ragazzo che aveva allenato sull'isola di Kanon crescere a dismisura. Condividendo i sentimenti di ansia di un maestro, si augurava che il giovane Arthur ne uscisse vivo.

"Stai attento, mio allievo e amico."

Detto ciò, si voltò e riprese il suo cammino.

Arthur e Ronald continuavano a fronteggiarsi. Le loro spade cozzavano, generando scintille ardenti, tagliando le rocce circostanti. Un passante, sentendoli combattere, penserebbe a due spadaccini che si scontrano violentemente, ma a generare il suono, nitido, così simile a una campana, erano le braccia dei due contendenti.

La situazione era tremendamente equilibrata. Roland, poteva maneggiare Durlindana esclusivamente con la mano destra, ma contava sulla sua incredibile velocità, che lo rendeva quasi ubique.

Arthur, invece, poteva lanciare fendenti con entrambe le braccia e le gambe, oltre che a generare lame spirituali per contrastare la velocità dell'avversario, attaccando a 360 gradi, senza lasciare uno spiraglio che potesse venire utilizzato contro di lui. L'equilibrio tra i due guerrieri era assoluto. Nessuna delle due spade riusciva a prevalere. Dopo l'ennesimo assalto, i due si divisero, allontanandosi tra loro. Lo scontro si interruppe. I due, senza perdersi di vista, recuperavano fiato, ansimando. Le fronti erano madide di sudore, che ricadeva dalle sopracciglia di entrambi.

"Sei davvero stupefacente Arthur... In pochi momenti hai portato la tua Excalibur al massimo del suo potere, e ti stai battendo con me da pari a pari. Sei degno di essere il successore di Shura. Tuttavia, questo non basta assolutamente per battermi. Credi davvero che io non abbia fatto nulla per migliorarmi, dopo lo scontro con Shura? Ora avrai i suoi stessi poteri, insieme a quelli di El Cid, ma il colpo che tengo in serbo è stato creato per annientare Excalibur ed ogni altra resistenza possa incontrare. Ora capirai perché la mia spada è detta Lama Indistruttibile! Durlindana Supreme Cutting!"

Senza neanche muovere il braccio, Roland lanciò il suo colpo. Durlindana sembrava espandersi, l'aura energetica che scaturiva dal filo della lama aumentava continuamente la sua portata, ingrandendo la lama. In ogni direzione, si intravedeva i segno del passaggio dell'energia emessa dalla spada incarnata nel braccio di Ronald. Arthur assunse la posizione di guardia, simile a quella di un karateka pronto a colpire con i tagli delle mani. Le Spiritual Blade si concentrarono sulle braccia, venendo assorbite dall'Excalibur, la cui potenza aumentò vertiginosamente. Arrivò l'impatto. La Spiritual Blade, che assorbita da Excalibur era diventata l'aura affilata ce circondava il taglio, si infranse rovinosamente, mente le braccia in cui la Spada Sacra vennero sbalzate via, lasciando scoperto il corpo. Roland abbassò la mano, conferendo al colpo il massimo della propria potenza. Il fendente, ulteriormente potenziato investi completamente Arthur, trapassandolo.

"... Inoltre ti donerò un potere che ho raggiunto, ma che non sono mai riuscito a padroneggiare, usandolo solo in casi estremi. Ti donerò l'atavico potere dei primi Dei, la Dunamis. È un potere superiore a qualsiasi altro, quindi usalo solo come ultima carta da giocare, e solo quando la tua vita è in serio pericolo. E solo per pochi secondi se no vuoi che il tuo stesso corpo, non in grado di gestire tale immenso potere, esploda. Per questo motivo, quale che fossero le difficoltà cui mi trovavo, non ho mai fatto uso di questo potere, sigillandolo in me, dopo averlo usato, la prima volta contro i superbi Titani. Prendilo, è tuo, mio successore!"

Il corpo di Arthur era stato tagliato in due, di netto. Arthur sentiva il proprio Cosmo venire meno, il sangue uscire dalle ferite, la vita spegnersi.

Decise quindi di giocare l'ultima carta donatagli da Shura, l'immensa forza sigillata all'interno del suo Cosmo. Non voleva, però esserne vittima, quindi la utilizzò poco alla volta e solo per guarire le ferite e salvarsi la vita. La Dunamis era un potere antico, Cosmo allo stato puro, divino. Durante l'ultima guerra contro i Titani, due Saint avevano acquisito un tale livello di potenza, pur rifiutandosi di farne uso, perché se il potere corrompe gli animi più nobili, un potere assoluto corrompe in maniera ancora più assoluta!

Così anche Arthur, dotato di tanto buon senso e sagacia, limitava l'uso di quel potere, troppo enorme per esser gestito da un umano, per quanto eccezionale.

Le ferite, letali, si richiusero miracolosamente. I nervi si ricongiunsero. Il materiale cerebrale riprendeva la sua forma abituale dentro il cranio, ritornando integro. Le osa si saldarono tra loro. Il Cloth, lacerato dalla potenza del Supreme Cutting, si rigenerò, tornando ad essere perfetto, splendente.

"Come hai potuto sopravvivere al mio colpo? Ho visto chiaramente il Supreme Cutting distruggere le tue difese e tranciare inesorabilmente il tuo corpo. Anche se sei un Gold Saint, non sei un Dio, non puoi resistere a quel colpo!"

"Hai ragione, se non fosse per un potere ereditato da Shura, un potere che lui ha tenuto sigillato dentro di sé, ora sarei morto, esanime. L'uso di quel potere è rischioso, ma dovevo tentare. E ora, non mi resta che sconfiggerti una volta per tutte!"

"Sei pazzo? Sconfiggere il Supreme Cutting è impossibile! Solo Alexandros è mai riuscito a subirlo senza riportare danni rilevanti, e tu, che per poco non sei morto per l'effetto del mio colpo, ora pensi di poterlo contrastare? Sarai anche migliorato vertiginosamente, ma è umanamente impossibile che tu possa superare questo scoglio. Rassegna l'anima alle divinità, e muori serenamente!"

"Impossibile, dici? Eppure, ti ho dimostrato di possedere un potere immensamente superiore a quello del tuo Cutting, un potere che mi ha salvato da morte certa. E per batterti, ora lo utilizzerò per portare l'Excalibur oltre ogni limite, superando qualsiasi altra forza."

Con prudenza, riprese ad attingere al potere della Dunamis, nuovamente racchiuso dentro di lui, stavolta dirigendolo verso il braccio destro, quello in cui, più di ogni altro, l'Excalibur esprimeva il massimo potere distruttivo. Dunamis e Cosmo si fusero, mente Arthur generava nuovamente le Spiritual Blade. La Lama Sacra incominciò a brillare sinistramente, mentre assorbiva nuovamente la potenza delle lame di Cosmo, e il suo potere cresceva a dismisura. Senza interrompere del tutto del tutto il flusso della Dunamis, ma limitandolo e riducendolo gradualmente, Arthur temprava la sua lama col potere degli antichi Dei. Assunse nuovamente la sua posizione di guardia.

"Percepisco il grande potere che ora potenzia la tua Excalibur. Tuttavia, per quanto sia grande la tua energia, senza una tecnica adeguata sei comunque destinato alla disfatta. Prendi! Durlindana Supreme Cutting!"

Nuovamente, l'energia della Durlindana si propagò in ogni direzione, seminando distruzione. Arthur non si scompose, mantenendo la massima concentrazione. Sapeva che aveva una possibilità, e solo una.

Ormai l'energia del Supreme Cutting era prossima a colpirlo, quando abbassò la mano destra, quasi fosse un gesto di resa che fece gioire, per un attimo, il Bersesker. Ma poi, il braccio guantato d'oro saettò verso l'alto, liberando l'incredibile potere in esso racchiuso.

"Exacalibur Heavenly Cutting!"

L'energia dell'Excalibur si propagò dal basso, quasi strisciando a terra diretta in ogni direzione, fino a cozzare con l'energia del Supreme Cutting. I due colpi rimasero sospesi, in attesa di vedere quale delle due energie avrebbe avuto la meglio. Entrambi i guerrieri, nella massima concentrazione, erano tesissimi. Roland abbassò di scatto il braccio, conferendo al suo colpo la massima potenza. Il Supreme Cutting, spinto al massimo, premette con rinnovata forza sulla forza che lo aveva bloccato, che resisteva solo grazie alla Dunamis.

Ma era troppo per Arthur. I muscoli del braccio, tesi, erano sul punto di esplodere, mentre i capillari già cedevano, facendo scorrere corti rivoli di sangue sull'arto.

"Con questa mossa mi gioco tutto!" ruppe i sigilli imposti alla Dunamis, e i limiti che aveva imposto nel fondere l'energia atavica col proprio Cosmo. "Dunamis! Excalibur! Fondete i vostri poteri! Vai, Excalibur Heavenly Cutting!"Abbassando il braccio, Arthur lasciò fluire tutta la forza in lui racchiusa. L'Heavenly Cutting, come un fiume in piena rompe gli argini, respinse il Supreme Cutting, travolgendo ogni cosa col potere sprigionato. Tutto espose in un lampo di luce abbagliante.

La grotta fu illuminata a giorno. La luce dell'esplosione ne raggiunse ogni angolo, superando le luci, pur vivide, delle torce riflesse nei numerosi cristalli di quarzo che rischiaravano le tenebre sotterranee. Poi, la luce si spense. Per alcuni istanti, ogni uomo nella grotta fu cieco.

Arthur giaceva per terra, stravolto. Aveva permesso al potere della Dunamis di fluire in lui, un potere così enorme che il suo stesso corpo aveva risentito dei suoi tremendi effetti. Ferito, aveva faticato, una volta esplosa l'energia che aveva travolto il potere del rivale, a sigillare l'energia inesauribile che aveva dovuto usare per l'ultimo, estremo colpo segreto. Respirava a fatica.

Un rumore lo fece trasalire. Ronald, ancora in piedi, avanzava, la Bloodmail a pezzi su di lui, i capelli scoperti, il corpo ferito, martoriato. Ma vivo. Arthur aveva fallito. Lo sapeva, nel momento in cui vedeva la mano di Ronald sollevarsi nuovamente, per dare il colpo di grazia. Chiuse gli occhi. Alla fine, pur rischiando il tutto per tutto, aveva fallito. Sarebbe morto per mano del primo, potente avversario cui aveva incrociato il cammino. Sentì il corpo avvampare in un calore improvviso, forse il sangue che scorreva su di lui, mentre sentiva la mano di Roland calare. Gradualmente il dolore si attenuò. Se era questo, morire, non era poi male. Il dolore era cessato, i muscoli, la pelle, il corpo non protestavano più con mille appuntiti aghi di dolore puro.

Arthur si riscosse. No, non poteva essere la morte.

Alzò la testa. La mano di Roland, abbassatasi, sfiorava le scapole del Saint rivestite nel Cloth, emettendo il proprio Cosmo come una doccia calda, balsamica. Curativa. Ora che la sua vista era nuovamente a fuoco, Arthur poté guardare meglio l'avversario. Il viso di Roland era segnato dagli effetti delll'Heavenly Cutting L'occhio sinistro, trapassato dal colpo, era cieco. L'occhio destro vitreo, non era in migliori condizioni. Il corpo era un insieme di ferite, piccole o gravi. Il sangue fuoriusciva, il corpo era prossimo alla morte. Eppure, il Cosmo del Bersesker stava facendo la più improbabile delle cose: veniva usato per curare e rimettere in forze il Saint del Capricorno.

"Roland... Perché?"

"Uno come te...- sussurrò il Bersesker- Uno come te non deve assolutamente morire! Hai fronteggiato un nemico di gran lunga superiore, tenendogli testa. Hai assorbito i poteri dei tuoi predecessori facendoli tuoi. Hai portato al massimo l'Excalibur. E, infine, hai sconfitto il mio colpo supremo, mettendo a rischio la tua vita!" Cadde al suolo stravolto. Arthur, rialzatosi, lo afferrò al volo " Io combattevo per emulare le gesta degli eroi antichi, Arthur, perché volevo essere come loro e più grande di loro... La mia era vana vanità, ma tu...Tu sei un vero eroe, disposto a mettere a repentaglio te stesso e di perderti, per un ideale in cui credi, di cui sei convinto. Hai vinto.

L'eterna sfida tra Capricorno e Cerinea Doe, in corso dall'epoca dei miti, è finita, e il vincitore sei tu, Arthur, Gold Saint di Athena. Prendi!- aggiunse, toccando il braccio sinistro di Arthur con la mano destra- Durlindana diventa tua di diritto. Compi miracoli, con lei. Compi gesta degne della leggenda. E, se puoi, compile anche per me" Un flusso di energia si mosse tra le due braccia. Arthur sentì che la Spada invincibile ora albergava nel suo braccio sinistro, così come Excalibur era incarnata nel suo braccio destro.

Le due Spade erano finalmente sotto uno stesso padrone.

"Arthur, avvicinati... Ho un'ultima cosa da dirti, ma la voce mi manca...- il Gold Saint si chinò vicino alle labbra esangui del suo nobile rivale- Ares... Ares è..."

Una corrente gelida soffiava, rendendo inudibili le parole dette dal Warlord nel suo ultimo respiro.

Akousia della Gru correva, lungo le rocce appuntite di una selva di stalagmiti, che si ergevano nascondendo i nemici allo sguardo, ma non alla sensibilità del suo Cosmo sempre attento. Si muoveva con la grazia innata di una ballerina, saltando a zig zag tra le rocce, eludendo i tentativi di colpirla mentre ancora si muoveva ignara di agguati. Ma ogni Bersesker che cercava di coglierla di sorpresa cadeva, il corpo devastato dai suoi terribili calci.

Finora, l'unica cosa che la impensieriva era il destino del suo allievo, il suo Cosmo era esploso in una supernova, per poi affievolirsi. Al momento, lo percepiva solo come un tenue bagliore negli strati inferiori della coscienza! Solo il suo spirito, mediante il Cosmo, le permetteva di sapere che, se pur malconcio, il suo allievo era vivo. Nonostante il suo innato ottimismo e l'allegria che la distingueva, sentiva in se la morsa atroce di un sentimento cupo: la preoccupazione!

Tuttavia, ben più importante era correre in soccorso di lady Saori. La vita di Athena veniva prima di ogni cosa!

Akousia accelerò la propria corsa, sparendo nel buio. Non si accorse che, dietro di lei, la seguivano miriadi di luci fosforescenti.

La Saint della Gru aveva continuato a correre tra i cunicoli tortuosi della grande caverna, ma senza trovare più un minimo punto di riferimento che le permettesse di stabilire dove si trovasse rispetto alla grande fortezza. Indiscutibilmente, si era persa. Scosse la testa, lasciando fluire i capelli intrecciati. Era inconcepibile! Doveva assolutamente trovare in sentiero, un tunnel che la portasse nella direzione giusta. Si fermò, per decidere il da farsi. Il cuore le batteva forte, dopo una corsa così folle e prolungata. Cercò di ripercorrere, mentalmente, il suo cammino, cercando di stabilire che direzione potesse aver preso, e dove si trovasse rispetto la propria destinazione. Mentre ripensava alla strada fatta, le venne in mente un particolare che, nella concitazione della corsa, le era sfuggito! Erano passati alcuni minuti da quando aveva sconfitto l'ultimo avversario, dopodiché non aveva neanche percepito la presenza di un nemico.

Vivere in Africa, ai margini della più selvaggia natura, insegna. E Akousia aveva avuto un ottimo insegnante, suo padre, un principe africano che le aveva fatto imparare quanto la natura potesse essere terribile. Ma anche come sopravvivere. E una regola della natura è che non troverai mai predatori nel territorio di un predatore più forte. Quindi, nelle vicinanze, doveva trovarsi un avversario formidabile. Iniziò ad esplorare, con lo sguardo, la grotta, cercando degli indizi che le permettessero di intuire la natura e le intenzioni dell'individuo che le stava dando la caccia. Troppo tardi si accorse delle luci.

Verdi, lampeggianti, si accendevano e si spegnevano, avvicinandosi sempre di più. Un dettaglio insignificante, di cui lei, abituata a vivere all'aperto, non fece caso.

"Lucciole?!"

Tese la mano verso quelle che lei credeva innocui insetti, offrendo loro un punto d'appoggio. Ma il tocco con le luci che la circondavano non aveva niente di naturali. Pur apparendo simili in tutto e per tutto a uno sciame di lucciole, erano luci senza corpo, immateriali, di pura energia.

Erano il frutto di un potere derivato da un Cosmo sottile e potente.

"Dark Lights!"

I bagliori delle luci presero a intensificarsi, fino a creare esplosioni a catena, ognuna influenzata dall'altra, sempre più potenti!

Akousia cadde rovinosamente; era riuscita a proteggersi, in parte, in extremis, ma aveva riportato una serie di lividi e ferite. E intendeva farla pagare al suo aggressore.

"Sono felice di constatare che tu sei di origine africana- disse la voce dell'aggressore, avvicinandosi- così sarai colta dal giusto terrore nello scontrarti contro di me, Seraiph dell'Adze."

Akousia ricordò alcune paurose storie che si raccontavano, presso la tribù paterna, sugli Adze, demoni simili a lucciole, incarnazioni della malvagità di uno stregone ucciso. Simili a lucciole, erano caratterizzati da zampe munite di artigli e una bocca dotata di zanne acuminate, era un avido bevitore di sangue, che prediligeva i bambini.

"Ottimo, vedo che conosci il mio Totem- continuò Seraiph- allora sappi che non ti darò scampo."

La sua Bloodmail non era competa, quindi non poteva trattarsi i un Warlord. Consisteva in una corazza che proteggeva il petto, formata da due lastre ovali che si congiungevano al centro. L'elmo dentellato, era sormontato da due antene ripiegate all'indietro. I copri spalla erano triangolari, e da essi, sulla schiena, scendevano due corte ali da insetto. La cintura aveva due protezioni, davanti e dietro. Entrambe erano a forma di goccia, ma quella posteriore era più grande dell'altra. Alle gambe aveva due ginocchiere, che coprivano, con una lamina, anche una parte dello stinco, e una fascia metallica attorno al tallone, con protezioni sui malleoli. Attorno al corpo, dalla schiena, fuoriuscivano, come un ventaglio, sei zampette da insetto, che terminavano biforcandosi in quattro estremità, più spesse e arcuate, simili ad artigli di un gatto i di un uccello. L'uomo che indossava la rossa corazza era alto, emaciato, pallido. Gli occhi castani, grandi e rotondi, contornati da ciglia cortissime e solcati da rade sopracciglia, sembravano due palle di vetro. Le labbra, larghe e sottili, erano dischiuse in un sorriso malevolo e volgare. La mascella squadrata terminava in un doppio mento, con una fossetta centrale. I capelli neri, tirati all'indietro, davano un'impressione di sudiciume, e luccicavano al buio, come fossero unti di brillantina od olio.

"Per essere un Adza, non sei un granché minaccioso... E io che credevo di trovarmi di fronte a qualcuno di davvero pericoloso!"

"Sfacciata ragazzina! Osi mettere in dubbio il mio potere? Ti farò pentire della tua sfacciataggine"

I due iniziarono a studiarsi, ma fu Akousia a portare il primo attacco. Aveva fretta, doveva assolutamente capire la propria posizione, raggiungere la fortezza e scoprire la sorte di Ban. Non aveva tempo per protrarre troppo a lungo un combattimento, quindi, anche se imprudentemente, aveva attaccato con un calcio diretto alle ginocchia. In una serie di scambi di colpi, Akousia capì che l'impressione che l'avversario le dava, di essere tutt'altro che un rivale ostico, era sbagliata: veloce e nervoso, Seraiph, scattava ad ogni piccolo movimento, agendo con prontezza, evitando o parando i colpi della ragazza Saint. Akousia dovette anche impegnarsi per difendersi dagli attacchi che il Bersesker le lanciava contro. Decisamente, era un nemico superiore a quelli appena incontrati, e le avrebbe fatto perdere tempo. Cercando di trovare una breccia da sfruttare per spacciare il rivale, la giovane Saint fece una finta, lanciando un calcio diretto al ginocchio sinistro. Seraiph si pose di lato, mettendo in salvo la gamba, quando Akousia, con una mezza capriola, partì con il vero attacco, ponendo acrobaticamente il proprio tallone in una traiettoria a martello, dall'alto al basso, contro la testa di Seraiph. Il guerriero di Ares, però, alzò il braccio di scatto, facendo scontrare il tallone della giovane col proprio gomito, poi avanzò con una doppia spazzata laterale, costringendo la ragazza a una serie di capriole per indietreggiare.

Akousia si risollevò sui piedi. Così non andava. Finora, non era riuscita a trovare un punto debole nelle difese del nemico, né a prenderlo di sorpresa. Semplici attacchi non l'avrebbero portata da nessuna parte. Doveva assolutamente portare a segno un colpo segreto, concentrando il proprio Cosmo.

"Dark Light!" Seraiph doveva essere giunto alla stesa conclusione, e aveva scagliato nuovamente il proprio colpo segreto, generando piccoli globi luminosi, simili a lucciole che circondarono rapidamente Akousia. Per difendersi, la giovane cercò di sfuggire ai globi luminosi con una serie di salti e capriole, muovendosi con rapidità e grazia. Ma le luci continuavano a seguirla, aumentando di numero, più vivide e luminescenti che mai. Improvvisamente iniziarono ad esplodere, molto più violentemente di prima. Akousia fu circondata da quelle esplosioni fosforescenti, che poco illuminavano lì attorno. Ma talmente intense da nasconderla ala vista del nemico. La ragazza non si perse d'animo, e inizio a far vorticare le proprie gambe, sollevandosi nuovamente sulla braccia.

"Wirldwind Dance!"

Generando un turbine attorno a sé, riusci a creare una zona di vuoto d'aria che le permettesse di respingere l'energia delle esplosioni. Diradatesi le luci emesse da Seraiph, la ragazza si slanciò sulle mani, prendendo a vorticare contro il proprio avversario, simile a un elicottero in volo. Le lunghe gambe della Saint, raggiunsero il Bersesker, colpendolo più volte e scagliandolo lontano. Atterrata nuovamente sulle mani, con una capriola ritornò in posizione eretta. Ma non si faceva illusioni. Anche se i suoi colpi erano andati a segno, aveva chiaramente sentito l'avversario saltare per assecondarli, rendendo l'impatto più lieve e, senz'altro, non letale.

Infatti Seraiph si rialzò, rapidamente. Sul viso riportava i segni dei lividi dovuti ai colpi, ma non appariva assolutamente demoralizzato. Anzi, il suo ghigno malevolo si era ulteriormente allargato.

Sulla distesa rocciosa, Ban si stava riscuotendo. Debilitato dallo sforzo cui si era sottoposto combattendo contro Sabath, risvegliando e per la prima dominando il settimo senso, raggiungendo, anche se solo per qualche istante, un livello di potere superiore. Pensò a Seiya e agli altri suoi fratelli, che avevano vissuto una vicenda analoga. Sapeva che non era ancora alla loro altezza, ma aveva mosso i primi passi per dimostrare di non essere da meno.

Si rialzò, lentamente. Gli dolevano ancora i muscoli, sia per gli sforzi cui si era sottoposto, sia per i lividi e le ferite infertegli dal suo avversario. Si voltò verso la Rocca. Doveva percorrere ancora parecchia strada, ma sentiva che ce l'avrebbe fatta. In quel momento lo sentì. Un Cosmo familiare si stava espandendo, bruciando. Il Cosmo della maestra Akousia. Era quindi impegnata in combattimento. Non era l'unico Cosmo che percepiva, ne sentiva molti esplodere e spegnarsi. Immaginò ci fossero in atto tante piccole scaramucce con i Bersesker più deboli, sperando che nessun Saint avesse riportato la morte negli scontri. Ma il Cosmo della maestra lo preoccupava: se Akousia lo stava espandendo così, voleva dire he aveva trovato un avversario degno di lei.

Ban rimase qualche secondo fermo, a pensare, poi riprese a camminare, incespicando. Non poteva far altro che confidare nell'abilità della sua amata maestra.

In una radura di roccia, solcata dal vento, il corpo di Roland riposava, composto, dentro una buca scavata nella pietra. Una sepoltura degna di un eroe di altri tempi. Il vento aveva portato via le sue ultime parole, ma Arthur era riuscito a sentirle. Basito, il Gold Saint del Capricorno aveva ripreso la propria corsa, sentendo maggiormente la gravità della situazione.

Akousia aveva concentrato al massimo ogni oncia di potere, ma lo stesso aveva fatto Seraiph. Le luci spettrali scintillavano attorno al Bersesker, come uno sciame di lucciole. Il ghigno del rivale no presagiva niente di buono.

"Mocciosa, sei stata abile, lo ammetto... Ma ora mi hai fatto incazzare sul serio! I giochi finiscono ora! Demon Firefly!"

Le lucette che aleggiavano intorno al seguace di Ares si concentrarono sul palmo della mano destra, aperta. Seraiph spinse il globo informe, luminescente ma che non lasciava luce attorno a sé, sprigionando il proprio potere. La luce iniziò a pulsare, per poi esplodere silenziosamente. Il bagliore fluorescente accecò Akousia, investendola con un'ondata di energia gelida. Fredde erano le onde d'urto generate dalla silenziosa esplosione, ma nessuna di esse era così violenta da poter essere definita un colpo letale. Improvvisamente, le esplosioni cessarono. Akousia si sentì risucchiare. Dopo le esplosioni, il colpo aveva generato una potente implosione, mentre il globo di luce informe andava riformandosi attorno al pugno, ora chiuso, di Seraiph. I Bersesker scagliò il colpo, colpendo la ragazza sulla tempia sinistra. Travolta dall'impeto delle esplosioni, dall'implosione e dal colpo, Akuosia non riuscì a reagire in alcun modo. Cade rovinosamente a terra.

Una risata crudele usci dalle labbra di Seraiph. Il suo colpo più tremendo aveva travolto l'avversario, ed era certo che la ragazza fosse, ormai, spacciata.

"Voltati, il combattimento non è ancora finito."

La risata morì tra le labbra del Bersesker. Akousia, se pur a fatica, si stava rialzando.

"Maledetta sgualdrina, come puoi essere sopravvissuta al mio pugno? Nessuno prima d'ora era sopravvissuto al Demon Firefly!"

"Ammetto che me la sono vista brutta. La tua tecnica consiste del irradiare di energia le molecole attorno a te e manipolarle. In questo modo riesci a ottenere diversi effetti, il più potente dei quali è senz'altro il colpo con cui credevi di avermi fatto fuori..."

"Aver capito la mia tecnica non vuol certo dire che tu ne sia immune, o che tu sia in grado di sconfiggermi... Tuttavia, ero certo di averti colpita in pieno. Come puoi essere ancora viva?"

"Perché, all'ultimo minuto, ho eseguito una contorsione col corpo e la gamba. Tra la mia testa e il tuo pugno, ho sovrapposto una delle ali della Gru.-l'ala sinistra, agganciata al gambale, era incrinata- Il mio Cloth ha assorbito l'impatto, salvandomi la vita. E ora, tocca a me attaccare! Preparati! Kenbu Shosenkyaku!"

Lanciandosi contro l'avversario, Akousia attaccò con una serie di calci lanciati a una velocità superiore a quella del suono. I talloni, resi temibili dai corti tacchi a spillo, il femore, la punta del piede, a questa velocità, diventavano letali quanto proiettili di una mitragliatrice. Le ali metalliche del Cloth, saldate sulle ginocchiere, diventavano lame omicide contro l'avversario. Fu Seraiph a cadere, stavolta, il sangue che scorreva sul suo corpo.

Akousia si fermò, poggiando le mani sulle ginocchia, il fiato corto sotto la maschera inespressiva.

"Niente male, la tua tecnica di calci, ma ancora insufficiente per uno come me..." Seraiph si era rialzato. La Blodmail era ora pesantemente danneggiata, e le ferite erano più consistenti. L'espressione di disprezzo era scomparsa dagli occhi, mentre il sorriso, beffardo e volgare, si era spento.

"Una cosa non capisco... Tu sei chiaramente africana, e combatti col capoeira... Eppure, il tuo ultimo attacco sembrava frutto delle arti marziali cinesi. Pratichi arti marziali miste?"

"Molti Saint combinano diversi tipi di stil di combattimento tra loro, per rimediare alle pecche di un singolo stile. Ma per me, la cosa è diversa: io sono nata in Africa, da padre africano che mi ha educato e insegnato le tradizioni della sua terra, non ultimo il capoeira... Ma mia madre non era Africana!" Akousia sparì, riapparendo vicino al Bersesker, che sussultò. "Mia madre è una delle ultime discendenti del popolo del Jamir! Kenbu Shosenkyaku!"

"Demon Firefly!"

I due scontrarono le rispettive tecniche. Ma ora, Akousia si stava servendo del potere psichico, tanto comune nella popolazione della madre, per proteggersi dalle esplosione, anche se solo in parte. I calci della Saint, colpendoli, riuscivano a disperdere i corpuscoli luminosi generati dal Cosmo di Seraiph. I due rivali rimasero in piedi, l'uno di fronte all'altra.

"Quindi, ecco come sei riuscita a respingere i miei colpi: usando il potere psichico. Tuttavia, non hai tecniche abbastanza potenti per sovrastare il mio potere. Vincerà chi resisterà più a lungo. Demon Firefly!"

Di nuovo, Akousia si difese col Kembu Shosenkyaku. La situazione era di stallo.

Cosa accade quando due guerrieri, dotati di poteri eguali si scontrano? Il duello può andare avanti all'infinito, fino a quando uno dei due cede, o muoiono entrambi. È un duello che può durare, nel caso di un Saint, cento, o anche mille giorni!

Akousia lo sapeva, e non poteva permettersi un tale ritardo.

Una situazione disperata richiede una soluzione altrettanto disperata. Le spalle al muro, la Saint della Gru decise di giocarsi il tutto e per tutto!

All'ennesimo scontro tra le tecniche, Akousia si proiettò in avanti, afferrando le braccia ai polsi.

"Cosa? Ma il Capoeira non permette l'uso delle mani..."

"Scemo!!! Ti ho detto, prima, che i Saint usano più stili per sopperire ai difetti delle tecniche. Ora assaggerai la mia tecnica migliore. Dangerous Flyning Dance!"

Sollevando l'avversario, Akousia lo fece vorticare attorno a sé, saltando di circa quindici metri. Quindi lanciò Seraiph verso l'alto, mentre il suo corpo cominciava la discesa. Atterrata sui piedi, lasciò che la forza della caduta si accumulasse sulle gambe, per poi spiccare un salto verso il corpo, in caduta libera, di Seraiph. Akousia sembrava volare, il corpo che ruotava su se stesso, veloce come un proiettile, i pugni tesi sopra la testa. L'impatto fu devastante. La Bloodmail, sottoposto all'urto e alla forza penetrativa simile a quella di una trivella, cadde rapidamente a pezzi.

"Maledetta puttanella- imprecò Seraiph- hai distrutto la mia corazza, ma la tua forza non ti basta per uccidermi.... Quando saremo nuovamente a terra, ti finirò, facendoti soffrire immensamente, finché non griderai per ottenere pietà!"

"Chi ti dice che io abbia già finito? Quella che hai subito è solo una parte del mio attacco. Prendi ora la seconda parte! Dengerous Falling Dance!"

Roteando su se stessa, Akousia, colpì ripetutamente l'avversario. Un colpo raggiunse Seraiph al mento, fratturandolo. Un altro un fianco, fratturando le costole e la cassa toracica. Un altro ancora colpì tra la spalla destra e il collo, rompendo le ossa e scagliando rovinosamente il Bersesker al suolo. Akousia atterrò con grazia, quasi fosse stato un semplice esercizio atletico o una danza.

"M-maledetta! Pensavo che una donna sarebbe stata una preda facile invece...Le donne Saint sono davvero terribili!" I grandi occhi si rovesciarono all'indietro, mentre Seraiph, ormai spacciato, spirò.

"Non sono le donne Saint ad essere terribili- disse sottovoce, Akousia- è solo la stupidità degli uomini a ritenere le donne deboli o inferiori e a far si che donne forti possano vincere ogni nemico. E tu, purtroppo, lo hai imparato a tue spese, e troppo tardi, Seraiph- incespicò, mentre cercava di riprendere il camino: lo scontro l'aveva debilitata- In una prossima vita, spero potrai ricordare questa lezione!"

Barcollando, ma ignorando il dolore, la Saint della Gru riprese la sua corsa.