Capitolo 14: Prima battaglia in Oriente

Nelle lontane terre del Giappone, bagnate dall’Oceano Pacifico, in una grotta, dispersa nelle vastità dell’isola di Hokkaido, la più settentrionale, vi era un castello, un manufatto di antica e celeste virtù, simile ai grandi manieri dei signori feudali giapponesi. Questo luogo era ignoto ai più, come sconosciuta ne era la padrona, ma nel momento stesso in cui la luce del Sole si svegliò, in quel giorno inaspettatamente funesto, chiunque fosse capace di percepire i cosmi divini poté notare l’elevata attività che scaturiva da quel luogo appartato, la stessa che sembrava aver generato le lingue di fuoco che, incuranti della distanza e dell’atmosfera, nascevano dall’astro primo della Via Lattea bruciando la terra con il loro calore; in questo luogo giunsero i cosmi di dieci cavalieri.

Una grande sala, incredibilmente ampia, dall’elevatissimo tetto si trovava al piano più alto di un gigantesco castello, all’interno di una caverna. Due ampie porte la chiudevano, porte che furono aperte dalle ferme mani di un guerriero.

Le vestigia erano color oro ed argento, zampe di un lupo, o un animale simile, costituivano i gambali, mentre l’intero tronco era ricoperto dal pelo della bestia, perfettamente scanalato nella parte centrale dell’armatura che si andava poi collegando con le due spalliere ed i bracciali, composti, apparentemente, da una coda di volpe, per spalla, e due per braccio, mentre altre tre code d’argento ed oro ondulavano sulla parte posteriore della cloth. Il guerriero dai chiari lineamenti asiatici portava in mano un elmo a forma di volpe, lasciando i lunghi capelli biondi ondulare sulle spalle ed i pallidi occhi bianchi osservare ciò che lo circondava, finché non si fermò dinanzi ad un paravento rosso, ricamato d’oro, e qui si inginocchiò, mentre un cosmo luminoso si accendeva oltre la sottile tela, prendendo delle forme non ben definite.

"Quali nuove mi porti, Kiten del Kitsune?", domandò la figura dietro la tenda, "Mia sovrana, sembra che alcuni dei cavalieri a noi avversi abbiano percepito il suo cosmo e fin qui siano giunti per dichiarar battaglia", affermò in tutta risposta l’uomo inginocchiato, "ho già disposto gli Otto Portatori nelle relative sale ed io stesso sarò di guardia all’ultima", concluse prontamente.

"Bene, il piano procede come previsto nel momento dell’alleanza, che vengano pure incontro alla morte, la Luce che m’è cara li avvolgerà, donando le loro salme ad un mondo più splendente", affermò con quieta soddisfazione la divinità dietro la tenda, "Sì, potente Amaterasu, la vostra volontà sarà portatrice di gloria per il creato", concordò l’altro, rialzandosi ed abbandonando la sala.

La via che portava al castello, all’interno dell’ampia grotta, era costellata di dure rocce, che cingevano un elegante, quanto ameno, corridoio verso i due ingressi del maniero e proprio dinanzi a quelle porte, i cavalieri d’un tratto si fermarono, percependo un cosmo che possente si palesò dinanzi a loro.

"Attenzione, cavalieri, non sappiamo che pericoli ci troveremo dinanzi in questo luogo", affermò prontamente Ryo di Libra, sollevando già lo scudo dinanzi a se, pronto alla lotta.

"Ciò che dici è saggio, cavaliere, semmai sorpasserete questo varco, non vi sarà concesso di sapere che nemici vi attendono, non avete conoscenza dei miei compagni, ma io ho già avuto modo di affrontarvi", esordì una voce femminile, prima che la figura di Mai di Ki-Lin apparisse dall’antro destro del castello.

"Tu sei il musico sacro ad Amaterasu", esordì Real della Lira, facendosi avanti dal gruppo, "E tu, colui che ha osato bloccare la mia melodia", replicò con tono deciso la Portatrice di Luce.

Una figura si frappose però fra i due, Hornwer del Cervo, che guardò di sottecchi la nemica, "Dicci, guerriera, dove si trova la tua sovrana? Dobbiamo chiederle udienza, per fermare la follia che avete iniziato", affermò l’Hayoka intromettendosi, ma una risata di scherno fu la prima risposta che ricevette dalla musicista.

"La mia sovrana non ha interesse alcuno ad incontrarvi, guerrieri sacri alle divinità olimpiche ed americane, non avete il potere, o un’importanza tale da chiedere tanto. Solo in un modo potreste raggiungerla, superando noi, i Nove Portatori", sentenziò con tono sarcastico Mai, "Bene, allora richiama qui i tuoi compagni, così che la battaglia possa avere inizio", esclamò allora Firon del Puma, "No, sciocco ignorante, sarete voi a doverli affrontare, scalando le due strade del castello della mia Sovrana", lo zittì la guerriera.

"Due Strade?", domandò allora Esmeria, aggiungendosi alla discussione, "Sì, la prima, la destra, parte dalla mia sala, quella del Ki-Lin, il Destriero dalle Tre Corna; poi vi è la Donnola Volante, quindi lo Spirito delle Acque ed infine la mia comandante, l’Hari Onogo. A sinistra, invece, vi attendono il Leone degli Incubi; la Bestia sanguinaria; il Candido Rapace; ed infine il Drago ad otto teste.

Ambo le strade, poi, concludono al quinto piano, dove si trova la nostra regina, ma dove, prima di lei, dovreste affrontare il suo prediletto, il Demone Volpe, sempre se oltrepasserete questa piana", affermò ironica la Portatrice di Luce.

"Sei ricca di informazioni e sicurezza in te stessa, guerriera di Amaterasu, non sai quanto ci sei stata d’aiuto", esordì d’un tratto una voce alle spalle di Mai, mentre la musica dell’arpa di Real si rendeva palese alle orecchie della Portatrice e l’illusione si dipanava ai suoi occhi: non i diversi guerrieri avevano parlato con lei, bensì solo il musico di Atena; gli altri avevano solo ascoltato la conversazione ed erano ora prossimi alle due entrate.

"Lasciate a me questa guerriera", esordì il santo di Atena, guardando i nove che si dividevano: gli Hayoka lungo il percorso di destra ed i vari seguaci delle divinità olimpiche a sinistra.

I due musicisti rimasero uno dinanzi all’altra, osservandosi, mentre le ultime note dell’arpa risuonarono nell’aria, "Deathtrip Serenade", affermò con tono elegante il guerriero di Atena, "la melodia che ora assopisce la volontà del nemico, ingannandolo, prima ancora che la musica giunga alle sue orecchie", spiegò Real, "in questo modo ho raffinato tale tecnica", concluse.

Una risata fu la risposta di Mai a quella spiegazione, "Pensi forse di avermi messo in difficoltà con questo trucco? L’effetto della mia musica ti è ancora ignoto, guerriero di Atena, ebbene, ora proverai il brivido che sa far scaturire la melodia del corno di Mai del Ki-Lin", esclamò in tutta risposta, sollevando il flauto centrale della sua corona.

"Mugen Onki", esordì la musicista avvolta nella luce, mentre una cupa e possente melodia prorompeva dalle sue labbra, rendendo incerto il passo di Real, che non avanzò verso l’avversaria, ma cercò di portare le mani all’arpa d’argento, non riuscendovi per un improvviso senso di vertigine che lo avvinse, gettandolo in ginocchio.

"Inutile è ogni movimento, cavaliere", sussurrò la guerriera fra una nota e l’altra, "non vi è scampo dal Flauto Demoniaco, la melodia di questo strumento impedisce ogni movimento, rendendolo anche un singolo passo pari ad un balzo verso un vuoto senza fine, la sola idea produce nei nemici la più terribile delle vertigini, come tu stesso avrai ormai compreso", concluse Mai del Ki-Lin, mentre la mano sinistra andava al corno laterale, impugnandolo con forza.

"La musica del Primo Flauto, inoltre, è solo uno strumento per stordire, il vero attacco, mio caro nemico, arriva adesso", ridacchiò la Portatrice, mentre nuovamente la melodia si rialzava di ritmo, producendo una ben maggiore sensazione di vertigine in Real della Lira, prima che il corno nella mano sinistra fosse lanciato come un boomerang verso il cavaliere stesso.

Il discendente di Orfeo vide, nella confusione della vertigine, l’arma lanciatagli contro, cercò di spostarsi, ma tutto ciò che poté fare fu gettarsi di lato, spostandosi lontano dall’arma, mentre iniziava una melodia con la propria arpa, dapprima debole nel risuonare a confronto dello strumento nemico, ma poi, lentamente, capace di raggiungere l’andamento del flauto ricurvo.

"Glory Song", sussurrò in un soffio il santo d’argento, mentre la barriera musicale si alzò dinanzi a lui, come difesa fisica e mentale dal duplice attacco della nemica; respingendo il corno ricurvo, mentre la melodia del Flauto Demoniaco si annullava contro quella del suo avversario.

"Un tempo vi erano le Furie", decantò d’un tratto Real, mentre ancora le loro sinfonie si contrastavano, "le loro urla erano percezione ben più devastante del suono di quel tuo flauto e più potenti erano i loro attacchi di quel tuo corno ricurvo, ma contro di loro un gruppo di valenti musici riuscì dove in pochi prima erano stati capaci di riuscire: le vinse, uccidendole una dopo l’altra, fino al sacrificio di colui che ci guidava in quella missione, Koga della Scimmia, Runouni di Giada caduto con onore e coraggio dopo aver ritrovato la speranza", raccontò il Silver saint, prima di alzare lo sguardo verso l’avversaria con tono ammonitore. "Niente può la tua musica a confronto delle loro urla, e niente può il tuo cuore così spento e freddo, come le cupe note che mi offri, contro la speranza che mi trasmisero tutti i compagni caduti, tutti coloro per il cui ricordo combatto, ultimo dei maestri Musicisti e solo rimasto fra i discepoli del Magnifico Sorrento", ammonì seccamente il cavaliere d’argento, mentre ancora la barriera di musica lo difendeva.

Fu allora che la melodia di Mai del Ki-Lin si fermò, mentre con la mano sinistra impugnava di nuovo il corno che a lei era tornato.

Nel silenzio i due guerrieri si osservarono, fermi l’uno dinanzi all’altra, finché un sorriso si accennò sul volto della Portatrice di Luce, "Cavaliere, tu mi parli di speranza e le tue melodie finora le hai usate per difendere ed illudere, ma ancora non ho capito come speri di vincermi, come credi di poter superare l’ostacolo che sono per te adesso? Come puoi auspicare di salvare la tua vita, o qualunque altra cosa a cui tu tieni, solo tediandomi con questi tuoi sciocchi racconti?", domandò infastidita la guerriera asiatica, ma solo lo stupore nello sguardo di Real fu la risposta a quelle parole.

"Prima hai affermato che il mio cuore è freddo e spento, ma ciò è falso, nel mio spirito risplende la più brillante delle stelle, quella che in me ha incastonato la mia Sovrana, Amaterasu, la forza che mi ha reso Portatrice di Luce, rivelandomi, nello splendore dell’Astro Unico, la verità: non esiste beltà e creatività nella musica dei guerrieri, non innalziamo lodi agli dei con queste note, bensì togliamo la vita ai nostri nemici, non siamo eroi, noi siamo assassini, né più né meno di qualsiasi altro combattente che sta per affrontarsi in questo luogo", raccontò Mai del Ki-Lin, mentre ancora il suo avversario la osservava stupito.

"Certo, è innegabile che la musica portatrice di morte è uno strumento ben più elegante di quelli che usano la Donnola Volante, o il Leone degli Incubi, ma nessun’altra è la differenza fra noi e gli altri che qui combattono. Non c’è vita nella musica, ma solo commemorazione della morte", tagliò corto la Portatrice di Luce, mentre roteava il flauto nella mano destra ed il corno nell’altra ed entrambe risuonavano di un sinistro fischio.

"Racconti di credere nella speranza, mentre mi parli di tuoi amici caduti, individui verso cui non ho alcun interesse; bene, ora avrai modo di soppesare quanto sia vero ciò che affermi, poiché dovrai confrontarti tu stesso con le parole decantate, dovrai osservare i fantasmi che si celano sotto le menzogne del tuo parlare, dovrai vedere quanto oscuro è in vero il tuo futuro, privo dell’auspicata certezza nella speranza. Un futuro che, oltretutto, finirà ben presto", concluse la Portatrice di Luce, mentre le labbra si appoggiavano ai due corni ricurvi, che si rivelarono entrambi dei flauti dalla forma curva.

Real della Lira stava per portare la mano destra alle corde dell’arpa, pronto a confrontarsi di nuovo con la melodia nemica, ma non vi riuscì, nemmeno ebbe il tempo di toccare lo strumento, nessuna nota nacque dalle sue dita, mentre attorno a lui il mondo si oscurava, immergendolo in un abisso di luce, luce che sembrava rubare ogni altra fonte di colore da quel luogo, da lui, rendendolo solo un’esile figura chiaroscura che lentamente andava affogando nella notte, priva di ogni appiglio luminoso, poiché la luce gli era nemica.

"Tecnica dei Due Flauti", sussurrò allora Mai del Ki-Lin, "Matenki", decantò in un respiro, "Benvenuto nell’incubo dell’Illusione Musicale, che il tuo spirito e le tue certezze vi si perdano, dimostrandoti che non vi è Luce alcuna al di fuori della mia Sovrana", augurò allora la Portatrice di Luce, mentre la mente del santo d’argento annaspava nell’oscurità.

Ignari di quanto stava accadendo fuori, intanto, i quattro Hayoka sorpassavano le sale del Ki-Lin, un territorio roccioso e privo di ogni costruzione, un’ampia sala più simile ad un deserto di pietra che al luogo in cui viveva una guerriera utilizzatrice della musica.

In quel luogo, Lihat del Falco Rosso fermò i suoi passi con sguardo triste, "Cosa succede, Lihat?", domandò allora Firon del Puma, che, poco dietro la guerriera, ne notò il viso cupo, "Questo luogo è…", non riuscì nemmeno a finire la frase la giovane pellerossa, per poi scrutare Hornwer che con un cenno del viso parve farle forza ed invitarla a seguirlo ancora nella corsa.

"Cosa?", balbettò allora Firon, mentre già la ragazza riprendeva l’andatura spedita, "Questo luogo è freddo, privo di quell’amore per la vita che dovrebbe animare un musicista in contatto con il cosmo, qui non vi abita chi adora la musica, bensì chi la usa per la guerra", rispose prontamente Peckend, che chiudeva il quartetto, "ardua nemica sarà costei per Real della Lira, ma sono certo che egli saprà come vincerla, nell’arpa che usa ho percepito una forza senza pari", concluse, mentre il suo sguardo si faceva torvo, osservando l’uscita dalla sala e già la mente correva al prossimo nemico sul loro percorso: Hyui del Kamaitachi.