Capitolo 16: Il Gigante contro la Scultrice

Nelle profondità degli abissi, lì dove le tenebre sembravano regnare sovrane, risiedeva una città, o, ad essere più precisi, ciò che di questa città era rimasto: le rovine. Palazzi, recisi a metà per dei crolli, strade che affondavano su altre strade, tutto sembrava distrutto in quel luogo, tutto eccetto la costruzione centrale, un maestoso castello dalla forma cilindrica che emanava un cosmo tanto potente ed oscuro da far allontanare anche gli squali più famelici da quelle rovine, come se il Mare non fosse il regno naturale di quella città, bensì la terra in cui era esiliato.

All’interno del palazzo, sei figure avvolte nell’oscurità parlavano fra loro: "Comandante Vize, sembra che alcuni dei nostri nemici, abbiano varcato i confini della nostra patria terra", esordì qualcuno la cui ombra era deformata da un oggetto maestoso sulle sue spalle.

"Sono dunque giunti fin qui i cavalieri che abbiamo sfidato? Ne sono lieto, devo concludere ciò che ho iniziato ad Asgard", esclamò un altro, che si rivelò essere Ruck della Medusa Nera, il generale oscuro che aveva assalito Bifrost e Helyss.

"Sarai proprio tu uno di coloro che andranno ad accogliere i nostri nemici, Medusa Nera, assieme al mio allievo ed a Grun vi occuperete di finirli, poiché già un altro di voi è stato mandato in avanscoperta, il più distruttivo di tutti, colui che di certo non li ucciderà, ma servirà a dividerli ed indebolirli", affermò con tono ironico una terza figura, la cui ombra era completamente assorbita dall’oscurità, ma la cui voce era la stessa che aveva già parlato con il Portatore di Luce il giorno precedente; "io, Zahn e la Manta Oscura resteremo qui, presso il castello del divino Erebo, a sua guardia e protezione ultima", concluse poi, mentre il piccolo concilio di sei individui si divideva nell’oscurità.

Erano arrivati da poco negli abissi marini, ma il gruppo di cavalieri non ebbe difficoltà a trovare quel luogo oscuro e distrutto che un tempo era l’Isola di Mu, i cui primi fabbri erano consacrati ad Atena.

"Come avete fatto a non percepire l’esistenza di questo luogo? Eppure non è nemmeno tanto lontano dal Regno dei Mari", osservò Zadra dello Scultore, mentre il gruppo avanzava con circospezione in mezzo alle rovine di quelle che un tempo erano le strade dell’Isola.

"Fino ad oggi alcun cosmo si era rivelato in questa zona, non sapevo nemmeno che i resti delle terre di Mu fossero in questi fondali, neanche Reptile, che fra noi sette era il più capace nella percezione dei cosmi, aveva scoperto l’esistenza di questo luogo", osservò Kain di Shark, rispondendo alla Sacerdotessa d’argento, "Non c’è niente per cui crucciarsi, Generale dei Mari", lo rassicurò allora Whinga, "probabilmente lo stesso Erebo desiderava restare celato ai più, in fondo, non si può dire che il dio dell’Oscurità più assoluta fosse il più amato dai suoi compagni olimpici, o dagli uomini stessi. Solo la sua attuale alleanza con Amaterasu lo avrà spinto a rivelarsi, scatenando l’oscuro potere con cui adesso cerca di avvelenare le acque", spiegò l’Hayoka, prima che i passi di tutti si fermassero.

Un gigantesco muro bloccava l’avanzata del gruppo, o almeno così parve ad un primo sguardo di Kela dell’Alce, "Lo abbatterò con facilità", suggerì la sciamana, sollevando la possente Ascia, "Non penso che potresti", replicò con tono critico Freiyr, bloccando con un gesto l’Hayoka, "Se sei un nostro nemico, gigante, rivelati", affermò allora Camus dell’Acquario, prendendo la parola.

Solo allora quello che era parso un muro aprì due luminosi occhi viola, che brillarono nell’oscurità prima che la sua figura si palesasse al gruppo di cavalieri riuniti: era un gigante alto più di Golia, sembrava quasi uno dei seguaci di Urano per quanto era maestoso, il corpo, ricco di muscoli, era ricoperto da una nera armatura di scaglie, una sorta di maestosa balena nera con le zanne, le cui pinne costituivano i gambali, mentre la pinna dorsale era posta come elmo sul capo dai ricchi capelli color platino. Il pettorale, invece, era costituito dal volto del mostro marino, di cui le zanne coprivano l’addome maestoso e le spalle, fino alle braccia.

Il viso del guerriero, ricco di cicatrici, apparve sorridente e spietato agli otto cavalieri riuniti dinanzi a lui.

"Chi sei, Generale Oscuro? Rivelati", esclamò subito Bifrost, preparandosi allo scontro, "Riesig dello Springhual Nero", rispose con tono quieto il gigante, "giunto fin qui per distruggere voi e le vostre armature", concluse sorridendo.

"Sembra che la prima battaglia debba essere su questo terreno roccioso, non dinanzi ad Erebo stesso", osservò allora Whinga, mentre, come i suoi alleati, era già pronto alla lotta, "Al contrario, voi dovrete avanzare, Hayoka, e come voi anche il Re di Asgard, Helyss e Bifrost, che anelano di certo vendetta per ciò che è successo. Inoltre il Generale dei Mari ha un nemico da affrontare, da ciò che so, né si potrebbero sprecare le abilità di un santo d’oro contro un così misero nemico, che solo sulla forza fisica farà vertere tutte le sue abilità, quindi, lasciatelo a me, voi andate avanti", propose allora Zadra dello Scultore, mentre già prendeva due sassi fra le mani, "saranno i miei schieramenti a concedervi il tempo per passare", concluse, mentre già il suo cosmo s’espandeva nell’aria circostante.

"Armate dello Scultore", esordì subito dopo la Sacerdotessa Guerriero, rompendo con la propria stretta i due sassi, di cui i resti ricaddero sul terreno, animandolo, come se un terremoto lo scuotesse dalle profondità.

Non ci volle molto perché le schiera di soldati di pietra creati mediante il cosmo di Zadra si risvegliassero per la battaglia, avanzando a decine contro colui che si era presentato come Riesig, "Ora, cavalieri, andate avanti, lasciatelo a me", ordinò la Malefica Scultrice, mentre i suoi sette compagni chinavano il capo in segno d’accordo.

"Interessante potere", esordì divertito il gigante nemico, mentre un nero cosmo circondava le sue mani, materializzandovi sopra qualcosa, "Maglio Distruttore", esclamò il Generale Oscuro, mentre le braccia riapparivano, circondate da dura roccia nera.

Con un gesto secco e rapidissimo, Riesig si gettò in avanti con tutto il corpo, spazzando l’aria con le maestose braccia, adesso corazzate, e spazzando via con dei semplici movimenti tutti i soldati di pietra che gli si paravano dinanzi, proprio come se i suoi arti fossero delle mazze devastanti. "Dove pensate di andare?", tuonò ancora il guerriero oscuro, gettandosi in avanti verso alcuni dei nemici che lo stavano sorpassando, ma con un rapidissimo movimento Zadra gli si parò dinanzi, bloccando con i copribraccia d’argento tutta quella potenza, che la rilanciò indietro di diversi passi, ma, allo stesso tempo, permise ai suoi compagni di allontanarsi.

"Sorella, sta attenta", affermò semplicemente Helyss, mentre già si allontanava da quel campo di battaglia, intenta a raggiungere i prossimi avversari che li avrebbero affrontati per fermarne l’avanzata.

"Sei stata generosa, donna, a sacrificarti in questo scontro per permettere ai tuoi compagni d’andare avanti, per quanto questo gesto sarà inutile, poiché, se non la forza fisica dello Springhual, saranno altre fiere dell’Erebo a spazzar via questi invasori del nostro tetro regno, mentre tu verrai schiacciata sul posto", affermò con tono secco Riesig, avanzando con il braccio destro pronto a cadere, come un martello sul chiodo, contro l’addome della Sacerdotessa d’argento.

La guerriera fu però più veloce e con un agile capriola si rialzò in piedi, spostandosi di alcuni passi indietro, così da allontanarsi dal maestoso braccio nemico e risollevarsi in posizione di guardia, "Non semplice donna, ma Cavaliere d’Argento dello Scultore, questo è titolo con cui devi rivolgerti a me, gigante oscuro, che sembri dimenticare la vera origine di quelle vestigia, non create per servire l’Erebo, o qualsiasi altra divinità, se non Nettuno, ma che i tuoi antenati copiarono malamente per andare contro il signore dei Mari", ammonì con tono deciso la Sacerdotessa guerriero, pronta di nuovo alla lotta.

Una risata fu però la replica a quelle parole, "Non m’interessa da chi e perché siano state costruite queste vestigia, io servo Erebo, che mi ha dato un’armatura, niente di più", affermò con tono secco Riesig, scattando di nuovo all’assalto con il "Maglio Distruttore", che stavolta non raggiunse la Sacerdotessa guerriero, che lesta si spostò alla sinistra del nemico, sferrando un veloce calcio contro il volto dello stesso.

Il gigante non fu gravemente ferito, ma la sorpresa e la zona colpita lo fecero barcollare indietro, portando la sua avversaria ad avvicinarsi per sferrare un secondo colpo al corpo nemico, ma fu questo l’errore di Zadra, poiché con rapidità Riesig si rimise in piedi, sferrando un potente diretto al ventre con le braccia corazzate, lanciando in aria la seguace di Atena, il cui corpo ricadde al suolo dopo diversi secondi.

"Puoi anche evitare di rialzarti, donna, ti darò una giusta morte, schiacciandoti sotto il peso del mio maglio, sii felice per questo, sentirai solo un brevissimo dolore", rise ironico il guerriero maestoso, avanzando verso Zadra, il cui cosmo, però, esplose con maestosa veemenza, ricacciando indietro di alcuni passi il suo nemico.

"Pensi davvero che basti così poco per sconfiggermi? Ho combattuto contro una divinità indiana la cui furia era ben più devastante della tua", esclamò la Malefica Scultrice, rialzandosi in piedi, "ed in vero, anche la mia ira risulta ben più spaventosa, ma per ora non ti farò grazia di poterla conoscere", concluse subito dopo rialzandosi in piedi.

"Le tue vestigia sono integre?", domandò Riesig, che pareva non aver alcun interesse nelle parole della sua avversaria, ma il cui stupore era più che palese dinanzi all’armatura illesa, "Pensavi forse che l’ultima seguace del Grande Fabbro di Efesto non creasse vestigia capaci di resistere ad una così misera potenza distruttiva?", domandò ironica Zadra, incalzando il nemico, il cui sguardo era ora colmo d’odio.

"Tu sei un fabbro? Ebbene io sono un Distruttore d’armatura", esclamò con profonda rabbia Riesig, sollevando nuovamente le braccia maestose pronto a calarle come mazze contro l’avversaria dai capelli scarlatti.

"Si vede che dovrò usarli prima del previsto", sussurrò fra se Zadra, mentre veloci calavano i mastodontici arti del suo avversario che, stavolta, trovarono qualcosa dinanzi cui la loro violenza dovette fermarsi, un muro che bloccò quella furia con un movimento dorato, respingendo indietro la figura nemica.

Il guerriero dello Springhul era stupefatto, non tanto per la forza che lo aveva respinto, quanto per il braccio destro, di cui le difese erano ormai disfatte, la corazza che lo ricopriva era adesso in pezzi, come se qualcosa d’incredibilmente potente l’avesse investito, "Non hai scagliato alcun colpo, eppure sei riuscita a fare ciò?", tuonò sorpreso il gigante, voltandosi verso l’avversaria, nelle cui mani risplendevano due oggetti dorati: uno scalpello ed un martello.

"Che cosa? Quei due minuscoli oggettini hanno respinto la mia furia? Dilaniando persino le vestigia nere di cui sono padrone?", esclamò ancora Riesig, "Scalpello e martello sono gli strumenti di ogni scultore e di ogni fabbro antico, questi in particolari appartennero ai cavalieri d’oro dell’Ariete per ere ed ere passate, compito dei custodi dello Scultore era di sorvegliare per loro questi due oggetti, almeno così era in passato; né il Grande Mur, né Kiki, mio compagno d’addestramento ed ultimo custode del Montone Dorato, mai li lasciarono ai santi d’argento preposti a farne la guardia.

In quest’ultimo anno, dopo la fine delle battaglie, mentre mi addestravano a prendere il posto di ultimo Fabbro, dopo la scomparsa di Neleo di Hammerfish che mi era incredibilmente superiore nella riparazione delle armature, ho ritrovato questi oggetti e deciso di apprenderne l’uso, sia per creare che per combattere", spiegò Zadra, roteando nelle mani i due strumenti.

"Combattere? Con quei miseri oggetti? Mi prendi forse in giro, donna?", la derise Riesig, "Sei tu lo stolto che non comprende, gigante, questi non sono oggetti, ma potenti armi, create con il medesimo oro delle armature sacre ad Atena e quindi altrettanto capaci di far fluire in loro il cosmo per sfruttarle in battaglia, come le tue vestigia possono testimoniare", osservò ironica la Sacerdotessa guerriero, indicando il danno all’armatura nemica.

Con uno scatto d’ira il maestoso nemico si lanciò verso Zadra, il braccio sinistro fendeva l’aria, distruggendo le macerie che incontrava lungo il suo percorso, ma nemmeno una volta il guerriero riuscì a raggiungere la sua preda, poiché con velocità la sacerdotessa d’argento si spostava ai lati del nemico, finché il cosmo della Malefica Scultrice brillò di argenteo vigore, mentre con rapidità roteava nelle dita lo scalpello, conficcandolo nella copertura per il braccio di Riesig.

"Ora puoi dire addio anche a quest’arma", sentenziò la Silver saint colpendo la base dello scalpello con il martello; l’onda d’urto che si creò parve inverosimile date le piccole dimensioni dei due strumenti, eppure fu di una potenza tale da sbalzare indietro il gigante e distruggere anche la copertura al braccio sinistro.

Una risata scoppiò pochi attimi dopo dal gigante nemico, "Hai saputo vincere il Maglio Distruttore di cui facevo uso, Sacerdotessa guerriero, ma adesso dovrai incorrere in un pericolo ancora maggiore, lo stesso che mi diede dapprima il titolo di Distruttore d’armature. Il pericolo che sa scatenare solo lo Springhual Nero, il terribile mostro dell’Artico", esclamò con tono sadico il maestoso nemico, mentre ancora espandeva il cosmo, simile a dura roccia, attorno a se stesso.

"Fatti pure avanti, Distruttore d’armature, poiché io sono Zadra dello Scultore, l’ultima dei discepoli del Grande Fabbro, colei che crea e dà nuova vita alle vestigia, di certo non mi farò indietro dinanzi a chi vanta la capacità di distruggerle", sentenziò in tutta risposta la guerriera dai capelli scarlatti, espandendo un cosmo molto simile a quello nemico, per il tipo d’impronta energetica che li distingueva.