Athena

"Pegasus, Kenseiken!!!"

Il Kenseiken di Seiya liberò tutta la sua forza, amplificato dal cosmo di Ares, che ne aumentava esponenzialmente l'efficacia.

Il pugno esplose, generando una luce intensissima, bianca, cento volte più potente di quella emessa dal ragazzo quando aveva sferrato quel colpo contro Alexandros.

Un'energia avvolgente.

Un pugno che non colpiva.

Quale che fosse il segreto di quella tecnica stupefacente, una cosa era certa.

Né Ares, né i Saint potevano vedere i colpi di Seiya!

Shiryu, Shun, Hyoga e Ikki se ne erano resi conto quando avevano visto il loro compagno affrontare Alexandros, e vincerlo con quella tecnica.

Il colpo giungeva, senza dubbio.

Ma nessuno di loro aveva capito come, o in cosa consistesse il pugno supremo del Saint di Pegasus.

Per questo, il Kenseiken era un colpo segreto assoluto: nonostante lo avessero già visto una volta, non erano in grado di contrastarlo, se non opponendo un potere maggiore.

Così come accadeva con i Warlord più potenti.

Così come accadeva contro Alexandros.

Ma quale potere potevano opporre i quattro eroi, di fronte al colpo che aveva sconfitto un uomo che li aveva sconfitti, tutti insieme?

La luce emessa dal colpo li avvolse, così come la rassegnazione.

Ares rideva.

Il volto contorto, non esprimeva gioia, ma solo una cieca follia.

Aveva ricevuto un compito: sconfiggere Athena!

Per questo era stato liberato.

Aveva impegnato tutte le sue forze.

E, sempre, i suoi sforzi erano stati respinti.

Poi, Athena era tornata dal luogo in cui si era confinata, dopo la sconfitta di Hades.

Aveva atteso il momento propizio, e finalmente aveva avuto ragione della Dea.

Ma i Saint...

Si erano dimostrati una vera spina nel fianco.

Avevano eliminato tutte le sue armate. I suoi Bersesker. I Warlord, e persino Alexandros, il Warmaster su cui aveva fatto più affidamento.

Una parte di lui rimpiangeva le perdite subite.

Una parte di lui, sembrava opporsi a quella strage senza senso.

Ma questi pensieri venivano soffocati da un ronzio, da una folle risata priva di gioia e da un pensiero.

"Cosa importa? Anche se tutti i miei seguaci son caduti, ho vinto! E ora dispongo di un nuovo Warmaster, il più potente in assoluto. E godo pensando che, di nuovo, è un Saint di Athena che ti ha abiurato, sorella!"

Ma, nella sua mente un'immagine si faceva strada nel Dio, subito soffocata da una fitta dolorosa al cranio.

Lui , Ares, che avanzava alla testa delle sue armate. I Bersesker che si erano elevati, tutti, al rango di Warlord. Un esercito imbattibile, che si scontrava contro i Saint, decimandoli senza sforzo.

Una vittoria totale, definitiva.

Perché il potere di un Dio è grande se il potere dei suoi seguaci è grande.

Questa vittoria, aveva un altro sapore.

Eppure, Ares si sentiva disposto ad accettarla.

A lasciarsi alle spalle l'onore del guerriero, l'orgoglio, per ottenere una vittoria insoddisfacente.

Anche aver lasciato che Seiya lanciasse il suo colpo, sostituendosi a lui, suprema divinità della guerra, gli lasciava un sapore amaro.

Eppure, non aveva potuto fare altro. Ogni ambizione, ogni pensiero del Dio erano soggiogate da un comando perentorio: vincere!

E la folle risata del Dio soffocava ogni cosa.

La luce si diradò.

Ares rideva ancora, sguaiatamente.

Ma la risata gli venne meno.

I quattro paladini di Athena, che avevanno cercato di contrastarlo poco prima erano ancora in piedi.

E, dalle espressioni nei loro volti, erano stupiti di ciò!

E il loro stupore sembrò aumentare.

Frammenti di metallo, leggere, simili a pulviscolo, circondarono il Dio, provenendo dalle sue spalle.

Ares si voltò.

Seiya, avvolto nella Bloodmail, si era girato, il pugno teso verso la Rete della Vergogna.

Le maglie metalliche della Rete erano in frantumi.

Seiya aveva lanciato, sì, il suo colpo mortale. Ma lo aveva rivolto sull'artefatto divino che teneva prigioniera Athena. Aveva usato il Kenseiken e l'energia di Ares.

Non solo aveva sciolto il sigillo, ma aveva distrutto completamente la Rete.

"Com'è possibile? Come puoi aver resistito al mio potere! L'energia che infondo nel Warmaster mi permette di averne un totale controllo. Nessun Warmaster può disobbedirmi, o rivolgere il pugno su di me. Ma tu... Seiya, tu ti sei rivoltato, usando il mio potere per nuocermi."

La Bloodmail di Pegasus incominciò a schiarirsi, tornando ad essere il candido Cloth screziato d'oro. Lentamente, la parte sinistra si polverizzò, dopodiché anche la parte destra della corazza, che prima era intatta, si ridusse in polvere.

Stremato, Seiya cadde a terra, esanime.

"Seiya!" urlarono i suoi quattro fratellastri.

Ignorando il Dio della Guerra, si slanciarono al soccorso del ragazzo caduto, la preoccupazione negli occhi, e nel cuore.

"Dove credete di andare? Fuori dai piedi!"

Ares alzò l'Azza, sprigionando la piena potenza del suo potere.

I quattro vennero atterrati.

Il dio li ignorò, procedendo lentamente, solennemente, verso l'unico uomo che non era riuscito a soggiogare.

"Per millenni, quando decidevo di soggiogare un uomo per renderlo Warmaster, il mio strumento, la mia arma vivente, la sua volontà mutava, divenendo un riflesso della mia. Solo tu, moscerino, sei riuscito a respingermi, a rifiutarmi. Un tale affronto, questa tua sfida al mio potere divino, non sarà impunito, Saint di Pegasus! Muori!"

Il Dio impugnò l'Azza con entrambe le mani sollevandola sopra la testa e calandola verso il cranio, indifeso del giovane eroe.

La lama dell'ascia rimbalzò su una protezione invisibile.

"Cosa?- disse il dio, sorpreso; Ares poi socchiuse gli occhi, guardando oltre il corpo di Seiya- Athena!"

In mezzo al fumo che era ancora sollevato dalla conflagrazione causata dal Kenseiken sulla Rete, La sagoma di una fanciulla si fece largo.

Il vestito candido, sporco ormai dalla polvere, il viso bellissimo, serio e solenne, i capelli, lunghi fino alle spalle.

Athena. Saori Kido.

Libera.

"Ares, non ti permetterò di levare le tue armi sui miei Saint. Hai perso, fratello, rassegnati ala disfatta."

"Rassegnarmi? Perché dovrei? Questo conflitto può terminare solo in un modo, sorella: io contro di te! E, al momento, tu sei qui, inerme e disarmata, di fronte a me."

"A questo... C'è rimedio.."

Seiya, stremato, si sollevò, portando la mano sinistra ala cintura, e poi porgendo un oggetto minuto alla Dea.

"Athena.... ecco... il tuo Cloth." la piccola statua, che raffigurava l'Athena di Fidia, cadde alle mani del giovane esausto.

"Seiya! Hai portato il mio Cloth fin qui, come facesti nell'Ade.

Ti ringrazio, Seiya" disse la Dea commossa espandendo il suo Cosmo, fin a riempire l'enorme grotta.

"Questo Cosmo enorme..."

"Così caldo e gentile, che sia.."

"Sì! È il Cosmo di Athena!"

La Dea, espandendo la sua volontà, toccò i cuori dei Saint rimasti all'esterno della Fortezza.

L'energia benevola di quel cosmo rinfrancò i cuori, alleviò ferite e dolori.

Spirito Quieto, ancora in catalessi si risveglio, il viso granitico sciolto in un sorriso.

Persino i Mariner, toccati dalla forza gentile di Athena, ne trassero beneficio.

"Athena è salva!"

"Grazie, miei coraggiosi Saint.

Per il vostro coraggio.

Per la vostra abnegazione.

Adesso, riposatevi, e lasciate che sia io, a proteggervi e a porre fine a questa guerra!"

La statuetta brillò, crescendo e assumendo la sua vera forma.

Si separò, andando a vestire la sua padrona.

La corazza, simile a un abito femminile ornato di numerosi fregi, ricoprì totalmente il lacero vestito della dea.

Alla mano destra, lo Scettro di Nike, dorato, splendente.

Alla mano sinistra, tenuto sul bordo, l'ampio Scudo di Dike, sulla cui superficie apparivano numerose, profonde crepe.

Sulla testa, infranto, l'elmo, che circondava totalmente il capo, pretendendosi ai lati del viso con due placche che coprivano le guance, con una placca sulla fronte che si estendeva a l'esterno e una cresta che si sollevava all'apice dell'elmo, andando in avanti per fermarsi con un'estremità spuntata, piatta, mentre indietro si assottigliava fino a formare una punta acuminata; il tutto dava alla cresta una forma simile a quella della lama di un'ascia.

I copri spalla, seguivano il contorno rotondo della spalla per scegliere a coprire l'avambraccio, con una placa ulteriore sottostante.

Le braccia erano protette da bracciali cilindrici, che si allargavano verso l'esterno all'altezza del gomito, e dotati di copri bicipiti.

Anche le gambe, seppur nascoste erano difese da schinieri modellati come stivali di giallo metallo.

Le lunghe ali contornavano la schiena della Dea, come un manto di divinità

Athena si ergeva, nella sua corazza, solenne e fiera.

"Sorella, ma cosa è successo alla tua corazza. Pensi davvero di poterti confrontare con me, con l'elmo e lo scudo in quelle condizioni?"

"Una conseguenza di un mio incontro con Cronos. Di certo, sarebbe svantaggioso combattere in tali circostanze, ma a questo si può porre rimedio!"

Athena si morse il labbro, facendo scaturire alcune gocce di sangue.

Portò la mano sinistra alle labbra, prendendo le gocce di sangue tra le dita, e poi posò la mano su una pietra del pilastro a cui era stata avvinta dalla Rete della Vergogna.

Era un masso perfettamente cubico, squadrato, largo quanto il pilastro stesso, mentre gli altri massi, che formavano, sopra e sotto, il pilastro, erano di dimensioni molto inferiori.

La grande roccia, a contatto col sacro Ichor di Athena, rosso con riflessi azzurrini, brillò di luce rossa, luce che avvolse Athena, mutando il colore nel giallo dorato.

In pochi attimi, l'elmo e lo scudo vennero sanati dalle crepe, tornando perfetti e immacolati.

Ares sussultò di sorpresa.

"Fratello, credevi che, stando a stretto contatto con questa roccia, non ne avrei capito la reale natura.

Hai forse dimenticato che io sono anche la Dea della Sapienza?

Pensavi davvero che non avrei capito di cosa si trattava?

Ciò che ti ha permesso di creare questo regno sotterraneo.

Ciò che ti ha permesso di generare le Bloodmail.

Ciò che ti permette di possedere parzialmente un umano, trasformandolo nel tuo strumento.

Il tuo tesoro.

La Philosofer Stone originaria!"

L'alchimia è una delle antiche scienze studiate dall'uomo.

Essa consiste nello studio della materia, per cambiare le caratteristiche della materia.

Tramite questa pratica ormai perduta, sostituita dalla scienza, dalla chimica, dalla metallurgia.

Ma un tempi, gli alchimisti erano considerati come i massimi esponenti della saggezza, detentori di un potere quasi magico.

Alla base di quel potere, un antichissimo artefatto.

In grado di trasmutare la materia senza alcuna difficoltà.

In grado di allungare all'infinito la vita di un essere umano.

La Philosofer Stone.

Lo scopo degli alchimisti è ricreare artificialmente questo antico artefatto, andato perduto dall'epoca del mito.

Ma ben pochi sono riusciti nell'intento e le loro Stones si consumavano se sottoposte a sforzi eccessivi.

Solo una pietra durava in eterno, senza perdere efficacia. La Philosofer Stones originale.

"Così hai scoperto il mio segreto. Sappi che nostro padre mi ha concesso la proprietà di quel potente artefatto, Athena, purché la custodissi e giurassi con la più vincolante delle formule di non usarla mai per uccidere un Dio. Anche adesso, non l'ho usata come arma, ma ti ho solo fatto subire gli effetti collaterali del suo utilizzo. Altrimenti, saresti morta sul colpo!"

"Però l'hai usata per creare le Bloodmail a immagine della tua, e per modificare un essere umano in modo da manipolarlo, trasferendovi il tuo Cosmo! Le hai create per dare vita al tuo esercito, Ares!"

"Certo! Che male c'era? Non potevo essere da meno di te, sorella. Non potevo permettere a te, Dea della Guerra, di soppiantare me, il Dio della Guerra!"

Millenni addietro.

L'epoca del mito, di cui nessun mortale ha mai memoria.

L'epoca delle leggende, quando ancora gli dei scendevano tra i mortali, e gli eroi calcavano la terra, compiendo gesta entrate nella leggenda.

Il monte Olimpo, sede del potere degli Dei.

Quel giorno, Zeus teneva una corte alta.

La maggior parte degli Dei olimpici era riunita in attesa.

Il re dell'Olimpo aspettava una visita.

All'improvviso arrivarono. Un gruppo di individui, a cavallo di destrieri formidabili.

Alla loro testa, su un destriero dotato di otto zampe, un essere unico.

Tutti erano vestiti con pelli, e lunghi mantelli impellicciati, come se dovessero affrontare un lungo inverno.

L'uomo, se così lo si poteva chiamare, scese dal destriero, imitato da tutti i suoi compagni.

Si avvicinò, lasciandosi indietro il seguito.

Zeus, a sua volta, si stacco dalla corte degli olimpici. Entrambi avevano la mano destra tesa, il volto illuminato da un sorriso sincero.

Come fratelli, Zeus e l'ospite si abbracciarono stringendosi le mani.

"Zeus, amico, quanto tempo!"

"Troppo, Odino. Benvenuto sull'Olimpo!"

Poco dopo, alla stanza del trono era stato allestito un banchetto. Un secondo trono, sontuoso come quello che il Re dell'Olimpo, affiancava quello di Zeus. I due re divini erano seduti, fianco a fianco, parlando amichevolmente e bevendo Ambrosia mista a vino o a una bevanda che Odino aveva portato dalla sua corte, l'idromele.

Ares era seduto poco lontano dalle due divinità, e le sentiva discorrere.

Per lo più parlavano delle imprese degli eroi delle rispettive terre.

Zeus era molto orgoglioso: poteva vantare di esser padre di molti di quei mortali prodigiosi.

Ares storceva il naso, a sentir tessere le lodi di individui destinati, un giorno, a morire.

Improvvisamente il discorso tra i due cambiò, attirando l'attenzione del Dio della Guerra.

"Dimmi Zeus- esordì Odino, con voce più pacata- cosa stai facendo in previsione del..."

Zeus gli indirizzò uno sguardo allarmato, indicando con gli occhi Ares e altre due o tre divinità, di entrambe le fazioni, che evidentemente si erano accorti del tono diverso con cui il dio Nordico aveva parlato al Re dell'Olimpo.

Odino cambiò discorso.

"Hai avuto notizie di Rha? Sono ormai secoli che non lo vedo."

"Già, d'altronde, sono secoli che non riusciamo ad incontrarci tutti e tre. Comunque, i miei fedeli e i suoi sono sempre in stretto contatto, e i nostri popoli hanno scambi commerciali."

"Mi piacerebbe andarlo a trovare, ma la sua casa, in mezzo a quell'ammasso di sabbia... Troppo caldo per i miei gusti. Mia signora Hera! Splendida come sempre!"

L'altezzosa regina di Zeus si era alzata dal suo posto, avvicinandosi al marito. Si era intrattenuta con le dee olimpiche visto che la delegazione norena era composta di soli uomini.

"Ti ringrazio, mi sire Odino. Volevo chiederti come sta la dolce Frigg."

"Mia moglie sta bene, e ti invia i suoi saluti, sperando che andrai a trovarla, un giorno."

"Lo farò con piacere!"

Altezzosa, la regina dell'Olimpo si allontanò, tornando al suo posto.

"Non glielo hai detto, vero, Zeus?"

Il re degli olimpici sembrava seriamente in imbarazzo.

"Perché non glielo hai detto? È tua moglie! Io l'ho detto a Frigg, e lei ..."

Le parole del dio noreno furono interrotte dal rumore assordante delle porte della sala, che venivano aperte furiosamente.

Avanzava, vestita di una leggera veste immacolata, una fanciulla. I lunghi capelli, castano dorati le incorniciavano il viso, fiero, altero, ma bellissimo, su cui splendevano due occhi grigio verdi impressionanti, fieri e visibilmente in collera. Il corpo della fanciulla era armonioso e seducente, soltanto la dea Afrodite, tra le presenti, possedeva una maggiore grazia e bellezza.

Alta, flessuosa, ben fatta, la creatura si avvicinava, attirando l'attenzione di tutti.

"Padre!" urlò avvicinandosi al trono.

"Athena, è questo il modo di presentarti? Soprattutto in presenza di ospiti illustri!"

La dea si fermò, accigliata. Si produsse poi in un inchino talmente aggraziato da accattivarsi l'ammirazione di tutti gli dei nordici.

"Chiedo scusa al potente ospite di mio padre, il grande Odino, per la mia entrata così poco appropriata all'occasione. Tuttavia padre, vorrei che tu mi ascoltassi, anche per chiedere l'opinione alla saggezza leggendaria del tuo illustre ospite."

"Va bene figliola."

Odino si stupì. Conosceva abbastanza Zeus da saperlo intollerante ad ogni atto che ne sminuisse l'autorità, eppure, non si era infuriato, al comportamento della giovane dea. Lo guardò in viso. Lo sguardo del re dell'Olimpo era verso la figlia. Uno sguardo pieno d'amore, non l'amore lussurioso, bramoso, che Zeus praticava tanto spesso. Ma un affetto sincero.

"Padre, per l'ennesima volta, tuo fratello, Poseidon, ha radunato degli eserciti per attaccare l'Attica, mia di diritto. E ho saputo che intende estendere il suo dominio anche sulle terre emerse!"

"Poseidon è un idealista. Vuole che tutti i regni siano come la sua Atlantide, figliola."

"Idealista? Direi piuttosto avido! Si è già scagliato all'attacco di alcun coste, trucidandone gli abitanti e occupandole. Vuole trasformare le terre emerse in un unico regno, di cui lui sarà sovrano."

"E cosa ci sarebbe, di male? Gli uomini trarrebbero giovamento dal governo di uno di noi, non credi? Tu e i tuoi fratelli avete troppi incarichi qui sull'Olimpo, per potervi preoccupare delle terre che vi ho affidato. Lasciate che Poseidon regni sulle terre, sono certo che non ottenebrerà il vostro culto."

"Padre, non è questo il punto! Lasciare che gli umani stiano al giogo di un tirano immortale, impedirà loro di maturare, di evolversi. Noi Dei dobbiamo guidarli, non dominarli!"

"Figliola, lasciai a loro stessi, gli umani non faranno altro che farsi guerra tra di loro. Sono avidi, affamati di ricchezza e potere. Invidiosi. Lasciato alle loro mani, questo bel pianeta rischia di venire corrotto e rovinato."

"Ti sbagli padre! Inoltre, so che non è solo Poseidon a desiderare la conquista del mondo, ma anche Hades."

Zeus fece un sorrisetto.

"Non mi meraviglia, Hades è un Dio avido, e il regno dell'aldilà non gli basta. Cosa vorresti, figliola? Che muovessi guerra ai miei fratelli per proteggere l'umanità? Ebbene, non lo farò! Ciò che possono fare Poseidon o Hades non è mai peggio di ciò che l'umanità farebbe a se stessa!"

"Temevo mi avresti risposto così, padre. Se non interverrai tu, interverrò io!"

"Cosa intendi dire?"

"Io sono la Dea della Guerra. Scenderò tra gli umani e radunerò i più valorosi, coloro che dentro di sé hanno una parvenza di divinità, e formerò un esercito. Già alcuni eroi si sono schierati con me, e altri ne verranno, ne sono sicura."

"E come intendi armarli sorella?- intervenne Ares- un esercito ha bisogno di armi per combattere, come intendi procuratele?"

"I miei paladini non avranno bisogno di armi: useranno il loro corpo come un'arma potente! Solo pochi di loro potranno usare armi vere e proprie, ma la tutti dovranno poter contare sulla forza del proprio braccio!"

"Vedo che sei molto decisa, figlia mia.

Allora, va, e dimostrami che l'umanità ha una speranza di sopravvivere.

Da oggi fino alla fine dei tempi, Athena, tu sarai la protettrice del genere umano! Ed esso sarà la tua responsabilità!"

"Grazie, padre. Col tuo permesso, scenderò sulla terra! Intendo recarmi dagli alchimisti di Mu."

Con passo solenne, ma deciso, la Dea della Guerra uscì dal salone.

"Accidenti, che ragazza!" commentò un dio noreno, seduto vicino ad Ares, che aveva chiacchierato a lungo con Hermes.

"Già." commentò Ares guardandolo. Era un dio alto e muscoloso, ma non appariva impacciato, non come lo si aspetterebbe da un energumeno. Sembrava la tipica persona che ti aspetti di trovare in una locanda, pronta a bere e a lanciarsi in una risa solo per il gusto di menar le mani. Ma il viso aveva un'espressione sobria, fiera, con la barba e i baffi corti accuratamente rasati.

Cosa strana, il braccio destro era monco, come tagliato di netto.

Era stato presentato, ricordò Ares, come Tyr, Dio della Guerra del Nord.

"Beh- commentò Tyr- quella ragazza potrebbe anche farcela. Non è una cattiva idea, un esercito di umani dotati di capacità sovrumane. Dovrò parlarne col sire Odino, una simile armata sarebbe molto utile durante il Ragnarock!"

In seguito, i due dei della Guerra passarono la serata a parlare del Ragnarock, una specie di guerra senza quartiere tra gli dei nordici e i demoni loro avversari.

Da allora, Athena fondò i Saint.

Gli alchimisti di Mu, forti di Philosofer Stones create artificialmente, fabbricarono i Cloth, basandosi sul modello della Kamui di Athena.

I Saint respinsero Poseidon, facendosi valere contro i mostri e demoni.

Ares si presentò al cospetto di Zeus.

"Padre, vengo a chiederti il permesso di scendere sulla terra. Intendo creare un mio personale esercito, ancora più potente di quello di Athena."

"Figlio mio, la tua gelosia nei confronti di tua sorella è infantile ed inutile. I Saint sono un raggio di speranza per il futuro degli uomini, un modello di virtù."

"Padre, io sono il dio della Guerra. Ma istituendo questo suo esercito, radunando i suoi Saint, Athena sta stravolgendo l'equilibrio che deve esserci tra me e lei. E ciò non deve accadere.

Per questo voglio formare un esercito ancora più potente che possa servire gli Dei, e non l'umanità."

"Figliolo, ti vedo deciso. Tuttavia, come pensi di procurare corazze degne del tuo esercito? Gli alchimisti di Mu, lo sai, sono alleati di Athena, e no si presteranno a lavorare per te"

Ares abbasso lo sguardo, furioso per non averci pensato.

Zeus sorrise.

"Ares, voglio farti un dono, ma per averlo dovrai fare un giuramento solenne, nella forma più vincolante possibile. Ciò che ti darò ti aiuterà a costituire il tuo esercito, ma non dovrà mai essere usato come arma, soprattutto contro gli Dei."

Ares giurò.

"Ecco, Ares, la Philosofer Stone originaria. Senza limiti. Con questa potrai produrre armature a sufficienza per i tuoi seguaci, e non avranno niente da invidiare ai Cloth. Da ora in poi, ne sarai il custode!"

Era attuale.

Athena è in piedi, di fronte al fratello.

"Athena, la nostra disputa dura da tempi immemorabili. Che si concluda qui, e adesso!"

Ares Afferrò l'Azza di Kratos con entrambe le mani, brandendola.

"Fratello, mi costringi a scendere in campo. Per quanto non vorrei, non mi tirerò indietro!"

Saori afferrò saldamente lo Scettro di Nike, e alzò lo Scudo di Dike.

In precedenza, per alzarlo aveva dovuto afferrare saldamente.

Ma questa volta, Athena si limitò ad alzare il braccio sinistro. Lo scudo seguì i movimenti del braccio, il centro che seguiva, passo passo, ogni movimento del dorso della mano.

"Ares, sono pronta!"

Il Dio, furente, si scagliò contro la sorella, l'ascia dell'Azza cozzò contro lo scudo dorato.

L'impatto era violentissimo, ma lo scudo, ora sorretto dalla volontà indomabile della Dea, resse il colpo.

Saori alzò lo scettro, descrivendo con esso un ampio arco obliquo, ma Ares fu lesto ad alzare lo Scudo di Bia.

I due continuarono a scambiarsi colpi, alternando i fendenti alle stoccate, parando ora con gli scudi, ora con le aste delle loro armi.

Athena, stavolta rinfrancata sia dal riposo di pochi giorni prima, sia dall'effetto della Philosofer Stone, che, oltre a riparare il suo Cloth, le aveva curato le ferite e restituito le forze, riusciva perfettamente a tenere testa al dio.

Ares basava il suo modo di combattere sulla forza fisica preponderante. Ogni suo colpo era vibrato con forza e violenza estreme.

Athena invece, esibiva una discreta conoscenza della lotta col bastone. Cresciuta con l'anziano Mitsimasa Kkido, che l'aveva allevata come una nipote, aveva ricevuto un'educazione molto raffinata, ma il nonno, durante l'adolescenza, aveva voluto che si cimentasse anche nelle arti marziali.

Saori non aveva avuto l'addestramento duro dei ragazzi che conquistano il Cloth dei Saint, ma qualche conoscenza su come difendersi.

Col risvegliarsi progressivo dello spirito di Athena, Saori aveva ricordato come combattere. L'abilità di Athena si faceva riconoscere..

La giovane parava i colpi poderosi dell'Azza col bastone, deviando lateralmente l'arma del fratello per poi passare all'attacco, allungando l'estremità dove c'era l'emblema di Nike, usandola per colpire come una lama.

Ares, tuttavia, non era meno abile nel difendersi.

Le due divinità si scontrarono così per diversi minuti.

Nonostante il loro modo di combattere sembrasse anche pedestre, i loro colpi erano così violenti da provocare crepe sulle pareti.

Diverse parti del soffitto cadevano disintegrate dl potere liberato dai due dei incarnati.

Ares si allontanò, studiando l'avversaria.

Athena portò avanti lo scudo, tenendo lo Scettro d'Oro con entrambe le mani, pronta a colpire.

I due avversari si muovevano, descrivendo un cerchio, ognuno concentrato sull'altro.

"Athena, hai recuperato tutta la tua abilità e il tuo potere.

Ma sarai ancora in grado di sostenere la mia furia?

Endless Word War!"

Ares abbassò l'Azza, liberando il proprio distruttivo potere distruttivo.

Athena tese il braccio sinistro in avanti portando lo Scudo in posizione difensiva. L'impeto dello scontro fu immane, ma lo Scudo di Dike resse.

"Come vedi, fratello, il mio Scudo non ha risentito affatto del tuo attacco, e nemmeno io!

Ora tocca a te affrontare il mio potere, un potere che per molti secoli è rimasto sigillato.

Hope Sunrise!"

Athena protese in avanti lo scettro, facendo filtrare il proprio Cosmo attraverso l'asta, e accumulandolo nell'emblema, da cui scaturì, nella zona tra le ali, chiuse ad arco, una luce dorata e avvolgente, simile alla luce del sole. Raggi di energia scaturirono dallo scettro.

"Pensi di impaurirmi con questo attacco?

Quanto ti sbagli!

Endless Word War!"

Di nuovo, il dio della guerra sfoggiò la sua tecnica migliore.

Le due energie si fronteggiarono a mezz'aria, l'una spingendo contro l'altra.

Poi, la luce dorata esplose dallo scettro. I raggi luminosi, che avvolgevano e frenavano il colpo mortale di Ares, si unirono all'energia appena emessa, formando un fascio splendente che respinse l'energia scarlatta del dio della Guerra.

Ares sembrava prossimo a venire travolto dall'energia incredibile di Athena, ma, senza cambiare espressione, il dio della Guerra modificò la propria presa sulla sua arma.

Improvvisamente, attorno all'Azza scaturirono fasci di energia elettrica di colore nero viola, che scaturirono dall'ascia, unendosi al potere del Endless Word War, e donandogli ulteriore vigore.

Caricato di questo nuovo potere, la tecnica di Ares bloccò gli effetti dell'Hope Sunrise, per poi prevalere nello scontro tra le due forze.

Athena colpita dalle folgori oscure, venne sbalzata indietro.

La giovane che incarnava la dea della guerra urlò di dolore, mentre le nere folgori la avvolgevano.

"Non è possibile, questo non è mai stato un poter di Ares. L'unico che possa generare Folgori di tale potenza è.."

"Esatto sorellina! A liberarmi è stato nostro padre, il sommo Zeus. Mi ha liberato dal tuo sigillo, permettendomi di uscire dalla Rete. Mi ha trasmesso la sua volontà, conferendomi anche questo potere."

"E quale sarebbe la volontà di nostro padre, Ares?!"

"Mi ha incaricato di muoverti guerra, di ridurti allo stremo e riportarti sull'Olympos."

"Per quale motivo, Ares? Cosa spinge nostro padre a metterci l'uno contro l'altro?"

"Sinceramente, sorellina, non lo so. Ma so che porterò a termine questo incarico."

"Sbagli, fratello! Non sei tu a condurre la battaglia, ma la volontà che ti guida attraverso quelle Folgori. Stento a credere che sia veramente nostro padre a generare queste folgori nere: le sue folgori erano di un bianco bagliore accecante!

Ma solo lui, tra gli dei, sa manipolare così una Keraunos, in modo da influire sulla chimica cerebrale di Ares, dominandone la volontà."

"Cosa vai cianciando, sorella? Io sottomesso alla volontà di Zeus? Impossibile!"

"Eppure, Ares, per quanto accesa sia la rivalità tra noi, non ti sei mai comportato in questa maniera, cercando di ottenere la vittoria ad ogni costo.

L'Ares con cui mi scontravo all'epoca del mito non mi avrebbe rinchiuso nella Chiave di Volta, ma mi avrebbe affrontato a viso aperto.

Sono certo che una parte di te lo sa, e cerca di lottare per liberarsi, per porre fine a questo scempio.

Liberati, fratello!"

"Taci!"

Dal corpo del Dio della Guerra partirono dei nuovi fasci di folgori nere, che si scagliavano Verso Saori.

La giovane incarnazione di Athena sembrava destinata ad essere investita nuovamente dalla misteriosa energia scaturita da Ares.

Ma tre sagome si frapposero come scudo.

"Cosa? Come osate, voi..."

"Non lo capisci Ares? Finché avremo vita, non non ci arrenderemo mai!" affermò Hyoga.

"Sì! Noi siamo Saint, incaricati di proteggere ed assistere Athena!" rincarò Shun.

"Non ci spaventa affrontarti, dio malvagio!- si fece avanti Ikki- Come mai ci siamo ritirati di fronte a un nemico, per quanto potente fosse!"

"Perciò- concluse Shiryu- fatti da parte! O preparati a subirne le conseguenze!"

"Poveri stolti, siete lì, affannati, e ancora parlate di voler combattere un Dio? Basta! Metterò fine alla vostra arroganza, una volta per tutte!"

"Non credere che saremo avversari facili da sconfiggere. Ciclone Wave!"

"Diamo fondo a tutte le nostre forze! Aurora Incandescence!"

"Con i colpi che abbiamo creato per combattere anche le divinità! Rozan, Shinryumusso!"

"Poniamo fine a questa guerra. Hoyoku Shinka Rembu!"

I quattro colpi, potentissimi, lanciati portando alla massima ampiezza i rispettivi Cosmi, volarono contro il dio guerriero.

"Folli! Per quanto potenti, il mio Cosmo respingerà i vostri attacchi! Ma cosa? Impossibile! Non riesco a respingerli. Questi colpi... sono stati concepiti per colpire un Dio! Devo difendermi!"

Ares alzò lo Scudo di Bia, sulla cui superficie si scontrarono le quattro tecniche. Lo scudo, somma difesa del dio, resse il colpo, nonostante i poteri dei quattro Saint si scatenassero a piena potenza.

"Non riusciamo a trafiggere quello scudo. Neanche combinando i nostri colpi più devastanti!"

"Dobbiamo continuare, Hyoga. Prima o poi, anche lo scudo cederà! Forza!"

Shiryu incitava gli amici, ma nella sua voce c'era una nota di dubbio.

Se era stato davvero Zeus a soggiogare Ares, potevano, loro quattro, sostenere il potere del Re degli Dei?

 

A poca distanza, Saori si appoggiava nuovamente al pilastro in cui era racchiusa la Philosofer Stone.

"Padre, perché ti sei mosso contro di me?"

Ricordi.

Ricordi che non appartenevano a Saori Kido.

Ricordi che trascendevano il tempo, le ere: i ricordi di Athena.

Aveva appena lasciato il banchetto in onore di Odino, percorrendo il palazzo dell'Olympos, decisa a scendere sulla terra.

Ora vestiva la sua corazza divina, la sua Kamui, chiamata Cloth.

Nel suo pugno, lo Scettro dorato e lo Scudo rotondo.

Con passo deciso, la Dea si avviava verso la porta del palazzo.

"Sei davvero decisa, figlia, mia?"

Zeus, affiancato da Odino, avevano raggiunto la dea.

"Sì, padre. Spero che non vorrai rimangiarti la tua parola, e negarmi il diritto di fare ciò che ritengo giusto?"

"No, figlia, mia. Anche se credo che l'umanità non possa elevarsi come pensi tu, non ti costringerò ad abbandonarla, così come non costringerò né Hades né Poseidon, o i tuoi fratelli in futuro, ad abbandonare i loro propositi di conquista.

No, non sono qui per fermarti. Anzi, Odino mi ha convinto a fornirti un piccolo aiuto.

Guarda!"

Il Re dell'Olympos tese entrambe le braccia, i palmi aperti verso l'alto.

Sospesa sopra le mani del Dio, una spada splendida, dall'elsa crociata dorata e la lama, a doppio filo, splendente, affilata, letale.

"Questa, Athena, è Excalibur, la Spada Sacra. Te ne faccio dono affinché tu la possa affidare ad uno dei tuoi seguaci, colui che riterrai più meritevole, affinché la usi in battaglia."

"Padre, ti ho già detto di non volere che i miei guerrieri usino armi. Ti ringrazio, ma devo decisamente rifiutare il tuo dono!"

"Non capisci le mie intenzioni, figlia.

Non capisci la natura di questa arma, che non può essere brandita!

Guardala!

Non è un'arma vera e propria!

È una lama spirituale, che si lega all'energia interiore di chi la usa, facendo sì che il corpo diventi come una spada. I colpi lanciati dal guerriero che legherà la sua vita a quest'arma saranno incisivi come colpi di spada, ma pur sempre colpi dati da nuda mano. Prendila, Figlia!"

"Se le cose stanno così, ti ringrazio, padre e accetto il tuo dono."

"Ringrazia anche Odino figlia: questa lama e la sua gemella sono un dono che lui mi fece quando ci conoscemmo, molto prima della tua nascita."

"Allora, la ringrazio, Re degli Dei del Nord!"

Così dicendo, Athena abbozzò un'aggraziatissima riverenza verso Odino.

"Di nulla, piccola. Le due lame che ho donato a tuo padre sono frutto dei maestri del popolo elfico, unita alla bravura dei fabbri nani. Le loro doti combinate fanno di Excalibur un oggetto unico, paragonabile solo alle opere di tuo fratello Ephestos. Fanne buon uso, dea Athena."

I due re divini volsero le spalle alla dea, ritornando verso la sala del banchetto.

Athena, invece, si incamminò con maggior decisione verso l'esterno. Ma il suo udito, finissimo le permise di cogliere un breve scambio di battute tra i due Dei supremi.

Mentre Athena si allontanava, alle loro spalle, Odino parlò, quasi solo sussurrando.

"Sei sicuro di fare la cosa giusta, Zeus? Se ciò che mi hai raccontato di Athena è vero, la sua sicurezza potrebbe essere determinante nel caso..."

Zeus lo interruppe con un gesto della mano, ma senza mancare di rispetto all'amico.

"Odino, è proprio per salvaguardare la sua esistenza che le ho affidato Excalibur, come da te suggeritomi. Ma non ho dubbi che Athena sopravviverà. Una profezia la riguarda molto da vicino, ma non è questo il momento di parlarne."

"Una profezia? Legata a quella che udimmo allora?"

"Non lo so amico mio. Tuttavia, se lo fosse, forse è un bene che Athena affronti altre crisi. Se la tenessi qui, al sicuro, a esercitare il suo potere, non sarebbe pronta, una volta che sarà necessario mettere alla prova il suo potere. E lo stesso farò con i miei figli: li lascerò allo sbaraglio ogni volta che se ne presenterà l'occasione, in modo che siano pronti."

"In effetti il tuo ragionamento è giusto. Forse dovrei fare lo stesso con i miei..."

Athena non udì altro, mentre usciva, senza guardarsi indietro, dal palazzo del sommo Zeus.

Discese sulla terra.

Con l'aiuto degli alchimisti di Mu, un antico popolo, forgiò le corazze che avrebbero vestito i suoi guerrieri, che presero il nome della Kamui: Cloth.

E alla guida di un primo manipolo di coraggiosi, affrontò innumerevole battaglie, difendendo non solo l'Attica, ma il diritto degli uomini a vivere.

Il diritto ed esistere.

Il diritto ad amare.

I Colpi dei quattro Saint continuavano ad incalzare Ares, ma il suo Scudo di Bia riusciva a respingere i loro effetti senza il minimo sforzo, mentre la stanchezza si faceva largo nei corpi dei ragazzi, già stremati dalle battaglie precedenti, difficili ed impegnative.

"Dannazione... Le forze mi abbandonano."

"Non sei il solo Shiryu- intervenne Ikki- siamo tutti allo stremo, non riusciremo a mantenere l'attacco ancora a lungo."

L'energia dei quattro attacchi combinati, che prima colpiva inesorabilmente lo Scudo, si faceva meno incisiva.

"Insulsi umani, avete voluto confrontare le vostre limitate capacità con l'infinito potere che io dispongo. Preparatevi a pagare il prezzo per la vostra presunzione!"

Ares spinse in avanti lo scudo, respingendo le energie combinate dei quattro ragazzi.

"No!"

" Ha respinto i nostri colpi!"

" È finita!" dissero Hyoga, Shiryu e Shun.

Improvvisamente, una figura si sovrappose alle energie respinte dal Dio, venendo colpito, ma senza che i colpi dei quattro guerrieri avessero effetto su di lui.

La sagoma di un ragazzo snello e atletico.

Il corpo di un guerriero debilitato, ma ancora pronto a gettarsi nella mischia.

"Seiya!!!" dissero i quattro, vedendo il loro compagno, il loro fratello, di nuovo in piedi.

Seiya usò. Per l'ennesima volta, il potere che aveva sviluppato con Kanon dei Gemelli.

Assorbì dentro il suo corpo l'energia che lo colpiva, subendo solo un minimo danno.

"Ares, questa volta tocca a te! Pegasus, Kenseiken!"

Seiya scagliò nuovamente il suo corpo letale, mentre il Dio della Guerra tendeva nuovamente, davanti a sé, il suo potente scudo.

Il Saint di Pegasus cadde, stremato, ulteriormente sfinito da quest'ultima fatica.

Ares era in piedi apparentemente illeso, e guardava il giovane, che aveva avuto l'ardire di sfidarlo una seconda volta in pochi minuti, cadere, raggiunto dai compagni, che lo sorressero.

"Maledetto moccioso! Prima rifiuti il mio potere, e ora osi volgere il tuo pugno contro di me! Ma è stato inutile, lo Scudo di Bia ha respinto anche il tuo attacco. Per voi, inutili umani, è l'ora di morire!"

"Sbagli, Ares!- sussurrò Seiya- Il mio colpo è andato a segno. Guardati"

Ares guardò il proprio corpo.

La corazza della Bloodmail era cristallizzata.

I bracciali, percorsi da una corrente energetica, simile e due vortici, erano rimaste scheggiate.

Il copri spalla destro era deformato, colpito da una pressione enorme, mentre quello destro era avvolto dalle fiamme.

"Maledetto! Il tuo Kenseiken ti ha permesso di colpirmi con le energie dei tuoi amici, ma non credere che questo segni la mia fine!"

Ares si concentrò espandendo nuovamente il suo Cosmo.

Le fiamme si spensero. I vortici si placarono. Il ghiaccio si frantumò.

"Se queste sono tutte le vostre risorse, Saint, temo le abbiate esaurite. È tempo di morire! Pagherete col sangue le offese fatte a noi Dei!"

"Non così in fretta, fratello!"

"Cosa?- disse il Dio della Guerra- Questo Cosmo immenso. Si è risvegliata totalmente! Ora colei che avanza contro di me, non è solo la sua incarnazione... Ma è Athena!"

La Dea della Guerra avanzava, forte di un Cosmo sempre più forte.

I capelli, tagliati corti brillavano, irradiati dall'aura di potere del suo spirito, della sua Big Will.

Lentamente, incominciarono a crescere, uscendo dall'elmo del Cloth, cadendo, come un mantello di fili di seta, fino alla vita.

"Ares, ormai mi sono completamente risvegliata in quest'epoca. Alla mia forma, già completa, vanno ad unirsi i poteri e le conoscenze che mi sono proprie sin dal tempo del mito.

Arrenditi, fratello, ormai non hai nessuna possibilità!"

"Arrendermi? Ora che sono a un passo dalla vittoria? Mai!

Endless World War!"

Ares scagliò nuovamente il suo potere contro la sorella, unendolo alle folgori oscure che scaturivano dal suo corpo, che aumentavano esponenzialmente la forza del colpo.

Ma Athena non si scompose. Brandì nuovamente lo scettro, protendendolo contro il fratello.

"Hope Sunrise!"

La luce esplosiva scaturì dallo scettro, ma stavolta non si oppose direttamente all'assalto di Ares, ma piuttosto ne deviò il flusso, disperdendolo.

"Sorella, non è da te un simile comportamento! Disperdere il mio attacco anziché affrontarlo è una cosa indegna di un guerriero!"

"Se tu fossi semplicemente mio fratello Ares, e non usassi il potere conferitoti da Zeus, non avrei alcun problema ad affrontarti, ma non sarò così folle da affrontare il potere combinato di due somme divinità!"

"Vane parole, se credi che rinuncerò a quel potere! E vani saranno altri tentativi di vanificare in questa maniera il mio attacco. Endless World War!"

Il flusso di energia scaturito da Ares era immensamente superiore agli attacchi precedenti, ma tuttavia Athena non si scompose.

"Ares, come sempre il tuo attaccare confidando sulla forza bruta decreta la tua sconfitta!"

La dea fanciulla appoggiò lo scettro alla spala destra, prendendo lo scudo con entrambe le mani, afferrando entrambe le maniglie.

La superficie lucida dello Scudo incominciò a brillare. L'effige del sole, presente al suo centro, si accese di una luce intensissima, che illuminò l'intera superficie rotonda dello Scudo.

La luce non si proiettò dallo scudo come un raggio di energia.

Avvolto nella sua abbagliante luce dorata, il riflesso di Ares si specchiava, perfetto sulla sua lucida superficie.

La luce, come se venisse riflessa, investì Ares.

Le folgori oscure che scaturivano dal suo corpo si dissiparono.

"Quella luce...-disse Seiya con voce appena udibile- Sì, è la stessa che colpì Saga quando usai lo Scudo per salvare Saori, al Santuario! La luce che dissipò il male dal corpo del Saint dei Gemelli!"

L'espressione del Dio della Guerra cambiò leggermente, perdendo l'espressione indifferente e lo sguardo folle che lo aveva contraddistinto.

I muscoli del viso si rilassarono, la bocca, dapprima aperta in un ghigno animalesco, persistente, si chiuse.

Gli occhi scrutarono Athena, attenti, assorti.

Improvvisamente, il Dio afferrò saldamente l'Azza, che aveva lasciato pendere dalla mano destra, e, afferratala con due mani, scagliò un poderoso fendente, abbattendo l'arma sul pavimento.

"Maledetto Zeus! Manipolare in questa maniera la mia mente, la mia Volontà!

Come hai osato, padre?!"

"Calmati, fratello! La tua ira, per quanto motivata, non ti porterà a nulla."

"Athena! Sorella, credi che ti sarò grato per avermi liberato dall'influsso di nostro padre?

Sbagli!!!

Dal mio punto di vista, tutto questo è solo colpa tua!

Se tu non ti fossi rivoltata contro gli dei, schierandoti con gli umani, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto!

Ma adesso, mi si presenta l'opportunità di sconfiggerti e riprendere il posto che mi spetta tra gli olimpici.

Endless World War!"

Di nuovo, il dio, questa volta perfettamente consapevole di cosa faceva, lanciò il suo massimo potere contro la Dea della Guerra.

Ma Athena non si scompose.

"Hope Sunrise!"

Di nuovo, i due poteri divini si scontrarono e, come durante il primo confronto, la luce dorata emessa dallo Scettro d'Oro di Nike respinse gli effetti del potente fendente dell'Azza di Kratos.

Il Dio della Guerra parò l'assalto della dea fanciulla con lo scudo.

"Potente come sempre, il tuo potere. Ma non superiore al mio!

Prendi adesso! Endless World War!"

Il secondo fendente, Ares lo scagliò usando tutto il suo potere.

"Hope Sunrise!"

Stavolta i due poteri si bloccarono a metà strada tra le due divinità, ognuna cercando di respingere l'altra. Dopo pochi secondi, le energie esplosero, proiettando indietro le due divinità.

"Ares, i nostri poteri sono alla pari. Continuare di questo passo può solo portarci a stancarci ulteriormente, e credo che sia questo a cui mira Zeus!

Fermati, te ne prego. Abbiamo senz'altro più possibilità di affrontare Zeus, chiedendogli spiegazioni, se agiamo insieme!"

"Parole sensate, le tue. Ma chi mi restituirà le mie schiere? Chi mi restituirà i miei figli Phobos e Deimos? Non è stato Zeus a porre fine alle loro vite, ma i tuoi Saint. E pagheranno, sorella e tu con loro!"

Ares si scagliò contro di lei, afferrando l'Azza con entrambe le mani e saltandole addosso.

"Endless World War! Per te è finta, Athena non sopravviverai a un colpo così ravvicinato!!!"

"Povero, stolto fratello! Hope Sunrise!"

Le due energie emesse dalle divinità in contesa si respinsero a vicenda, mentre le lunghe armi cozzarono tra di loro con un argentino rumore metallico.

Athena ed Ares presero a duellare usando le loro armi, emettendo i loro rispettivi poteri tramite i fendenti scagliati.

Lo scontro sembrava doversi prolungare all'infinito.

Ares scagliò l'ennesimo fendente, che Athena parò con il suo Scettro.

Poi, la dea introdusse l'altra estremità sotto il braccio proteso, passandolo sotto lo Scudo di Bia e facendo leva.

In pochi secondi, l'enorme Scudo si separò dal bracciale, cadendo rumorosamente per terra.

Athena approfittò del momento di scoramento, colpendo altre due volte con quella stessa estremità, lasciando dei segni lividi sul volto, il braccio e l'anca sinistri.

Ares, il fiato mozzo, si allontanò dalla rivale.

Sorpreso, le lanciò uno sguardo accigliato e irato. Non aveva mai sopportato che una donna venisse paragonata a lui, riguardo al combattimento.

E soprattutto, mal sopportava che quella Dea lo avesse sempre sconfitto!

Afferrata nuovamente l'Azza con entrambe le mani, diede un affondo con l'estremità conica, contorta e appuntita, ma Athena deviò prontamente l'attacco con lo Scettro.

Ares non fermò l'attacco, anzi, ruotò su se stesso, cercando di colpire la sorella alla spala sinistra con l'ascia, ma lo Scudo di Dike, prontamente alzato, intercettò questo colpo, bloccandolo con un rintocco sordo ma armonioso, come di campana.

L'Azza di Kratos si rivelava un'arma molto efficace.

Entrambe le estremità erano potenzialmente letali, e Ares riusciva magistralmente ad avvalersi di tale caratteristica.

Ogni attacco era fermo e commisurato.

Nonostante il suo modo di condurre una battaglia fosse prevalentemente basato sulla forza bruta, era chiaro che Ares era un guerriero di tutto rispetto.

Tuttavia, Athena parava ogni attacco, per quanto potente, con movimenti quasi leggiadri e naturali.

Le aure dei Cosmo che le due divinità continuavano ad espandere, all'infinito, cozzavano tra di loro, generando scintille di pura energia.

Ares si fermò.

A pochi passi, sulla destra, giaceva lo Scudo di Bia, ed era fermamente intenzionato a recuperarlo, per fortificare le proprie difese.

Fece una finta, abbozzando un nuovo fendente con l'ascia, ma poi frenò il colpo, tuffandosi con una capriola e recuperando il prezioso Scudo.

Lo sistemò sul bracciale, continuando a tenere l'Azza con entrambe le mani.

Si lanciò nuovamente contro Athena, la punta conica avanti, pronto a scagliarsi con l'ascia, ma alla fine colpì lo scudo dell'avversaria con il suo, cercando di sbilanciarla.

Athena saltò, aprendo le ampie ali del Cloth, e con un salto mortale all'indietro riprese l'equilibrio.

Poi si abbassò, evitando un colpo dell'ascia, potenzialmente letale, ala testa, e affondando lo scettro versi l'inguine di Ares.

Questi si spostò, riportando una ferita al fianco sinistro, e rinnovò un nuovo attacco, così selvaggio da spingere indietro il braccio che governava lo Scudo di Dike.

Ares sapeva di essere avvantaggiato, se Athena fosse rimasta china, e la incalzava ferocemente, per impedirle di alzarsi.

Athena reagì ricorrendo all'astuzia.

Spingendo con la propria forza di volontà lo scudo contro Ares, si protesse dagli attacchi del dio, e con una capriola si allontanò.

Ma questa mossa le costò molto.

Lo Scudo sorretto dalla volontà indomita della giovane dea, una volta allontanato dalla propria padrona perdeva il contatto col potere di Athena.

Ares, con un ghigno, colpì la superficie rotonda dello scudo, scagliandolo lontano dalla sorella.

"Athena, hai fatto male a privarti dello Scudo per sfuggirmi: era quello che volevo! E ora, sarai tu a doverti difendere dal mio potere senza la tua principale protezione.

Endless World War!"

Ares scagliò il suo colpo supremo con tutta la forza del proprio corpo e del suo Cosmo smisurato.

Se avesse raggiunto il bersaglio, il fendente avrebbe fatto certamente a pezzi il corpo di Athena, nonostante il Cloth.

La Dea reagì prontamente.

Mentre le ali della sua corazza si aprivano in tutta la loro larghezza, lei tese lo scettro contro il fratello, opponendo il proprio potere al suo attacco.

"Hope Sunrise!"

I due poteri rimasero sospesi di fronte alle due divinità.

Improvvisamente, l'energia scarlatta del dio della guerra spinse indietro la luce dorata di Athena.

Con enorme sforzo, Ares marciava, resistendo all'enorme pressione esercitata dai contraccolpi dei due poteri, e dando un ulteriore spinta al proprio colpo.

"Athena, questa volta prevarrò! Endless World War!"

L'attacco di Ares acquisì rinnovata energia , sopraffacendo il potere di Athena.

"Ares, la tua forza è indiscutibile. Se degno del ruolo che copri. Però ti batti solamente per il gusto di combattere.

Non vi è altro scopo, se non l'orgoglio, a guidare la tua mano nella mischia.

Non vi è un ideale a tenere fermo il tuo braccio.

Ares, finché ci sarà l'amore, nel mondo, io crederò negli uomini.

Per questo sono nata, questo è il mio ideale, la fede che l'amore prevale su ogni cosa.

Questo mi dona speranza, per me stessa e per l'umanità.

Ares, affronta la forza dell'amore che dona speranza!

Hope Sunrise!!!"

Athena alzò in alto lo scettro, l'emblema raffigurante Nike teso sopra di lei.

E da quell'emblema, la luce che già veniva sprigionata esplose, avvolgendo ogni cosa.

La luce dorata si estese in ogni direzione.

Le sagome della Dea della Guerra e dei suoi cinque Saint sembravano statue fatte di puro oro, finemente modellate.

Le pareti rossastre dell'enorme Sala del Trono si tinsero di giallo.

Il pilastro che conteneva la Philosofer Stone si ruppe, rivelando la pietra, unica a rimanere del proprio colore naturale, rosso sanguigno.

Ares, stupito, vedeva il potere di Athena, finalmente dispiegato al massimo livello, prevalere sul suo Endless World War, la cui energia, per quanto potentissima, venne respinta e dispersa quasi senza difficoltà.

"Questo è la vera estensione del potere di Athena? Non lo avrei mai immaginato. Il suo Cosmo è immenso, ha superato persino il mio. Ora capisco come ha potuto battere nemici come Poseidon e Hades! Devo proteggermi, se quell'energia mi colpisce, per me è la fine!"

Il Dio protese il proprio Scudo davanti a sé, contrastando l' impenetrabile superficie con la luce incredibile generata da Athena.

L' energia dell'Hope Sunrise si scontrò con lo Scudo di Bia, che ne ostacolò l'avanzata.

Ma la potenza sprigionata dalla tecnica di Athena era infinita.

Per quanto saldo sulle proprie gambe, Ares venne spinto indietro, i piedi che tracciavano solchi sul pavimento che indorava, pervaso dal potere di Athena.

"Athena, finché avrò al mio braccio questo scudo, nessun attacco offenderà il mio corpo! Come vedi, sei ancora lontana dal battermi sorella!"

I fatti sembravano dare ragione al Dio.

Improvvisamente...

Prima apparve una crepa.

Poi, lentamente, un dorato luccicare era visibile, qua e là, attorno all'impugnatura dello Scudo di Bia, fissato sul bracciale sinistro della Bloodmail.

Sotto gli occhi stupefatti di Ares, si aprì una breccia, che si allargò fino a raggiungere le dimensioni di un pugno.

Un raggio di pura luce dorata trapassò lo scudo, colpendo Ares sul plesso solare, proprio all'altezza dell'estremità dello sterno.

Lo scudo cadde, infranto, tintinnando.

La mano destra, che ancora si chiudeva sull'Azza, si aprì, lasciando che l'arma, descrivendo un arco, si impiantasse sul pavimento.

L'elmo si sfilò, lasciando i lunghi capelli neri liberi di cadere attorno al volto.

La bocca di Ares, però, si serrò: non avrebbe mai dato all'avversaria la soddisfazione di strappargli un grido di dolore.

Il suo corpo, sospinto alla forza invincibile che aveva vinto le sue difese, si schiantò sulla parete.

Dall'esterno, i Saint videro chiaramente la luce dorata propagarsi nell'intera Fortezza.

Percepivano distintamente il Cosmo di Athena propagarsi, ben oltre l'enorme edificio, ben oltre l'immensa caverna in cui si era consumata l'aspra battaglia.

Il Cosmo di Athena stava trascendendo l'infinito, abbracciando ogni cosa.

La Fortezza, immersa nella luce dorata che si propagava dall'interno, cambiò colore.

Per alcuni secondi, fu un'immensa struttura d'oro.

Poi, lentamente, la luce si affievolì.

Fu allora che i Saint le videro.

Le crepe.

Prima piccole e corte, ma si allungavano sempre di più, moltiplicandosi.

La Fortezza, simbolo del potere di Ares, stava lentamente crollando.

La Chiave di Volta era stata infranta.

Avevano vinto.

Ancora una volta, Athena aveva prevalso sui nemici.

Ala sala del trono, Ares giaceva ancora, carponi, a terra.

L'immensa potenza dell'ultimo colpo infertogli da Athena lo aveva ridotto allo stremo.

I cinque Saint si avvicinarono ala loro divinità protettrice, a loro signora.

"Athena, sta bene?"

"Sì, Shun, ti ringrazio. E voi?"

"Ammaccati, ma sempre in piedi.- disse Seiya, vivacemente nonostante fosse coperto di lividi e ferite- E Ares?"

"Anche se ho impresso la massima potenza al mio Hope Sunrise, lo Scudo di Bia ne ha attutito gli effetti. Tuttavia, mio fratello non sarà in grado di combattere al pieno delle sue forze per molto tempo. Ed è ancora in grado di salvarsi la vita, prima che questo luogo crolli.

Quanto a noi, non ci resta che andarcene.

Ares!- disse Athena rivolta al dio sconfitto- La tua Fortezza sta per crollare!

Se vuoi salva la vita, seguimi!"

Il Dio della Guerra guardò Athena con uno sguardo colmo di stupore.

Era proprio questo che differenziava le due divinità guerriere.

Ares non aveva pietà per gli sconfitti, neanche se si arrendevano.

Athena mostrava misericordia verso i suoi avversari, persino verso le persone che più l'avevano oltraggiata.

Questo la rendeva differente da ogni divinità: la sua infinita volontà di amare!

Ares si riscosse.

Si rendeva conto di no poter combattere: anche se Athena non lo aveva ucciso, gli effetti del suo colpo limitavano considerevolmente le sue forze. E, con lo Scudo di Bia infranto, non avrebbe nemmeno potuto difendersi.

Il suo esercito era stato sconfitto.

I suoi seguaci divini, battuti.

La sua Fortezza, la reggia che simboleggiava il suo potere, stava crollando.

Solo una cosa lo tratteneva.

Un antico dovere, un impegno su cui aveva giurato solennemente.

"Verrò con te, sorella- disse- se non altro perché nostro padre Zeus mi deve delle spiegazioni! Ma devo portare con me la Philosofer Stone! Ad essa sono legato dal più tenace dei vincoli."

Alzatosi in piedi, Ares barcollò in direzione della pietra, liberò dalle rocce che ne avevano occultato la presenza, e afferrò la Philosofer Stone con la mano sinistra.

Voltatosi, vide i cinque Saint frapporsi tra lui, lo Scudo infranto e l'Azza.

"Tranquillizzatevi, umani!- disse, con un sorrisetto di scherno sul viso- Ho già ammesso la mia sconfitta, e non infangherò il mio nome muovendomi nuovamente all'attacco dopo essermi arreso."

I cinque, voltatisi verso Athena, attesero il suo cenno di consenso.

Saori annuì, e loro si fecero da parte.

Ares avanzò, raccogliendo prima il prezioso Scudo di Bia, che fissò ala schiena, poi afferrando l'Azza di Kratos, con la quale si aiutò, avendo il passo incerto per la debolezza.

"Fratello, ricordi qualcosa di quando eri sotto il controllo di nostro padre? Qualcosa riguardo i suoi scopi?"

"Mi spiace, sorella, ma la Volontà di Zeus mi ha trasmesso solo degli ordini perentori. Solo, ricordo una sensazione di urgenza... E anche la necessità di dover riportare al massimo i miei poteri, prima di agire."

"La volontà di un essere supremo quale il sommo Zeus non è certo facile da esplicare!"

Una voce sconosciuta si inserì nel discorso tra i due.

Dalla porta di ingresso alla Sala del Trono si fece avanti una nuova figura.

Avvolto da una veste immacolata, di foggia araba, con una sciarpa di seta color cremisi alla vita e un ampio mantello immacolato che copriva le spalle e la schiena, cadendo a larghe falde attorno al corpo, e sopra le spalle, in avanti, avanzava.

Il volto dall'ovale perfetto, il mento solo appena accentuato, i lineamenti affilati, armoniosi, guardava le due divinità e i Saint con alterigia.

La pelle, di una tonalità ambrata, appariva quasi delicata, morbida, setosa.

Gli occhi azzurro chiaro, come il ciel in una mattina estiva, avevano no sguardo fiero, ma rilassato, come se tutto fosse sotto il suo completo controllo.

I Capelli castani ricadevano, ricciuti, fino alle spalle, tenuti indietro da un fermaglio di madreperla e da un elmo a maschera, liscio, con due placche triangolari che salivano, oblique e arcuate, dalle tempie.

"Ma tu sei..." cominciò Ares, sorpreso della presenza di quell'intruso.

"Mikhael! Uno dei quattro Arcangel!"

Mikhael si fece avanti, indifferente.

"Il sommo Zeus mi ha incaricato di intervenire, qualora lei, sire Ares, avesse fallito. Il mio compito è semplice, portare lei, Ares, e lei, Athena, al cospetto del sommo Zeus!"

"Perché, Mikhael? Cosa intende fare nostro padre?"

"Mia signora Athena, il sommo Zeus non ha ritenuto necessario informarmi dei suoi propositi. Tutto ciò che so è che, finalmente, ha deciso l'eliminazione dell'umanità.

Posso anche non essere d'accordo con il proposito del re dell'Olimpo, io stesso ho combattuto strenuamente per la salvezza dell'umanità, in passato, ma non posso oppormi al volere del sommo Zeus! Quindi, miei signori, volete avere la bontà di seguirmi sull'Olympos? E di consegnarmi la Philosofer Stone?""

"Spiacente, ma seguirti vorrebbe dire mettersi in mano di Zeus senza possibilità di scampo.- replicò la Dea della Guerra- E anche consegnarti l Philosofer Stone, temo sia inopportuno, se prima non ce ne viene chiarito il motivo."

"Per una volta, sorella, mi trovi d'accordo! Se Zeus vuole qualcosa da noi, che prima venga a giustificarsi per il suo operato!"

"Immaginavo che avreste avuto questa reazione. Pur capendo le vostre ragioni, i miei ordini sono inappellabili. Se non volete seguirmi volontariamente, dovrò costringervi!"

"Prima dovrai vedertela con noi!"

Seiya, Shun, Hyoga, Shiryu e Ikki avanzarono, pronti a fronteggiare l'Arcangel.

"Uomini coraggiosi... o folli! Affrontarmi senza avere adeguate difese, equivale a un suicidio. Come pensate di poteri fronteggiare, con i Cloth ridotti a pezzi? Fatevi da parte, se non volete morire!"

"Parole grosse,- replicò Seiya- ma no saranno certo quelle ad impensierirci: da sempre, siamo soliti affrontare avversari che si proclamano superiori a noi per potere, ma siamo sempre usciti vincitori dagli scontri.

Se pensi di scoraggiarci, ti sbagli di grosso."

Glia altri quattro Saint annuirono alle parole del giovane eroe.

Con un gesto deciso delle braccia, Mikhael getto indietro il mantello, liberando le braccia che vi erano nascoste, ma anche l'oggetto che nascondeva. Appesa su una cinghia, orizzontalmente, all'altezza della, vita, l'Arcangel portava una spada possente.

Una lunga elsa, a due mani, era protetta da un cortissimo guardia mano. La lama, a doppio taglio, era rinchiusa in un fodero avvolto da fasce bianche dai riflessi azzurri.

Mikhael impugnò l'elsa e l'estremità del fodero, allargando le braccia e liberando la lunga lama.

La spada, larga circa dieci centimetri, uscì dal fodero con un sibilo metallico, minaccioso.

Il metallo splendeva di luce propria, con riflessi azzurri, lucido e splendente.

Mikhael brandì la spada verso l'alto, mostrandola di piatto.

La parte centrale, incavata rispetto le parti esterne, con il corri sangue, era coperta con uno smalto blu sul quale spiccavano, splendenti, sette cristalli, apparentemente rotondi, ma in realtà sfaccettati, che scintillavano, illuminandosi di luce propria, adornando la spada da ambo le parti.

Mikhael, impugnandola con entrambe le mani, la alzò, pronto a colpire.

"Non è possibile! Non può essere quell'arma!"

"Di cosa parli, Shiryu?" chiese Hyoga, sentendo la voce concitata del Saint del Drago.

"L'arma che lui brandisce, è un'arma leggendaria. Me ne parlò il mio Maestro, narrandomi le leggende cinesi. È la Shikiseiken, la Spada delle Sette Stelle, un'arma formidabile, dagli arcani poteri!"

"Purtroppo, è vero, Shiryu.-intervenne Athena- Le armi leggendarie, specie le spade, non retaggio dei più forti tra gli Angels. Persino la tua Excalibur, se non mi fosse stata donata da Zeus stesso, sarebbe potuta diventare l'arma di un Angel.

Un Arcangel disarmato possiede circa l'ottanta per cento della forza di un Dio, ma tale divario si annulla, se brandisce un'Arma Sacra!

Fatevi da parte, miei coraggiosi Saint. Privi dei Cloth, non avete nessuna possibilità di poter fronteggiare Mikhael. Nonostante le apparenze, Mikhael è molto più che un essere umano."

"Parole sagge, Athena. Ma vorrei considerassi che né tu, né Ares potete contrastarmi. Ares è indebolito per le ferite subite, mentre lei è esausta per aver usato, per la prima volta dopo secoli, il suo massimo potere. Arrendetevi, e renderete le cose più semplici!"

"Mai!"

Fieramente, la Dea della Guerra avanzò, oltrepassando i suoi Saint.

Bruciando il suo Cosmo, Mikhael scattò, alzando ulteriormente la spada, pronto a lanciare un fendente letale.

Il filo della lama calò, cozzando sul metallo.

Ares, stringendo i denti, era avanzato, e aveva spinto lateralmente la sorella, parando l'attacco di Mikhael con l'estremità ad ascia dell'Azza.

"Athena, prendi la Philosofer Stone, e custodiscila per me. Questo maledetto mi ha sottovalutato anche troppo, non prendendomi in considerazione. Voglio fargli vedere cosa vuol dire il potere di un Dio!"

Libero dalla Philosofer Stone, che Saori prese sul palmo della mano sinistra, Ares prese la propria arma con entrambe le mani, spingendo via la lama di Mikhael.

Il Dio della Guerra aveva ancora il fiato corto.

L'Hope Sunrise di Athena scagliato la massima potenza, non solo aveva infranto il suo scudo, ma aveva anche incrinato la sua corazza, le cui crepe erano invisibili a occhio nudo. Tuttavia, il corpo del Dio era stato danneggiato. Le costole erano fratturate e, anche con le proprietà guaritrici che il suo Ichor possedeva, ci sarebbe voluto un po' per guarire del tutto. In effetti, poteva dirsi fortunato: se non ci fossero stati lo scudo e la Bloodmail ad attutire l'urto, il suo corpo sarebbe stato trafitto dall'energia abbagliante di Athena.

Ora, però, si trovava in una situazione di svantaggio.

Privo dello scudo, e con la Bloodmail danneggiata, le sue difese erano al minimo, sarebbe bastato un colpo ben assestato della Shikiseiken per ucciderlo.

Ma Ares aveva ancora, perfettamente intatta, l'Azza, un'arma che ben si prestava ad equilibrare sia l'attacco che la difesa.

Tenendola dinnanzi al corpo, Ares poteva utilizzare, sia l'asta che le due punte per proteggersi dagli attacchi, alternando poi i propri attacchi con entrambe le estremità. Il suo corpo, però urlava di dolore ad ogni movimento.

Mikhael capiva perfettamente al pericolosità dell'arma, e si ritirava ad ogni attacco, evitando gli affondi del Dio della Guerra.

La situazione era, quindi, molto equilibrata.

Mikhael teneva la sua lama in alto, pronto a lanciarsi in un attacco fulmineo.

Gli occhi del seguace di Zeus scrutavano, pazienti, il Dio ferito.

Con un movimento repentino, fendette l'aria con la larga lama, fermato dall'asta metallica.

Ares spinse via la Shikiseiken di lato, portando in avanti l'estremità formata dalla punta contorta.

Il Dio affondò l'armo verso il petto dell'avversario, che deviò l'affondo con la spada, girando su se stesso. Muovendo entrambe le mani, di scatto, Ares colpì con l'estremità ad ascia.

Mikhael saltò, evitando il colpo e atterrando proprio sopra l'ascia, posta in orizzontale.

L'Arcangel sollevò la lama, ponendola in orizzontale sopra la fronte, la punta verso la sua sinistra.

I sette cristalli assorbivano l'energia del suo Cosmo, che si estendeva sempre di più, accendendosi di una luce multicolore, sfaccettata, che si rifletteva sulla lama lucida.

Rapido come il pensiero, Mikhael, come un equilibrista, camminò lungo l'asta dell'arma del Dio, affondando la punta della Shikiseiken nell'addome.

La spada, come un sasso nell'acqua ferma di un lago, entrò all'altezza dello stomaco, infrangendo la Bloodmail.

Metà della spada attraversò il corpo del dio, spargendo il sacro Ichori.

A contatto della lama, il sangue sembrava evaporare.

Saltano indietro, scendendo dall'asta, Mikhael estrasse la lama, che poi scosse per pulirla dai rimasugli di sangue.

"Stolto! Per quanto il tuo potere sia superiore al mio, non potevi certo sperare di vincere, privo come sei di difese valide, difese che Athena ha abbattuto.

Il sire Zeus ha agito con sublime astuzia, nell'ordire tutto ciò.

Athena! Se ancora nutri dubbi sulla mia provenienza, ormai dovresti averli dissipati!

Preparati, o Dea, a seguirmi al cospetto del sommo Zeus!"

"A... Aspetta, maledetto! Io e te non abbiamo ancora finito..."

"Ares, persino così malridotto, ti lasci guidare dall'orgoglio e dalla forza bruta?

Non devo ucciderti, ma posso ferirti quanto voglio, sarà la giusta punizione al tuo fallimento."

"Tu.. piccolo verme...

Osi minacciarmi?

Non sai quale sorte ti attende.

Endless World War!"

Ares, seppur ferito, scagliò la propria tecnica sul nemico, impiegando tutta l'energia che gli rimaneva.

L'ondata di potere era enorme travolgente.

Per difendersi, Mikhael piantò la lama di fronte a sé, di piatto, usandone la larghezza come scudo.

La lama resse 'urto, ma venne tuttavia sospinta indietro, tracciando un solco con la punta.

Alla fine, Mikhael vene travolto, scagliato indietro dal furia del Dio.

"Hai visto... Padre? Anche se ferito sono io il più forte- Ares si portò la mano alla ferita allo stomaco, tamponandola- Zeus!!!

Se davvero desideri richiamarmi sull'Olympos, dovrai venire di persona a prendermi!"

A queste parole, rispose un rombo assordante.

Fulmini neri penetravano la roccia , frantumarono il tetto della Fortezza, colpendo, con precisione millimetrica, Ares.

Il Dio urlò a squarcia gola il proprio dolore, mentre le folgori eburnee lo avvolgevano, martoriandolo, danneggiando sempre più la Bloodmail.

Cadde in ginocchio, tentando di reggersi con l'Azza.

Poco alla volta, le folgori contenevano il suo Cosmo smisurato.

Fino a che, silenziosamente, Ares svanì!

"È... è morto?"

"No Saint di Pegasus,- affermò Mikhael, facendosi nuovamente avanti- è solo intervenuto il re dell'Olympos, usando la sua folgore per teletrasportare nella dimora degli dei il possente Ares."

Mikhael era illeso.

Solo pochi strappi sul mantello e le maniche indicavano il terribile confronto avvenuto.

Brandiva ancora la lama, intatta.

Mentre parlava, un secondo fascio di folgori si avventarono su Athena, che le respinse con l'ampio Scudo.

Mikhael, vedendo disperdersi le folgori nere, afferrò con decisione la Shikiseiken, e la ripose nel fodero.

"Athena, combattere contro di te sarebbe un suicidio: a differenza di tuo fratello, i tuoi poteri sono intatti, lo dimostra il modo con cui hai respinto quelle folgori.

Non sarò certo così pazzo da combatterti, finirei travolto.

Inoltre, questo palazzo è in procinto di crollare. Affrettati, Dea della Guerra, se non vuoi che questa caverna sia la tomba di voi Saint!"

Detto ciò. Mikhael sparì, silenzioso.

"Presto- esclamò Saori- il palazzo è in procinto di crollare, e anche la fortezza, ora che è rimasta del suo cuore, che Athena stringeva ancora in mano.

I sei cominciarono a correre, evitando o distruggendo i detriti che cadevano dalle volte del palazzo.

"Maledizione, siamo ancora troppo lontani.. Non riusciremo ad uscire in tempo dalla Fortezza, figuriamoci dall'uscita della caverna!"

"Non vi preoccupate, ragazzi, -li rassicurò Athena- ci penserò Io."

Saori perse lo guardo nel vuoto per alcuni secondi. Gli occhi della fanciulla erano brillanti e molto, molto saggi. Improvvisamente, spalancò gli occhi.

Attorno alla Fortezza, si materializzarono diverse bolle di energia, ognuna delle quali portava, al suo interno, una persona.

Tutti i Saint che avevano lottato !

I due Mariner Shogun e Tetis.

Eris e i due figli di Ares.

Sollevati dolcemente dalla volontà di Athena, fuoriuscirono nel sottosuolo, facendo largo tra le rocce. Lentamente le sfere di energia si posavano, liberandone gli occupanti.

Eris si liberò velocemente, correndo verso Saori.

"Athena!!! Hai permesso che rapissero il sire Ares!"

"In realtà, Eris, non ho avuto molta scelta..."

"Presto, molto presto, dovrai affrontare il Zeus! Preparati, Athena, perché sarà la lotta più difficile. Una lotta senza quartiere! Salva Ares, te ne prego..."

E mentre così parlava, la sua figura diventava evanescente, per poi sparire, poco alla volta.

"Cosa...?"

"Avevo ottenuto questa seconda vita, ma avendo fallito, sono decisi a riportarlo qui.... E non dovrà colorate e le sue etichette. E ora il mio destino è segnato. Tornare ad essere prigioniera della Cometa di Halley."

Eris divenne trasparente, disperdendoti poco alla volta, piangendo.

"Salva... Ares!" la si sentiva urlare sempre più flebile.

"Athena..."

Come un sol uomo, i Saint inginocchiarono di fronte alla loro divina condottiera.

Ma il pensiero di Saori era ben lontano.

Il crollo della caverna sottostante scaturirono scosse di terremoto violentissime.

"Padre Zeus- disse- davvero dovrò confrontarmi con te..."

Attentamente, guardò i Saint, tutti genuflessi.

In lontananza, ai margini dell'esercito, Jafar, Sorrento e Tetis erano rimasti in piedi.

"Athena, noi Saint ci chiniamo al tuo cospetto- urlarono insieme tutti i nuovi Saint imbeccati da quelli più anziani- Come prova di fedeltà! Siamo pronti a seguirti ovunque!"

Athena sorrise.

"Bene, padre. Accetto la tua sfida!"

 

Saint Seiya

The Last Challenge

Parte prima,

Ares – I guerrieri vestiti di sangue

Fine

La storia prosegue in

Saint Seiya

The Last Challenge

Lotta ai re celesti