Capitolo 4: Il pacifico Storione

L’antica nenia pellerossa che le due figure stavano innalzando riuscì a risvegliare anche Helyss del Pittore e Bifrost di Megres, i quali, si chiesero cosa stesse accadendo e chi fossero i due nuovi arrivati su quel campo di battaglia, i cui cosmi parevano loro tanto pacifici ed amichevoli.

Le loro domande, però, s’interruppero di colpo, come probabilmente i dubbi che avevano preso possesso anche del loro assalitore, Ruck della Medusa Marina, quando la nenia si fermò e due cosmi bianchi ed ampi come le ali di aquile maestose si aprirono dai corpi dei due arrivati, avvolgendo quello che l’oscuro nemico aveva definito lo "Stormo" e la barriera da questi creato.

Fu questione di pochi attimi prima che la barriera che divideva Helyss e Bifrost si annullasse, assieme al cosmo dello Stormo, per lasciare posto solo ad una nera ombra che, sostituitasi alle bianche ali, tornò ai due guerrieri misteriosi, i quali ne furono scossi e, proprio come avvenuto nel Regno Sottomarino, per alcuni attimi indeboliti, prima di purificare quell’energia negativa, rivelando di nuovo la loro presenza cosmica pura ed amichevole.

"Com’è possibile?", ebbe appena il tempo di chiedersi Ruck, ignaro che la vera azione stava per iniziare: infatti dal fitto della boscaglia apparve una terza figura, dalle vestigia brillanti di mille colori, che rapidamente raccolse da terra Bifrost e subito corse verso Helyss, raccogliendo anche lei.

"Chiedo scusa per i modi bruschi, ma la necessità mi impedisce di essere più rispettoso verso di voi", sussurrò appena il misterioso salvatore, portando i due guerrieri feriti verso uno dei propri compagni, una figura tanto maestosa che la sua ombra sembrava gareggiare con quella della quercia sotto cui era celato.

"Big Bear, occupati tu di loro", sussurrò ancora la figura dalle vestigia brillanti, "Peckend, tu raggiungi il sovrano di queste terre e spiegagli la situazione", esclamò, poi, rivolgendosi all’altro suo alleato, che subito scomparve nella boscaglia.

"Sembra che voi vogliate mettermi in difficoltà, specie con questo vostro arrivo ed un potere che, a quanto era stato detto al mio padrone, nessuno delle schiere che avevano vinto su Urano, Ponto, Gea e gli Horsemen, aveva", osservò Ruck della Medusa Marina, "però mi sottovalutate, almeno sembrerebbe dalla superficialità con cui quel vostro compagno si è mosso", esclamò il guerriero oscuro, scotendo le fruste e scaricando le scosse elettriche contro gli alberi pronto ad incendiarli.

La figura dalle vestigia brillanti si portò subito dinanzi a lui e bloccò con un rapido calcio d’energia cosmica sul suolo le fruste, facendole tornare al proprio padrone.

"Non sono un uomo che ama combattere, il mio dovere come Hayoka e custode dell’Estate, sarebbe di vigilare sull’impossibilità che i cosmi malefici avvelenino il creato, ma dinanzi al pericolo che voi risvegliate la Bestia, sono pronto a fermarti, per quanto mi è possibile", lo ammonì la figura, rivelandosi infine agli occhi del nemico e di Helyss e Bifrost.

Le vestigia di questo guerriero erano una combinazione di diversi colori, in particolare l’argento, il bianco e l’azzurro, che con magnifica eleganza si univano, secondo come si spostasse l’Hayoka, sulle vestigia simili a squame. All’altezza dei gomiti sporgevano due pinne da quelle vestigia squamate, mentre sul tronco, che si apriva a volta dalla cinta verso la gola si potevano distinguere delle increspature di luce. I gambali, che sembravano congiungersi alla parte superiore della cloth dove questa si apriva, all’altezza dell’inguine, erano anche adornate da delle pinne, due per gamba. L’armatura era priva di spalliere ed elmo, vi era solo una piccola corona a coprire il capo adorno da bellissimi e crespi capelli color viola e verde del guerriero, mentre gli occhi, blu, osservavano con tristezza il nemico oscuro.

"Il mio nome è Bow dello Storione, Hayoka al servizio di Wabun e degli altri Guardiani delle Stagioni", esordì il pellerossa, osservando il proprio nemico, "Sei lontano dalla tua terra, nativo americano, e non sapevo di una vostra alleanza con i servi di Atena ed Odino", osservò in tutta risposta Ruck, scrutando le vestigia del nemico e notando, su una sorta di spalliera poco più in basso della nuca, la testa del pesce che quel guerriero custodiva.

"Come ti ho detto, servitore dell’Oscurità, la necessità ci ha spinto a combattere in questa battaglia, poiché inaspettata e silenziosa è stata la mossa fatta da chi desidera risvegliare la Bestia e vi ha smosso al suo volere; per impedire ciò anche noi ci siamo mossi.

Certo fra tutti i miei compagni sono quello che meno ama la lotta, ma non per questo io, né qualcun altro di noi, ha opposto resistenza all’ordine datoci", spiegò subito con tono cupo Bow, osservando con gli occhi blu come un mare profondo, il proprio interlocutore.

"Quindi sei uno sciocco che segue semplicemente gli ordini del proprio padrone? Poco importa, tanto ben presto non sarai più una forma di vita", avvisò allora ironico Ruck, scotendo le fruste, "Se fosse possibile, preferirei evitare lo scontro", sussurrò con tono cupo l’Hayoka, "No, non è possibile", replicò l’avversario, lanciando la propria arma contro il nativo americano.

Lo sciamano fu però abbastanza veloce da evitare quel primo assalto e prontamente portò il braccio destro verso il collo, impugnando l’oggetto a forma di testa di Storione, che si rivelò essere una sorta di piccolo arpione, con cui Bow si destreggiò abilmente nell’evitare le sinuose fruste nemiche, con agili movimenti.

Bifrost e Helyss osservavano il loro salvatore fronteggiare con l’arma nella mano destra il suo avversario, mentre si muovevano attorno a lui, mantenendo l’equilibrio e la distanza dagli alberi mediante il braccio sinistro, che manteneva sollevato come a controllare di non toccare alcuna quercia.

"Non ce la farà a vincerlo così, perché controlla la distanza dagli alberi e soprattutto, con quell’arma tanto piccola, perché non cerca uno scontro ravvicinato? Sarebbe di certo più avvantaggiato di me", esordì il cavaliere asgardiano, sforzandosi di rialzarsi, ma la maestosa mano del guerriero che vigilava su di loro lo fermò.

"Non preoccuparti per Bow, guerriero di Asgard, di certo è meno potente e feroce di me in battaglia, ma non per questo il suo stile di lotta può dirsi debole. Egli è come un fiume che delicato fronteggia una cascata, non cerca di vincerlo con violenza, ma di unirsi al suo scorrere perché sia solo la cascata ad indebolire il proprio impeto. Bow è una corrente lieve, non ama combattere proprio per questa sua naturale propensione all’osservare, ma è tutto questo a renderlo il comandante del trio al servizio di Wabun", spiegò la figura chiamata Big Bear, rivelandosi finalmente agli occhi dei due.

Aveva gigantesche vestigia marrone, rappresentanti un orso, probabilmente; gli artigli coprivano sia i polsi del gigantesco pellerossa, sia le spalle, mentre una grande corazza copriva il tronco, seguendo con attenzione la forma del petto e dei fianchi, fino a raggiungere, in un unico pezzo, le gambe e nascondere anche quelle da possibili ferite. Sulla cinta vi era la testa dell’animale, che, come una cintura, lo ricopriva fino al ventre, mentre lo sguardo, color della roccia, del pellerossa, era adornato da colori di guerra castani, come i corti capelli neri che si alzavano a spazzola sul suo capo.

"Osservate come i suoi movimenti siano per lo più degli spostamenti laterali e delle parate portate con la testa dello Storione, mentre il suo nemico sia intento a caricare con ripetuti movimenti delle fruste e debba di continuo variare la propria posizione d’attacco per coordinarsi con quanto fatto da Bow. No, giovane guerriero di Asgard, proprio in questo modo il mio compagno conduce la battaglia a proprio piacimento", concluse Big Bear, lasciando che i due seguissero al meglio lo scontro.

La sicurezza sul volto del pellerossa maestoso non scomparve nemmeno quando, all’improvviso, la frusta sinistra di Ruck fu deviata dall’arpione di Bow, lasciando però libertà d’azione a quella destra, che subito si avvolse al tronco dell’Hayoka dello Storione, bloccandone i movimenti.

"Fine della corsa, guerriero pellerossa, ormai il tuo continuo muovere è inutile, adesso subirai la stretta e violenta scossa della Medusa Marina", avvisò l’oscuro nemico, preparandosi a colpire con l’arma manca.

"Dei due, quello intrappolato non sono io", avvisò allora Bow, mentre il suo cosmo si espandeva inaspettato sul suolo come una macchia di colore, sbalordendo la stessa Helyss.

"Drop Color", esordì il guerriero pellerossa, mentre una sfera di colore si chiudeva, simile ad una goccia, intorno a Ruck, rompendo la frusta destra della sua armatura.

"Questa, guerriero oscuro, è una delle tecniche migliori che ho saputo sviluppare, capace di bloccare i nemici senza ferirli o ucciderli, una tecnica perfetta per cercare di purificare con le parole, se non con il cosmo, i miei avversari, dal male che li divora", spiegò prontamente l’Hayoka, avvicinandosi al Generale Oscuro.

In quello stesso momento, dalla fitta foresta, arrivarono Freiyr, Re di Asgard, e Zadra dello Scultore, entrambi con le loro ancestrali vestigia in corpo ed accompagnati dal terzo Hayoka, colui che era stato chiamato Peckend: era un giovane con vestigia bianche e rosse, rappresentanti chiaramente un volatile, o qualcosa di simile a questo. Diverse piume costituivano le spalliere ed i gambali dell’armatura, due lembi bianchi e sottili coprivano invece gli avambracci del giovane, lembi che, ricongiunti, avrebbero costituito una specie di grande becco, mentre a difesa del corpo aveva una corazza che si apriva all’altezza del collo, chiudendosi poi verso il basso, come un triangolo capovolto, verso la cinta. Sul volto, il pellerossa aveva dei segni di colore rosso e bianco, chiari colori di guerra che adornavano la testa dell’Hayoka, come la corona che risaltava fra i corti capelli grigi. Ciò che però più sbalordiva nell’armatura erano le ali del volatile, le cui piume erano poste intorno alla cinta con una funzione tutt’altro che estetica, poiché la rendevano sgraziata all’apparire, date anche le dimensioni del ragazzo, il quale era di certo il più basso del trio, oltre che il più giovane.

"È dunque quello il nemico? Il guerriero nero? Giusto, ragazzo?", incalzò prontamente Zadra, già pronta ad avanzare verso Ruck, "Sì, Sacerdotessa di Atena, è uno dei servitori dell’Oscurità che vuole risvegliare la Bestia", rispose l’Hayoka, "inoltre", aggiunse con un certo rammarico, "il mio nome è Peckend del Picchio", affermò, desideroso di ricevere un po’ più di attenzione dall’interlocutrice che con fin troppa non curanza lo aveva definito "ragazzo".

Il guerriero della Medusa Marina aveva osservato l’arrivo del Re di Asgard, accompagnato da altri due avversari e pronto alla lotta, anziché alla resa, capendo subito la situazione sfavorevole in cui si trovava.

"Sembra che non abbia più alcuna merce di scambio da offrire, ma porrò fine a questa lotta nell’unico modo possibile, spazzando via voi e me stesso", avvisò con determinazione il guerriero oscuro, caricando il proprio cosmo tanto da materializzare attorno a se le scosse elettriche.

"Non te ne darò il tempo", tuonò allora Zadra, scattando rapidissima verso Ruck, ma accadde allora qualcosa di inaspettato: Bow si pose a scudo del nemico, mentre la bolla di colore si dissolveva.

Sia la Sacerdotessa d’Argento che il Generale Oscuro ne furono stupiti, ma solo quest’ultimo ne approfittò prontamente, scomparendo dal campo di battaglia con uno scatto rapidissimo.

"Sei forse impazzito, guerriero?", tuonò subito dopo la Sacerdotessa dello Scultore, "Non la morte e la distruzione avrebbe portato beneficio a questo luogo, né la caduta di un nemico, né tanto meno quella di tutti i presenti per il suicidio di questi. Nell’uccidere non c’è vittoria alcuna", avvisò Bow dello Storione senza abbassare lo sguardo dalla maschera d’argento della sua interlocutrice, "Ma siete guerrieri o cosa?", esclamò lei in tutta risposta.

"Zadra", esordì pochi attimi dopo Freiyr, avvicinatosi a Big Bear ed ai due compagni feriti, "Sono coloro che hanno salvato tua sorella ed il mio ultimo compagno dalla furia di quel guerriero nemico, ci sono alleati e noi gli siamo debitori, quindi concederemo loro di parlarci di questa minaccia e della Bestia di cui accennava il loro compagno Peckend", sentenziò il Re, zittendo tutti i presenti con la propria presa di posizione.

"Vi ringrazio, sovrano di queste terre", replicò prontamente Bow dello Storione, "ma per parlare di questi fatti, sarebbe più saggio raggiungere le terre dei nostri quattro Guardiani, dove di certo anche gli altri attaccati da chi vuole risvegliare la Bestia si dirigeranno, se i miei compagni faranno in tempo e dove, soprattutto, i vostri feriti potranno essere curati da chi fra noi ha doti pari a quelle dell’eroico Odeon di Leo ormai defunto", concluse l’Hayoka.

"Sia pure, vi seguiremo, sciamani pellerossa, portando ciò che, a vostro dire, era cercato dal misterioso assalitore di Asgard, l’unico motivo per cui potrebbe tornare in queste terre", concordò Freiyr, prima che il folto gruppo di guerrieri scomparisse da quel fitto bosco di querce ed ametista.