Chapter Four

Il primo luogo in cui Tales si recò erano i dormitori comuni del Grande Tempio. Lì il ragazzo iniziò ad inserire i suoi averi. Non molto in realtà.

Indumenti civili comprati nelle rare visite di Atene, qualche libro regalatogli da Micene ed i suoi due beni più preziosi: una vecchia e logora giacca di pelle ed una foto ingiallita raffigurante una coppia, moglie e marito, con un bambino, all’incirca di sei anni, che faceva capolino tra di loro.

La donna un tempo doveva essere stata molto bella ed, al momento della foto, emanava il fascino della donna matura, consapevole di se stessa e dei propri mezzi, i capelli biondi illuminati dal sole emanavano riflessi che davano l’illusione dei capelli bianchi.

Accanto a lei c’era un uomo con gli occhiali da sole i cui capelli neri stavano decisamente perdendo la guerra con quelli grigi e ciò gli dava un’aria intelligente e dignitosa nonostante l’età poco avanzata.

Tales alzò lo sguardo verso lo specchio, osservando sorridendo le piccole ciocche grigiastre che già comparivano sulle sue tempie. Di questo passo a quarant’anni ne dimostrerò sessanta pensò senza preoccuparsi troppo. Difficilmente avrebbe raggiunto un’età così venerando, raramente i cavalieri raggiungono l’età della pensione.

L’uomo della foto era leggermente più basso della compagna e non aveva l’aspetto di un uomo d’azione, nonostante la giacca da motociclista che ostinava ad indossare, ma l’aria serena e soddisfatta di chi non poteva desiderare di più dalla vita.

Tales assomigliava decisamente alla donna, partendo dai pigri color miele, passando per il sorriso espressivo, terminando con il fisico snello e slanciato. Solo i capelli facevano capire chi fosse il padre.

Non aveva molti ricordi dei genitori in effetti.

Uno dei pochi rimastigli era l’immagine del padre in cucina alle prese con un numero apparentemente infinito di pentole e padella coadiuvato dalla moglie, intenta a impastare biscotti o ad infornare torte nel loro piccolo ed accogliente ristorante.

Non ricordava molto altro, a parte le abbuffate che seguivano quelle dimostrazioni di abilità culinarie e delle maratone in bagno a causa del mal di stomaco provocato da tutto quel cibo.

Con un sospiro Tales si avvicinò alla finestra e si accese una sigaretta. Il suo sguardo spazzò l’intera camerata.

L’aveva sempre detestata, per la mancanza di privacy e l’atmosfera troppo impersonale che vi regnava, ma vi aveva passato così tanto tempo che senza quasi accorgersene aveva iniziato a considerarla casa sua.

La porta, posta all’altro lato della stanza, si aprì cigolando, lasciando entrare una figura a lui ben nota.

Oddio non lui. Tutti ma non lui.

Un ragazzo, all’incirca della sua età, si mosse velocemente verso di lui.

Non era molto alto, ma dava l’impressione di poter abbattere un muro solamente camminandogli contro, tanto i suoi muscoli erano gonfi e possenti, tendevano così tanto la maglia da far pensare che da un momento all’altro si sarebbe strappata.

"Ho sentito che te ne vai."

"Ed hai sforzato le tue gambette tozze solo per questo?"

"Non mi hai risposto."

"E che ti dovrei dire? Che parto, che sto lasciando la Grecia per andare ad allenarmi chissà come con chissà chi? E’ vero, Saga mi ha mandata in trasferta."

"Io lo so perché scappi…."

"Ah si? Ovviamente lo hai intuito con la tua intelligenza superiore. Ed il motivo sarebbe?"

"Ti brucia ancora tantissimo, ammettilo!"

"Dei ti prego no! Risparmiamelo almeno oggi, non hai pietà di un amico che sta partendo?"

"No, nessuna pietà, ti tocca!"

Il ragazzo saltò sul letto più vicino a braccia alzate, intonando "Siamo noi, siamo noi, i Campioni del Mondo siamo noi! Brasil! Brasil!"

"Ma che ho fatto di male io?- si chiese sconsolato Tales, scuotendo la testa – Proprio con un fanatico dovevo far amicizia? Scendi giù, maniaco della samba!"

Infatti tutti i presenti stavano assistendo sconcertati ad un’esibizione da manuale di samba dal vivo accompagnata da canzoni popolari in portoghese mischiate a cori calcistici vari che includevano inni a Pelè, Rivelino, Carlos Alberto, Jairzinho e altri giocatori sparsi, inclusi alcuni per lo storico Garrincha, nonostante non avesse giocato l’ultima edizione della Coppa del mondo "Jules Rimmet"

"Ma non ti resta un briciolo di dignità? Scendi!"

"Ma perché sei sempre così serio? Una volta eri divertente! Che ti è successo? Vieni anche tu quassù!"

Mentre parlava lo afferrò per il polso e lo issò senza fatica accanto a lui.

"Ed ora balli con me! Dança!"

"Pazzo sclerato! Lasciami!" urlò ancora Tales. Ma stavolta un leggero sorriso aveva raggiunto il suo volto. Rendendo le sue proteste poco credibili.

"Lasciarti? Lasciati andare piuttosto! E muovi quel sedere palliduccio!"

Quando dieci minuti più tardi il supervisore dei dormitori, attirato da insoliti rumori e canti, entrò nella camerata rimase a bocca aperta. Stava assistendo alla scena più assurda che avesse mai anche solo immaginato.

Una decina di ragazzi ed adulti, soldati semplici principalmente, formavano un lungo trenino umano seguendo il ritmo trascinante dettato dalla voce del ragazzo di testa.

L’ormai non più giovane supervisore restò sconcertato dalla visione. Ma presto allo stupore subentrò la rabbia, il volto si fece paonazzo.

"PEREZ, TALES, VENITE SUBITO QUAAAAA’!!!!"

Come per magia tutti i componenti del trenino si bloccarono, si guardarono intorno imbarazzati e si separarono ridacchiando nervosi. Solo due continuarono imperterriti.

Manco a dirlo erano i due giovani del gruppo. Tales ed il suo compare Perez, Pez per gli amici. E di certo non gli mancavano.

Il suo inguaribile ottimismo e la sua allegria innata rendeva praticamente impossibile odiarlo. Neanche Tales ci riusciva.

Erano amici da quando, poco più che lattanti, erano arrivati al Grande Tempio e si erano ritrovati vicini di letto. O quasi.

In effetti la loro prima settimana insieme si era conclusa con diversi escoriazioni ed un paio di costole incrinate per Tales ed un dente in meno per Pez.

Ma adesso erano in ottimi rapporti e Pez portava con orgoglio il suo dente d’oro come simbolo della loro amicizia e come soleva dire: "Non avrò mai un’armatura d’Oro probabilmente, ma grazie a Tales ho almeno il Dente d’Oro!"

In genere arrivati a questo punto era consigliabile requisirgli la Tequila.

I due ragazzi continuarono lungo il loro percorso, scandendo come se nulla fosse un Cha Cha Cha, finché non arrivarono davanti al supervisore.

"Avete finito?" chiese allora egli mantenendo un tono impassibile nonostante l’impulso di urlare.

"Perché non ti unisci a noi Vecchio J.J.?" propose di rimando Pez nel suo tono affabile.

"Tenete Stone per voi piccoli ragazzini dannosi!"

Il Vecchio J.J., come veniva poco affettuosamente chiamato il Tenente John J. Stone, era un reduce della Seconda Guerra Mondiale. Eroe di guerra, premiato da Winston Churchill in persona per le sue imprese durante la campagna d’Africa.

La versione ufficiale sul suo ruolo ad Atene è che sia stato "promosso" ed inviato al Grande Tempio come segno di amicizia e per migliorare i contatti con la madrepatria insieme ad un nutrito gruppo di altri commilitoni distintisi per eroiche imprese.

I maligni sussurravano una versione ben più pratica e credibile. Pare che gli inglesi approfittarono dell’occasione per liberarsi di un buon numero di "vecchi tromboni" come venivano affettuosamente chiamati da essi. E considerando che si ritrovarono per la maggior parte in ruoli dalla discutibile attrattiva forse un è un’idea così campata per aria.

Ciò non toglie che prendesse il suo lavoro da bidello del Grande Tempio con estrema serietà, che fosse meno elastico di un blocco d’acciaio da 25 tonnellate ed il senso dell’umorismo di un mastino con seri problemi di emorroidi. Anche l’espressione era simile in effetti.

"Ed ora datemi una stramaledetta spiegazione per tutto il bordello che state combinando, maledetti ragazzini!"

"Ehi J.J. hai imprecato solo due volte, stai proprio invecchiando… sei forse rimasto a corto di insulti?"

Superfluo sottolineare che il Vecchio J.J. detestava con tutto il cuore Pez e Tales, per lui buoni solo a passare la vita dietro le sbarre con la compagnia di tutti gli avanzi di galera come loro.

"Taci babbuino cacciato dallo Zoo per la sua bruttezza! Qui le domande le faccio io!"

"Questo è il Vecchio che conosciamo ed amiamo!"

"Che diavolo pensavate di fare? Sapete che detesto il bordello, smettetela subito canaglie!"

Una vena sul collo del Tenente iniziò a pulsare violentemente. Era il segno che si stava arrabbiando. Ed in genere ciò era merito dei due ragazzi.

"Facevamo solo una festicciola, vuoi venire con noi amico?"

"Non sono vostro amico e non verrei mai con voi! Ballerei con il crucco (Hitler per i più, NdL) in persona piuttosto che con voi!"

"Stavamo solo facendo un piccolo party per la partenza di Tales. Starà via per po’ di tempo, quindi merita un addio degno di questo nome!"

"Il teppista numero uno se ne va? Finalmente una buona notizia, il buon cuore di Atena deve essere dalla mia parte!"

"Ma come, non ti mancherò nemmeno un po’? E dire che credevo mi avresti preso persino un regalo!" ribatté Tales, fingendo rammarico.

"Il mio cuore si struggerà nel dolore per la tua assenza!"

"Davvero? Così mi fai commuovere!"

"Ma neanche per sogno! E’ il giorno più bello della mia vita dopo quello in cui Churchill, Dio abbia in gloria la sua anima, mi ha personalmente conferito la mia medaglia!"

"Beh, è un peccato, davvero. E dire che per l’occasione Pez è riuscito, in via del tutto eccezionale, a contrabbandare un po’ di fuoco liquido…Credevamo ti sarebbe piaciuto, ma apprezziamo la tua attitudine al dovere."

Ormai l’esca era lanciata, bisognava solo aspettare che il pesce abboccasse.

Il Tenente Stone deglutì rumorosamente. "Fuoco liquido?"

A quel punto si intromise Pez. "Oh si amico, una delle guardie mi ha venduto un paio di bottiglie di whisky."

"Whiskey? Scozzese?"

"Spiacente, qui abbiamo solo del buon Jack Daniel’s. Lo vuoi lo stesso un goccio?"

Stone da buon inglese non sapeva resistere a tre cose. Al calcio, ad una bella rissa da bar ed al whiskey, soprattutto se scotch, ma in fin dei conti ogni qualità andava bene.

"Credo proprio che mi dovrò accontentare di quella brodaglia americana. Ma un solo goccio e poi- aggiunse indicando tutti i presenti- questa assemblea dovrà essere sciolta!"

Senza farsi notare Tales e Pez si scambiarono un sogghigno. Entrambi sapevano bene cosa succedeva quando J.J beveva. E c’era sempre da ridere.

 

 

Fine Chapter Four