Capitolo 19: Scirocco

Era diretto verso l’anticamera che gli spettava da difendere quando avvertì già, evidenti, il rumore di passi che si avvicinavano dalla direzione opposta, così, quando le due sagome nere varcarono il corridoio che procedeva dalla Sala di Levante, lo trovarono già lì, immobile e pronto alla battaglia.

Fu lievemente sorpreso, a dire il vero, nel rendersi conto di avere dinanzi a se due guerriere dalle oscure vestigia, non tanto per un pregiudizio verso le donne, aveva da anni appreso quali fossero le virtù in battaglia di Okypede ed Oritia, bensì per la potenza dei cosmi che da loro s’espandevano.

La prima delle due, i capelli rossi con striature nere, lo osservava con una divertita curiosità, attraverso gli occhi verdi come gemme, prima di volgersi verso l’altra intrusa, una ben più adulta guerriera dai corti capelli scuri e dai lineamenti nordici, come quelli delle due Dominatrici sue compagne d’arme.

"Dov’è l’uomo che stava in difesa della Sala da cui siete arrivate?", fu la prima domanda del guerriero di quel Tempio, che però non ricevette nessuna risposta.

Gli occhi di ghiaccio di questa seconda nemica si posarono sul seguace di Eolo, "Lui è mio, lo affronterò da sola.", sentenziò decisa, incurante della richiesta di questi, avanzando di qualche passo, "Sei sicura? Non abbiamo tempo da perdere in battaglie che potrebbero concludersi velocemente! Già sento Syrin combattere al massimo delle proprie forze contro ben due avversari.", suggerì l’altra.

"No, Megara, se non riuscissi nemmeno a sconfiggere uno di questi servitori del Dio dei Venti, sarei davvero una guerriera ben poco degna di tale titolo.", rispose l’altra, estraendo dalla cinta due sciabole forgiate con quello che, al Dominatore, parve oro nero, "Poi ho queste! Dono di Libra Oscuro da usare in battaglia!", ridacchiò, puntandole verso l’uomo che aveva scelto per avversario.

"Pronto a cadere, seguace di Eolo?", domandò beffarda la donna, rivolgendosi per la prima volta all’altro direttamente, "Kris di Orione Nero sarà la tua avversaria!", si presentò decisa, lasciando che una gelida emanazione cosmica, fredda come poche altre cose quello avesse mai avvertito in vita sua, riempisse la sala.

Il seguace di Eolo espanse il proprio cosmo e lasciò che riempisse l’ambiente, riscaldandolo, rendendolo particolarmente secco, mentre l’energia brillava sulle vestigia.

L’armatura aveva le medesime forme di quelle dei compagni che già avevano affrontato altre battaglie, i colori dominanti erano verde ed oro, che brillavano con superba bellezza sulla stessa; la protezione del petto aveva delle montagne rappresentate in risalto, montagne da cui pareva quasi che qualcosa si staccasse, gli stessi piccoli frammenti dorati che scivolavano con eleganza anche sulle protezioni per braccia e gambe, malgrado le spalle e gli avambracci fossero scoperti ed un elegante gonnellino, composto da un singolo segmento, coprisse dalla cinta fino alle ginocchia.

La pelle, visibile attraverso l’armatura, era color dell’ebano più scuro, gli occhi, color arancio, brillavano sopra della maschera, su cui era incisa una bocca intensa a soffiare, mentre il capo era privo di capelli.

"No io sarò a cadere, donna, bensì tu! Lothar dello Scirocco non si piegherà mai e proteggerà fino alla fine di questa guerra l’Anticamera che gli è affidata!", esclamò deciso il seguace di Eolo, pronto alla battaglia, "Prima, però, vi farò confessare cosa ne è stato di Favonio di Levante!", le assicurò.

"Parole balde le tue, uomo dei Venti, ma credi di poterle dimostrare con i fatti?", chiese con tono serio l’altra, scattando avanti con un rapido movimento.

Con un veloce balzo, Kris divorò la distanza che la divideva da Lothar, tentando subito un secco fendente con la sciabola sinistra verso la zona addominale, ma lesto fu il vento a portarsi dinanzi al suo Dominatore, bloccando il cammino della lama con qualcosa che, inizialmente, la giovane nera guerriera non riconobbe, se non nel momento stesso in cui indietreggiò vedendo la dorata sabbia che scivolava attorno al suo avversario.

"Le sabbie del deserto scorrono attraverso il vento che comando! Sabbie che mi difendono istintivamente, pensi davvero di poterle superare con quelle lame?", chiese spavaldo il guerriero di Eolo, "Come spesso diceva il mio defunto maestro: non arrendendosi alle prime difficoltà si ottiene la vittoria, ma affrontandoli!", ribatté l’altra, il cosmo che iniziava a riempire l’aria di freddi cristalli di ghiaccio nero.

"Il tuo maestro?", domandò di rimando il Dominatore dei Venti, "Sì, esatto, colui le cui lezioni ho saputo manipolare per ottenere il mio Black Blizzard!", esclamò Kris, scatenando una bufera di oscuri frammenti di ghiaccio, che con furia invasero la sala, circondandola e liberandosi frontalmente contro Lothar, il quale fu lesto a sollevare la sottile sabbia a propria difesa.

"Non basterà quella semplice barriera per salvarti, servo di Eolo!", incalzò ancora la guerriera di Orione Nero, intensificando la furia della corrente gelida ed oscura, che iniziò a strappare interi strati di sabbia attorno al Dominatore, prima di scalfire con incontrollabile potenza anche le vestigia al di sotto delle stesse.

"Non ho bisogno di una barriera di difesa, bensì ora ti mostrerò le doti d’attacco di cui sono maestro!", ribatté sicuro l’altro, "Sabbie dello Scirocco, compite il vostro percorso!", urlò, prima che le difese attorno a lui rimaste brillassero di nuova energia e le correnti di vento le scatenassero con violenza contro l’oscura bufera.

Megara, la nera compagnia di Kris, che con lei e Syrin aveva seguito il Sagittario Oscuro fino all’Ingresso di Levante, dovette sollevare le braccia, corazzate dalla tetra armatura, per difendersi dallo scintillante e violento combattere dei due colpi segreti, liberando parte della propria energia cosmica a difesa del corpo, mentre ancora i due combattenti si scontravano.

"Cadi!", ruggì Orione Nero, la tormenta di nera neve che infuriava, "Mai!", rispose il Dominatore dello Scirocco, "Non prima d’aver saputo che il mio maestro è vivo ed avervi scacciato!", aggiunse deciso, intensificando l’ondata di correnti ricolme di sabbia.

"Temo allora che allungo resteremo in questa fase di stallo!", lo schermì Kris, il cui sguardo, poi, cadde sulle armi che ancora stringeva fra le mani, prima di volgerlo per un istante verso Megara.

"O forse, cavaliere, così invece non sarà!", ruggì la nera avversaria, lanciando nel pieno della furiosa tempesta di ghiaccio e sabbia la sciabola che impugnava con la sinistra, lasciando che questa vagasse in mezzo alle correnti, roteando vorticosamente.

Fu in quel momento, sovrastata dalle correnti d’aria, che la voce dell’altra donna proveniente dall’Isola della Regina Nera urlò qualcosa, prima che, lesto e sinuoso, il suo cosmo color argento volasse fra le due forze a confronto, ma non per supportare la compagnia, bensì per investire con violenza l’arma d’oro oscuro, scagliandola addosso al Dominatore dello Scirocco, che ne fu colpito e sospinto qualche passo più indietro, interrompendo la corrente di sabbia e lasciando che la tenebrosa bufera lo investisse in pieno.

Ci fu qualche secondo di silenzio, durante il quale, la nera guerriera si lasciò sfuggire un sorriso: "Sei determinato, questo te lo concedo, seguace di Eolo, ma non sperare che basti ciò per darti la vittoria.", ammonì con tono impassibile Kris, espandendo di nuovo il gelido cosmo che le era proprio, mentre Lothar si rialzava dal punto in cui era andato a schiantarsi.

Le vestigia del Dominatore dello Scirocco erano ora crepate dalla violenza bufera che le aveva poco prima investite, un taglio all’altezza dello sterno, per quanto sottile si apriva, residuo del colpo di sciabola nera ed i segni delle fredde correnti avevano segnato anche il viso del guerriero, ma, malgrado ciò, il guerriero dei Venti s’era rialzato, impugnando l’arma nemica, pronto a riprendere la battaglia.

La fuggitiva dell’Isola della Regina Nera, altresì, aveva l’armatura segnata da tanti piccoli fori dovuti alle correnti di sabbia, nessuna evidente crepa o danno, visibili, ma molteplici costellazioni di proiettili di sabbia che avevano scalfito le tetre vestigia, lasciandola lievemente sanguinante dalle stesse; anche lei stringeva decisa la lama d’oro oscuro e con questo si lanciò alla carica, come fece il suo avversario.

Un veloce fendente laterale destro fu portato dalla guerriera di Orione Nero contro la testa dell’avversario, che fu lesto nel muovere le correnti di vento e sabbia, bloccando la lama e cercando di bloccare l’intero braccio che la stringeva, solo che, con ben più prontezza, l’oscura guerriera rilasciò il gelido cosmo, congelando i granelli dorati e distruggendoli con un secco movimento, ritirando l’avambraccio e, allo stesso tempo, sferrando un violento e preciso calcio contro il petto avversario, lì dove la ferita del precedente taglio era presente.

Stringendo i denti, Lothar indietreggiò, solo per poi scattare di nuovo alla carica, l’arma sollevata prontamente sopra il capo, tentando un veloce fendente a scendere contro Kris, che fu lesta nello spostarsi lateralmente, per evitare il colpo, ma altrettanto lesto fu il Dominatore dei Venti nel seguire il movimento nemico e cercare quindi, con un movimento diagonale, il fianco dell’altra.

La lama cozzò con forza contro la scura corazza, danneggiandola vistosamente e provocando un seppur lieve taglio alla pelle sottostante, mentre già un affondo si dirigeva contro la spalla del guerriero di Eolo, costringendolo ad indietreggiare, anziché imprimere maggiore forza al proprio attacco, sospinto poi indietro da una violenza onda di gelo, che lo fece barcollare alcuni passi, prima di sospingersi lontano con un agile salto.

"Siete abili, invasori! Immagino che avrete dato filo da torcere al mio maestro, Favonio, ma non posso credere che lui sia caduto così, senza nemmeno lasciare su di voi i segni dello scontro!", esclamò deciso il Dominatore, riportandosi in posizione di guardia, con l’arma alta dinanzi a se.

"Chissà!", lo punzecchiò la donna guerriera, "Forse il tuo insegnante è caduto per nostra mano, prima ancora di potersi difendere.", suggerì con sguardo duro Kris, "O forse è contro il quarto di noi che ha combattuto, una battaglia così veloce che non ne avete nemmeno avvertito l’esplodere!", lo redarguì ancora, "Molte potrebbero essere le risposte alla tua domanda, seguace di Eolo, ma forse nessuna ti darebbe quella tranquillità e gioia che cerchi in battaglia!", lo avvisò decisa.

"Sei perfida, oscura nemica, eppure poc’anzi parlavi anche tu del tuo maestro! Lo hai forse odiato tanto da provare piacere nel far soffrire gli allievi d’altri? Sei stata tu ad averlo ucciso? E per questo sei stata imprigionata, magari!", ipotizzò l’altro, studiando l’avversaria.

"No, al contrario, di Erikk della Coppa, cavaliere consacrato ad Atena, ho sempre avuto immenso rispetto, lo stesso che si potrebbe avere per un genitore, ma, malgrado ciò, furono le sue azioni, indirettamente, ad impedirmi di corona il sogno d’amore che per anni avevo cullato! E, per quanto sia morto di vecchia, puoi comunque dire che sì, per causa sua sono diventata un’ospite dell’Isola della Regina Nera!", ruggì alla fine, scattando alla carica con la sciabola già circondata da freddi strati di scura brina.

Nel cozzare dei metalli in battaglia, una nota di tristezza poté Lothar intravede nel volto dell’avversaria, forse più per la propria sorte, che non per quello del maestro che aveva avuto, una nota che contrastava con la preoccupazione sul volto di lui, che non riusciva a non pensare alle sorti dell’uomo che chiamava maestro, per molteplici motivi.

Viveva nelle periferie di un bazar, da piccolo, Lothar, l’ennesimo figlio di una coppia che lavorava in quei mercati vendendo piccole chincaglierie.

A volte, ricordava ancora, da bambino amava salire sui tetti, arrampicarsi, da una casa a quella vicino, fino a sovrastare l’intera zona cittadina e poter vedere l’orizzonte, ma, più di questo, poter respirare un’aria libera da tali immense quantità di gente: la sensazione di libertà che provava in quelle fresche serate era inebriante, a dir poco.

L’intera fanciullezza era passata in quei luoghi, fra qualche monelleria e molti, innumerevoli, momenti di lavoro e libertà fra i tetti, finché una notte, durante quelle lunghe giornate tutte così simili, non era stato avvicinato da lui, quello che avrebbe poi chiamato il suo maestro.

La prima cosa che lo aveva colpito, era come quello che era chiaramente un europeo si fosse riuscito a muovere così silenziosamente ed abilmente tra le costruzioni turche, arrivando a lui incredibilmente vicino ancor prima d’essere visto, o di aver parlato.

Era un uomo di diversi anni più grande di lui, con corti e ben curati capelli castani, occhi color nocciola ed uno sguardo assieme serio ed affettuoso, in alcuni momenti quasi imperscrutabile.

"Bel panorama davvero, ragazzo, conosci davvero un angolo di paradiso in terra! E quale bel venticello soffia in queste terre!", esclamò lieto l’uomo, mentre il giovane Lothar si rendeva conto che non era il solito, seppur piacevole, fiato di vento caldo, ma una brezza leggera e quasi primaverile, che profumava di fiori del tutto ignoti sia a lui, sia quelle terre.

L’individuo, intanto, gli si avvicinava cordialmente, l’abito, elegante e lungo, di certo adatto a momenti di gala, che lo rendeva nobile più di quanto già non fosse il suo portamento.

"Dimmi, ragazzo, credi negli dei e nel destino?", chiese d’improvviso l’uomo, con quel suo fare cordiale e, per la prima volta, Lothar si stranì di quella domanda, "Non sono un pagano, chiunque voi siate!", esclamò indispettito, nemmeno domandandosi come facesse quello straniero europeo a parlare così fluentemente il turco.

"Mi scuso, non volevo offenderti, volevo solo iniziare una prima conversazione che, so, sarà di certo difficile da esprimere con le semplici parole.", riprese quello, educatamente, facendo un leggero inchino, "Quindi, permettimi di rivelarti con i fatti, ciò cui accenno.", continuò, mentre, con grande stupore di Lothar stesso, una forte, seppur piacevolmente profumata, brezza, iniziava a circondarlo, avvolgerlo e sostenerlo, scoprendosi, ben presto, a volare a mezz’aria, al pari dell’elegante uomo che aveva dinanzi a se.

"Quale stregoneria?", balbettò il giovane turco, "Non stregoneria, ragazzo, ma uno dei misteri del cosmo, il potere insito in ogni uomo, un potere che, per alcuni, deriva dalle stelle del cielo, per altri, dalle profondità del mare, o, ancora, dal fuoco della guerra dentro di se, o da qualsiasi altra fonte naturale di potere.

Per quelli come noi, invece, deriva dal respiro stesso del vento e dal nostro anelito per la libertà.", spiegò l’uomo con tono cordiale.

"Che intende dire, quelli come noi?", domandò subito Lothar e fu allora che l’uomo si presentò, rivelando delle magnifiche vestigia che andarono a coprire quel suo bellissimo abito: "Io sono Favonio, Dominatore di Levante, uno degli uomini consacrati al dio dei Venti, Eolo.", esordì, "E tu, amico mio, sei destinato a ricoprire un ruolo non dissimile al mio, ora che il tempo è giunto per la tua chiamata!", concluse cordiale.

Non ci volle molto di più per convincere il giovane ad abbandonare le sue stesse terre e seguirlo in quel tempio italiano, lì dove l’Otre di Eolo gli permise d’addestrarsi a controllare le correnti d’aria, seppur, costantemente, Favonio era al suo fianco, mostrandogli come dominare il vento e, allo stesso tempo, spiegandogli quale profondo senso di libertà vi fosse in quel legame fra uomo ed aria.

Gli aveva spiegato Favonio, una volta, che le vestigia dello Scirocco, in precedenza, erano state di uno degli uomini che aveva tradito il Tempio di Eolo, morendo per questa sua scelta, ma, assieme all’incarcerato Dominatore di Ponente, aveva causato la morte del più grande comandante del loro ordine mai esistito.

Non si preoccupava di questa triste verità, Lothar, al contrario di Aliseo, che sembrava portare come un peso il legame con il vento di Ponente, lui era orgoglioso di potersi dimostrare migliore di chi lo aveva preceduto e di poter, così, riabilitare il suo ruolo e, oltre ciò, onorare la fiducia dimostratagli da Favonio.

Proprio la devozione e la riconoscenza verso il Dominatore di Levante lo spingevano in quella battaglia, proprio grazie a tali doni, il guerriero dello Scirocco stava ancora duellando.

Una nuova violenta scintilla nacque dal contrasto fra le due lame nere, costringendo i due ad indietreggiare di qualche passo, prima di lanciarsi di nuovo alla carica, ma, stavolta, mentre le lame s’incontravano a mezz’aria, la voce di Kris echeggiò decisa: "Black Blizzard! A me!", imperò scatenando la violenta tempesta di neve nera che prese contro piede il seguace di Eolo, facendogli perdere l’equilibrio e costringendolo a ricorrere alle correnti d’aria che lo circondavano per sostenersi, risollevandosi e compiendo un’agile capriola con cui oltrepassò l’avversaria.

"Sabbie dello Scirocco, seppellite la nemica!", invocò Lothar, liberando la potente corrente d’aria secca che, attraverso i dorati granelli, s’avvolse al corpo dell’altra, iniziando a rallentarne le azioni.

"Credevo fosse ormai chiaro, non puoi intrappolarmi così! Da ben altre prigioni mi sono liberata, ora come in passato!", ribatté sicura la guerriera di Orione Nero, prima che la gelida corrente che le era propria prorompesse dalla sabbia, disperdendola attorno a loro.

"Sei tu, invece, che non hai compreso il potere che domino!", ribatté Lothar, mentre le correnti di vento cambiavano direzione, iniziando a roteare nell’intera sala, sollevando le sabbie disperse poco prima, "Poiché non una semplice prigione t’intrappolerà adesso, ma la potenza massima delle Sabbie dello Scirocco!", ruggì il Dominatore.

Veloci i granelli sparsi al suolo andarono a combinarsi con nuovi, risvegliati dal vento, alzandosi in una serie di immani colonne, sbarre che si creavano dal terreno circondando da ogni posizione la nera nemica, incrociandosi innumerevoli, decuplicandosi, bloccando prima le gambe, poi le braccia ed il busto della guerriera di Orione Oscuro, fino a tenerne fermo il volto e poi, in un ultimo moto, dall’interno verso l’esterno, chiudersi come una sfera su quel gruppo di colonne e sbarre, indurendosi fino a diventare possente e sempiterna roccia.

"Il vento può distruggere le montagne, con calma e costante brezza, o furente ed impetuosa tormenta, può sconvolgere la natura stessa di un luogo, ma sempre porta con se ciò che prende, per poi confinarlo in altri luoghi e così avviene con le sabbie dello Scirocco, che dalle desertiche terre bagnate dal Mediterraneo viaggiano fino a questo tempio, dove io le comando.

Ed il mio ordine è stato che tu ricevessi la giusta prigione, guerriera oscura.", sentenziò deciso il Dominatore dei Venti, prima di volgersi verso l’altra avversaria, ancora poggiata all’arco che s’apriva dalla sala di Levante, quasi più preoccupata per ciò che lì stava avvenendo che non per la battaglia intrapresa in quella stessa anticamera.

"Non ti ho dimenticato, straniera, né tu altrettanto dovresti fare con me: non di future battaglie devi avere paura, o valutare l’eventualità, ma allo scontro che ora ti aspetta, contro di me! Dimmi che ne è stato del mio maestro e poi abbandona questi luoghi, o preparati a cadere per mia mano, come la tua compagnia!", avvisò deciso Lothar, espandendo di nuovo il proprio cosmo, pronto alla battaglia.

"Spiacente, mio caro, ma non di te ho timore, né per chi sta ormai per vincere sulla Bussola Oscura, se non per la consapevolezza che potrei dover combattere dei vecchi amici! No, tu, piuttosto, dovresti non vendere per così poco la vittoria su Orione Nero! Nemica difficile è Kristine, te lo assicuro!", ridacchiò Megara, dando appena uno sguardo al Dominatore dello Scirocco, prima che brillanti e gelide energie iniziassero a crepare il globo di pietra che poco prima aveva intrappolato la guerriera sua pari.

Accecante fu il bagliore nero che proruppe dalla roccia, spaccandola dall’interno e rilevando il corpo della guerriera, affascinante e possente, mentre le fredde correnti ancora la ricoprivano, malgrado le vestigia danneggiate in più e più punti, quando sicura riapparve, libera dalla prigione che il Dominatore aveva scelto per lei.

"La fine che hai scelto per me non mi aggrada, seguace di Eolo! Come già ti dissi: da ben altre prigioni sono fuggita in passato!", esclamò baldanzosa Kris di Orione Nero.

"Il mio defunto maestro utilizzava ben più complesse prigioni di ghiaccio, create attraverso il gelido cosmo di cui era padrone, con quelle addestrava me ed i miei compagni a controllare le energie fredde! Pensi che questa secca roccia e questi granelli di polvere possano intimorirmi più di quelle barriere apparentemente invalicabili?", chiosò con sicurezza l’oscura avversaria.

"Se tale è il rispetto che avevi per il tuo insegnante, allora perché tradire tutto ciò che ti aveva trasmesso? Poiché dubito che un cavaliere di Atena abbia addestrato una fanciulla a diventare una nera guerriera!", incalzò curioso Lothar, "Come ti dissi poc’anzi: le lezioni impartire da Erikk della Coppa portarono, indirettamente, alla rovina dell’amore della mia vita!", tagliò corto Kris, scattando di nuovo alla carica.

"Ed ora preparati, Dominatore dei Venti, è tempo che ti mostri il potere che sorpassa ogni barriera!", ruggì la donna, sferrando un fendente d’energia gelida attraverso la tetra sciabola, che portò l’altro a parare con prontezza, evitando d’essere ferito, ma sbilanciandosi leggermente sulla sinistra, mentre già il pugno libero di Orione Nero stava ricoprendosi di oscura brina.

"Aurora Black Impact!", invocò decisa Kris, sferrando un violento montante d’energia cosmica, un montante che si manifestò come una cascata di frammenti di ghiaccio, condensati in un gigantesco braccio nero che, generandosi dalla donna, si liberarono in avanti, contro Lothar, impreparato a tale violenta potenza.

Il Dominatore dello Scirocco sollevò la barriera di sabbia, ma subito quella venne congelata e distrutta dalla furia gelida dell’altra, che lo travolse e schiantò diversi metri più indietro, le vestigia, all’altezza di petto ed addome, congelate e semidistrutte in più punti, tanto che il guerriero di origini turche si scoprì incapace di muoversi.

Il piede di Kris bloccò il braccio che ancora impugnava la sciabola d’oro nero, mentre la lama da lei stretta fra le dita s’avvicinava alla gola del seguace di Eolo, i cui occhi, per quanto mostrassero il dolore del corpo, lasciavano anche intuire il desiderio di sapere cos’era successo al Dominatore di Levante.

"Vuoi sapere del tuo maestro? Ebbene, permettimi di darti un consiglio, Lothar dello Scirocco: non fare troppo affidamento sulle guide della tua gioventù, viene sempre il tempo in cui ci si deve da loro distaccare, per un motivo, o un altro, come io e l’uomo che amavo scoprimmo nel modo più amaro.", esordì laconica Kris, prima che un lampo di compassione apparisse nei suoi di occhi, "Ti racconterò di Erikk della Coppa e del suo discepolo: Robb, aspirante alle vestigia di Orione.", esclamò.

"Il cavaliere della Coppa della generazione passata aveva scelto per se tre allievi: Vladmir, un giovane che molto aveva in comune con il proprio maestro; Robb, un ragazzo del Nord desideroso di rendere orgogliosa la propria gente; e me, Kristine, una giovane orfana proveniente dal Regno di Danimarca.

Ci portò nelle fredde terre della Siberia, dove iniziammo l’addestramento; ma, in quelle lande di ghiaccio, dove ogni forma di calore sembrava esserci negata, mentre Vladmir sviluppava un’affinità con il gelo che pochi possono vantare, io e Robb trovammo come rinfrancare il fuoco dentro di noi, un fuoco che ardeva della passione dei nostri sentimenti.

A lui mostrai il mio volto, poiché come tutte le sacerdotesse guerriero, anch’io lo celavo in una maschera, e lui mi giurò amore eterno, assicurandomi che, quando saremmo diventati entrambi santi di Atena, avremmo potuto sigillare il nostro legame sotto la benedizione della dea. Quello era il nostro piccolo sogno, nelle lunghe e gelide giornate di addestramento.

Il nostro compagno, Vladmir, non ebbe difficoltà alcuna ad ottenere l’armatura dell’Acquario, un grande onore, per solo dodici uomini.

Robb, invece, combatté per le vestigia di Orione: vinse molte e molte prove, arrivando all’ultima, contro un guerriero altrettanto nobile e capace, Degos, contro cui perse.

Né io, né l’uomo che amavo, provavamo rancore verso il nuovo cavaliere d’argento; né ne provavamo verso il nostro maestro, ma, in qualche modo, Robb sviluppo rancore, verso se stesso e verso l’amore che condividevamo, credendo che ciò lo avesse reso debole, credendo che gli avesse fatto perdere quel controllo del gelo interno di cui spesso Erikk ci parlava.

Lentamente, ma inesorabilmente, si allontanò da me, abbandonandomi, tagliandosi via dal mondo che conosceva ed in cui credeva, abbandonando persino il vecchio se stesso, prima della Siberia.
So che ha cambiato nome, ma non so dove si sia diretto, o che abbia fatto della sua vita; ma io ero una sacerdotessa guerriero, avrei dovuto combattere per le vestigia del Pavone, dopo che il vecchio possessore, Samadhi era morto, però mi rifiutai di farlo.

Le leggi del Santuario volevano che, quando una sacerdotessa mostra il proprio volto ad un uomo, lo uccide, o si innamora di lui, ma Robb non ricambiava più i miei sentimenti e non avrei mai potuto ucciderlo, così decisi che non avrei più seguito quelle leggi e scelsi per me una prigione diversa, l’Isola Prigione, dove ottenni queste vestigia ed abbandonai la mia maschera, il simbolo del mio passato e del mio amore.", raccontò triste la nera guerriera.

"Ora, Dominatore dei Venti, ascolta il mio consiglio: non fidarti ciecamente delle parole del tuo maestro, per quanto dette con buon cuore, possono anche essere causa di grandi sofferenze per l’animo di chi ascolta.", concluse, pronta a sferrare il colpo mortale.

"No!", esclamò Lothar, liberando il caldo e secco vento che gli era proprio e sospingendo indietro l’avversaria, sollevandola e lasciandola a galleggiare a mezz’aria per alcuni secondi, incapace di poggiare i piedi al suolo, mentre le temperature che il soffio da lui governato sapevano generare, assieme al lavoro instancabile della sabbia, lo liberavano da quella prigione di tetro ghiaccio.

"Triste è la tua storia, nera avversaria, ma non delle lezioni del tuo maestro è stata la colpa, piuttosto dell’insicurezza del discepolo e del suo dispiacere per la sconfitta subita!", ribatté deciso il Dominatore dello Scirocco, "Niente del genere potrebbe provocare in me ciò che ho appreso dal saggio Favonio: il valore della vera libertà ed il modo in cui farla mia! Per questo combatto!", affermò deciso il seguace di Eolo, mentre l’altra si liberava delle correnti d’aria, recuperando una salda posizione sul terreno.

"Preparati, guerriera nera, poiché adesso incontrerai la fine del tuo cammino contro l’essenza ultima del vento che controllo!", la avvisò deciso, espandendo ancora di più le correnti d’aria attorno a lui, che presero a roteare come una furente tempesta di sabbia all’orizzonte.

"Lo Scirocco ha molti nomi, e fra questi, uno è quello che ho dato alla mia tecnica ultima: Ghibli!", imperò, scatenando la furia dorata in tutta la sua possanza.

"Sia dunque, che l’Oscura Aurora decida il mio destino: Aurora Black Impact, colpisci!", ringhiò di rimando Orione Nero, liberando il braccio di tetre e gelide energie.

Per lunghi secondi, come già prima, le forze dei due si combatterono a vicenda, bloccandosi a metà strada, in un generarsi di tetre fratture e nel rimodellarsi del dorato pulviscolo, che prendeva le forme di una possente mano, a sua volta.

Sembrava un lungo ed inamovibile braccio di ferro, fra un gigante di ghiaccio nero ed uno di dorata roccia, un confronto che, alla fine, portò alla deflagrazione di ambo le forze in campo, con un sordo boato e diverse scintille confuse di cristalli e granelli in ogni direzione.

Quando la devastazione si concluse, entrambi i contendenti erano in ginocchio, le vestigia dilaniate dal ghiaccio, per il Dominatore, e dalla sabbia, per l’oscura nemica, il sangue che si confondeva all’elemento d’attacco avversario sui corpi di entrambi, che, ancora, stringevano in mano le sciabole d’oro nero.

Fu il rumore di passi che li fermò entrambi, i passi di Megara, che si portò fra loro, volgendo le spalle alla propria pari e puntando lo sguardo spietato contro il seguace di Eolo: "Adesso basta, Kristine, lascia che finisca questo stupido ignorante, già sento passi di inattesi ospiti avvicinarsi da ogni direzione!", suggerì la guerriera del Sestetto Nero, pronta ad uccidere Lothar, con il braccio sollevato e ricolmo d’argentea energia.

"No!", imperò, però, la guerriera di Orione Oscuro, "Questa è la mia battaglia, sacerdotessa rinnegata! Non seguiamo più le regole del Santuario, è vero, ma in me risiede ancora l’onore di un tempo e debbo a questo guerriero di Eolo la lealtà di uno scontro faccia a faccia, io contro di lui, nessuno che s’intrometta!", sentenziò, rialzandosi in piedi, la sciabola in posizione di guardia.

"Cosa ne dici, Dominatore dello Scirocco? Hai la forza per affrontarmi ancora, o vuoi cadere così, per mano di Megara?", lo sbeffeggiò con un sorriso furbo, mentre già Lothar si alzava, "Ti vincerò, Kris di Orione Oscuro, e saprò che ne è stato del mio maestro!", ribatté quello sicuro.

Megara li guardò entrambi, poi, alzò le spalle, "Come volete, massacratevi dunque, idioti!", ringhiò con disappunto, facendosi da parte.

I due si lanciarono subito uno contro l’altra: le sciabole cozzarono furiose.

Kris sferrò un fendente alto da destra verso il collo del Dominatore, ma quello richiamò la sabbia, tramite il vento, per bloccarla, cercando poi un affondo all’addome di lei che, facendo leva proprio sulla difesa avversario, piroettò fin alle spalle del guerriero di Eolo, cercando di calare la spada contro il capo di lui, che rapido si spostò lateralmente, girandosi al qual tempo, per cercare una spazzata verso il petto della donna, che fu pronta ad indietreggiare di qualche passo, poggiando poi il tacco sinistro al suolo per darsi lo slancio per un nuovo affondo, che, però, andò a vuoto, data la prontezza di riflessi di Lothar.

Il Dominatore dello Scirocco tentò allora un fendente alla schiena dell’avversaria, che generò lesta degli strati di brina attorno a se, bloccando la lama nera e voltandosi con determinazione per cercare di amputare il braccio all’altezza del gomito dell’uomo, il quale, però, rispose con una piccola barriera di sabbia, prima di aprire la mano libera, richiamandovi il cosmo, così come fece anche la donna.

"Ghibli, colpisci!", imperò il primo, "Aurora Black Impact", fece eco la seconda e la furia dei due attacchi, a così breve distanza, li investì entrambi con risoluta e devastante potenza.

L’esplosione che ne seguì, costrinse Megara a volgere lo sguardo in una direzione diversa, utilizzando a pieno il proprio cosmo per impedire che la furia dell’assalto la travolgesse; solo quando i due poteri che si scontravano si quietarono, la nera guerriera poté scoprire l’esito delle forze contrastanti.

Lothar era in piedi, le vestigia ormai ridotte a brevi segmenti, intere sezioni del corpo dilaniate da ghiaccio ed energia, il sangue che scivolava su ciò che restava dell’armatura, ma, più di ciò, una cosa colpì l’attenzione di Megara: il braccio destro, lo stesso che fino a poco prima stringeva la sciabola d’oro nero, era piegato in modo innaturale e disarmato.

Fu allora che la guerriera oscura si volse verso la propria compagnia: poco restava anche dell’armatura di Orione Nero, ma non quello la preoccupò, bensì la sciabola piantata nel petto di Kris, da cui sgorgava violento il sangue, così come dalla bocca di lei.

"Kristine!", urlò Megara, avvicinandosi alla compagnia, ma quella la fermò con un gesto della mano, "Non ti avvicinare!", sibilò con le poche forze l’altra, "Posso curarti!", suggerì la prima, "No, il mio tempo è giunto al termine, ora ritornerò da Robb… questo mi basta…", sussurrò, lasciandosi cadere a terra, ormai il corpo privo di vita.

Per alcuni secondi, la guerriera del Sestetto Nero rimase in silenzio, il capo chino, prima di volgerlo verso il Dominatore dello Scirocco, il volto segnato dalle lacrime: "Morirai, servo di Eolo, pagherai per la caduta di Kristine!", ringhiò rabbiosa, il cosmo color argento che bruciava di furia.

"Mi dispiace per la tua compagnia, guerriera oscura, ma la battaglia richiede i suoi prezzi!", spiegò con tono serio Lothar, "Ed il tuo sarà ben alto da pagare!", ribatté decisa l’altra.

"Un prezzo che contribuirò ad aiutarti nel prenderlo!", rise allora una seconda voce, mentre una figura proveniente dal corridoio meridionale, appariva nella sala.

"Iginio…", lo riconobbe con sorpresa la guerriera del Sestetto Nero, "Megara, vedo che Orione Oscuro è caduta!", osservò con disinteresse, "Ben presto, questo seguace di Eolo lo seguirà.", sentenziò la donna, "Il vantaggio numerico è nostro.", concordò quello.

"In vero, guerriero oscuro, lo svantaggio numerico è vostro!", esordì una voce dal corridoio opposto, quello della Sala di Levante, mentre le figure di due santi di Atena apparivano nell’anticamera.

"Avete sconfitto Syrin, complimenti.", commentò solo l’allievo del Leone d’oro Nero, prima che un cosmo vibrasse sulle loro teste, scuotendo il soffitto della sala, per poi mandarlo in frantumi. Una sagoma oscura scivolò sul terreno, al fianco di Megara.

"Sembra che i numeri si sono riequilibrati, Damocle!", esclamò proprio la guerriera, sbalordendo il santo di Crux, che non si era ancora presentato ai nemici, mentre la massiccia figura del nuovo giunto si rivelava, "Permettetemi di presentarvi Kurnak del Corvo Nero. Ora lo scontro è numericamente alla pari, ma vi superiamo per potenza!", assicurò la donna, pronta alla battaglia, come tutti gli altri nell’Anticamera dello Scirocco.

***

Quando arrivò dinanzi all’altare di Eolo, l’Otre dei Venti che possente brillava dinanzi a lui, la memoria di passati ricordi lo sbalordì, ancora più del modo in cui era fin lì arrivato.

"Maestro, siete qui!", esclamò una voce alle sue spalle, portandolo a voltarsi e vedere Akab della Vela Nera inginocchiarsi dinanzi a lui, sorridendo gentile alla devozione del ragazzo.

"Sì, siamo arrivati, anche se è incredibile ciò che siamo riusciti a fare… il modo in cui abbiamo oltrepassato non visti la battaglia fra il nuovo guerriero dello Scirocco e Kris.", commentò verso colui che gli aveva permesso tale viaggio non visti, il quale, però, non gli rivolgeva la minima attenzione, intento ad osservare altro.

Fu allora che lo sguardo sfregiato di Luis del Sagittario Oscuro si volse verso i due parigrado presenti in quella stessa sala: Ariete e Pesci Neri erano intenti in una qualche forma di preghiera, cosa del tutto nuova, per quel che lui conosceva di tutti quei suoi pari, una preghiera che, però, sembrava fondere il loro stesso cosmo, confondendolo con quello dell’intera sala.

"Questo è dunque il motivo per cui volevate invadere il nostro Tempio?", domandò l’uomo che fino ad allora era rimasto in silenzio ad osservarli, "Che intendi dire, tu sapevi qualcosa di tutto ciò?", incalzò sbalordito Luis, ma l’altro gli rivolse il suo sguardo color nocciola.

Era uno sguardo che molti, persino lui un tempo, tendevano a considerare affettuoso, per quanto duro, ma che, sapendo dove guardare, e guardando con attenzione, in realtà, era soltanto terribilmente vorace, quasi fosse un feroce lupo, o un qualche spaventoso animale divoratore di carcasse e ti vedesse proprio sotto quella forma: un cadavere, troppo rumoroso.

"I fondatori del nostro gruppo ti hanno contattato per offrirti di ricoprire una delle posizioni liberatesi. Un tempo eravamo Ventuno, ora siamo solo Diciotto, ma gli Homines devono essere più di così poco, a sufficienza per il progetto che abbiamo di liberazione del mondo.", rispose con distacco l’Ariete Nero, dinanzi ad un sempre più confuso Luis, che non capiva di cosa stesse parlando l’altro, chi fossero questi Homines.

"Sì, mi avete contattato ieri, parlando di come un vostro fratello Accadico fosse caduto, ma questo poco m’interessa: se veramente mi permetterete di completare ciò che anni fa fu interrotto, allora è già un ottimo incettivo per la mia simpatia e collaborazione.", ribatté quello con tono serio, "Avete scatenato le ombre di Luis nel Tempio, ma se volete l’aiuto di almeno due Dominatori per spostare l’Otre di Eolo, allora vi servo anch’io, Favonio di Levante, oltre al mio buon servo di Ponente qui!", sentenziò sicuro di se quello.

"Un aiuto che tu ci darai, seguace di una divinità, perché in cambio di ciò otterrai che hai sempre voluto: il potere che deriva dalla vera libertà, il potere di comandare indisturbato e senza nessuno che ti è superiore!", ribatté Ariete Nero, ricevendo un sorriso furbo in risposta dall’altro.

"Perfetto!", confermò il Dominatore dei Venti, prima di volgersi verso Luis, "Quel ragazzo è un tuo allievo?", domandò con noncuranza, indicando con un cenno del capo Akab, lì vicino.

"Sì, signore, il migliore dei miei tre allievi! Già il secondo sta per combattere contro Coriolis, lo senti anche tu?", chiese orgoglioso il Sagittario Nero, "Un ragazzo già morto, ma che può darci tempo per compiere il destino che ci spetta, così come Lothar con la sua cieca dedizione e tutti gli altri, persino il massiccio cosmo che potrebbe anche uccidere Noto!", analizzò impassibile Favonio, volgendosi verso il guerriero della Vela Nera.

"Ragazzo, dirigiti verso l’ultima Anticamera, quella in cui si trova la comandante di questo tempio e dalle battaglia!", ordinò secco il Dominatore di Levante.

"Che cosa? Vuoi che dia battaglia ad Okypede? Ma per quanto sia forte…", non ebbe però modo di finire di parlare Luis, che già il cosmo dell’altro lo circondò, con i profumati odori delle correnti d’aria primaverili, "Va bene, signore…", balbettò semplicemente il Sagittario Oscuro, volgendo uno sguardo pieno di vergogna e dispiacere verso l’allievo che, per quanto sbalordito da tutto ciò, chinò semplicemente il capo, incamminandosi verso uno dei due corridoi settentrionali, pronto alla battaglia che a breve avrebbe dovuto combattere.

"Ed ora, mentre i miei futuri nuovi alleati continuano qualsiasi cosa stiano facendo, noi dovremo sciogliere le barriere di vento che proteggono l’Otre! Preparati, Luis, sarà ben diverso da quando ci provasti assieme a Gairan, vedi di essere pronto a coordinare il vento al meglio!", imperò il traditore di Eolo, avanzando assieme al nero sottoposto verso l’altare centrale della sala, pronto a compiere il suo sacrilego proposito.