RISVEGLI

CAPITOLO II

Rivelazione

Joy si sedette su una sedia, ancora stordito dalle parole dell’anziano. Come poteva quell’uomo liberarlo dalla sua opprimente ossessione si chiedeva, eppure il suo tono di voce era così rassicurante da immobilizzarlo. Il suo sorriso lo ipnotizzava, un sorriso pacato, amorevole, quasi come quello di un padre verso il figlio, una sensazione che non aveva mai provato in vita sua.

Scuoteva la testa, pensava che facesse tutto parte del suo sogno, sperava di potersi finalmente svegliare mentre il suo ospite cercava di rassicurarlo.

"Com’è possibile che tu mi conosca? Non ti ho mai visto prima di quel giorno al porto, come puoi sapere tutto di me?"

"Vedi mio caro ragazzo, io ti conosco fin dal tuo primo vagito, ho vegliato molto su di te. Quando fosti affidato alle suore dell’orfanotrofio fui incaricato di starti vicino, osservarti e all’occorrenza proteggerti."

"Proteggermi? E da cosa, dagli scarafaggi che infestavano la camerata? Non farmi ridere"

"Sono molte le cose che non sai, giovane presuntuoso." lo rimproverò l’anziano. "Vedi, ogni giorno le persone vivono la loro vita inconsapevoli di ciò che realmente li circonda. Viviamo in un mondo tumultuoso, in piena evoluzione, scosso da feroci guerre che si ripetono ciclicamente dall’alba dei tempi e che determinano la prosecuzione della vita su questo pianeta come tu o qualsiasi altra persona la conoscete. Conflitti che si svolgono nell’ombra, senza che nessun umano possa accorgersene"

"Di quali conflitti parli? Come è possibile non accorgersi di una guerra? Spiegati meglio"

"Sto parlando dell’eterna lotta tra il bene ed il male, tra giustizia ed ingiustizia, tra luce ed oscurità."

Il tono di voce cambiò, divenne più serio, i suoi occhi si fecero più cupi, mentre lo sguardo si perdeva al di là della finestra aperta.

"Molti giovani valorosi hanno sacrificato le loro intere esistenze pur di garantire la salvaguardia di questo pianeta. Si sono votati anima e corpo alla giustizia e all’amore, lottando fino allo stremo e in molti casi, perdendo la vita, pur di permettere all’umanità di sopravvivere."

"Bè mi spiace per loro ma non capisco cosa c’entra tutto questo con me e col fatto che sono cresciuto in orfanotrofio. Scusami ma non riesco proprio a seguirti."

Il vecchio smise di guardare fuori dalla finestra, si voltò e con un’espressione molto seria disse: "Tutto questo c’entra perché io ero uno di quei giovani combattenti e perché sono stato io a consegnarti alle suore dell’orfanotrofio dopo la tua nascita!"

Joy si fece pallido, le sue membra iniziarono a tremare e senza rendersene conto, si scagliò contro di lui, cercando di assestare un poderoso destro, con tutta la rabbia che aveva in corpo.

L’uomo, senza battere ciglio, bloccò il colpo con una mano: "Questa è tutta la forza che possiedi? Se non imprimi nel tuo colpo anche la tua anima non potrai mai abbattere nessuno."

Joy abbassò il braccio, stupito dalla facilità con cui il vecchio aveva evitato il suo pugno. Non poteva credere che di fronte a lui c’era l’uomo che lo aveva consegnato all’orfanotrofio, condannandolo ad una infanzia da Signor Nessuno, piena di stenti, ferra disciplina religiosa e punizioni corporali. L’astio verso il vecchio cresceva secondo dopo secondo, così come le lacrime che solcavano il suo viso.

"Tu sei il responsabile della mia vita così vuota, una vita destinata al nulla, senza speranza. Come hai potuto farmi questo? Parla! Dimmi chi sei così che possa sapere il tuo nome prima di ucciderti"

"Davvero vuoi sapere il mio nome? Ti accontento subito. Il mio nome è Ikki, cavaliere della costellazione della Fenice, nonché cavaliere d’oro del Leone, custode della V casa!"

A quelle parole una vasta aura rossastra iniziò a sprigionarsi dal corpo del vecchio, riempiendo tutta la casa con il suo calore. Joy si sentì sovrastare, la paura lo avvolse come un topolino nelle fauci del gatto. Voleva scappare via ma i suoi muscoli erano bloccati, pensò seriamente di stare per morire.

L’aura si placò e una profonda e tranquilla quiete riempì la stanza. Joy si calmò e resosi conto che non correva rischi chiese: "Ma cosa sei? Che cos’è questa magia?"

"Nessuna magia, Joy. Io sono un cavaliere della dea Atena"

"Cavaliere di Atena? E cosa sarebbe?"

"I cavalieri di Atena sono i protettori della giustizia, della Terra e delle umane genti. Individui dotati di grandi poteri e fin dai tempi del mito, rappresentano l’unico baluardo contro le forze del male."

"Non né ho mai sentito parlare. Sai studiare la storia antica non mi è mai piaciuto." obiettò Joy.

"Non troverai mai nessun riferimento su nessun libro di storia, ma devi ringraziare loro se la vita su questo pianeta ha perdurato. Però quello che posso dirti è che da bambino qualcuno ti raccontava le loro gesta e che per questo li conosci molto bene."

Joy negò ancora di conoscerli, nel suo cuore pensava che quelle parole fossero solo pura invenzione di Ikki, che fossero soltanto un modo per confonderlo e per negargli ancora di più la verità sulla sua infanzia. Non si fidava affatto, non poteva credere che un vecchio, buono solo per l’ospizio, fosse un guerriero e si chiedeva continuamente come aveva creato quel trucco in precedenza.

"Rifletti un momento. Cerca di ricordare quando da bambino, uscivi di nascosto dalla finestra della camerata per correre in paese e sgattaiolare al cinema."

"Si ricordo! Amavo vedere quei vecchi film in bianco e nero"

"Ma non era l’unica cosa che facevi, vero Joy?"

Cercò di ricordare, si sforzò di ricordare quei brevi momenti che rappresentavano l’unico motivo di svago della sua fanciullezza, quando all’improvviso urlò: "Ma certo! Il vecchio Sam!."

Sam, il protezionista del cinema, era stata l’unica persona che avesse mai dimostrato gentilezza e compassione verso un povero bambino disadattato. Ogni qualvolta Joy si intrufolava nel cinema, Sam lo ospitava nella cabina di proiezione e gli offriva biscotti e latte e raccontava sempre storie ed aneddoti diversi. Era un uomo straordinariamente gentile e dall’animo puro, sempre col sorriso sulle labbra, nonostante l’handicap che lo contraddistingueva: aveva una protesi al posto della gamba destra.

Joy provava un sano affetto verso quell’uomo gentile tanto da considerarlo come il nonno premuroso che aveva sempre desiderato. Sam, dal canto suo, comprendeva il disagio di quel bambino e credeva che, con le sue storie, poteva donargli un po’ di spensieratezza.

Una di queste storie parlava di giovani uomini dediti alla giustizia che, protetti solo dalle loro sfavillanti armature, lottavano per il bene dell’umanità: I Cavalieri di Atena.

Atena, antica divinità greca, dea della giustizia, regnava su tutte le terre emerse. Consapevole della grande fede nell’amore e nella bontà degli esseri umani, lottava strenuamente contro tutte le divinità malvagie che volevano estendere il loro dominio sulla Terra. Al suo fianco, una schiera di giovani guerrieri, lottavano con tutte le loro forze per permettere al bene di prevalere sul male.

"Ma allora quelle storie che credevo fossero solo favole, sono vere? Vuoi forse dire che le divinità di cui parlava Sam, sono reali? Io pensavo fossero leggende legate alla storia antica, qualcosa da leggere sui libri di storia e poi dimenticarsi. E questi fantomatici cavalieri, chi sono?"

"Si mio caro Joy, tutte quelle storie sono vere, come è vero che io e te siamo qui in questo momento. Atena esiste ed è più reale di quel che pensi, così come sono reali i suoi cavalieri, in effetti io ne sono la prova vivente."

"Ma cosa ha a che fare tutto questo con me? Io sono solo un semplice ragazzo, cosa hanno a che fare questi cavalieri col fatto che sono orfano? E soprattutto perché fosti tu a lasciarmi all’orfanotrofio?

"Posso darti tutte le risposte che vuoi, ragazzo ma per farlo, devi lasciare tutto e venire con me. Affronteremo un lungo viaggio e tutto ti sarà chiarito sia sui cavalieri sia sulla tua vita. Sei disposto a seguirmi?

Il viso di Joy si fece serio e la sua espressione tornò ad essere quella dura e risoluta di sempre. Senza dire una parola guardò Ikki dritto negli occhi e con un movimento deciso della testa annuì.