Capitolo 15: Melodie e credi

Una vasta sala simile ad una foresta, per la moltitudine di alberi che vi si trovava, era l’anticamera alle stanze della divinità del Sole Giapponese; in quel luogo, seduto su un trono di tronchi, fuoriusciti dal suolo, il Portatore di Luce del Kitsune attendeva, seguendo con la mente il susseguirsi degli scontri sottostanti.

"Già odo la tua melodia, Mai del Ki-Lin, le tetre note con cui porti alla follia i tuoi nemici, questo strumento è il più adatto contro un musico, come quello di cui udivo le dolci nenie poc’anzi", pensò fra se il guerriero di Amaterasu, "dei nove servitori della mia Regina, tu, Destriero dalle Tre Corna, sei forse la più impassibile nel combattere, un’arma forgiata solo per rendere gloria alla Sovrana della Luce", sentenziò sorridente Kiten, restando ad ascoltare, quasi potesse seguire tutto da quel luogo, in proseguire dello scontro e dell’avanzata dei restanti due gruppi.

Nella vallata ai piedi del castello celato nella grotta, Mai del Ki-Lin continuava la sua cupa melodia illusoria, mentre l'avversario, Real della Lira, era … nelle tenebre di un deserto di pietra.

Il cavaliere d’argento, infatti, malgrado avesse coscienza dell’illusione in cui era intrappolato, non riusciva a liberarsene, troppo pesante era il fardello che ora lo spingeva verso il suolo, schiacciandolo sotto un oscuro peso di disperazione e solitudine: non vedeva più la luce nella melodia, né sentiva più note, solo la pietra e la solitudine lo circondavano, prima che ai suoi occhi riapparissero i diversi compagni musici.

Lì, in quel deserto di roccia, Real li rivide, uno dopo l’altro, cadere: il Maestro Sorrento, Anfitride di Syren, Alcyone dei Pesci, Clio delle Muse, Cetrydine di Beneatsch, Ilew del Salice, Ihi di Khepri, Koga della Scimmia; tutti quanti, uno dopo l’altro, lo avevano lasciato unico musico e non provava più quella speranza di trasmettere le melodie che poc’anzi aveva citato alla sua avversaria, niente era più così roseo e certo in quel deserto di pietra, solo la solitudine gli era compagna, lasciando però un amaro senso di vuoto nello spirito del santo d’argento.

Sentiva Real le sue speranze abbandonarlo, scivolargli dalle mani come polvere che non può essere stretta fra le dita, ma, mentre questa scura disperazione prendeva piede nel suo cuore, allora il cavaliere d’argento sentì un cosmo brillante di giada riaccendere quel luogo, fu solo un attimo, quasi che una verde stella avesse solcato la cupa oscurità di quel deserto in cui era prigioniero, ma nel medesimo istante, alla mente del Silver saint tornò lo scontro avvenuto, poco più di un anno prima, sull’Isola della Regina Nera.

Rivide Koga e sentì le parole che i due si scambiarono, ora non erano più tristi immagini di morte a riempire quella vallata di pietra, bensì sguardi decisi di guerrieri che, dinanzi a lotte ineguagliabili, di fronte alla sconfitta ed alla disfatta, non avevano abbandonato i loro credi e le speranze e, più di questo, ciò che vide Real furono le speranze che, durante i passati scontri, erano fiorite nei cuori di Ilew e di Koga, oltre che in quello di Ihi.

Questi pensieri radiosi echeggiarono nella mente del santo d’argento, finché a sostituirli non fu il battito di un cuore che, all'orecchio, o, più propriamente, al suo spirito, parve simile alla cadenza ritmica di un tamburo, suonato con cupo orgoglio e letizia, in memoria di compagni caduti e di amici ancora vivi, fu quel suono a riaccendere nel cavaliere di Atena la speranza che ciò che lui aveva appreso, la memoria di guerrieri che della musica avevano fatto un’arte, più che un’arma, potesse continuare negli anni a venire, in eterna gloria della Giustizia e della Pace.

Nella vallata, intanto, Mai del Ki-Lin continuava l’oscura melodia a due flauti, finché, d’un tratto, sentì un cosmo esplodere di sicura determinazione, una presenza argentea, sfavillante di dorati riflessi, ora scaturiva dal corpo del suo avversario, che, ripresosi, si rialzò in piedi, pronto a continuare la battaglia.

"Leggo lo stupore nei tuoi occhi, Portatrice di Luce", esordì il santo d’argento, "davvero pensavi che le mie fossero vacue parole? La speranza è l’arma più forte di cui un musico può farsi portatore. La gioia e la vita devono nascere dalle sue note, non ira e morte, come invece sai far tu, guerriera asiatica, il cui spirito è duro come il deserto in cui ero immerso", continuò il discendente di Orfeo, mentre ancora maggiore era lo stupore nello sguardo della nemica.

"Non mi è stato difficile capirlo, una volta rotto l’incanto della melodia illusoria: non era una vallata comune quella in cui ero prigioniero, bensì il tuo spirito, una rappresentazione dei sentimenti che trasmetti attraverso i due flauti", concluse Real, mentre l’avversaria smetteva la cupa melodia.

"Complimenti, cavaliere di Atena, nessuno era mai arrivato a tanto, né aveva saputo sondare l’illusione fino alla fonte da cui era sorta, non sei in effetti uomo da poco, ma questo non ti sarà d’aiuto", affermò allora Mai del Ki-Lin, riponendo il flauto centrale e prendendo quello destro con la mano libera, "poiché, se le note non ti hanno fermato, saranno i corni del Tricorno d’Oriente a farlo", concluse furiosa, gettandosi contro il suo nemico.

Con uno scatto alla velocità della luce Mai si portò dinanzi al suo avversario e spazzò l’aria fra loro con il corno destro, raggiungendolo alla spalla con violenza tale da sbatterlo indietro di diversi passi; dopo questo primo attacco non lasciò spazio al nemico, anzi gli fu subito addosso con un secondo colpo, fendente incrociato portato con ambo le corna, che, prontamente, il santo d’argento riuscì ad evitare, spostandosi di qualche passo, mentre dei profondi solchi si aprivano sul terreno.

Real era stato sorpreso dal primo attacco portato dalla sua avversaria, non immaginava che una musicista, per quanto fredda e spietata come la Portatrice, potesse usare i propri strumenti come armi, mai, dopo il corno bianco di Ilew, aveva visto qualcosa del genere e, ancora più sorprendente, era la potenza di quei colpi, tale da incrinare le vestigia d’argento.

Il cavaliere d’argento non ebbe però tempo per riflettere, poiché dovette evitare una coppia di fendenti che frantumarono il terreno, rotolando di lato per poi rialzarsi di scatto.

"Pensi di scapparmi in tal modo?", tuonò Mai, lanciando contro il suo nemico il corno sinistro; e fu allora che Real capì da dove scaturiva quella potenza offensiva: dal cosmo luminoso della guerriera, che sembrava avvolgere del tutto i corni ricurvi, rendendoli veloci e pesanti all’impatto.

"Glorysong", fu la risposta che allora decantò il santo d’argento, mentre la barriera musicale riusciva a trattenere la potenza offensiva del corno, rimandandolo verso la diretta padrona, che con estrema velocità, sollevatasi in un salto, riprese possesso della propria arma, calando rapida e spietata sul suo avversario con ambo le armi in parallelo dinanzi al corpo. Anche questo colpo, però, andò a vuoto, bloccato dalla potenza della barriera sonora, che rilanciò indietro l’avversaria, costringendola ad atterrare al suolo con un’elegante capriola.

"Il tuo cuore è duro come roccia, ma sembra quasi ardere come una fornace ogni volta che ti agiti nell’attaccare, Portatrice di Luce", esordì Real della Lira, difeso dalla propria barriera, "perché non quieti il tuo spirito, aprendolo alla vera bellezza della musica? Perché non cogli la grandiosità della melodia che può nascere mediante una volontà quieta e pacifica?", domandò allora il santo d’argento all’avversaria, che sembrava non curarsi delle sue parole, tanto che partì in un nuovo attacco, lanciando ancora una volta le proprie armi contro il nemico, che ancora le respinse mediante la barriera di musica e fu allora che la difesa divenne attacco.

La mano di Mai non se ne accorse, come il resto del suo corpo, finché, nel riprendere i due strumenti ricurvi, la Portatrice di Luce non notò delle sottili fila d’argento che si legavano al suo corpo, bloccandone i movimenti e, seguendo per tutta la sua lunghezza quei fili, la guerriera asiatica vide che provenivano dall’arpa del suo nemico.

"Stringer Nocturne", fu la prima frase che Real decantò all’avversaria, "ora, Portatrice di Luce, sei in trappola, non puoi più compiere alcuno dei tuoi movimenti, né cercare la vittoria lanciandomi contro quelle armi. Inoltre dalle tue melodie so bene come fuggire", avvisò con tono deciso il santo d’argento, "arrenditi e la vita ti sarà risparmiata", concluse poi.

Un sorriso sarcastico si dipinse sul volto della nemica, "Pensi davvero che questi sottili fili d’arpa d’argento mi bloccheranno? Le distruggerò con estrema facilità", affermò con tono furioso la guerriera, lanciando verso l’alto le due corna ricurve, che compirono una doppia parabola circolare, dirigendosi, ognuna secondo un diverso semicerchio, verso le corde della lira, al cui contatto, però, non distrussero lo strumento musicale, bensì ne furono respinte, ritornando malamente nelle mani della musicista asiatica.

Grande fu però lo stupore che occupò il posto del sarcasmo sul volto della Portatrice di Luce quando, riprese in mano le armi lanciate, osservò i sottili fili dell’arpa e vide che il loro riflesso non era più argenteo, bensì dorato, "Questo bagliore, sembra essere simile a quello del Sole", balbettò la guerriera stupita, "No", la corresse Real, prima che la sua avversaria alzasse gli occhi verso di lui, "Ben diverso è questo oro, poiché le corde della mia lira risplendono della luce di Atena, della luce delle vestigia a lei consacrate, quelle d’oro", spiegò con tono sereno il discendente di Orfeo, mentre l’intera armatura risplendeva del colore dell’oro, tanto da abbagliare Mai.

"Com’è possibile che tu, un cavaliere d’argento, risplenda d’oro?", esclamò stupita la nemica, "Ciò è reso possibile dalla piena padronanza del cosmo, una forza che finora mi era stata negata per via dei dubbi che ancora attanagliavano la mia mente, una forza che solo abbandonandomi pienamente alla speranza ho saputo trovare, la medesima che già prima di me i Cinque santi divini, ed in tempi più recenti Daidaros e Kano, hanno conquistato", spiegò con tono quieto Real della Lira.

"Sia dunque, tu credi nella musica come portatrice di speranza, io vi vedo solo un’arma per dare la vittoria alla mia sovrana, che i nostri credi si affrontino in un ultimo assolo, un attacco ben più devastante di quanto fatto finora", ammonì con tono deciso Mai, mentre scrutava con lo sguardo il nemico, "Non tentare sciocchezze, Portatrice di Luce, i fili dell’arpa d’oro sono taglienti e resistenti ben più di quelli d’argento, non avresti speranza di sopravvivere se cercassi di liberarti", avvisò allora il santo di Atena.

Una nuova risata nacque come risposta da parte della sua nemica, "Fin troppo mi sottovaluti, guerriero di Atena, pensi davvero che a quello che hai visto si limita la potenza di una Portatrice di Luce? Illusioni soltanto credi che io sappia far scaturire?", domandò ironica Mai, "Ebbene, ora ti mostrerò la vera forza che la Luce mi ha donato, un potere di creazione, come tu reputi quelli della musica tutta", spiegò quindi, lanciando verso l’alto i due corni ricurvi.

Mentre ancora le due armi roteavano alte in cielo, sopra Mai del Ki-Lin, questi prese il terzo corno, quello centrale, ed un immenso cosmo di luce circondò l’arma e le sue mani, fino ad innalzarsi, come destriero furioso, verso gli altri due corni ricurvi, che furono inghiottiti da quell’aura luminosa. "Che l’ultima melodia s’annunzi, che la requiem devastante del Tricorno s’avanzi, nitrisci destriero del Sole, mostra la furia che ti appartiene, rivela la vera forma dello strumento con cui darai la morte al tuo nemico", esclamò in uno scatto di furia ed energia la Portatrice di Luce, mentre qualcosa si plasmava fra le sue mani, uno strumento musicale ben più grande di quelli che finora aveva usato la guerriera: era simile ad un flauto ricurvo, ma adesso la sua forma era ben più vasta, sembrava piuttosto che i tre flauti si fossero uniti in un unico strumento musicale dorato che si avvitava in tre spire, le cui estremità erano, l’una nella mano destra di Mai e l’altra nella sinistra.

"Ecco l’ultima forma dei miei flauti, il Flicorno contralto, un particolare strumento dentro cui l’energia cosmica fluisce, esplodendo con maggiore potenza, portando ai miei nemici solo disperazione e sofferenza", spiegò la Portatrice di luce, mentre avvicinava un’estremità alle labbra.

"Mei no Ran", sussurrò la guerriera prima di iniziare una nuova melodia, che alle orecchie di Real parve più un unico assolo di musica, un colpo che lo travolse non una, bensì più e più volte, spezzando alcuni fili della lira e gettandolo al suolo ferito, malgrado le vestigia dorate.

"Per riuscire a danneggiarmi le vestigia, ora che dell’oro le ammanta, il suo colpo è a dir poco devastante", pensò fra se il santo di Atena, rialzandosi malgrado le ferite, "non posso però cadere in questo luogo, ancora molto devo trasmettere sulla bellezza della musica, prima di cadere in battaglia", rifletté fra se Real, rialzandosi ed ampliando ancora una volta il cosmo ormai dorato.

"Vuoi dunque provare di nuovo la Melodia che incute disperazione nelle proprie vittime? Sei tanto stolto, cavaliere?", domandò ironica Mai del Ki-Lin, osservando il nemico rialzarsi, "Sì, forse sono uno stolto, ma di certo non un pavido, non lascerò a te la vittoria con tanta facilità, Portatrice di Luce, avrai da combattere un’ultima volta. Che la forza dei nostri colpi migliori sancisca la fine dello scontro, che l’attacco che tramuta i suoni in energia scaturisca anche dalla mia arpa, confrontandosi con il tuo", esordì allora Real della Lira, espandendo ancora di più il proprio cosmo, determinato ad attaccare con tutta la potenza di cui era padrone."Sia, pure", concordò la Portatrice di Luce, riportando le labbra allo strumento musicale.

"Stringer Fine", decantò Real della Lira, "Mei No Ran", replicò in una melodia rapida Mai del Ki-Lin, prima che i due colpi sonori si muovessero ad una velocità che non gli era propria, quella della luce, travolgendo i diversi musicisti che avevano innalzato quelle melodie, ma non gettando al suolo il corpo di nessuno dei due.

Entrambi subirono l’attacco avverso, ma nessuno dei due, sorretto dal proprio credo, cadde a terra, rimasero in piedi, sanguinanti, ma intenti ad innalzare nuove melodie di guerra per diversi minuti, travolgendosi vicendevolmente, senza mai cadere.

Un ultimo respiro di Mai frantumò la spalliera destra di Real, ma fu quel momento che rivelò un angolo scoperto nell’assalto della Portatrice di Luce ed in quel momento la melodia dell’arpa la travolse, frantumandone il pettorale e squartando il corpo della stessa, che cadde al suolo, senza vita.

"Mi dispiace di aver dovuto spegnere la vita di una così potente musicista", sussurrò il santo di Atena, barcollando verso il corpo ormai senza vita, "però un credo diverso animava le nostre sinfonie, seppur temo che in parte anche tu avessi ragione, la musica è usata come arma, ma se chi la intona desidera qualcosa di diverso da morte e distruzione, se oltre la disperazione che porta un attacco si può vedere la speranza per le vite per cui si combatte, allora la speranza resterà in eterno, anche se chi innalzava quelle melodie di buon augurio cade nel combattere. Questa è la lezione che ho appreso da Koga della Scimmia e gli altri compagni musicisti, una lezione che devo trasmettere a chi, dopo di me, sarà un musico portatore di speranza, prima che sia ucciso nel corpo, o nello spirito, dal proprio desiderio di vendetta", concluse Real della Lira, allontanandosi dalla salma di Mai e dirigendosi verso il percorso intrapreso dai quattro Hayoka.

Proprio mentre il cavaliere di Atena varcava la porta destra, sulla sinistra i suoi compagni si trovavano dinanzi al loro nemico, che scrutò con freddezza i guerrieri di Atene, Cartagine e la seguace di Ra.

"Benvenuti", li salutò, "nelle stanze del Leone dell’Incubo, le stanze di Ko di Baku", affermò il Portatore di Luce, osservando i propri nemici.