Aiolia

 

 

Aiolia di Leo, sacro guerriero dall'animo nobile e dal cuore generoso. Forse il più nobile e devoto fra i santi di Atena, dea dagli occhi d'azzurro lucenti.

Aiolia di Leo, un sacro guerriero che ha vissuto in un atroce menzogna per tanti, tantissimi, troppi anni. Ha sofferto, il cuore nobile e generoso del Leone d'oro, ha sofferto in silenzio.

Da solo.

Ha creduto in una verità che sembrava essere ma che non era.

Ha soffocato il pianto, il piccolo Aiolia. Perché non è degno di essere pianto colui che si macchia di un crimine tanto crudele: il rapimento e l'assassinio dell'infante Atena, la dea dai begli occhi di cielo. Non ha versato lacrime il piccolo Aiolia, come l'esilio auto imposto così la proibizione di piangere, per anni.

Ha odiato, il giovane Leo.

Ha odiato quel sangue caldo che gli scorreva nelle vene, e che bruciava con sdegno se la debolezza del suo animo ferito gli riportava un'immagine, quell'immagine, alla mente.

Ma le immagini sono tutte false, diceva un filosofo. La sua stessa immagine di sacro guerriero fiero e solido rivestito d'oro era solo una parvenza effimera. Aiolia la detestava, la sua immagine.

Più gli anni passano e più me ne rendo conto. Io ti assomiglio sempre di più.

Più cresceva e più il suo viso gli offriva nel riflesso di uno specchio, nelle increspature di fresche acque di ruscello, sulla stessa superficie dorata della sua armatura in riposo quell'immagine di sé che non era lui ma colui che l'aveva tradito. Che aveva tradito tutti.

Odiava quel riflesso, il nobile Aiolia di Leo. Odiava il taglio degli occhi, grandi e sinceri, asciutti di lacrime. Odiava la piega di quelle labbra che gli avevano regalato sorrisi paterni. Aiolia odiava se stesso più di quanto non riuscisse ad odiare quello che un tempo era stato suo fratello.

Il traditore.

Aveva imparato ad odiare Aiolia di Leo, giovane e forte guerriero della divina Atena. Ma da bambino il suo cuore traboccava d'amore e fiducia. Fiducia nelle stelle, le stelle del Leone d'oro che lo proteggevano. Fiducia nei suoi compagni d'armi, i suoi amici. Fiducia in Atena, la sua dea. E sopratutto fiducia nel suo maestro e fratello, Aiolos di Sagitter guerriero dalla nobiltà senza eguali e dal cosmo luminoso ed immenso, venerato ed osannato da tutti.

Quando Aiolia era bambino il suo passaggio era sempre seguito da bisbigli d'ammirazione.

"Eccolo, quello è il fratello minore del nobile Aiolos! Sia benedetto il suo sangue!" Poi Aiolos, luminoso e giusto non fu più nobile eroe.

Aiolos, il traditore.

Bastò una notte, un addio non detto, un'accusa scellerata, un'apparenza che valeva più della verità. Ed il giovane Leone imparò cos'era l'odio. Aveva perso tutto in quella notte, la sua famiglia, il suo maestro, la complicità degli amici, la fiducia del Pontefice, il rispetto del Santuario luogo caro alla dea.

"Eccolo.." dicevano ora alle sue spalle "...quello è il fratello minore del traditore. Sia maledetto il suo sangue!"

Il suo sangue impuro macchiava la terra sacra ad Atena.

Odiava quel sangue, il giovane leone. Odiava la sua debolezza perché in cuor suo sapeva, quel giovane che tanto gli somigliava nell'aspetto mai avrebbe potuto compiere quell'atroce delitto. Non Aiolos la cui purezza era ben più che il riflesso distorto di un'immagine.

E le immagini sono tutte false.

In cuor suo Aiolia sapeva, e si odiava per questo. Ed un giorno la verità creduta per tredici lunghissimi anni andò in frantumi in un istante, sotto i colpi delicati di parole pronunciate da una fanciulla sconosciuta:

"Tuo fratello non è un traditore. Egli mi ha salvata."

E le zanne del Leone fremettero nel dubbio, il cosmo pronto a ruggire, i pugni serrati pronti a colpire. Poi di nuovo quella luce conosciuta, quel cosmo chiaro e limpido come acqua fresca di sorgente, caldo come il sorriso che fin dai suoi primi ricordi lontani gli era stato caro come nient’altro. Quel cosmo che lo rimproverava con durezza e affetto:

"Hai diretto il tuo colpo più forte contro Atena. Non l'hai riconosciuta, fratello?"

Quella voce che giungeva dalle profondità dell'universo, e che sgretolava come fosse solo una montagna di sabbia fine quell'infame certezza cui si era aggrappato per tredici lunghi anni. Aiolos, il suo riflesso luminoso, non era mai stato un traditore ma un vero sacro guerriero devoto ad Atena, e per Atena martire.

Ed io, Aiolia di Leo, io ho creduto ad un'immagine menzognera.

E ora le lacrime possono essere piante. Pianse Aiolia di Leo in quella foresta di una terra lontana, il suo cuore traboccava di nuovo di amore e fiducia ma la sua anima rimase scheggiata da altro rimorso, da altra colpa.

Non gli ho creduto, non ho creduto in lui. Eppure il mio cuore sapeva.

E Atena dopo tredici anni insanguinati fece ritorno nel luogo che le era proprio, quel Santuario che l'aveva accolta e protetta fin dai tempi del mito. Ed Aiolia, nobile e generoso Leone d'oro, la mente sconvolta dal male che regnava sulla terra santa di Grecia combatté dalla parte sbagliata.

Altro rimorso, altro senso di colpa, sangue innocente versato affinché l'indomito Leone si ridestasse.

Cinque giovani ragazzi vestiti di bronzo e forti dell'amore della dea, cinque giovani ragazzi misero fine alla menzogna. La divina Atena, dalle candide braccia e dagli occhi luminosi come il cielo di Grecia, la fanciulla salvata nell'inganno di una notte dolorosa poté salire quegli antichi gradini che tutti e dodici i templi d'oro percorrono. Atena veniva accolta dai suoi sacri guerrieri, gli stessi che avevano creduto ad un'immagine menzognera.

Ed Aiolia, nobile e generoso Leone d'oro anch'egli in ginocchio accoglieva la sua dea.

Salirono tutti insieme la lunga scalinata per affrontare l'ultima terribile battaglia ma si fermarono una volta giunti al nono tempio, dimora priva del suo legittimo custode: Aiolos di Sagitter.

Non più traditore ormai ma eroe.

Aiolia esitò, poi varcò quella soglia ed egli era lì. Le sacre vestigia del Sagittario, le splendide ali dorate, la freccia che può trafiggere persino un dio. Un baluginio, l'armatura avvolta da una luce dorata, Aiolos di Sagitter salvatore della dea infante e suo strenuo difensore per tredici anni rendeva ora il suo saluto alla divina Atena che grazie al suo sacrificio era tornata a casa. Il nobile e generoso cuore del Leone d'oro smise di battere per un lunghissimo istante. La freccia d'oro era rivolta contro una parete spoglia su cui poche e semplici parole erano state scolpite, in quella notte atroce, col cosmo puro di colui che non tradì ma salvò.

Ragazzi che vi trovate in questo luogo, vi affido Atena.

E l'animo nobile e fiero di Aiolia, indomito Leone d'oro dal cosmo impetuoso simile a possente ruggito di vero leone, l'animo nobile del piccolo Aiolia tremò. Eccola lì la sua colpa incisa per sempre sulla nuda parete del tempio dell'arciere dorato.

Non gli ho creduto, non ho creduto in lui. Eppure il mio cuore sapeva.

Strinse i pugni e soffocò le lacrime, il nobile Aiolia di Leo e seguì la sua dea fino alle stanze del Sacerdote usurpatore insieme agli altri sacri guerrieri, insieme ai cinque ragazzi vestiti di bronzo per mettere fine all'inganno. Ma sarebbe tornato tante volte, il nobile e generoso Aiolia, in quella che era ormai la dimora del divino cosmo del fratello. Avrebbe guardato e riguardato quelle poche e semplici parole, avrebbe teso la mano verso quel nome Aiolos ma non l'avrebbe sfiorato.

Non era degno lui, nobile santo della dea Atena, di sfiorare con la sua mano quel nome. Ma poteva ora il giovane Aiolia liberare il pianto. Perché è degna di essere pianta una vita donata in sacrificio per la speranza, la vita di suo fratello Aiolos sacro guerriero di Sagitter.

Non più traditore ma eroe.

Di nuovo al suo passaggio avrebbe sentito "Eccolo, quello è il fratello minore del nobile Aiolos, salvatore di Atena! Sia benedetto il suo sangue!"

Ed il cuore di Aiolia, nobile e generoso Leone d'oro di nuovo colmo d'amore e fiducia, ma per sempre tormentato.

Non gli ho creduto, non ho creduto in lui. Eppure il mio cuore sapeva.