"E'nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo"

Aristotele

LO SPEGNERSI DELLA SPERANZA : IL BUIO PREVALE SULLA LUCE

Fanfic by |Black_Phoenix| & |Kira|

Capitolo VII : BRAMOSIA

Un soffio di vento spazzò il pavimento nella casa del Toro…, tutto era silenzio…, non un’anima vagava in quei luoghi rimasti abbandonati dalla morte del gold saint che li custodiva…!

Poco lontano il Trittico continuava la sua avanzata, e le scale che separavano Aries da Taurus erano ormai quasi del tutto svanite…, nulla più restava né della Prima Casa, né di Kiki, il suo nuovo custode, svaniti chissà dove…!

Dei passi…, qualcuno fra coloro che avevano appena varcato la soglia, introducendosi nel Secondo Tempio, non lo aveva attraversato correndo e si era fermato percorrendo il pavimento lastricato di marmo con calma innaturale per i tempi che correvano fra quei luoghi. Le ombre celavano il suo volto e l'individuo di imponente aspetto si muoveva incerto, come se volesse attraversare quelle stanze con enorme rispetto.

Arrivato nella sala centrale, l'uomo si fermò di fronte ad una luce dorata che aumentò improvvisamente di intnsità illuminando l'intero edificio e costringendo lo sconosciuto a portarsi una mano sugli occhi per non rimanere accecato.

La fonte di tali, intensissimi bagliori, si rivelò essere un cloth…, un gold cloth…, quello di Aldebaran…, quello di Taurus…! E benché le vestigia fossero state riparate, il corno sinistro era ancora spezzato ad immortale memoria della battaglia contro Seiya…!

Lo strano ‘ospite' fece per avvicinarsi, e tese la mano verso l’armatura che fu subito come colta da un fremito facendo scaturire un lampo di luce che investì il giovane.

Una gioia enorme pervase quest'ultimo, convinto di essere stato prescelto come degno sucessore alla custodia della Seconda Casa , ma la sua felicità svanì in un attimo nel momento in cui, scemata la luce dorata si accorse di non indossare un gold cloth, ma la sua solita armatura quella dell'Orsa Maggiore…, quella che lui, Geki aveva guadagnato ai tempi del suo addestramento sulle Montagne Rocciose.

Per la delusione, il bronze saint, quasi non notò la figura evanescente che era comparsa alle sue spalle.

"Non puoi indossare un'armatura d’oro…!" fece in tono di rimprovero lo ‘spettro’.

"Volevo solo ammirarla più da vicino…" mentì Geki senza voltarsi con un sorriso amaro che gli si disegnò sul volto.

Il bronze saint cadde nello sconforto. Quante volte si era dimostrato inutile…? Quante battaglie avevano combattuto i suoi pari…? E lui…, cosa aveva fatto lui in tutto quel tempo…? Niente…!

"Shun…, Shiryu…, Hyoga…, Ikki…. Seiya…, perdonatemi…! Non sono degno del compito che mi è stato affidato…! Io non posso…" disse Geki, dimenticandosi del suo misterioso interlocutore, accasciandosi al suolo e battendo con forza il pugno sul pavimento in marmo.

"Saint di Ursa Major…, forse non avrai raggiunto il cosmo ultimo che rende cavalieri d’oro…, ma il tuo cuore è puro…! Tu credi nella giustizia…, credi nella tua dea…, e lei crede in te…! Non saresti qui altrimenti…! Sii fiero del compito che ti è stato affidato…, e non temere…, sarò al tuo fianco…!"

"Al…, Aldebaran…" disse il bronze saint voltandosi.

"Rialzati ora…! E dimostra…, dimostra non solo a me, ma anche a te stesso che puoi farcela…! Dimostra di essere un valente cavaliere di Athena…!"

"Le tue parole mi rincuorano e mi danno coraggio, nobile gold saint di Taurus…! Stavolta non mi tirerò indietro…, farò la mia parte…! E, se dovessi fallire…, intercedi per me e concedimi di salire nell'olimpo dei cavalieri per sedere al tuo fianco …!".

Come se fosse la stessa casa ad avvertire i suoi due custodi, un intenso scricchiolio testimoniò l’avvicinarsi del colpo lanciato dall'arconte.

L’enorme sfera aveva inghiottito anche l'ultimo gradino della scalinata tra la Prima e la Seconda Casa e si apprestava a ‘divorare'le colonne poste all'ingresso della Casa del Toro.

"Andiamo!" dissero all'unisono Geki e Aldebaran scambiandosi uno sguardo d'intesa.

Parte del tempio era già svanita…, e i due cavalieri rimasero sbigottiti. Mai in vita loro avevano visto un colpo del genere…, era davvero spaventoso…!

Il bronze saint di Ursa Major piantò bene i piedi bene in terra e lo stesso parve fare la figura eterea di Aldebaran.

Erano due dei guerrieri di Athena fisicamente più forti…, sarebbe bastata la loro forza…?

"HANGING BEAR!" urlò Geki.

"GREAT HORN!" fece eco Aldebaran.

L’attacco portato dai due prodi guerrieri sembrò funzionare e per un attimo parve addirittura rallentare il Trittico!

Con un movimento rapido il gold saint di Taurus abbassò le braccia e le incrociò come soleva fare di solito quando attendeva una mossa da parte del nemico e scomparve.

Geki sembrava non essersene accorto fin quando si rivolse al compagno dicendo: "Ce l’abbiamo fa…".

Lo stupore si impadronì del bronze saint di Ursa Major impedendogli di continuare a parlare.

"Cosa c'è…? Pensavi davvero che uno spettro potesse aiutarti…?" disse la voce di Aldebaran , lontana, come se ora provenisse addirittura da un'altra dimensione.

"Eri qui per darmi fiducia quindi…!" disse Geki. "Ma com'è possibile che io da solo riesca a…".

La voce del gold saint di Taurus, sempre più lontana, lo interruppe riacquistando per un attimo tutta la sua potenza: "E' la forza della giustizia…!".

L'emanazione del cosmo di Aldebaran scomparve del tutto da quei luoghi.

Fiero di sé il bronze saint di Ursa Major decise di tentare l'impossibile, per cercare di respingere l’attacco di Tipharet.

Facendo leva sulle gambe e spingendo con tutta la forza che riuscì a generare, Geki urlò: "Per Athena…!".

Per un attimo il bronze parve reggere con le sue possenti braccia la sfera evocata dall'arconte ma, lentamente, le sue mani parvero perdere consistenza e in men che non si dica scomparvero del tutto.

Una singola lacrima scivolò senza una precisa direzione dal suo viso colpendo il suolo nel medesimo istante in cui il suo corpo scomparve del tutto come accaduto a Kiki poco prima.

In pochi secondi l'intera Seconda Casa venne inghiottita e sparì e insieme al gold cloth che custodiva e ai buoni sentimenti che avevano abitato in quei luoghi.

Nessuno aveva assistito allo spettacolo, però, e nemmeno una lacrima fu versata là dove spirò uno dei valenti saint di Athena…, non meno di quanto lo fossero coloro che avevano sempre accompagnato la dea nelle sue battaglie…!

***

Mentre Nahemot rimirava orgoglioso i cinque avversari distesi al suolo con sui loro visi espressioni felici, si accorse di una nuova presenza che attraversava il cerchio di cui era incontrastato signore.

Prima ancora che riconoscesse nella figura del nuovo arrivato il cloth di Black Phoenix, l’Arconte, scoppiando sarcasticamente a ridere, ripeté le parole di rito che accompagnavano il suo colpo: "Qual è il tuo desiderio cavaliere rinnegato dal tuo stesso Dio…?".

Per un attimo la mente del black saint sembrò svuotarsi fornendo una sorta di resistenza al colpo di Nahemot ma presto anch’essa cedette alla potente morsa mentale e come se non gli appartenessero, gli eventi salienti della propria vita gli passarono davanti come le pagine di un libro ormai dimenticato.

Così come nella vita non era mai riuscito ad avere memoria degli anni precedenti al suo addestramento, il guerriero si ritrovò fra fitte lancinanti a ricordare per prima cosa la sua assegnazione ad apprendista di Asterion, silver saint di Canes Venatici…

Per qualche strana ragione, lo stesso Nahemot sembrava avere difficoltà a sondare la mente del guerriero che aveva di fronte.

"Cosa diavolo…" tentò di dire l'arconte aumentando l’espansione del proprio cosmo. "… mai incontrata una simile difficoltà…! Ma non è lui a resistermi…, è qualcos'altro…, è come se la sua stessa mente fosse stata in qualche modo sigillata…! Per quale motivo…? Devo scoprirlo…, ora…!".

Dopo un attimo di buio rilassante, il black saint di Phoenix tornò a soffrire ricordando gli interminabili combattimenti contro nemici reali ed irreali evocati dal suo maestro che, in numero sempre maggiore, lo colpivano giorno dopo giorno portandolo sempre ad un soffio da una morte forse liberatoria.

Liberatoria…, perché lui aveva, fin da quando poteva ricordare, sempre provato un insano piacere nell'annientamento di sé stesso…? Perché non riusciva proprio a provare un timore reverenziale per l'oscura signora…? Perché a lui non sarebbe mai importato di morire…? Perché non aveva mai compiuto l'estremo gesto…? Era solo una mancanza di coraggio…?

Comunque, tornando a quei duri allenamenti, non era stato Asterion a volerlo portare a tali limiti fisici e mentali…, lo stesso silver saint gli aveva detto più volte che lui doveva solo seguire degli ordini…, e che sarebbe venuto il tempo in cui il suo vero mentore si sarebbe fatto riconoscere…!

Quel momento non venne neppure tanto tempo più tardi…

La notte stessa del giorno in cui Black Phoenix era riuscito a riprodurre la propria versione del MILLION GHOST ATTACK, quattro soldati lo avevano prelevato con modi bruschi e lui, che non aveva reagito solo per lo sguardo che gli aveva rivolto Asterion, venne condotto al cospetto dello stesso Gran Sacerdote e lasciato solo in sua compagnia.

Il ricordo delle parole di colui che solo in seguito fu nuovamente chiamato Saga, produssero un dolore insopportabile nella mente del black saint e gli fecero augurare, per l'ennesima volta, una svelta dipartita.

"Perché mai…? Perché questo desio attanaglia la mia mente…?".

"Asterion ha davvero fatto un bel lavoro su di te, ragazzo…!" gli disse quella notte il Grande Sacerdote. "Ma il tuo addestramento non è ancora completo…, non è completo per il compito che la dea Athena ha scelto per te…! Ora sarò io il tuo Maestro…, ti insegnerò ciò che manca al tuo completamento…!".

Buio…, ancora buio…, unico attimo di respiro per la mente di Black Phoenix carpita da quelle dolorose immagini.

Nahemot stava dando fondo a tutte le sue energie, sempre più incuriosito da quello strano guerriero e da ciò che vedeva in lui…!

In realtà un vero e proprio allenamento fisico con il Grande Sacerdote non ci fu mai…, sembrava che quest’ultimo volesse piuttosto instillare in Black Phoenix quanta più conoscenza potesse sui poteri del controllo della mente…, e anche per questo tipo di allenamento il cavaliere si dimostrò molto portato.

In breve tempo, su indicazione dello stesso Arles, il black saint riuscì a modificare il colpo tramandatogli da Asterion in qualcosa di molto, molto più potente…, ma molto, molto più delicato…!

Buio, profondo buio…

Neanche l’Arconte sembrava riuscir a carpire la continuazione di questi ricordi, come se tutto fosse stato semplicemente cancellato.

"Morte…, questo desiderio lo avverto chiaramente…! Ma devo sapere di più…, non ho mai avuto il piacere di sondare una simile mente…!" pensò Nahemot.

Ma il resto non furono altro che sprazzi…, uno strano uomo pieno di cicatrici con una grottesca maschera sul viso…, l'attacco a guerrieri dalle bronzee armature appartenenti al suo stesso sacro ordine…, la morte per mano di uno di essi, il cavaliere che rappresentava la parte buona del suo stesso segno…, Ikki!

"Tutto qui…?" disse infine Nahemot visibilmente deluso. "Mi sarei aspettato un finale migliore…! Comunque ora puoi morire…, DESIRE!".

Il desiderio autodistruttivo di Black Phoenix più volte espresso nello scorrere dei ricordi ebbe semplicemente soddisfazione e lui morì felice…, tanto felice…!

"Mah, eri davvero uno strano guerriero…!" disse l'Arconte toccando con una chela il corpo del Saint come a sincerarsi della sua morte. "Non ne resta che uno…, se non ho perso i conti…!".

Dei passi risuonarono nuovamente poco distante.

"Eccol…" tentò di dire, ma le parole si spensero nel momento in cui i suoi occhi quasi uscirono dalle orbite come se fosse stato per diverso tempo sulla bancarella di un pescivendolo.

Non un altro guerriero era apparso sulla soglia del Decimo Cerchio…, era lo stesso di prima…, Black Phoenix!

"Come può essere…?" urlò stizzito l'Arconte. "Tu sei qui davanti a me…, morto…, morto!".

Come a rinforzare la parole che aveva pronunciato, Nahemot prese a calci il corpo inerme del Black Saint disteso accanto a lui.

La risposta del ‘nuovo'arrivato non si fece attendere: "HOYUKO TENSHO!".

Uno stupendo uccello corvino dalla lunga coda nacque dalle fiamme generate dal cosmo del guerriero e si diresse in picchiata contro l’Arconte scaraventandolo lontano.

Nahemot si rialzò visibilmente ferito ma sussurrando qualcosa ritornò in piena forma.

Il ‘secondo' Black Phoenix entrato ebbe come un attimo di cedimento e appoggiando entrambe la mani e un ginocchio al suolo piombò ancora nel mondo dei ricordi senza che ci fosse bisogno di ulteriore ‘aiuto' da parte del suo avversario.

Un vorticare di sagome lo circondò a velocità crescente e pian piano divennero riconoscibili i lineamenti…, Asterion…, il Grande Sacerdote…, Asterion…, il Grande Sacerdote…, Asterion…, il Grande Sacerdote…, come la grottesca rappresentazione di una roulette.

Il roteare di immagini si fermò sul volto ricoperto dalla maschera del Gran sacerdote da cui provenne la solita voce priva di tonalità ma capace di produrre indicibili sofferenze.

"Ragazzo, hai imparato a convincere il tuo avversario di essere in grado di generare molteplici immagini illusorie del tuo corpo…, ma cosa succederebbe se anche la tua mente fosse convinta della loro esistenza…?" disse l’uomo sotto la maschera.

"Tutte le mie immagini possederebbero coscienza di sé…, agirebbero come individui distinti…!" rispose l’apprendista che in seguito sarebbe diventato un rinnegato di Athena.

"Bravo…! E tutte avrebbero le tue stesse capacità anche se divise in efficacia fra tutte loro…, un grande potere ma con enormi limiti…!".

"Perché quindi usare un simile colpo…? Se la potenza dei miei attacchi viene divisa tra tutte le immagini…, l’effetto sarebbe comunque pari a quello di un singolo colpo…!" osservò il ragazzo.

"Ah, ah, ah!" rise il Grande Sacerdote. "Cosa ti ha insegnato Asterion…? La potenza…? Cosa è la potenza di fronte al potere del cosmo…?".

Il black saint imparò quanto richiesto e, su ordine dello stesso Arles, venne inviato sull'Isola di Death Queen per terminare l'addestramento e verificare la fedeltà di Guilty, sacro custode delle vestigia di Phoenix e maestro dei fanciulli inviati in quell'inferno per la conquista dell'armatura del mitico uccello.

Nahemot prese a battere le chele come fosse la grottesca rappresentazione di un applauso e disse: "Bella storia…, davvero bella storia…! Peccato non avere tempo di vederne la fine…!".

Espandendo a dismisura il proprio cosmo, l'arconte disse: "Sei il guerriero più forte che io abbia mai affrontato…, sarà la prima volta che io userò su un avversario il mio colpo ultimo…! WISH!".

Black Phoenix si vide circondato da una spessa coltre di fumo.

Ancora ricordi…

L'ultima parte del suo allenamento…, quello con Guilty…, l'addestramento sul controllo mentale altrui…, il GENMAKEN…, il ritorno al Santuario…, quell'attacco subito da parte del Gran Sacerdote…, troppo potente…, troppo veloce anche per il rappresentante di Athena in terra…, il ritorno da Guilty…, Ikki…, e quindi il buio…, un buio innaturale…, insuperabile…, invincibile per qualunque fonte luminosa…!

"Maledizione…! Non riesco…, non riesco a capire…!" urlò Nahemot. "Cosa vuoi…, cosa vuoi…?".

"Sapere…, voglio solo sapere…! Questo è il mio desiderio…!" rispose il black provato più che mai.

"Finalmente…!" disse l'arconte. "E sia…, passerai il resto della tua vita come un vegetale a tentare di capire ciò che si cela in te…! Sarà peggio che essere morto…, passerai un intera vita alla ricerca di risposte che non faranno altro che generare nuovi quesiti…, si è questa la fine che ti meriti…!".

L'arconte guardò perplesso i due black saint distesi a terra inermi e, penetrando i fianchi del primo entrato con le proprie chele, lo sollevò da terra scrutandone i lineamenti.

"BLACK GENMAKEN!" avvertì alle sue spalle insieme a qualcosa che penetrava profondamente nella sua testa, nella sua mente.

Questa volta toccò all'arconte penetrare in un mondo di tenebra generato dalla propria mente.

Nahemot si trovò al cospetto della stessa Nemesi

"Tre desideri…!" gli ricordò la voce della sua Signora. "Imbecille…! In questa epoca sei rinato come un djiin…! Hai solo tre WISH…!".

"Mia Signora…, ma io ne ho usati solo due…, uno per me e uno per sconfiggere il mio nemico…!" rispose Nahemot con tono servile. "Ne ho ancora uno…, non potrà mai battermi…, io so come formularlo…!"

"WISH!" si udì.

Nahemot, appena tornato in sé fece appena in tempo a capire l'errore che aveva commesso, che vide diverse figure precipitarsi su di lui poco prima di venire investito da un vero mare di fiamme nere.

Per un attimo all'interno del Decimo Cerchio piombò un profondo silenzio.

Quindi tutto cambiò di colore…, dal bianco al nero…, dal nero al bianco.

Dei passi divennero udibili come unico segno di vita e delle mani femminili voltarono il corpo dell'unico Black Phoenix che sembrava essere rimasto, quello attraversato dalle chele dell'arconte e visibilmente sanguinante.

"Stolto! Come potrai esserci utile ora…?" disse la donna che con poco garbo lasciò di colpo il corpo del black saint facendolo ricadere al suolo.

Intanto gli altri sei guerrieri ripresero i sensi guardando la donna con evidente perplessità.