RISVEGLI

CAPITOLO III

In viaggio

Il paese era ormai lontano e Joy rifletteva su quello scarno messaggio di addio che aveva lasciato al suo unico amico Tobey, credeva che forse avrebbe dovuto cercarlo e salutarlo di persona, spiegargli la situazione ma, allo stesso tempo, sapeva di aver fatto la scelta giusta a lasciare quella esistenza così vuota, senza alcun interesse, con un lavoro da schiavo e un padrone di casa strozzino. Guardando indietro non provava rimpianti, nel profondo del suo cuore sapeva che andarsene era ciò che aveva sempre desiderato. Le uniche domande che gli venivano in mente erano sapere dove Ikki lo stava conducendo, cosa avrebbe trovato una volta giunti a destinazione e sapere finalmente la verità sulle sue origini.

Non riusciva ancora a credere che tutte le storie sui cavalieri di Atena raccontategli da Sam quando era bambino, fossero vere e ancor di più, faceva fatica a credere che Ikki fosse uno di loro. I suoi pensieri erano focalizzati sulle parole dell’amico protezionista, di come lo spronava a crescere bene, ad essere gentile con gli altri e di non farsi mai mettere sotto da nessuno, se voleva cambiare la sua situazione. Pensava ancora allo sgomento provato alla notizia della sua morte, di come si fosse sentito morto anche lui, di come da quel momento fosse diventato la persona dura e risoluta di oggi.

Non era ancora del tutto sicuro che Ikki fosse la persona che diceva di essere, ma pensava che se Sam fosse stato ancora vivo, lo avrebbe esortato a seguirlo.

Era ormai buio quando Joy implorò il vecchio Ikki:

"Ti prego fermiamoci a riposare, non ce la faccio più. Sono giorni che viaggiamo a piedi o con mezzi di fortuna, per favore concedimi di dormire un poco."

"D’accordo infondo è notte, dormire ti farà bene"

"Ma perché tutta questa fretta?" chiese mentre cercava di accendere un fuoco. "Più che un viaggio, mi sembra un fuga e poi da quando siamo partiti non hai mai risposto alle mie domande. Si può sapere dove stiamo andando?"

"Ogni cosa a suo tempo ragazzo" obiettò Ikki. Poi volgendo lo sguardo al cielo aggiunse: "Come è affievolita la luce delle stelle! Ogni giorno che passa sempre di più, ormai da molto tempo. Mi chiedo se torneranno mai a risplendere come una volta."

"Che vuoi dire?" lo interrogò Joy.

"Sicuramente non hai mai badato molto a ciò che avviene nel cielo, durante la tua giovane vita, ma quello che posso dirti è che quei languidi bagliori lassù non sono casuali, ma opera di qualcuno"

"Che cosa? Vuoi forse dire che esiste un uomo capace di interferire con la luce delle stelle?"

"Un uomo normale direi proprio di no, sicuramente una divinità. Se fosse un uomo sarebbe una persona dai grandi poteri e certamente molto pericoloso."

Joy rimase un attimo in silenzio a scrutare il cielo. A lui sembrava così bello, sereno e stellato, non riusciva a cogliere la velatura di cui parlava Ikki. Gli infondeva un senso di tranquillità e si rammaricò di non averlo mai guardato con il giusto interesse. Possibile che esisteva qualcuno capace di modificarlo a proprio piacimento?

"Parlami di voi cavalieri ti prego. Sei davvero uno di loro?"

"Si Joy lo sono, a dispetto della mia età, ho ancora la mia forza"

"Avete affrontato molte battaglie?"

"Molte e tanto dure. Ho visto cadere compagni, persone che consideravo fratelli. Abbiamo sacrificato tutto per il bene dell’umanità. Sai una volta uno dei cavalieri più forte e saggi che abbia mai conosciuto e nostra stimata guida, disse che vivere per la giustizia e gli altri è bello ma triste. Oh Atena, come aveva ragione, ma non rimpiango nulla della mia esistenza e sono ogni giorno grato per il compito che mi è stato affidato"

"Ma cosa avete a che fare con me, io non sono un cavaliere, sono solo un povero spiantato" ribattè il giovane.

"In parte hai ragione ma non del tutto. In effetti dentro di te alberga l’animo di un guerriero delle stelle."

"Stai forse scherzando? Io un guerriero, ma cosa dici, io non possiedo nessun animo e non sono certo capace di far apparire quella specie di aura come hai fatto tu quando eravamo ancora a casa mia. Come è possibile che io sia un Cavaliere?"

"E’ possibilissimo invece, solo che ancora non sai come farlo uscire fuori. Devi sapere che moltissimi anni fa, affrontammo una guerra terribile contro Hades, sovrano degli inferi, che voleva estendere il suo dominio sulla Terra. Lottammo fino allo spasimo per salvare Atena e l’umanità ma alla fine riuscimmo, grazie soprattutto al sacrificio dei valorosi cavalieri d’oro e di Seiya, cavaliere di Pegaso, che fu trafitto al cuore dalla spada di Hades.

Oh nobili cavalieri, il mio cuore piange ancora copiosamente la vostra dipartita, un dolore che non svanirà mai"

"Mi spiace davvero, immagino eravate molto legati"

"Dici bene, eravamo come fratelli. Specialmente con Seiya esisteva un legame particolare. Era il più coraggioso di noi, riusciva sempre a rialzarsi, ogni volta che lo abbattevano, lui diventava più forte." disse con voce rotta dall’emozione.

"Continua il tuo racconto ti prego" esortò Joy

"Terminata quella sanguinosa guerra, vivemmo in pace per alcuni anni ma senza tralasciare i nostri doveri. Ricostruimmo il santuario…."

"Il santuario?" lo interruppe Joy, "Che cos’è?"

"E’ il luogo di origine di tutti i cavalieri, residenza della manifestazione terrena della Dea Atena e del Gran Sacerdote, suo officiante e comandante in capo di tutti i cavalieri, nonché meta del nostro viaggio."

"Vuoi dire che vedrò Atena in persona? Sarò al cospetto di una vera divinità, incredibile!"

"Questo avverrà se te ne dimostrerai degno, ragazzo. Avrai molte cose da fare prima che ciò avvenga. Posso terminare il mio racconto ora?"

"Certo, certo, scusami"

"Bene. Cosa stavo dicendo? Ah si…….. ricostruimmo il santuario ed iniziammo ad addestrare nuovi cavalieri che avrebbero dovuto prendere il nostro posto ed Atena, nella sua infinita bontà, fu determinante per far si che le armature distrutte nello scontro con Hades, tornassero in vita.

Eravamo tutti molto felici, al di fuori dei nostri doveri, riuscivamo anche a vivere come persone normali.

Poi però una sera, qualcosa cambiò."

"Cosa successe?" chiese incuriosito il giovane.

"Un ombra irruppe nel santuario e si presentò di fronte ad Atena, asserendo che troppo volte si era opposta al volere degli Dei ed ora doveva subire la giusta punizione insieme a suoi cavalieri.

Da quel momento molti cavalieri e apprendisti tali, iniziarono a morire senza motivo apparente. Eravamo sgomenti, non sapevamo cosa fare, anche perché non avevamo un nemico preciso contro cui combattere, una situazione davvero allarmante."

"Spaventoso! Come è possibile morire così da un momento all’altro? Fortunatamente tu sei riuscito a salvarti."

"Si ma solo grazie ad Atena che con i suoi poteri è riuscita a salvare alcuni di noi ma anche le anime di alcuni cavalieri."

"Le anime dei cavalieri?"

"I loro corpi erano distrutti ma Atena preservò le loro anime e le fece reincarnare nei corpi di alcuni neonati."

"Aspetta un momento" disse Joy scattando in piedi. "Vuoi forse dire che io sono uno di quei cavalieri reincarnati?"

"Precisamente. Anzi a dire il vero non eri ancora un vero cavaliere, non avevi ancora terminato l’addestramento." rise.

"Non ci posso credere, mi sembra una cosa così assurda"

"E’ tutto vero e posso provarlo. Ogni anima reincarnata ha un segno distintivo sul corpo che lo contraddistingue e tu hai una voglia a forma di piuma sulla spalla destra."

"Come lo sai?"

"Quella è una piuma della Fenice, costellazione che ti protegge ed è anche l’armatura che ti stavi addestrando a conquistare!"

"Allucinante! Mio Dio mi scoppia la testa, non capisco più nulla. Ma allora perché se sapevi chi ero mi ha abbandonato all’orfanotrofio?"

"Perché non potevamo permettere che chi aveva ucciso i nostri compagni ti riconoscesse e ti uccidesse e poi perché tua madre morì mettendoti al mondo, mentre tuo padre risultava ignoto. Mi spiace tu debba saperlo così."

Un profondo sgomento assalì Joy sentendo quelle parole, dunque non era stato abbandonato come gli avevano sempre detto. Sapere che sua madre era morta, era come avere la carotide recisa da un coltello. Avrebbe voluto piangere ma il suo carattere duro venne fuori ancora una volta e ignorando quella conversazione chiese ancora:

"E' accaduto altro oltre quegli inspiegabili decessi?"

"In effetti si" rispose Ikki. "Poco tempo dopo, Shiryu di Dragon cavaliere d'oro di Libra è stato attaccato da un nemico sconosciuto e battuto."

"Vuoi dire che è morto anche lui?"

"Fortunatamente no ma ha perso tutti e cinque i sensi ed è in coma da quel momento. Ma la cosa più sconcertante è che l'armatura d'oro di Libra è sparita, pensiamo sia stata rubata da quell'individuo."

"E cosa pensate di fare adesso"

"Per ora pensiamo a dormire un po', basta domande. Saprai tutto a tempo debito. Domattina dobbiamo metterci in marcia molto presto, ormai siamo quasi arrivati." concluse Ikki, troncando di fatto la discussione.

Joy rimase ancora un po' a riflettere su ciò che Ikki gli aveva narrato. I suoi pensieri andavano a sua madre, mai conosciuta, cercava di immaginare come era, immaginava come sarebbe stata la sua vita con lei, immaginava un'infanzia felice. Guardava il cielo sperando di poter scorgere il suo volto e cercando, con tutte le sue forze, di attenuare il dolore che provava.

Alla fine si sdraiò a terra e chiedendosi come sarebbe stata la sua vita da lì in poi, chiuse gli occhi.