"Le cose infinite prendono forma
e diventano attive,
ma ricadono dopo nel loro stato
di quiete.
Come le piante che crescono rigogliose e superbe,
ma poi tornano al suolo,
da cui sono nate"


PENSIERO TIBETANO

LO SPEGNERSI DELLA SPERANZA : IL BUIO PREVALE SULLA LUCE

Fanfic by |Black_Phoenix| & |Kira|

Capitolo IV : NERE SPERANZE

In un luogo lontano sia dalle tenebre che dalla luce un servo tornava umilmente dalla sua Padrona.

Un manto grigio circondava ogni cosa, benché fosse distinguibile un maestoso trono di pietra disposto alla fine della sala.

Sul seggio sedeva una donna, sussurrò alcune semplici parole: "Tipharet, sei tornato a quanto vedo…" .

L’ Arconte si avvicinò. "Si mia Signora, ho eseguito i suoi ordini!

Sia Poseidon che Athena sono nelle nostr… ehm, nelle sue mani!" disse mostrando la sua sfera gialla con all’ interno i corpi esamini dei due dei rimpiccioliti.

"E’ andato tutto come previsto dunque… Ottimo!" disse lei.

La donna si sollevò dal trono reggendo la sfera tra le mani con immensa cura, come se essa fosse un oggetto di inestimabile valore e si diresse in silenzio all’ esterno della stanza.

L’ Arconte la seguì.

Un enorme scultura di un nero profondo, innaturale, occupava interamente la stanza che faceva da vestibolo alla sala del trono e, come in una grottesca rappresentazione di una chimera, erano distinguibili in essa tutti gli dei di quella che era stata la gloriosa epoca greca. Le raffigurazioni erano talmente belle da sembrar vive…!

La donna si avvicinò con la sfera gialla tra le mani e, come se avesse in mano un frutto maturo lo spiaccicò con estrema facilità sulla corvina scultura.

Un lampo di luce sembrò illuminare il tutto e istantaneamente due gigantesche statue raffiguranti Athena e Nettuno apparvero dal nulla fondendosi con quelle già presenti. Le due raffigurazioni appena ‘create’ stridevano però con il resto essendo le uniche due di color bianco. In realtà su quella del Dio dei Mari apparivano già delle sfumature nerastre…, ma entrambe sembravano trovarsi ‘fuori posto’…!

Nemesi indietreggiò come inorridita e, dopo un attimo di silenzio, la dea guardò con occhi di fuoco Tipharet che cadde a terra prostrandosi. "Cosa è successo…? Raccontami immediatamente cosa è successo ad Atene!" disse la donna con tono furioso.

L’ essere nascosto sotto il saio sembrò tremare. "Al mio combattimento con i Saint, ho avuto buon gioco di loro…, ma uno è riuscito a colpirmi…!" disse mostrando alla Dea il punto in cui il saio era stato lacerato dalla piuma di Ikki.

"Com’ è possibile…? I loro colpi non avrebbero dovuto raggiungerti…! Chi è stato…? Dimmelo…! Ora!" disse la Dea allibita.

"Mia Signora…, mi permetta di dirle che è stato Ikki di Phoenix…! Ma è stato solo un colpo fortunato…, con il secondo tentativo non mi ha neppure sfiorato!"

La Dea sembrò pensare un attimo… "Ma ciò non spiega perché le statue siano rimaste quasi bianche! Va beh che riguardo alla statua di Athena esiste ancora il suo Grande Tempio…, ma mi sarei aspettata di vedere almeno quella di Nettuno completamente nera!".

Nemesi rivolse ancora lo sguardo verso la scultura rimirandone con estrema attenzione i particolari. "Ma certo!" disse improvvisamente. "Mancano i loro scettri! Avranno certamente trasferito i loro cosmi divini in quei due oggetti…! Presto Tipharet…, corri a chiamare Nahemot e venite in udienza nella sala del trono!".

Tipharet scomparve in una sorta di buco nero, mentre Nemesi a passi decisi ritornò nella stanza da cui era uscita poc’anzi.

Dopo una decina di minuti due figure incappucciate fecero capolino all’ interno della sala. Sembrava non potessero distinguersi una dall’ altra.

"Nahemot…, rivelati…!" ordinò Nemesi.

Il saio di una delle due figure incappucciate si sgretolò come corroso dal tempo ed emerse una figura molto più grottesca di quanto fosse stata la trasformazione in ragno di Tipharet.

Dalla cintola in giù sembrava essere un uomo normale ma nella parte superiore aveva il corpo di un gigantesco pesce con due gigantesche protuberanze, probabilmente una sorta di branchie, che spuntavano ai lati del viso. Cosa alquanto strana sei paia di appendici simili a zampe costituivano i suoi arti superiori. Le prime due paia erano a forma di chela, mentre il terzo paio era del tutto simile alle zampe anteriori di una rana.

"Dimmi Decimo dei miei Arconte…" cominciò la dea. "…quali sono le intenzioni dei saint di Athena?"

Nahemot si sedette al suolo incrociando le gambe sotto di sé nella posizione del loto. Le prime due paia di zampe sembrarono fare il gesto di aprire delle tende mentre quelle del terzo paio sembrarono unirsi in preghiera. L’ Arconte sembrò cadere in uno stato di catalessi con le palpebre verticali che sbattevano incontrollatamente.

Dopo pochi secondi l’ Arconte tornò al ‘mondo reale’ e disse con voce estremamente sicura: "I saint di Athena stanno cercando di risvegliare una casta di cavalieri deceduti chiamati Black Saints che pare fossero un tempo malvagi!"

Gli occhi della dea si spalancarono inverosimilmente e disse, rivolta all’ uomo-pesce: "E dimmi…, ove si trovano gli scettri delle divinità?".

Nahemot rispose: "Con coloro che stanno cercando di riportare in vita quei cavalieri!"

Nemesi digrignò i denti: "Maledetti! Presto Tipharet…, corri ad Atene e lancia il TRITTICO contro il suo Tempio, quindi corri a recuperare i due scettri ed elimina le ultime resistenze di quei patetici umani! Non c’ è tempo da perdere…, vai!".

Tipharet si inchinò e scomparve.

Nahemot riprese le sembianze dell’ uomo in saio e fece per allontanarsi, ma venne fermato dalla Dea.

"Aspetta! Avverti tutti gli Arconti e digli di prender posto nelle relative stanze! Io innalzerò i Dieci scudi! C’ è il rischio di ricevere visite!".

Nahemot annuì e scomparve avvolto dal fumo.

Al tempio di Athena una grottesca figura a forma di gigantesco ragno si fermò alla base della scalinata delle Dodici Case.

"TRITTICO!" urlò.

Una gigantesca cupola bianca fosforescente circondò tutti i domini della dea della Giustizia.

La Sfera si divise in tre colori: giallo, blu e rosso.

La sfera gialla rimase immobile come fosse un sigillo che nulla poteva attraversare.

Le altre due andavano rimpicciolendosi avvicinandosi pericolosamente alla scalinata che conduceva alla Prima Casa, la Casa di Aries. La sfera blu sembrava far strada a quella rossa.

Tipharet scomparve vedendo arrivare i Saint rimasti a guardia di quei luoghi. Ben altri erano i suoi compiti…

L’ avanzata, o meglio il rimpicciolirsi delle sfere sembrava inesorabile.

I cavalieri arrivarono appena in tempo per vedere l’ inizio della scalinata scomparire al passaggio della sfera blu.

Tutti erano inorriditi senza parole…

Kiki ruppe il silenzio: "Non ci resta che tentare un’ unica cosa per fermare l’ avanzata di quelle cose, o almeno per rallentarla… Dobbiamo consumare le nostre stesse vite! Dare tutto noi stessi nella speranza che qualcuno possa fermare Nemesi prima dell’ intera scomparsa del Grande Tempio!".

Dopo un attimo di pausa colui che poco tempo prima non era altro che un bambino, fratello di un grande cavaliere, disse: "Forza cavalieri! Io difenderò quelli che una volta erano i domini di mio fratello, il Grande Mu dell’ Ariete!".

Gli altri saint annuirono e di corsa incominciarono a risalire la scalinata delle Dodici Case. Gli occhi di molti di loro si riempirono di lacrime avvertendo che terribile e triste destino incombeva ormai su di loro. Era ripiombato il silenzio e si avvertiva solo il suono dei loro passi sui gradini della scalinata. Ognuno era immerso nei propri pensieri, rivide sprazzi della propria vita, così come si dica accada a chi sente imminente la propria morte.

Shiryu pensava alla sua cara Shunrei…, Hyoga rivedeva sua la Siberia e sua madre morta…, Marin e Shaina singhiozzavano al pensiero di Seiya…, Sorrento piangeva silenziosamente la scomparsa del suo dio…, così come gli altri Bronze Saint che ricordavano fin da bambina la loro dea Athena...

L' unico che era rimasto stranamente impassibile era Shun. Il Saint di Andromeda era come impietrito…, saliva le scale senza rivolgere lo sguardo a nessuno dei suoi compagni, nemmeno la triste sorte che li attendeva sembrava toccarlo... Cos' era che lo turbava tanto…? Era forse la sorte di Ikki…? A nessuno era dato saperlo..., nessuno poteva comprendere l' agitazione che si faceva strada nel nobile cuore del cavaliere di Athena...!

Kiki, rimasto solo, guardò con occhi non più di fanciullo ma di uomo le barriere colorate che si avvicinavano.

Provò a concentrare tutti i suoi poteri telecinetici per rallentarle ma essi non sembravano essere sufficienti.

Una voce gli parlò da lontano…, molto lontano…: "Kiki…, Kiki…, lascia che tuo fratello combatta al tuo fianco! Accetta tutto quello che rimane di me…!"

Il giovane guerriero non poté più trattenere il pianto. Una luce sfavillante investì la Prima Casa e il gold cloth di Aries apparve in tuo il suo splendore sulla testa di Kiki. Per un attimo l’Ariete Dorato si fermò dinnanzi a lui il suo volto si rifletté sulla superficie dorata dell’ armatura, il suo cosmo brillò e in un lampo il cloth si dispose attorno al corpo del giovane adattandosi miracolosamente alla sua taglia, come se da sempre fosse stato lui il suo legittimo custode.

Un tempo quell’armatura era appartenuta a Mur, cavaliere che aveva dato la vita perseguendo i suoi ideali, un uomo di rara potenza ma d’animo nobile e gentile tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Grande’. Lui aveva perso la vita per aiutare i Bronze Saint di Athena…! Sarebbe forse toccata la stessa sorte al nuovo cavaliere di Aries…?

Kiki sentì l’ anima del fratello in fianco a lui e rincuorato, provò nuovamente a bloccare l’ avanzata delle bolle. Riuscì a rallentarle…, solo a rallentarle, però… Era comunque già qualcosa…!

Qualcuno intanto, aveva acceso i dodici fuochi sulla torre dell’ orologio.

Ancora una volta tutto ciò che rappresentava la Giustizia aveva dodici ore prima di sparire per sempre!

Il caldo sole del meriggio splendeva di un rosso intensissimo, l’oceano brillava di una luce quasi magica e il tempo sembrava essersi fermato…

Qualcosa che nuotava a velocità sovrumana fra le acque interruppe l’eterno silenzio che circondava quei luoghi. Una stupenda fanciulla a seno scoperto emerse fra i flutti. "Grazie al Tridente di Nettuno sono arrivata a destinazione in pochi istanti!" disse sistemandosi i capelli.

Per l’occasione Tetis aveva mutato il suo aspetto in sirena, i capelli ondeggiavano sospinti da una leggera brezza marina mentre la coda si agitava sicura nelle scure acque del mare. Nella mano destra reggeva l’ importante reliquia del proprio dio.

Improvvisamente il Tridente prese a lampeggiare e divenne incandescente. La mano della sirena fu costretta ad abbandonare il prezioso oggetto.

Il simbolo di colui che fu il Dio dei Mari si lasciò dolcemente cullare dalle profondità dell’ Oceano fino a toccarne il fondo cadendo in verticale con gli affilatissimi denti piantati su una roccia.

Per qualche attimo un silenzio innaturale si sparse tutto intorno, anche le onde sembravano aver cessato il loro eterno moto. Una luce accecante sembrò illuminare le acque provenendo dal profondo e giganteschi branchi di pesci apparvero a galla, come se cercassero di trovare scampo al di fuori del mare. Le acque sembrarono ribollire come se i fondali fossero scossi da un terremoto di immane potenza. L’oceano sembrava ruggire furioso e le acque si aprirono lasciando intravedere i primi rilievi montuosi. Lentamente ma inesorabilmente Death Queen Island tornava alla sua antica posizione.

Tetis confusa ed impaurita dalla rapidità dell’ accaduto si ritrovò seduta su uno scoglio.

Il Tridente, che sembrava aver perso ogni potere, giaceva poco più in là, piantato su una roccia.

La mermaid riacquistò il suo aspetto umano e, indossato il suo scale, recuperò lo scettro di Nettuno per poi dirigersi sulla ripida scogliera dell’isola.

La cima di un vulcano svettava alta e minacciosa al centro dell’ isola.

La sirena non poté che constatare quanto fossero spogli e inospitali quei luoghi…, ma non ci fece caso più di tanto, pensando che la cosa fosse dovuta in gran parte al fatto che l’ isola era stata comunque interamente sommersa. Tornò quindi alle preoccupazioni che l’ avevano spinta in quel luogo. "Dove sarà Ikki…?" disse ad alta voce quasi senza accorgersene.

"Perché attendi preoccupata chi è già giunto…?" disse una voce alle sue spalle.

La mermaid si voltò di scatto mettendosi in guardia temendo un nemico ma un lucente e fiammeggiante cosmo rivelò che quelle parole non appartenevano ad altri che al saint di Phoenix.

Ikki riconobbe i luoghi che l’avevano visto crescere, gli tornarono alla mente i suoi ricordi: il terribile allenamento con Guilty…, le orribili prove che dovette affrontare prima di diventare saint della Fenice…, i brevi momenti di pausa in cui lei gli medicava le ferite…, lei…, l’ unica donna che avesse mai amato… Esmeralda! Una lacrima bagnò il suo volto, troppi erano i sentimenti collegati a quei luoghi… Come mosso da fili invisibili Ikki si recò là dove ricordava esserci stata la tomba di Esmeralda… Non la trovò, Arles la aveva distrutta nel momento in cui con il suo malvagio cosmo aveva scatenato la potenza del vulcano…! La rabbia pervase il saint di Phoenix nella memoria di quella vicenda e senza accorgersene raccolse un sasso frantumandolo nella sua mano. Con la coda dell’ occhio vide qualcosa fra le pietre , la croce che lui stesso aveva posto sulla tomba della fanciulla! Ikki pianse alla vista di quei due semplici legnetti legati con un pezzo di corda. Piantò a terra lo scettro di Nike e prese delicatamente tra le mani la croce ponendola in piedi là dove gli sembrava di ricordare avesse riposato la sua Esmeralda. Si inginocchiò a terra. Non era certo il tipo da preghiere…, ma avrebbe voluto trovare le parole per dire qualcosa in quel triste momento…

Tetis che aveva seguito in silenzio Ikki non trovò il coraggio di consolare il saint, levando gli occhi da quella triste scena, si accorse che lo scettro di Nike aveva cominciato a brillare!

Qualcosa colpì la mermaid alle spalle facendola ruzzolare in fianco a Ikki.

Ikki, senza voltarsi disse, digrignando i denti: "Chi ha osato…? Mostrati!"

"Già non ricordi più Tipharet, Primo Arconte di Nemesi, cavaliere?". L’Arconte si mostrò, era di nuovo nella sua forma umana, almeno per il momento…

"Tipharet?" urlano i due all’unisono.

"Abbiamo scoperto i vostri piani! Nemesi mi ha incaricato di finirvi e recuperare le due sacre reliquie!"

Tetis piantò a terra il Tridente in fianco allo Scettro di Nike ed insieme a Ikki si frappose tra i due oggetti e l’ Arconte come a volerli proteggere. "Come avete fatto?" disse la mermaid. "Ci siamo mossi in segreto e soltanto i nostri compagni rimasti al Santuario di Atene sono a conoscenza della nostra missione!"

"Credi che qualcosa possa sfuggire all’ occhio di noi Arconti? Nahemot conosce tutto e vede ogni cosa!"

"Tsk!" lo interruppe Ikki. "E chi è costui?"

"Adesso basta spiegazioni…, pronto alla lotta cavaliere?". Così dicendo l’ Arconte si liberò del saio e ancora una volta il suo corpo si squarciò lasciando al gigantesco ragno la possibilità di comparire.

"Sei davvero disgustoso…! Appronta le tue difese…, ne avrai bisogno!" disse Ikki scagliando una serie di velocissimi pugni.

"BALANCE!" disse in un sussurro l’avversario limitandosi ad evocare la sua sfera gialla difensiva tutt’ intorno a sé.

"E’ il momento! SOTTILE TRAMA CORALLINA!". Stavolta era Tetis a tentare l’attacco. Un corallo multicolore avvolse interamente la sfera, mentre un canto melodioso si diffondeva tutto intorno.

"E’ fatta! Sono riuscita ad imprigionare il suo corpo!".

"Sciocca!" disse la voce dell’ Arconte.

Il corallo fu spazzato via facilmente dopodiché Tipharet scagliò il suo attacco contro la Mermaid: "ARMAGEDDON!" proruppe ed una sfera azzurra comparve tra il suo secondo paio di zampe per poi dirigersi verso di Tetis.

Lo Scale della Sirena svanì senza lasciar traccia, così come accaduto in precedenza ai God Cloth di Shiryu, Shun e Hyoga e allo Scale di Sorrento…

"E adesso tocca a te!" detto questo l’ Arconte mosse la sfera in direzione di Ikki.

"No! HOYOKU TENSHO!" urlò il saint di Phoenix provando a mirare direttamente alla sfera. Ma il battito d’ali della fenice non riuscì nemmeno a rallentare il potente attacco e in un baleno anche il cloth della Fenice divina svanì nel nulla!

Il vulcano, improvvisamente, come se risentisse della scomparsa del cloth derivato da quello che era stato a lungo alle sue pendici in attesa di un cavaliere degno di indossarlo, cominciò a borbottare ed un’ immensa esplosione diede inizio alla sua eruzione.

Lo stesso Tipharet sembrò per un attimo vacillare per il terremoto che si era generato.

"Non è possibile! La mia armatura…, la più potente tra tutte…! Non finirà così! Brucia mio cosmo fino ai limiti delle stelle, fino a raggiungere il settimo senso!". L’incandescente cosmo di Ikki si propagò in tutta l’isola come a voler abbracciare il calore che si andava generando per la discesa della lava.

Tetis sembrò voler unire il suo cosmo a quello del saint di Athena come estremo tentativo di resistere ad un fato che sembrava ormai certo…

Se i tre contendenti non fossero stati distratti dalla lotta avrebbero potuto notare sette oggetti luminosi uscire dalle profondità del vulcano e ricadere al suolo, o meglio, penetrare in esso!

"PHOENIX GENMAKEN!" urlò Ikki portando il suo attacco. Ma neanche il suo potente colpo mentale sembrò potere nulla contro la sfera gialla di Tipharet che era comparsa tra le sue zampe alla scomparsa di quella blu .

"E’ ora che il mondo dica addio alla tua memoria, cavaliere della Fenice…! WRATH OF GOD!".

Una sfera di color rosso si formò tra le zampe del primo paio del gigantesco ragno. La sfera venne lanciata ad altissima velocità contro Ikki e a poca distanza da lui essa si decompose in una miriade di sfere più piccole che andarono inesorabilmente a colpire il cavaliere d’ Athena cancellandone l’ esistenza.

"E adesso tocca a te, donna!" disse rivolgendosi a Tetis che ormai se ne stava immobile, frenata dalla paura.

"WRATH OF GOD!" urlò nuovamente Tipharet.

La Mermaid subì inerme il terribile attacco sul suo debole corpo e nulla poté fare per difendersi. Ebbe solo la forza di pronunciare alcune semplici parole simbolo del rispetto che provava per il proprio dio: "Poseidon mio signore.., vengo ancora una volta a sedermi a fianco a lei suduto sul suo trono…".

Anche Tetis scomparve nel nulla.

"Ho finalmente fatto piazza pulita! Adesso non mi resta che raccogliere il Tridente Dorato e lo Scettro di Nike!"

Lentamente l’ Arconte si avvicinò alle due reliquie e le raccolse.

Inaspettatamente un cosmo minaccioso comparve come ad abbracciare l’ intera isola.

"Non crederai che sia finita!" annunciò una voce.

"Ma cosa… Chi sei…? Rivelati!"

"Stavolta sono io a dirtelo…! Non riconosci più Ikki, Arconte…?"

"Credevo di averti eliminato…, il mio attacco non ha avuto effetto dunque?" disse semplicemente Tipharet sogghignando. "Prima che io ti uccida, dimmi…, come hai fatto a sopravvivere?" continuò l’ Arconte.

"Tornando sulle ali della fenice! Il mitico uccello già tante volte mi ha fatto risorgere dalla morte!"

Il saint di Phoenix non poté fare a meno di notare che questa volta però, le sue vestigia non erano rinate con lui!

L’ Arconte scoppiò a ridere: "Stupido umano…, cosa ne sai tu dell’ immortalità…? E’ vero…, hai la capacità di tornare dall’ oltretomba…, è inutile quindi cancellare l’ esistenza solo del tuo corpo…, non faresti altro che rinascere! Ma cosa succederebbe se dovessi cancellare contemporaneamente la memoria della tua esistenza…?".

"Cosa…?" chiese allibito Ikki. "Sai lanciare contemporaneamente due dei tuoi colpi…?".

"E chi ha mai detto che io non sappia farlo…?".

Il simbolo dell’ infinito sul corpo del ragno sembrò illuminarsi.

"ARMAGEDDON!", "WRATH OF GOD!". Le due sfere blu e rossa si unirono formandone una di color viola che si decompose in una miriade si sfere dello stesso colore.

Ikki non attese l’ effetto dei due colpi combinati: "Volate ali della fenice…, varcate le dimensioni e portatemi là dove neanche i suoi colpi uniti possano raggiungermi…!". Il saint di Phoenix spiccò il volo seguito da un turbinio di sfere violastre.

Dimensione dopo dimensione il saint di Phoenix sembrava sempre più essere in grado di sfuggire al suo destino. Con la coda dell’ occhio riusciva a vedere le sfere allontanarsi sempre più. No…, non l’ avrebbero mai raggiunto…! E poi…, poi sarebbe passato al contrattacco…!

Una voce sembrò arrivare fin lì, in quei luoghi al di là dello spazio e del tempo.

"TRITTICO!".

Improvvisamente il suo volo della fenice fu bruscamente interrotto…, Ikki era finito all’ interno di una gigantesca ragnatela giallognola e le sfere viola si stavano dirigendo inesorabilmente verso di lui. Invece di colpirlo, lo evitarono all’ ultimo, andando a disintegrarsi sulla ragnatela che da gialla diventò bianca, fosforescente. Fu l’ ultima cosa che Ikki vide nella sua esistenza!

Ikki non era credente ma nell’ attimo della sua scomparsa si vide immerso in un campo fiorito. Erano i fiori che riuscivano a crescere anche nell’ Isola della Regina Nera…, erano i fiori che Esmeralda amava…, erano i fiori che lui, nonostante il male che portava in sé al tempo della Guerra Galattica, non esitava a portare sulla tomba dell’ amata…!

"Fratello!" si trovò ad urlare. Rivide il suo volto, il volto di colui che aveva significato più di ogni altro, Shun il fratello che aveva imparato ad amare poco alla volta…! Il destino gli aveva divisi…, ma il loro legame era indissolubile! La memoria tornò alle battaglie combattute in nome della Dea della Giustizia, molte volte si era trovato in difficoltà, ma altrettante era riuscito a risorgere…! Ripensò all’ affetto degli amici sinceri che avevano saputo accettarlo fra loro…, Seiya…, Hyoga…, Shiryu… Coloro con cui aveva imparato a combattere condividendone gli ideali… Lontano nel campo di fiori una figura si stava avvicinando correndo a lui… "Esmeralda…! Esmeralda…" urlò incredulo riconoscendone i lineamenti. Il saint corse anche lui incontro all’ amata…

Purtroppo il tempo della fenice era finito…, il nobile uccello aveva smesso di volare…, per sempre! Quanto tempo era passato…, quanti nemici aveva sconfitto…, eppure, nonostante tutto, la meta finale del suo cammino era stata proprio l’ isola da lui tanto odiata…! C’ era un che di ironico in tutto ciò…!

Lacrime di gioia solcarono il viso del cavaliere di Athena. Era morto, sì…, ma finalmente stava per riabbracciare la sua amata…

Dall’ altra parte del mondo un uomo singhiozzava, piangeva lacrime amare… piangeva la morte del fratello…

L’ Arconte, intanto, aveva raccolto indisturbato i due scettri. Improvvisamente sette fuochi fatui cominciarono a volteggiare attorno a lui come a volerne impedire le azioni.

"Uh…, uh…, saint di Phoenix…, sei ancora vivo…? No…, non è possibile".

Con noncuranza Tipharet agitò lo scettro di Nike colpendo le fiammelle che si disfacevano scomparendo al solo tocco.

"No…, la fenice è caduta per sempre…!" disse riassumendo il suo aspetto umano e scomparendo in un buco nero…