Capitolo 10: Le risposte dei Pellerossa

I cavalieri tutti s’inginocchiarono dinanzi alle quattro divinità pellerossa, "Immagino che voi abbiate molteplici domande, seguaci di Atena, ma il tempo è avverso a tutti noi e quindi vi chiedo, prima di passare alle parole, di permettere a Mudjekewis di prendere le quattro chiavi e portarle al sicuro", affermò con tono quieto Waboose, "Certamente, nobile Bisonte Bianco, prendeteli pure, ma vi prego di spiegarci, al qual tempo, quanto più possibile sul nemico e sugli alleati, che ci sono apparsi intorno", replicò con voce serena Golia.

Il Guardiano dell’Inverno volse uno sguardo verso il Grizzly suo pari e questi prese le quattro sfere, allontanandosi.

"Inizierò spiegandovi di noi e degli Hayoka che ci seguono", esordì, "Come ben sapete, all’inizio dei tempi, dopo la caduta del Tiranno del Cielo, Urano, i quattro dei che permisero ciò, si divisero il più del mondo conosciuto: a Crono, ed in seguito Zeus, andò il comando sulle terre bagnate dal Mediterraneo, ad Odino le gelide terre del Nord, Ra prese possesso dei grandi deserti dell’Africa settentrionale, mentre in Asia il potere di Brama e della Triade divenne quello predominante; altresì, però, vi erano molte altre divinità, come gli dei celtici quali Mannanon, ed alcune fra queste decisero, spontaneamente o meno, di ritirarsi nelle grandi isole nascoste dal mare, cioè in America. Lì anche noi quattro, i Custodi delle Stagioni, come ci definiscono alcuni, abbiamo trovato la nostra casa, io, il Bisonte Bianco, li guido sotto scelta dei miei stessi compagni e qui abbiamo deciso di fare la nostra parte per difendere la Giustizia nel mondo, per questo abbiamo addestrato per secoli dodici uomini.

Questi uomini furono chiamati Hayoka, i Guardiani della Giustizia, che non combattevano, se non in rarissimi casi, ma che, tramite i nostri insegnamenti, appresero come percepire le anime dei vivi e dei morti, seguendone le azioni e riconoscendo il bene ed il male in loro e, una volta che un’anima lasciava questo livello della vita, i dodici Hayoka la purificavano. Per secoli il compito dei nostri seguaci è stato assorbire come spugne la malignità di uomini e divinità minori, trattenendone così la forza oscura, anche in quest’ultimo periodo di guerre i sette che vedete qui, assieme ai loro compagni, hanno fatto questo, con i titani che voi avete sconfitto, con i santi d’oro nero, con i Runouni di Giada e persino con le divinità Ancestrali e gli dei che diedero forza ai Quattro Cavalieri.

Persino dinanzi ai Quattro Cavalieri, nei due giorni che portarono alla loro definitiva sconfitta i nostri Hayoka agirono, imprigionando nei loro dodici semplici corpi umani l’oscura potenza del Caos primordiale.

Con non poco orgoglio posso assicurare che i nostri Hayoka vi furono d’aiuto in quella battaglia, impedendo che il più della forza degli Horsemen si disperdesse di nuovo nel mondo, così, forse, il loro ritorno sarà ritardato di diversi secoli", spiegò Waboose voltandosi verso i sette pellerossa alle sue spalle, che chinarono il capo per ringraziarlo.

"Una volta abbiamo anche avuto modo d’incontrare dei cavalieri di Atena, millenni fa, nel periodo in cui i conquistadores invadevano le nuove terre appena scoperte, quelle dell’America Meridionale, fu la seconda volta che gli Hayoka abbandonarono questo luogo sacro, seppur allora non si mosse tutto l’esercito", aggiunse poi Shandowse, osservando i santi d’oro che gli erano dinanzi, "ma allora erano dei guerrieri minori del vostro ordine", concluse.

"La seconda volta?", chiese perplesso Kain, "Sì, questa, in vero, è la terza volta che combattono dei nemici; quando incontrammo precedentemente i santi di Atena furono solo alcuni di noi a combattere, ma la prima volta, quella fu una vera guerra", ricordò Shandowse, "allora Inti, signore del Sole Inca, voleva conquistare l’intera America, ma noi, alleandoci con il Manto Rosso d’Occidente, riuscimmo a sconfiggerlo", sentenziò in un fugace sorriso.

"Manto Rosso d’Occidente?", ripeté perplesso Lorgash, "Cos’è?", chiese, "Come in Oriente risplende la Folgore Bianca del Mekar, così qui nell’Estremità di Ponente vi sono Tredici Stelle che ammantano di Rosso il Cielo sacro al Serpente Piumato Maya", spiegò allora Waboose, notando però che nessuno dei suoi riferimenti era chiaro al gruppo d’interlocutori.

"Voi non sapete niente della Folgore Bianca? Eppure voi stessi avete visto la loro umana copia, richiesta, più per sfizio ed invidia, dall’Imperatore di Giada per vincere gli Horsemen e, allo stesso tempo, so che i vostri padri e maestri hanno avuto modo di conoscerli", osservò il Bisonte Bianco, "ma il perché voi non ne sappiate niente mi è ignoto ed in questo momento superfluo", continuò, "penso piuttosto che sia utile parlare della Bestia e dei suoi alleati", concluse.

"Sì, parlateci di loro, ve ne prego", concordò Golia del Toro, "Due sono gli alleati che si sono uniti per risvegliare la Bestia, l’uno è il Signore dei Generali Oscuri, l’altra, la Sovrana dei Portatori di Luce.

Il primo è un dio del mondo greco, oscuro come il Tartaro e di questo stesso luogo è il figlio prediletto, Erebo è il suo nome e, non avendo dei servi suoi, ha deciso di sfruttare alcuni alchimisti rinnegati di Mu", spiegò subito Waboose, "Alchimisti di Mu? Gli stessi che crearono le vestigia dello zodiaco Nero? Già abbiamo sconfitto i cavalieri d’oro Nero", replicò Real della Lira, "No, costoro non sembravano cavalieri d’Oro, ma Mariners, proprio come me ed i miei compagni caduti, seppur le loro vestigia di scure scaglie mi erano ignote", osservò Kain di Shark, ultimo seguace di Nettuno ancora vivo.

"Hai ragione, in vero, Generale dei Mari, non dalle vostre scales hanno preso ispirazione, né da quelle dei precedenti Mariners, bensì dalla seconda generazione di seguaci di Nettuno, la prima a nascere negli abissi Marini, poco dopo l’inabissamento dell’Isola a causa della furia dei giganti, ma la forza di questi guerrieri è di certo pari a quella degli altri Generali Marini", spiegò Wabun, prendendo la parola.

"L’altro esercito, quello dei Portatori di Luce, è guidato dalla divinità d’Oriente che rappresenta il Sole in tutto il suo splendore, colei che per uno screzio con gli altri esseri celesti del Giappone rischiò di privare le proprie terre di ogni luce, la capricciosa Amaterasu, che più di una volta è entrata in guerra con le altre divinità consacrate al sole", raccontò Waboose, "Verissimo, io stessa avevo sentito parlare della guerra fra il mio sovrano Ra e questi seguaci del Sole d’Oriente", concordò anche Sekhmet, l’unica che pareva saperne dei Portatori di Luce.

"Capisco", concordò Golia, "ma se tutto ciò è vero, chi è la Bestia a cui si sono alleati? E perché?", incalzò il Sommo Sacerdote, "Il nome della Bestia è per me impronunciabili, ma fu creata dalla medesima divinità che sfruttò Ate ed i Runouni di Giada, Gea, quando era in collera con il figlio Zeus, quella Creatura era più simile ad un’Arma distruttrice che ad un essere vivente", raccontò cupo Waboose.

"Figlio di Gea, un’Arma distruttrice, vuol dire….?", ma le parole si strozzarono in bocca a Botan, prima che Wabun calasse il capo, "Esatto, l’Essere che fu sigillato dai fulmini di Zeus nelle fondamenta della Terra e sul cui corpo maestoso fu poi schiantato il monte Etna stesso. Ora egli riposa, ma l’urlo di vendetta della madre auspica che sia risvegliata, desiderose che anche la Regina Oscura ed i loro figli si rialzino; proprio le chiavi che voi avete trovato servono a tenere chiuso il precipizio in cui è sigillato lo spirito ed il corpo reale della Bestia; se anche solo la sua essenza ritornasse su questo piano, ritornerebbe alla vita, assieme ai figli che ha avuto dalla propria sposa, mediante delle vestigia create proprio dalla Regina Oscura, basterebbero dei corpi mortali da utilizzare come strumenti, proprio come fecero i Quattro Cavalieri un anno fa", spiegò con tono cupo il Bisonte Bianco, che aveva di nuovo preso la parola.

Tutti erano sbalorditi dalle notizie ricevute, "Ma perché? Perché Amaterasu e l’Erebo hanno fatto in modo che questo pericolo si risvegliasse? Cosa ne guadagneranno?", domandò il Sommo Sacerdote, "Erebo è quasi un parente per colui che è nato dal Tartaro e da Gea, mentre Amaterasu anela alla distruzione di Ra ed Apollo, che di certo sarebbero vittime della furia della Bestia, uniche divinità del Sole pari a lei per potenza; ma nessuno dei due ha risvegliato la Regina Oscura, altra è stata la fonte del suo risveglio", spiegò prontamente Shandowse.

"Allora chi ha fatto una tale follia?", domandò subito Ryo di Libra, "Chi più di tutti vi si è dimostrato avverso? Non Urano, che vi attaccò solo per vincere le forze delle divinità nemiche, ma senza alcun risentimento personale; né Pontos che sfruttò i prodi guerrieri celtici per vincere chi aveva sconfitto il Tiranno del Cielo, proprio perché credeva che quello fosse l’unico metodo per ottenere il comando sulla terra degli uomini; né tanto meno gli Horsemen, che non portavano rancore verso nessuno, poiché unico loro desiderio era portare la Fine del Tempo su tutto il creato; solo una divinità agì spinta da odio verso tutti voi, colei che sfruttò i Runouni ed ingannò Ate, la Terra stessa, Gea", rispose prontamente il Bisonte Bianco.

"Gea è stata bloccata dagli dei dell’Olimpo, noi eravamo presenti", esordì allora Camus, "Vero, come può essere stata lei?", incalzò Esmeria.

"Voi sottovalutate la forza della divinità Ancestrale della Terra, il suo potere si è sviluppato attraverso il suolo, smovendo un’energia tale da rianimare gli Horsemen, ma risvegliando dal suo sonno anche l’Erebo, che non agì, mentre i Quattro Cavalieri combattevano, lei attendeva in silenzio", spiegò Wabun con tono cupo.

Il silenzio calò nelle sacre terre dei pellerossa, "Non posso credere che tale fosse il rancore che ci portava", osservò titubante Botan, "Non solo gli Horsemen, persino questa creatura da lei generata ha cercato di scatenare contro di noi? Non ha alcun affetto per il genere umano?", domandò ancora Real della Lira, "Devi capire, Musico olimpico, che nessuno più onora la dea Ancestrale della Terra, sposa e moglie del Cielo e del Tempo, lei stessa ha più volte dimostrato di non interessarsi del bene degli uomini, poiché più volte è stata la causa delle rivoluzioni nell’ordine celeste: lei aiuto Crono ad evirare e vincere il Tiranno Urano e fu sempre lei a celare Zeus al figlio e marito ed ancora, quando i giganti furono sconfitti, generò la Bestia assieme al Tartaro, tutto dal suo rancore ha avuto inizio, persino il diverbio nato fra Cielo e Mare, lo stesso da cui si sviluppò l’essenza nota come Caos", rispose con tono serio Waboose.

Mentre i guerrieri però parlavano fra loro, un cosmo accecante si palesò in mezzo a loro, un’aura grandiosa ed indistinguibile, che delineava una figura di donna, tanto splendente da impedire ai cavalieri tutti di osservarla a pieno; "Tu qui?", esclamò prontamente Waboose, "Chi?", incalzò Golia, timoroso di aver già capito a chi apparteneva un cosmo splendente come il sole.

"Sono tornata per chiedervi risposta alla domanda che un anno fa vi posi, Guardiani delle Stagioni, ma temo che le vostre recenti azioni siano più che sufficienti a soddisfarmi", esordì la divinità, non interessandosi alle parole di nessuno dei presenti, prima di muovere, nella luce che l’avvolgeva, il proprio capo fra le varie divinità presenti.

"Gli Hayoka non sono guerrieri, ma osservatori, coloro che bilanciano la pace nel mondo, mondando la malvagità e tu, divinità del Sole, adesso sei la prima Portatrice di tale malvagità, la volontà di risvegliare la Bestia Olimpica è solo l’ultimo e più grande esempio della follia che ti possiede ormai", sentenziò con voce decisa il Bisonte Bianco, "Osi giudicare le mie scelte?", tuonò allora la divinità di Luce, "Io, Amaterasu, la Sovrana del Sole dovrei sentire le tue vili parole?", incalzò.

"Dea giapponese, pensi che sia stata scelta saggia creare un’alleanza con l’Erebo? Colui che è la Tenebra e la Notte? Alla tua stessa antitesi ti sei alleata", continuò il dio pellerossa, mentre tutti osservavano in silenzio il dialogo fra le entità divine.

"Se queste sono le tue ultime parole, divinità pellerossa, allora domani subirete l’ira del Sole che brilla nel cielo e delle Tenebre che risalgono dal mare; ma per ora subirai un piccolo assaggio, una punizione esemplare, che farà cadere una testa fra le tue schiere", concluse Amaterasu, scomparendo nella luce.

In quello stesso momento un cosmo potente si rivelò nella zona Orientale delle Sacre Terre Hayoka, "Big Bear", esclamò preoccupato Peckend, scattando verso il punto in cui il cosmo esplodeva.

La maestosa figura di Big Bear dell’Orso fu gettata al suolo da un potentissimo vento, prima ancora di rendersi conto di cosa stava succedendo dinanzi a lui, quando il terreno fu aperto da una violenta corrente d’aria ed un valico di pietra si scavò fra lui ed il resto della zona, introducendo l’avvento di una figura ammantata di luce, "La morte arriva, guerriero pellerossa, cavalcando il vento", furono le uniche parole del nemico.