Epilogo

Aveva contribuito a concludere quella guerra.

O almeno, aveva contribuito a concludere l’invasione, quel giorno.

Questi i pensieri di Sion, Sommo Sacerdote di Atena, che, assieme all’amico lontano, Dauko di Libra, era riuscito, con il proprio cosmo, ad impedire che il Rituale che i Ladri di Divinità volevano portare avanti al Santuario, avesse successo.

Poteva dirsi una vittoria? Forse, ma aveva comunque un sapore amaro, il sapore del racconto del giovane musico francese sulla morte del cavaliere di Cancer; il sapore delle parole dei guerrieri rimasti ad Atene, che gli avevano descritto gli scontri avvenuti lungo le Dodici Case, nella strada che conduce a Rodorio ed all’Arena dei Tornei, con i nomi di tutti i consacrati di Atena lì caduti; il sapore del resoconto dei sopravvissuti alla battaglia nel Tempio di Eolo, mentre descrivevano il sacrificio ultimo della sua ultima allieva. Il sapore del dubbio, poiché ancora non aveva notizie di cosa fosse avvenuto sull’Isola di Andromeda e dove si trovassero i quattro santi che da lì sarebbero dovuti tornare.

Avevano combattuto, molti di loro erano sopravvissuti e la dea Atena era libera, ma malgrado questa potesse essere una vittoria, i caduti la rendevano più amara, come la consapevolezza che i Ladri di Divinità sarebbero apparsi di nuovo, di lì a poco, pronti a continuare quanto da loro iniziato.

***

Svavog aveva già raggiunto alcuni dei propri confratelli nella sala comune, i primi a tornare: Loki ed i cinque inviati in Egitto, poi Wuluwaid era arrivato, assieme ad uno sconosciuto, che si rivelò essere il loro contatto nel Tempio dei Venti.

Fu però il ritorno di Giano e Temujin, accompagnati dal Cinese, dall’Indiano e dall’Inuit, che interruppe gli sguardi di disappunto che la Coreana rivolgeva al Giapponese ed all’Egizia e quelli più divertiti che il Norreno aveva verso il nuovo arrivato.

"Dove sono il Maya e l’Etrusca?", chiese per prima Yuhwa, notando i due assenti, "Non ho avvertito i loro cosmi perdersi come quelli dei nostri tre caduti.", confermò Wuluwaid.

"No. Il Maya è già impegnato nella missione assegnatagli, mentre Veive sembra aver ottenuto dei prigionieri, durante il suo viaggio assieme all’altro nuovo confratello, il Celta, che, assieme all’Italico qui fra noi, si è oggi aggiunto alle nostre fila.", rispose secco Temujin.

"Questi due serviranno a rimpiazzare Epona e gli altri caduti? Questo signorino e quel folle di Carena Oscura?", domandò sdegnata Sedna, volgendo lo sguardo deforme verso il traditore del tempio di Eolo.

"Cosa devono rimpiazzare?", incalzò la voce atona di Giano, "La Gaelica era una guerriera determinata, di certo, ma troppo ossessionata dalla propria devozione ad una Madre che stava distruggendo; il Finnico era una furia in battaglia, ma privo di ogni raziocinio ha scelto egli stesso di cadere, anziché salvarsi; la Greca, poi, era abile, ma guidata da ricordi che non erano della sua vita attuale, ma di un atavico passato.

L’Italico ed il Celta sono folli, egoisti? Vero, ma gli Homines caduti oggi non erano da meno, a modo loro. E nessuno di loro aveva fallito in modo così grave come alcuni dei presenti.", sottolineò infine, volgendo la maschera verso Haoma.

"Non immaginavo che quei due vecchi seguaci di Atena si sarebbero intromessi, se l’Acquario non fosse vissuto abbastanza da disturbarmi…", iniziò a scusarsi l’Indiano, "Osi dare a me la colpa della tua inettitudine?", sbottò subito Sedna, alzandosi in piedi, ma bastò un gesto di Giano perché entrambi fossero schiacciati contro le sedie su cui erano poggiati.

"Non importa di chi è la colpa. Atena è libera e gli Olimpici, in generale, si dimostrano ardui come ostacoli per i nostri progetti, ma questo non è rilevante, poiché entro breve solo l’Olimpo resterà la sede di un Pantheon ancora abitato.", tagliò corto l’uomo mascherato.

"Abbiamo ottenuto i poteri delle divinità d’Africa, dell’Oceania e di quasi tutta l’Asia, ben presto concluderemo il controllo su quelle terre, ad Oriente dell’Europa, così come faremo per quelle ad Occidente e per tutta la zona settentrionale di quello stesso continente.

L’Olimpo non sarà un problema per i poteri che otterremo quando punteremo a scardinare dal suo trono l’Unico.", concluse sicuro di se, sollevandosi in piedi.

Tutti gli altri presenti imitarono il gesto e recitarono all’unisono una singola frase:

HOMINES HOMINIBUS DEI